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Autore: Wild_soul    20/11/2019    1 recensioni
Cosa conosci tu della mia vita, se non quello che io, di mia spontanea volontà, ho voluto rendere pubblico? Cosa mi impedisce di celare lati del mio carattere? Assolutamente nulla, quindi non avere il coraggio di affermare chi io sia, perché nessuno è in grado di comprendere qualcuno. Dalle volte siamo noi stessi a scoprire sfaccettature del nostro carattere che mai avremmo immaginato di possedere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Kageyama Reiji, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Signor Ember, la vedo piuttosto distratto oggi” esordì Dark nel religioso silenzio del suo studio, e, di rimando, il giovane studente sobbalzò impercettibilmente all’udire il suo nome “C’è qualcosa di cui mi deve parlare?”

“No, professore”

Eppure, il maggiore aveva avvertito una nota negativa in quelle parole, come se qualcosa non suonasse in armonia, come se quel ragazzo non gli stesse dicendo tutta la verità.

“Ne è sicuro? Sa bene che lei con me può parlare liberamente” ma, al secondo cenno di negazione, Ray preferì non indagare oltre. Tornò per l’ennesima volta con gli occhi sui suoi appunti, lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiata veloce all’allievo, accorgendosi, ogni volta, che anche quest’ultimo lo osservava di sottecchi.

“Ha un ammiratore, professore?” chiese una voce maliziosa che da troppi giorni non aveva più udito, tantoché lui stesso si dovette trattenere dal chiedere al suo alter ego il motivo della sua assenza, ma si limitò ad usare il suo solito tono stizzito

“Taci, Sharp, sto lavorando”

“Non credo di aver notato solo io gli sguardi che le lancia il suo allievo…” continuò malignamente il secondo, aggiungendo una punta acida alla sua solita risatina, che non faticò ad essere captata dal professore

“Se non sbaglio sei stato proprio tu, l’ultima volta, ad esserti spinto troppo oltre, giusto?” e, con sua grande sorpresa, non avvertì replica da parte del più giovane

“Professore, le posso chiedere un chiarimento riguardo alla fotosintesi clorofilliana? Non mi è ben chiaro in quale fase si trova il ribulosio-bifosfato” la voce di Eliot lo richiamò dalla sua discussione intercerebrale, riportandolo alla realtà.

Dark sorrise appena, abbandonando il suo posto sulla scrivania e avvicinandosi, con una poltrona, alla postazione dove si trovavano i libri del giovane allievo, sporgendosi appena ed avvicinandosi al più giovane

“Il suo allievo mi sembra molto interessato a lei, professore”

“Ovvio, gli sto spiegando una parte estremamente importante della biochimica”

“Non era questo che intendevo. Ember mi era parso, al contrario, molto interessato a lei, non alle sue spiegazioni”

“Che stai farneticando, Sharp?” chiese Dark, alquanto sorpreso dall’inaspettato cambiamento d’umore del giovane

“Sto farneticando che la mano del suo alunno si trova troppo vicina alla sua gamba, professore” rispose acidamente il secondo, dando particolare enfasi ai due aggettivi possessivi, marcandoli con tono alquanto minaccioso. Il maggiore si trovò, inaspettatamente, ad abbassare lui stesso lo sguardo, non facendo altro che sostenere ciò che il suo alter ego aveva appena affermato.

“Non interrompermi oltre, Sharp. Sto lavorando”

“Non mi crede, professore? Ho avuto molte più esperienze di lei in questo campo, e le posso assicurare che quella mano è posizionata con disinvoltura, non casualmente, vicino al suo inguine” quasi urlò l’altro

“Lasciami lavorare” ribadì il maggiore, per la terza volta

“Sta ignorando i miei avvisi, Dark? Bene, quindi se il suo allievo le dovesse saltare al collo da un momento all’altro, lei non sarebbe sorpreso, giusto?”

“Professore…” per la seconda volta, il discutere dei due venne interrotto dalla voce di Eliot. Dark quasi si strozzò la saliva in gola non appena avvertì il ragazzo sfiorargli con la punta delle dita il sottile tessuto dei pantaloni all’altezza del ginocchio “Credo che sia lei quello distratto oggi; quindi, se lei preferisce, posso finire qui i miei studi” affermò con tono mellifluo.

L’uomo non ebbe il tempo di replicare, che prontamente l’allievo si sporse dalla poltrona, riducendo drasticamente la distanza dei loro visi.

“Ordinagli di risiedersi al suo posto, Ray” una voce glaciale risuonò nella sua mente, tanto violenta che il professore ebbe quasi l’impressione che il pavimento stesse tremando.

