Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Segui la storia  |       
Autore: EleWar    12/12/2019    8 recensioni
Oh, finalmente un matrimonio! Ma chi saranno gli sposi? Un promesso sposo si perde per strada, una sposa aspetta già da tempo, come andrà a finire? Altra storiella senza pensieri...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi qui, torno a bomba con il cap. 2 e scusate il ritardo (si era accorto nessuno? hhahahah :-P ) ma ho avuto problemi alla catena di montaggio, ora risolti alla grandissima!
Ripassino veloce: Ryo ha finalmente deciso di dichiararsi alla sua amata Kaori, ci riuscirà? Vedremo!
Grazie a tutte le mie affezionate lettrici
vi lovvo
Eleonora




CAP. 2 Ditelo con i fiori

 
Dopo quell’uscita impietosa con relativa martellata, Ryo non disse più niente e non tentò altri approcci.
Continuò a guidare con aria scornata e delusa; ogni tanto buttava gli occhi verso la socia, per controllare la sua reazione e soprattutto per godersi la sua visione.
Lei stava guardando distrattamente fuori dal finestrino, persa nei suoi pensieri, ma lui poteva vederne bene il viso riflesso nel vetro.
Con il mento appoggiato al palmo della mano, si era chiusa anch’essa in uno strano mutismo, così tanto insolito in lei.
Passata la sfuriata di gelosia e rabbia, Ryo aveva visto la sua espressione mutare e farsi addolorata e triste, quasi rassegnata.
Realizzò solo in quel momento quanto avesse fatto soffrire la sua Kaori, in tutti quegli anni, con quel suo atteggiamento da stupido maniaco, e di quanto avesse messo a dura prova la sua capacità di sopportazione.
Si sentì improvvisamente in colpa e, preso da un’ispirazione improvvisa, proruppe con un:
“Kaori, ascolta, devo dirti una cosa…”
“Frenaaaaaaaaa! Non vedi che siamo già arrivati dal Cat’s eye!” urlò lei all’improvviso, e riprese, sgridandolo: “Ma che hai oggi? Quasi quasi entravi dentro con la macchina, e dopo chi lo sentiva Umi?” concluse ridacchiando però.
Era tanta la forza dell’abitudine che aveva guidato senza vedere bene dove stesse andando.
 
Quando scesero dalla Mini, Kaori si voltò a guardarlo perplessa: davvero quel giorno Ryo era strano, e più che essere stupita o incuriosita dal suo atteggiamento, si rammaricò che per l’ennesima volta lui si fosse richiuso in sé stesso e non volesse dirle quale fosse il problema che lo assillava.
Se anche non la considerava la sua donna - o meglio una donna - almeno avrebbe potuto confidarsi con lei come collega, come socia.
Sospirò pesantemente. 
Lui, che se ne accorse, la guardò a sua volta, con aria smarrita, ma non fu in grado di aprir bocca, e comunque, allo stridore di gomme della frenata, erano già usciti dal locale i coniugi Hijuin che subito gli si erano fatti appresso, e Miki esordì dicendo:
“Era ora! Ragazzi ma che vi è successo? Dai, entrate, che vi spiego di cosa tratta il lavoro che dovrete andare a fare.”
 
