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Autore: efferey    12/12/2019    1 recensioni
Visto il periodo Natalizio ho deciso di sfornare una raccolta di mini one shot che hanno come tema il natale / capodanno su varie ed eventuali coppie. Che il fluff natalizio sia con tutti voi.
»InosukexAoi
»Sanemi&Kanae
(in continuo aggiornamento)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inosuke Hashibira, Mitsuri Kanroji, Sanemi Shinazugawa, Tanjirou Kamado
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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»Sanemi and Kanae

If you're lost I'll be find 
a way to be your light;

Sciocchezze. 
Le feste erano solamente delle immense sciocchezze che rischiavano di far perdere tempo e loro, in quanto pilastri, non potevano perdere assolutamente tempo. Il pericolo è sempre dietro l’angolo e non importa che quella sera le famiglie si riuniranno a mangiare tutti insieme perché ad i demoni non importa tutto ciò, loro agiscono a prescindere da ogni cosa seguendo solamente la propria sete di sangue. 
E loro, i pilastri della squadra ammazzademoni, non possono essere da meno prendendosi quelle che vengono banalmente chiamate ore di libertà. Od almeno questo è ciò che pensava Sanemi, che imperterrito era riuscito a portare a termine il compito di sterminare un gruppo di quegli esseri che si aggiravano non troppo lontani dalla città. Era stato semplice, per uno come lui, sbarazzarsi di tutti i demoni, anche perché non si trattava neanche di qualche Luna Demoniaca, il che avrebbe reso tutto leggermente più complicato, nulla che uno come lui non avrebbe potuto perfettamente distruggere. 
Sanemi, infatti, viveva con una discreta rabbia in corpo che gli conferiva un perenne stato di nervosismo, incapace di essere calmato, e questo lo aiutava durante i combattimenti, perché in questo modo non si sarebbe mai e poi mai risparmiato nell’eliminare dalla faccia della terra tutti quegli esseri maledetti. E lui ci sarebbe riuscito, od almeno così sperava, perché in questo modo avrebbe potuto provare ad allentare i sensi di colpa per l’aver perso la sua intera famiglia, compreso suo fratello Genya. Non aveva idea di dove potesse trovarsi adesso il minore, e sinceramente non voleva saperlo così da resistere alla tentazione di andare a spiarlo di nascosto solo per saperlo al sicuro. Almeno uno dei due, il piccolo e dolce fratellino, meritava una vita tranquilla e lontana da quel mondo brutale che aveva strappato via il resto della propria famiglia. 
Uno dei due meritava la felicità e sicuramente quello era Genya. 
Su questo Sanemi non aveva alcun dubbio. 

Certe volte era davvero difficile dimenticarsi della propria famiglia, specialmente in momenti di festa come il capodanno, ma lui ormai era abituato a vivere all’ombra dei ricordi in cui la felicità di coloro a cui era davvero legato veniva prima di tutto, poi, però, aveva deciso di adottare la solitudine come un’arma di difesa. In questo modo Sanemi non avrebbe sofferto di nuovo, od almeno, ci avrebbe provato.
Non si rese neanche conto del sangue che aveva iniziato a tingere di rosso il proprio haori chiaro, era una sensazione quasi piacevole che gli provocava un leggero solletico al braccio ma che non faceva male, almeno non più. Inizialmente quando si feriva per utilizzare il proprio sangue contro gli stessi demoni provava parecchio dolore, ma col tempo quello era sparito, lasciando posto alla più pura e semplice insensibilità. Neanche ci faceva caso quando qualche cicatrice riprendeva a sanguinare, per l’albino era pressoché normale, quindi con passo cadenzato e stanco ecco che ritornava verso la propria dimora, in modo tale da fasciarsi la ferita e mettersi successivamente a guardare i fuochi d’artificio che a mezzanotte sarebbero stati esplosi nella piccola cittadina vicina, fuori dai confini degli alberi di glicine.
O forse sarebbe uscito di nuovo, sperando in qualche possibile preda non troppo lontana. 
Questo doveva ancora deciderlo. 
