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Autore: Lady R Of Rage    26/11/2019    4 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Tramonto Sul Mare – Mr. Diamante Combatte Ancora

Questo capitolo partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo Facebook "Il Giardino di EFP". Prompt n. 63: "Shh, non piangere. Presto sarà tutto finito."

Seems like it was yesterday when I saw your face
You told me how proud you were but I walked away
If only I knew what I know today
I would hold you in my arms
I would take the pain away
Thank you for all you've done
Forgive all your mistakes.
There's nothing I wouldn't do
To hear your voice again.
Sometimes I wanna call you but I know you won't be there
Oh, I'm sorry for blaming you for everything I just couldn't do
And I've hurt myself by hurting you

(Christina Aguilera, Hurt)


Ce l’abbiamo fatta.
Baby 5 sputa un bolo d’acqua salata contro il ponte, rotola sul petto aggrappandosi al legno con le unghie, rimbalza contro il ponte viscido d’acqua ad ogni scossone. Se fa male non lo sente: il suo volto è rigido, gelato. Il che è bene: ha conosciuto un freddo che fa male, ed è scomparso oltre l’orizzonte un attimo fa.
Si accovaccia sul fianco e gattona fino al parapetto, aggrappandovisi per alzarsi. Buffalo rotea la testa e le mani, gonfiando le vele come palloni. Un vento tutto per noi, per portarci lontano. Alcuni pesci guizzano sotto il pelo dell’acqua, veloci come frecce.
Siamo liberi.
Pica tiene tre scotte in una mano, e nell’altra stringe a sé un Gladius pallido e tremante. I capelli fradici di Jora, aggrappata al timone con mani rosse e nocche bianche, ricadono flosci attorno al suo volto. Dellinger si aggrappa alle sartie, e un binocolo pende da una corda sul suo petto.
-Non c’è nessuno per miglia. Puoi fermarti, ragazzone.-
Il vento rallenta, i capelli fradici di Baby 5 si afflosciano sul legno. Le vele sono gonfie di brezza vera, e Buffalo piomba a sedere sul legno. I lampi divampano sempre più distanti, le gocce di pioggia svaniscono sopra la sua testa. Si allontana le chiome bagnate dal viso e le attorciglia su sé stesse per tenerle ferme. Uno schizzo d’acqua salata le sfiora il volto e accende la lingua.
-Siamo liberi.- mormora Gladius, e collassa contro il petto dell’Ufficiale. Le vele sbattono sopra la sua testa, uno stormo di gabbiani stride in lontananza. Baby 5 gattona fino al parapetto e vi si aggrappa per alzarsi in piedi. Allontana i capelli dal volto, sfila e riallaccia la cuffia perché stiano al loro posto. Il vento vero è fresco, sottile, fa quasi male, o lo farebbe se non avessero conosciuto il vero male in quei mesi così lunghi. L’umidità del crepuscolo la ricopre come seta.
Siamo liberi. Torneranno a mangiare cibo nutriente e bere acqua fresca e pulita. Docce e bagni, un materasso e coperte per dormire, polsi liberi dalle manette. I suoi sono gonfi di piaghe, dove le manette hanno graffiato oltre la pelle, e sono così magri da vedere le ossa anche nel palmo. Come ha fatto a non svenire, durante quella battaglia, non riuscirà mai a capirlo.
Ho l’Ambizione della Percezione e sono libera. Presto sarà tutto un ricordo, una Baby 5 che non è mai esistita davvero a fare compagnia alla bambina abbandonata che fu. Avrà accanto la sua famiglia e vivrà dove le parrà. Non dovrà più avere paura, svegliarsi urlando e tremare in braccia altrettanto scosse. Deve svanire, svanire tutto. Il calderone bollente e la cella fredda da non sentirsi più nemmeno gli occhi. I pesi stretti alle sue caviglie e le guardie che la toccano come una bambola, che ridono, che le strappano la pelle e la carne. Il veleno che brucia, il moccio che cola dei Guardiani Demoniaci. Il sorriso bianco e rosso di Trebol mentre esala la sua ultima risata.

