Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: harua_96    24/11/2019    1 recensioni
Ovvero, amore in pillole per conquistare la tua dolce metà.
Attenzione, il medicinale non è un filtro d'amore, i risultati potrebbero essere diversi da quelli aspettati. I possibili effetti indesiderati sono: delusione, probabile umiliazione (anche pubblica) e senso di fallimento costante.
Nel remoto caso in cui avrete successo, sarete felici per sempre con la vostra dolce metà.
Per eventuali lamentele potete provare a contattarci ma non risponderemo. Non assicuriamo sul "per sempre". Non accettiamo querele o denunce. Se vi dicono che invece dell'amore trattiamo la friend zone probabilmente è vero.
[Raccolta partecipante alla "Un calderone di prompt" challenge, indetta da catching_hearts sul forum di EFP]
1. Annie e Bertholdt
2. | 6. Sasha e Nicolo
3. Hanji e Levi
4. Nanaba e Mike
5. Armin, Annie e Bertholdt
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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calderone challenge 4 Note: premetto che non sono esperta di questa ship, perciò spero mi perdonerete se non avrò reso perfettamente IC Mike e Nanaba. Ho comunque voluto provarci intanto perché lo spirito di questa raccolta è anche l’intento di cimentarsi con nuovi personaggi e sperimentare, e poi perché insieme mi piacciono molto. Spero sarà gradita a voi e a Elisir86, che è stata così gentile da recensirmi. Questa è dedicata a te ^^





Venerdì sera, ore 21:20.
Mike diede un’occhiata al suo cellulare constatando l’orario e che nessun messaggio dai suoi amici fosse arrivato.
Nulla di cui preoccuparsi in realtà, era in anticipo essendo l’appuntamento fissato per le 21 e 30.
Già… peccato che si sentisse un tale imbecille davanti al pub da solo e al freddo, mentre il grande gazebo allestito per l’inverno fosse gremito di coetanei intenti a chiacchierare a fumare sotto alle stufe a fungo.
Entrare? Non se ne parlava neanche, che tristezza sedersi da solo.
Ma in fondo la colpa era sua, ostinato com’era ad arrivare in anticipo, soprattutto se l’uscita comprendeva Gelger, eterno ritardatario, e Nanaba, che in quanto a precisione spaccava il capello.
Estrasse le chiavi della macchina dalla tasca e decise di andare ad attendere al caldo e in solitudine in un posto dove non si sarebbe sentito fuori luogo.
E fu proprio mentre allungava la mano per aprire la porta della macchina, che una voce lo chiamò: «Ehi, Mike», Nanaba lo raggiunse a passo tranquillo «È molto che aspetti?»

«Sì, ma ero in anticipo.»

«Come sempre», sorrise lei schernendolo: «Che facciamo? Aspettiamo Gelger o andiamo a cercare un tavolo?»

«Come preferisci.»

Nanaba sistemò la borsa a tracolla: «Ho freddo, andiamo dentro. Se lo aspettiamo qui fuori morirò congelata.»
Dal suo tono era evidente che fosse scocciata per il ritardo cronico di Gelger, che peraltro aveva organizzato la serata, e Mike non se la sentì di obiettare, in fondo per lui, una volta in compagnia, era indifferente.
Il pub lo conoscevano bene, era uno dei loro preferiti, ma sfortunatamente non era abbastanza grande per ospitare tutta la calca che vi si riversava di venerdì, rendendo difficoltoso addirittura muoversi. Se non altro sia lui che Nanaba erano abbastanza alti per farsi spazio ed ebbero la fortuna di trovarsi dietro a una coppia che lasciò posto al bancone proprio quando arrivarono.
Sedutisi, ordinarono al volo un paio di birre.

«E Gelger?» domandò Nanaba mentre venivano serviti.

«Forse la prossima volta arriverà in orario.»

Lei ridacchiò: «Lo sai che non imparerà mai».

Anche Mike si lasciò sfuggire un sorriso sotto ai baffi radi: «Lo so», mandò giù un lungo sorso di birra e schioccò la lingua sul palato con soddisfazione: «Provo a mandargli un messaggio».

«Chissà se lo leggerà…» disse pensierosa facendo vorticare il boccale.

