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Autore: IneffablePlotters    20/11/2019    4 recensioni
‘La serpe di buio veglierà assieme al farfallino di luce su quel che sembra ma poi non è… trovando quel che non sapevano nemmeno di star cercando.’
Da leggere anche come ‘Tutto ciò che avreste voluto sapere, ma che nessuno vi ha mai rivelato, sugli anni passati a casa Dowling!’
dal capitolo I:
* “Warlock? Ma che nome delizioso. Scommetto che è un vero angioletto”
“Un demone semmai. Certe volte mi chiedo se non sia stato Satana in persona a mandarmelo”
Crowley sentì l'impulso di ridere, ma virò su ciò che una tata avrebbe detto.
“I bambini sono un dono di Dio, Mrs. Dowling,” e quasi la lingua cominciò a pizzicargli. “Solo che certe volte bisogna solo saperli prendere... *
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo III: Il panico iniziale/ L’arredo strategico

5:35 del mattino.
Il quartiere di Soho che tutt’intorno piano piano si svegliava.
Il profumo dei primi caffè e dei primi croissant sfornati che uscivano dalle porte dei bar aperte e chiuse dai primi avventori della giornata, per lo più pendolari e turnisti, prima di recarsi al lavoro.
In questa piccola parte di mondo già sveglia, c’era anche una Bentley nera che sfrecciava indisturbata per le strade, per poi parcheggiare nel primo punto disponibile e sufficientemente comodo da raggiungere.
Dall’auto uscì una figura che di certo si faceva notare.
Una bella rossa alta, slanciata, dentro abiti scuri e molto aderenti che le fasciavano le forme tutt’altro che generose.
Si girò verso la sua auto, ammirandone il parcheggio pressoché perfetto, se non fosse per quel segnale di divieto di sosta che rovinava tutto.

Beh, non oggi!

E pensandolo schioccò le dita, seminascoste nei guanti neri di pizzo.
Non sparì solo l’antipatico cartello, ovviamente, ma con esso la memoria di qualsiasi vigile e/o polizia stradale riguardo la sua esistenza.
Almeno per quel giorno.

L’apparente delicatezza del suo aspetto poteva trarre in inganno chi ne incrociava lo sguardo; ma quando attraversando la strada arrivò a suonare ripetutamente il campanello, senza ricevere risposte, per poi mettersi a bussare in un modo forsennato, si rivelò finalmente per chi davvero era.

“Angelo! Maledizione devi farmi entrare, è un’emergenza, cazzo! Muovi quel tuo culo santo e degnati di venire ad aprire questa stra dannatissima porta!” sbraitò.

Molte imprecazioni e colpi alla porta dopo, Crowley capì che doveva cambiare tattica.
Una schiocco di dita e la porta si aprì senza più fare tante storie.
Crowley entrò nella libreria, lo cercò nei posti principali, ma di Aziraphale sembrava non esserci traccia.
Girando tra i vari corridoi, maledicendosi per attraversarli con quelle scarpe che da donna che, anche se senza tacchi, non erano certo il massimo della comodità.
Tutto d’un tratto il demone si accorse di una stanza chiusa che prima non aveva ma visto.
No, correzione: che prima non c’era mai stata.


 

Deve averla miracolata lui.

 

Dopo aver tratto questa conclusione, al demone non restò che aprirla e quando lo fece trovò ciò che cercava.
Ma lo trovò nell’ultimo posto che si sarebbe potuto immaginare.

Da quando Aziraphale ha una camera da letto? E da quando dorme? si domandò perplesso.


 

Perché Aziraphale era proprio lì, sonnecchiante, con l’espressione rilassata, sprofondato in un morbido letto celeste, così come le pareti della stanza, anche se con sfumature cangianti, avvolto fra le coperte blu che gli lasciavano scoperto il volto.

È bellissimo. Pensò intenerito.


 

La luce che filtrava da fuori dalle tende in fantasia tartan rischiarava la stanza a sufficienza.
Del resto ormai stava quasi albeggiando.

Bellissimo o meno che fosse Aziraphale, Crowley aveva comunque un’impellente esigenza di svegliarlo.
Si sedette sull’altro lato del letto.

“Angelo, sveglia…” provò a mormorare, dondolandolo lentamente per le spalle.

Forse tanta inusuale dolcezza da parte sua era imputabile al fatto che volesse già allenarsi ad avere a che fare con un bambino.
Aziraphale si girò di spalle, per nulla propenso a svegliarsi.

“No, Gabriel, ancora cinque minuti poi faccio la benedizione…” mugugnò.

Per Crowley fu quasi un affronto.

Mi ha scambiato per quell’idiota pallone gonfiato elegantone del suo capo pomposo?

Cercò di calmarsi e riprovò, facendo il giro del letto per fissarlo nuovamente.

“Angelo, apri gli occhi, dai…” lo incitò, alzando un po’ di più la voce.

Aziraphale questa volta sembrò dare maggiori segni di vita. Aprì gli occhi, ma solo per un istante, probabilmente ancora in stato di dormiveglia.
I suoi occhi misero fugacemente a fuoco qualcosa di rosso.
Sorrise, ma di un sorriso inquietante. Non sembrava completamente in sé. E soprattutto non sembrava ancora del tutto sveglio.

“Uuh ciiaao, torta di ribes gigante!” farfugliò l’angelo, alla stregua di un sonnambulo.
“Ma cos…?”

Prima che Crowley potesse finire la sua frase, si ritrovò con addosso l’angelo che aveva cominciato a mordicchiargli l’orecchio come se fosse la guarnizione di quella torta immaginaria.

Inutile dire che Crowley andò in visibilio, pur cercando di mantenere il contegno.
Del resto quello era uno scenario su cui più volte il bel rosso aveva fantasticato e in contesti decisamente meno innocenti di così.
Tuttavia la cosa stava sortendo effetti molto imbarazzanti in mezzo alle sue gambe.
L’angelo continuava a tutto spiano a mordicchiargli la punta e il lobo dell’orecchio, emettendo pure quei suoi tipici versetti goderecci al cospetto di un qualsiasi dolce.
Così Aziraphale il povero Crowley rischiava di ucciderlo.

Il demone poteva già figurarsi nella mente la scena, se Aziraphale fosse tornato pienamente cosciente in quel momento.

“Crowley, hai la mia spada infuocata nei tuoi pantaloni o sei contento di vedermi?” si immaginava il suo angelo porgli quella domanda di beata ingenuità.


 

Il punto è che doveva fare qualcosa e in fretta.
A mali stremi, estremi rimedi.
“Sono una torta light, senza zucchero!” urlò Crowley.

“Noooo!” fu la reazione immediata di Aziraphale, che si staccò da lui, indispettito.

Bastò questo a fargli riacquisire uno stato più cosciente.

“Crowley? Che fai qui, caro?”

E dov’è finita quella torta gigante di ribes imbrogliona?

Forse no, non era ancora completamente sveglio.

“La domanda è che ci fai tu con un letto?” rilanciò il demone.

“Oh, beh, sai, in vista del fatto che presto ci trasferiremo dai Dowling e lì ne avrò uno… mi allenavo per sapere che cosa farci…” si giustificò lui, ridacchiando.


 

Oh, angelo, te le insegnerei io almeno venti cose interessanti da fare in un letto che non siano dormire. Tu ed io… e poi magari col tempo qualche giocattolino…

 

Crowley fermò le sue fantasie a luci rosse, ricordandosi il vero motivo per cui era lì.
“Angelo, comincio il mio lavoro fra meno di due ore e… mi sono reso conto che io non so un accidente di bambini; men che meno così piccoli!” si gettò nel panico da solo per bene. “E se lo rompo?” continuò ad allarmarsi.

“Buon cielo, è un bambino, non un vaso Cinese! Non lo romperai!” lo rassicurò il biondo. “E poi, ma guardati, sei una splendida tata, quel bambino non potrà che adorarti fin da subito!” proseguì, ma vide che le sue parole non sortivano il giusto effetto.

“Non so nulla di bambini, non lo imparerò mai, ma in che accidenti di guaio sono andato a cacciarmi?” continuò il suo mantra di disperazione il demone.

“Non dire così, quello che non sai lo puoi sempre scoprire. Devo avere qualcosa che fa al caso tuo, nel settore di minor importanza, dato che ne esistono infinità di copie. Aspetta…” borbottò, andando in zona libreria e tornando dopo pochi minuti.