…E ad un tratto sta piangendo contro la pancia di Buffalo, scosso da singhiozzi che fanno tremare anche lei. La pioggia le carezza la pelle, le scorre tra i capelli come dita amiche.
Il mare è sconfinato, si mescola all’orizzonte con il cielo plumbeo. Le nuvole pesano a un palmo dalla sua testa, e ogni loro curva è un grigio diverso. Pallido di fronte, quasi nero di spalle, nel mezzo un bagliore d’argento che si rischiara ai lampi ormai lontani.
Lao G appoggia la mano sulla spalla di Machvise, seduto sul ponte in singhiozzi con una scotta tra le mani. Señor Pink allarga le braccia attorno a sé, e il vento gonfia la cuffietta dietro la sua testa. Pica cade in ginocchio e leva il volto alle nuvole, tenendo Gladius vicino. -Pikyahrara-ra-ra.-
-Voglio nuotare!- urla Dellinger. -Sul serio, stavolta! Siamo liberi!-
Si strappa di dosso la tuta a strisce e la getta sul ponte come un sacco dell’immondizia. Si lancia verso il parapetto di babordo, ci salta sopra a piè pari, si tuffa di testa. -Kyaaah!-
Jora si asciuga le lacrime. -Non mi ero mai accorta che le nuvole avessero colori così belli.-
La nave ha tre alberi, e un totale di cinque vele. È grande abbastanza da starvi tutti sdraiati sul ponte senza toccarsi. La porta che conduce alle cabine, di legno miele intagliato a onde, è alta abbastanza anche per Buffalo. Baby 5 vorrebbe dare un'occhiata dentro, ma pare un oltraggio lasciare un cielo così bello.

È Machvise il primo ad alzarsi. Gocce trasparenti luccicano nei peli della sua barba: lacrime o pioggia, difficile da dire. 
-Ve-vediamo Gladius.- 
Pica si toglie la maglia insanguinata e vi adagia Gladius sopra. Machvise gli infila un sacco di iuta sotto le gambe e gli prova la fronte.
-Non sembra avere la febbre, per fortuna. Povero ragazzo. Crollato per lo sforzo, senza dubbio. C’è una cassetta del pronto soccorso qua in mezzo-in?-
-Nella prima cabina a destra, accanto alle scale.- proclama Jora. -Bisogna contare le vettovaglie e la strumentazione. Se ci manca qualcosa possiamo fermarci a rubarlo, ma non dobbiamo farci assolutamente vedere. Il Lumacofono come sta? E il Log Pose.-
-Intatti,- risponde Lao G. -Tutti e due.-
-Siamo liberi!- la voce di Dellinger risuona tra le onde, i suoi capelli biondi luccicano contro la schiuma bianca. Schizza dall’acqua come un missile, piroetta a mezz’aria e si rituffa di testa senza fare uno schizzo. Baby 5 si guarda il polso: i numeri sono sbafati, ma distinguibili. Una rotta.
Pica frantuma una cassa con un pugno: bottiglie d’acqua rotolano sul ponte. Baby 5 ne acchiappa una al volo, serra il palmo attorno al tappo. Tracce di pelle si incastrano tra le intercapedini del tappo. È Chainsaw Girl a togliere di mezzo l’ingombro, e l'acqua è dolce come melassa sulla sua gola stanca.
Señor Pink scende sottocoperta. Risale quando Gladius si risveglia, tossendo. Buffalo gli porge la mano per alzarsi.
-Anche Sugar è crollata.- annuncia il combattente.
-Scendo a visitarla?- domanda Machvise, ma Pink scuote la testa. -Posso pensarci io. Devo solo cambiare le bende. È giusto che tutti facciamo la nostra parte.- E scompare di nuovo sotto le scale.
-Povera cara, ha retto così a lungo.- Machvise porge a Gladius un sorso d’acqua e gli copre le spalle con la maglia di Pica.
Buffalo piomba a sedere, sorreggendo Gladius da sotto la spalla. -Vuol dire che Magellan, Sadi-chan, Domino e Hannyabal…-
-Il fatto che sappiamo chi sono vuol dire che sono tornati. Ci daranno la caccia.- sospira Jora.
