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Autore: Indaco_    05/12/2019    3 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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Justin ed Amy entrarono in casa stanchi morti, tutte quelle commissioni gli avevano fiaccati a non finire. Tra l’avvocato e quella lentissima corsa al laboratorio i due ricci erano veramente stanchissimi. La ragazza, sapendo bene che era questione di attimi prima che Sonic tornasse a casa, spronò il piccino nonostante vedesse chiaramente la stanchezza dipinta sul suo viso.  
< Forza Justin, ora vai a lavarti le mani, intanto preparo da mangiare! Sonic tra poco tornerà e … >
< … e vorrà sentire le spiegazioni per questo ritardo > concluse per lei il riccio stesso proveniente dalle camere.
Fresco di doccia, il ragazzo scese le scale guizzante, osservandola con un sorrisino che nascondeva parecchie cose. Gli aculei umidi erano coperti per metà da un piccolo telo utilizzato per asciugarli più velocemente. Fermandosi a contemplare mamma e figlio, stupiti dalla sua entrata in scena, il blu incrociò le braccia al petto con sguardo indagatore ed il sorriso ironico aspettando le dovute spiegazioni.
< Sonic! Uhmm … ehmm… cosa ci fai già qui? > cantilenò la ragazza con una smorfia tirata sul volto ed un’espressione sorpresa.
Il bambino sorrise di fronte al tono canzonatorio che il desiderato padre aveva utilizzato per riprendere la madre, ma, a differenza di Amy, non si fece troppi problemi quando si avvinghiò alla sua gamba per venir preso in braccio.
< Oh bhe, sai, questa è casa mia, tendo a frequentarla parecchio durante il giorno > rispose con ironia raccogliendo il piccino tra le sue braccia. La pelle dei due combaciò perfettamente come colore e sfumatura di blu, rivelando ancora una volta quel piccolo segreto. Amy sorrise lievemente aggrottando involontariamente le sopracciglia.
Lasciando un bacio sulla fronte del piccino, il ragazzo lo riportò a terra invitandolo con dolcezza a lavarsi le mani. Ordine che il piccino eseguì senza lamentarsi, come era solito fare con sua madre.
< Dove sei stata? > Gli chiese con estrema calma ed interesse una volta che Justin fu sparito dalla loro vista. Dentro di sé aveva già dato qualche risposta alla sua domanda, da lei chiedeva solo la conferma. Amy, persa nella miriade di scuse inventate su cui stava lavorando, sbatté le palpebre fingendo naturalezza.
< Scusami del ritardo, sono stata da Blaze e tra una chiacchiera e l’altra abbiamo fatto tardi > rispose con un sorriso costruito, soddisfatta della genialata che aveva tirato fuori. Sonic chiuse le palpebre e sorrise sornione, per poi riaprirle e tornare a fissare la ragazza con maggior attenzione.
< Bugiarda. Blaze è passata a salutare Ginevra e mi ha chiesto come stavi > ribatté facendosi serio. La ragazza restò di sasso, irrigidendosi sia per la figuraccia che aveva fatto, sia perché non sapeva più che raccontargli. Imbiancò e si morse il labbro inferiore, dandosi della cretina per non averci pensato. Il blu, in attesa di una risposta che non arrivò, sospirò profondamente facendo cadere le braccia lungo i fianchi,
< guarda che puoi fare quello che vuoi per me, se ti senti con Jacob non è un problema. Basta che tu e lui siate felici > mormorò indicando con un cenno della testa il “lui”, il quale, a quel che sentiva, stava letteralmente lavando il bagno.
La riccia scosse la testa infastidita facendo ondeggiare i capelli, quella frase la pungolò nel vivo,
< che centra adesso Jacob? > sospirò cercando di recuperare il tono confidenziale e rassicurante che avevano raggiunto la sera precedente.
Sonic si sentiva stranamente ferito e tradito da quella bugia, si allontanò verso la cucina cercando di reprimere quel senso di disagio che gli era cresciuto nel petto. Iniziando a preparare la tavola, il ragazzo tentò di fingersi tranquillo,
< oh bhe, oggi mancava, tu e lui l’altra volta vi eravate divertiti così tanto … il collegamento è tanto logico quanto probabile se ci pensi > si giustificò prendendo tre bicchieri dalla credenza.  I passi leggeri della ragazza lo raggiunsero da dietro,
< oh andiamo Sonic, tra me e lui c’è stato solo un bacio, cosa pensi sia accaduto? > obiettò innervosita appoggiata allo stipite della cucina. Sonic strinse al petto i bicchieri incastellati tra le sue mani, il cuore sembrava volesse schizzargli fuori dal petto tanto gli batteva forte.