Gli consegnò il libro, sicuro di fargli il più grande dei favori e sembrava così, dal modo in cui gli stava sorridendo il demone, ma quando Crowley lesse il titolo sulla copertina qualcosa cambiò drasticamente.

“Deficiente, mica lo devo partorire il bambino! C’è già, io lo devo solo accudire!” sbraitò, gettando a terrà l’insulsa quanto inutile copia del celebre libro ‘Cosa aspettarti quando aspetti’.

“Oh già…” sembrò acquisire maggiore lucidità il biondo, facendo dietro front fra i suoi libri e tornando con quello giusto: una raccolta di preziosi consigli per aspiranti baby-sitter su come affrontare al meglio i primi mesi d vita del bambino.


 

“Ecco, questo è già più indicato… bofonchiò Crowley, rigirandoselo fra le mani, anche se non era ancora del tutto convinto.
“Tranquillo, so quanto poco tu ami leggere. Te l’ho miracolato ed è diventato un audio libro, ci troverai un pulsante dentro, così per lo più devi solo ascoltare.”

“Oh…” sussultò Crowley.

Si sorprendeva sempre di quanto Aziraphale lo conoscesse bene.

“Anche se secondo me non hai bisogno di alcun consiglio letto o ascoltato che sia. Sarai la più straordinaria delle tate. Te lo dirà il cuore cosa fare!” lo rincuorò il biondo.

Crowley fece una smorfia fra il sorpreso e il contrariato.
“Ngh! Non faccio nemmeno la fatica di arrabbiarmi. È evidente che non devi essere ancora del tutto sveglio per dirmi queste cazzate!” borbottò.

Aziraphale si era azzittito, tutto preso a fissare il petto – ora stranamente più rigonfio – di Crowley e lui se ne era accorto.


 

“Aziraphale! Vuoi smetterla di guardarmi così ? Anzi, di guardarmele? Non sssono nemmeno vere! È sssssoltanto cotone molto ben infilato!” si affrettò a chiarire, innervosito.

Se proprio devi guardarmi così insistentemente allora fallo quando sono col mio aspetto consueto!

“Non… non è vero che guardavo lì!” bofonchiò l’angelo, ma era palese che stesse negando l’evidenza.

Crowley infatti sorrise beffardo, fingendo di assecondarlo.

“Ma certo che non guardavi…”

“Più che altro stavo pensando… ti sei truccato senza di me!” lo indicò con un indice accusatorio, riferendosi al rossetto scuro che adornava le sue labbra strette e a quello che sembrava fard.

Crowley arrivò quasi a sentirsi in colpa.

“Uh beh… sì, me lo sono miracolato addosso, ma solo perché andavo di fretta e…” si affrettò a giustificarsi.

“Tutti quei bei discorsi che io dovevo essere il tuo non-mi-ricordo-cosa-artist e poi alla prima occasione mi bidoni così!” proseguì offeso l’angelo.

“Davvero volevi che ti chiamassi alle cinque di mattina per truccarmi? Vedi torte giganti che invadono la tua stanza e sono le sei, non oso immaginare come mi avresti conciato!” gli diede scacco matto.

“E va bene, passi per stavolta. Ma in orari più consueti, sarò io ad avere l’esclusiva di truccarti. Sempre.” gli fece promettere il biondo.

“Non potrei chiedere di meglio.” sorrise dolcemente il rosso, cogliendolo di sorpresa.


 

“Non lo so… facciamo colazione insieme?” azzardò Aziraphale, forse anche per cambiare argomento.
“Cosa?” lo guardò stralunato il demone.

“Beh, a che ora devi cominciare a lavorare?”

“Alle otto…”
“Sono le sei e venti… vorrai pur tirarlo l’orario in qualche modo! So miracolare degli ottimi croissant!” perorò la sua causa l’angelo.
“Solo se me li correggi al whiskey!” ribatté l’altro.
“Crowley! Non ti permetterò di sbronzarti, non al tuo primo giorno di lavoro!” si impose Aziraphale, schioccando le dita e facendo comparire tutto il necessario per una colazione sobria.


Il demone, suo malgrado, si arrese e cominci a mangiare.
Scoprì che anche quello poteva essere un ottimo modo per scaricare il nervoso.

Quando finirono, si erano fatte le sette e un quarto passate.
“Sarà bene che cominci ad andarmene sul serio ora.” sentenziò il rosso, radunando le cose che aveva lasciato all’ingresso.
All’angelo non sfuggì una borsa a soffietto, in velluto nero.

“Non mi dirai che da quella borsa può fuoriuscire qualsiasi cosa….” alzò gli occhi Aziraphale.
“Ovvio che sì!” sorrise tronfio il demone, riponendovi dentro l’audio libro.
“E dimmi, caro, hai intenzione di calarti giù dal cielo di Londra e dintorni con un ombrello nero?” lo sbeffeggiò l’angelo.
“Non lo avrebbe fatto nemmeno Mary, se avesse avuto una Bentley!” lo fece ridere l’alto con la sua risposta.


 

“Ora vado sul serio. Okay, sono ancora agitato a mille, però..” farfugliò Crowley, un po’ impacciato.

“O per l’amor del cielo, basta!” si esasperò Aziraphale, schioccandogli le dita davanti.
Crowley lo fissò confuso.
“Il tuo panico te l’ho portato via io. Se proprio ci tieni te lo rendo stasera, quando ci vediamo!” gli spiegò

“Uh! Mi piace. Un po’ come il giochino scemo di ‘ti ho portato via il naso ’ … ecco, potrei farlo al piccolo Anticristo, vediamo come reagisce!” si ingegnò Crowley.

“Però, deve essere solo per finta, mi raccomando, altrimenti diventa una cosa orribile!” si allarmò il biondo.

“Ma lo so! Per che razza di sprovveduto mi hai preso? Io so esattamente cosa fare.” affermò Crowley, calmo e risoluto. Senza più nemmeno un’ombra di panico.

Proprio quello che voleva sentirgli dire Aziraphale. Il suo miracolo aveva fatto effetto.
E lo aveva capito anche Crowley.

“Grazie, angelo.” mormorò, prima di andarsene.

“E di che?” rispose al vento, Aziraphale, mentre lo osservava allontanarsi dalla finestra, prima di perdersi nelle sue considerazioni.


 

Il giorno del trasloco era arrivato in un battito di ciglia. Certo, per Aziraphale non avere più la possibilità di curare la sua libreria un po’ sarebbe stata una sofferenza, quindi si ripromise di trovare il tempo di andarci almeno una volta a settimana, anche per fare il cambio dei libri letti con dei libri ancora da leggere. Infatti i suoi bauli e bagagli contenevano per lo più tomi rilegati con cura e imballati con metri e metri di pellicola protettiva.

Farli arrivare con uno schiocco di dita sarebbe stato più semplice, ma per non destare sospetti i due amici si affidarono entrambi a dei facchini messi a disposizione da miss Dowling in persona. L’angelo li aveva seguiti con lo sguardo, mangiandosi le unghie per l’ansia di trovare qualche suo libro rovinato. Aveva appiccicato talmente tante etichette con scritto “fragile” che non se ne era nemmeno accorto di averne una attaccata al fondoschiena.

Crowley trattenne una risata prima di dirglielo, e come previsto l’angelo se la era tolta arrossendo.

Verso il pomeriggio di quella limpida giornata, i bagagli erano stati riposti nelle rispettive stanze, e ora toccava a loro mettere a posto. 

Il demone poggiò uno dei suoi pochi bagagli sul letto e si guardò attorno:

 “Beh angelo, abbiamo girato il mondo, alloggiato in ogni dove, tu persino alla reggia di Versailles...sarai abituato a tutto questo sfarzo!”


 

“Sono stato lì per lavoro, e lo sai” disse appoggiando le valigie a terra. “Dovevo persuadere tu sai chi ad essere meno...insomma, sai com’era. Dovevo cercare di limitare i danni. Ma devo ammettere che anche qui non è niente male” si guardò attorno, esplorando la sua nuova camera da letto: era ampia e dai soffitti alti, con un letto matrimoniale ricoperto da lenzuola bianche e una coperta in fantasia tartan (chissà perché), due morbidi cuscini ricoperti da una federa di seta; al lato c’era un comodino con una lampada che avrebbe lavorato ore ed ore prima che Aziraphale si potesse addormentare; già immaginava la quantità di libri che avrebbe illuminato. A terra c’era un morbido tappeto che copriva il pavimento in legno scuro, sul lato sinistro una scrivania con una morbida poltrona, pronta ad ospitare tomi e documenti, un appendiabiti e una finestra che dava sul giardino. C’erano altre due poltrone appoggiate al muro, dai colori caldi; sul lato destro della stanza c’era un grande armadio in mogano, e al suo fianco la porta che avrebbe collegato la camera quella che era la stanza di Crowley.

