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Autore: ArrowVI    30/11/2019    0 recensioni
L'Arcadia, un luogo idilliaco dove chiunque vive in tranquillità ed armonia, la nazione con meno criminalità e la qualità di vita migliore fra tutte...
Fino a quando rimani all'interno delle mura della sua capitale.
Dietro la facciata di "Nazione perfetta", si cela un lugubre teatro dove chi non è considerato utile alla nazione viene rapidamente allontanato, un mondo dove coloro che sviluppano abilità speciali sono considerati demoni e prontamente eliminati.
Si dice che la luce della speranza possa nascere anche nei luoghi più bui... Sarà veramente così?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 7-1: Problema [1-2]

 


Quando finalmente tornai in me stesso, realizzando cosa fosse appena successo, rimasi paralizzato per non so dire quanti secondi a fissare la porta dalla quale corse via Jeanne, senza riuscire a dire nulla.

Quella non fu la prima volta che reagii in quel modo, con persone a me vicine... Quantomeno sarebbe stata l'ultima.


Anni prima, prima che si fidanzasse con Blake, ebbi una reazione del genere con Mirajane. Ho sempre detestato quando le persone mi restano troppo sul collo, quando cercano di dirmi cosa fare... Anche quando so di essere nel torto.

Leona sapeva che quell'allenamento mi avrebbe fatto male, esattamente come lo sapevo anche io... Eppure ebbi una reazione simile a quella, con lei, quando provò a parlarmene.


Suppongo... 
Suppongo di essere sempre stato io il problema, alla fine dei conti.



<< Congratulazioni, Mr. Hyde. Spero tu sia felice. >>
Sentii dire a un certo punto da Serilda, dalle mie spalle.

Non mi voltai verso di lei, pur sapendo che mi stesse parlando.

<< Mi... Mi dispiace... >>
Furono le uniche parole che riuscii a rispondere.

<< Non era mia intenzione... Non volevo che... >>
Balbettai, cercando una spiegazione per le mie azioni che neanche io, a quel tempo, riuscii a trovare.

In quel momento mi voltai verso Sera, tornando pienamente in me.

<< Devo seguirla per dirle che non era mia intenzione. >>
Le dissi, ma non mi diede il permesso.

<< Oh, ma anche no. >>
Rispose Sera, mostrandomi uno sguardo minaccioso e dirigendosi con passo lento verso l'uscita.

<< Tu stai qui, con lei ci parlo io. >>
Continuò, mentre si allontanò da noi.


Rimasi a fissarla in silenzio fino a quando lasciò la stanza, poi qualcuno alle mie spalle attirò la mia attenzione.

<< Succede spesso? >>
Gli sentii domandare.
Mi voltai lentamente verso di lui, non capendo a cosa si stesse riferendo.

<< Di che parli? >>
Gli domandai, con un tono per qualche motivo ancora innervosito.

<< Quelle reazioni. Non ti ha fatto nulla per meritarselo. >>
Continuò, Mist. 
Il suo sguardo sembrava quasi volermi condannare.

<< Perché non ti fai gli affari tuoi, per una volta tanto? >>
Gli ringhiai contro.
Non riuscivo a sopportare, a quel tempo, quando qualcuno mi faceva delle ramanzine.

<< Questi sono affari miei. >>
Mi rispose Mist, muovendosi lentamente nella mia direzione, con un passo lento e minaccioso.

<< Siete nella nostra base... >>
Continuò, avvicinandosi sempre di più verso di me.

<< ... E a me è stato dato il compito di tenerti sotto sorveglianza. >>
Concluse, a meno di un metro di distanza da me, mentre avvicinò il suo volto al mio.
Il suo sguardo era freddo, fermo fisso nei miei occhi.

Mi sembrò quasi come se stesse leggendo dentro la mia anima, quel suo sguardo mi fece congelare il sangue.

<< Perché dovresti controllare me,  si può sapere?! >>
Continuai, facendo un passo all'indietro, allontanandomi da lui.

<< Perché sia io che Evans sappiamo che sei una testa calda. >>
Quelle sue parole mi fecero imbestialire.

