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Autore: DestinyIsland    05/12/2019    0 recensioni
Un universo alternativo dove la storia che tutti conosciamo è distorta e cambiata. Appartiene all’epoca dei Malandrini, giovani dapprima superficiali e giocherelloni, ma che si troveranno ad affrontare un cambiamento interiore, chi in bene, chi in male. Voldemort è sempre più forte e in cerca di potere. Il mondo magico è alla completa mercé del mago oscuro. Ma nonostante queste distorsioni, sarà sempre un Potter a dare filo da torcere a Riddle. Questa è un’altra storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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CAPITOLO 6: LA BATTAGLIA DI GODRIC’S HOLLOW





«Ragazzi, muovetevi!» urlò Marlene.
Era arrivata l’ultima settimana di vacanza prima della loro partenza per cominciare il loro quinto anno ad Hogwarts. La comitiva di amici se l’era spassata allegramente la settimana prima tra un’uscita e l’altra, partite di Quidditch, giochi stupidi in camera di James e altre attività tipiche da adolescenti. Nonostante il peso dei recenti avvenimenti venisse percepito persino dai più giovani, il gruppo tentava di non abbattersi e di passare i rimanenti giorni di vacanza in completa serenità. Quel giorno, infatti, si erano organizzati per uscire a fare una scampagnata su delle colline appena fuori il villaggio, dove James veniva portato dai suoi genitori sin da piccolo, per poi fare un pic-nic all’aria aperta godendosi quei pochi giorni di sole e di caldo che, di solito, in Inghilterra scarseggiavano. Le ragazze erano già pronte con tutto l’occorrente e il pranzo preparato amorevolmente da Euphemia, che insistette parecchio nonostante le ragazze le avessero assicurato che avrebbero potuto occuparsene da sole. Ma la donna non desistette, rivelando la testardaggine caratteristica dei Potter, quella che avevano sempre rinfacciato a James. I ragazzi si precipitarono frettolosamente dalle scale spintonandosi tra loro, proprio come due bambini, finendo per ruzzolare in modo buffo giù per le scale. Alice sospirò portandosi una mano alla faccia in segno di rassegnazione.
«Ma la volete piantare di fare i bambini?» li rimproverò Marlene.
«Oh andiamo Lene, non fare l’isterica.» la sbeffeggiò Sirius venendo prontamente fulminato con uno sguardo da quest’ultima.
«Sapete dove sono i miei?» chiese James.
«Sono in cucina.» rispose Lily indicando l’entrata.
Il ragazzo si avviò e fece per entrare, ma si fermò sull’uscio sentendo i genitori parlare a bassa voce.
«Ti rendi conto? Non siamo più al sicuro, non dovremmo nemmeno lasciarli allontanare.» mormorò Euphemia al marito.
«Capisco come ti senti, ma la cosa più sbagliata sarebbe cedere alla paura e vivere le nostre vite terrorizzati da mattina a sera.» rispose lui.
«Hai visto che fine ha fatto Edgar. Ormai siamo assediati, dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo…»
«…dobbiamo fare come ci ha detto Silente. Fidiamoci di lui. Vedrai si risolverà tutto.» concluse per lei Fleamont, abbracciandola per rincuorarla.
James strinse gli occhi. Di cosa stavano parlando i suoi genitori in maniera così segreta? Avevano parlato di un certo Edgar, a quanto ricordava era un uomo rapito dai Mangiamorte la settimana scorsa. Quindi anche lui era stato ucciso? Non finì di formulare i suoi pensieri che sua madre si accorse della sua presenza sulla soglia della cucina.
«Oh Jamie!» esclamò la donna leggermente rossa in volto staccandosi dal marito.
«Figliolo, siete pronti per la scampagnata?» domandò Fleamont al figlio, scacciando quell’aria cupa di poco prima e sorridendogli.
Quante emozioni riuscivano a celare i suoi genitori?
«Si. Ero venuto giusto a dirvi questo. Cercheremo di non tornare troppo tardi, promesso.»
«Sarà meglio.» disse la madre con un cipiglio severo.
«Ah! A proposito…»fece Fleamont mentre prendeva qualcosa da una valigetta sul tavolo della cucina. «Prendi questo. E’ arrivato il momento che lo riceva tu.»