Anche quella era stata arredata allo stesso modo di quella di Aziraphale, ma presto, grazie ad uno schiocco di dita quello stile elegante e leggermente antico sarebbe diventato moderno, un letto dalle lenzuola nere, un televisore ultimo modello, un armadio senza fronzoli o decorazioni: ah, e naturalmente una piccola della camera parte era dedicata anche alle sue piantine; ovviamente non avrebbe potuto portarle tutte, quindi fece una selezione appena prima di partire, miracolando le altre piante affinché vivessero fino al suo ritorno.


 

Si sistemarono nelle rispettive camere, Aziraphale appese i suoi completi con cura e precisione, anche se gli sarebbero serviti ben poco quei vestiti eleganti, visto il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire per qualche anno.

Ognuno fece le dovute modifiche alle stanze, l’angelo la riempì di libri e di documenti che avrebbe analizzato in serata, come di solito faceva per rilassarsi.

Ma qualcosa ancora non andava…


 

“Angelo?”s i sentì chiamare dall’altra stanza. “Non sarebbe meglio se mettessimo un bagno privato? Voglio dire, non che ci serva, ma se ti dovesse servire uno specchio...e so che tu hai bisogno di un posto per mettere la tua colonia”


 

Oh, l’ha notata? Che caro! Pensò Aziraphale arrossendo.


 

“Non me la fai, so bene che anche tu hai bisogno di un posto per il tuo dopobarba” ridacchiò mentre chiudeva l’armadio.

Crowley spuntò dalla soglia della porta, con uno sguardo sconvolto.


 

“E tu come fai a sapere che mi rado da solo?”


 

Aziraphale indicò un paio di taglietti sulla sua guancia. Non era ancora un esperto, ma non voleva continuare a miracolarsi la ricrescita ogni giorno.


 

“Tu mi spii!” lo rimproverò.


 

“No, sei solo pessimo nel dire bugie” alzò le spalle il biondo.


 

“Mph. Per me sei uno spione e basta. Allora, lo vuoi un bagno o no? Semmai ci dovesse servire dovremmo usare quello all’esterno, e non voglio infilarmi quei collant ogni volta!”


 

“Ma dai, ti stanno così bene” lo prese in giro, ma sapeva bene che in realtà gli donavano, indosso a quelle belle gambe.


 

“Aziraphale, stai attento a come parli, altrimenti ci penso io a farti cacciare di qui e a dare inizio alla fine del mondo prima che ci pensi quella piccola peste” lo ammonì.


 

“Rinunceresti a questo mondo e a tutto il nostro lavoro solo per una battuta?” sorrise Aziraphale, convinto che non lo avrebbe mai fatto. “Sei proprio permaloso”


 

Qualunque posto insieme a te angelo, sarebbe la mia casa,a anche se dovessi stare su una cometa per tutta l’eternità. Aveva pensato. Anche se la fine del mondo fosse stata inevitabile, almeno avrebbero potuto vivere insieme...non gli importava molto il dove.


 

“Dove, caro?” gli chiese il biondo appoggiando un libro al comodino.


 

“Eh?” gli chiese confuso. Aveva sentito il suo pensiero?


 

“Il bagno” chiarì il biondo. “Dove lo vuoi mettere?”


 

“Ah, quello...suppongo che vada bene in una delle due stanze”


 

“Si, su quello sono d’accordo,ma quale?” Gli chiese.


 

“Non lo so, ha importanza?”


 

“Io non dormo molto spesso, quindi non sarebbe un problema metterlo da me”


 

“Ma nemmeno io dormo”


 

“Ma se hai dormito per oltre un secolo!”


 

“Solo una volta! Comunque non potrò farlo certo adesso, e sicuramente non ne sentirò il bisogno. Quella volta fu solo per scampare al quattordicesimo secolo!”


 

“Lo so, lo hai sempre odiato”


 

“Tu invece no, vero?” il demone si sedette sul letto dell’angelo, osservandolo mentre riponeva con cura i suoi oggetti in giro per la stanza.


 

“Ogni secolo ha il suo lato migliore e peggiore, io cerco solo di cogliere i suoi punti forti. Sai quanti libri stupendi e interessanti sono stati pubblicati in quegli anni?”


 

“Non cominciare a parlare di libri angelo, o vado da miss Dowling a dire che hai tentato di aggredirmi e vedrai che ti licenzieranno in meno di due secondi”


 

“Ma!  Crowley, sei crudele!”


 

Il rosso gli allungò la mano.


 

“Piacere, Anthony J. Crowley, sono un demone e sono crudele” gli fece un occhiolino.


 

“Sei il solito stupido” gli schiaffeggiò delicatamente la mano.


 

“Quindi, questo bagno?”


 

“Da me, va bene?” disse sbuffando. “Se non altro non incorrerò nel rischio di trovarti addormentato”


 

“E che ci sarebbe di male?” chiese il demone levandosi le scarpe.


 

“Crowley, ti ho trovato addormentato già una volta, non voglio ripetere l’esperienza”


 

“Ma di che stai parlando?”


 

“Lo sai” si fermò con ancora in mano dei libri. Sibilò al meglio che poté e rovesciò la testa indietro facendo strani versi con la bocca. “Quello, hai capito?”


 

“Ma dai, ti stai riferendo a quella volta? era solo uno scherzo! L’ho fatto apposta!”


 

“Cosa?” si girò incredulo. “Tu lo hai fatto apposta?”


 

“Ma si! Non l'avevi ancora capito?”


 

Si stavano entrambi riferendo ad un fatto avvenuto circa negli anni ottanta, precisamente quella volta in cui Aziraphale dovette andare da Crowley per consegnargli un documento, per il loro famoso accordo di aiuto reciproco. Il demone lo era dimenticato il libreria il giorno prima, quindi decise di recarsi a casa sua la mattina seguente, tra l’altro il suo appartamento era appena stato costruito. Andò su per le scale, suonò alla porta ma nessuno venne ad aprire. Dopo qualche minuto aveva deciso di entrare con un miracolo, e dopo aver esplorato la sua nuova casa e aver osservato compiaciuto il fatto che si fosse trovato un nuovo passatempo, anche non avrebbe mai pensato al giardinaggio, camminò verso la sua camera: trovò il suo amico addormentato nel suo letto. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, scompigliati e che profumavano ancora di shampoo. Aziraphale si era avvicinato per guardarlo meglio, ma nel mezzo del silenzio tombale che regnava in camera, Crowley aveva cominciato ad urlare e sibilare, tirando fuori la lingua e rovesciando gli occhi all’indietro.

Aziraphale aveva urlato, mollato il documento a terra e gli erano spuntate le ali per la paura. Era corso via, e dopo qualche secondo Crowley aveva aperto di nuovo gli occhi, non potendo fare a meno di scoppiare a ridere.


 

“No che non lo avevo capito! Pensavo che stessi perdendo il controllo! Mi ero spaventato!”


 

“Che esagerazione” disse sventolando la mano in aria. Si sedette sul materasso, appoggiando la schiena al cuscino e alla testiera del letto.


 

“Tu non cambierai mai” 


 

“Mai, angelo” disse stiracchiandosi.

“E comunque, dobbiamo dormire, io mi alleno da giorni, sono anche diventato piuttosto bravo!” insistette l’angelo.

 

“Oh sì, ti ho pure visto!” ridacchiò il demone al ricordo.

“Allora lo possiamo fare?” si accese di entusiasmo il biondo.

“Anche a rischio che tu mi scambi per una torta gigante!”

Ma se proprio devi farlo, almeno divorami seriamente e in zone ancora più stimolanti!

Registrando quelle informazioni, l’angelo riordinò le idee.

“Oh, per tutti i cieli! Eri tu la torta gigante?”

“In persona, quando vuoi la mia guarnizione è sempre a tua disposizione!” si indicò l’orecchio, ammiccando verso di lui con fare sexy.