-Non se scappiamo abbastanza in fretta. Non glielo permetteremo.-
Pica abbassa la testa per passare sotto lo stipite. Una goccia di sangue gli scorre dalla gamba dell’uniforme, fino alla caviglia.
-Pica, stai sanguinando. Fammi vedere.-
-No. Dopo.- Il guerriero si ritrae, sparisce sotto lo stipite e oltre le scale.  -Devo fare una cosa.-
Machvise rassetta Gladius sul suo giaciglio. -Ve lo affido. Vieni con me, Baby 5.-

C’è il simbolo del Governo Mondiale, sulla porta in fondo al corridoio. La stanza è ampia abbastanza da non toccarne il soffitto, con un oblò a forma di semicerchio su tutta la parete a destra, e un tappeto di broccato rosso che ne ricopre il pavimento. Su un letto di quercia, con la testa di un Re dei Mari scolpita nella pedaliera, sopra una coperta ricamata a conchiglie, giace supino Diamante.
In ginocchio al suo capezzale, Pica gli accarezza i capelli scompigliati.
-No… no. Ti prego.-
Più Baby 5 si avvicina al letto, più il suo stomaco sprofonda. Diamante è bianco come un osso, così sudato da luccicare. Il sangue sulla sua schiena gocciola sulla coperta e forma una pozza attorno ai suoi fianchi.
-Curalo.- Il tono di Pica è lapidario, nonostante la voce stridula. La mano che non carezza Diamante è serrata attorno al fianco, e sotto di essa scorrono stringhe di rosso. -Lascia stare me. Salvalo. Curalo.-
-Stai calmo, fammi vedere.- Machvise si china sul suo ex Ufficiale e arriccia il naso. -È profonda. Ha perso tanto sangue.- Si volta verso la porta. -Una bacinella d’acqua fredda, presto! Delle pezze!-
Baby 5 raccoglie un cuscino dal pavimento e lo sfila dalla federa. Tampona con quella la schiena del povero Diamante, e gli carezza anche lei la guancia e i capelli. L’uomo non emette un verso, né volta gli occhi verso di lei.
Quando accorre Jora con quanto richiesto, la stoffa candida è fradicia come uno straccio da pavimenti.
-Grazie, Jora. Abbiamo bisogno di te.- Machvise le indica l’altro lato del letto. -E anche tu, Baby 5. Dovrai passarmi quello che ti dico.-
Baby 5 si sorprende nell’udire la sua voce mormorare un “sì” duro e freddo. Manca quel brivido, quella scintilla di piacere a sentirsi richiesta e utile che tante volte ha fatto sorridere lei e la sua famiglia. Forse è la prigionia, ad aver tolto il fascino anche da quella piccola cosa. Forse sono gli occhi gonfi di lacrime di Diamante, il sangue che continua a scorrere dalla sua schiena, la sua pelle anemica e luccicante. Si posiziona di fianco a Machvise senza un fiato. Il sangue gocciola fino al tappeto, impregna il legno e la stoffa.
-Sei sicuro che vuoi restare, Pica?- domanda Machvise. L’altro annuisce, e con il pollice asciuga le lacrime dell’uomo ferito.
-Mi dispiace, Didi. Mi dispiace tanto.-
Diamante emette un ansito senza forma, serra gli occhi versando altre lacrime fin sul cuscino. Machvise infila un paio di guanti di plastica, e ne passa un altro paio a Baby 5 e Jora.
-Giacché sei qui,- dice a Pica, -aiutami a tenerlo fermo. Dobbiamo ricucirlo.-
-Nnnh…- sbava Diamante, ma Jora gli ha già infilato in bocca uno degli stracci. Lo rivoltano sulla schiena, la vecchia taglia via l’uniforme intrisa di sangue. La ferita è lunga come l’avambraccio di Baby 5, e così marrone e marcia da strapparle un gemito. Dovranno cambiare anche le lenzuola, quando avranno finito.
