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Autore: elfin emrys    24/11/2019    4 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Donald – Capitolo 18

 
Delilah si strofinò di nuovo il viso con le mani, poi riprese il messaggio di Luther e iniziò a stropicciarlo nervosamente. Esitò un attimo, fece ripartire il video e alzò di poco il volume dell’audio.
La stanza che riusciva a vedere nello schermo era quella dove la polizia interrogava; era bianca e spoglia, non c’era nulla su cui gettarsi, nulla con cui poter ferire o ferirsi, era fatta appositamente per essere sicura. Dentro, vi erano sei fratelli, tutti fra i tredici e i diciott’anni. Normalmente, Luther non avrebbe mai chiesto alla cugina di controllare un caso sciocco, come dei furti adolescenziali, ma il video mostrava qualcosa di particolare e di molto, molto pericoloso.
La regina non sobbalzò al sentire qualcuno bussare e fece solo un cenno di avvicinarsi alla persona che entrò. Donald fece dei passi avanti e si posizionò vicino alla moglie.
-Perché mi hai fatto chiamare? Non è mio compito occuparmi di queste cose.
-Fidati, questo riguarda anche te.
Quello, dopo aver alzato gli occhi al cielo, si sedette e la donna fece ripartire il video.
I sei ragazzi erano sparsi nella stanza, qualcuno era seduto, altri camminavano avanti e indietro, uno aveva la schiena contro il muro. Due in particolare stavano parlando, si puntavano il dito l’un l’altro, finché non venne tirato in ballo un altro fratello, il quale continuava a indicarsi il petto con aria incredula. Lentamente, si vedevano tutti i ragazzi iniziare a incolpare gli altri; la loro voce si alzava sempre di più e i loro movimenti erano diventati ormai non solo nervosi, ma aggressivi. Il video e l’audio, a quel punto, iniziarono a non funzionare e Donald allungò la mano per cercare di sistemare, ma la regina gliela bloccò, gettandogli un’occhiata significativa. Il volto dell’uomo si fece pallido, mentre continuava a sentire, sempre più disturbate, le accuse che i sei fratelli si lanciavano l’un l’altro, addossandosi la colpa a vicenda, finché, proprio quando le loro grida si facevano più alte, lo schermo si fece nero e cadde il silenzio.
Donald si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si portò una mano alla bocca. Iniziò a massaggiarsi nervosamente una guancia.
-Credi che ce ne sia un terzo.
Non era una domanda, eppure Delilah rispose comunque.
-E forse anche un quarto o un quinto. Per quello che ne sappiamo, potrebbero essere anche tutti e sei.
-Non potrebbe essere solo un caso?
-La telecamera ha funzionato regolarmente sia prima che dopo questo episodio. Non abbiamo alcuna prova che sia stata usata della magia, ma bisogna comunque controllare.
Donald annuì.
-Comincerò subito.
-I sei sono tutti controllati, se qualcuno di loro si rivelerà essere uno stregone lo sapremo, ma non possiamo tenerli sott’occhio ancora a lungo.
-Saremo rapidi.
L’uomo si alzò e uscì velocemente dalla stanza. Delilah fissò attentamente lo schermo e fece ripartire il video. Sapeva che non avrebbe trovato niente, ma doveva esserne assolutamente certa, con un margine di errore quasi nullo.
La donna continuò e continuò, finché, stravolta, non si mise la testa fra le mani.
 
Merlin si mise nuovamente le mani in tasca, per essere sicuro di non aver subito furti. Lui e Jacob camminavano velocemente per il terzo piano, dove era la maggior parte delle scuole di Asgol Ewchradd, dall’asilo alle basi delle accademie specialistiche per i tecnici, i militari, i medici e ogni figura di spicco della città. Ogni cosa aveva orari ben precisi, in modo che il piano non si sovraffollasse e che ognuno avesse il giusto tempo e spazio per studiare; solo la sala per i bambini più piccoli era sempre aperta.
Ci stavano passando per arrivare al quarto e al quinto, dove poi si sarebbero separati.
-Perdonate la mia franchezza, ma vi vedo profondamente turbato…
Merlin impiegò un secondo di troppo a sorridere a Jacob.
-Nient’affatto.
-Eppure siete taciturno e irrequieto. Anche il Re pareva molto teso stamattina.