“Ti prometto che ci starò più attento, magari mi miracolo per evitare che si ripeta…” si imbronciò Aziraphale, che si sentiva soltanto in vistoso imbarazzo. “Però possiamo usarli i letti nelle nostre camere?”

“E va bene, angelo, i letti restano lì e qualche volta dormiremo pure…” si arrese Crowley.

Magari insieme? si aggrappò a un’utopica speranza.


 

Continuò ad osservarlo mentre miracolava una piccola libreria, con quattro piccoli scaffali, e mentre vi metteva con cura tutti i suoi libri in ordine alfabetico.


 

“Sei maniacale, e magari ora li metterai anche in ordine cromatico? Che t'importa se ci sono imperfezioni?” Lo schernì dolcemente.


 

“Disse colui che ammazza le piante se hanno una misera macchiolina”


 

Crowley si irrigidì. “Quella è mancanza di rispetto e tu lo sai. Io quelle piantine le curo, le amo-”


 

“Le ami?” chiese ironico.


 

“E loro non mi portano rispetto! Lo fanno apposta a farsi venire quelle macchie!” alzò la voce e cominciò ad agitare le mani.


 

“Lo credo, da come le tratti chi non opterebbe per il suicidio? Meno male che il giardiniere sarò io...ah, caro, se quando il piccolo Warlock crescerà e comincerà a sbucciarsi le ginocchia o tornerà in casa sporco di terra, mi raccomando, non ucciderlo. Gli basta un bagno e qualche cerotto e diventerà come nuovo” gli fece un occhiolino, che ebbe il preciso scopo di far innervosire l’amico.


 

“Ah-ah-ah. Sei spiritoso angelo, perché nessuno ti ha ancora preso in moglie?”


 

“Perché mi hanno preso in una compagnia itinerante di comici. Non te l’ho detto?” gli rispose a tono.

Nel mentre, aveva finito di sistemare i suoi libri: si sedette anche lui sul letto, nella stessa posizione di Crowley.


 

“Veramente no, pensavo che il più barboso librario d’Inghilterra disprezzasse le battute”


 

“Ne ho accanto una vivente come te da ormai seimila anni, e ora che ti dovrò vedere in gonnella e rossetto tutti i giorni sarà ancora più divertente”


 

“Ma chi sarà quello che mi metterà il rossetto? Ah, già, proprio tu”


 

“Non ti aspettare che ti metta anche le calze però. Saresti potuto diventare un bambinaio maschio, e invece hai optato per la gonna”


 

“Sei sessista, angelo?”


 

“Ti voglio ricordare che in linea di massima noi non abbiamo un sesso?”


 

Dopo quel breve battibecco entrambi non poterono fare a meno di ridere.


 

Oh, angelo...non sai quanto è bello vederti ridere.


 

Entrambi si guardarono negli occhi per qualche secondo, forse più del dovuto...quella calma, quella pace, il tramonto che faceva entrare i raggi di sole color oro creavano un'atmosfera serena. I capelli biondi erano attraversati da quel bagno di luce, e quelli rossi avevano dei riflessi ramati che erano una meraviglia per gli occhi.

Aziraphale non riuscì a sostenere a lungo lo sguardo del compagno, si girò quasi subito.


 

“Beh, ora che abbiamo finito” Cominciò il biondo. Crowley intanto rimase deluso per quel momento spezzato dalla testardaggine del proprio innamorato.

“Che cosa proponi di fare per la serata?”


 

Il demone incrociò le braccia e alzò le spalle.

“Non credo che troveremo molto da fare da queste parti”


 

“Potremo passare del tempo con gli altri della servitù” propose.


 

Il sangue di Crowley divenne acido e il viso si colorò di rosso. Lui, il suo angelo, di nuovo alle prese con quel Paul? Non se ne parlava nemmeno! Avrebbe dovuto trovare qualcosa da fare, non voleva vederlo mentre socializzava di nuovo con quel pinguino-maniaco. Lo aveva visto oggi, appena erano arrivati: aveva un completo elegante, si era regolato la barba, e profumava! Quel maledetto! Aveva salutato di nuovo Aziraphale con quella voce profonda e appiccicosa come il miele.


 

“Stai scherzando spero” sibilò.


 

“Perché?” chiese innocentemente.


 

“Vuoi di nuovo avvicinarti a quel maniaco?”


 

“Ma...non...forse non è proprio un maniaco” Tentò di giustificarlo. “Forse ha solo una carenza di affetto” alzò le spalle.


 

“E tu la vuoi forse colmare?” gli chiese sempre più nervoso.


 

“Ma no, sai che non posso, e soprattutto non voglio” queste ultime parole calmarono l’anima agitata del rosso. “Semmai dovesse farsi avanti maniera più...esplicita, diciamo, lo rifiuterò, che c’è di male?”


 

“Tu cosa intendi per maniera esplicita?”


 

“Credo...si insomma, che mi potrebbe chiedere un appuntamento o che so io” incrociò le gambe.


 

Il demone ridacchiò divertito.


 

“Credi che quell'energumeno non esiterà nel saltarti addosso appena tu gli darai una minima speranza? Sei un ingenuo” Crowley non credeva veramente ad un'eventualità del genere, sicuramente Paul non era tipo da molestie o aggressioni, ma la prudenza per tenerlo lontano dal suo angelo non era mai troppa.


 

“Tu dici?” gli chiese, insicuro della sua tesi.


 

“Assolutamente” annuì un paio di volte.


 

Aziraphale ci rifletté per qualche secondo. Sapeva leggere l’anima delle persone, e anche lui era convinto che quel maggiordomo non si sarebbe mai spinto a tanto. Ma...forse Crowley faceva bene a consigliarlo, a raccomandarsi di non essere troppo ingenuo.


 

“Beh...allora che cosa proponi di fare?”


 

Crowley ci pensò per qualche secondo, e rimase in silenzio.

Aziraphale non sentendo risposte, si alzò dal letto.

“Tu pensaci, io credo che creerò il nuovo bagno, poi mi saprai dire. Preferisci una doccia o una vasca da bagno?”


 

“Perché non tutte e due? Non credo che lo spazio sia un problema in questa casa” gli suggerì Crowley.


 

“Si, non è una cattiva idea...io credo che però userò la vasca, con il trasloco ho proprio bisogno di rilassarmi con un bel bagno caldo...”


 

Quelle parole fecero breccia nel cuore di Crowley, facendogli figurare davanti agli occhi il suo angelo completamente nudo nella vasca da bagno, coperto di bollicine e di schiuma profumata, mentre si insaponava il petto, i capelli morbidi, le gambe…

Cazzo, ma perché mi fai sempre questo effetto?! Si chiese sentendo le guance farsi calde e il battito accelerare espandendosi per tutto il corpo, specialmente in mezzo alle cosce.


 

“F-fa pure angelo...” sussurrò.


 

“Devo solo trovare il mio bagnoschiuma e la spugna...” si chinò aprendo una delle sue valige.


 

Ma allora lo fa apposta…

“A dopo allora” lo salutò dopo aver preso tutto l’occorrente.

“A dopo” gli rispose secco. Uno schiocco di dita fece apparire una porta, e Aziraphale se la chiuse alle spalle.


 

Mentre a pochi metri dal letto, quello che era successo nella mente del demone poco prima si stava avverando, Crowley si stava scervellando per trovare qualcosa che potesse intrattenerli durante la serata, ma ogni minuto la sua immaginazione virava bruscamente sulla sua fantasia proibita. Immaginava di entrare da quella porta appena costruita, di trovare Aziraphale scandalizzato mentre si copriva e lui che gli sussurrava “Sa tranquillo piccolo angelo...e lascia fare tutto a me”.

Poi immaginava solo i suoi occhi chiudersi, le loro bocche unite in un bacio, e la sua gola emettere dei dolci gemiti di piacere, mentre…


 

Cazzo! Questo è troppo persino per un demone come me!

Si coprì le guance, mentre tentava di scacciare quei pensieri piccanti e irresistibili…

Piccanti…


 

Ho trovato! Ma certo, sarà così  felice che non vorrà uscire dalla stanza!


 

Si alzò dal letto, e andò verso la sua camera, miracolando il necessario con uno schiocco di dita.


 

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Quando Aziraphale uscì dal bagno aveva ancora i capelli umidi, ed era vestito in maniera leggermente meno formale rispetto al solito.