Entrarono e presero posto ai soliti sgabelli.
E mentre Umi gli versava del caffè bollente, Miki prese a raccontare che una loro vicina di casa era stata presa di mira da un tirapiedi di qualche clan della mala, un pesce relativamente piccolo, che voleva emergere ai danni di questa povera donna… e bla bla bla…
La bella barista parlava, ma Ryo proprio non la stava ascoltando, e da che erano entrati, non aveva provato nemmeno una volta a saltarle addosso, come il suo solito, o importunarla in qualche maniera.
Non aveva neanche dato fastidio al suo gigantesco marito, con scherzi o battutacce varie.
Non che ai proprietari del bar dispiacesse questo suo comportamento civile, ma era quanto mai strano in lui.
I due comunque evitarono di farglielo notare, perché avevano altro a cui pensare.
Falcon percepiva un cambiamento di aura nel suo amico-nemico di sempre, qualcosa che non aveva mai sentito in lui prima d’ora e di cui però ignorava la natura; allora provò a concentrarsi sulla socia dello sweeper per capire se fosse successo qualcosa fra i due, ma lei, al contrario, sembrava sempre la stessa.
Chissà cosa stava passando nella testaccia di Saeba, si chiese il gigante, ma inaspettatamente proprio l’oggetto del suo rimuginare, saltò su e disse:
“Kaori, pensaci tu; decidi tu se accettare o meno l’incarico. Ti do piena facoltà di scegliere. Io devo uscire, ci vediamo fra un’ora al parco!” e uscì, salutando gli astanti con un braccio alzato, senza voltarsi indietro a guardarli.
I tre rimasero impietriti e non ebbero il tempo di dire altro, che lui era già uscito.
 
Quando lui aveva esordito in quel modo, si erano improvvisamente zittiti; erano rimasti per qualche secondo a fissare la porta a vetri che si era richiusa dietro le spalle di Ryo, e il cui campanellino ancora tintinnava, poi si erano scambiati sguardi perplessi, ma Kaori, di fronte all’aria interrogativa assunta dalla sua amica, fece spallucce.
Non sapeva cosa pensare lei per prima, e cosa avrebbe mai potuto dire all’ex-mercenaria?
E poi, insomma, che Ryo fosse strano, non era una novità.
Passato il primo momento di imbarazzo, i tre ripresero a parlare del caso e allo sweeper non pensarono più.
 
Ryo, nel frattempo, si era messo a vagare per la città in preda allo sconforto.
Davvero non riusciva a trovare un modo per dichiararsi, e certo Kaori non gli rendeva le cose per niente facili.
Aver perso quell’anello gli bruciava parecchio, ed era fuori discussione comprarne un altro qualsiasi; quello era perfetto e sarebbe dovuto essere il suo anello!
E poi? Che senso aveva starsene lì, a parlare dei problemi che quella donna aveva con la Yakuza, quando lui ne aveva uno più importante da risolvere?
Sì, per una volta voleva pensare ai fatti suoi e non correre in soccorso degli altri. Tanto la socia avrebbe saputo come risolvere il caso; tra l’altro perché non se ne occupavano Miki e Falcon, se era vero che era una loro vicina di casa?
 
Ragionava così, trascinando i piedi, quasi incattivito dalla sorte avversa, e di certo non si accorgeva delle belle donne che gli passavano accanto, o di quelle che gli lanciavano sguardi concupiscenti.
Ad un certo punto, svoltando un angolo, quasi s’imbatté nel carretto di una donnina che vendeva fiori.
Fu per lui un segno del cielo!!!
Idea!!!” si disse, “mi dichiarerò presentandomi con un mazzo di fiori! Quale donna non ama ricevere fiori dal suo innamorato? Perché lei mi ama, giusto? E poi, è così romantica la mia testolina rossa!
Quasi saltò dalla gioia a quella prospettiva.
Ma che bella trovata che aveva avuto!
I suoi occhi scintillarono quando si rivolse alla nonnina che però lo prevenne dicendo:
“Oh, abbiamo qui un bell’innamorato, giusto?”
“Eh eh eh eh eh… sì, diciamo di sì. Mi servirebbero dei fiori per… per…”
“Sì, ho capito, per la donna che ama. Mi dica, è una ricorrenza speciale?”
“Oh no… cioè non ancora…” e poi grattandosi la testa aggiunse “magari un giorno lo diventerà”
“Bene, allora qui ci vuole roba forte. Se ho capito bene, la sta ancora corteggiando, vero?”
“Già, ho iniziato stamattina”
“Da stamattina?” si stupì la vecchina.
“È una storia lunga” tagliò corto Ryo quasi infastidito.
Ora che aveva trovato il modo di dichiararsi, non voleva perdere altro tempo, e la nonnetta era troppo petulante per i suoi gusti, e per uno come lui, non abituato a fare certi discorsi; così quando l’ambulante gli chiese:
“Quali fiori le piacciono?”
Ryo sbottò:
“Tutti!”
Non aveva nessunissima intenzione di mettersi lì a parlare di fiori, tradendo la sua poca sensibilità in materia; poi si ricordò che a Kaori piacevano i garofani bianchi e aggiunse:
“Le piacciono tutti, in particolare i garofani bianchi, quindi mi faccia un bel mazzo, a suo gusto, ma se è possibile metta anche quelli”.
 