«Purtroppo non ho alternative, c’è troppa confusione», la musica e il chiacchiericcio costringevano anche loro, l’uno a fianco all’altra, a urlare.
Quando però vide il cellulare, notò con sorpresa un sms proprio dall’amico. Che strano, nemmeno quand’era in ritardo - cioè sempre - avvertiva, si limitava ad arrivare coi suoi tempi.

Ehi amico, scusa ma proprio non posso venire, buona fortuna con Nanaba ;)

«Maledetto…» pensò.

Mike strinse il cellulare così forte da far tremare tutto il braccio, nella speranza di poter stritolare quel cretino attraverso l’apparecchio.

«Tutto ok, Mike?»

«Sì,» rispose lapidario, «Non si è sentito bene.»

«Che tipo!» rise Nanaba. «Poteva anche avvertire!»

«Infatti.»

Me la pagherai, digitò velocemente.

Che schifoso bastardo, era stato tutto un piano fin dall’inizio, e il suo istinto l’aveva anche avvertito: «Perché Gelger organizza un’uscita? Non l’ha mai fatto». Perché non l’aveva seguito? Mai l’istinto l’aveva tradito!
Da diverso tempo qualcosa era scattato tra lui e Nanaba, ma entrambi avevano continuato a girarci attorno, senza mai trovare il coraggio di fare il primo passo, passo che aveva fatto Gelger.
Come si era permesso di metterci lo zampino? Voleva forse fare il cupido della situazione? Se Nanaba l’avesse scoperto l’avrebbe scorticato.
Nanaba che stava lì accanto a lui, gli occhi chiari persi in chissà quale pensiero e l’oro della birra riflesso in essi. Anche quella sera aveva optato per un look non molto femminile: jeans scuri, maglia grigia e chiodo di pelle nera. Non gli importava del suo aspetto, era parte di lei, se ne era innamorato proprio per il carattere spigliato, a tratti più maschile che femminile.
Vuotò il proprio boccale e ne ordinò un altro.
Se proprio non riusciva a confessarsi, anche se i suoi sentimenti erano palesi, ne era convinto, l’avrebbe corteggiata. Aveva bisogno solo di un po’ più di alcol in circolo. Ed esso fece la sua parte, tirandogli fuori la loquacità e in breve cominciarono a chiacchierare, ridere e scherzare.

Mike allontanò le labbra dal boccale e lasciò ondeggiare il liquido a mezz’aria appoggiando il gomito al bancone. Chinò un poco il capo e un sorriso sicuro, da intenditore, gli si dipinse sul volto: «Sai, non sono uno che lo dice a qualunque ragazza che incontra, tu mi conosci bene, non sono un Don Giovanni e vado cauto con le parole, ma non ho dubbi se dico che qua dentro sei la più bella stasera».

«Mh? Scusa, hai detto qualcosa?»

All’improvviso perse tutta la spavalderia che era riuscito ad accumulare e cominciò a sudare freddo. Che fesso, nell’intento di fare il gentleman playboy - contrario di ciò che era -, non aveva tenuto conto della confusione e lei non l’aveva sentito.
Rigido, si girò verso di lei.
Gli occhi di lui si specchiarono nel cielo infinito di quelli di lei. Aveva smarrito la sicurezza, ma il momento non era ancora perso, poteva ancora aprirsi: «Ho detto che… sei molto bella, stasera».

Nanaba ricambiò con sguardo incerto e un silenzio che per l’uomo durò un’eternità, ma infine gli si avvicinò. Mike rimase immobile, pietrificato, non aspettandosi una reazione del genere a quel semplice complimento, ma non si sarebbe tirato indietro, nemmeno in mezzo a tanta gente; non era da lui, ma aveva atteso troppo quel momento.
La ragazza spostò il viso e batté l’indice vicino all’orecchio.
Oh Dio, non aveva sentito di nuovo.
Che fare? Che fare?!
Sarebbe stato romantico sussurrarlo...
Ormai era così teso che piegarsi sull’orecchio gli provocò fastidio alla schiena, ma decise di farlo comunque: «È molto bella la musica, stasera».

Nanaba si scostò e annuì convinta: «Hai proprio ragione!»

«Lo so», e mandò giù un sorso molto più amaro.





Prompt: C chiede ad A e B se sono impegnati venerdì. Entrambi dicono di no, quindi augura loro un buon appuntamento, mentre lui/lei non potrà esserci. (era tutto un escamotage di C per far uscire A e B assieme, dato che nessuno dei due si decideva a chiedere all’altro di uscire con lui/lei)
  
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