Si sistemò sul letto, mentre osservava il buio che si faceva strada lungo il paesaggio meraviglioso che poteva ammirare dalla propria finestra. Si mise a leggere uno dei suoi libri, fino a quando dopo una buona mezz’ora, Crowley entrò nella sua camera.


 

“Caro, dovresti imparare a bussare” gli ricordò sbuffando e non staccando gli occhi dal suo libro.


 

“Sei un rompiscatole” disse avvicinandosi. “Comunque vieni, ho trovato quello che faremo per questa sera”


 

“Beh...sì va bene ma..” e un brontolio proveniente dal suo stomaco finì la frase per lui. “Si insomma, ho un po’ fame”


 

“Non preoccuparti di questo” lo invitò di nuovo ad alzarsi, ed entrambi camminarono verso la stanza del demone.


 

“Uno stile molto classico e sobrio, non è vero caro?” osservò le pareti scure, il letto decisamente diverso rispetto al suo, e un televisore. “Non avrai intenzione di farmi imbambolare davanti ad uno schermo?”


 

“Secondo te perché lo avrei miracolato? Comunque non stasera, adesso ho un progetto decisamente diverso” gli fece vedere una porta, che stranamente prima non esisteva.


 

“Credo che stiamo abusando un po’ troppo dei nostri poteri e anche dello spazio di questa casa, non trovi?”


 

“Ma quelli nemmeno se ne accorgeranno! Inoltre sei un ingrato io ho progettato il programma di questa sera e tu non fai altro che lamentarti! La prossima volta evito anche di farci mettere in due stanze collegate, e ti godrai la compagnia dei tuoi libri, sei contento?” incrociò le braccia scocciato.


 

“Oh, scusami caro” forse poteva dimostrarsi leggermente più felice di quello che era, altrimenti sapeva quanto Crowley si sarebbe offeso.

“Grazie per averci pensato tu, sono certo che qualsiasi cosa sia mi piacerà”


 

Il rosso gli sorrise. “Ah, di questo ne sono certo” e aprì la porta. In quella nuova stanza era stata costruita una piccola cucina, con fornelli, forno, un frigorifero e un piano cucina; poco più distante c'era un tavolo già apparecchiato, e una credenza con tutti i piatti necessari.


 

“Che hai in mente?” gli aveva chiesto senza capire il perché di una cucina.


 

“Non avevi fame? Beh, allora cuciniamo! Ma senza miracoli, facciamo tutto alla vecchia maniera”


 

“Davvero?” gli chiese con un sorriso eccitato. “Veramente possiamo cucinare? E poi mangeremo quello che avremo preparato?”


 

“Si...mi sembra ovvio no? Volevi buttare via il cibo?”


 

“Oh che bella dea!” si complimentò. “Che cosa prevede il menù?”


 

“Prima di cominciare dobbiamo lavarci le mani e metterci questi” sfilò due grembiuli, uno bianco e uno nero.

Aziraphale l’aveva trovata una cosa simpatica, e quando furono pronti, il demone gli spiegò cosa avesse intenzione di cucinare.


 

“Come antipasto pensavo dei cestini di patate con salmone e delle capesante gratinate, poi spaghetti con crema di pistacchio, arrosto con patate alla duchessa e una torta al cioccolato e crema di ciliegia”


 

Solo aver sentito gli antipasti, Aziraphale sentì un’acquolina in bocca che lo devastò.

“Mh..” cominciò a pregustare. “Un'ottima idea...”


 

Aziraphale, non gemere in quel modo! Mi farai diventare matto!


 

“B-bene...allora, mettiamo a bollire dell’acqua, pesiamo la pasta, e accendiamo il forno per le patate e l’arrosto...poi mentre si cuocerà tutto penseremo alla torta”


 

Aziraphale si occupò di far bollire l’acqua e di preparare la crema al pistacchio come era suggerito nella ricetta. Tutto il necessario si trovava tra gli scaffali e nel frigorifero, ma quando entrambi ebbero bisogno del sale lo afferrarono allo stesso momento, sfiorandosi le dita. Per quel contatto entrambi mollarono la presa, e il barattolo cadde a terra. Quando si chinarono per raccoglierlo, si diedero una leggera capocciata.


 

“Oh scusami caro” gli disse Aziraphale massaggiandosi la testa, e appena alzò lo sguardo si ritrovò a qualche centimetro dal naso dell’amico.

Entrambi rimasero vicini per qualche secondo, fissandosi negli occhi.


 

“Non è niente...” sussurrò il rosso.


 

“Oh diamine! L'acqua bolle!” disse il biondo notando che delle bollicine e dell’acqua bollente stavano ormai uscendo dalla pentola. Si alzò per buttare la pasta e per ripulire, e Crowley rimase ancora inginocchiato per qualche secondo ad osservarlo...quel grembiule gli stringeva leggermente il sedere…


 

Aah! Basta!


 

Il demone insaporì l’arrosto, e schiacciò le patate, le unì agli altri ingredienti, e con la sac à poche creò la forma delle patate alla duchessa. Aziraphale si avvicinò con un mano il pentolino dove stava la crema ai pistacchi.


 

“Però...complimenti, sei davvero bravissimo. Non pensavo che fossi così bravo a cucinare” lo ammirò il biondo. “Io a malapena sono riuscito a creare questa poltiglia” gli mostrò il suo creato.


 

“In seimila anni qualcosa dovrai pur fare, no?” poi prese il pentolino dalla sua mano, vi infilò un mignolo e lo assaggiò. “Non è male, sei stato bravo. Aggiungici solo un pizzico di sale e qualche pistacchio a pezzettini in più” gli suggerì, ma Aziraphale non poté fare a meno di arrossire per come si era leccato il dito coperto di crema verde.

Inaspettatamente vi infilò nuovamente il dito, e Aziraphale pensò che doveva aver fatto un buon lavoro siccome gli era piaciuto tanto...ma rimase imbambolato nel capire che quell’assaggio era per lui.


 

“Provala, sé non sono morto io non morirai nemmeno tu” ridacchiò il demone mentre gli offriva il mignolo. Forse poteva essere un gesto innocente, forse tra mamma e figlio, un gesto anche disgustoso tra amici, ma tra due cotti persi l’uno dell’altro era devastante.

Si insomma, gli stava offrendo il proprio dito, e gli stava dicendo di metterlo in bocca! Anche se per assaggiare del cibo, era comunque un gesto abbastanza inequivocabile.

Anche Crowley provava la stessa ansia di Aziraphale, anche perché quel gesto era venuto da lui, in un momento di coraggio e sfrontatezza....aspettava solo che Aziraphale non dicesse di no. 

L’angelo si fece forza, pensando al cibo e basta, ma quando le sue labbra avvolsero tutta la falange, entrambi sentirono la pelle d’oca. In fretta il biondo assaggiò la crema, ma la sua lingua sentì anche la pelle morbida del rosso.

“Mh. S-si è-è b-buona” balbettò ricolmo di imbarazzo.

Il demone gli sorrise, vittorioso. “Mettici un po’ di sale ed è fatta”

Annuì distratto e tornò al lavoro.

Lavorarono con calma, e quando anche l'arrosto fu in forno, fu il tempo della torta.

Aziraphale mangiò una ciliegia dal cesto, per smorzare la fame e anche perché alle ciliegie non sapeva proprio resistere.


 

“Ti ho visto angelo” gli puntò il dito Crowley.


 

“Ma sono così buone” si giustificò.


 

“Non è una giustificazione” ridacchiò.

Tolse il nocciolo a tutte le ciliegie, ne mise qualcuna da parte da usare come decorazione e utilizzò il rimanente per fare una crema rosso sangue, dalla consistenza morbida.

Crowley fece l’impasto, e sciolse il cioccolato: lo unì, e il soffice composto prese il colore marrone che contraddistingue il cacao. Mentre Aziraphale mescolava la crema rossa, si sentì in pace con il mondo, nel suo piccolo angolo di paradiso: cucinare con il proprio migliore amico in un’atmosfera di convivialità e buon umore. E anche di imbarazzo, ma non era disagio quello che sentiva nel cuore.

Lo guardava ogni tanto, di sottecchi, senza farsi vedere, e anche Crowley stava ben attento a rivolgergli certe occhiate senza essere scoperto.

A volte il demone gli dava dei consigli, e lui li accettava con il sorriso.

