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Autore: LetsgotoAlphaCentauri    01/12/2019    5 recensioni
[Storia presente anche su Wattpad, sul profilo di Tetra_]
Crowley alzò gli occhi verso il cielo e lo vide. Lontano, no, irraggiungibile, affacciato alla finestra. In quel momento si rese conto che non avrebbe trovato il coraggio di parlargli, ma sapeva già che, tornato a casa, avrebbe riempito pagine su pagine del suo quaderno con schizzi confusi del suo viso, dei suoi ricci biondi, dei suoi occhi così chiari e puliti da far invidia al cielo.
°°°
"È una cosa che non capisco."
"A quelli come me, quelli bassi, infimi come me, la bellezza piace. La bramiamo, la desideriamo, anche se siamo brutti dentro, anzi, proprio perché lo siamo. Quando dipingo qualcosa di bello mi sembra di poter avere anche io qualcosa di buono."
"Tu sei buono."
"Attento alle tue parole." sorrise Crowley, nascondendosi di nuovo dietro la tela.
°°°
Human! AU
1970s
Un pittore senza ispirazione la trova in qualcuno di inaspettato.
Un lettore che fugge dalla realtà cerca il coraggio per scrivere un libro.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Redamancy: L'atto di amare chi ricambia il tuo sentimento. Un amore totalmente corrisposto.

La casa di Aziraphale era sempre calda, sempre accogliente.

Crowley si accomodò sulla stessa poltrona dove si era accampati qualche tempo prima, questa volta indebolito non dall'alcool ma da tutti gli avvenimenti di quella sera.

"Posso preparare un té, o un caffè, una cioccolata..." si era offerto subito Aziraphale, guardandolo con aria apprensiva.

"Sto bene. Non... non sentirti costretto a farmi da infermiere."

Crowley non stava bene per niente, e lo dimostrava il tamburellare delle sue dita, il lieve tremore, quella vibrazione nervosa e intrinseca del suo corpo che lo rendeva teso come una molla.

"Mi fa piacere. E poi io volevo proprio farmi una cioccolata calda." gli disse Aziraphale, ancora in piedi, non senza il suo immancabile sorriso. Come faceva a starsene così sereno, lui, dopo ciò che era appena accaduto?

"A te... a te non ha fatto arrabbiare?" chiese Crowley, seguendo l'altro in cucina. Aziraphale camminava davanti a lui dandogli le spalle.

"È sempre andata così, no? Non è una sorpresa, immagino."

"Non vuol dire che vada bene..." borbottò Crowley tra sé e sé.

"Infatti non va bene. Ma non tutto può sempre essere perfetto. Ora però - Aziraphale si voltò verso di lui, alzando lo sguardo e posandogli delicatamente una mano su un fianco - Credo che sia il caso di rilassarsi un po'. Se vuoi possiamo parlarne domani, ma adesso sei un fascio di nervi."

Crowley, ancora colpito dalla naturalezza con cui l'altro gli si era avvicinato, si trovò a cercare la calma in quei sereni occhi blu.

"Ti voglio bene - sussurrò, lasciando che l'altro lo stringesse del tutto a sé - Davvero."

Aziraphale e Crowley rimasero fermo per un attimo, il secondo con le braccia sulle spalle del primo e il respiro corto. C'era silenzio, tra loro due, un silenzio profondo e piacevole, che sembrava parlare per sé.

"Forse... è il caso che io faccia questa cioccolata, no?" disse Aziraphale, lasciando rapidamente un bacio sul naso dell'altro, un gesto così naturale e affettuoso da lasciare Crowley a dir poco spiazzato.

Aziraphale, lo stesso Aziraphale che era sembrato impacciato e teso più di lui, stava dimostrando sempre di più di avere un lato nascosto. Un lato che agiva con una dolce naturalezza, senza troppe esitazioni.

Forse, semplicemente, era già familiare con quei comportamenti. Li aveva già sperimentati con qualcuno prima di lui e quindi sapeva già come fare. Era familiare con quel tipo di vicinanza affettuosa che a Crowley provocava sempre un leggero panico collaterale.

Aziraphale preparò la cioccolata calda e un caffè, e quando entrambi furono pronti Aziraphale mise le mani in tasca e aggrottò le sopracciglia, con aria pensosa.

"Qualcosa non va?" chiese Crowley, senza capire.

"Oh no, no. Andiamo in salotto? Il mio divano è comodo."

"Sì. Sì certo - Crowley prese la propria tazza e fece un mezzo sorriso - Certo che con questo posso scordarmi di dormire. Come lo sapevi che avrei preferito il caffè al té?"

"Perché quando dipingevi non facevi che fare pause caffè, Crowley. Non eri particolarmente riservato a riguardo."

Si sedettero fianco a fianco sul divano nel piccolo salotto. Era una stanza semplicissima, coperta da librerie in tre muri su quattro.

"Tu hai letto tutti i libri che hai qui? Sono così tanti." commentò Crowley, ammirato più che mai.

"Beh, in diciannove anni di vita ci si può riuscire, ecco. Ma ci sono tante cose che voglio ancora leggere. Anzi, sai qual è il mio più grande rimpianto?"

"Onestamente no..."

