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Autore: Mentos E CocaCola    12/12/2019    1 recensioni
La valle di Moonacre è sotto il dominio dei De Noir.
I Merryweather sono solo un'umile famiglia di contadini, sempre indietro con i pagamenti, ma chi non paga è obbligato ad abbandonare la propria casa per servire i De Noir nella loro Rocca.
Questo è il destino di Maria Merryweather...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Maria inarcò un sopracciglio scettica guardando i vestiti che una vecchia serva le aveva buttato sul suo letto in malo modo.
Dei pantaloni di pelle neri, un corpetto rosso bordeaux di pelle anch’esso con le maniche nere e degli stivali neri.
-Forza che aspetti? Vestiti che il principe ti aspetta- disse acidamente la vecchia.
Maria non fece neanche caso al tono con cui la donna le si era rivolta, appena sentì la parola “principe” tutti i suoi sensi si misero all’erta, quel ragazzo stava tramando qualcosa.
-Il principe?-
-Sì, sei sorda? Vuole che tu vada a caccia con lui- rispose sbuffando, per poi andarsene.
Maria imprecò sottovoce sapendo che non aveva nessuna alternativa.
La proposta del giovane De Noir non la convinceva affatto, perché mai l’aveva invitata a caccia, dopo che l’ultima volta che era uscita dal castello aveva cercato di scappare? Tutto ciò non aveva alcun senso a meno che quella caccia era il pretesto per qualcos’altro, che visto l’abbigliamento non sembrava poi così improbabile.
Quando si specchiò arrossì fino alla punta dei capelli, non c’era un singolo punto del suo corpo che il tessuto non risaltasse, non aveva mai visto nessuna donna indossare qualcosa di tanto attillato, si voltò osservandosi il sedere e si vide praticamente nuda. No, non andava bene, non andava bene proprio per niente… sperava solamente che con qualche scusa avrebbe potuto indossare un mantello e salire su una cavalcatura così che i fianchi e le gambe risaltassero meno.
Raccolse i capelli in una treccia, lasciando alcune ciocche libere ad ornarle il volto.
Sospirò per lo sconforto. Quel tipo non voleva proprio lasciarla in pace…
-Allora, sei pro…- il ragazzo ammutolì di colpo quando vide la ragazza. Neanche nei suoi sogni più estremi l’avrebbe mai immaginata così sensuale.
Maria, vedendolo completamente immobile, lo guardò freddamente.
-Se riuscite a chiudere la bocca e a finire la frase ve ne sarei immensamente grata- disse ironica incrociando le braccia sul petto.
Robin deglutì a fatica, cercando di non pensare ai pantaloni che sentiva improvvisamente stretti e alle immagini che aveva in testa.
-Volevo sapere se fossi pronta, ma mi sembra proprio di sì- disse lanciandole uno sguardo malizioso che la fece arrossire.
La ragazza tossì per l’imbarazzo, abbassando lo sguardo, sperando ardentemente che Robin smettesse di guardarla in quel modo.
-Andiamo-
 
La foresta quella mattina era semplicemente magnifica, il cielo era azzurro e l’aria era talmente frizzante da imporporare le guance della ragazza e non per i continui sguardi allusivi che i compagni di Robin le lanciavano mentre camminavano.
Per fortuna la sua attenzione era attratta dagli animali del sottobosco e dai raggi di sole che le chiome degli alberi facevano passare.
Robin ad un tratto si fermò, prendendo Maria per un braccio attirandola vicino a sé.
-Ragazzi, fermatevi-
Maria vide gli altri scambiarsi degli sguardi confusi.
-Cosa c’è Robin?- chiese uno di loro.
-Oggi faremo una caccia speciale- disse Robin con un sorriso divertito.
La ragazza gli lanciò un’occhiata allarmata, una caccia speciale… proprio quando lui l’aveva invitata nei boschi con loro, non era di certo una casualità… cercò di pensare ad un’eventuale motivazione e quando capì era ormai troppo tardi.
-Non cacceremo un animale, bensì una persona… lei- disse Robin indicando la ragazza, che gli lanciò uno sguardo di sfida.
-Le daremo un piccolo vantaggio, perché siamo gentiluomini, non è vero?- disse scatenando le risate generali, tranne quelle di Maria ovviamente, che cercava di prepararsi a quella corsa disperata, ma una particolare domanda la riportò alla realtà.
La fece un ragazzo dai capelli biondi, corti, quasi a spazzola, con degli occhi di ghiaccio che quella mattina non avevano fatto altro che studiare il corpo della ragazza, ed una lunga cicatrice su una guancia.