Crowley dovette miracolare un altro forno per riuscire a mangiare in tempo anche la torta senza aspettare troppo tempo, intanto Aziraphale scolò la pasta.

La dedizione e la pazienza del biondo  furono essenziali per completare l’impiattamento, e dopo essersi levati i grembiuli, portarono i piatti in tavola, uno davanti all’altro.


 

“Beh...congratulazioni angelo, siamo stati bravi, quasi quasi ti propongo per masterchef”


 

“Master che?” gli chiese confuso mentre sistemava il tovagliolo sulle sue gambe.


 

“Oh giusto, non è ancora stato inventato quel programma” alzò le spalle e si sistemò sulla sedia. “Beh, buon appetito angelo”


 

“Anche a te Crowley” e addentò  il pesce ricoperto da una leggere gratinatura.

Lo trovò squisito, come il resto.

Mentre mangiavano si misero a chiacchierare e a parlare della loro prospettiva come lavoratori di casa Dowling per i prossimi anni. Dopo aver parlato per un po’ dell'impiego di giardiniere di Aziraphale, Crowley non si dimostrò molto favorevole ad adottare il metodo del migliore amico anche per le sue piantine personali. Aziraphale le trattava esattamente alla maniera opposta di come faceva lui, ed entrambi sapevano che questa abitudine non sarebbe mai cambiata.

Mentre mangiavano il secondo, il discorso virò sul piccolo Warlock.


 

“Sai quale sarà il bello di essere la sua tata-demone? Lo potrò educarlo a mia immagine e somiglianza e influenzarlo come mi piacerà. Sarà uno spasso”

“Per me sarà altrettanto divertente contrastarti. Chissà come lo faremo diventare, un giorno vorrà uccidere le lumache mentre l’altro andrà in giro a gettare petali di rose per il mondo”

“Sarà morto prima che io gli permetta di farlo”

“Secondo te potrebbe avere problemi con tutte queste influenze contrastanti?”

“Oh, possibile… ma non vedo l’ora di insegnargli qualche filastrocca raccapricciante o qualche parolaccia”

“Non in mia presenza! Niente parolacce! Niente volgarità!” intervenne subito il biondo.

“Mmmh quanto sei pesante!” Crowley gli portò il secondo piatto, e un profumo di carne arrosto impregnò l’aria.

“Come tu non vuoi le rose, io non voglio le parolacce”

“Senti angelo, usa quella bocca per qualcosa che mi farebbe molto piacere”

A quella frase, Aziraphale aprì gli occhi e diventò paonazzo. Ma che cosa voleva dire?

“Intendo mangiare e stare zitto” chiarì il demone con un sorriso. “Che avevi capito?” gli sorrise maliziosamente.

“N-niente!” si schiarì la voce e cominciò a mangiare il secondo. “Mmh...devo ammettere che è deliziosa” si concentrò sui sapori che gli si mescolavano in bocca.

Crowley non era troppo interessato al cibo, mangiava per lo più per accontentare l’angelo e per farlo felice. Ma una volta avvertito il sapore delle patate fatte in casa, dovette ricredersi.

“Veramente ottimo” continuava a complimentarsi Aziraphale.

“Sei stato bravo anche tu. Dimmi la verità, sicuro di non aver fatto qualche miracolo mentre non guardavo?”

“Ma come osi? Sei così malfidente?”

“Chiedevo solamente per esserne sicuro...tu ne saresti capace. Sarai anche un angelo ma sicuramente non sei un santo”

“Lo sono molto più di te”

“Bel confronto, un angelo e un demone, chi sarà il più santo? Domanda da un milione di sterline”

Continuarono chiacchierare per una mezz’ora, fino a quando anche il piatto del secondo non fu vuoto. Naturalmente non si erano scordati di accompagnare tutto quel cibo con dell’ottimo vino, e la loro serata sembrava andare splendidamente.

Si alzarono entrambi per riportare i piatti alla cucina, e con uno schiocco di dita di Crowley ritornarono puliti e nella credenza, cosa che gli fece ricevere un’occhiataccia da parte dell’amico.

“Che c’è? I miracoli riguardavano il cucinare, mica il ripulire!”

Aziraphale alzava gli occhi mentre preparava due piatti su cui posare le due fette di torta; ma mentre tagliava, alzò il coltello troppo in fretta, e un po di crema gli finì sulla camicia.


 

“Oh caz-...cavolo!” si corresse immediatamente, mentre Crowley era piacevolmente sorpreso da quella parolaccia.


 

“A-ah… prima tutta quella premura sul non voglio che insegni parolacce al bambino e poi appena ti cade un po’ di torta addosso esordisci con un oh ca-


 

“Non ripeterlo!”


 

“Ma sei stato tu a dirla, mica io!”


 

Aziraphale intanto tentava di ripulirsi con uno straccio imbevuto di acqua.


 

“Questo non ti conferisce l’autorizzazione a dirne altre in mia presenza!”


 

“Ma è divertente vederti mentre diventi nervoso” rise appoggiandosi al bancone.


 

“Io non sono nervoso, e comunque sia non è divertente!” ribatté.


 

Crowley sorrise, e prese un cucchiaio appoggiato al lavandino, e lo riempì con un boccone di torta.


 

“No?” e come se fosse una catapulta lanciò il bersaglio al cioccolato e ciliegia sulla camicia celeste del biondo.

L’angelo emise un suono sorpreso, quasi sconvolto.

“Ma!”  si guardò il petto, appena colpito. “Crowley!”


 

“Secondo me era divertente!” e intanto aveva cominciato a ridere.

Aziraphale avrebbe potuto mantenere la sua espressione imbronciata, ignorarlo e rimanere arrabbiato...ma no, decise di guardarlo in maniera torva per qualche secondo, prima di affondare le dita sul bordo del dolce ancora tiepido e grondante di crema alla ciliegia, ne sollevò un pezzo con il pollice, l’indice e il medio e lo guardò per qualche secondo…

poi lo spiaccicò sul volto stupito del demone, e mosse per bene le dita, impiastricciandogli i capelli e il viso.


 

Dopo qualche secondo di silenzio, Aziraphale si leccò via il rimanente della torta dalle dita.


 

“Almeno è buona” annuì l’angelo, mentre Crowley si liberava gli occhi per tornare a vederci di nuovo.


 

“Ne sono felice. Dovresti...assaggiarne ancora un po” e l’angelo si ritrovò un altro pezzo di dolce, ma sulla bocca e sul naso.

Rimase fermo per qualche secondo, con un’espressione neutrale. Poi girò leggermente la testa per guardare Crowley negli occhi.

“Allora vuoi la guerra?”

“Non è un nuovo modo per mangiare una torta?” e la sua mano si munì di un’altra arma al cioccolato. “Allora si angelo. Benvenuto alla fine del mondo...o della cena” e i capelli biondi divennero marroni e color ciliegia.

Colpito, l’avversario non poté più tirarsi indietro.

Iniziarono a tirarsi torta da tutti i lati della cucina nascondendosi dietro i il bancone e usandolo come trincea. I vestiti puliti erano ormai un lontano ricordo, ma almeno i loro capelli profumavano di dolce appena sfornato.

Aziraphale fu divertito e deliziato dal dolce, cercando di mettere in bocca quello che non gli arrivava sui vestiti o sulla testa.

Quando però la torta fu dappertutto tranne che sui piatti, Crowley afferrò un barattolo di panna montata, che si supponeva dovesse finire sulla cima di ogni fetta, ma invece divenne un ottima pistola.

Si alzò in piedi e corse a sorpresa verso il suo amico, e lo riempì di panna.


 

“Basta! Sei sleale!” gli urlava ridendo.


 

“Non ti piacciono i dolci? Dici sempre di amarli”


 

“Basta ti prego!”


 

“Ah, alzi bandiera bianca?” lo prese in giro.


 

“Crowley mi è entrata la panna negli occhi!” si mise le mani in faccia e cominciò a gemere di dolore.


 

“Cosa? No! Oh no scusami!” smise di prenderlo in giro e si mise al suo fianco per capire che cosa potesse fare.


 

“Ahi che male...” si sfregò il viso con le dita.


 

“C’è qualcosa che posso fare?”


 

“Non fa niente...” si alzò e prese il panno umido che stava usando prima.