 
Alla fine, tutto gongolante con quell’enorme mazzo di fiori, con cui la nonnina aveva dato fondo a tutta la sua bancarella, approfittandosi della dabbenaggine e del portafoglio dello sweeper, Ryo prese la via del parco.
Era convinto che a quel tripudio floreale, lei non avrebbe resistito e avrebbe capito. Camminava a spasso svelto e non notava gli sguardi curiosi dei passanti: gli uomini lo guardavano con disprezzo e spocchia, deplorando la sua pazza spesa, per una donna sicuramente; le donne sospiravano immaginando e invidiando la destinataria di quel bel bouquet, regalato da un uomo tanto bello.
 
Quando arrivò al parco, dalle parti della loro solita panchina, dovette fermarsi di botto. Il suo cuore aveva preso a galoppare all’impazzata e non se ne capacitava.
Le sue mani iniziarono a sudare e si sentì improvvisamente insicuro.
Si costrinse a fare lunghi e profondi respiri ripetendosi:
È solo Kaori, forza vecchio mio!
Fatti pochi passi la vide.
Era in piedi e reggeva fra le braccia un bambino piccolo, di nemmeno un anno di età; davanti a lei stava la sua mamma che, allegra, parlava con la socia.
Erano entrambe prese nelle loro chiacchiere fra donne, e Kaori appariva estremamente dolce e amorevole con quel frugoletto in braccio, che le tendeva le manine paffute, e le sfiorava il viso con maldestre carezze.
La socia emanava una tale aura di felicità e soddisfazione, ma soprattutto di grande amore, che per un attimo Ryo ne rimase abbagliato.
In quel momento, lei non era una sweeper abituata alle armi e alla violenza, la furia rossa capace di lanciargli martelli enormi, era semplicemente una giovane donna che reggeva un bambino e sembrava una mamma anche lei.
Il cuore di Ryo si contrasse e un pensiero inatteso gli trapassò il cervello: immaginò che quello che reggeva in braccio fosse veramente suo figlio, il loro bambino, e fu invaso da una felicità senza pari. Un’immagine vivida di lui, Kaori e il loro figlio, s’impose nella sua mente. Poi sentì il cuore espandersi e riempirsi d’amore e di speranza: perché no?
Per lei sarebbe stata la gioia di una vita, e sarebbe diventata la donna più felice del mondo; lui sapeva quanto amasse i bambini, e quella scena che si era svolta davanti a lui, glielo confermava. E lui? Be’, lui sarebbe diventato padre.
 
Impalato a guardare quello spettacolo da lontano, non osò avvicinarsi, fino a quando Kaori non rimise il piccolo nel passeggino, con quanta più dolcezza e cura potesse; gli posò un bacino sulla fronte, e scoppiò a ridere quando il bambino le tirò i capelli del ciuffo davanti.
Staccò a malincuore gli occhi dal frugoletto per salutare la mammina che, agitando la mano, se ne andò spingendo il passeggino.
Kaori restò in piedi ancora un po’ a guardarli andar via, fino a quando non scomparvero dal suo campo visivo; poi con un sorriso luminoso, e scuotendo la testa divertita, si sedette sulla panchina, in attesa del socio.
 