Ricordava.
Certo ricordava sbagliato, ma quel bacio non era stato frutto della sua fantasia e dei suoi desideri, era realmente accaduto. 
Finse una risata che risultò nervosissima e appoggiò i bicchieri sul piano della cucina.
< E … dove vi sareste baciati se si può sapere? > rincalzò con ironia cercando di prendere tempo e approfondire il discorso. Amy a quella domanda arrossì e si imbarazzò ancor di più, aveva tirato fuori un discorso ancor più scomodo di quello precedente. Voltandosi verso la finestra per nascondere  il viso paonazzo, rispose tentando di sminuire quello che in realtà ricordava volentieri e spesso, appunto perché era stato un bacio dato con affetto e sentimento.
< I-io non lo so, non ricordo bene quello che è successo! Ero ubriaca e … e … > l’agitazione bloccò le parole che avrebbe voluto far uscire. Non sarebbe stato difficile dire che l’aveva baciato perché aveva trovato feeling o perché lo desiderava alla follia, ma questo non era affatto vero e perciò quelle parole faticavano ad uscire di spontanea volontà. Si chiedeva ancora come avesse potuto fare un gesto del genere, d’altronde Jacob era un semi-sconosciuto e lei era stata troppo, troppo avventata.
Le orecchie del ragazzo erano ben rivolte verso la direzione della riccia, bevendo ogni singola parola che la ragazza buttava fuori. Il silenzio calò d’improvviso con la riccia silenziosa ed impacciata nelle sue stesse parole. Un'intera enciclopedia non sarebbe bastata per descrivere le sensazioni ed i pensieri che la ragazza provava e pensava dentro di sè, ma c'erano, ed il suo viso le faceva trasparire tutte.
Il blu sospirò raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, doveva districare il gomitolo che si era creato e ben visibile negli occhi dispiaciuti di lei. Facendo ruotare una goccia d’acqua all’interno di un bicchiere prese parola.
< Forse, non ricordi perché non sai cosa è successo esattamente > mormorò con voce appena percettibile ma chiarissima per Amy. Sollevando la testa, la diretta interessata si concentrò dubbiosa sulle parole del ragazzo, incrociando le braccia al petto si chiese cosa volesse andare a parare con quella frase che sembrava tratta da un film. Il blu, spronato da quel silenzio pastoso come la colla vinavil semi asciutta, continuò a parlare tentando di apparire il più naturale possibile.
< Forse, le cose non sono andate come tu credi che siano andate > mormorò cautamente,  chiedendosi se effettivamente fosse una buona cosa rivelarle quel piccolo segreto. Lanciò un’occhiata sopra la spalla, la riccia non si era spostata e gli occhi color bottiglia lo stavano consumando sempre più confusi. Deglutì imbarazzato, rivolgendosi nuovamente alla credenza e fingendosi impegnato a risciacquare i bicchieri già perfetti.
< Sonic. Non girarci troppo attorno, arriva al sodo > sbottò la rosa appoggiandosi alla tavola con fare autoritario e deciso. Il tono misterioso che il ragazzo stava utilizzando la faceva uscire di testa, cosa sapeva lui più di  quanto ne sapeva lei? Notò, ancor prima che si girasse verso la sua direzione, che il riccio era agitato, i movimenti secchi e decisi e le spalle contratte indicavano chiaramente un imbarazzo generale. Un altro sospirò accompagnò l’inizio della spiegazione.
< Dubito fortemente che tu l’abbia baciato a dir la verità. Probabilmente i ricordi che hai sono molto confusi e soprattutto incompleti >sputò fuori con il volto paonazzo. Fortunatamente ebbe il tempo di scrollarsi quei pomodori di guancie dalla faccia prima di riprendere il discorso. La riccia avvampò e si sollevò dalla tavola confusa, chiedendosi cosa diavolo sapesse per affermare quelle cose.