Eppure, quando giunse a pochi metri dal grande ingresso dell’abitazione, ecco che lungo la strada vide una figura appoggiata delicatamente contro il muro che recintava l’abitazione, ed in quegli istanti Sanemi esitò perfino ad avanzare perché c’era qualcosa in lei che lo rendeva nervoso. 
E dire che Kanae Kocho era la persona più gentile e sincera e dolce e bellissima che avesse mai incontrato, eppure nessuno riusciva a metterla a disagio tanto quanto faceva lei ed il suo modo di fare così pacato e delicato, tanto che il suo carattere particolarmente esplosivo ecco che a suo fianco riusciva ad essere più mansueto. Di ciò se ne rendeva perfettamente conto al punto da essersi domandato, più e più volte, come mai gli accadesse tutto questo quando si trovava accanto al Pilastro dei Fiori, ma la risposta, che si annidava nella mente di Sanemi, non era mai neanche stata pronunciata ad alta voce per paura. 
Lei se ne stava li, ad attenderlo, stringendo fra le braccia un qualche cosa avvolto con estrema cura, ed anche se era buio, la luce della luna rivelò che nel vederlo Kanae sembrò illuminarsi di gioia, muovendosi con discrezione verso lui. 
«Ara ara, pensavo che saresti stato in giro per tutta la notte, Sanemi-san. Poi però il tuo corvo mi ha informata del tuo ritorno, così ho deciso di aspettarti.» 
Da quando quel maledetto corvo le portava informazioni riguardo la propria posizione? 
Perché quella bestiaccia non pensava ad i fatti suoi piuttosto che metterlo in difficoltà facendogli trovare Kanae davanti casa? 
E perché lui ebbe quasi l’impeto di voltarsi sui tacchi ed andarsene? 
Forse questo era colpa della risposta, che il suo inconscio gli sussurrava all’orecchio e che lui non accettava, ma davanti a quel sorriso sincero ecco che perfino l’albino sembrò incapace di rispondere con la stessa rabbia con cui di solito si porgeva nei confronti altrui. 
«Non dovevi aspettarmi, non era necessario, Kanae-chan
Sì, la chiamava addirittura in quel modo, ma in fondo quella non era la prima volta che accadeva, anche se per l’ennesima volta nel giro di dieci secondi Sanemi si sentì parecchio impedito, oltre che stupido.
«In realtà ti avrei attesto per tutta la notte, se solo fosse stato necessario e—… il tuo braccio, Sanemi-san, sta sanguinando. Stai bene?»
Allarmata come poche volte Kanae s’avvicinò all’albino, che le stava andando incontro, focalizzando tutta la propria attenzione sugli abiti chiari ormai macchiati di rosso cremisi ed in quell’istante Sanemi sentì una lieve strizza allo stomaco per via di tutte quelle premurose attenzioni che la ragazza poteva donargli anche in un momento simile. E poi una folata di vento notturno ecco che gli fece scoprire il profumo di ohagi appena sfornati, sicuramente ciò che gli aveva portato e che stringeva fra le braccia, infatti quando ella fu ad un palmo da sé ecco che quell’aroma fu ben più chiaro di prima. 
«Sto—… sto benissimo, non devi preoccuparti. E’ solo un graffio e—… sbaglio o hai portato degli ohagi?» non poté che domandare abbassando le violacee iridi in direzione della ragazza, ben più bassa di quanto non fosse l’albino. 
Le labbra rosee di Kanae passarono dal preoccupato al rilassato, forse perché credeva fermamente nelle parole di Sanemi, e poi, sollevando appena quel pacchetto profumato, annuì smuovendo i lunghi capelli scuri che ondeggiarono in maniera perfetta sulle sue spalle. 
«Lo so che non me lo hai mai detto apertamente ma ogni volta che passo davanti la tua dimora sento sempre un meraviglioso profumo di ohagi appena sfornati, così ho pensato di portartene un po’—… li ho fatti alla Butterfly Estate giusto questa sera, spero possano essere altrettanto buoni di quelli che cucini tu.» 
Panico totale. 