-E quando uno di noi la prende, Robin, cosa succede?- chiese leccandosi il labbro inferiore.
La giovane impallidì e sentì la stretta di Robin sul suo braccio farsi più forte, si voltò verso di lui e vide che aveva la mascella serrata e gli occhi pieni di rabbia. Perché quella reazione?
-Oh suvvia De Noir, non mi dirai che ti sei affezionato ad una debitrice!- replicò l’altro, stuzzicandolo  
-Credo che questa caccia sarebbe più divertente se finisse come le altre cacce, assaggiando la sua carne. Ovviamente Robin, avrai capito che non intendo mangiarla, quindi sta tranquillo…- disse lui ridendo, mentre gli altri lanciavano grida selvagge e rivolgevano gesti osceni alla ragazza che cercò di non guardare.
E Robin in quel momento fece quello che qualsiasi comandante di fronte al volere unanime del suo popolo avrebbe fatto, accettò.
 
Maria correva, correva come non aveva mai fatto in tutta la sua vita e per la prima volta maledì il rumore che i suoi piedi facevano calpestando le foglie secche che ricoprivano il sottobosco, maledì l’autunno, quella stagione che l’aveva sempre ammaliata.
Se fosse stata silenziosa come una gatta sarebbe riuscita a scappare da quella caccia all’uomo.
Le grida selvagge e gli spari in aria le giungevano alle orecchie ed erano sempre così vicini… se solo fosse riuscita a distanziarli abbastanza da nascondersi, senza essere vista, in quell’albero cavo che la volta prima non aveva raggiunto.
Quella sarebbe stata la sua salvezza!
Anche un’altra persona in quella foresta cercava di correre come per dar la caccia ad un’antilope, ed era proprio uno dei suoi aguzzini: Robin.
Doveva ammettere a se stesso che l’intera faccenda gli era sfuggita di mano, non aveva di certo previsto che i suoi amici avrebbero preteso il proprio trofeo di caccia. Era stato veramente uno stupido! E l’unica soluzione era trovare per primo Maria e far terminare al più presto quella follia.
Non sapeva perché ma non avrebbe potuto sopportare l’idea che qualche suo amico l’avesse.
La caccia proseguiva senza sosta, i ragazzi correvano in tutte le direzioni, cercando le tracce che la ragazza lasciava, rametti spezzati, foglie spostate per una scivolata dovuta ad una perdita d’equilibrio o qualche suono sospetto.
Maria, invece, non ce la faceva più, dopo quelle settimane alla Rocca, sfamandosi solo con gli avanzi delle cucine, che doveva dividere con tutte le altre serve, non aveva più le forze. Si guardò intorno, per sua fortuna non c’era nessuno, e si accasciò dietro un cespuglio cercando di tenere le orecchie sempre aperte.
Portò una mano sul fianco sinistro per cercare di attenuare i crampi alla milza, che le impedivano di correre veloce quanto avrebbe voluto. Si guardò intorno ed ebbe una strana sensazione, come se quella zona le fosse familiare: i cespugli di rose canine, le ginestre, le piste che gli animali avevano lasciato e quando lo vide poco lontano a stento trattenne un grido. Era giunta a destinazione… l’albero cavo era lì, con quell’enorme apertura sotto le radici, lì aveva costruito il suo rifugio dopo le liti con lo zio ed ora ci si sarebbe rifugiata per non essere umiliata e per tenere stretta ancora una volta la propria dignità.
Ma le si gelò il sangue quando appoggiato all’albero, vide il ragazzo biondo che si guardava intorno, quello con la lunga cicatrice sulla guancia e quello che, guarda la fortuna, Maria considerava il più pericoloso, anche più di Robin perché una cosa era certa, Robin non era d’accordo con la decisione di quel ragazzo.
Maria guardava impazientemente il biondo, nell’attesa che si rimettesse a correre, ma sapeva che non avrebbe potuto attendere più di tanto e ne ebbe la conferma quando udì alla propria sinistra il fruscio delle foglie calpestate, qualcuno stava correndo nella sua direzione.
-Jack!- il ragazzo biondo si voltò sentendosi chiamare.
E vide Robin spuntare da dietro le spalle del ragazzo.
-Che c’è?- gli rispose il biondo.
-Che ci fai impalato lì?- chiese Robin ridendo, come per prenderlo in giro.
-Quest’albero mi sembra un nascondiglio perfetto, ho visto l’ultima traccia nella radura. Questo- disse dando a Robin un nastro azzurro. Maria si guardò la treccia, vedendo che il nastro che la chiudeva alla fine era strappato e si maledì per la sua disattenzione imperdonabile.