“Per quale motivo, Sharp?”

“Perché è solo un novellino in preda agli ormoni”

“Circa come te, quindi”

“Credevo che tu non volessi quel genere di vita…”

“E se avessi cambiato idea?”

Fu in quel secondo che il giovane allievo scattò in avanti, schiacciando il professore contro la poltrona e intrappolandolo in un bacio che di casto non aveva proprio un bel niente. Dark si stava odiando per quello che stava facendo, lasciarsi andare così passivamente alle passioni, senza un vero sentimento dietro di esse.

Eppure quella era la sua occasione, la possibilità di far vedere a quello scarto di esperimento che era lui ad avere in mano le redini del gioco, e che era lui a decidere quando smettere. Ma se credeva di averla fatta pagare al suo alter ego, si sbagliava.

Eliot si sedette su di lui mentre Dark lo teneva avvinghiato a sé, afferrandolo saldamente per le natiche e facendo sfregare sensualmente i due bacini, ormai sofferenti di due erezioni ben evidenti. In preda all’euforia, prese a baciare con ancora più lussuria il viso ed il collo dell’allievo, alternando baci più umidi a morsi che, via via, andavano a lasciare dei veri e propri marchi sulla pelle del minore.

“La pagherai, Dark” sentì mormorare nella sua mente.

Avvertì Eliot carezzare la sottile camicia bianca, scendendo fino all’altezza del cavallo, andando a sfiorare maliziosamente l’erezione del professore, che rispose soffocando un gemito soddisfatto

“La pagherai”

Dark prese ad accarezzare i fianchi del ragazzo, eliminando l’ostacolo della camicia scolastica e sfiorando la pelle nuda della sua schiena. Sentiva il fuoco divampare ovunque intorno a sé, mentre le labbra del minore lo intrappolavano nuovamente in un ennesimo bacio.

“La pagherai”

Dark emise un urlo di dolore. Avvertì una fitta lancinante perforargli la testa e minacciare di farla esplodere. Quasi svenne non appena udì un fischio insopportabile perforargli i timpani e, a stento, ebbe la forza di spostare di peso il ragazzo seduto sul suo grembo.

“Professore si sente ben-”

“Fuori di qua, Ember!”

“La posso aiut-”

“FUORI DI QUA! Esci da casa mia!” urlò il maggiore, crollando in ginocchio in prenda al dolore.

Si accucciò ai piedi della poltrona, nascondendo la testa tra le mani e serrando gli occhi, sperando che il suo alter ego placasse la sua ira, ma così non fu perché lo scienziato continuò ad avvertire le vene delle proprie tempie pulsare velocemente e minacciare di esplodere da un momento all’altro.

“Dannazione, Sharp, se ne è andato. Ember è uscito. Smettila con questa tortura!” gridò come un pazzo, solo nel suo studio. Si maledisse per l’ennesima volta. Dove era finito il suo onore? Dove la sua rispettabilità? Dove era il famoso Dottor Dark, ex professore universitario e brillante scienziato, di cui tutti parlavano? Non era più lì. Non era più lui.

****

Dark rimase a lungo a fissare un punto indefinito del pavimento del suo studio, tenendo tra le mani la testa , cullato da un silenzio incredibilmente fastidioso e sgradito, quasi come se sentisse la necessità di un qualcosa di non ben definibile.

Rimase in quella posizione per non seppe neanche lui quanto tempo, frastornato da un insolito tacere della sua mente e dei suoi pensieri. Fremeva, fremeva di rabbia contro il suo infantile ed insensato desiderio lussurioso che pochi attimi prima aveva preso il possesso del suo corpo.

Eppure, quel pensiero era nato dalla sua stessa volontà, e non gli era stato imposto dal suo alter ego. Perché lo aveva fatto? Ma un sentimento ancor più forte lo fece sobbalzare, lasciandolo incredulo di poter avere tale sensibilità. Avvertiva distintamente il sapore amaro, in fondo alla gola, del senso di colpa, del suo ammettere l’erroneità della propria azione. Poi, un nome si delineò distintamente, marcando il suo profilo perfettamente in contrasto con la confusione nella testa del professore.

Ma perché proprio lui? Jude Sharp.

****

Jude era fisso, immobile.

Non un’espressione marcava il suo viso, non un qualche pensiero attraversava la sua mente.

Fermo, come una statua scolpita con volto imperturbabile, così lui stava, e la sua fermezza era rappresentata tanto all’esterno quanto all’interno.

Ma quella quiete non sarebbe durato a lungo, questo era l’unico e solitario pensiero che attraversava la sua mente, avanti ed indietro, senza sosta.

   
 
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