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Autore: SimonaMak    06/12/2019    14 recensioni
Ariadna è la principessa del regno di Tahon, destinata a diventare regina. Lei si crede responsabile, matura e pronta per governare come una vera sovrana, ma i suoi genitori, Re Hector e la Regina Clarissa, non sono d'accordo: la vedono come una ragazzina ingenua e debole, che non se la sa cavare da sola né può occuparsi del regno. Il loro scopo è farla sposare per poter assicurare al popolo un degno sovrano, che sappia gestire tutto al posto di Ariadna. Ma lei non può accettarlo. Vuole dimostrare a tutti che è forte e indipendente, che nessun altro potrebbe regnare meglio di lei. Cercando di dimostrarlo, si mette nei guai, e viene salvata dalla stessa persona che l'ha minacciata: Killian. La sua presenza non fa altro che ricordarle quanto in realtà abbia bisogno di qualcuno che la guidi, che le insegni a difendersi e a combattere per sé stessa. Il problema, però, è che il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, le nasconde un segreto che cambierà il corso delle loro vite e che svelerà altri misteri, fino ad allora mai scoperti. La principessa è stata incastrata.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2
TU NON SEI LA MIA PRINCIPESSA.
 

La giornata è cominciata male. Non nel peggiore dei modi, avrebbero potuto arrestare Killian, rimproverare me e ritenermi ancora più sciocca e immatura di quanto io sia sembrata. Però questa nuova decisione non riesco proprio ad accettarla, mi infastidisce. È stato da stupidi accettare l'offerta, sapendo che io potrei in qualsiasi momento raccontare la verità e incastrarlo. A meno che mi sottovaluta e pensa che io non sarei in grado di tradirlo, come se mi importasse. Non solo il ladro si prenderà gioco di me per essere entrato a "far parte" del castello che voleva derubare, ma anche perché mi considera una femminuccia che non sa difendersi; si sentirà potente nei miei confronti, perché deve insegnare alla principessa qualcosa che non sa fare. 
Penso a tutto questo mentre Sistiana e Gilda, le mie due cameriere personali, si occupano della cura del mio viso, come tutte le mattine, anche se per questa volta in ritardo per il problemino con Killian. Si dedicano alle occhiaie, eternamente presenti, alle sopracciglia, fanno uno scrub e alla fine mi applicano un trucco leggero e luminoso. Dopo questo trattamento, ogni giorno, tranne il sabato e la domenica, mi aspettano lezioni di storia, di lingue, danza, canto e violino. Come se già non bastassero, adesso si aggiungeva quella di "difesa e combattimento". Se non avessero deciso in questo modo, sicuramente avrei fatto scherma, come da piccola. Facevo anche lezioni di buone maniere ed equitazione, ma man mano con gli anni non ne ho avuto più bisogno. 
I collaboratori reali hanno portato Killian a fare un giro del castello, a mostrargli la sua stanza e la sala dove terrà i suoi "insegnamenti". Ancora non ho avuto modo di parlare con lui della situazione e capire che razza di idee abbia in testa. 
Vado alla lezione di storia, per imparare tutto ciò che bisogna sapere sul regno di Tahon ma anche in generale gli avvenimenti più importanti della storia dell'umanità. Il professor Blake è un uomo sulla sessantina molto alto e magro, dai capelli brizzolati che porta sulle spalle. È di una raffinatezza che fa paura, posato e altezzoso. Però è davvero bravo, non mi annoia mai, cerca sempre di rendere tutto interessante e piacevole. Qualche volta mi bacchetta se non uso un linguaggio appropriato, severo ma al punto giusto. 
La professoressa McDonovan conosce 14 lingue, le parla e le scrive perfettamente. 
Solo il meglio a palazzo. 
Io studio l'inglese, il francese, l'arabo e il cinese e ogni volta a fine lezione non ricordo come si parli la mia lingua. Anche lei è una donna brillante, e si distingue per la sua dolcezza infinita. Ah, e come dimenticare del suo kimono. 
Mentre mi dirigo verso la sala da ballo, incontro Killian insieme ad una domestica. Fuori la stanza dove solitamente mi cambio i vestiti con quelli adatti per la lezione di danza, c'è adesso un armadio in legno che stanno aprendo. Dentro ci sono tute, armi, kit medici, tutto ciò che serve per il combattimento insomma. 
-"Principessa Ariadna, avete visto il nuovo deposito? Re Hector ha pensato a tutto"- mi indica la collaboratrice reale. 
Le sorrido, piuttosto falsamente, fa un piccolo inchino e va via, facendo svolazzare il vestitino azzurro che hanno tutte le domestiche che lavorano al castello.