Dandogli modo di continuare, il riccio riprese il discorso pesando ogni mezza virgola con la precisione di un pusher. Non voleva turbarla e soprattutto non voleva allontanarla da sé nuovamente, d'altronde fino all'altra sera tutto era sembrato scorrere liscio come l'olio.
< Ti … ti ricordi dov’eri quella mattina? >  le domandò con il cuore in gola e i bicchieri ancora umidi tra le mani. Si girò lentamente verso la sua direzione,  per capire se la riccia lo stesse seguendo oppure non ricordasse nemmeno quel “dettaglio”. Amy ricordava perfettamente quella mattina e soprattutto ricordava la sensazione che aveva provato quando si era resa conto di essere incollata al ragazzo blu. Uno strato di pelle d’oca gli si sollevò sulle braccia: era stato eccezionalmente bello. Come risposta annuì leggermente con il capo, cercando di comporre le tessere del puzzle che il blu le lanciava a suo piacimento.
< Bene. Ci sei finita quando sei tornata a casa. Ed era tardi e tu eri piena >balbettò coraggiosamente il blu tamburellando nervosamente le dita sul lavabo e cercando di prevedere il suo stato d’animo.  
< E tu eri sveglio …? > domandò la ragazza maledicendosi per aver alzato entrambi i gomiti quella notte. Con lo sguardo sulle piastrelle del pavimento, qualche frammento, ricostruito dalle parole del blu, ritornava a galla dal buio del pozzo.
< Oh sì, è stata una lunga notte > ridacchiò imbarazzato e smuovendosi gli aculei con una mano. Amy aggrottò le sopracciglia, aveva la netta sensazione che qualcosa di piacevole le stesse fuggendo alla memoria e che lui si stesse riferendo proprio a quella. Dalle sue parole qualcosa di particolare era pur successo. Temendo di aver straparlato a causa di un bicchiere o tre di troppo, strinse le palpebre cercando di capire perché quella cosa le risultasse così piacevole. Avrebbe pagato per aver confessato involontariamente quel segreto quella notte, si sarebbe lasciata alle spalle un grosso peso. Ma dubitava che Sonic si comportasse in un modo così pacato conoscendo la verità. Sollevando le spalle, incrociò le braccia al petto scostandosi i capelli scivolati davanti al viso,
< come mai? Abbiamo … discusso? > azzardò la rosa ricordando ad un tratto gli occhi verdissimi di lui spalancati e stupiti ... sotto di lei? Sonic sospirò e si avvicinò a lei nervoso come poche altre volte lo era stato,
< anche, ma non per molto. Senti Amy, a dirti la verità non so quanto convenga dirti ciò, ma voglio che tra noi ci sia la massima trasparenza. Non voglio sapere i fatti tuoi, puoi fare quello che vuoi, che sia uscire con Jacob o con chiunque altro. Ma non riesco a capire il perché tu, quella notte, mi abbia … > impacciato, deglutì nervosissimo sentendosi veramente ridicolo. Gli occhi della ragazza si sollevarono dal pavimento, legandosi ai suoi con delle catene invisibili ma molto efficaci. Freschi come la menta, Amy con quell’ultima tessera verde ricostruì il puzzle sbattendo le palpebre. Brividi freddi le salirono lungo le braccia come serpenti di ghiaccio. Come aveva potuto oscurare un ricordo del genere? Ma soprattutto, dove aveva trovato così tanto coraggio per prendere l’iniziativa e baciarlo?  
Un forte batticuore iniziò a palesarsi su entrambi, i ventricoli scoordinati battevano all’impazzata carichi di imbarazzo mentre la distanza tra loro si assottigliava sempre più. Il riccio si obbligò a darsi un contegno, tremare come una foglia non era per nulla dignitoso per lui. E poi, in qualche modo, doveva pur sbloccare la situazione.
  Prese fiato e più veloce di quanto potesse fare, portandogli le mani sulle guancie arrossate, premette le labbra contro le sue in un gesto che lo portava direttamente a cinque anni fa, quando l’aveva baciata per l’ultima volta la sera prima della sua partenza.
Amy, irrigidendo per un solo secondo, non perse altri attimi e avvolgendogli il collo, ricambiò con più fervore quel bacio  tanto desiderato.