Il mago inghiottì a vuoto. Sapeva bene le ragioni dell’inquietudine di Arthur: il giorno prima, dopo che il moro si era chiuso in bagno a lungo, avevano avuto una piccola discussione e, poi, quella sera, Merlin si era allontanato in segreto per provare a richiamare il dracontopode sfruttando le proprie capacità da Signore dei Draghi, senza altro riscontro se non un fischio alle orecchie e un enorme senso di oppressione. Quando era tornato alla reggia ed era rientrato in stanza, non aveva dormito con Arthur e la mattina, quando il biondo si era svegliato e non l’aveva trovato nello stesso letto, si era molto offeso.
-Abbiamo avuto un piccolo diverbio.
-Capisco.
Merlin rallentò i passi fino a fermarsi.
-Jacob…
-Ditemi, mio signore.
-Tu… Sapresti riconoscere un portale, se lo vedessi?
-Un… Portale?
-Sì. Se ti mostrassi quello che pare un innocuo scrigno, tu sapresti dire se è solo legno o può aver contenuto un essere di un altro mondo?
-Parlate della creatura che state cercando? Credevo che non sapeste da dove era venuta.
-Non ne ho ancora parlato con Arthur perché potrebbe essere un abbaglio. Non posso avvicinarmi alla scatola e non so come è fatta. Oggi un mio aiutante mi porterà delle foto, ma non sarei in grado di capire, nel caso in cui quella scatola sia stata usata per contenere un essere come quello che stiamo cercando, se lo scrigno abbia ancora in sé della magia o meno.
Jacob sorrise.
-Mio signore, sapete anche voi che noi Jura abbiamo molte qualità, ma non siamo in grado di percepire il dono della Dea quando viene infuso in oggetti inanimati. Anche la nostra capacità di avvertirlo negli esseri viventi è molto limitata e soggetta a errori. L’unico che potrebbe farlo siete voi stesso.
-Non posso farlo se non mi ci avvicino abbastanza.
Lo Jura scosse piano la testa.
-Questo è il problema con tutto ciò che, normalmente, non avrebbe vita. Vista la vostra richiesta, suppongo che portare via lo scrigno dalla sua posizione attuale sia molto complesso, ma mi chiedo se sia davvero necessario sapere se ancora possiede magia. Volete per caso provare a reinserire la creatura nel  suo contenitore? Da quello che mi avete detto, sarebbe molto più saggio distruggerla.
-Non sappiamo se ne siamo in grado. Rinchiuderla potrebbe essere la nostra unica scelta.
I due annuirono e ricominciarono a camminare. Jacob fece per parlare un paio di volte senza dire nulla, ma, alla fine, parve convincersi.
-C’è una domanda che continua a ronzarmi in testa. Voi e il Re pensate, da quello che vi ha detto quell’uomo con cui vi avevo visti la prima sera e dai diari, che questo Lloyd avesse trovato la creatura e che pensasse che fosse nelle fogne, dove poi è stato ucciso da essa. Non ne avete la certezza, ma è probabile. Tuttavia, un essere come quello che mi avete descritto dovrebbe avere una grande quantità di energia e nasconderla costantemente è complesso. Non siete proprio riuscita a sentirla nei giorni in cui siete stato qui, mio signore?
-“Sentirla”?
-Sì, come sentite quando un'altra persona dotata del dono vi sta vicina, come mi avete detto di aver sentito quella bambina al villaggio Lamont.
-No.
Jacob rimase un attimo in più in silenzio, poi si passò una mano sul mento, perplesso.
-Non si nutre di magia, poiché sembra aver portato alla distruzione di due uomini che potevano fornirgliela; la voleva forse eliminare? Ma allora perché non tenta anche la vostra di uccisione?
Merlin rimase interdetto.
-Chi ha detto che il suo scopo sia cancellare la magia?
Il ragazzo alzò le braccia.
-Ma, mio signore, c’erano unicamente due stregoni in città, altrimenti voi l’avreste sentiti, mentre ne avete percepito uno solo quando siete arrivato.
-Io non ho per… Oh…
Merlin aprì la bocca e rimase immobile. Il suo volto si incupì. Già… Lui non si era minimamente accorto della presenza della magia ad Asgol Ewchradd quando era arrivato, eppure era certo di riuscire ad avvertire Lenore anche a distanze notevoli. Perché? Perché non si era reso conto che uno stregone stava arrivando al mercato, quando era avvenuto il secondo attacco?
-Mio signore? Vi sentite bene?
