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Autore: Will Darklighter    13/12/2019    8 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Epilogo



LUKE
 

In piedi davanti ad uno specchio a figura intera della casupola nella quale era un ospite gradito da parte di una nobile famiglia Wookie, Luke Skywalker diede un ultimo sguardo alla sua divisa da cerimonia da ufficiale dell’Alleanza. Non l’aveva indossata spesso negli ultimi mesi ed era evidente: ora gli stava piuttosto stretta sul petto e sulle spalle, risultato dei duri allenamenti di irrobustimento ai quali si era sottoposto come apprendista Jedi. Quando si sentì finalmente pronto, fece un cenno al suo poderoso accompagnatore autoctono di Kashyyyk, che si pose leggermente dietro di lui per scortarlo al luogo delle esequie dove avrebbe dovuto tenere un discorso.

L’ultimo imperiale aveva lasciato il pianeta la sera del giorno prima, a sole 48 ore dal termine delle ostilità richiesto dal Generale Maximilian Veers. Mentre si dirigeva verso il centro della città di Rwookrrorro, il giovane Jedi ripercorse mentalmente tutto ciò che era accaduto da che l’ufficiale imperiale aveva chiuso la comunicazione.
L’Ammiraglio Ackbar aveva mandato un trasporto a recuperarlo dall’Eclipse con l’incarico di condurlo a bordo della Home One, la nave ammiraglia della flotta Ribelle, ove avrebbe voluto congratularsi personalmente con lui ma il ragazzo aveva cortesemente declinato l’invito giacché aveva un impegno molto più urgente e pressante: dirigersi verso la superficie alla ricerca di Leia. Un altro trasporto si era occupato della presa in custodia di Darth Vader e Luke si era raccomandato che venisse portato per il momento su di una nave ospedale e tenuto prudentemente in coma farmacologico.
Grazie alla Forza, sapeva grosso modo dove sua sorella aveva combattuto la sua ultima battaglia e non ci era voluto molto per trovarla; era semisepolta sotto il cadavere di un assaltatore imperiale dotato di un’armatura sperimentale. Senza andare troppo per il sottile, aveva sollevato quest’ultimo con la telecinesi e lo aveva scaraventato di lato. Aveva stretto a sé il corpo della sua gemella, in un abbraccio mesto e silenzioso.

“So che sarai sempre con me e che non ho alcun diritto di lamentarmi.  E so che quasi tutti in questa battaglia hanno perso qualcuno di importante eppure – il ragazzo sospirò trattenendo a stento le lacrime – mi è davvero difficile accettare che tu non ci sia più. Perdonami se non sono riuscito a salvarti…”
Aveva poi avvolto il suo feretro con una larga tela mimetica e l’aveva preso in braccio; i piloti del trasporto che l’avevano accompagnato si erano sfilati l’elmo in segno di rispetto. Poco distante, scorse anche i resti di quattro Wookie e un po’ più in la quello che sembrava essere l’ingresso di una grotta.
Dopo aver adagiato Leia nella sua cabina, si diresse in quello che probabilmente doveva essere stato il rifugio della sorella: trovò infatti suppellettili da campo e un paio di divise di riserva ma null’altro. Aveva sospirato contrariato per poi uscire dalla cavità rocciosa.
Si era sentito chiamare da uno dei membri dell’equipaggio Ribelle: aveva trovato uno strano oggetto che appena fu visto dal ragazzo non aveva mancato di procuragli nuovo dolore; era la spada laser della sorella, una bellissima elsa dal disegno ricurvo.

Ma il ritrovamento di quel prezioso cimelio aveva avuto il potere di ricordargli qualcosa di molto importante: Leia aveva scelto di essere lì come Jedi e come aiuto per suo fratello. Continuare a pensare a lei come qualcuno che non si era riusciti a salvare, sarebbe stato disonorare la sua memoria.
Con quella ritrovata convinzione, si era messo a cercare seppur superficialmente l’Holocron che le aveva donato ma non ve ne era traccia. Dopo quasi mezz’ora di ricerca, aveva deciso di lasciar perdere: sarebbe tornato a dare un’occhiata più a approfondita in un altro momento ma prima avrebbe dovuto occuparsi di un incarico più impellente ossia spiegare a Han cosa fosse accaduto.
Lo aveva trovato in un’infermeria della città Wookie che aveva costituito il fulcro della difesa terrestre del pianeta; in braccio aveva la tela che ricopriva il corpo della sua amata. L’ampio sorriso dell’ex-contrabbandiere si era ben presto trasformato in una smorfia piena di amarezza poiché, da un semplice scambio di sguardi con il giovane Jedi, aveva compreso quanto fosse accaduto.
Con un tono di voce sorprendentemente calmo, avevo chiesto a Luke di lasciarlo da solo con lei e senza protestare, il ragazzo aveva fatto quanto richiesto; si era poi occupato di comunicare all’Ammiraglio Ackbar la gravissima perdita subita da loro tutti e il saggio Calamariano aveva promesso che si sarebbe occupato personalmente dell’organizzazione del rito funebre della principessa più amata della galassia.