Si staccarono immediatamente sapendo che il piccino era praticamente nell’altra stanza sorridendo entrambi per la libertà che si erano presi.
Non furono necessarie parole per buttare giù qualsiasi muro o palizzata costruita negli anni, era bastato un soffice sfiorarsi di labbra per ritrovarsi come si erano lasciati.
< Sei sempre stata brava a distrarmi. Ma non stavolta Amy. Non ho perso il filo: dove sei stata stamattina? > continuò lui con scioltezza invidiabile, arrovellando le dita sull’aculeo caduto davanti al suo viso. In quel momento gli importava veramente poco di dove fosse stata, si sentiva sballato dall’adrenalina che gli circolava in sangue. Ma sapeva anche che non poteva sorvolare su una bugia del genere, se potevano iniziare qualcosa assieme stavano già partendo col piede sbagliato.
Amy, intontita a sua volta, si trovò senza parole e senza scuse da fornirgli. Con le mani ancora sul suo collo, accarezzò distratta la pelle del blu chiedendosi se fosse il momento giusto per dirgli la verità. Aprendo di nuovo quella relazione una notizia del genere non poteva certo tenerla nascosta. Soprattutto perché avrebbe dovuto saperlo già da  molto tempo prima.
Abbassando gli occhi sul pavimento soppesò per un attimo le alternative: dirglielo e affrontare le conseguenze oppure mentire di nuovo e peggiorare le cose. Sospirò indecisa deglutendo aria calda visto che la bocca era un autentico deserto.
< Oh bhe, questa mattina, dopo essere stata dall’avvocato, sono andata assieme a Jus al poliambulatorio, a qualche chilometro da qui > balbettò imbarazzata connettendo di striscio i neuroni. Sonic si staccò da lei stupito e preoccupato, e con le sopracciglia aggrottate studiò per un attimo il viso della ragazza verificando se stesse mentendo o meno. Lo sguardo vago ed incerto affermava quello che diceva, facendolo preoccupare ancor di più.
< Al poliambulatorio? Perché? > esclamò con tono ansioso credendo fosse avvenuto qualcosa di particolarmente grave.
Sentendo la voce carica di vera preoccupazione, la riccia si affrettò a spiegare per tranquillizzarlo, prese una grossa boccata d’aria e parlò con tono che doveva sembrare allegro.
< Nono, nulla di grave! Io … > con un altro sospiro e il cuore struggente, decise all’ultimo secondo di cambiare versione dei fatti.
< Non mi sono sentita bene, mi girava la testa e per sicurezza sono andata a fare una .. piccola visita > mentì chiudendo gli occhi per non incrociare i suoi. Sonic si irrigidì stringendo le mani della ragazza,
< che cosa? E sei andata la da sola col piccolo? Amy sei impazzita? Se fossi svenuta alla guida? E perché non mi hai avvertito? Ti avrei accompagnato! > Esclamò stizzito con tono riprovevole: già era difficile in quel periodo rimanere lucidi e sani di mente, ci mancava solo un incidente che ferisse uno dei due.
< Mi sentivo bene da quel punto di vista! Non pensare che non sappia cosa faccio. Ero in me quando guidavo > rispose di rimando in modo delicato e pacato. Bastò quella voce rilassante a rilassare il riccio e a farlo ritornare in modalità “love”.
Quella visita mattutina lo aveva preoccupato, Amy non era la tipa da fiondarsi in un poliambulatorio ad un cenno di mal di testa, perciò, se era andata lì, significava che era stata peggio di quello che ammetteva.
E se da una parte quella visita lo confortava visto che Jacob non centrava nulla, dall’altra era letteralmente roso dalla preoccupazione. Qualcosa di grosso bolliva sotto quel coperchio nominato come “leggero giramento di testa” e lui voleva approfondire la questione, a qualsiasi costo.
Ma non a tavola e non con Justin lì, anzi, pensandoci bene forse sarebbe riuscito ad estrapolare qualche parola in più dal piccolo, sempre molto attento a tutto ciò che gli girava attorno.
 
Spazio autrice: So che è corto ma stavolta andava bene così, non volevo aggiungere pezzi che tagliassero capitoli che meritano di restare assieme.
Spero vi sia piaciuto! Critiche e segnalazioni ben vengano! Baci.

Indaco
 
 
  
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