-No, Jacob… Penso che… Penso che tornerò su. Mi accompagni agli ascensori?
-Certamente.
I due camminarono in silenzio, per poi salutarsi poco lontano dalle guardie che controllavano che nessuno senza permesso reale usasse gli impianti.
Merlin salì fino in cima ad Asgol Ewchradd e si fece riconoscere dalla solita donna all’ingresso del palazzo. Vi entrò e si diresse immediatamente in camera: aveva bisogno di riflettere, perché sentiva che erano vicini a capire tutto, così tanto vicini… Si scontrò con qualcuno e le mani di Arthur lo tennero dalla caduta.
-Ah, ti sei degnato di ricomparire.
Il mago ignorò il tono piccato del biondo.
-Stavo parlando con Jacob.
-Ti ha cercato Winfred. Aveva quelle specie di dipinti… Come si… Ah, delle foto. Te le ho messe sul tavolo, io esco.
Merlin alzò le sopracciglia, seguendo l’altro con lo sguardo.
-Dove vai?
-Ho scoperto che ai campi militari qui fuori usano anche delle spade e ho bisogno di allenarmi.
Il biondo si allontanò senza neanche salutare e il mago alzò gli occhi al cielo: succedevano sempre quel genere di cose quando il re era nervoso e necessitava di scaricare le energie.
Merlin entrò velocemente nella stanza degli ospiti che era stata loro data giorni prima e si diresse subito verso il tavolo. C’erano tante foto, alcune un po’ sfocate e altre molto precise e il mago impallidì. Cercò un foglio e una penna e iniziò a copiare i simboli, che pure gli erano già chiari e che indicavano quello che già aveva cominciato a temere il giorno prima: lo scrigno e tutti gli altri oggetti ritrovati erano appartenuti a un mago o una strega molto potenti. Era ormai certo che il dracontopode fosse uscito dalla scatola; altri oggetti che erano stati trovati insieme allo scrigno avevano scritte dell’antica religione e, in particolare, la figura del serpente ricorreva in molte formule.
Merlin terminò di copiare i simboli e iniziò a leggerli accuratamente.
La creatura doveva essere straordinariamente potente, forse era una delle più rare e forti che potevano essere evocate; avrebbe potuto percepire anche il più piccolo grammo di magia nel raggio di chilometri e chilometri, aveva probabilmente una minima capacità di leggere nella mente e, sicuramente, era in grado di manovrare i sogni, nel momento in cui si stabiliva un contatto. Nonostante tutte queste qualità, tuttavia, non sembrava, almeno dai nomignoli che nelle formule le venivano dati, abile nell’uso effettivo della magia. Una cosa, però, era certa: il serpente era un animale ambiguo, poteva indicare la malattia e la guarigione, la follia e la saggezza, la morte e la vita, il male e il bene, ma quella creatura in particolare tentava il possibile per far pendere l’ago della bilancia solo sui lati più oscuri.
Merlin rabbrividì al pensiero di cosa si potesse fare con del materiale biologico prelevato da un essere come quello. Forse… Il mago si grattò una tempia. Forse la Torre Oscura, che un tempo era stata usata da Morgana per manovrare Gwen, era stata creata grazie al sacrificio di qualche dracontopode.
Ma, se la Torre Oscura devastava la mente di chiunque entrasse, la creatura come decideva chi attaccare?
Evidentemente la magia faceva da catalizzatore per i suoi poteri di comunicazione, ma era effettivamente vero che era in grado di farlo con chiunque? Donald e Delilah soffrivano della sua influenza o no? E perché, allora, portare alla morte solo i due stregoni e non il re e la regina, se l’unico scopo era il caos?
Merlin si strofinò in viso e scosse la testa: aveva bisogno di aria.
Si diresse fuori nel Giardino.
 
Harry scese dal cavallo e subito un giovane Lamont venne a condurlo alle stalle per prendersene cura. L’uomo strinse fra le mani il messaggio che era arrivato quella stessa mattina da Michael e la risposta che il Consiglio al villaggio principale degli Arthur aveva stilato per lui.
La questione di Lenore era stata considerata urgente da parte di tutti, poiché temevano che lo scontento dei bambini avrebbe potuto influenzare i genitori in maniera irreparabile. La piccola fata non era solo una giovane Lamont: era parte del nuovo governo, era assimilata col capo che il vecchio re aveva lasciato, e se il popolo avesse cominciato a pensare male di lei avrebbe riversato la propria insoddisfazione anche sull’assente Arthur.
