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Autore: Malia_    02/08/2009    15 recensioni
Come ha affrontato Edward la sua separazione da Bella? Avete mai sentito sulla vostra pelle la morte e il dolore di un vampiro che non potrà più vedere il suo eterno amore?? Questa one-shot è scritta dal punto di vista di Edward ed è uno scorcio del suo animo tormentato...un flusso di coscienza e di malinconia.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Sounf of a Soul





La tenerezza di un momento, un semplice gesto d’amore, una foto antica dalle tinte sbiadite che torna per corrompere il mio essere animale. Antiche… il tuo ricordo è segno incancellabile del mio errore. E la tua sofferenza, quanto dolore… non riesco a comprendere il motivo di tanta passione se non nella parola “Amore” che ci ha avvinti a sé. Ma chi sono io per poter afferrare la tua anima ingenua e corromperla con il vuoto della mia oscurità? Tu che sorridi, angelo mio, tu che sorridi e allunghi la mano per accarezzare il mio male. E io muoio, la mia ossessione cresce e le mie dita suonano incessanti il pianoforte della mia brama per dimenticare il desiderio di farti mia. Quanti sogni, e il tuo viso, pallido, fiducioso, dilaniato da una smorfia di incredulità. “Non tu, ti prego… non tu”. Nero e bianco macchiati dal bisogno incessante di diventare un unico colore. Ma i nostri mondi sono diversi, io non ho un’anima, non posso averla, ma percepisco la tua respirare per darmi la vita, non ha alcun senso rischiare di distruggere ciò per cui si esiste. Ti prego, Dio, se esisti ti prego, ancora una volta, una sola, fammi sentire il dolce sapore di quelle labbra, non chiedo altro, ti regalo la mia eternità, ti regalo tutto me stesso. Che sia felice, dalle ciò per cui è nata. Io sono solo il frutto del suo dolore, la piango, la imploro, la amo e la venero, ma non è mia, non potrà mai esserlo. Perché… ho letto nel suo cuore distrutto e ho guardato sprezzante quel dolore sanguinare lacerandomi la coscienza. “Tu, mostro”. Mostro… mi hai creduto capace di farti soffrire. Volevo inginocchiarmi di fronte a te e pregare amore, implorare il tuo perdono e invece... Invidio l’uomo che potrà abbracciarti senza timore, che ti sfiorerà la pelle senza angoscia, che ti amerà come io non posso fare, ma fa che non lo veda, fa che non lo sappia, ti scongiuro, lo ucciderei. Ti amo, ti amo e ti amo… averti lontana è un’agonia che non so affrontare, incapace, vigliacco e totalmente tuo. Voglio morire, per la prima volta in un’eterna esistenza di vuoto, io desidero qualcosa. La morte… c’è altro a cui io possa aspirare? Le mie mani tremanti si irrigidiscono e le trascino sullo strumento distrutto dai miei stessi pensieri. Mi chino sulla cassa e sento male al petto. Non ci riesco! Non posso vivere senza la consapevolezza che tu mi appartieni! Io lo so… che cosa ti ho fatto Anima, che cosa ti ho fatto Vita… Hai creduto alle mie menzogne, spogliandoti di ogni paura e pregando, lacrimando, contorcendoti. Ero lì, ero lì con te e non ho fatto nulla per fermare quella devastazione. Dannato… dannato l’attimo in cui ho incrociato il tuo sguardo, nei tuoi occhi nocciola mi sono perso, nessuno potrà farmi ritrovare la via. Sei tu che leggi me, tu che proteggi me, tu, tu e sempre tu che fai di me un essere migliore aggrappandoti alla tua illusione che io sia perfetto. Chiudo gli occhi e sento la brezza leggera accarezzarmi il viso, immagino che sia il tuo amore a circondarmi, illuso, ingenuo, ora mi odierai, mi detesterai per ciò che ti ho fatto. Ti immagino, amore mio, dietro