-"Le serve qui sono tutte così appetibili?"- mi dice a bassa voce Killian, osservando la ragazza andare via con uno sguardo rivoltante.
Ha più o meno la mia età, non ricordo esattamente il suo nome perché di rado la incontro, di conseguenza io conosco solo chi sta a contatto con me. È bellina, dai capelli a caschetto biondi che le circondano il viso d'angelo, tempestato di lentiggini. 
-"Noi non abbiamo "servi": sono domestici, dipendenti, collaboratori. E abbi più rispetto, ladro"- lo rimprovero, acida, trattenendo la voglia di dargli un pugno.
Si gira a guardarmi dall'alto in basso, con aria altezzosa e infastidita. Incrocia le braccia e si avvicina a me per enfatizzare il suo discorso.
-"Fossi in te starei molto attenta a chiamarmi in quel modo, bambolina. Nessuno sarebbe contento di scoprire che la principessa ha mentito e ha introdotto un ladro nel suo stesso palazzo. Quindi abbi rispetto TU, per il tuo nuovo insegnante."- dice, come se avesse più potere su di me di quanto io possa immaginare. Fa uscire il peggio di me, questo ragazzo; come si permette ad avere questo atteggiamento nei miei confronti?
-"Non puoi parlarmi in questo modo. Ricorda: sono la tua principessa!"- lo sfido con lo sguardo, pronta ad attaccare. Non ha il diritto di farmi sentire inferiore.
Mi prende con violenza dal polso e mi avvicina al suo viso, talmente vicino che devo stirarmi con le punte a causa del suo innalzarmi. Posso notare ancora una volta la cicatrice sul labbro inferiore e gli occhi verdi che luccicano di rabbia e mi scavano dentro l'anima.
-"Tu non sei la mia principessa"- e con la stessa violenza con la quale mi ha preso dal polso, mi strattona, lasciandomi andare come se fossi di intralcio. Mi lascia senza fiato e va via, senza nemmeno guardarmi o curarsi di quello che aveva fatto. 
Prima che potesse incontrarlo, arriva la maestra di danza, con il suo abito rosa pomposo: luccica fastidiosamente a causa delle mille decorazioni sul corpetto che la fascia in modo stretto, e sulla gonna ampia. La lacca si sente ancor prima che si avvicini, per tenere ben salda l'acconciatura estremamente alzata in una crocchia. Il suo trucco brilla quasi quanto l'abito, in tinta con quest'ultimo. 
-"Mon Dieu princesse, ancora non vi siete cambiata? Correte, andate a scegliere un vestito très jolie"- mi sprona Madame Paulette, con il suo terribile accento francese.
Mi dirigo verso la stanza che mi permette di sistemarmi per la lezione, proprio come vuole lei. 
Forse è una delle sale meno spaziose del palazzo, riempita da armadi e specchi di ogni forma e lunghezza. Ci sono solo vestiti succinti e dalla gonna esageratamente ampia, lustrati e decorati, di qualsiasi colore mi venga in mente. Ne prendo uno viola, dallo scollo a cuore molto semplice, avendo il suo forte proprio nel tulle della gonna luccicante. Faccio fatica a indossarlo perché mi stringe fin troppo in vita e sul seno, cosa che mi fa sentire completamente in imbarazzo. Indosso delle scarpe argentate con il tacco alto, chiuse sul davanti e anch'esse colme di strass, che mi occludono il piede in modo che io possa camminare come un pinguino a cui scappa la pipì. Mi vergogno, come sempre quando mi fanno vestire in questo modo, a uscire dalla stanza ed entrare nella sala da ballo. Metto i capelli davanti in modo che la lunghezza possa coprire il seno che fuoriesce e mi nascondo ancora con le mani. 
-"Che cosa fate? Oh non vi coprite, sembrate goffa in questo modo, mademoiselle"- mi rimprovera M. Paulette con la sua erre moscia. 
-"Perché devono essere così scollati e stretti questi vestiti? Non posso vestirmi normalmente durante le lezioni? Bastano già i balli di corte"- mi lamento, trascinando  l'abito.
-"Sempre la stessa storia; voi, princesse, mi farete impazzire!"- sventola le mani al cielo, esasperata, e mi provoca una risata.

