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Autore: Mentos E CocaCola    03/12/2019    0 recensioni
La valle di Moonacre è sotto il dominio dei De Noir.
I Merryweather sono solo un'umile famiglia di contadini, sempre indietro con i pagamenti, ma chi non paga è obbligato ad abbandonare la propria casa per servire i De Noir nella loro Rocca.
Questo è il destino di Maria Merryweather...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Maria bussò due volte prima di entrare nella stanza di Robin la mattina dopo, ma non ricevette nessuna delle due volte alcuna risposta.
Entrò con decisione e constatò, con un sospiro di sollievo, che la camera era vuota.
Appoggiò sul letto del ragazzo la camicia da notte, che le aveva dato la sera precedente, accuratamente piegata, e alzò di nuovo gli occhi verso i trofei appesi al muro, le piacevano veramente tanto ed erano una cosa che non aveva, un connubio perfetto per una persona curiosa come lei.
Ma quel minuto di troppo in quella camera le fece incontrare l’ultima persona che avrebbe voluto vedere sulla faccia della terra.
Quando si voltò, si ritrovò Robin che la osservava con un sorrisetto ironico, appoggiato alla parete e con le braccia conserte sul petto.
-Persa nei ricordi di ieri sera?- chiese maliziosamente.
-Assolutamente no, vi ho portato la camicia da notte che mi avete dato e stavo solo ammirando i trofei. Ora torno ai miei lavori- disse avvicinandosi alla porta, ma Robin le bloccò il passaggio con un braccio, facendola sussultare mentre la guardava con quegli occhi che le arrivavano fino a dentro l’anima.
-Perché non mi dai più del tu? Mi piaceva-
-Mantengo le distanze, come è giusto che sia. Il tu è troppo informale-
Robin chiuse la porta e si appoggiò ad essa.
Maria indietreggiò lentamente, sentendosi a disagio sotto lo sguardo di Robin che la studiava in tutti i suoi particolari: la lunga treccia laterale, il vestito nero con il grembiule rosso, la bocca piena e rossa, il seno prosperoso.
-E perché all’improvviso vuoi mantenere le distanze? È per una cosa che ho detto ieri sera?- chiese il ragazzo, facendo il finto tonto con un’espressione innocente che fece andare su tutte le furie Maria.
-Basta! È giusto così, punto. Anche a Loveday davo del voi, non mi pare che serva farne una filippica, no? E ora se non vi dispiace, ho dei compiti da sbrigare- concluse cercando di ritornare calma.
Robin sembrava che non avesse nemmeno notato che la ragazza avesse perso la pazienza, anzi se la rideva ancora più di prima.
-Secondo me sì, hai cambiato tono da quando ti ho detto quella cosa…- disse staccandosi dal muro, avvicinandosi pian piano a Maria che indietreggiò ancora e ancora fino a che non toccò dietro di sé il letto di Robin.
Lo sguardo allarmato di Maria divertì ancora di più il ragazzo, che le diede una leggera spintarella facendole perdere l’equilibrio quello che bastava per farla cadere sul letto.
Maria tentò di rialzarsi, ma Robin le si mise sopra a cavalcioni, bloccandola.
Il respiro della ragazza era affannoso, cercava di liberarsi in tutti i modi, ma Robin le teneva le braccia ancorate al letto e quello che le rimase di fare fu pregarlo.
-Vi prego, lasciatemi andare- disse con le lacrime agli occhi pensando ormai al peggio.
-Ehi…- sussurrò quasi dolcemente il ragazzo -Allora è vero- Lei lo guardò confusa.
-Hai iniziato a darmi del tu per quello che ti ho detto ieri- disse lui ridendo, per poi tornare serio.
Quanto avrebbe voluto non vedere la paura che vedeva ora negli occhi della ragazza, avrebbe tanto voluto che al suo posto ci fosse solo eccitazione e … forse qualcos’altro.
Robin scosse la testa, come per cacciare quel pensiero assurdo e riportò lo sguardo sulla ragazza che continuava a dimenarsi sotto di lui.
-Dimmi la verità e ti lascio andare-
Maria si bloccò, sospirò e, non vedendo altra via di fuga, gli disse la verità.
-Sì è per quello che avete detto. È stato enormemente sbagliato sia quello che avete fatto ieri sia quello che avete detto-
Robin scosse la testa, questa volta era serio, gli occhi incatenati a quelli di Maria, che si sentiva come un libro aperto sotto quello sguardo, come se non avesse più segreti.
-Non è così e te lo posso dimostrare-
Ignorò lo sguardo confuso di Maria e la baciò, assaporando di nuovo quelle labbra morbide e dolci che non avevano mai lasciato la sua mente in tutti quei giorni.
La ragazza se ne stava immobile, sapendo che non poteva muoversi, l’unico movimento concesso era il tremore, tremava come se avesse freddo, quel bacio le lasciava il gelo dentro.
Robin si staccò lentamente da quelle labbra e sfuggì lo sguardo della ragazza.
-Non mi guardare in quel modo Maria- disse liberando la ragazza dalla sua stretta e rimettendosi in piedi.
La ragazza non si domandò neanche in che modo lo avesse guardato, aveva troppa fretta di alzarsi da quel letto e scappare via da quella stanza.
-Sai perché non è stato un errore?- le chiese guardando fuori dalla finestra.
-No- riuscì a malapena a rispondere Maria, con una voce talmente roca che non sembrava nemmeno la sua.
-Perché era quello che volevo… ora puoi andare-
Maria corse letteralmente via dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, corse fino ad arrivare al cortile interno del castello, dove si erano incontrati per la prima volta. Si appoggiò ad una colonna con la schiena, riprendendo fiato e solo in quel momento la sua mano si mosse quasi da sola per poi sfiorarsi piano le labbra, proprio quelle labbra che pochi attimi prima avevano incontrato di nuovo quelle di Robin.
 