"Sapere di non poter leggere tutti i libri del mondo. Ci sono per forza delle storie che non conoscerò mai." Aziraphale sorrise mestamente, prendendo un sorso della propria profumata cioccolata calda.

Aveva una tazza buffa, bianca, con il manico a forma di ali.

Quella di Crowley, invece, aveva una forma più normale, ma era decorata da una fantasia tartan color grigio e bianco.

"Guarda il lato positivo. Probabilmente conosci più storie della maggior parte dei ragazzi della tua età. Io non leggo quasi nulla, tranne... beh, sto leggendo quello che mi hai consigliato."

"Davvero? E com'e? Sai che all'autore hanno dato il Nobel l'anno scorso? Se lo merita, vero?" Aziraphale parve animarsi all'improvviso, con gli occhi lucenti e il viso raggiante.

"Oh, beh, ecco... non credo di poter dire se un autore merita il Nobel... Però mi piace come scrive. E come descrive le cose. Sembra tutto così piacevole, anche esteticamente. È come leggere un dipinto."

Aziraphale fece il sorriso di chi ha appena ricevuto un profondo complimento personale "Io credo che sia fantastico. L'hai detto meglio di come avrei potuto fare io."

"Probabilmente lo è davvero. Fantastico, intendo. Sulla seconda cosa non sono molto d'accordo, sei tu lo scrittore qui."

Aziraphale sospirò, passandogli una mano tra i capelli "E che scrittore..."

"Ehi, non tirarti giù così. Guarda che hai diciannove anni, hai tutta la vita per scrivere il tuo capolavoro e vincere il tuo personalissimo Nobel!" disse Crowley, alzando le sopracciglia e finendo il proprio caffè.

"Lo spero..."

"Hai tutto il tempo del mondo. Le cose richiedono lavoro, ma bisogna fare con calma. Non potrà uscirti un successo e la perfezione al primo colpo, no? Non... non devi per forza andare di fretta."

Aziraphale sorrise, giocherellando con le proprie mani. Anche lui aveva appena finito la propria cioccolata, e stava guardando in basso.

Poteva essere tranquillo e sereno con l'intimità, ma l'argomento "libro" sembrava metterlo comunque piuttosto a disagio.

Crowley gli prese delicatamente una mano, portandosela al viso e lasciando un bacio delicato sul suo dorso.

Aziraphale sorrideva, ancora un poco rosso, leggermente più nervoso di prima. Era colpa dei discorsi sul libro, probabilmente.

"Che galantuomo." disse il biondo, vagamente sarcastico.

"Mi piacciono le tue mani - disse Crowley, lasciando un bacio su una nocca - Sono belle, Aziraphale. Uff... Aziraphale è così pomposo come nome..."

"È il nome che mi hanno dato..."

"Beh, io il mio l'ho cambiato. Prima non mi chiamavo così."

"Davvero? E io come dovrei chiamarmi?"

Crowley strinse le labbra con aria pensierosa, pensandoci. Poi posò lo sguardo su quei capelli chiarissimi, su quegli occhi come fette di cielo.

"Angelo, io ti chiamerei Angelo."

Aziraphale quasi rise "Ma... ti sembra adatto? Gli angeli sono belli ed eterei. Io sono... una pallina con il maglione."

"Sei una pallina eterea." rispose Crowley, al che entrambi ridacchiarono. Aziraphale appoggiò la testa sulla spalla dell'altro.

Le loro risate si spensero lentamente, e Crowley si voltò verso il viso paffuto dell'altro. Lo baciò dapprima delicatamente, poi con più sicurezza.

Sentì l'altro passargli una mano tra i capelli lunghi, appoggiando le dita sulla sua nuca e cercando di tenerlo vicino a sé.

La prima volta che aveva visto Aziraphale, Crowley aveva pensato che fosse qualcosa di immateriale, sembrava una visione venuta da un altro mondo.

Eppure in quel momento lo sentiva, mentre lo accarezzava, lo stringeva, gli passava la mano sotto la camicia provocandogli un brivido.

"Allora - disse Aziraphale, dopo essersi separato da lui e aver tenuto la fronte premuta contro la sua - Vuoi mica... venire nella mia stanza?"

Crowley deglutì nervosamente, alzandosi e seguendo l'altro. Non aveva avuto neanche bisogno di dargli una vera e propria risposta.

Lì, si lasciarono cadere sul materasso, stringendosi l'uno all'altro, questa volta senza vergognarsi, senza temere gli occhi di nessuno.

Crowley sentì l'altro salire su di lui e iniziare a baciarlo sul collo, con un po' più di foga, un po' più di rudezza.

Si lasciò sfuggire un mugolio, stringendosi all'altro, con il cuore che gli batteva a mille, un po' di gioia, un po' dall'ansia.

"Sta andando come un treno - ridacchiò Aziraphale, posandogli due dita sul petto - È...?"

"Prima volta." Crowley sorrise nervosamente, riuscendo solo a pensare a quanto adorasse il suo viso e il suo tocco. La paura c'era, quella sì. Ma alla fine, andava tutto bene.

Era con Aziraphale, con l'Angelo, con la schiena sulle sue morbide coperte e una serenità che non si sarebbe aspettato di sentire in una sera come quella.

Poteva stare tranquillo.

 

   
 
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