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Autore: Dollhades    01/12/2019    2 recensioni
kimetsu no Gakuen!AU
Mitsuri centric, terribilmente fluff, con il giusto angst e tratti peccaminosa,ma infondo si tratta del pilastro dell'amore, no?
****dal testo****
"[...]rispose lui giocando distrattamente con le trecce dai buffi colori, ricevendo in tutta risposta l’annuire rapido e muto di lei. Ogni tanto gli piaceva farlo: vivere in maniera sfrenata e adrenalinica quella loro strana relazione, solo per godersi piccoli istanti di felicità."
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Iguro Obanai, Kyoujurou Rengoku, Mitsuri Kanroji, Sanemi Shinazugawa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Sakura no you ni

Capitolo 1- Prologo

Gli ansiti riempirono il corridoio insieme al ritmo costante e veloce dei passi. Le gote arrossate per lo sforzo erano imperlate di sudore, le lunghe trecce color pesca seguivano e schioccavano come fruste contro la schiena coperta dal tessuto verde pistacchio a righe della maglia, che aderiva perfettamente al suo corpo accarezzandone curve e morbidezze. Si fermò una volta giunta davanti alla porta, piegandosi e poggiando i palmi sulle ginocchia, lasciate appena scoperte dai gambaletti bianchi; tentò al volo di ricomporsi, si scostò alcuni ciuffi da davanti al volto, si schiarì la voce e aprì la porta, sorridendo alla classe di diverse decine di studenti che le si parò innanzi. Calò il silenzio.

Lei appoggiò con un movimento fluido la cartelletta di pelle alla cattedra e speditamente si diresse alla lavagna, sui cui scrisse con un corsivo continuo ed elegante “Mitsuri Kanroji”. Gestiva il club di arte secondo l’orario scolastico che era stato dato ai ragazzi, ed effettivamente sembrava il tipo di ragazza bizzarra e stralunata che si sporcava totalmente di vernice senza accorgersene, sorseggiava caffè a gambe accavallate e girava con un pennello e una matita sempre in tasca; lei non smise di sorridere e, congiungendo le mani in grembo, fece saettare rapidamente lo sguardo sui presenti.

-Piacere! Mi chiamo Kanroji, sono il pilastro dell’amore- rise appena, la voce gentile. –Non so se vi è già stato spiegato chi sono i pilastri ma non importa, siamo ragazzi di età differenti che si occupano di alcuni club, delle aree per gli studenti e di tutto ciò che vi riguarda direttamente e non. Io gestisco il club e le lezioni di arte, sono di assistenza alla mensa e sono uno de membri di supporto, se avete problemi potete parlarne tranquillamente con me! Sono qui solo perché vorrei solo rendere tutti felici con le piccole cose, tra cui l’arte- si appoggio alla cattedra, la gonnella nera ricadeva sulle sue cosce come il più sottile dei veli e accarezzava la pelle. Era bellissima, era oggettivo e in pochi minuti si era guadagnata l’ammirazione e l’attenzione di tutti gli studenti. Passò la restante ora della lezione a far conoscenza con i ragazzi, ridendo, raccontando e facendosi raccontare aneddoti buffi e imbarazzanti per permettere a tutti di mettersi a proprio agio e rompere il ghiaccio.

La lezione passò in fretta, loro pendevano dalle sue labbra, cercavano il suo sguardo dolce ma sensuale, si lasciavano cullare dal suono della sua voce come se si trattasse della più dolce nenia e, quando suonò la campanella, nessuno si mosse, ancora vittime silenti del fascino del pilastro. A riportarli alla realtà fu la porta che si aprì di scatto, rivelando un ragazzo sul metro e settanta, capelli biondi che sfumavano nelle più disparate e sgargianti tonalità del rosso, un blue jeans, una t-shirt bianca e un bomber di pelle nera. Lui sorrise ai ragazzi, lanciando poi un casco rosa a Mitsuri e indossando il suo, nero con delle fiamme. I ragazzi non ebbero il tempo di contestare che lui iniziò a parlare, la voce abbastanza profonda e calda, forte, come una fiammata improvvisa.

-Dai! Dobbiamo muoverci se vogliamo arrivare in tempo alla torre!- era radioso, quel tipo di ragazzo di cui le ragazze facilmente si innamoravano. Lei annuì allacciando il suo, Rengoku le afferrò la mano trascinandola via, impetuoso, non curante degli studenti. Corsero fuori, non si fermarono a prendere fiato fino a che non arrivarono alla moto di lui, dove la prese per i fianchi e la sollevò aiutandola a montare in sella, salendo dopo di lei con un balzo. Le mani della ragazza dai capelli di pesca lo tennero saldo dai primi istanti, prima ancora che partisse con un’irresponsabile manovra che fece inclinare la moto: il cuore le batteva a mille contro la sua schiena; chiuse gli occhi e si beò del suo profumo, del corpo ben definito che percepiva dalla maglietta, della sua presenza. Avrebbe voluto rimanere lì in eterno ma sapeva che non era possibile. Seguirono attimi di pura adrenalina in cui il ragazzo superò le macchine con slalom fluidi e accelerò chinandosi in avanti, facendo perdere diversi battiti alla povera ragazza che si aggrappò ancora più disperatamente al suo petto. Quando parcheggiò e l’aiuto a scendere, il cielo stava lentamente mutando i suoi colori.

–Ren… rallenta- lo chiamò mentre salivano l’immensa scalinata che portavano alla torre, lui si voltò, gli occhi grandi la guardavano con tenerezza. Scese qualche gradino e la tirò in braccio –Non abbiamo tempo, tieniti forte, si balla!-  esclamò  divertito e corse gli scalini irregolari di pietra fino ad arrivare ad uno spiazzo di terra dove non c’era nulla se non una vecchia torre elettrica abbandonata e una tovaglia a scacchi con sopra un termos e un plaid piegato; l’adagiò sulla stoffa e si sedette accanto a lei, coprendo entrambi con il plaid e avvicinandosi per permetterle di appoggiarsi con la testa sulla spalla e godersi il tramonto.

Rimasero in silenzio, ogni tanto si guardavano e arrossivano entrambi, come bambini, fino a che lui sistemandosi non poggiò una mano su quella di Mitsuri, facendola sobbalzare sul momento e riaccoccolare ancora più vicina subito dopo. Era così da qualche mese, non si erano mai baciati, non avevano mai parlato d’amore, non si erano mai guardati come due persone adulte. Quando lei si cambiava lui si girava, quando si faceva tardi e uno rimaneva a dormire dall’altro, lui rimaneva con lei fino a che si addormentava e, indipendentemente di chi dei due fosse l’ospite, le rimboccava le coperte e andava a dormire sul divano. Mitsuri lo guardò, sorridendo, e gli lasciò un bacio leggero sulla guancia.

-È bellissimo qui- sussurrò lei dopo alcunti minuti, mentre il cielo si tingeva di colori sempre più scuri, portando con sé le tenebre. –Andiamo da me? Qui inizia a far freddò- rispose lui giocando distrattamente con le trecce dai buffi colori, ricevendo in tutta risposta l’annuire rapido e muto di lei. Ogni tanto gli piaceva farlo: vivere in maniera sfrenata e adrenalinica quella loro strana relazione, solo per godersi piccoli istanti di felicità. Rengoku la coprì con il suo cappotto, in un gesto cavalleresco e oltremodo dolce per proteggerla dall’aria notturna e dal calo di temperatura; tornarono verso la moto di lui, con più calma, e andarono verso casa sua.

  
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