<< Ricordati dove ti trovi, ragazzino. Devo accertarmi che tu non sia una minaccia, che tu debba o meno restare nella nostra base. Non posso avere una testa calda in giro per i corridoi che potrebbe causare problemi con il primo che passa semplicemente perché, per distrazione, gli è andato addosso. >>
Non riuscii a credere a quelle parole.

"Per chi diavolo mi ha preso, questo qui?!"
Mi dissi, infastidito da quella sua ramanzina.

<< Se voi doveste restare con noi, dovrete attenervi alle nostre regole. Se, invece, ve ne andrete, dovrò assicurarmi che non possiate rintracciare l'ubicazione della nostra base. E siate grati a Evans, perché mi ha raccomandato di non chiudervi la bocca nel modo che a me viene più facile. >>
Continuò, picchiettando con un dito sul manico di un coltello nero pece legato alla sua cinta.


In quell'istante, qualcosa di quel coltello attirò la mia attenzione.
Notai il disegno di un corvo stilizzato, rosso, inciso sul manico e non ci misi molto a ricollegare quel disegno con quello che vidi nell'uomo che mi pugnalò il giorno che incontrai Jeanne.


All'inizio, la cosa mi colse alla sprovvista.. Ma dopo qualche secondo, la mia sorpresa si trasformò in rabbia.

<< Cosa cazzo è quello? Fai parte degli stronzi che hanno attaccato il villaggio di Jeanne?! >>
Gli ringhiai contro.

Mist sembrò sorpreso dalla mia domanda, ma non esitò a rispondermi.

<< Ero l'assassino della Fazione Azzurra, prima che la lasciassi per unirmi alla causa della Fazione dell'Uroboro di Evans. Non ho nulla a che fare con gli uomini che hanno assaltato il villaggio di quella ragazzina. >>
Rispose rapidamente.

<< Pensavo sapessi già della differenza tra le diverse fazioni dei Ribelli, e che io, in origine, appartenessi all'Azzurra. >>
Continuò subito dopo.

Non gli risposi. Evitai il suo sguardo, sbuffando.


<< Un killer, eh? >>
Sospirai dopo qualche secondo, infastidito da quelle parole.

<< Come dovrei fidarmi di un killer? >>
Gli domandai subito dopo.

Mist non mi rispose subito. 

<< Non ti obbligo a farlo. >>
Mi rispose, dandomi finalmente anche lui le spalle, dirigendosi verso l'uscita di quella gigantesca e vuota stanza.

<< Ricordati solamente che avete informazioni che per noi potrebbero essere pericolose, se doveste rivelarle ai militari, come la nostra ubicazione. Ero d'accordo nel sbarazzarmi di voi, ma per qualche motivo Evans ha deciso di graziarvi. >>
Continuò.

<< E spero solo questo non torni indietro a morderci. >>
Concluse, lasciando anche lui finalmente quella stanza.


Rimasi, quindi, da solo all'interno di quel silenzioso ed enorme spazio a fissare il vuoto davanti a me per non so quanti minuti.
Parecchi pensieri mi passarono per la testa, durante quei minuti...

"Possiamo fidarci di loro?"
"Non era mia intenzione reagire così con Jeanne..."


Il mio flusso di pensieri venne rapidamente interrotto da una voce maestosa, che conoscevo fin troppo bene.


Cosa ti prende, Yuu? ~
Mi domandò quella voce, cogliendomi, inizialmente, alla sprovvista.


<< Oh, sei ancora qui? Cominciavo a convivere con l'idea di essermi sbarazzato di te. >>
Gli risposi, con fare un po' infastidito.

Quella voce ridacchiò un po' con fare divertito e malizioso.


Mi dispiace d'averti deluso così, Yuu. Sai che solitamente preferisco guardare, non mi piace prendere parte negli affari di voi ragazzini. ~
Continuò quella voce.

<< Hai intenzione di dirmi chi sei, un giorno? Ogni volta che provo a farti questa domanda eviti di darmi una risposta o sparisci nel nulla, sta cominciando a diventare snervante. >>
Gli ringhiai contro.


Un giorno, forse. Per ora non ho motivo per farlo. ~
Mi rispose, con un tono divertito.