Era stato scoperto e questo non andava per niente bene. Nessuno doveva sapere degli ohagi, nessuno. Si trattava di un segreto di stato che non poteva vedere luce e che si sarebbe dovuto portare nella tomba, ed invece i tentativi di nascondere l’inevitabile erano andati in frantumi con il più bel sorriso che Sanemi avesse mai visto. 
Boccheggiò cercando una plausibile scusa per cercare di capire come provare a dissuadere Kanae da quell’idea, ma non gli venne in mente nulla di sensato ed accettabile, quindi balbettò, come un vero idiota. 
«Io—… gli ohagi—… insomma—… non è come sembra.» 
Davvero quello era il meglio che sapeva fare? E non si sentiva neanche arrabbiato, era semplicemente sorpreso, ma questo probabilmente perché ad avere scoperto il suo segreto era stata la ragazza e non qualcun altro, in quel caso la sua reazione sarebbe stata parecchio diversa. 
E Kanae, come sempre, fece qualcosa che lo lasciò senza parole, infatti poggiò la mano libera sul braccio illeso dell’albino e poi si voltò leggermente dando un leggero sguardo all’ingresso della Dimora del Pilastro del Vento, forse perché aveva colto il suo stato d’agitazione. 
«Facciamo così, Sanemi-san, che ne dici se entriamo così ti posso fasciare quel braccio e poi parliamo degli ohagi?»
Dinnanzi a quella richiesta ben più logica di quanto potesse ammettere, Sanemi si ritrovò ad annuire in maniera inconscia, perché forse quella era davvero la migliore soluzione che gli avrebbe evitato ulteriore imbarazzo per tutta quella gentilezza.
Questa storia che Kanae lo metteva alle strette non andava bene, quindi le fece semplicemente cenno di andare, prima che qualcuno di molesto potesse vederli, tipo Rengoku o  Himejima o peggio ancora—… Uzui. 
No, a quel punto avrebbe preferito la morte piuttosto che far sapere di una simile passione a quello sfacciato. Lo avrebbe preso in giro a vita.

Già, dovevano entrare in casa, ed anche alla svelta. 

Aveva già sperimentato altre volte le cure del Pilastro dei Fiori in passato, anzi, era esattamente per quel motivo che Sanemi aveva parlato per la prima volta con Kanae, mentre si trovava in uno stato di semi coma nella Butterly Estate, ma era passato del tempo, e quella sera aveva ricevo premurose cure nella propria dimora. Era stata delicata nel pulire via il sangue dai propri muscoli per poi fasciare con precisione la ferita, il tutto mentre parlava di quanto in futuro Sanemi avrebbe dovuto fare attenzione e lui, dal proprio canto, era rimasto in silenzio, aveva annuito più e più volte e mugugnato qualche parola d’assenso. 
Avrebbe fatto davvero più attenzione? 
Probabilmente, ma non era del tutto certo che ci sarebbe riuscito, visto il suo temperamento ben poco propenso alla cautela. Lui, in fondo, si buttava sempre in mezzo al pericolo, sprezzante della paura ed incurante di tutto ciò che gli stava intorno e non si sarebbe fermato fino a quando l’ultimo demone non sarebbe divenuto cenere. Ma dinnanzi alla preghiera gentile di Kanae non poté non farle quella promessa, poiché il suo ultimo desiderio era veder spezzato il sorriso che abbelliva il suo volto perfetto. 
E poi, dopo aver ricevuto le cure necessarie, ecco che aveva proposto di mangiare gli ohagi, aspettando i fuochi d’artitificio, insomma quell’ultima parte l’aveva aggiunta Kanae perché Sanemi non era stato in grado di dire altro se non “Ti andrebbe di mangiare—…”. Già, non stava facendo la migliore delle figure, e per tale motivo sentiva di essere ancora più a disagio di quanto non fosse all’inizio, poi però si erano seduti sul porticato in legno che dava sul grande giardino in cui Sanemi si allenava strenuamente, ed avevano iniziato a mangiare ed a parlare, ed alla fine perfino lui sembrava quasi aver trovato un piacevole equilibrio che non prevedesse la rabbia o la solitudine.
