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Autore: Cora_Blackwood    26/11/2019    0 recensioni
In un mondo devastato dalla guerra, uno dei figli del dittatore Joe, Max si è innamorato di una dei leader della resistenza che lotta per avere la libertà. Il giovane soldato è pronto a voltare le spalle alla sua famiglia e a sacrificarsi per la libertà e soprattutto per amore della ribelle. Ma un matrimonio inaspettato causerà l'inizio di uno scontro, la fine per molti.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intanto Deva stava discutendo con gli altri due leader della resistenza dei piani per l'attacco al carico che sarebbe partito presto. 
- Qualsiasi cosa accada questi sono i piani, dovete attenervi ad essi. 
Era appoggiata con entrambi i palmi sulle carte e li guardava con attenzione, erano fogli volanti che continuavano ad arrotolarsi, un po' ingialliti e chiazzati d'acqua. 
- Non mi fido di quel Max...
Il ragazzo davanti a lei sollevò la testa da una delle cartine che ritraeva il motore di un loro camion. I suoi occhi la guardarono con astio, sapeva che non era per lei ma per ciò che stava pensando.
- Io mi fido di Max, lui ci aiuterà... 
Si ritrovarono l'uno contro l'altro guardandosi arcigni e l'aria di sfida. 
- Ti fa dimenticare anche il mio nome questo Max? 
Ghignò il ragazzo, facendole venire dei brividi; arricciò il naso ed espirò profondamente. 
- Dimentichi tutto per lui Deva?
Continuò a provocarla ostinatamente, per un attimo lo guardò stupita, senza parole. 
- Ti conviene darci un taglio Yanez. 
Lo fulminò con lo sguardo e con rabbia piantò sul tavolo un pugnale estratto dalla cintura. 
- Basta voi due, Max è qui. 
Irruppe il terzo leader, biondo come la sabbia sotto il sole cocente del mezzogiorno. 
Lo stava guardando un po' perplessa, cercando di nascondere la furia e la discussione che era appena stata interrotta: Max aveva il fiatone e sembrava spaventato. Entrò nella caverna col petto gonfio di ansia e appesantito da quello strano peso che sentiva sempre e costantemente. 
- Che succede? Hai l'aria sconvolta. 
Abbozzò un sorriso sbilenco, le tremava l'occhio destro forse a causa dell'accumulo di nervi. 
- Devo parlarti d'urgenza... In privato. 
La voce gli tremava ed era tesa come la corda di un violino. Gli si avvicinò e fece scivolare la sua mano in quella di Max trascinandolo fuori in un corridoio della caverna, mentre lui aveva inquadrato con lo sguardo colmo di riluttanza Yanez. 
- Noi ci vediamo questa sera con gli altri... Ora andate.
Disse al terzo ragazzo che si trascinò a parlare con Yanez. 
Quando fu abbastanza sicura che fossero fuori dalla portata dell'orecchio dei due, Deva prese fra le mani il volto di Max, ancora con gli occhi stravolti. 
- Max, cosa c'è? Cos'è successo?! 
Lo intimò con terrore. 
- Joe... Si tratta di lui, ha deciso di... 
La voce gli cadde in gola. Le si avventò sulle labbra sussurrando con fretta. 
- Mi dispiace, non lo sapevo... l'ho saputo questa mattina... 
Si scansò ancora più perplessa di prima, lo guardava con gli occhi languidi come i suoi e il cuore le accelerò in petto, continuava a crescerle il magone in gola ostacolando l' ossigeno. 
- Joe ha deciso di farmi sposare con la figlia del Mangia Cuori...porterò io il carico a Ubar. 
Quell'espressione si cancellò dal volto abbronzato di lei in un attimo, contrasse la mandibola e ridusse le labbra ad una sottile linea rosa. Gli occhi scuri divennero pietra tagliente. 
- E tu... Hai deciso di venire qui a dirmi che hai accettato? Lasciare quello per cui lavoriamo da tempo?! 
La sua voce divenne bassa e non la solita piacevole e sonora. Lo spinse con entrambe le mani sul petto come una furia, il magone le si ruppe in gola sprigionando angoscia e rabbia. I suoi pensieri vorticavano in un turbine di dubbi. 
- Ho rinunciato a tutto per te Max! Ho rinunciato alla protezione di me stessa, ho rinunciato a tutto! 
Avanzava sempre con passi pesanti e furiosi, gli urlava contro con quella voce che stranamente pensava che gli donasse. 
- Fammi parlare Deva! 
Non controllò più la sua emozione: irritabilità. 
Cadde in preda di quell'irritazione; si sentiva strano, arrabbiato con sé stesso, voleva piangere, ma contemporaneamente gli dava sui nervi quella reazione improvvisa di Deva. Aveva preso la ragazza per un braccio e adesso la stringeva con una pressione più forte del solito, alzò il pugno, sbattè contro la parete Deva frenandosi e colpendo la parete mentre lei strizzava le palpebre. Poi ritornò in sé smettendo di stringere i denti. I sensi di colpa gli strinsero il cuore. 
- Non sono qui per lasciarti andare Deva. Sono qui perché volevo dirti di anticipare tutto. Attaccheremo domani nel tardo pomeriggio quando partirò, verrai tu a vedere la mia partenza...
Sentì un rumore insolito e guardò l'ambiente circostante: solo pietre, niente di sospetto a parte un sassolino caduto dalla parete. Non diede peso ad esso e continuò: - Io ti farò un segnale e quando sarò sicuro che potete attaccare virerò la rotta e porteremo il carico altrove, poi convinceremo il governo ad abdicare. Lo uccideremo se necessario. Sta notte verrò e spiegherò tutto meglio anche agli altri, te lo prometto. Ora sono di corsa...
Lei annuì con lo sguardo perso nel vuoto, stava crescendo qualcosa fra il suo stomaco e il suo sterno, qualcosa che non riusciva a decifrare. 
- Deva guardami ti prego... 
La voce gli si incrinò e gli occhi si inumidirono.
- Mi dispiace per prima, mi dispiace... 
Allungò le sue mani verso quelle di lei, ma in un primo momento lei si sottrasse a quel gesto. Ora la rabbia aveva preso il sopravvento. 
- Io devo andare ora, ma tornerò Deva, fosse l'ultima cosa che faccio. 
Uscí da quel luogo, seguito dalla ragazza ammutolita, e si scontrò col ragazzo che più detestava: Yanez. Aveva forse ascoltato tutto? Era cosí nervoso che accarezzò i capelli di Deva, ancora persa fra i suoi pensieri, e uscí senza riflettere troppo. 
- Lo dicevo io... Non c'è da fidarsi di quel figlio della guerra. 
Il dubbio e la confusione continuarono ad accrescere dentro di lei, in quel maledetto punto che sembrava volesse prendere fuoco; non la fecero parlare, ma voleva tanto picchiare e prendere a parole pesanti il ragazzo moro. Con rabbia nei confronti di Yanez e nei confronti del mondo intero in cui era intrappolata senza via di uscita, uscí dalla grotta senza parlare con nessun altro, diretta verso una meta ignota: qualsiasi posto andava bene purché lei potesse stare sola a riflettere e a pensare. 
Continuava a camminare nel deserto senza meta. 
Yanez forse aveva ragione, forse non si poteva fidare di Max, ma se lo amava, come faceva a non fidarsi di lui? Ma a cosa stava pensando di preciso? Era persa fra miliardi di parole, migliaia di frasi. Voleva davvero tutto questo? Forse doveva solo concentrarsi sui suoi doveri. Si sedette sulla sabbia calda, prese la testa fra le mani confusa; i pensieri non smettevano di fluire nemmeno per un secondo. E se Max l'avesse tradita cosa sarebbe successo? L'avrebbe fatta scoprire? Avrebbe fatto saltare i pieni dei ribelli? Un'immagine le percorse la mente: una scena piena di violenza e morte. Doveva porre fine a tutto quello prima che avesse luogo. La domanda che più le faceva male era: si fidava ancora di Max? 