L’uomo gli porse quello che aveva tutta l’aria di essere un mantello. Era estremamente leggero al tatto, provocandogli una strana sensazione quando lo toccò con le dita.
«Provalo.» lo intimò.
Ramoso, seppur con un po’ di esitazione, se lo adagiò sulle spalle e nel momento in cui provò a guardare come gli stava ebbe un’enorme sorpresa. Il suo intero corpo coperto dal mantello era sparito. Pensò di avere le allucinazioni ma notando le reazioni per nulla scomposte dei suoi genitori capì che fosse tutto reale.
«Ma che ca…»
«James! Linguaggio!»  lo rimproverò Euphemia.
«Questo Jamie è il Mantello dell’Invisibilità, me lo regalò tuo nonno. Noi Potter ce lo tramandiamo di generazione in generazione. Suo padre lo donò a lui, lui lo donò a me e io ora lo dono a te, figlio mio.» spiegò lui.
Il ragazzo rimase senza parole. Non pensava che la sua famiglia possedesse un manufatto magico più unico che raro.
«Io…davvero…grazie.»
«Credo davvero che tocchi a te usarlo. Mi raccomando James, ricordati che questo mantello può essere molto utile nelle situazioni un po’ rischiose.» disse Fleamont mettendogli una mano sulla spalla.
«Grazie papà.» lo ringraziò James con occhi riconoscenti.
«Adesso vai ti staranno aspettando.»
Il ragazzo annuì e si voltò per raggiungere i suoi amici. Ma qualcosa lo spinse a voltarsi nuovamente verso suo padre, così simile a lui. Ebbe un brivido, ma non seppe il perché di quella sensazione. Fece finta di niente e insieme a tutti gli altri uscì dalla casa pronti a godersi quella spensierata passeggiata all’aria aperta.
I due coniugi li osservarono mentre si allontanavano sempre di più, fino a scomparire dalla loro vista.
«Sarà stata una scelta saggia quella di affidargli il Mantello?» gli chiese Euphemia.
«E’ un Potter. Gli spetta di diritto. Ora più che mai potrebbe essergli d’aiuto.» ribatté risoluto Fleamont.
La donna si voltò a guardarlo e vide la sicurezza negli occhi di suo marito. La stessa sicurezza di quando l’aveva sposata. La stessa sicurezza di quando decisero di unirsi all’Ordine. Sospirò con fare stanco, sperando vivamente che il suo bambino non avrebbe mai avuto bisogno del Mantello.
 
 
 
 
                                                                                           
 
                                                                                                            ***
 
 
 
«Direi che possiamo sistemarci qui.»
Camminando per le radure, appena fuori Godric’s Hollow, cercarono un bel posticino dove potersi sistemare e organizzare il loro pic-nic. La giornata era magnifica, il sole splendeva come non mai e si respirava aria pulita di campagna. Trovarono, in mezzo a quella distesa verde, un enorme albero che convinse immediatamente i ragazzi a sedersi lì sotto, all’ombra. L’ora di pranzo era ancora lontana così decisero tutti di esplorare, rimanendo nei paraggi dell’albero, godendosi il calore del sole che riscaldava il viso dei ragazzi.
«Aaaah. Che bel calore.» sospirò estasiata Alice.
«Puoi dirlo forte.» rispose Frank.
«Godiamocelo ragazzi. Non vedremo più così spesso simili giornate d’ora in poi.» disse Sirius.
Lily parve perfettamente d’accordo con lui. Aveva passato quasi tutta l’estate chiusa a Cokeworth, e stare lì completamente immersa nella natura era davvero appagante.  Anche James era della loro stessa opinione, ma per qualche motivo non riusciva a godersi il momento come gli altri. Il suo pensiero tornò al momento in cui aveva sorpreso i suoi genitori stretti in quell’abbraccio, un abbraccio che più che amore trasudava conforto. Poi il regalo di suo padre. Si chiese come gli sarebbe potuto tornare utile il Mantello dell’Invisibilità e se mai ne avesse davvero avuto bisogno. Se suo padre gli aveva accennato di usarlo in situazioni rischiose allora non poteva presagire niente di buono. Mentre questi pensieri affliggevano James, Marlene si era avvicinata a Sirius.
«Hai più avuto notizie della tua famiglia?»
«No. E non ci tengo nemmeno ad averle.» rispose lui cupo.