Perché in fondo con Kanae, era così che l’albino si sentiva ed era questo a destabilizzarlo. Lui aveva vissuto facendo affidamento a quei sentimenti negativi ed ogni qual volta si ritrovava a sbattere contro qualcosa di positivo ecco che la paura e l’incertezza lo assalivano. 
«Non dovresti tornare alla dimora delle Farfalle?» le domandò appoggiando sul vassoio al proprio fianco l’ohagi praticamente intero che non era riuscito a mandare giù, mentre le iridi violacee erano puntate in direzione del cielo. 
«Ara ara, Sanemi-san, vuoi davvero rimanere solo all’inizio dell’anno?» ed ovviamente Kanae lo spiazzò con quella domanda che racchiudeva tutta la vera essenza e la paura di Sanemi. 
«Insomma—… tua sorella ti starà aspettando e non voglio che quella nana di Shinobu si arrabbi con me.» 
Già, se da un lato vi era Kanae tanto posata e tranquilla dall’altra vi era Shinobu ben più votata al surriscaldarsi per sciocchezze e sinceramente non aveva intenzione di doverla affrontare, non quella sera. 
«Mia sorella Shinobu sarà già sul tetto con le altre ragazze ad attendere i fuochi, non devi preoccuparti di questo.» 
«Mhm—…» mugugnò per l’ennesima volta il ragazzo prima di lasciarsi andare ad un flebile sospiro. «Allora rimani pure anche perché credo che—…» 
Non ebbe tempo di finire la frase, certo che da un momento all’altro sarebbe giunto il momento, infatti un  forte botto seguito lampo di luce rossa illuminò il cielo. E poi iniziarono a piovere scintille brillanti che dal giardino di Sanemi potevano essere ammirate perfettamente. 
Di seguito, uno dopo l’altro, i fuochi d’artificio illuminavano ad intermittenza i due ragazzi seduti sul porticato, ammaliati entrambi da quella visione. Kanae, entusiasta da tutta quella bellezza e Sanemi, malinconico che invece si ritrovò a pensare a suo fratello.
Sicuraremente sarebbero piaciuti anche a Genya, di questo ne era più che convinto ed in cuor suo sperò che anche il fratello, in quel momento, potesse ammirarli.
Forse Kanae, nel rivolgergli un rapido sguardo di sbieco, si accorse della sua malinconia celata dietro quell’aria annoiata ed ancora una volta fece qualcosa che lo lasciò senza parole, ovvero poggiò il proprio capo contro la sua spalla, stabilendo così un nuovo contatto fisico fra loro due, qualcosa a cui Sanemi non era esattamente pronto. 
Ed infatti, forse troppo agitato, ebbe un sussulto che però la stessa Kanae calmò poggiando con delicatezza la mano su quella di lui. Era così morbida e delicata, ma soprattuto diversa da quella piena di tagli e calli di Sanemi. In quel momento si ritrovò a sospirare profondamente, abbandonandosi, una volta tanto a chi stava provando a mostragli dolcezza senza ricevere nulla in cambio. 
Eppure Sanemi, se avesse potuto, le avrebbe regalato il mondo intero. 
«Buon anno nuovo, Sanemi-san.» furono le uniche parole mormorate da Kanae che tenendo la testa poggiata contro la sua spalla, sorrise ampiamente prima di socchiudere gli occhi. 
L’albino, che la vide così beata inspirò ancora una volta e poi si mosse appena, permettendole di poggiarsi meglio contro i suoi muscoli. Insomma finalmente i suoi allenamenti stavano dando i suoi frutti per qualcosa di differente dalla caccia ad i demoni. 
«Buon anno nuovo, Kanae-chan.» replicò a sua volta a bassa voce, certo che la ragazza lo avrebbe potuto sentire anche con i rumori dei fuochi d’artificio che esplodevano in cielo. 
Ed in mezzo a quelle luci ed alle parole non dette Sanemi si ritrovò a sentirsi stranamente a casa, una sensazione che credeva non avrebbe mai più potuto provare da li in eterno.
Ma non quando era con Kanae.
Con lei al suo fianco, forse, la propria vita sarebbe risultata un po’ meno difficile da affrontare.
   
 
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