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Autore: RobLucciswife    28/11/2019    1 recensioni
Ciao a tutti e grazie per essere qui. Sono appena arrivata su questo favoloso portale ed ho deciso di diventarne parte attiva pubblicando la mia prima storia. Come si evince dal mio nick amo parlare di Rob Lucci, il mio mito assoluto ma anche, di tutti i personaggi che abbiano condiviso parte della propria esistenza con lui.
Da qui la scelta di iniziare con Pauly, dedicandogli un momento in cui potrete conoscerlo non solo come carpentiere ma come uomo.
Ho cercato di fare suoi, i miei pensieri riguardo l’accaduto della notte dell’incendio di Water Seven.
Dopo una festa in suo onore in quanto nuovo presidente di Water Seven, eccolo nelle vesti di un uomo tradito con l’unico confidente al corrente delle sue pene: Il suo grande maestro Iceburg.
Grazie dell’attenzione, buona lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iceburg, Kaku, Kalifa, Paulie, Rob Lucci
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Bene Kaku, ora tira fuori la lingua.. bravissimo, così”.

 

Il dottore dalle mani profumate annotò qualcosa sul proprio taccuino, per poi dire:

 

“Andiamo nella sala di fronte, seguimi.”

 

Il bimbo con solo un paio di mutandine a righe indosso, lo seguì timidamente. Lesse sulla porta d’entrata “ Sala Douriki ”.

“ Che cosa sono questi Douriki? Speriamo non titoli di studio.. io so leggere e scrivere ma non sono mai andato a scuola.. ma no! Cosa possono centrare queste cose con l’addestramento che mi diceva Lucci..?” pensò Kaku tra sé e sé varcando la soglia.

Appena entrato nell’enorme palestra si guardò intorno meravigliato: v’erano attrezzi stranissimi, mai visti prima, parevano quasi strumenti di tortura. Sulla destra un macchinario avente una cinghia di cuoio con legata all’estremità una maniglia d’acciaio, a sinistra una sagoma di legno con molteplici fori similari in tutto a quelli che aveva visto sul corpo del suo aguzzino il giorno prima, davanti a sé: una macchina che sembrava essere un misuratore di qualche cosa di indecifrabile, costituita da una lunghissima sbarra graduata con un cuscino posto sul numero “0” e la scritta “Max 2000” sull’ultimo altissimo vertice. Lesse altre due parole: “Douriki Rankyaku”.

Giratosi verso gli altri attrezzi, appurò che la scritta “Douriki” era appuntata ovunque, seguita da un altro nome stranissimo ai suoi occhi per ciascun macchinario.

 

Al fondo della palestra era presente anche un uomo di alta statura, dai muscoli talmente massicci che pareva stesse per esplodere da un momento all’altro e molteplici vene lo facevano apparire una carta geografica vivente. Egli in silenzio teneva tra le mani pelose una cartellina ed una penna.

 

“Bene Kaku, avvicinati.”

 

Il medico era fermo accanto proprio all'attrezzo dotato della cinghia di cuoio, lo seguì anche lo strano tizio dai muscoli d’acciaio.

 

“Sei mancino o destrorso?”

 

“D-destrorso..”

 

“ Molto bene. Adesso stringi con la mano che utilizzi questa maniglia, al mio VIA tira con tutta la forza che hai. Sei pronto?”

 

“S-sì..”

 

Il Dottore premette un bottone sulla destra dello strano congegno che emise diversi tremolii, mentre una piccolissima sbarra quadrata sopra la cinghia si illuminò. Kaku lesse “ Douriki Arms “.

 

“ VIA “

 

Tirò con tutta la forza che aveva nelle esili braccia, notando che un cursore illuminava diversi numeri. Quando era in procinto di mollare la presa, la freccia scendeva rapidamente verso lo zero.

“ 1 Douriki! “ disse il medico al nerboruto assistente che provvide ad annotarlo immediatamente sul foglio pinzato alla cartellina.

Dopo di che, spense il macchinario dirigendosi verso la sagoma lignea bucherellata in più punti.

 

“ Adesso Kaku, il mio assistente sostituirà questa sagoma dalla fisionomia umana con una nuova intatta. Al mio via dovrai provare a farle dei fori con le dita. Hai compreso? “

 

“C-COSA? M-ma è impossibile!”

 

“Per il momento può essere che non ti riesca, non preoccuparti. Ha anch’essa un rilevatore interno per darci un’idea indicativa del vigore con cui esegui questo esercizio. Puoi usare una mano sola o entrambe, come ti è più comodo. La cosa più importante è che dovrai servirti unicamente del dito indice, massimo quello medio. Solo questi due. Sei pronto?”

 

“Questi sono pazzi..” pensò il piccolo mentre attese che l’omone muscoloso apponesse la nuova sagoma verso cui avrebbe dovuto svolgere quell’assurda prestazione.

 

“ Sempre al mio VIA, d’accordo?”

 

“S-Si Signore..”

 

“ VIA!”

 

“ AHIA! AHIA!MA E’ REALMENTE IMPOSSIBILE!! AHI! AHI!”

 

“ …0,3 Douriki!” ripetè l’uomo in camice mentre l’altro come sempre appuntava. Voltati gli occhietti sulla destra lesse “ Douriki Shigan ”.

 

“Non capisco.. ma cosa diavolo vogliono dire queste scritte? Ma seriamente questi qua riescono a bucare il legno con le dita..? Non posso crederci.. non può essere” pensò il bambino seguendo i due attraverso un’altra macchina stranissima, dall’aspetto di una vera e propria gabbia alle estremità della quale erano appese delle fibbie.