La sala da ballo al momento è spoglia, non essendoci in programma nessun evento reale che richieda danzare. Credo sia, però, la parte del castello che preferisco di più, seconda solo all'immenso giardino reale che arriva a circondare le mura, e dalle quali portefinestre della sala da ballo ci si arriva direttamente. Ecco perché la luce non manca mai, nemmeno di notte: se non sono i lampioni, è la luna che illumina totalmente questo ambiente. Vi sono anche una serie di candelabri attaccati al soffitto, tempestati di diamanti. Arazzi mai impolverati, quadri che richiamano la successione reale di Tahon, un immenso pianoforte accompagnato da altri strumenti e l'impetuosa scalinata che porta alla sala di ricevimento, da dove vengono presentati i regnanti e gli ospiti d'onore. Sopra il camino, che ricopre una parete intera, c'è lo stemma del regno: l'azzurro e l'argento sono predominanti, con un pavone, simbolo di orgoglio e vanità: ma rappresenta anche l'uccello dai cento occhi, che indica come il regno di Tahon sia ammirato ed esso stesso veda tutto.
Madame Paulette fa partire la musica, che non è offerta da nessuna orchestra quando non ci sono i balli, ma da un semplice stereo amplificato. Non me la cavo molto bene con i movimenti del corpo, ma devo far finta di impegnarmi al massimo per non fare mai brutte figure, anche se non capita spesso che io danzi durante i ricevimenti e le feste a palazzo. Molte volte la maestra mi fa da cavaliere, per farmi esercitare nei balli di coppia, dai quali io fuggo sempre quando si presenta l'occasione di fluttuare insieme a qualche conte, principe, barone o chicchessia. Prima o poi lo dovrò fare, specialmente perché presto ci sarà la cerimonia di presentazione dei pretendenti che aspirano a sposarmi, o che in realtà vorrebbero solo diventare futuri re. 
I miei genitori si sono convinti del fatto che da sola non sarò in grado di regnare, nonostante non ci siano leggi che mi vietino di diventare regina senza un uomo al mio fianco. Con un matrimonio combinato, però, non avrò voce in capitolo riguardo il ruolo amministrativo del regno, mi dovrò occupare solamente della vita a palazzo, organizzazione di eventi, educazione. Sarò solo la donna-immagine, un'ameba, succube del tizio che mi appiopperanno. 
Ma non esiste. Io mi sento pronta, voglio governare da sola. Poi se dovesse arrivare il "vero amore", sempre se esiste, è un altro problema, quello. Molte principesse preferiscono quasi sempre scaricare tutti i doveri e le preoccupazioni reali al futuro Re, in modo da fare da sfondo. Ma io non mi accontento, mi piace l'idea di regnare e di avere tutto sotto controllo, senza necessariamente una figura che faccia tutto al posto mio.
Dopo qualche giravolta, movimento qua e là ed imbarazzanti performance, Madame Paulette mi lascia andare, sfinita più del dovuto. Non dormo quasi mia la notte, ma forse per la prima volta sto sentendo delle ripercussioni negative a causa della brutta nottata. 
Esco dalla portafinestra che conduce al giardino reale e mi faccio riscaldare dal sole di marzo, accompagnato da un'arietta per niente fastidiosa. 
Questa parte di giardino, si trova racchiusa nella zona interna del castello, ornata di frutteti e specie vegetali, i quali emanano un profumo di primavera che riesce a tranquillizzarmi. Al centro c'è un gazebo con dei tavolini da rinfresco, con sfondo la fontana a due piani che schizza un po' di acqua quando ci si siede sul contorno di marmo. Solitamente qui vengono organizzati degli eventi pomeridiani per prendere il tè con gli altri nobili, mentre nella parte esterna del giardino, dove vi è l'ingresso ufficiale del castello, si passeggia o si prende il sole, si fanno dei picnic o dei giri a cavallo. Inoltre, nella parte che si trova alle spalle del castello, sempre dentro le mura, vi è la piscina con le zone relax per prendere il sole e godersi qualcosa da bere. Tutto il giardino reale ricopre un perimetro immensurabile, anche per questo mi piace così tanto. 
Nel gazebo vedo una figura appoggiata di schiena e riconosco immediatamente le spalle larghe e i riccioli di Killian. Non so se avvicinarmi, specialmente perché sembro una bomboniera acconciata in questo modo; allo stesso tempo però sono più credibile come figura reale che meriti rispetto. 
Vado verso di lui, tenendomi il vestito e sbattendo il tacco delle scarpe sulle mattonelle in pietra. 
-"Non dovresti prepararti per la lezione?"- lo punzecchio.
Si gira verso di me, con in mano un coltellino con il quale sta giocando, e posa gli occhi sul mio abito eccentrico e voluminoso. Spontaneamente sposto, ancora una volta, i lunghi capelli sulla scollatura, segno che mi mette in imbarazzo il suo sguardo. Lui segue quel gesto, fin quando non posa gli occhi verdi sui miei azzurri, senza un'espressione definita.