-A te.- Machvise porge a Jora un rocchetto di filo traslucido, da cui sporge la punta di un ago. Diamante singhiozza mentre la vecchia lo infila nella cruna. Lo stomaco di Baby 5 si stringe: persino la ferita pare una visione più gradevole di quel volto congestionato.
-Nnh…- Diamante ansima contro la stoffa, scuotendo la testa. Ha già abbastanza male: le dita tremano, i muscoli della schiena sono tesi. Gocce di sangue gli scorrono sulla pelle a ogni respiro, le lacrime si raccolgono sotto il suo mento. Baby 5 si chiede se abbia sentito dolore, quando Kyros gli ruppe il collo contro la tomba della principessa. Se l’ha sentito, non era questo.
-Didi.- Pica gli carezza la guancia col pollice. -Mi dispiace. Non sei patetico. Non morire, anche tu…-
Diamante rantola. La sua mano si solleva a stringere l’aria. Lo straccio scivola fuori dalla sua bocca.
-Pica,- strascica. -Pica. Ho riconosss-chiuto la tua voce. Parla con me. Parlami.-
Le mani del guerriero, enormi, tremano. Pica si ritrae, passandosi le dita nei capelli.
-D-Di cosa parlo?-
-Di quello che vuoi. Mi piace sentirti pa-parlare. Non lasciarmi. Parla con me, ti prego.-
Non lasciarmi – di nuovo. Mansherry possedeva poteri curativi, forse sufficienti per un collo rotto. Se Pica lo avesse portato via dal campo fiorito, dove giaceva svenuto ai piedi di Kyros e Rebecca, se lo avesse deposto accanto agli altri, vicino alla cella della principessa dei Tontatta… ma con i se non si suturano le ferite, e probabilmente i polsi di Pica hanno già pagato abbondantemente quell’atto disonorato. Ora i suoi occhi incandescenti parlano prima della sua bocca: ci vorrebbe un Imperatore per strapparlo via dal capezzale dell’ex Eroe del Colosseo.
-Sono qui.- sussurra, e c’è una crepa nel suo timbro stridulo. -Stavolta sono qui.-
Diamante sorride, rotea gli occhi verso il tetto della cabina.
-Hola, bebé.- esala. Un gocciolone di bava gli scorre fino al collo assieme alle lacrime. Le dita di Pica si insinuano fra i suoi capelli e gli massaggiano il cranio.
-Shh, non piangere. Presto sarà tutto finito.-
-Ti terremo ben fermo, Diamante-sama,- dice Machvise. -Finirà prima di quanto pensi. Ti daremo un sonnifero appena avremo finito.-
Baby 5 porge, di nuovo, lo straccio alla bocca del gladiatore ferito. Diamante sbatte le palpebre, due lacrime gocciolano fino al pavimento di legno.
-Procedete.-

Quando Jora ripone nella cassetta del pronto soccorso le forbici, l’ago e il filo, Baby 5 vorrebbe avere anche lei un letto così lussuoso, per gettarvisi sopra e dormire per un giorno intero.
Pica si massaggia la gola e tampona il volto bagnato di Diamante con lo straccio che gli chiudeva la bocca. Gli stampa un bacio sulla fronte. -È fatta. Ora dormi. Ti proteggo io.-
Il sole è basso contro l’orizzonte, una luce arancione e calda accarezza il pavimento dall’oblò sulla parete. Deve aver parlato per mezz’ora, senza interruzione, quando a Dressrosa un decimo di quel tempo sarebbe stata troppo. Adesso Baby 5 e gli altri interlocutori possono vantare una conoscenza approfondita sui significati astrologici delle pietre preziose.