-Chi siete?- chiese l’uomo, guardando Loveday, mentre le camminava accanto lungo la strada per ritornare a casa -Non vi ho mai vista al villaggio e sono sicuro che non siete una semplice contadina, sia dal vostro portamento sia perché una guardia non avrebbe mai liberato un prigioniero solamente perché qualcuno glielo ha chiesto-
La donna se ne stava a sguardo basso, non sapeva come dire a quell’uomo chi era veramente, era sicura che se gli avesse detto il suo vero nome l’avrebbe cacciata di casa.
-Mi chiamo Alice, sono cresciuta alla Rocca, come dama di compagnia della principessa, ma mi hanno licenziata per una sciocchezza e dato che Maria ed io avevamo stretto amicizia quando ha saputo cosa mi era successo, mi ha dato la chiave di casa sua per ricominciare una nuova vita-
L’uomo rimase per un attimo in silenzio, pensando al da farsi.
-Va bene, mi fido di quello che dite e dell’opinione di mia nipote, è sempre stata brava nel capire le persone e poi sono sicuro che tenete a lei veramente, altrimenti non mi avreste liberato per pagarle il riscatto- le disse con un sorriso stentato, il primo sorriso dopo settimane.
Loveday cercò di ricambiarlo, ma il senso di colpa glielo fece morire sulle labbra, non aveva mai mentito ed ora, a causa di una menzogna, aveva cambiato anche il suo nome ed imbrogliato un uomo onesto.
L’avrebbe aiutato a liberare Maria e poi se ne sarebbe andata da qualche altra parte, per ricominciare da capo e dove il suo cognome non voleva dire nulla.
 
Robin si leccò le labbra, assaporando il sapore che il bacio con Maria aveva lasciato. Aveva ragione lei, era tutto tremendamente sbagliato, ma il principe poteva fare ciò che voleva e lui aveva fatto esattamente quello che voleva: aiutarla e baciarla.
E con angoscia si rese conto che la sera prima si era comportato con fin troppa dolcezza per essere un giovane nobile che voleva divertirsi con una servetta.
Si rigirava la bombetta tra le mani senza sosta, come se qualcosa lo turbasse, ma non riusciva a capire cosa.
Non era sicuramente la prima serva che baciava, con alcune aveva anche fatto sesso, ma non le erano mai entrate dentro come lei, come Maria, era già la seconda notte che sognava il suo sorriso e una sua carezza sul suo viso come se fosse un balsamo su una ferita.
Sentì bussare alla porta e si voltò nella speranza che fosse lei, che avesse ripensato a quel bacio, come stava facendo lui, e che fosse tornata per riceverne altri, ma le sue aspettative vennero deluse, era una vecchia serva che gli comunicò che il suo gruppo d’amici sarebbe andato a cacciare nella foresta.
Robin annuì e congedò la donna.
Non aveva alcuna voglia di cacciare animali quella mattina, aveva la testa altrove e nella foresta avrebbe sicuramente ripensato a quel bacio e a quella ragazza, come se fosse stata lei la vera preda di quella caccia.
Un’idea gli balenò in mente e un ghigno divertito gli comparve sulle labbra.
-Donna!- urlò per farsi sentire.
La vecchia che poco prima era entrata nella sua camera ricomparve sulla porta.
-Va a dire alla debitrice che anche lei parteciperà alla caccia-
La donna annuì chiaramente confusa ma non obbiettò, fece una lieve riverenza e se ne andò.
-O meglio sarà la preda che braccheremo- sussurrò Robin a se stesso con gli occhi illuminati dall’eccitazione.
 


SALVE A TUTTI! ECCO UN NUOVO CAPITOLO! SPERO CHE VI PIACCIA!
  
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