Mentre ammirava la sua amata socia, muoversi con disinvoltura in quel quadretto muliebre, Ryo aveva avuto un’idea.
Lui le avrebbe chiesto di fare un figlio insieme, così lei avrebbe capito che l’amava, che faceva sul serio e, ovvio, che la voleva sposare.
Soddisfatto della decisione presa, quando ormai Kaori era rimasta sola, si decise ad avanzare verso il suo destino.
Gonfiò il petto d’orgoglio, e risoluto prese il vialetto ghiaioso.
Sentendo il rumore dei suoi passi, la ragazza si voltò e, nel momento in cui lo riconobbe, s’illuminò in viso.
Ryo camminava tenendo i fiori a testa in giù, con disinvoltura: glieli avrebbe offerti subito, dopo averle detto che voleva un figlio da lei.
Kaori, vedendolo arrivare così deciso e apparentemente più di buon umore di quando si erano lasciati, sorrise contenta; ciò voleva dire che i problemi dell’amato socio si erano in qualche modo risolti.
Notò i fiori, ma non ci fece troppo caso, impaziente di parlargli del caso della donna tiranneggiata dagli yakuza.
Ma quando Ryo si fermò ad un passo da lei, fu lui il primo a prendere la parola; con aria ferma disse:
“Kaori, voglio un foglio da te!”
 
Silenzio.
 
Si sentiva solo il vento frusciare fra i rami, un cane abbaiare da qualche parte del parco, le grida lontane dei bambini sui giochi, il rumore del via vai delle macchine sulla strada.
 
Kaori si riscosse e disse:
“Cosa vuoi? Un foglio??? E cosa ne vuoi fare? E soprattutto, dove vuoi che lo trovi adesso?”
Solo allora Ryo si accorse dell’enorme errore fatto e si sentì morire, poi iniziò a ridacchiare come un cretino e borbottare:
“Un foglio, un foglio, un foglio” e con la mano, prima si scompigliò i capelli con stizza, poi iniziò a battersi il pugno in testa dicendo:
“Idiota, idiota, idiota che non sei altro!”
“Ma si può sapere cosa ti prende di nuovo? Eri così normale, prima!”
Ryo stava per portarsi anche l’altra mano alla testa, quando si accorse all’improvviso di stringere ancora il mazzo di fiori.
Il mazzo di fiori!!!
Perché non ci aveva pensato?
Smise all’istante di percuotersi il capo, e prese a ridacchiare come uno scemo.
A quei cambi di umore così repentini, Kaori iniziò a preoccuparsi: non è che a forza di prenderlo a martellate, aveva finito per rincretinirlo dal tutto? Si sentì in colpa. E anzi, pensò che magari una visitina del Doc, a livello cerebrale, non gli avrebbe fatto male.
La ragazza si alzò, decisa ad andargli incontro, e stava già per dirgli che quel suo atteggiamento la inquietava, quando lui le parò davanti il mazzo di fiori.
Kaori sobbalzò.
Dei fiori?
Ma Ryo stavolta non disse nulla, temendo di fare un’altra gaffe; era sicuro che lei avrebbe compreso, e già un timido sorriso si stava facendo largo sul suo viso tirato. La guardò con occhi imploranti, come a dire: “Hai capito, no?”.
Lei prese lentamente i fiori che il socio le porgeva, e nel farlo gli sfiorò leggermente la mano; lui sentì come una scarica elettrica che, scaturita da quel tocco distratto, percorse il suo braccio fino al cuore.
Sussultò.
Lui piantò gli occhi in quelli della socia, rivolgendole una muta domanda; lei lo guardò con decisione, nonostante le sue gote apparissero ora imporporate.
Ryo pendeva letteralmente dalle sue labbra: cosa avrebbe risposto?
Ma soprattutto, aveva capito?
Quel suo rossore lasciava ben sperare; rinfrancato da questa prospettiva, si lasciò sfuggire un sorriso accattivante, a cui lei rispose con un altro sorriso pieno d’amore. Anche i suoi meravigliosi occhi nocciola sorrisero.
Era fatta?
Infine la ragazza aprì la bocca e disse:
“Grazie Ryo… sei stato… sei stato veramente carino a pensare ai fiori…” e indugiò un secondo, prima di riprendere fiato e dire:
“Hai avuto una magnifica idea a comprarli, volevo giusto andare alla tomba di Maki a portarglieli.”
 
