Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: LazyBonesz_    28/11/2019    1 recensioni
Eren Jaeger si sta preparando per il college da tutta la vita, nascondendo la propria personalità per trovarne una nuova. Ma il tempo sta per scadere e gli rimangono un paio di mesi prima dell'inizio dell'anno. L'unica soluzione è usare come cavia del proprio piano Levi Ackerman, suo compagno di scuola.
***
A Levi Ackerman non piace quasi nessuno e la sua filosofia di vita consiste nel farsi notare il meno possibile e stare lontano da persone come Eren. E proprio il suo carattere sarà il motivo per cui verrà scelto nel suo piano strampalato: trovare la personalità adatta per affrontare al meglio il college.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tornare fu quasi una benedizione, non ne potevo più di stare a letto senza far nulla. Avevo pulito casa più di una volta per far passare il tempo ma ormai era così tanto in ordine da risultare noioso e inutile. 

Quando arrivai alla piscina trovai Eren che sistemava le sdraio accuratamente. Quasi non potevo crederci, solitamente dovevo costringerlo per farlo lavorare. 
Poggiai la mia bici e lo raggiunsi, cercando di capire cosa avrei dovuto aspettarmi da lui ma sembrava non avere nulla di strano addosso. 
Si voltò dopo aver sentito i miei passi e il suo sguardo smeraldino incrociò il mio. 

"Hey, sei tornato", disse con un piccolo sorriso imbarazzato. A quanto pare aveva preso sul serio il discorso del giorno prima poiché era vestito normalmente, senza nulla che catturasse particolarmente la mia attenzione. 
Oh, forse le sue braccia ma non volevo ancora ammetterlo a me stesso. 

"Sfortunatamente", lo presi in giro, sollevando leggermente un sopracciglio quando le sue guance si tinsero di un tenue e adorabile rosa. Non sapevo neanche perché il mio cervello formulasse certi pensieri. 

"Ho già sistemato le sdraio", disse dopo qualche secondo di silenzio. Mi limitai ad annuire e presi posto sotto a quello che era diventato il nostro ombrellone. Tirai fuori una sigaretta dal mio pacchetto e la misi fra le labbra, lasciandola in bilico fra di esse. Lo sguardo di Eren era puntato su di me così mi voltai, cercando di capire se dovesse parlarmi o meno. 

"Ne vuoi una?" domandai, sapendo già la sua risposta. Era praticamente ovvia e infatti scosse prontamente la testa. Mi resi conto che non sapevo quasi nulla sulle sue abitudini eppure non era uno sconosciuto ai miei occhi. Era come se avessi scoperto dei lati del suo carattere che non era riuscito completamente a nascondere. 

Feci uscire il fumo in uno sbuffo, indirizzandolo verso di lui, trovando divertente quando iniziò a tossicchiare. 

Carino. 

"È così strano, non mi sento a disagio con te", disse a un certo punto. Quel commento fu piacevole, ero quasi tentato di sorridere ma mi trattenni. Le reazioni del mio corpo iniziavano a preoccuparmi. 

"Questo è perché non mi hai ancora detto che musica ti piace. A seconda della risposta potrei insultarti pesantemente", gli dissi, assottigliando il mio sguardo. Era divertente vedere come reagiva, il suo viso era parecchio espressivo. 
Feci qualche altro tiro prima di finire la sigaretta che lasciai nel posacenere. 

"Quella musica pop coreana", disse e quasi sgranai gli occhi ma poi si mise a ridere. Quindi era anche in credo di fare delle battute. 
Petra adorava quel genere, bastava lei con questa fissa, due persone non le avrei sopportate. 

"Ho sempre ascoltato i cd dei miei genitori. Beatles, Eagles, Clash, Bob Dylan, vari generi", mi rispose seriamente stavolta. 

"Sofisticato. Comunque ti stavo sfottendo, non sono un grande esperto. Tutto ciò che faccio è evitare il pop e il raeggeton", dissi, socchiudendo gli occhi davanti alla luce del sole che riusciva a raggiungermi anche da sotto l'ombrellone.