-"Più che una principessa, sembri una bambola di porcellana"- mi dice, posando nuovamente l'attenzione sul suo coltellino.
-"Lo prenderò come un complimento"- stranamente lo è sembrato, perché non ha accennato alcuna risata. 
-"Io sono pronto per la lezione. Vuoi allenarti con quel vestito? Si strapperebbe"- ed ecco tornato il ghigno sarcastico.
-"Infatti devo cambiarmi ma prima volevo uscire un po'"- rispondo, evitando la provocazione.
-"E' un bel posto, devo ammetterlo. Dico, il castello. Non ho visto tutto, ma non è male"- dice all'improvviso.
Sicuramente i collaboratori o le guardie reali gli avranno mostrato l'ala orientale, quella accessibile a tutti, dove vi è la sala da pranzo comune, la sala del trono, il salone, la sala da ballo, la biblioteca, e le varie stanze degli ospiti. L'ala occidentale, invece, riguarda la camere da letto reali, due per ogni membro della famiglia, una stanza a testa dove vi è la cabina-armadio e la zona dei gioielli, lo studio del Re, la sala di ricevimento, gli uffici amministrativi e altre stanze di cui non mi spetta conoscere il contenuto. 
-"Perché hai accettato l'offerta di mio padre?"- ho chiesto, finalmente. Non avevo avuto l'occasione di domandarlo, ma adesso sembra calmo e quindi ne ho approfittato. 
-"Come ha detto il Re, non ho niente da perdere; e come hai detto tu, non sono messo bene"- mi guarda con un'ombra cupa negli occhi, che mi gela per un attimo il sangue.
Dal modo in cui l'ha detto, mi è passata la voglia di accusarlo per avermi fatto sembrare debole e bisognosa di lui per difendermi. 
-"Vado a prepararmi per la lezione"- gli comunico, e ritorno sui miei passi.
Dal nuovo deposito commissionato apposta, prendo una tuta elastica, molto simile a quella usata per la mia "spedizione notturna", solo che è più resistente e meno attillata. Sostituisco l'abito estroso con quei nuovi indumenti e faccio lo stesso con le scarpe. Mi dirigo verso la sala da ballo, che per l'occasione è stata munita di tappetini morbidi per sostenere qualsiasi caduta, e armi appoggiate su una panca. 
Killian non è più vestito da gentiluomo, sembra un cavaliere dell'accademia militare, o una guardia reale, solo più intimidatorio: divisa azzurra e argento, i colori di Tahon, giacca spessa e rigida, aperta sulla maglia attillata che definisce i muscoli, pantaloni stretti, stivali pesanti. 
-"Ho un deja-vu, principessa"- mi lancia uno sguardo, misto di sfida e divertimento.
-"E quindi? Finalmente posso colpirti?"- sorrido beffardamente.
-"Ti piacerebbe, prima però devi farti un po' di muscoli. A terra e fa' cinquanta flessioni!"- mi ordina.
-"Cosa? Che c'entra, devi insegnarmi difesa e lotta, ricordi?"-
-"Certo, ma come faccio se non sei per niente allenata? Perderesti in un secondo, con me"- afferma, con l'aria di superiorità di stamattina.
-"Non dovresti darmi del voi e chiamarmi principessa?"- pronunciata la frase, subito scoppia a ridere.
-"Ma certo, principessina viziata"- dicendolo, finge un inchino per poi continuare a ridere.
Innervosita, lo spingo con tutta la forza che ho verso il pavimento, per iniziare la vera lotta; mentre cade, però, mi trascina giù con lui al tappetto, tenendomi dai fianchi, e finisco sopra di lui inaspettatamente. 
-"Vostra maestà, vi sembra il caso di saltarmi addosso?"- mi provoca, soffocando una risata e mettendo in mostra delle fossette.
-"Sei insopportabile"- urlo, colpendolo ripetutamente sul petto. 
Mi blocca i polsi e fa lo stesso con le gambe, bloccandomi dalle caviglie.
-"Eccoti dimostrato che, in un secondo, sei in trappola"- sussurra, facendomi battere il cuore fin troppo rumorosamente. Le pagliuzze dorate sul verde dei suoi occhi, brillano particolarmente, e per la vicinanza sento il profumo di pulito che emana.
-"Va bene, ho capito, adesso lasciami andare"- scuoto la testa per spostare i capelli davanti agli occhi.