 

“Allora, adesso il mio assistente ti legherà alle estremità di questo altro attrezzo, dopodiché in modo delicato e soprattutto aumentando gradualmente il vigore, ti colpirà in tutto il corpo. Dovrai irrigidirlo il più possibile. Non preoccuparti, non ti faremo del male, come puoi notare anche questo marchingegno è dotato di un rilevatore come tutti gli altri. Quando la pressione dei colpi farà accendere quel bottone rosso che vedi alla tua destra, il mio uomo cesserà le percosse. Abbi fede. Sei pronto?”

 

Kaku spaventato a morte non riuscì a trattenersi dal dire:

 

“S-signore ma quest’uomo mi ucciderà! Mi è sufficiente un suo schiaffo per andare all’altro mondo!!!”

 

Il medico rise e gli disse: “Ma no sciocchino. Lo sappiamo bene che per te tutti questi nomi non hanno alcun significato, come anche che non hai una preparazione tecnica. Serve a noi per capire se sei idoneo all’addestramento ed in quale gruppo inserirti. Dopo di che, ciclicamente rifarai ogni singolo di questi controlli a cui vedrai: sarai sicuramente più preparato. Adesso però concentrati. Irrigidisci ogni parte di te come più ti è possibile. Oriman, sei pronto?”

 

“Sì, Dottore.” Rispose il losco individuo.

 

“ VIA”.

 

 

Il muscoloso assistente come aveva detto il professionista infatti, iniziò a colpirlo con leggere percosse su tutto il corpo che, attenendosi alle disposizioni aveva provveduto ad irrigidire fino quasi a percepire diversi crampi dai propri piccoli muscoli. Man mano che aumentava il vigore nel colpirlo, il dottore appuntava qualcosa sul foglio lasciatogli dall’altro.

Sulla parte superiore del corpo avvertiva molto dolore, su quella inferiore, dalla vita in giù poco o niente. Naturalmente fino a quando il macho non aumentò la forza in modo intollerabile.

 

“AHIA! AHIA! BASTA SIGNORE!”

 

“ Resisti ancora un po’ Kaku, stai andando bene. Il pulsante non si è ancora acceso.”

 

“ BUSTO 0,5 DOURIKI” Urlò l’uomo.

 

“ SCHIENA 1 DOURIKI. GAMBE 23 DOURIKI”

 

“LA PREGO SIGNORE MI FA MALE!!”

 

Mai fu felice come nel momento in cui percepì il suono dell’allarme del cosiddetto pulsante rosso che finalmente si accese. Mentre provvedevano a slegarlo, lesse “ Douriki Tekkai “, ma ormai rinunciò a capirci qualcosa di ciò che quei due folli gli stavano facendo eseguire.

 

Eccolo ora innanzi a quella enorme sbarra graduata che lo colpì non appena mise piede in quel posto. “ Douriki Rankyaku “ lesse accanto al cuscino.

 

“ Bene Kaku, stiamo per terminare. Adesso, sempre al mio VIA dovrai sferrare un calcio con tutto il vigore che possiedi su quel cuscino. Questa è la prova meno dolorosa. Dopodichè faremo il punto di tutto, d’accordo?”

 

Il dottore gli sorrise dolcemente ma, volse gli occhi all’assistente con uno sguardo che gli parve esser rassegnato e venne ricambiato dallo stesso con il medesimo. Li sentì mormorare poche parole vicinissimi, e gli sembrò di udire qualcosa simile a “ Non ci siamo….” mentre scrutavano la sua cartella.

Terminato quel brevissimo consulto, il medico e l’assistente presero posto accanto al congegno.

 

“ VIA “

 

 

Il piccolo sferrò il calcio con ogni briciola di forza rimastagli, e notò che assorbito il colpo, la strana macchina iniziò a traballare, mentre un cursore iniziò ad illuminare i numero sulla sbarra graduata. Gli pareva che non si fermasse mai.

“ NON E’ POSSIBILE!!!!!!!!!” Dallo stupore, la cartellina scivolò dalle mani del muscoloso omone ed al dottore cadde addirittura il taccuino.

 

“ 120….150….180…200….250!.....400!!! NO NO NON POSSO CREDERE A QUELLO CHE STO VEDENDO, LA MACCHINA DEVE ESSERE IN AVARIA!!!!!!”

 

Il cursore luminoso salì ancora, per poi fermarsi al numero 780.

 

“ NO…… NO NON PUO’ ESSERE. NON PUO’ ESSERE. ORIMAN!!!!! SONO IO CHE HO LE TRAVVEGOLE O ANCHE TU HAI VISTO QUELLO CHE HO VISTO IO??????”

 

“ DOTTORE ALLORA SIAMO PAZZI IN DUE!”

 

Entrambi non distoglievano gli occhi dalla sbarra graduata.

 

“C-che succede..?Ho sbagliato qualcosa..?”

 

“A-ascolta Kaku. Credo sia meglio ripetere la prova. Porta pazienza, la macchina deve essere guasta. Ora la azzeriamo. Sì probabilmente si è impallata al risultato precedente. Ecco. Ecco. Ora è a posto. Puoi gentilmente riprovare?”

 

“V-va bene..”

 

 

“Ehm… o-ok…… VIA”

 

La modalità con cui avvenne la cosa fu assolutamente la medesima. I due erano letteralmente pietrificati, con addirittura una scia di muco penzolante dalla narice.