<< Odio quando fai così. Spesso mi chiedo se sei vero o se solo solamente impazzito. >>
Continuai, sedendomi nel terreno e fissando il soffitto.

Quella voce ridacchiò ancora una volta.

Chissà. Potrei essere solamente il frutto della tua mente. ~
Mi rispose.

<< Si, certo. >>
Gli risposi, con tono ironico.

<< Ci sei da troppo tempo per essere frutto della mia immaginazione. >>
Continuai subito dopo.

In quell'istante mi portai una mano al volto, massaggiandomi lentamente gli occhi.

~ Qualcosa ti turba, Yuu? Se vuoi, puoi parlarmene. A me importa di te. ~
Quelle parole mi fecero sorridere, ma non dalla felicità.

<< Si, come no. Non sei solito parlarmi così tanto, cosa stai cercando di ottenere? >>
Gli domandai, riconoscendo quell'inusuale comportamento. Quella voce non era solita parlare così tanto con me, quantomeno chiedermi cosa fosse a "turbarmi". Quel comportamento mi confuse non poco.

~ La tua mancanza di fiducia nei miei confronti, dopo così tanti anni trascorsi insieme, mi ferisce, Yuu. A me interessa davvero il tuo benessere. ~
Continuò.
Quelle parole ipocrite non fui in grado d'ingoiarle.

<< Disse colui che non mi ha rivelato né il suo nome, quantomeno i suoi motivi. >>
Gli risposi.


Quella voce rimase in silenzio per qualche secondo, prima di rispondere qualcosa... Secondi durante i quali pensai che avesse deciso di evitare la mia domanda, ancora una volta.
Inutile dire che la sua risposta mi avrebbe lasciato di stucco.

Suppongo tu abbia ragione. ~
Mi rispose, dopo un breve periodo di silenzio, cogliendomi alla sprovvista.

Vorrei tu capisca che a me importi di te. Se vuoi sapere il mio nome, te lo dirò. ~
Continuò subito dopo.
Rimasi in silenzio ad aspettare quella rivelazione così tanto attesa... Avrei finalmente potuto dare un nome a quella voce.

Le persone mi diedero molti nomi...
Alcuni mi conoscevano come "Ares". Altri mi diedero il nome "Seth", mentre altri mi chiamarono "Loki". Ma se dovessi sceglierne uno... Direi che il mio preferito sia, senza alcun dubbio, "Rudra". Tu puoi chiamarmi così, se preferisci. 
~
Per qualche motivo, non mi fidai delle sue parole, ma decisi comunque di accettare quel nome.

Che fosse, o meno, vero, almeno finalmente ebbi un modo con cui chiamarlo.

<< "Rudra", eh? >>
Ripetei, incuriosito da quel nome.

Cosa ti preoccupa, quindi, Yuu? ~
Ripeté ancora una volta, Rudra.

<< Non volevo parlare a Jeanne in quel modo... >>
Sospirai.

Perché ti preoccupi così tanto? ~
Mi domandò, attirando la mia attenzione.

 Non hai detto nulla di sbagliato. La sua presenza qui è un pericolo per se stessa: non avrebbe dovuto seguirti. Le hai solamente ricordato in che posto vi trovate. ~
Continuò.

<< Non avevo intenzione di urlarle contro. >>
Continuai, quasi come se la sua risposta non fosse quella che stessi cercando.

A volte, essere crudi è l'unico modo per far capire agli altri quali possano essere i possibili risultati delle loro scelte e azioni. Non preoccuparti troppo: se le avessi detto i tuoi pensieri con fare gentile e tranquillo, lei non avrebbe mai preso in considerazione i pericoli delle sue scelte. Puoi stare tranquillo che, in questo modo invece, lei penserà alle tue parole. ~

Per qualche motivo, le parole di Rudra non mi tranquillizzarono.
Forse perché sapevo che avevo esagerato...

... O, forse, perché in fondo concordavo con lui e sapevo che gli altri non avrebbero mai appoggiato quel modo di pensare e agire.
Alla fine, il problema ero comunque io.


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Fine del capitolo 7-1, grazie di avermi seguito e alla prossima!




 

   
 
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