-Non dobbiamo lasciarlo mai solo.- Machvise sfila il copriletto fradicio di sangue da sotto allo stomaco di Diamante e lo ripiega su sé stesso. -Ha molto dolore, e la febbre gli è risalita.-
-Dormirò vicino a lui, anche per terra. Lo porterò in braccio. Gli darò da mangiare.- Pica sbatte le palpebre e allarga il braccio davanti al corpo dell’altro uomo. -Lo merita. Già una volta ho…-
Machvise solleva la mano: -Non devi farlo perché ti senti obbligato.-
-Lo faccio perché devo,- dice Pica gelido. -Tu non puoi capire.-
-Lascia stare il ragazzo, ‘Vise. Visitalo, piuttosto.- Jora si alza appoggiandosi al muro. -Io vado in coperta e cerco di capire dove siamo.-
-Anche tu puoi andare, Baby 5. Siamo liberi grazie a te. Meriti di riposare.-
Baby 5 mormora un “grazie” e corre su per le scale. Ha il fiatone, sulla sommità, e l’aria fresca della sera le infiamma i capelli. Forse c’è una doccia, in quella nave. Quella massa informe e molle non le appartiene. Prima si scrosta via Impel Down di dosso meglio è.
Gladius sta rannicchiato contro il parapetto, avvolto in una coperta. Jora siede al suo fianco, con una mappa sulle ginocchia. Lao G tiene il timone. Dellinger guizza oltre il legno, piroettando tra le onde.
-C’è una doccia?- domanda.
-La sta usando Buffalo.- risponde il vecchio. -Ti conviene metterti in fila, vogliamo lavarci tutti.-
-Puzzo di Guardiano Demoniaco.- mugugna Gladius. Jora gli prende i polsi. -Sta buono, te. Non esplodere proprio ora-zamazu.-
-Non ci riuscirei comunque. Mi sa che non esploderò più per una settimana.-
Si stringe nella coperta, si massaggia le tempie. -Ho fatto esplodere i fottutissimi Cancelli di Giustizia. Pretendo una taglia da un miliardo come Katakuri.-
Le nuvole galleggiano miglia sopra le loro teste, trascinate lontano dal vento di traverso. Le gambe snelle di Dellinger emergono dalle onde e scompaiono di nuovo tra gli schizzi. Una chioma di capelli biondi luccica come oro al bagliore del tramonto.
-…iamo liberi!-
-Sì, lo siamo.- ansima Jora. -Liberi, e quasi del tutto insieme.-
Chissà cosa direbbero, loro due, se potessero vederci. Forse non avremmo passato tutto questo, se non fosse stato per il Padroncino. Ma non sono pensieri che vanno bene, non rivolti a chi la famiglia l’ha costruita. E Trebol… Baby 5 serra i pugni. Non è solo, è assieme a Vergo e Monet e nessuno mai lo dimenticherà. Non è giusto che gente come lui scompaia nel profondo del mare come un sacco d’immondizia. E sarebbe potuto accadere anche a lei.
-A proposito.- Baby 5 si rivolge a Lao G. -Grazie, per prima. Sarei morta, se…-
Un secondo di ritardo e avrebbe perso tutto. Combattuto per niente, non sentire mai più l’aria sulle guance e le voci della sua famiglia.
-Fare altrimenti sarebbe stato disdicevole.- il vecchio si massaggia il petto con le dita. -Te lo dovevo, dopo quello che ti ho fatto.-
Baby 5 strizza gli occhi. Sono stati chiusi là dentro per mesi, avvinghiati l’uno all’altro come animali in gabbia. Qualunque cosa le abbia fatto, probabilmente è rimasta sepolta nel ghiaccio.
-Fatto cosa?-
-Ti ho definita “conveniente”.- Lao G guarda il terreno, e Baby 5 capisce. Solleva la mano: non vuole parlare di quella giornata – come di qualunque cosa abbia preceduto quell’infame camminata – ma il vecchio scuote la testa. -Solo adesso mi rendo conto del mio errore. Trattarti come un oggetto d’uso per noi…-
-Aspetta.- sussurra Baby 5. Sorrideva e piangeva allo stesso tempo, combattendo dentro di sé
Inclina la schiena, in un mezzo angolo retto. -Ti devo le mie scuse, Baby 5. Non è conveniente, la parola che ti si addice. Direi piuttosto…-   
Baby 5 fa un passo indietro, serrando le dita dei piedi.