Harry, che ormai era il messaggero fisso che collegava i due popoli, era stato inviato con un compito ben preciso: consegnare le decisioni del Consiglio a Lenore, Michael, Liam e William.
L’uomo si diresse dunque a quello che era stato il palazzo reale di Lamont. Cercò con lo sguardo la donna che aveva visto qualche giorno prima, senza trovarla, e, piuttosto deluso, chiese a una giovane dove potesse trovare Michael. Quella gli rispose che si trovava a casa della fata. Harry, piuttosto soddisfatto di non dover ripetere il messaggio due volte, si fece indicare la posizione della dimora di Lenore e si diresse verso il cuore del villaggio.
In realtà, era ansioso di dover entrare in casa di un Lamont: in tutti quei giorni, era andato alla scuola, fra i campi, al palazzo, ma non era mai stato in un’abitazione privata. Quel pensiero lo fece rallentare e l’uomo impiegò ancora più tempo per raggiungere la sua meta a causa della ricerca, anche se distratta da altri pensieri, della Lamont che aveva intravisto nel suo ultimo viaggio.
Si fece dare indicazioni più precise un altro paio di volte e quando, infine, giunse di fronte alla casa di Lenore, respirò a fondo prima di bussare. Sentì la voce di Michael da dietro la porta e quella di una bambina, poi un’altra, sommessa e a lui sconosciuta.
La porta si aprì e Harry rimase di stucco al vedere la donna di qualche giorno prima. Involontariamente, gonfiò il petto e le sorrise raggiante. Tutte le sue ragazze passate avevano detto di essersi innamorate a causa di quella particolare espressione e l’uomo sperò facesse nuovamente effetto.
-Buongiorno.
-Buongiorno…
Si sbagliava o lei era arrossita poco poco?
-Mamma, chi è alla porta?
Oh…
Harry si schiarì la voce e si chinò di lato per vedere Lenore che tentava di sbirciare oltre la figura della madre. La bambina lasciò andare un’esclamazione di sorpresa, poi si girò a guardare Michael, che era seduto a tavola.
Il nuovo arrivato si rivolse nuovamente alla donna che aveva di fronte, quella volta con aria un po’ impacciata, non sapendo bene come comportarsi.
-Posso entrare?
-Mh? Oh, sì, certo.
La donna si fece da parte, lasciandolo passare. Harry si avvicinò al tavolo, non potendo fare a meno di guardarsi attorno. Vicino alla soglia c’erano solo due paia di scarpe di fattura evidentemente femminile, una più piccola e una più grande, e così anche solo due giacche e solo due piatti nel lavabo; sui mobili c’erano numerose decorazioni fatte di spighe, fiori, fronde e fiocchi intrecciati e su una parete vi era appeso un ornamento che rappresentava due gufi di diverse grandezze fatti di pigne e piume, retti da un fulcro a forma di cuore composto da dei rami annodati.
…Oh!
Il fatto che fosse molto probabile che nessun uomo vivesse lì da molti anni rendeva Harry molto più sereno sul proprio comportamento, visto che un rifiuto non era più assolutamente certo.
Sorrise nuovamente alla donna, che lo fece accomodare e gli chiese da quanto era arrivato e se poteva offrirgli qualcosa. L'uomo rifiutò e le chiese di sedersi. Tirò fuori il messaggio che il Consiglio aveva tentato di scrivere e un ciondolo. Riservò a Lenore un'espressione tristemente incoraggiante, prese un respiro e iniziò a recitare la decisione che era stata presa. La bambina si strinse alla madre e Michael annuì, ascoltando con attenzione.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio.

Note di Elfin
Ed eccoci qui.
Spero di non essermi persa nulla, questo capitolo è cambiato una quantità di volte pressocché infinita, ahahah. Il prossimo sarà molto lungo: perdonatemi, ma non posso dividere la vicenda perché non avrebbe senso.
Harry mi fa morire. Prima è tipo "Wow, caspita, è lei!", poi è tipo "Ah, cavolo, è sposata..." e poi mezzo secondo dopo "Ah, madre single, eh? Bene bene". Che razza di soggetto.
Ringrazio tantissimo dreamlikewview, che ha recensito lo scorso capitolo, e lilyy, che ha recuperato sia lo scorso che quello prima ancora <3
Kiss

   
 
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