«Sicuramente si sono comportati male Sir, ma sono pur sempre i tuoi genitori. E hai anche un fratello lì.» insistette Marlene.
«Lui è quello che mi provoca più rabbia. Sta lì zitto e buono ad assimilare gli stupidi insegnamenti dei miei, pronto a diventare un possibile Mangiamorte.»
«Hai mai pensato che magari lui non condivida gli stessi ideali dei tuoi, ma che non abbia la tua stessa forza nel ribellarsi?» chiese la bionda.
Sirius la guardò incerto. Effettivamente non aveva mai pensato a questa possibilità. Aveva sempre dato per scontato la completa appartenenza di suo fratello alla casata Black, e di conseguenza agli ideali del sangue puro. Nonostante avessero avuto parecchie discussioni particolarmente accese in merito, non gli aveva mai chiesto se avesse paura di ripudiare la propria famiglia e seguirlo. Scosse la testa.
«Regulus adora i nostri genitori e farebbe qualsiasi cosa per renderli orgogliosi. Questo è tutto.»
Marlene si accorse che il tono delle sue parole non era davvero intriso della sicurezza che, di solito, caratterizzava il Black. Ma non volle indagare oltre.
«Ragazzi! E’ arrivata l’ora di pranzo!» esclamò agli altri.
Si riunirono tutti sulla tovaglia che avevano posizionato sotto il grande albero. Euphemia aveva preparato loro un mucchio di cose, non si era regolata e tutte quelle provviste sarebbero bastate a sfamare un intero reggimento. Mangiarono di gusto, tra una battuta e l’altra, percependo un’aria serena alleggiare tra di loro facendoli rilassare e divertire. Dopo avere consumato il pranzo, si distesero tutti sull’erbetta soffice godendosi un po’di riposo dopo quella grande abbuffata. Lily, sdraiata vicino a James, lo vide con gli occhi chiusi a godersi il tepore del sole pomeridiano. Nonostante sembrasse rilassarsi privo di pensieri, un’espressione leggermente corrucciata del suo viso le fece cambiare opinione.
«James…»sussurrò.
Il ragazzo, sentendo il suo nome, aprì lentamente gli occhi e si girò verso chi l’aveva chiamato.
«Lily?» rispose con aria interrogativa.
«Cos’hai?» gli chiese la rossa.
Lui la guardò inarcando un sopracciglio, non sapendo a cosa si riferisse.
«E’ che…ti vedevo un po’ corrucciato. Non lo so forse mi sono sbagliata.»
«No. Ci hai preso.» sorrise appena il moro constando quanto fosse attenta la ragazza.
«Quindi?» domandò lei incitandolo a continuare.
«Non so, ho una brutta sensazione. Qualcosa che non mi permette di rilassarmi come dovrei.» rispose.
«Sai, non vale la pena rovinarsi una bella giornata come questa. Ci sono tutti gli altri giorni per essere tristi no?»
« Hai proprio ragione Lily.» sghignazzò James mettendo le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino.
«Hai scoperto l’acqua calda Potter. Io ho sempre ragione.» lo prese in giro la Evans.
«Ma sentitela, adesso fa anche la vanitosa. Stai diventando una Malandrina Evans.»
Una volta Lily avrebbe preso questa considerazione come un insulto, ma in quel momento, stando insieme a tutti gli altri avvertì una sensazione gradevole, una sensazione che anni fa aveva provato solo con il suo migliore amico. E la cosa la metteva a suo agio.
«Chissà…potrebbe essere.»
Uno dopo l’altro il gruppo di amici finì tra le braccia di Morfeo. La serenità del momento, accompagnata alla tranquillità di quel posto furono una dolce ninna nanna per ognuno di loro, che da un po’, non riusciva più a dormire sonni tranquilli. L’avvento della guerra era ormai inevitabile, era inutile farsi illusioni e tentare di vivere in una realtà utopica ed ideale. Ma, allo stesso tempo, era inevitabile cercare di trascorrere quel tempo prezioso in compagnia di amici ben voluti, ritagliando così splendidi ricordi per quando, nei tempi più bui, sarebbero serviti. In quel momento era solo loro, normali quindicenni che si stavano affacciando alla vita. Rimasero molto tempo a sonnecchiare indisturbatamente, tanto che arrivò presto il buio della sera e nonostante ciò non fu questo a svegliarli.