Non disse nulla e rimanemmo un silenzio. Non fu spiacevole ne imbarazzante. Entrambi sapevamo della presenza dell'altro e ce la godevamo anche in questo modo. Era strano, non mi ero sentito mai così a mio agio con qualcuno che non fosse Petra o mia madre. 

Sentimmo i primi bambini arrivare dopo qualche minuto e fu Eren a raccogliere le banconote. Rimasi a guardarlo dal mio posto, studiandolo meglio ora che non poteva accorgersene. Indossava dei pantaloncini beige e una maglietta verde acqua, così simile al colore dei suoi occhi. Dio, lo preferivo dieci volte in questo modo e non capivo perché. Cosa c'era di così interessante in lui? Era solo il suo aspetto fisico ad attirarmi?

"Shadis è stato gentile a tenere aperta questa piscina", disse mentre tornava verso di me, poggiando la cassetta dei soldi sul tavolino. 

"Shadis è un bastardo geniale. Sa che tutti i bambini della città vengono qui", commentai, scrollando le spalle. 

"Lo fa per loro. Mi ricordo quando ero piccolo e non c'era nulla con cui rinfrescarci", raccontò, poggiando il suo sguardo sull'acqua della piscina. 
Lo ricordavo anche io, in questa cittadina c'è un caldo pazzesco per più di tre mesi. Non è un estate normale, è l'apoteosi dell'estate. È come stare all'inferno senza averlo meritato. 

"Lo avrei fatto anche io, al suo posto", riprese, curvando le labbra in un leggero sorriso. 

"Sei troppo buono, io me la sarei tenuta per me."

"Non l'avresti condivisa con me? Dopo aver spostato tutte le sdraio da solo", borbottò, imbronciando le sue labbra morbide. 

Lo fissai un po' troppo senza rendermene conto e lo vidi arrossire ancora una volta. E la cosa mi fece estremamente piacere. 

"Ahm, non lo so. Dovresti fare qualcos'altro per meritarlo", sollevai un sopracciglio, godendomi totalmente la sua espressione imbarazzata. In modo positivo. Era così divertente spiazzarlo. 

Ma poi rispose. 

"Potrei farti molte cose", disse, ritrovando la sicurezza. Era questo che mi attirava, il modo in cui riusciva sempre a sorprendermi. La mia vita era sempre stata formata da una serie di cose monotone. Avevo fatto sempre le stesse cose e visto le stesse persone. 
Poi avevo parlato con Eren. Ogni suo pensiero era in contrasto con il mio, il suo stesso carattere sembrava l'opposto del mio. Ed era tutto tranne che noioso. Anche quando era semplicemente se stesso. 

E volevo sapere ancora di più. 

"Wow, Eren, apprezzo il tentativo di corrompermi ma no, solo io farò il bagno nella mia piscina", dissi, scrollando le spalle. Ogni tanto controllai i bambini, non volevo che accadesse qualcosa come l'ultima volta. 

"Stronzo."

Feci una smorfia quasi simile a un sorriso e notai la sua espressione dopo averlo fatto. Le sue labbra erano curvate verso l'altro. Avevo già detto che adoravo le sue reazioni? 

Il resto della giornata trascorse normalmente fino all'orario di chiusura. Sistemai le varie sdraio con Eren finché non sentimmo il rumore del cancello che si apriva. 
Uscii dallo sgabuzzino e vidi Petra con un ampio sorriso sulle labbra. 

"Mi mancava il nostro venerdì", disse per poi guardare Eren alle mie spalle, "hey!", lo salutò piena di entusiasmo, come al solito. 
Poi i suoi occhi si illuminarono e capii cosa volesse fare. 

"Ti va di venire con noi? Non faremo nulla di strano, andiamo a mangiare al diner", spiegò quando Eren si incupì. Ora qual era il problema?

Lo guardai confuso mentre scuoteva la testa per rifiutare. Aggrottai la fronte e gli presi un polso fra le dita, portandolo con me nello sgabuzzino. Forse avevo capito cosa stava succedendo. 
Chiusi la porta e poggiai le mani sulle sue spalle. Il suo sguardo incrociò il mio per qualche secondo prima di abbassarsi tristemente sulle sue scarpe. 