 

“ORIMAN VAI A CHIAMARE L’ISTRUTTORE DEL PRIMO LIVELLO. CORRI!”

 

Kaku non capiva cosa stesse accadendo, e la cosa gli incuteva preoccupazione. “Ma che ho fatto..? Perché gridano così..? Io ho eseguito solo quello che hanno detto”.

 

Lucci, che intanto era fuori dalla sala medica, quando vide uscire correndo Oriman “La Bestia” sorrise intuendone perfettamente il motivo. Era accaduta la stessa cosa a lui 5 anni prima. Ne ebbe conferma quando lo vide tornare con Oiaku, l’istruttore che seguiva il suo stesso gruppo.

I due entrarono velocemente senza dargli modo di vedere nulla.

 

“ SIGNOR OIAKU GUARDI QUA! NON HO MAI VISTO IN TANTI ANNI DI SERVIZIO UN RISULTATO SIMILE AL TEST DI BASE!”

 

“Non è possibile! Siete certi che la macchina non sia andata in malora per via dell’usura?”

 

“Gli abbiamo fatto ripetere la prova! Non credo proprio! Tuttavia dal momento che non ho mai visto qualcosa di così eccezionale ho bisogno della Sua collaborazione.”

 

“Lo comprendo. Come si chiama il bambino?”

 

“ Kaku, di anni 7.”

 

“ Ragazzino vieni qui.” Il bimbo gli si avvicinò.

 

“ Adesso dovrai fare la stessa cosa che hai fatto poco fa, colpendo me.”

 

“ Ma Signore perché mai dovrei?”

 

“ Non si discutono gli ordini. Al mio VIA colpiscimi come hai colpito quella sbarra. Chiaro?”

 

L’uomo si irrigidì tendendo ogni muscolo del proprio corpo fino a parer divenir di pietra. Kaku rimase assolutamente stupito di vedere una trasformazione del genere su un essere umano, e si convinse sempre di più che quello fosse un posto popolato da mostri.

 

“TEKKAI!!VIA!!!”

 

Eseguito l’ordine ancora di più aumentò il suo sgomento quando vide che l’istruttore non aveva fatto una piega, mantenendo la stessa posizione eretta, con le palpebre serrate. Fino a quando, riappropriatosi della voce mormorò:

 

“ Dottore.. non è un errore. Costui ha una potenza di 780 Douriki nella sola gamba destra.”

 

“ M-ma signor Oiaku, come può essere possibile? Guardi i risultati degli altri test: a giudicare da essi, questo infante dovrebbe avere la forza di un canarino!” Il medico senza riuscire a darsi una spiegazione mise innanzi all’uomo la cartellina con le valutazioni del bambino.

Una volta letta con estrema attenzione, egli disse non distogliendo gli occhi dalla stessa:

 

“Ho visto un solo caso di questo tipo seppur, riguardasse la parte superiore del corpo. La spiegazione è una sola: questo ragazzo ha delle gambe prodigiose.. davvero notevole. Dottore, credo che il piccolo possa sostenere anche l’esame per il Geppo, il Soru ed il Kamie. Se le mie ipotesi sono corrette, assisteremo alla ribalta dei risultati ottenuti.”

 

“ Signor Oiaku, mi dispiace contraddirLa ma Lei sa bene che è troppo rischioso sottoporre una recluta priva di qualsiasi preparazione tecnica di base a quelle due discipline. Le facciamo eseguire solamente alle matricole terminanti i primi due anni di addestramento.”

 

“ Dottor Moser, alleno cadetti da almeno vent’anni nei corpi più scelti a livello mondiale. So quel che dico. La Sua professionalità è ammirevole, tuttavia Lei sa meglio di me che i risultati ottenuti dal ragazzo non sono calcolati equamente: ha ottenuto punteggi scarsi alle prove a cui lo avete sottoposto perché è evidente che egli abbia poco vigore fisico nella parte superiore del proprio corpo. Ma non posso fingere di non ritenere interessante un risultato tanto eccellente nell’unico test comprendente gli arti inferiori. Sono abbastanza sicuro che sarà possibile arginare le sue lacune con un adeguato addestramento. Qualora superasse questi ultimi due esami: il bambino sarà ammesso alle reclute di grado medio. Perciò si fidi di me, e vedrà che le mie valutazioni saranno corrette anche in questo caso.”

 

Sospirando e non del tutto convinto d’agir per il giusto, il dottore acconsentì e fece cenno a Kaku di seguirli nel percorrere la lunghissima scala che portava sin al piano più alto della torre.

Giunti che furono in cima, l’istruttore disse:

 

“Kaku la domanda ti sembrerà banale ma, tu hai mai volato?”

 

“ Sì Signore..ed è bellissimo. E’ la cosa che amo più fare al mondo!”

 

Oiaku sorridendo rivolse agli altri presenti uno sguardo di enorme soddisfazione, per poi rivolgersi al bambino e dire:

 

“ Allora che ne dici di mostrarci come fai a volare..? Te la senti?”

 

“ D’accordo Signore.”

 

“ Sono sufficienti solo pochi secondi, ma per noi è importante vedere come fai a librarti nel cielo. Parti pure quando vuoi.”

 

Una volta presa la rincorsa con la rapidità di un fascio di luce, Leggero come una libellula, con l’immensa sensazione di libertà che gli regalava ogni volta, il bambino spiccò un salto e si lasciò cullare dal vento che gli accarezzava il visino. Il suo piccolo corpo fragile, martoriato da quegli anni di violenza, lo faceva oscillare simile ad una foglia autunnale staccatasi dall’albero, con l’agilità conferitegli dalla statura altrettanto minuta.