Una bomba esplose, e Ryo fu scaraventato lontano dalla socia e si ritrovò a gambe all’aria, capottato.
Dallo stagno vicino si alzarono in volo sciami di libellule, che trainando uno striscione con la scritta “senza speranza”, presero a volteggiare in tondo sulla testa del grande sweeper.
La ragazza, che non si era accorta di niente, tutta presa ad annusare i fiori con voluttà, pensò:
Che peccato che Ryo non mi regali mai dei fiori”, e non fece in tempo a formulare questo pensiero, che le suddette libellule, cambiando traiettoria, le andarono a sbattere sulla tempia, una per una, per poi schiantarsi a terra sfrante, tanto che lei esclamò un “ahi!” infastidito.
Erano proprio senza speranza, entrambi.
 
E così Kaori aveva di nuovo stravolto i suoi piani.
Lo sweeper aveva sperato di dichiararsi con un mazzo di fiori, e lei aveva capito che lui li avesse comprati per portarli al cimitero.
Certo non poteva biasimarla per l’equivoco, in fondo non le aveva mai fatto un regalo del genere, perché avrebbe dovuto credere in qualcosa di diverso?
Ok, ora stavano per andare a trovare Maki, non che la cosa gli dispiacesse particolarmente; Hide era stato il suo migliore amico e non c’era giorno che non sentisse la sua mancanza… anche se, ultimamente provava sempre un leggero senso di colpa ripensando a lui: stava facendo soffrire la sua adorata sorellina, proprio lui che gli aveva giurato di prendersene cura, e insomma… da quel punto di vista non si sentiva propriamente tranquillo.
Ma tant’è… dall’aldilà non era mai tornato nessuno e almeno era sicuro che il suo amico non avrebbe trovato il modo di fargliela pagare.
E mentre era immerso in questi pensieri, Ryo ad un certo punto si ridestò.
Lui doveva dichiararsi alla socia, e doveva trovare il modo, basta perdere tempo! Erano pur sempre lì e insieme, e quale altro momento migliore?
Si fece coraggio:
“Kaori, devo dirti una cosa…”
Ma lei, che aveva scelto proprio quel momento per iniziare a parlare, sovrapponendosi a lui disse:
“Oh, ora che sei qui, ti spiego bene del caso… ah, a proposito, ho accettato” e gli sorrise soddisfatta.
“Kaori ascolta, prima devo dirti una cosa”, ma lei già non lo ascoltava più, ed era anzi partita in quarta, ragguagliandolo su quella brutta storia di cui dovevano occuparsi; Ryo provò ancora una volta ad insistere, ma la socia s’interruppe un attimo infastidita per dirgli:
Quanta fretta, Ryo! Aspetta, fammi finire e poi mi dici, ok?”
 
Niente, era andata male anche stavolta e l’uomo si demoralizzò: non c’era proprio verso di parlare seriamente con quella benedetta ragazza?
Tra l’altro, quando lei si metteva in testa una cosa, era difficile dissuaderla; si arrese all’evidenza che non fosse giornata, e che avrebbe fatto bene a seguire il racconto della bella socia, se non voleva essere rimproverato aspramente da lei; e poi aveva accettato il caso, ed era giunta l’ora di scendere in campo come City Hunter.
Così, smise i panni dell’innamorato incompreso, ed entrò in quelli di sweeper professionista, ruolo che gli andava a pennello e in cui si trovava decisamente più a suo agio.
E poi, risolto quel noiosissimo caso, sarebbe tornato sull’argomento e avrebbe potuto dedicarsi alla conquista della sua amata, o quanto meno ci avrebbe provato.
 
 
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: EleWar