la porta della tua stanza, piangere tutte le tue lacrime, ti vedo… stringi le ginocchia al petto e chiedi perdono per un errore che tu non hai commesso. Vuoi riavermi? Ascolto i tuoi sospiri nel mio cuore e a nulla vale la convinzione che ti farei del male, che non riuscirei a controllarmi con te, quando percepisco l’ansia del mio ritorno, il tuo disperato richiamo. Chiamami, chiamami… sì, urlami, la tua voce grida il mio nome senza sosta, non hai più fiato vero? Quante volte senza respiro ho pronunciato il tuo nome, distrutto dalle mie stesse scelte, ucciso dalla mia stupidità. Aiutami o il tempo correrà inverso per farmi ripetere ancora una volta l’ultimo addio. Sto male. Il mio corpo è stanco, non mangio, non mi nutro, non bevo, non ho sete, da quando i tuoi occhi mi hanno accusato di essere solamente un animale privo di comprensione, privo di amore. Porto le dita sul tasto del pianoforte e la sento, la provo quella nota, entra dentro di me e mi schiaffeggia di dolcezza. Ho paura, corro, ho paura, ansimo senza volerlo, ho paura. Non voglio perdere il mio mondo, non voglio tornare a far parte del nulla, non voglio più sentire quel vuoto, quel groppo in gola, quella tristezza. Sorridi ancora per me, sorridimi, abbracciami e scalda il mio gelo, toccami, non importa cosa farai, mi fermerò, ma tocca i tasti del mio spirito e scaldami. Ti imploro, ti imploro, basta amore mio, tornerò, tornerò, non posso più stare lontano da te. Angelo, angelo, tremo dentro, sai che dovrò comunque dirti addio, lo sai, lo so. La rabbia mi sommerge e continuo a suonare melodie inesistenti nella mia mente. Il pianoforte, compagno, amico, piange la mia assenza, eppure lo sfogo della mia esistenza è lì, in quelle note. Bimba, tesoro prezioso, senza te è impossibile sopravvivere. Batto i pugni sulla testiera e mi chino con il viso sofferente, una smorfia di agonia, vorrei poter spaccare questo corpo, ma niente è in grado di distruggermi. A che vale una vita eterna se non puoi versare una lacrima per chi ami, a cosa vale un’infinità di attimi se non puoi distinguerne l’importanza? Percepisco delle mani circondarmi le spalle, non mi muovo, non posso muovermi, ormai sono troppo esausto per trovare la forza di spostare questo involucro inutile. Odore di sangue, lo percepisco forte, ma mi disgusta, il veleno mi inonda la bocca e immagino te, impaurita, scappare mentre io ti inseguo, una preda tra i miei artigli, una brama per il mio desiderio. Voglio piangere perché vorrei sentirmi normale, vorrei proteggerti, ma dovrei prima difenderti da me stesso e non ne sono capace. Il sangue mi accarezza le labbra e io le schiudo, sono assetato, divorato dal desiderio di nutrire la mia bestia, ma non riesco a togliere le mani dal pianoforte, mi aggrappo alla mia musica, alla tua ninna nanna, ai miei ricordi e sputo quell’ambrosia sporcando i tasti di essenza necessaria e preziosa. Va via, va via, lontano da me! Non voglio vivere, non voglio morire, non voglio sentire più nulla, niente, lasciatemi crogiolare nel mio vuoto, lasciatemi dissolvere. Mi odio, mi detesto, sono una creatura infernale senza inizio né fine, senza contorni e senza tempo. Mi vergogno di me stesso, di quello che ho fatto… perdonami. Finalmente torno consapevole e i miei occhi si soffermano su una sagoma. Non so chi sia, non mi interessa capirlo, i suoi pensieri non hanno più alcuna importanza per me, nessun contorno, non ho voglia di ascoltare, non ho voglia di sentire perchè fa male, io non conosco più nulla. Provo rabbia. Volto il viso dall’altra parte sperando di