 

“ Dottor Moser, dichiaro l’allievo ammesso al corso base delle sei tecniche volto a renderlo un futuro servitore del Governo Mondiale. Lo attendo nei prossimi giorni al campo di formazione 8.”

 

“ Sissignore.”

 

Messosi sull’attenti, l’istruttore nerboruto scalciando l’aria egualmente aggraziato, si lasciò cadere oltre gli alberi poco distante dal sontuoso terrazzo, giusto il tempo perché il piccolo potesse atterrare prendendone il posto.

 

“ Le mie congratulazioni Kaku, ti abbiamo sottovalutato. Sei risultato idoneo al test di ammissione. Ora vai, giovane recluta. Domani inizia il tuo primo giorno di addestramento.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ LUCCI! LUCCI! CE L’HO FATTA! MI HANNO DETTO CHE POSSO FARE L’ALLENAMENTO COME VOI, UOMINI FORTISSIMI”

 

Il ragazzo felino sorrise:

 

“Ma io ne ero certo. Complimenti Kaku..sono fiero di te.. “

 

Il bambino lo abbracciò forte inondandolo delle proprie lacrime di gioia.

 

“ Inizia una nuova vita per te adesso. Una vita fatta sì di enormi sacrifici, ma anche di enormi soddisfazioni.”

 

Lucci sapeva tuttavia di aver omesso cose di importanza non relativa. Non aveva mai parlato infatti nello specifico a Kaku, di quale fosse la loro mansione una volta terminato quel percorso. Vero è che il piccolo sarebbe potuto entrare nei corpi minori ed occuparsi di meri servizi investigativi, come anche che non avrebbe comunque lasciato vivo quell’isola se fosse rimasto con quel losco individuo.

Il Governo infatti, aveva dato ordine di eliminare chiunque fosse giunto in quel luogo ed avesse visto cosa vi accadeva all’interno. Il rischio di spionaggio era troppo alto: non poteva permettere la fuga di notizie sull’addestramento dei futuri angeli custodi della giustizia.

Aveva egli stesso dovuto eliminare, insieme ai propri – ormai prossimi – colleghi interi equipaggi di navi giunte, aventi come unica colpa quella dell’essersi perse in balìa delle onde.

 

“ Lucci a cosa stai pensando? Va tutto bene?”

 

Il bambino lo fissava con gli enormi occhi tondi e l’aria interrogativa.

Una delle cose che aveva imparato per prime all’inizio del proprio percorso era proprio quella del decidere in fretta senza più volgersi indietro. Così fu anche quella volta.

 

“ Kaku ascolta. Non ti ho detto tutto riguardo il nostro lavoro.”

 

“ In che senso..? Noi..cioè voi..siete soldati giusto?”

 

“..Sì. Lo siamo. Ma non come tu hai l’idea generale dei Marines o degli altri corpi militari.”

 

Il biondino non riusciva a capire cosa stesse asserendo l’amico.

 

“ Lucci ma tu sei nel grado più alto vero?”

 

“ Sì, io sono nel numero 9. Il gruppo della giustizia oscura.”

 

“ Giustizia oscura?”

 

Non era affatto semplice spiegarlo a chi gli aveva concesso ogni briciolo della propria fiducia. Ma proprio per questo Kaku meritava una spiegazione.

 

“ Kaku, il nostro lavoro è quello di assassini. Noi uccidiamo su commissione.”

 

Come si aspettava, il bambino si oscurò in volto per poi allontanarsi bruscamente. Dunque quello sarebbe stato il suo destino?

 

“ Come assassini? LUCCI PERCHE’ NON ME LO HAI DETTO? IO NON VOGLIO ESSERE UN ASSASSINO!! I-IO PENSAVO CHE SAREI DIVENTATO UN SOLDATO!!! IO MI SONO FIDATO DI TE!”

 

“ Ascolta..”

 

“ COME PUOI ESSERE UN ASSASSINO? ALLORA PERCHE’ MI HAI SALVATO LA VITA? LUCCI MI HAI INGANNATO! IO NON VOGLIO UCCIDERE NESSUNO!”

 

Kaku iniziò a piangere ininterrottamente sentendosi profondamente tradito. Aveva sostenuto quei test con tutto il proprio impegno senza sapere a cosa sarebbe andato in contro, aveva fatto appello ad ogni sua energia profondamente grato a Lucci per avergli dato quell’occasione ed avergli salvato la vita. Già vedeva su di sé la bianca divisa della marina militare mentre navigando su una nave con innalzata la candida bandiera della giustizia in cui credeva, combatteva per nobili ideali. Per salvare altra gente bisognosa come lo era stato lui fino al giorno precedente. Come aveva potuto il suo amico fargli questo?

 

“ MI HAI TRADITO LUCCI! TU MI HAI..”

 

“ STAMMI BENE A SENTIRE! PIANTALA DI FARE TUTTO QUESTO CASINO ED ASCOLTAMI!”

Lucci cercò di placare il tono di voce udibilmente innervosito.

 

“ Sì, io sono un assassino. Il mio gruppo uccide gente divenuta scomoda per la realizzazione dei piani dell’autorità. Kaku, credi davvero che saresti salpato vivo questa sera dall’isola? Mi dispiace mio piccolo amico, ma è bene che tu impari velocemente come è fatto questo mondo. La risposta è: no. Saresti solamente cibo per pesci insieme a quel maledetto essere che ti ha costretto ad anni di prigionia.”