Boom!
Lily si svegliò infastidita da quel rumore che, nonostante sembrasse in lontananza, rimbombava nella sua testa come un martello. Si tirò su notando che gli altri fossero ancora placidamente addormentati e si voltò verso il villaggio di Godric’s Hollow che appariva ancora più piccolo da lì.
Boom!
Ancora quel rumore. La rossa si mise in piedi facendo qualche passo in avanti per vedere meglio il villaggio. Non sapeva perché ma quel rumore non prometteva niente di buono. Un’orribile ipotesi si fece strada nella sua mente e decise di svegliare immediatamente gli altri.
«RAGAZZI! SVEGLIA!».
Le sue urla sortirono l’effetto desiderato. I suoi amici si stavano alzando lentamente, tra qualche lamentela e qualche sbuffo.
«Insomma Evans sei impazzita ad urlare così?» si lamentò Sirius.
«Cavolo ragazzi. E’ già sera.» notò Marlene.
«Ascoltatemi!» esclamò Lily attirando l’attenzione di tutti. «Ecco…sono stata svegliata da alcuni rumori in lontananza. Erano dei rimbombi che provenivano da Godric’s Hollow. Pensavo di essermi immaginata tutto, ma ce n’è stato un secondo. Non vorrei sbagliarmi ma erano come dei rumori da…»
«…esplosione.» concluse per lei James spalancando gli occhi.
Il ragazzo si tirò su immediatamente e afferrò immediatamente le sue cose.
«Ok. Torniamo al villaggio. Mi raccomando ragazzi, facciamo attenzione. Se l’ipotesi di Lily è corretta…siamo in un bel casino.»
Tutti annuirono preoccupati, raccolsero rapidamente i propri zaini e si incamminarono a passo spedito verso il villaggio. Arrivarono all’entrata dove non c’era anima viva.
«Vuoto.» mormorò Alice.
Così parve a tutti. Ma in lontananza avvertirono alcune urla e grida che si disperdevano.
«Cosa sarà stato?» chiese visibilmente preoccupata la Prewett.
«James. Tu pensi che…» parlò Sirius rivolgendosi al suo migliore amico.
«Non lo so, o forse non voglio saperlo. Ma dobbiamo stare allerta. Bacchette alla mano ragazzi e non dividiamoci.»
Superarono l’ingresso e percorsero una stradina che portava al centro. Le urla, i rumori che ebbe udito Lily si stavano facendo sempre più chiari e ciò chiarì ormai tutti i dubbi. Si nascosero dietro una casa e Sirius si sporse verso la piazza per assistere con orrore a ciò che stava accadendo. Una violenta battaglia tra i maghi di Godrc’s Hollow e delle figure incappucciate era scoppiata.
«Cazzo! Cazzo! C’è una battaglia in corso!» esclamò Sirius.
«Dove diavolo sono gli Auror?» chiese Marlene in preda al panico.
«Non lo so cazzo! Ci sono anche dei corpi a terra…dio mio…»
La battaglia appariva violenta e senza fine. I maghi abitanti tentavano di difendersi e di difendere alcune famiglie Babbane che tentavano la fuga. Ma i Mangiamorte erano davvero tanti e la resistenza sarebbe potuta cedere da un momento all’altro. Intravidero la madre di Frank che si faceva largo con grande maestria tra le figure incappucciate, dimostrandosi un’Auror eccezionale.
«Mamma!» urlò Frank.
Alice gli tappò immediatamente la bocca.
«Zitto o ci scopriranno!» sussurrò.
Nemmeno il tempo di finire la frase che un gruppo di Mangiamorte si avventò su di loro lanciando un Incantesimo Esplosivo per stanarli e privarli del loro riparo. Il gruppo cadde a terra, fatta eccezione per Frank e James che, trovandosi casualmente dietro agli altri, resistettero all’onda d’urto. Ingaggiarono un duello con i Mangiamorte, tentando disperatamente di non far arrivare alcun Incantesimo agli altri. La raffica d’incantesimi terminò per un momento e il Potter ne approfittò per indirizzare l’amico.
«Sono due. Possiamo batterli, dobbiamo solo lavorare insieme.» disse ansimando per la fatica.
«Seguirò i tuoi movimenti.» rispose annuendo Frank.