Aronne aveva trovato la persona giusta per fare spiare la ragazza che lo aveva sfigurato in pubblico.
Aveva saputo che quest' uomo, Gordon, faceva parte della resistenza contro il padre e conosceva Deva, la ragazza su cui si era messo alla ricerca. Quando si fermò a riflettere gli vennero a mancare le ginocchia. Suo fratello Max era praticamente parte integrante della resistenza, adesso cominciava a temere per lui, per la sua vita, se il padre lo avesse saputo lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte, doveva intervenire. Quella mattina in assenza di Max, uscí per andare a cercare Gordon e parlargli dei suoi nuovi piani. 
- Eccolo il disgraziato, vedi un po' con chi mi tocca parlare...
Si lamentò fra i denti il ragazzo; aveva visto l'uomo accasciato a terra dormiente. Gli si avvicinò e gli poggiò uno scarpone sull gamba scuotendolo. 
- Sono sveglio Mar... Sono sveglio! 
Disse saltando a sedere l'uomo sudato. 
- Mi dispiace ma io non sono Mar... 
Lo guardò con la testa inclinata da un lato. 
- Dimmi che sta bene!
Si alzò di fretta minacciando Aronne. 
- L'ho fatta uscire dall'Harem di Joe... Era ancora fra le vergini di Iðunn, la dea della gioventù eterna. 
- Cosa vuoi? Ti ho detto tutto quello che volevi e ora? 
- Non ti limiterai a spiarla...tu devi ucciderla, è un ostacolo per quel ragazzo e il suo lavoro. Non ti serve altro da sapere, tu uccidila e la tua innamorata sarà libera dalle grinfie di quel lurido porco.
Gordon annuì con furia e lui senza dire una sola parola andò via guardandosi attorno, assicurandosi che nessuno li avesse visti.
Se voleva tenere al sicuro quello che gli era rimasto, doveva eliminare il problema a monte.

Spazio autrice:
/ salve a tutti, ho avuto un piccolo problemino come potete vedere, perdonatemi la gaf. 
   
 
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