 

Il bimbo lo guardò con occhi sbarrati senza proferir parola, sotto schock.

 

“Non amo dilungarmi nei convenevoli, sono piuttosto conciso. Io, non ti ho mai detto di essere una bella persona. Non ti ho mai raccontato di cosa mi occupo personalmente. Non ero tenuto a farlo come non lo sono nemmeno ora. Ti ho però anche detto che non posso fare tuoi quelli che sono i miei di ideali. Non vuoi rimanere? Sei padronissimo di farlo, ti ho detto anche questo: non posso decidere per te. Non posso sapere qual è la tua concezione di giusto o sbagliato, non posso nemmeno obbligarti a servire il Governo. Vuoi sapere perché ti ho salvato la vita? Perché tu non vuoi realmente morire Kaku.”

 

“C-cosa..?”

 

“ Gli occhi di un bambino che ha deciso di morire, non sono come i tuoi.”

Lucci aggrottò la fronte cercando di scacciare i propri, abominevoli ricordi.

 

“Lucci..?”

 

“In ogni caso” continuò il ragazzo con tono deciso: “ Non tutti i gruppi di reclute che vedi su quest’isola si occupano di assassinio. Alcuni svolgono servizi investigativi minori in missioni di poco conto. Non so dirti quale sia il loro destino al termine delle stesse, credo di averne un’idea ma non mi è dato sapere le decisioni dell’Autorità. Non mi devi niente Kaku: ora sei libero di scegliere che cosa vuoi farne della tua vita. Io, sebbene ti conosca da poco, non posso negare di provare molto affetto per te. E credimi che è una parola pressoché sconosciuta per quanto mi riguarda. Se non vuoi sottoporti all’allenamento sei padronissimo di farlo, ma io non potrò aiutarti. Bada però che qualunque decisione tu prenda, questo mondo non ti darà l’opportunità di avere ripensamenti. Il tuo destino è stato segnato dal primo giorno in cui sei giunto in questo posto. Puoi non essere stato tu a deciderlo, ma è così.”

 

Kaku volgeva gli occhi verso un punto indefinito, ormai incapace anche di pensare. In pochi giorni soltanto la sua esistenza era stata stravolta in ogni propria parte, in modo tanto rapido da non dargli nemmeno il tempo di realizzare.

 

“S-se rimango.. tu mi aiuterai..?”

 

Lucci chiusi gli occhi gli rispose:

 

“ Sì. Però devi essere informato di tutto. In questo luogo vigono dei regolamenti, molto, molto severi. Scordati il rapporto che abbiamo mantenuto fino ad ora, dovremo comportarci come tutte le altre reclute, continuare gli allenamenti in silenzio separatamente, non contravvenire ad alcun ordine, impegnarci giorno dopo giorno al fine di non perdere i risultati conseguiti e conquistarne di nuovi. Siamo un investimento per il Governo, le debolezze sentimentali, le ribellioni per i propri ideali, i piagnistei e tutto il superfluo, non sono tollerati.

Ho preso un impegno preciso con il grand'Ufficiale dell'isola: mi occuperò io di insegnarti le Rokushiki, ossia tutte quelle tecniche che hai avuto modo di sentir nominare nel sostenere l'esame di ammissione. Tuttavia, quando sarò impossibilitato a seguirti per continuare il mio di allenamento, dovrai attenerti col massimo impegno alle disposizioni dell'istruttore. Devi cavartela da solo Kaku. Io finchè posso, cercherò di non farti mancare il mio supporto, ma ti ripeto: qui si sopravvive solo grazie a se stessi.”

 

Giunti che furono innanzi all'ala della grande torre, dove erano ubicati i dormitori delle reclute dal grado medio a quello avanzato, il ragazzo bruno gli disse:

 

“Ti concedo fino a domani per pensarci. Condivideremo la stessa stanza, per cui saliremo insieme. Nonostante sia l'inizio delle mie ferie, domani all'alba ti aspetterò per cominciare il tuo percorso. Non sarò io a svegliarti, né a ricordarti questo impegno Kaku.”

Giratosi alla propria destra indicò con il dito un muro invecchiato avvolto ormai dal verde muschio ed abbracciato per tutta la lunghezza da una bellissima edera “Se non ti vedrò alle ore 07:00 accanto a quel muretto che vedi, mi limiterò ad accettare che le nostre strade si divideranno senza più possibilità di riunirsi. Se invece, ci sarai, beh: non avrai più occasione di tirarti indietro qualunque cosa accada. Scegli Kaku. Impara a decidere cosa è meglio per te.”

 

Lucci arrotolatosi le maniche dell’elegante camicia sino ai gomiti come di consueto soleva portare, tirò fuori dalla tasca le chiavi della loro stanza: la numero 6.

 

 

“Adesso vieni, ti mostro quella che se deciderai di proseguire sarà la stanza che condivideremo. E’ possibile che tu conosca anche i miei colleghi che occupano quelle adiacenti.”

 

Rimanendo in silenzio il piccolo lo seguì varcando la soglia della grande torre. Li accolse un grande silenzio, d’altronde tutte le altre reclute avevano terminato il proprio periodo di vacanza ed erano rientrate nei rispettivi gruppi d’addestramento.

 

“Oooh… ma è….enorme… bellissimo…..”

