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Autore: Fiore di Giada    11/12/2019    1 recensioni
Il giovane uomo, d’istinto, annuì. Amava la vita, ma, senza di lei, si sarebbe tramutata in un lungo cammino di giorni privi di gioia.
E una vita priva di colori, per lui, amante del bello, non aveva alcun senso.
Le voluttà più squisite sarebbero state amare per lui, senza di lei.
No, senza di lei, la vita era un’eterna agonia.
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una grigia nebbia aleggiava sull’intera pianura e attenuava le linee delle rovine del vecchio monastero, circondato da decine di querce scheletrite, simili a demoni pietrificati.
Un gelido vento soffiava tra le pietre delle rovine e tra i rami delle querce, facendo risuonare l’aria di cupi sibili, scricchiolii e fruscii.
Una alta figura umana, avvolta in un mantello nero, attendeva, appoggiata al muro portante del portale e girava la testa ora a destra, ora a sinistra.
Dove sei?, si chiedeva. Il suo cuore, in quel momento, era stretto da una morsa d’angoscia.
Cosa ne era stato di lei?
Era riuscita a eludere la sorveglianza dei suoi parenti?
Strinse le mani sugli avambracci, in un moto di irritazione. Perché dovevano incontrarsi in quel luogo così affascinante, ma sussurrante disgrazie?
Quei resti risuonavano di grida amare ed erano bagnati di sangue e dolore.
Qualche istante dopo, lo stridio delle ruote di una carrozza interruppe i suoi pensieri.
Forse sta arrivando. – mormorò con voce roca, maschile. Desiderava vederla.
E se fosse stato qualcun altro?
Non gli importava, lo avrebbe affrontato.
Qualche istante dopo, come una balena emerge dalle immensità dell’oceano, apparve una carrozza nera, trainata da due cavalli, guidati dalla mano e dalla frusta di un giovane cocchiere di media statura, dai corti capelli rossi e dai piccoli occhi verdi.
All’interno della vettura, la testa china, era seduta una sola persona, la testa china, coperta da un cappuccio.
Costui scese, aprì le porte e, premuroso, aiutò l’occupante della carrozza a scendere.
Signora, tornerò a prendervi tra venti minuti. Non uno di più. – dichiarò il cocchiere.
Non preoccupatevi, Antonio. So quali sono i miei doveri. – replicò una calma voce femminile.
Il cocchiere fece per salire, ma una robusta mano maschile si posò sulla sua spalla.
L’uomo si fermò, si girò e cercò di scrutare oltre la cappa indossata dall’uomo.
Che c’è? – chiese.
Grazie. Se desiderate, posso pagarvi. – mormorò.
Questi alzò le spalle in un gesto di noncuranza.
Non preoccupatevi. E’ bastato quanto mi avete dato in questi mesi. E poi non lo faccio per avidità. – spiegò l’uomo.
Saltò alla guida del cocchio, frustò i cavalli e si allontanò.
L’uomo, con un gesto deciso, si privò del cappuccio e rivelò un viso dai lineamenti virili, ma armonici, circondato da una riccioluta chioma bionda, simile a quella di un cherubino.
Gli occhi, dal taglio allungato, d’un intenso colore blu cobalto, erano ombreggiati da lunghe ciglia dorate, che conferivano al suo sguardo una fissità felina.
La donna lo imitò e, sulle sue spalle sottili, caddero lunghi capelli neri, raccolti in una treccia, tenuta ferma da un nastro di seta.
Il suo viso ovale era illuminato dagli occhi, dal taglio rotondo, d’un vivo colore d’ambra, e le labbra, sottili, vermiglie, spiccavano nel biancore della sua pelle.
Stella, finalmente sei qui. – mormorò l’uomo, un sorriso sulle labbra sottili. Finalmente, potevano stare insieme.
Quei pochi minuti erano preziosi per entrambi.
Allungò le braccia e la strinse contro il suo petto. Perché lei era la figlia del nobile Amadei?