-…preziosa.-
Dovrebbe essere tutto dimenticato, come tutta la loro vecchia vita. Persino i volti che ricorda non somigliano a quelli che vede attorno a lei. Comandavo duemila soldati, Dressrosa mi si inchinava. Nessuno, lassù, avrebbe osato…
Deglutisce. Non è successo. Non succederà, non finché non è sola.
-Io…- si copre la bocca con le mani. -Non so cosa dire.-
Il vecchio drizza la schiena, il viso serrato in un’espressione di dolore. Il freddo non avrà fatto bene ai suoi acciacchi, eppure si è inchinato per lei.
-Va bene anche un grazie.- ansima. -Con…-
-Con la “G”. Lo so.-
I suoi veri nonni non li ha mai conosciuti. Probabilmente erano da qualche parte in quella sterminata distesa di croci. O forse sua madre non ha mai avuto genitori: è emersa dalla sporcizia come un verme e ha cominciato a strisciare senza mai provare ad alzarsi.
Affari suoi. Baby 5 stringe il polso di Lao G e sorride all’orizzonte sconfinato.

Machvise emerge da sottocoperta con le spalle basse. Come quando Sadi-chan se l’è preso, pensa Baby 5, ma dovranno dimenticare anche quello. Non c’è più passato, per la Famiglia Donquixiote. Dressrosa è la vita di qualcun altro, e nessuno vorrebbe vivere a Impel Down.
Dellinger è avvolto in un asciugamano, e sorride ansimando di fatica. Sugar giace contro le ginocchia di Señor Pink. Il moncherino della destra, avvolto in bende pulite, è appeso al suo collo con uno straccio pulito.
-Come sta Mr. Diamante?- domanda Lao G.
-Dorme.- dice Machvise grave. Si siede contro il parapetto, asciugandosi la fronte. Persino Sugar solleva il capo da terra. Ha gli occhi a mezz’asta, rossi, i capelli scompigliati. Sembra una di quelle bambine lacrimanti che i Nobili terreni si vantano di adottare negli articoli di giornale. Nemmeno Baby 5, quando ancora era sola, sognava che qualcuno di loro la trovasse. E meno male che non è andata così.
-Pica gli ha dato delle pillole.- riprende Machvise. -Le abbiamo trovate nel cassetto del commodoro.-
-Gli faranno bene?- domanda Señor Pink. L’altro lottatore scuote la testa. -Abbiamo dovuto. Aveva troppo dolore.-
Jora stringe Dellinger a sé. -Quel poveretto ne ha passate tante. Amava Trebol più di tutti noi. Speriamo che questa parentesi adorabile di Pica duri a lungo.-
-Durerà.- sogghigna il ragazzo. -Fidati. Quando prendi la strada giusta non ti sai più fermare. Gli farò le unghie, costi quel che costi.-
Dellinger è l’unica cosa familiare, in quel mare ignoto.
-Comincia a fare buio. Spero che Buffalo faccia in fretta, in cucina.- Senor Pink si alza, trascinandosi verso sottocoperta. Machvise piega la mano in un gesto di saluto.
-Una cena come si deve? Forse esiste un Dio, da qualche parte. Peccato che ai Marine non piaccia la pizza.-
-Io spero solo di togliermi presto questo straccio.- Gladius tira un lembo della sua uniforme a strisce. -Rivoglio la mia gonna.-
-Se esplodi adesso,- mormora Sugar sollevando il moncherino fasciato, -ti staccherò la testa a morsi.-
Gladius apre la bocca, e la richiude subito dopo. È stata coraggiosa, e come tutti i guerrieri ha bisogno di riposare. Gladius le appoggia una mano sulla spalla, massaggiandola. La donna-bambina sbatte le palpebre.
-La prossima doccia è mia.- ringhia. -E spero che sia calda.-
Gladius le stringe la spalla. -Ti do una mano volentieri, Dopo tocca a me.-
-E dopo a me.- si fa avanti Baby 5.
Non è sicura di voler vedere che aspetto ha. Le sue mani coperte di croste, le unghie crepate, i capelli che si sfilacciano quando ci passa le mani: un’altra cosa che non assomiglia a ciò che dovrebbe essere. Dovrà liberarsi, a un certo punto, dell’odore dell’Inferno. Quello del mare è molto più dolce, e le riempie le narici come una carezza.