 

Kaku con meraviglia osservò ogni particolare di quel palazzo meraviglioso, quasi fiabesco: non fosse stato un luogo di futuri angeli della morte poteva pensare si trattasse del castello fatato di cui aveva sentito narrare i poveri cantastorie del suo villaggio.

Oltre allo sfarzo di elegantissime moquette rosso rubino, come quelle nei palazzi dei sovrani, e alle vetrate con mosaici colorati, alzati gli occhietti al cielo, notando che la cupola dell’imponente edificio era totalmente di vetro, gli parve quasi che gli uccelli librati in cielo volassero a pochi centimetri dal suo piccolo capo.

Non gli pareva vero che quella sarebbe diventata la sua nuova casa.

Ancor meno, quando vide la stanza che avrebbe condiviso con l’amico che aveva reso possibile ciò che neppur nel mondo onirico avrebbe potuto concepire.

 

“Accomodati. Noto con piacere che gli inservienti hanno già fatto in modo di sistemare il tuo letto.”

 

Un piacevolissimo profumo aleggiava nella camera più bella su cui i suoi piccoli occhi si fossero mai posati.

Al centro: una poltrona di velluto rosso ornata da un finissimo bordo dorato, l’immancabile tappeto rubino, il caminetto di pregiatissimo marmo antico, cesellato con la massima precisione –naturalmente spento vista la stagione estiva ma dall’irresistibile fascino sempre e comunque – ed ai lati: due letti di dimensioni spropositate con candide lenzuola fresche di pulizia.

Un letto vero. Nemmeno da bambino ne aveva mai posseduto uno.

 

“Questo è il bagno. Se vuoi rinfrescarti un po’ fai pure.”

 

L’ambiente era ancor più sorprendente: una vasca rotonda di bianchissima ceramica, due lavandini con i rubinetti placcati in oro, di forma quadrata in modo da riprodurre l’uscita dell’acqua con artistico effetto di quella sgorgante da una sorgente, ed infine uno specchio altrettanto enorme in cui vide riflessa la sua piccola immagine.

Portatosi una manina al viso per la prima volta vide quanto la vita che aveva condotto su quella bagnarola lo avesse devastato.

L’occhietto sinistro era violaceo, la pelle bianca colma di lividi e segni e le piccole labbra gonfie per via delle percosse ricevute il giorno precedente.

 

“Lo so, la tua immagine in questo momento ti fa male. Ma, seppur estremamente doloroso: imprimitela nella mente, Kaku. Giura a te stesso che mai più, vorrai vederti così se non per tua scelta, per combattere le TUE battaglie.”

 

Una lacrima gli sfuggì dall’ occhietto malconcio.

 

“ Adesso ti lascio solo. Hai bisogno di molto, molto riposo. Io ne approfitterò per godermi le mie ultime ore di libertà. La cena è prevista per le 19:00. Le luci vengono spente alle 22:00.”

 

Improvvisamente però, entrambi udirono un enorme fracasso provenire all'esterno dell’elegante stanza.

 

“Che cosa succede là fuori?” chiese Kaku preoccupato. Notò che Lucci assunse un’espressione tra l’infastidito ed il rassegnato: sapeva bene chi fosse l’artefice di tutto quel percuotere.

 

“GATTACCIO CI SEI? ANDIAMO TUTTI ALLA SPIAGGIA QUESTO POMERIGGIO AUHAUHAUAHUAUHU KUMADORI S’E’ MESSO IL COSTUME A PALLINI GYAYAAHHAYAYAHAYAYHAYYHAAHAHA SEMBRA CHE ABBIANO INFILATO UN SALAME IN UN BUDELLINO A POIS “ Jabura incurante e chiassoso come al solito spalancò la porta urlando a squarciagola.

 

“COS… CHI E’ QUESTO BAMBINO CON LA FACCIA DA MARIONETTA?”

Un pugno gli arrivò alla guancia sinistra scaraventandolo fuori dall’uscio. Il ragazzo col caschetto, gli gettò un’occhiataccia ponendosi di fronte a Kaku.

 

“MA SEI SCEMO? TI SCORREGGIA IL CERVELLO MALEDETTO FELIDE?”

 

“YOI-YOYOYOYOYYY

IL MIO ATTENTO OCCHIO

POCO FA INTRAVISTO EBBE UN MARMOCCHIO

MA DI COSTUI NON HO MEMORIA ALCUNA

COLMERESTE VOI LA MIA LACUNA?”

 

Un enorme essere dai lunghissimi capelli rosa indossante un ridicolo costumino a pois comparve dietro l’asiatico ragazzo chiassoso, sotto la vita la mutanda gli era così stretta che i pallini divenivano ovali. Poco dopo si affacciarono altri due strambi individui altrettanto mastodontici: uno, obeso con una cerniera al posto della bocca e l’altro, con un cappellino dalla scritta “baseball team” al quale aveva forato le estremità al fine di consentire l'uscita dell’acconciatura bizzarra. Entrambi avevano addosso altri costumi altrettanto ridicoli.

 

“ M-ma Signore Lei ha una cerniera al posto della b-bocca!”

 

Tutti i presenti lo scrutavano da cima a fondo ricordando di averlo già visto ma per fortuna non sembravano rimembrare dove, almeno fino a quando Fukurou non rivelò – come al solito – tutto quanto.

 

“ CHAPAPPAAA questo ragazzino era il clown di legno che lavorava sulla nave circense distrutta da Joan e i suoi scagnozzi. CHAPAPA Lucci l’ha voluto come recluta perché ha superato abilmente tutti i test di base ed ora deve addestr…ZZZZZIIPPPP.”