addormentarmi, ma a me non è concesso neanche dormire e farmi dondolare dall’oblio. Rabbiosamente digrigno i denti e un ringhio esce spontaneo dalla mia gola. Devo resistere, non posso cedere al bruciore che invade le mie vene. Io non voglio essere un mostro, non voglio farti del male, mai più. Chiudo nuovamente le palpebre e la tua immagine distrutta alza il volto e mi fissa incredula. Dove sei? Ti vedo cadere nel vuoto e urlo, oddio… Parlami, parlami, non posso credere che tu non ci sia più, non voglio. L’immagine finalmente cambia e tu ridi, di nuovo felice. Capisco allora che ti vorrei esanime, e sgrano gli occhi distrutto, solo ora mi rendo conto che il mio essere egoista sta prendendo il sopravvento, vorrei che tu soffocassi per la mia mancanza, vorrei che mi cercassi senza sosta. Non sono felice senza di te, niente esiste realmente senza di te, perché per te non può essere lo stesso? Hai detto di amarmi, non è vero? Hai detto che non avresti più vissuto senza di me… non mi hai mentito, tu mi ami, io ti amo, io… mi prendo la testa tra le mani, sono solo uno sciocco, un idiota che crede di poter dare e ricevere amore, non ne ho il diritto, non sono che una creatura dannata che vive nell’oscurità, si ciba di anime indifese, che muore a se stessa e viene divorata dalle sue paure. Ricordi? Io sono nato per essere un assassino, tutto di me ti attrae, la mia voce, il mio volto, il mio odore, ma non serve a nulla, non serve a nulla, maledizione, io voglio il tuo cuore, voglio poterlo stringere e proteggere, curare, desidero crescere con te, eppure la violenza che mi contraddistingue mi spaventa, mi terrorizza. Sono un vampiro e vorrei essere uomo, sono uomo e non mi sono mai sentito realmente tale. Qualcosa manca dentro di me e sei tu anima, sei tu amore mio. Corrimi incontro. Continuo a fissare il vuoto e mi perdo nei tuoi occhi nel buio della tua stanza, ti riconosco, mi riconosci, cerchi di distogliere lo sguardo distrutta, ma sei ipnotizzata. Faccio lo stesso, non posso costringermi a non adorare il tuo sguardo innamorato. Ti alzi e trascinandoti in ginocchio mi vieni vicino. Mi sussurri di suonare la tua ninna nanna per l’ultima volta e io sorrido finalmente, sono solo allucinazioni, tu non esisti più, eppure questo basta per rendermi quella serenità che ho perduto da tanto tempo almeno per un istante. Sorrido e rimango imbambolato, mentre le note si diffondono per la stanza. Non c’è più nessuno intorno a me. Solo tu, seduta a terra che mi guardi con amore. E la musica si alza, la dolcezza diventa passione, il mio sentimento vibra di un’emozione sempre nuova. Ti ritrovo accanto a me, dolce fantasia, mi passi le dita sulla fronte, fa male, dovrebbe fare molto male, ma non provo più nulla. Mi sento bene. Mi sento vivo, rinato, umano. Ma la musica cambia, la melodia diventa violenza e ti vedo accasciata sul pavimento esangue. No, no, non sono stato io! Ma avevo fame, avevo troppa fame. D’improvviso mi rendo conto che lo stomaco sta vomitando la mia debolezza e ha bisogno di reagire. Quella visione di te, priva di vita, non posso sopportarla, non voglio vederti morta a causa di un mio errore. Mi allontano dal piano, sento cadere lo sgabello e inorridisco di fronte a quello che ho appena commesso. Ti ho uccisa… sto impazzendo anima mia, sto impazzendo senza poter sentire sulla mia pelle il tuo profumo, il tuo sapore. E ora ho deciso, nessuno potrà farmi rimpiangere questa scelta, se non ci sarai tu, non ci sarà che una sola cosa… la morte.



Edward Cullen


   
 
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