«Allora moscerini, siete già stanchi?» li sbeffeggiò uno di loro.
«Tranquilli, presto potrete riposare…per l’eternità!»
I due si avventarono per la seconda volta sui due ragazzi che, però, non erano minimamente intenzionati a lasciarsi uccidere.
«Reducto!» esclamò James contro il suolo, provocando un’esplosione non troppo esagerata ma che produsse a sua volta una grande quantità di polvere, accecando i due Mangiamorte.    
«Stupeficium!»
«Petrificus Totalus!»
E i due caddero a terra, uno stordito e l’altro pietrificato.
«Sarà meglio bloccarli.» osservò Frank.
James annuì.
«Incarceramus.»
Vennero raggiunti immediatamente dai loro amici che si sincerarono delle loro condizioni.
«Stiamo bene, stiamo bene.» li liquidarono rapidamente.
«Cosa si fa adesso?» chiese Lily.
«Qui abbiamo due famiglie da aiutare no?» rispose Sirius guardando il suo migliore amico. «Io e Ramoso andremo dai suoi genitori. Frank tu portati dietro le ragazze, sarete nel bel mezzo della confusione e so di per certo che la Evans non vede l’ora di Schiantare qualcuno.»
«Ma…siete solo in due. Sarete più vulnerabili.» si oppose Lily nonostante fosse contenta che Black avesse riconosciuto le sue abilità da duellante.
« Sarà solo finché non troviamo Fleamont ed Euphemia. Poi arriveremo a darvi man forte.» la rassicurò.
La ragazza, però, non parve per nulla rassicurata. Lanciò un’occhiata a James che sostenne il suo sguardo e annuì leggermente.
«Ci vediamo dopo.»
Frank cominciò a correre in direzione di sua madre portandosi dietro le ragazze, mentre i due Malandrini corsero dalla parte opposta. Mai come in quel momento James ringraziò mentalmente tutti i continui allenamenti di Quidditch constatando di sentire poco la fatica della corsa. Quando arrivarono nei pressi di casa sua, però, quello che videro gli fece gelare il sangue nelle vene. Il piano superiore dell’abitazione era distrutto da una parte, mentre il resto della casa era parzialmente danneggiato. Si introdussero impulsivamente dentro la villetta, ma quando entrarono nel salotto, ciò che gli si presentò davanti era ancora peggio di quello che avevano immaginato.
«Oh! Abbiamo visite.»
Lord Voldemort era davanti a loro. Era come un incubo che si materializzava proprio lì davanti ai loro occhi. Vicino a lui c’erano tre Mangiamorte, uno dei quali teneva Euphemia bloccata, mentre un’altra era una faccia familiare al giovane Black.
«Bellatrix..»realizzò il ragazzo vedendo la sua cugina psicopatica.
«Caro cuginetto. E’ un piacere averti qui.» disse leccandosi le labbra.
La situazione era talmente irreale che i due erano paralizzati sul posto.
«Presto ragazzi, dovete scappare!» esclamò Euphemia.
Venne zittita da uno schiaffo di Bellatrix che ghignava divertita dalla situazione.
«Quello è tuo figlio vero?» chiese Voldemort retoricamente indicando James con la bacchetta. «Mentre quello è il traditore dei Black. Sirius se non sbaglio.»
«Esatto mio Signore. Permettiate che purifichi la nobile casata dei Black da questo verme!» ringhiò Bellatrix.
«Tutto a suo tempo.» rispose.
La mano di James che stringeva la bacchetta cominciò a tremare. Cosa diavolo avrebbero potuto fare contro di loro? E dov’era suo padre? Aguzzando un po’ la vista, il ragazzo notò una testa riversa verso terra, oltre i piedi nudi di Voldemort che, osservando dove stesse guardando, ne approfittò per lasciargli provare ancora più sofferenza. Disteso per terra, a braccia spalancate c’era Fleamont Potter.
«Papà…» mormorò James.
«Devo riconoscere che tuo padre si è battuto con orgoglio Potter. Tuttavia non ha avuto scampo contro di me, nonostante io mi rammarichi per lo spreco di sangue di un mago Purosangue.»
La paura di James, dapprima paralizzato e tremante, si trasformò in pura rabbia.