Jora estrae una coperta da una cassa e gliela porge.
-Intanto prendi, cara. Mettiti al calduccio. Niente più freddo, per noi.-
Il sole scompare oltre l’orizzonte, illuminando il cielo di colori che Baby 5 aveva dimenticato. Si stringe nella coperta e sospira verso le nuvole, pregando che cancellino presto dai suoi ricordi quel triste soffitto di pietra.


A.A.:
Challenge finita, trilogia conclusa, ed eccoci qua: di ritorno in lidi conosciuti.
Se pensavate che le sventure dei miei Figli si concludessero con la fuga, siete in errore. Adesso che Magellan, Sadi-chan, Hannyabal e gli altri sono tornati alle loro vecchie sembianze (e sì, la ragione per cui Sugar è crollata è esattamente per farli tornare indietro, non volevo certo sottoporli al Trattamento Kyros), tutta la Marina possibile e immaginabile starà dando loro la caccia. Senza capitano, senza nulla per cui combattere, bisognerà ricominciare tutto daccapo. E non sarà AFFATTO facile, anzi.
Intanto mi sono presa un po’ di tempo per parlare del rapporto padre-figlio più adorabile della storia di One Piece. Anche perché non è che ce ne siano molti altri. I padri che vediamo si relazionano quasi sempre con le figlie femmine (Cobra, Neptune, Kyros, Riku, Pound). Poi abbiamo Homing, che appare dieci minuti e suo figlio lo odia, Yasopp che ha abbandonato il figlio per fare il pirata, Dragon che non si capisce che faccia, Garp che non vede il figlio da anni, il padre di Sabo che lo trattava abbastanza a pizze in faccia, Morgan che ha preso il figlio in ostaggio, Judge che è meglio non commentare, Roger che suo figlio non l’ha mai visto… complimenti a Capone Bege che va contro la massa, allora. E a Diamante, of course.
Qui finalmente vediamo un altro aspetto oscuro del rapporto tra Pica e Diamante: il fatto che Pica è stato un po’ una merdina. La scena in cui rimprovera Diamante per essere stato sconfitto da Kyros (“Diamante. A top executive of the Donquixiote Family shouldn’t look so pathetic”) mi ha sempre fatto strano. Non erano una famiglia? Non dovrebbe preoccuparsi per lui? Certo, Diamante non si è accorto in vent’anni che suo figlio è autolesionista – non ci si può aspettare che Steven Tyler, il signor “facciamo una cover di questa canzone” “siamo noi, idiota” sia particolarmente attento a ciò che accade attorno a lui, ma avanti, sei padre, fai il padre – ma non è una buona ragione per infierire. Quando Pica scende sottocoperta a vedere come sta Diamante ripete non a caso la stessa cosa che aveva detto a Zoro: “devo fare una cosa”. Ma non siamo troppo critici con lui: dopotutto mostrare affetto per il prossimo non è da Veri Womini, e chissà quanto avrebbero riso Kyros e Rebecca a vederlo fare così. Un processo mentale che non ha senso, ma abbiamo capito che Pica non ragiona, e se deve essere meno represso e più sicuro di sé dovrà imparare tante altre cosette.
Scopriamo inoltre l’ALTRA ragione per cui Lao G salva Baby 5 dall’annegamento, anziché il più capace Dellinger. È stato proprio l’atteggiamento di Lao G a far finire Baby 5 nelle grinfie di Sai, chiamandola “conveniente” e cercando di mostrarla come un’inerme vittima della famiglia che non dovrebbe essere e non è mai parsa. L’inchino che egli le dedica, a quarantacinque gradi, è considerato nella cultura giapponese segno di grande rispetto.
Altri chiarimenti: la famiglia Donquixiote non sembra avere ruoli ben definiti nell’equipaggio, così li ho assegnati un po’ casualmente. Ho deciso di fare di Machvise il medico di bordo perché… IDK, per dargli un ruolo più chiaro.
Per ora direi che è tutto: alla prossima.
Lady R
  
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