"Non credo di essere pronto", disse a bassa voce. Corrugai la fronte. 

"Eren, vuoi capire che non hai niente che non vada?"

"T-ti sbagli. È già molto che riesca a essere me stesso con te", sussurrò. Mi si strinse il cuore e strinsi la presa sulle sue spalle per cercare di consolarlo. Non ero molto bravo in questo. 

"Ascoltami perché non lo ripeterò due volte. Tu vai benissimo così come sei. Dio, sei riuscito a farmi affezionare a te. Capisci? Io che mi affeziono a qualcuno in poche settimane, è assurdo. Ammetto di non conoscerti ancora così bene ma sei... particolare, in senso positivo. 
Merda, fa schifo questo discorso. Quello che voglio dirti è di lasciarti andare ed essere te stesso. Non so cosa sia successo per averti causato questa paura ma sei al sicuro con noi, te lo prometto. Sei al sicuro con me", dissi senza ragionare troppo su quello che dicevo. Per una volta lasciai uscire ciò che la mia mente formulava senza mettere filtri. 

Eren mi guardò negli occhi e il mio cuore iniziò a battere senza controllo. 

"Mi stai dicendo che vuoi proteggermi?", mormorò e mi sentii davvero in imbarazzo ma annuii. 

Mi sorrise dolcemente e mi sciolsi letteralmente davanti alla sua espressione più serena. 

"Voglio che tu creda in te stesso", ammisi, avendo paura di cosa sarebbe potuto succedere a breve. Eravamo davvero vicini e sentivo l'urgenza di annullare la distanza rimasta. 

Feci scivolare una mano fra i suoi capelli castani e premetti le dita sulla sua cute. La sua testa si avvicinò alla mia, inclinandosi verso di me. Il mio cuore batteva fottutamente tanto. 

"Si può sapere che segreti vi state dicendo?", disse una voce dietro di me. Alzai gli occhi al cielo e feci velocemente un passo indietro, voltandomi verso Petra. A giudicare dal suo sorrisetto era ben consapevole di aver interrotto qualcosa e non le dispiaceva per nulla. 

"Parlavamo male di te", commentai, dandole una leggere gomitata prima di uscire dallo sgabuzzino, seguito da un imbarazzato Eren. 

Alla fine venne con noi. 

Raggiungemmo il diner a piedi dato che la mia bici non avrebbe mai sopportato il peso di tre persone. 
Prendemmo posto in un tavolo in fondo per poter parlare indisturbati. Eren era molto teso e continuava a giocare con le sue dita. Stava uscendo dalla sua comfort zone ed ero fiero di lui. 

"Quindi, ti sei iscritto al college? Cosa studierai?", chiese Petra, sembrando davvero curiosa della risposta del ragazzo. 

"Lingue", si limitò a dire. Questo non lo sapevo neanche io. Ogni nuova informazione era ben accetta. 

"Lingue orientali", continuò. 

"Che figata. Perche questa scelta?"

"Mi piace viaggiare e mi piace conoscere nuove culture. Un passo fondamentale per farlo è imparare altre lingue. Vorrei andare ovunque, sperimentare nuovi modi di pensare e nuovi punti di vista", disse, molto più a suo agio. 
I suoi occhi brillavano quando parlava di qualcosa a cui era davvero interessato. Era una bella visione. 

"Quindi andresti ovunque? Non hai qualche preferenza?"
Petra sorrideva mentre gli parlava, mostrandosi interessata. Avrei voluto sapere che espressione avevo al momento ma ero sicuro di sembrare un idiota trasognato. 

"Uhm, no. Ogni posto mi interessa, per me non c'è niente che non valga la pena di essere conosciuto. Non so, le differenze che ci sono mi sembrano così affascinanti", disse alzando le spalle. Poi mi guardò e mi sentii colto in flagrante. Questo ragazzino aveva fin troppo potere su di me. 

"E tu cosa vuoi studiare?", domandò poco dopo, timidamente. 

"Letteratura", dissi. Eren aggrottò la fronte leggermente ma poi mi rivolse un sorriso. 