-Sì, effettivamente è suo- disse Robin dopo averlo studiato e riponendolo accuratamente in una tasca della sua giacca, con talmente tanta cura che Maria arrossì -ma Luke ha trovato una manica nera vicino al ruscello-
La ragazza sgranò gli occhi, lei non era mai passata accanto ad un ruscello… che Robin stesse cercando di allontanare Jack da quell’albero? Se fosse stato così, significava solo una cosa, che lui l’aveva vista.
-Fino al ruscello?- disse Jack ridendo -E’ arrivata fin là? Corre veloce la ragazzina!-
Si staccò dal muro ed iniziò a correre in un’altra direzione, sparendo ben presto dalla vista di Maria, seguito da Robin.
La ragazza sospirò, bene, neanche lui l’aveva vista. Forse avevano veramente trovato un pezzo di stoffa vicino al ruscello che apparteneva a qualche cacciatore, che si era avventurato fin lì.
Si guardò intorno per un’ultima volta e dopo essersi accertata che non ci fosse nessuno, iniziò a correre verso l’albero, ma poco prima di arrivare all’apertura tra le radici, sentì delle braccia avvolgerla da dietro e bloccarla ed una voce che conosceva fin troppo bene sussurrarle all’orecchio: “Presa”.
Si voltò ed incontrò gli occhi neri e profondi di Robin. Aveva ingannato tutti, probabilmente aveva spinto gli altri aguzzini verso il torrente.
-Andiamo- disse e per qualche motivo Maria non ne ebbe paura. Il giovane la lasciò andare ed entrambi si diressero nell’apertura, in un silenzio carico di ansia.
La ragazza faceva strada al giovane dietro di sé, fino a giungere ad una piccola porta di legno. Maria la spinse ed entrò nel suo rifugio.
Robin se la chiuse alle spalle.
-Allora? La caccia non è finita? Perché siamo nascosti qui?- sussurrò lei con le mani sui fianchi.
Robin si mise seduto, per poi chiudere gli occhi come se non l’avesse sentita, cosa assai improbabile.
-Quindi?- insistette lei.
-Ti sembra veramente che solo perché ti ho trovata la caccia è finita? Partirà sicuramente un’altra sfida per averti e sinceramente non ne ho alcuna voglia- rispose calandosi la bombetta sugli occhi.
-Non basterebbe tornare al castello?- chiese lei, mettendosi seduta dalla parte opposta.
-Te l’ho detto, non sei ancora al sicuro. Aspettiamo qui finchè non si fa notte, allora capiranno che ti ho trovata e se ne torneranno al castello, troppo stanchi per la competitività-
Maria sbuffò sonoramente.
Robin fece una lieve risatina.
-Cosa c’è? Impaziente di darmi la ricompensa?-
La ragazza impallidì, sgranando gli occhi, Robin non sentendola ribattere si tirò su e la guardò. Non aveva mai visto tanto terrore in uno sguardo.
Si alzò e le si sedette vicino, mentre lei cercava di spostarsi per allontanarsi da lui.
-No, rimani- le disse lui -Sta tranquilla, non ti farò nulla. È vero, l’idea della caccia è stata mia, ma non avevo pensato a nessuna ricompensa, è stato Jack ad avere l’idea-
Maria si allontanò indignata e spostando lo sguardo dall’altra parte ed una reazione simile non fece altro che innervosire Robin.
-Ti sto dicendo che non è stata colpa mia e tu mi tieni il muso?-
-Senti- le sibilò lei con talmente tanta ira da far indietreggiare il ragazzo -Non fare il santarellino con me, non sono una cretina. Sarà stata anche un’idea di Jack, ma tu che cosa hai fatto? Hai accettato, quando avevo visto chiaramente che non eri d’accordo. Non sei un capo, sei un codardo! Una pecora come tutte le altre!-
Maria riprese fiato, dato che aveva sputato tutto quello che pensava su Robin come un fiume in piena e Robin aveva ancora gli occhi sgranati dopo aver sentito quelle parole che nessuno fino a quel momento aveva avuto il coraggio di dirgli, neanche sua sorella.
-Tu…- disse con rabbia, guardando Maria come se volesse incenerirla -Tu…- continuò a ripetere, avvicinandosi sempre di più, ma la ragazza rimase ferma dove si trovava, voleva dimostrargli che non aveva paura.
-Tu… hai ragione- sussurrò infine lui, abbassando lo sguardo.



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