 

“Mi dispiace, non volevo farti male”


 

“Tranquillo, guarda che lo so”


 

Quando Aziraphale tornò a rivedere tutto tranne la soffice spuma bianca,, osservò come erano conciati. Pieni di torta dalla testa ai piedi, e non poterono altro che ridacchiare.

Con un miracolo si ripulirono, e silenziosamente sistemarono la cucina.

Sono uno stupido Ho rovinato un bel momento solo perché sono un impulsivo. Avrei dovuto stare fermo, magari a quest’ora eravamo fuori a fare una passeggiata per i giardini e invece ora lui è qui con ancora della panna negli occhi. 

Rimuginò un po’ mentre uscivano da quella cucina.

“Che c’è caro” gli aveva chiesto Aziraphale notando quanto fosse turbato.

“Niente...solo mi dispiace per quello che è successo”

“Ma che dici?” gli mise una mano sulla spalla. “è stata una splendida serata, una delle migliori della mia vita. Abbiamo mangiato, bevuto, chiacchierato, fatto una lotta con una torta a dir poco squisita, tu non hai incendiato nulla, direi che è andata a gonfie vele”

il demone si sentì leggermente meglio.

“Io non ho mai bruciato nulla…” iniziò con un sorrisetto.

Aziraphale alzò un sopracciglio.

“...quasi nulla”

e Aziraphale gli rivolse uno dei suoi sorrisi più splendenti. 

“Ma mi dispiace se ti ho fatto entrare la panna negli occhi” si mise le mani in tasca, leggermente a disagio.

“Ma caro, non preoccuparti. Sono incidenti, cose che capitano. So che tu non mi faresti mai male di proposito” la sua voce era dolcissima.

“Tutto perdonato quindi?”

“Tutto perdonato” gli fece eco Aziraphale.

“Davvero ti è piaciuta come serata?”

L’angelo gli sorrise, come per dirgli “me lo chiedi ancora? Non è ovvio che mi sia piaciuta?” ma per farglielo capire meglio, si sporse verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia.

Crowley rimase di pietra per quel gesto, e rimase con la bocca leggermente aperta.

“Buonanotte Crowley” e gli strinse la presa sulla spalla.

Tornò nella sua stanza, e il demone era ancora fermo in piedi al centro della stanza. Si toccò la guancia destra, appena baciata dal proprio migliore amico, e si sentì sciogliere. Si gettò sul letto a gambe e braccia aperte, ormai sicuro di essere più vicino al paradiso di come non lo era mai stato. Afferrò un cuscino e se lo portò al viso, mugolandoci dentro per non farsi sentire. Si sentiva esplodere dalla gioia, e non riuscì ad addormentarsi per un’ora buona, pensando alle labbra di Aziraphale che erano state a contatto con la sua pelle per due secondi buoni, e poi avevano lasciato uno schiocco.

Che serata meravigliosa… pensò addormentandosi.


 

Crowley si svegliò dopo aver dormito a malapena tre ore. Lo faceva per rilassarsi, mentre Aziraphale nell'altra stanza leggeva tranquillo sdraiato sul proprio letto.

Stropicciandosi gli occhi si alzò e chiuse le finestre.

"Bleargh...oggi splende troppo sole"


 

Avrebbe reagito diversamente se le giornate fossero come di solito capita a Londra: umide, grigie ma affascinanti.

Non odiava il sole, ma un bel temporale lo avrebbe messo di buon umore.

Guardando l'orologio notò che mancava un'ora abbondante all'inizio del secondo giorno di lavoro come tata: il tempo necessario per annaffiare le piante e prepararsi con la dovuta calma, e per programmare anche quello che avrebbero dovuto fare, influenze negative e positive.

Materializzò uno spruzzino pieno d'acqua, e ancora in boxer e canottiera ciondolò verso le sue piccole pesti, come le chiamava lui, tra i tanti nomignoli che aveva affidato loro.

Notò con piacere che una di loro, la più piccola e la nuova arrivata stava crescendo velocemente, e non mostrava nemmeno una macchia o un misero taglietto.


 

"Oh, ma come siamo state brave, vero?" Aveva esordito a gran voce Crowley. "Stiamo crescendo in fretta, e guarda un po'...neanche il più misero buco, nessuna foglia secca...ci stiamo dando da fare eh?"


 

Intanto, l'interpellata era rimasta ferma a sentire quello che Crowley stava dicendo, quasi sentendosi fiduciosa.

Povera ingenua.

Erano i suoi primi giorni sotto la custodia del demone, non aveva ancora provato la morsa della paura e del timore di Crowley.

Bastò un secondo, in cui il demone cambiò espressione e le sue sorelle cominciarono a far tremare le foglie.

Confusa, la piantina si chiese cosa stesse succedendo, ma non tardò a sentire un pugno chiudersi attorno al suo fusto; si sentì stringere, e non ebbe nemmeno la forza per tremare. Rimase ferma e paralizzata, mentre vedeva il volto del padrone avvicinarsi.


 

"Non ti starai montando troppo la chioma, signorinella? Oh guardatemi, si, sono brava, non mi sono fatta venire nemmeno la più piccola delle macchie! È così che ti senti vero? Sicura di te, delle tue foglie meravigliose, dei tuoi rami delicati, no?” fece una pausa.


 

“Beh ti dico una cosa. Qui non ci si sente fieri.

Qui ci si sente in un incubo. In uno dei tuoi peggiori incubi. Farai meglio a tenere a freno la la tua vanità se non vuoi che ti estragga tutta la tua linfa con una cannuccia, è chiaro?!"


 

Per poco la più grande delle piante non svenne a terra rovesciando il suo vaso.

Nemmeno lei che era in compagnia di Crowley da anni non sopportava ancora tutta quella paura.


 

Dopo aver appoggiato a terra la piantina, che per poco non diventava gialla dallo spavento, si sporse verso di lei.


 

"Via, non farmi arrabbiare. Rimani così e non ci sarà alcun problema, e non incontrerai il mio trita-fusti" disse con calma. la accarezzò piano su una radice che sporgeva e lasciò la stanza con un ghigno.


 

Andò verso il suo armadio nero, lo apri e osservò i suoi completi; quelli che usava solitamente erano sulla sinistra, mentre i vestiti da tata sulla destra.

Li posò delicatamente sul letto, prima di darsi una rinfrescata veloce con uno schiocco di dita; mancava ancora parecchio, e dopo essersi pettinato i capelli e averli sciolti sulle spalle, un'idea gli guizzò nella mente, facendolo sorridere.

Aveva tra il suo arredamento anche un piccolo giradischi anni ottanta, abbastanza piccolo da stare sul comodino al lato del letto. Non aveva difficoltà a procurarsi qualsiasi tipo di disco, non solo perché ne era appassionato e aveva avuto l'occasione di vivere più di seimila anni seguendo tutte le tendenze del momento, ma anche perché bastava schioccare le dita per averne uno.

La copertina non poteva che voler dire solo una cosa. E dopo l'uscita del videoclip, non ci si poteva più sbagliare.


 

L'ago toccò il vinile.


 

https://www.youtube.com/watch?v=Kee9Et2j7DA


 

Esattamente nel suo stile.

Come una qualsiasi canzone dei Queen, ognuna aveva un significato e un diverso modo per interpretarla.

Crowley già dalle prime note si immerse nel suo ruolo, si sedette sul letto e ancora muovendo le spalle e le gambe, cominciò ad infilarsi i collant. Gli aderirono per bene, colorando la sua pelle di un grigio scuro; ballare con quelli indosso rendeva il pavimento scivoloso e perfetto per una coreografia.


 

I want to break free
I want to break free
I want to break free from your lies
You're so self satisfied I don't need you
I've got to break free
God knows, God knows I want to break free

I've fallen in love
I've fallen in love for the first time
And this time I know it's for real
I've fallen in love, yeah
God knows, God knows I've fallen in love

 


 

Fu il turno della gonna, che venne su senza difficoltà, fasciando la vita stretta e le gambe snelle.

Senza pudore, cosa che si addice ad un demone, continuò a ballare anche mentre si sfilava la canotta per metterne un'altra, e nel frattempo canticchiava in playback, sicuro che la sua voce avrebbe infangato il ritmo di Freddie.

Mosse la testa a destra e sinistra, e i capelli seguirono quelle mosse con colpi ondulati e dai riflessi ramati. Prese la camicia e prima di infilarla girò una volta su se stesso.