Da tanto, troppo tempo tra gli Amadei e i Bianchi si consumavano faide crudeli.
E questo aveva condannato il loro sentimento ad una sorte crudele.
I loro parenti non avrebbero mai acconsentito al loro matrimonio.
Sì, Marcello. Io sono qui per te. – rispose lei, la voce flebile.
Appoggiò le mani e chiuse gli occhi, aspirando il debole profumo di lui. Doveva rivelare la verità.
La sorte, nella sua crudeltà, aveva condannato il loro amore.
Ma un rimedio era presente.
Alzò lo sguardo e i suoi occhi ambrati, lucidi di lacrime, fissarono quelli blu del giovane.
Questi tremò. Cosa era successo a Stella?
Qualche sventura aleggiava su di loro, ne era certo!
E lui non voleva pensare.
Le mani di Stella, leggere come ali di farfalle, sfiorarono il viso di lui, poi le sue labbra si posarono su quelle del giovane.
Marcello, per alcuni istanti, rimase immobile, sorpreso. Perché lo stava baciando?
Perché il tocco delle sue labbra recava l’amaro fiele di un addio?
Poi, con una mano, le cinse la vita e la strinse ancora di più contro di sé. Se il loro amore era condannato ad una tale, tenebrosa fine, doveva godere di quegli estremi attimi di gioia.
Qualche istante dopo, lei, gentile, si separò da lui e gli prese le mani.
Marcello, dobbiamo prendere una decisione. – mormorò lei, il tono calmo e serio. Doveva mantenere un contegno dignitoso, per comunicare il suo desiderio all’uomo da lei amato.
Il giovane sussultò. Quelle nebulose parole davano forma a dei sospetti lugubri, che voleva respingere.
Un sospiro risuonò sulle labbra di lei. Comprendeva l’ansietà di Marcello…
Cosa intendi dire? – domandò.
Mio padre e mia madre desiderano che io sposi Domenico Gaetani, figlio di un amico di famiglia. Ma io non voglio questo. – rispose lei.
Il giovane tacque. Il suo sospetto si era concretizzato e il suo cuore era stato distrutto.
Certo, non ignorava quanto sarebbe accaduto, ma la ferrea certezza aveva spazzato ogni sua impossibile speranza.
Cosa doveva fare?
Il loro volere nulla contava davanti alle volontà dei loro parenti.
Quale era il rimedio ad un simile problema?
Marcello… Io ho riflettuto a lungo e una soluzione non c’è… Anche se tentassimo la fuga, le nostre famiglie ci troverebbero. No, non possiamo vivere così. Almeno io, non ci riesco. – dichiarò lei, la voce triste. Con quelle poche parole, desiderava dargli la possibilità di scegliere.
Se Marcello avesse rifiutato, non avrebbe esitato a porre termine da sola ad una esistenza sempre più amara e buia.
Il giovane uomo, d’istinto, annuì. Amava la vita, ma, senza di lei, si sarebbe tramutata in un lungo cammino di giorni privi di gioia.
E una vita priva di colori, per lui, amante del bello, non aveva alcun senso.
Le voluttà più squisite sarebbero state amare per lui, senza di lei.
No, senza di lei, la vita era un’eterna agonia.
Ed era presente un limite invalicabile alle disgrazie che poteva sopportare.
Stella, pur implicitamente, gli aveva offerto due strade, ma lui non l’avrebbe abbandonata.
Ti seguirò. – dichiarò, risoluto.
Lei, commossa, lo abbracciò. Finalmente, una speranza rinasceva nel suo cuore, malgrado la sua prossima fine…
Erano i loro ultimi momenti di triste serenità.
Entriamo nelle rovine. Nessuno ci disturberà – suggerì lui.
La ragazza annuì e attraversarono l’ampio portale, scomparendo nella nebbia.


P.S.: ok, non so perché, guardando il quadro “Abbazia nel querceto” di Caspar David Friedrich mi è uscita questa originale.
   
 
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