«Sono queste le cazzate che ti ripeti quando uccidi un mago?» ringhiò facendo un passo in avanti.
«Tuo padre ha avuto una scelta ragazzo. Unirsi a me e rivelarmi le informazioni dell’Ordine della Fenice, o morire.». ribattè il Mago Oscuro per nulla intimidito.
Sghignazzò con una folle luce nei suoi occhi rossi.
«Tocca a te scegliere ora.» si rivolse verso Euphemia. «Rivelarmi tutto ciò che sai, o…vedere tuo figlio morire.»
Euphemia spalancò gli occhi cacciando fuori le lacrime trattenute per tutto quel tempo, stringendo i denti e dibattendosi tra le braccia del suo aguzzino.
«Non lo puoi fare!»
«Sai che lo farò.»
Cosa doveva fare? Lasciar morire suo figlio per preservare le informazioni sui suoi amici e mandare avanti la causa per cui tutti si stavano battendo? O salvargli la vita ma condannando tutti gli altri? Semplicemente non ce la fece.
«Avada…» iniziò a pronunciare Voldemort rivolgendo la bacchetta contro James.
A quelle parole Euphemia si dibattè ancora più forte, riuscendo a dare un violento pestone al Mangiamorte che la bloccava e si lanciò letteralmente verso suo figlio.
«…Kedavra.»
Il getto di luce verde non tardò ad uscire dalla bacchetta, ma inaspettatamente colpì la schiena della povera donna che si era frapposta tra l’Anatema Che Uccide e il figlio. Euphemia Potter cadde a terra senza dare più alcun cenno di vita. Fu come un pugno dritto in faccia. James non riusciva a capacitarsi di cosa fosse successo. Non poteva essere la vita reale quella. Sua madre non poteva essere morta.
«Mamma…» sussurrò prendendole una mano. «Mamma…» ripetè.
Sua madre era davvero morta.
«Uno spettacolo davvero straziante. Ma tutto questo è necessario per fare giustizia nel mondo magico.» sibilò Voldemort.
«Parli tu di giustizia! Non ne sai nulla della giustizia! Sei solo un viscido bastardo che trae piacere nel fare del male agli altri.» sbottò Sirius.
«Non pretendo che un traditore capisca il punto di vista più giusto.» lo liquidò Schiantandolo.
Sirius batté contro il muro e rimase inerme a terra.
«Pare tu sia rimasto solo Potter.» parlò rivolgendosi al ragazzo che lo fissò con aria di sfida. «Anche dopo queste parole mi lanci quello sguardo. Ti fa onore. E…una morte onorevole è già una ricompensa.»
Alzò il braccio pronto a lanciare la Maledizione. E’ così che sarebbe morto? Freddato sul posto senza neanche provare a reagire o ad opporsi? Suo padre era senz’altro morto combattendo, senza esitazione per proteggere sua madre. Lo stesso aveva fatto lei, in un impulsivo gesto materno come prova dell’amore di una madre verso il proprio figlio. No! Non sarebbe morto stando inerme a guardare. Si alzò rapidamente e contrattaccò con un altro Incantesimo.
«Avada Kedavra!»
«Expelliarmus!»
I due Incantesimi si scontrarono producendo un suono simile ad una cannonata. La collisione provocò un’onda d’urto che sbalzò via i Mangiamorte, mentre si alzò una forte corrente provocata dai due getti di luce. James sentì che Voldemort lo stava respingendo, accorgendosi che la sua Maledizione cominciava lentamente ad avvicinarsi a lui. Il potere del Mago Oscuro era impressionante, ora che era lì a provarlo sulla sua pelle non era certo che ci sarebbe mai stato qualcuno in grado di sconfiggerlo. Dopo poco la sua resistenza era ormai al culmine, il suo braccio si era intorpidito per lo sforzo e cominciò a sentire le sue gambe cedere sotto il peso di tutta quella potenza. Il raggio era più vicino, sempre più vicino. Il ragazzo tentò di resistere con tutte le ultime forze rimaste, ma dopo aver capito che la sua fine era arrivata, chiuse gli occhi. E poi il buio.







Angolo Autore
Capitolo molto importante ai fini della storia. Come ho detto in precedenza mi sono preso più tempo per aggiornare in modo che fosse scritto nel migliore dei modi. Recensite, mi raccomando! 

 
   
 
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