 

Lucci gli serrò prontamente la cerniera posta sulle labbra producendo un rumore metallico.

 

“NON CAPISCO IL FANTOCCIO DI LEGNO ADESSO SAREBBE UN NOSTRO COMPAGNO? MA L’UFFICIALE HA ESAGERATO CON I BAGORDI IERI SERA?”

 

“ Non credo sia nel CP9.. solo che sia riuscito ad entrare nei gruppi minori..” gli rispose il cornuto con voce mite.

 

“ YOIYOIYOIYOI

ME NE ASSUMO LA RESPONSABILITA’! FARO’ SEPPUKU PER LUCCI E IL SUO PICCOLO AMICO DAL NASO QUADRATO!”

Il chiassoso collega dell’amico sguainata la spada dal fodero poggiato sul fianco destro del costume a pois la diresse verso il proprio ventre.

 

“SIGNORE LA PREGO MA COSA STA FACENDO!!!!SI FERMI!!!!” Urlò il bambino scoppiando in lacrime e precipitandosi verso l’uomo dalla folta chioma rosea. Lucci gli afferrò il braccio e guardandolo con aria rassegnata gli disse:

 

“Lascia perdere ed abituatici..”

 

“M-MA LUCCI IL TUO AMICO MORIRA’!”

 

“Purtroppo no”

 

 

“TEEEEEEKKKKAIIIIIIII”

 

“Di nuovo quello strano nome” pensò Kaku sgranati gli occhietti. Lo sgomento di osservare che l’altro fosse ancora vivo dopo essersi colpito il ventre con una Katana affilatissima che come minimo avrebbe dovuto trapassarlo da una parte all’altra lo fece cadere sulle proprie ginocchia.

 

“YOIYOIYOII NON FUNZIONA NON FUNZIONA NON FUNZIONAA! YOIYOIYOI LA MIA MAMMA MI PROTEGGE SEMPRE”

 

“EH BASTA KUMADORI! SEI PIU' PESANTE DELLA PEPATA DI COZZE CHE HANNO SERVITO IERI SERA ALLA MENSA! ALLORA LUCCI COSA DIAVOLO E’ QUESTA STORIA? CHI E’ QUESTO BAMBINO? COSA CI FA QUI? MA DAVVERO SEI INTERVENUTO PERSONALMENTE PER FARLO AMMETTERE ALL’ADDESTRAMENTO DELLE ROKUSHIKI?”

 

“ Non sottovalutarlo, cagnaccio. Potrebbe farti il culo lo sai?”

 

“L-LUCCI!” Kaku nonostante non capisse più nulla già dall’entrata in scena degli strambi colleghi, rimase ancor più interdetto sentendo Lucci, sempre così elegante e raffinato esprimersi in tal maniera.

 

“CHIAMAMI ANCORA UNA VOLTA CANE E NON VEDRAI L’ALBA DEL GIORNO DOPO BRUTTO GATTACCIO DOMESTICO TROPPO CRESCIUTO!”

 

“FINITELA!”

Fu sempre il cornuto giocatore di baseball a far raffreddare gli animi.

“ Dal momento che siamo più grandi di questo ragazzino, dovremmo quanto meno presentarci. Scusaci per la maleducazione piccolo, io sono Blueno.”

 

“ P-piacere i-io sono Kaku…..”

 

“Alla tua destra: Fukurou, stai ben attento che con lui le notizie volano in meno di un secondo.. segue: Kumadori il poeta (di drammi che compone e conosce solo lui), e..”

 

“ E questo cazzone con la faccia da idiota è Jabura. Ignoralo pure, è un imbecille.”

 

“LUCCI GIURO CHE TI AMMAZZO!”

 

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!” Il bambino pietrificato dal terrore notò che il ragazzo dai lunghi capelli legati aveva assunto sembianze mostruose.

“UN LUPO MANNARO! UN LUPO MANNARO!”

 

“ Il tuo piccolo amico non sa ancora dell’esistenza dei frutti del diavolo eh Lucci..?” gli sussurrò all’orecchio Blueno comprendendo la reazione di Kaku.

 

“ Pensavo di informarlo in un altro modo. Ma come sempre gli idioti rovinano tutto.”

 

Inaspettatamente però il piccino rivolse un enorme sorriso all’asiatico canide e con gli occhi luccicanti disse:

 

“Signor Jabura ma allora..anche Lei ha lavorato in un circo?”

 

“………….CHE COSA……”

 

Seguì un imbarazzante silenzio interrotto dalle risate fino alle lacrime di tutti i presenti, quelle di Lucci soprattutto.

 

“Oddio ahahahhah Kaku mi hai ucciso ahahahahahah ahahahahaha ahahahah sei grande!”

 

“YOIYOIYOIYOI NON VOGLIO RIDERE MA ME NE ASSUMERO’ LA RESPONSABILITA’ AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH IL RISO ABBONDA DALLE MIE LABBRA AHAHAHAHAH INCONTENIBILE E’ PER I MIEI SENSI”

 

“Perchè state ridendo tutti? Che cosa ho detto?” il piccolo infastidito per lo sghignazzare senza ritegno si guardò attorno alla ricerca di una risposta, mentre Jabura ancora impietrito ritornò in umane sembianze.

