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Autore: WillowSnow    03/12/2019    2 recensioni
Non lasciò la maglia di Hinata fino a che non furono soli nei bagni.
“Che c’è, cerchi rissa?” gli chiese il nano, mettendosi in posizione difensiva come gli aveva insegnato Tanaka, semi scherzando.
“Ma che rissa e rissa. Voi del Karasuno siete troppo impetuosi. Devo chiederti una cosa, e non hai idea di quanto mi urti farlo.” sentenziò Kuroo incrociando le braccia sul petto.
“Ti piace Kenma?” chiese, guardando storto Hinata.
“Certo che mi piace, é un bravissimo alzatore. Non sembra ma si appassiona davvero alle cose.” rispose lui, sinceramente.
Doveva essere un po’ più esplicito di così.
“Intendevo... ti piace in quel modo? Ti piace come ragazzo?” indagò ancora, avvicinandosi ad Hinata.
La faccia del centrale del Karasuno divenne rossissima mentre indietreggiava.
“Ah... ma... come ti viene in mente?” boccheggiò Hinata, cercando di interpretare bene le parole di Kuroo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Shouyou Hinata, Tetsurou Kuroo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Piccola precisazione: ci sono spoiler oltre la terza serie presenti nel manga. Se seguite solo l’anime, ci sono grossi spoiler. Lettore avvisato... 
É la prima Kenma/Kuroo che scrivo, vorrei approfondire tantissimo i sentimenti di Kenma, ma oggi é uscita questa. Non credo siano troppo Ooc ma se lo ritenente, fatemelo sapere e cambio! 
 

Kenma stava sorridendo, parlando con il centrale piccoletto della Karasuno. Era rilassato, lo guardava dritto negli occhi, e non c’era cenno della solita ritrosia che aveva sempre con le altre persone. 

Eccetto che con lui. Era sempre stato un suo piacere personale, sapere di essere l’unica persona con cui lo schivo alzatore era a suo agio. 

Non che cercasse di limitarlo dal parlare con gli altri o di tenerlo solo per sé; non sarebbe mai stato così egoista. 

Però una parte di lui era contenta di essere il solo a poter vedere il sorriso di Kenma. 

 

Quindi Kuroo era contrastato tra due sentimenti: la contentezza di vedere Kenma socializzare così spontaneamente con qualcuno, e la paura di vedere Kenma socializzare così spontaneamente con qualcuno. 

Non sapeva spiegarsi perché avesse paura, ma era una sensazione che si stava facendo strada nel suo cuore mentre li guardava chiacchierare, vicini e rilassati. 

 

Sapeva che il numero 10 si chiamava Hinata Shoyuo e che spesso i due si sentivano per messaggio; già dalla loro prima amichevole si erano scambiati i numeri. Non pensava però che fossero così amici. Era come se fossero sempre stati amici, a guardarli ora. 

Nessuno che conoscesse Kenma si sarebbe mai aspettato di vederlo così a suo agio con qualcuno dopo soli sei mesi e due incontri ufficiali. 

I due giocatori si divisero salutandosi, e Kenma tornò verso la palestra. 

“Sei così amico di Hinata? Non lo sapevo!” gli disse Kuroo accompagnandolo verso gli spogliatoi. 

Uno sguardo pensieroso avvolse per un momento il viso dell’alzatore. 

“Mi piace. É interessante.” affermò, entrando nella stanza e non notando l’espressione assolutamente sconvolta del centrale dietro di lui. 

Gli... piace? Cosa intende?’ si interrogò Kuroo, seguendolo in silenzio. 

“Shoyuo... riesce sempre a fare qualcosa di nuovo. Ad ogni sfida che gli si pone davanti, non si ferma, non si arrende. É come un mago che dal cilindro tira fuori sempre qualcosa di diverso. Sembra non avere limiti.” spiegò l’alzatore, cominciando a cambiarsi per tornare a casa. 

Si tolse la maglia da allenamento per mettersene una asciutta, e chiuse la borsa. 

“É interessante.” ripetè, volgendo gli occhi color miele al centrale. “Andiamo a casa?”

Kuroo si cambiò in tutta fretta mentre Kenma cominciava ad incamminarsi. 

Mentre tornavano verso casa, Kuroo si fermò a riflettere sulla sua amicizia con l’alzatore. Erano sempre stati insieme negli ultimi anni, tranne le uniche volte in cui aveva cominciato un grado superiore di scuola e Kenma era rimasto al precedente. D’altronde, avevano un anno di differenza. 

Averlo intorno, a scuola e nelle ore libere, era la quotidianità a cui era abituato. Era normale per lui andare a casa di Kenma dopo la scuola, fare i compiti mentre lui giocava con la PlayStation. Anche fermarsi a dormire era una cosa che faceva spesso, perché sua mamma aveva settimanalmente almeno due turni di notte, e fino ai quindici anni non si era fidata a lasciarlo solo. Anche ora, che ne aveva diciassette, se lei era fuori, a casa di Kenma c’era un futon pronto per lui. 

“Kuro? Come mai non parli?” si riscosse dai suoi pensieri alla domanda del compagno. “Di solito sei un casinista e non mi lasci nemmeno pensare, da tanto fai rumore.” 

Sapeva che che Kenma non lo diceva per prenderlo in giro. 

Stava solo esponendo un pensiero che gli era passato in mente. 

“Stavo pensando che stanotte mia mamma ha il turno. Va bene se mi fermo a dormire?” gli chiese distrattamente, senza fermarsi. 

“Nessun problema. Lo dico ai miei. Hai per caso le registrazioni della Karasuno contro l’Aoba Joshai?” indagò Kenma. 

“Posso farmele passare da Oikawa senza problemi, perché?” 

“Vorrei rivedere la veloce stramba di Shoyuo.” 

C’era una luce interessata negli occhi dell’alzatore, che era solito avere solo quando cominciava un nuovo videogioco o un boss impossibile lo metteva alla prova. 

Non glielo aveva mai visto in faccia parlando di qualcuno. 

 

A Kuroo mancò un battito del cuore per un momento. Quella sera stessa, steso sul letto accanto a Kenma, vide quello sguardo accendersi ogni volta che quel maledetto centrale nano saltava.

   
 
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