 

Solo in quel momento si rese conto che Aziraphale lo stava fissando dalla porta della sua stanza.


 

Per poco non cadde rovinosamente a terra per lo spavento.


 

"Aziraphale!"


 

"Oh Dio! Caro stai bene?" Vedendolo praticamente per terra; fortunatamente fu abbastanza veloce ad aggrapparsi al letto.


 

"Si che sto bene! Ma che diamine fai qua dentro?!" Chiese con la pazienza ormai al limite.


 

"Oh ehm, vedi...io volevo solo aiutarti a truccarti" e mostrò una borsetta nera porta trucchi. "È quasi ora di prepararsi"


 

"Si lo so! Era quello che stavo facendo! Ma diamine, non sei tu quello che mi rimprovera per non bussare?"


 

"Io ho bussato, ma tu non hai risposto, e mi sono preoccupato! C'era la musica troppo alta!"


 

"Secondo te perché c'era la musica? Perché stavo bene, altrimenti non l'avrei messa! E se fossi stato nudo?"


 

Aziraphale aprì gli occhi a dismisura e arrossì violentemente.

Se avesse avuto l'occasione di vederlo nudo non sapeva quale sentimento avrebbe prevalso. Sarebbe svenuto o avrebbe avuto la sfacciataggine di sostenere il suo sguardo?


 

Una parte di sé avrebbe voluto saperlo, l'altra preferiva rimanere nell'ignoranza.

"Mi dispiace, la prossima volta allora busserò talmente tanto da buttare giù la porta!" Rispose con un sorriso sincero.


 

"E li paghi tu i danni?" Disse spegnendo il giradischi. Indossò velocemente la camicia e la abbottonò silenziosamente.

Poi si rese conto che la sua gonna aveva una cerniera anche dietro, sulla schiena, e non riuscendo a vederla dovette chiedere aiuto.


 

“Mi dai una mano con questa zip?” gli chiese mentre si sistemava i capelli”


 

“Certo” il biondo si avvicinò e impugnò tra l’indice e il pollice la cerniera, e cominciò a tirare.


 

Ma Crowley aveva capito subito che qualcosa non stava andando nel verso giusto...letteralmente.


 

“Su, angelo. Devi tirarla su, non giù”


 

Appena glielo fece notare, Aziraphale ebbe voglia di scomparire all’istante; divenne rosso come un peperone e chiese debolmente scusa.

Sarebbe stato bello punzecchiarlo su quell’errore, dovuto all’imbarazzo e all’ansia che aveva sempre caratterizzato il suo migliore amico. Ma decise di evitare quell’argomento, ne scelse un altro.


 

"Da quanto eri lì?" Gli chiese senza guardarlo.


 

"Eh? Beh io avevo...appena aperto"


 

"Bugiardo" si sfilò i capelli dal colletto.


 

"No, non sono bugiardo! Avevo appena aperto e-"


 

"Aziraphale!"


 

"Oh e va bene! Avevi appena iniziato" quasi si pentì di aver confessato di aver fatto il guardone.

"Ma ballavi abbastanza bene...e...si insomma..."


 

Lo stava torturando abbastanza. Si avvicinò all'angelo e gli sfilò la borsetta dalle mani.

"Si si certo. Ora vieni angelo, o faremo tardi"

Rimase come pietrificato per qualche secondo, con ancora l’immagine di Crowley che ballava impressa nella mente.


 

"Aziraphale?"


 

"A-arrivo!"


 

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"Ahi! Sta attendendo con quel bastone!"


 

"Scusami caro, so che è un po' lungo, ma-"


 

"Ahi! È maledettamente lungo! Mi stai facendo male, non lo sai nemmeno usare! Tienilo bene in mano, impugnalo alla base e muovilo lentamente! Sé lo tieni così ti sporchi tutta la mano"


 

"Se solo tu stessi solo un po' fermo riuscirei a metterlo bene!"


 

"Sei tu quello rozzo. Ma lo hai mai fatto prima?"


 

"Lo sai che sei tu l'unico con cui ho provato"


 

"Andiamo bene, tutti i giorni cosi? No grazie"


 

"Ma come, non apprezzi il mio impegno? Io ci sto provando a rendere questa cosa piacevole! Vedrai che ne sarai soddisfatto, devi aspettare solo qualche secondo…"


 

"Angelo, mi stai solo facendo male, l'unico che si diverte qui sei tu-ahi!"


 

"Scusa caro, finisco il prima possibile"


 

"Lo hai detto anche poco fa. Ma quanto ti ci vuole?"


 

"Vuoi che lo faccia bene o vuoi che ti lasci a metà?"


 

"Mmmh! E va bene!" Mugolò stressato il rosso. 

Dopo qualche secondo ridacchiò.


 

"Se qualcuno sentisse questa conversazione senza sapere che mi stai solo mettendo il mascara, potrebbero pensare molto male, non trovi?"


 

L'angelo, che di doppi sensi ne capiva ben pochi, alzò le spalle.


 

"Non so di cosa tu stia parlando"


 

"Ti dovrò istruire anche su questo" disse dandogli una pacca sulla spalla.

Una volta che le ciglia di Crowley furono nere e folte, dalla pochette nera l'angelo tirò fuori il rossetto.


 

"Quella roba è appiccicosa" Crowley lo guardò con disapprovazione.


 

"Tranquillo, l'ho preso opaco questa volta. Vedrai che non lo sentirai nemmeno" e iniziò a passare la punta morbida sulle labbra dell'altro.


 

"Non lo sentirò dopo, ma per adesso lavori come un macellaio!"


 

"Dai, non sono così male; sono alle prime armi, è normale non essere molto precisi no? Inoltre è anche colpa tua"


 

"Che cosa intendi?"


 

"Hai le labbra troppo sottili" infilò l'applicatore nel tubetto colorato.


 

"Ah, e me ne fai una colpa?"


 

"Se le avessi più gonfie non sarebbe così difficile"


 

"Sei veramente frustrante angelo!"


 

"Vuoi stare fermo? Non riesco a metterlo se continui a parlare! Accidenti, chi ti ha creato te le ha disegnate con la matita!"


 

Crowley la prese come una sfida. In pochi secondi di silenzio programmò il suo piano: materializzare un rossetto in stick, più facile da mettere, bloccare l'angelo con uno schiocco di dita e mettergli il rossetto anche a lui per vendicarsi. E avvenne tutto in meno di dieci secondi.


 

"Ma che diamine fai?!"


 

"Mi prendo la mia rivincita" chiuse il rossetto. "È anche un bel colore"

Ora l'angelo indossava un bellissimo rosso corallo, e con la sua espressione imbronciata stava a dir poco divinamente.


 

Con un fazzoletto, Aziraphale se lo levò.


 

"Ma come? Ti stava così bene!"


 

"Almeno io non dovrò truccarmi ogni giorno"


 

"Io preferirei essere truccato e avvenente invece di un giardiniere con i dentoni"


 

"Ah sì?" Si alzò puntandogli un dito al petto. " Preparati a essere toccato dove è normale che un bambino tocchi per avere del latte, cara la mia tata"


 

"Cosa? Ma io non ho un seno! E sicuramente ci penserà la madre!"


 

"Quel bambino ha talmente pochi giorni di vita che non farà differenza. Poi la fame è sempre fame" alzò la spalle.


 

Continuarono a bisticciare, come era solito fare tra di loro. Ma non lo avevano praticamente mai fatto con vera cattiveria, ma solo per stuzzicarsi.

Un po' era anche un modo per dimostrarsi che si volevano bene... chissà se lo avrebbero mai capito.


 


 

Note delle autrici:


 

Buonasera a tutti! Siamo tornate con un nuovo capitolo, contenti? Io e la mia cara socia tantissimo ^^

Come ogni volta, voglio ringraziare di cuore voi per seguirci ogni capitolo, per le vostre bellissime recensioni (a cui dobbiamo ancora rispondere, ma più che altro è colpa mia) e ringrazio MusicAddicted per essere sempre al mio fianco in questa avventura, piccola, ma per che per me ha molto valore.

Ti voglio bene socia <3

Non mi dilungherò troppo nelle note, siccome già ho fatto abbastanza la logorroica.

Se vi va di farci sapere cosa ne pensate con un commentino, ne saremmo tanto felici ^^

Vi auguriamo una buonanotte, o un buongiorno, a seconda di quando state leggendo. Un bacio!

   
 
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