"Perché?"

"Perché mi piace", borbottai. Non volevo aprire qualche discorso profondo su quello che mi piaceva. 

"Fa tutto il duro e si commuove davanti a una poesia", disse Petra con una risata. La fulminai con lo sguardo. 

"Non lo avrei mai detto... devi dirmi il perché ora!", disse, sembrando un bambino arrabbiato. 

Sospirai, passandomi una mano fra i capelli. Non era qualcosa che riuscivo a spiegare a parole. Era una sorta di attrazione. Mi piaceva leggere ma non era solo questo. Mi piaceva il fatto di riuscire a esprimere con delle parole delle sensazioni. Mi piaceva il fatto che quelle frasi sarebbero rimaste per sempre. Mi piaceva scoprire come le persone avevano percepito la realtà al loro tempo. E consideravo ogni testo che era arrivato fino a noi qualcosa di estremamente prezioso perché grado di farci scoprire qualcosa di nuovo a cui non avevamo mai pensato e che attualmente non c'è più. 

"Vi odio", sospirai, "mi piace leggere, questa è l'unica spiegazione che otterrai", dissi ad Eren, immergendo il mio sguardo nel suo, così luminoso. 

"Mi piacerebbe leggere i tuoi libri preferiti", sospirò, fissandomi come se ci fossi solo io nella stanza, "potrebbero dirmi qualcosa su di te."

Non potevo dire di non sentirmi lusingato e allo stesso tempo, spaventato. Per me la lettura era qualcosa di intimo e personale, eppure volevo condividerla con Eren. Volevo piacergli seriamente. 

"Ahm, si può fare", mi limitai a dire, rendendomi conto che ci fosse anche Petra con noi e probabilmente si stava godendo il nostro piccolo spettacolo imbarazzante. 

"Siete carini", disse con un sospiro e sorridendo dolcemente. Dov'era la pala per scavarmi immediatamente una fossa sotto di me? 
Guardai Eren, notando le sue guance arrossate, cosa che gli succedeva davvero spesso. 

Dopo cena andammo verso il parco, trovandolo deserto e un po' inquietante per via del vento caldo che soffiava, scuotendo le chiome degli alberi e l'erba ingiallita. 
Eren si sedette su un'altalena e decisi di seguirlo. Il suo sguardo era puntato sul cielo. 

"È bellissimo e così spaventoso", mormorò. Lo imitai e osservai le stelle che brillavano su di noi. Erano ben visibili grazie alla luce assente dei lampioni. Immaginare qualcosa di infinito mi procurava dell'angoscia, probabilmente era questo che intendeva con "spaventoso".

"Il mondo è pieno di cose meravigliose, è per questo che voglio viaggiare", continuò. Iniziai a spingermi con i piedi, dondolando lentamente, avanti e indietro. Piacerebbe anche a me andarmene da questo posto, cercare qualcosa di migliore. Ma i nostri motivi erano diversi. 
Io volevo solo fuggire. 

"Levi, ti piacerebbe partire con me?"

I suoi occhi verdi mi guardarono e mai mi sembrarono più belli che in questo momento. Il loro colore era assurdo ma era la vitalità in essi che mi spiazzava. Eren stesso mi spiazzava. 

Dissi "si" senza neanche rendermene conto. Ma era la verità, avrei voluto vedere i suoi occhi ardere di curiosità mentre scopriva qualcosa di nuovo. 

Mi sorrise ampiamente e il mio cervello se ne andò da qualche parte, smettendo di funzionare. 

"Potresti leggermi il tuo libro preferito in una notte come queste, in un posto lontanissimo da qui. Magari sotto il cielo africano oppure in Islanda, in una casa in legno. O sulle Alpi, in un rifugio. Sarebbe bellissimo", sospirò sognante. 
Non sapevo cosa dire perché era riuscito a lasciarmi senza parole ancora una volta. Il vero Eren, senza nessun filtro, era fantastico, interessante, pieno di lati da scoprire. 

"Sarebbe bello", mormorai, sentendo l'emozione, per la prima volta, di iniziare a provare interesse per qualcuno.

 
   
 
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