 

Terminata l’ilarità del momento gli spiegarono l’esistenza di frutti sparsi in ogni angolo della terra aventi origine infernale, che avrebbero garantito poteri immensi al fortunato o sventurato che li avesse assaporati. Ma che, proprio per la magnificenza delle capacità sovrannaturali sprigionate da essi, sarebbero stati un vero e proprio “patto con il diavolo”: la propria anima in cambio di forze simili agli dei e l’incapacità, per tutta la vita, di nuotare.

Anche Lucci assunse la propria forma felina sotto gli occhi meravigliosi del piccolo nasuto, come altrettanta fu la meraviglia di quest’ultimo nel vedere Blueno letteralmente scomparire tramite le sue porte atmosferiche.

 

“Wow… ma è fantastico…”

 

“Nel corso della tua vita ne vedrai tanti di questi poteri Kaku, e chissà, magari anche tu un giorno ne possiederai uno. In questo mondo purtroppo non c’è nulla che si ottenga senza sacrifici estremi.”

 

“Credo però che questo gnomo nasone non sopravviverà tanto a lungo da potere mangiare uno di questi frutti. E’ già tanto che riesca a reggersi in piedi GYAHAHAHAHAHHAHAHHA”

 

Kaku abbassati gli occhi, assunse un’espressione triste e dimessa, non che non fosse abituato a quel genere di battute, ma ogni volta la sua sensibilità ne risentiva.

 

“ SEI UN MALEDETTO IDIOTA BRUTTO…”

 

“ Lascia perdere Lucci.. il signor Jabura ha ragione.. non posso competere con voi..”

L’asiatico – che adottava quell’atteggiamento da bullo proprio al fine di nascondere il proprio cuore tenero ed anche le insicurezze più profonde – provando rimorso per quanto appena detto, senza lasciar trapelare tuttavia il pentimento gli disse:

 

“ Beh, sei entrato nelle giovani reclute. Questo non è comunque da tutti moccioso. Impara da subito che un vero uomo non permette a nessuno di dirgli quello che è capace o non è capace di fare. Lo dimostra.”

 

Lucci spazientito, postosi a lato dell’uscio invitò tutti i presenti a lasciare la propria stanza, motivando che il piccolo avesse bisogno di raccogliere ogni energia per il giorno successivo. Fra tutti, Blueno sembrava quello che meglio avesse compreso la situazione delicata e con la scusa di regalare a Fukurou e a Kumadori la sua nuova palla da spiaggia, li convinse a rispettare i programmi presi per quel giorno.

 

Una volta che l’altissima porta cesellata si richiuse e tornò finalmente la quiete, l’amico fidato diede disposizione tramite il proprio lumacofono personale – altro privilegio assai raro – che la cena fosse servita con congruo anticipo direttamente in camera.

 

“Avrai molta fame, da quanto non ti nutri con qualcosa di decente?”

 

“ Non mangio da tre giorni..”

 

“Ecco: questo non va affatto bene. Dovrai seguire una dieta equilibrata ma soprattutto sana per poter permettere al tuo corpo indebolito di produrre il massimo.”

 

 

Consumato finalmente un lauto pasto abbondante, e provando l’ebbrezza di un letto morbido, seppur terribilmente stanco il bambino non riusciva a prendere sonno. Pensava e ripensava al proprio destino che lo avrebbe voluto un angelo della morte. Lui che amava la vita e che non era in grado di recar danno a nessuno, solo a se stesso.

Le parole di Lucci gli risuonavano senza interruzione nella mente:

 

Se non ti vedrò alle ore 07:00 accanto a quel muretto che vedi, mi limiterò ad accettare che le nostre strade si divideranno senza più possibilità di riunirsi. Se invece, ci sarai, beh: non avrai più occasione di tirarti indietro qualunque cosa accada. Scegli Kaku. Impara a decidere cosa è meglio per te.”

 

 

 

Che cosa fare? Iniziare un percorso per il quale dentro se stesso, si riteneva perdente a priori, volto a trasformarlo in un assassino, o non presentarsi non solo deludendo Lucci ma: provando a fuggire senza una meta e morire preda di stenti e fame?

 

Non tutti i gruppi di reclute che vedi su quest’isola si occupano di assassinio. Alcuni svolgono servizi investigativi minori in missioni di poco conto. Non so dirti quale sia il loro destino al termine delle stesse, credo di averne un’idea ma non mi è dato sapere le decisioni dell’Autorità.”

 

Nonostante la tenera età aveva capito perfettamente che Lucci, in modo indiretto, gli aveva rivelato che questi ultimi una volta divenuti “inutili” sarebbero stati fatti fuori come scarpe vecchie.

Tuttavia era arrivato sin lì, avrebbe avuto realmente senso perdere l’unica opportunità che quella misera esistenza gli aveva riservato?

 

Sollevate le lenzuola scorse Lucci dormiente sul fianco, con il proprio migliore amico appollaiato sul davanzale dell’enorme finestra.

Seppur si fosse esposto personalmente ed in caso di sua rinuncia ne avrebbe pagate le conseguente: il ragazzo non aveva paura. Già: Lucci era così forte da non aver timore di nulla.

Anche solo per non deludere la sua fiducia, ci avrebbe provato.

 

 

 

 

 

 

“ Sono lieto di vederti qui, Kaku. Possiamo iniziare: ricordati che, d’ora in poi, non ti sarà più concesso tirarti indietro.”

 

“ Se tu sarai con me.. tutto mi sembrerà possibile.”

 

 

Lucci gli sorrise dolcemente, per l’ultima volta.

 

 

“ COMINCIAMO.”

 

 

   
 
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