-"Solo se non insisti più con il fatto che devo trattarti e rivolgermi a te come mia principessa"- 
-"Come ti pare!"- gli grido, ancora più innervosita. Mi sta sottomettendo solo perché è più forte di me.
Mi rimette in piedi, senza un minimo di delicatezza, e mi ordina di fare cinquanta addominali e cinquanta flessioni. Gli avrei dato cinquanta schiaffi, altro che. 
Dopo altra fatica sprecata nel fare esercizio fisico, mi mostra alcune posizioni di base per l'autodifesa. Devo stare con le gambe aperte quanto le spalle, i pugni stretti all'altezza del petto, quello sinistro leggermente più avanti. Non devo essere rigida, anche se la sua vicinanza mi mette in agitazione e non appena si allontana un po' riesco a respirare di nuovo. 
-"Per oggi ti ho torturata abbastanza"- si rivolge a me, sedendosi su una panca, come se fosse lui quello stanco. 
Sbuffo, insoddisfatta. Ho i muscoli in tensione che pulsano doloranti e credo che per molto dovrò sopportare questo strazio.
Esco dalla sala da ballo e mi dirigo di fretta nella mia camera, in modo che possa lavarmi e distendermi, finalmente.
Entrando nella mia stanza, dalle pareti azzurre contornate da cerchioni argento come le altre camere reali, noto Sistiana intenta a sistemare l'occorrente per il bagno che stavo bramando. Si gira di scatto e appena mi vede mi sorride come non faceva da tempo.

-"Ariadna, voglio sapere TUTTO"- mi scandisce.
La ragazza dai capelli corvini, a differenza di Gilda o Margareth, è colei che si prende cura di me quasi ventiquattro ore su ventiquattro. Il nostro segreto è che in realtà abbiamo una complicità tale che da sempre siamo molto amiche e le formalità, quando siamo da sole, spariscono. È più grande di me di sei anni, avendone ventisei, ma mi trovo bene a parlare con lei di qualsiasi cosa, anche perché la maggior parte delle volte sono da sola. Certo, durante gli eventi che organizza mia madre vengono anche i nobili del regno con i loro figli e quasi tutti hanno più o meno la mia età. Solo con pochi mi trovo bene, il resto sono fin troppo altezzosi e superficiali e non li frequento più di tanto. 
-"Di cosa parli?"- le chiedo, fingendo di non sapere a cosa, o meglio, a chi si riferisse. 
Va a chiudere la porta e poi si siede sul letto, invitandomi a fare lo stesso. Ha gli occhi curiosi che non aspettano altro che io parli.
-"Innanzitutto la scena che ho visto stamattina e che ho finto di non notare. Successivamente tutta questa storia del tuo "salvatore"; le guardie, le cameriere, tutti non fanno altro che parlare di questo- mi incoraggia a raccontare tutto ciò che il palazzo vorrebbe sapere.
Le spiego la situazione, di come in realtà io sia scappata dal castello e abbia trovato un ladro intento ad intrufolarsi, di come mi abbia salvato la vita e cosa ho raccontato ai miei genitori. Sarà l'unica persona a sapere la verità, oltre me. Certo, Dimitri non è stupido, avrà capito che le cose sono andate diversamente, ma così come è fedele a mio padre, è fedele a me. Forse anche di più, dato che è molto affezionato. 
-"Non ti preoccupa l'idea che lui viva dentro queste mura adesso? Come fai a fidarti?"- mi chiede per prima cosa, dopo aver ascoltato tutto con attenzione e sempre più sconvolta.
-"Non mi fido. Ma ha deciso mio padre, il Re. Sempre meglio di dire la verità"- mi scappa una risatina nervosa. La situazione non mi fa stare per nulla serena, ma che posso farci?
-"Chissà, magari è stato destino"- mi sorride, furba.
-"So già a cosa pensi, ma ti stronco il pensiero sul nascere. È insopportabile, fastidioso, arrogante, maleducato, maschilista, superbo..."- avrei continuato con altri difetti se non mi avesse interrotto la sua risata rumorosa.
-"E anche se non fosse stato così odioso, sai che tutto il genere maschile al di fuori del rango nobile e soprattutto dell'approvazione dei miei genitori è OFF LIMITS"- agito le braccia, segnando una X nell'aria, per enfatizzare meglio.
Dopo altri resoconti della mia giornata stressante e dell'allenamento, finalmente Sistiana mi aiuta a disfarmi di questa tuta e farmi un meraviglioso bagno. Per la prima volta, dopo anni, il sonno si sta facendo sentire e l'idea del letto morbido e delle lenzuola profumate, mi fa sorridere, nonostante la giornata sia stata infinita e asfissiante.
   
 
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