E tanto sarebbe stato fatto; Luke era poi tornato nel luogo del ritrovamento di Leia alla vana ricerca dell’Holocron. Convintosi con ulteriore tristezza del fatto che fosse stato perso per sempre, era tornato nella città Wookie, dove aveva salutato un entusiasta Lando Carlissian, un soddisfatto Wedge Antilles e molti altri, desiderosi di congratularsi con lui.
Appena era stato possibile, si era ritirato in una casupola isolata della città fra gli alberi concedendosi un po’ di riposo e più tardi aveva diretto personalmente il trasporto di suo padre dalla nave ospedale alla superficie del pianeta in un luogo sorvegliassimo della città, ove Darth Vader sarebbe stato tenuto prigioniero sotto costante somministrazione di sedativi fino a nuovo ordine.
Diverse ore più tardi, gli era stato comunicato che il Generale Solo si era rifiutato di tenere il discorso in memoria di Leia e che aveva indicato il comandante Skywalker come depositario di quell’onore; Luke non aveva protestato, conosceva Han abbastanza bene da sapere che detestava i discorsi in pubblico e che molto probabilmente, stava soffrendo molto più di lui per la dipartita della loro adorata ragazza.
Richiamato dai suoi pensieri per l’avvicinarsi sempre più prossimo al luogo dell’esequie, il giovane Jedi vide che tra i presenti c’erano proprio tutti, anche R2D2 e C3PO, dei quali un po’ si vergognava non essersi preoccupato abbastanza negli ultimi giorni ma sapeva che lo avrebbero compreso.

Leia era stata deposta in abiti cerimoniali su una larga pira, cosparsa di oli profumati il cui odore penetrante ma non stucchevole arrivò fino alle narici di Luke il quale si era posizionato dietro un palco costruito per l’occasione, in posizione leggermente sopraelevata rispetto al cordone composto da Ribelli e Wookie che circondavano il giaciglio di legno ove sua sorella riposava.
Ogni milite alleato o autoctono di Kashyyyk scelto per fare parte di quel circolo d’onore reggeva una torcia accesa: tra i primi c’erano Han, Lando, Wedge e persino l’Ammiraglio Ackbar, tra i secondi spiccava un gigante anche più grosso degli altri dal pelo marrone scuro e due spade fissate sulla sua schiena. Doveva trattarsi di Tarfull, il Grande Unificatore dei Clan di cui aveva sentito parlare.

   
Senza indugiare oltre, il giovane ufficiale prese la parola.
“Potrei stare ore e ore a raccontarvi quanto Leia Organa, principessa di Alderaan e Ministro di Stato abbia fatto per l’Alleanza e per la galassia tutta. Tuttavia, anche se riuscissi a ricordarmi ogni sua singola prodezza, il mio resoconto non riuscirebbe a restituirvi la grandezza di questa donna meravigliosa. Combattente, leader, diplomatica e molto altro ancora.”
Luke deglutì.
“Pertanto, mi limiterò a raccontarvi un unico aneddoto, uno che non molti di voi conoscono: all’incirca quattro anni or sono, anche se sembrano molti di più, ero un annoiato fattore che lavorava come estrattore di umidità sul remoto pianeta di Tatooine. Avevo un unico desiderio: quello di sparire da quella rovente sassaia e non metterci mai più piede – dai ranghi si udì partire una risata abbastanza condivisa – e avevo un unico modo per riuscirci: quello di andare alla più vicina accademia Imperiale.”
Il giovane Jedi udì un generale brusio di assenso a quelle parole; molti dei suoi commilitoni erano un tempo ragazzi che avevano avuto un desiderio molto simile al suo.
“Ma mio zio non me lo consentiva e continuava a ripetermi di restare soltanto un’ altra stagione trascorsa la quale sarei potuto partire. Andò avanti così per un paio d’anni, davanti a me tutti i miei amici lasciavano il pianeta deserto e io continuavo a restare lì fino al giorno in cui dei mercanti di rottami Jawa vennero alla nostra fattoria e in quell’occasione mio zio acquistò – indicò R2 e 3PO – questi due droidi, convinto di aver fatto un grande affare.”
Fece una pausa notando con piacere di non stare annoiando nessuno.
“Mentre pulivo quello che sarebbe diventato il mio fedele astro meccanico, compagno di tante battaglie a bordo del mio Ala X, vidi Leia per la prima volta in un ologramma. Cercava l’aiuto di Obi-Wan Kenobi, affinché aiutasse l’Alleanza nata da poco nella lotta contro l’Impero. Quando accennai qualcosa ai miei zii, mi chiesero di cancellare ogni cosa che avevo visto ma io non lo feci. Sentivo che aiutare quella ragazza era importante e per la prima volta in vita mia disobbedì al mio tutore; fu in quell’occasione e ora possa affermarlo con cognizione di causa, che diventai un Ribelle, prima ancora di indossare questa divisa, prima ancora di entrare a bordo della Morte Nera per salvare la stessa principessa e prima ancora di imbattermi nello stesso Obi-Wan Kenobi.”
Dai presenti si alzarono nuovamente voci di approvazione.
“Quello che sto cercando di dirvi, amici miei, e che è stata Leia Organa di Alderaan a fare di me ciò che sono ora. Se non fosse stato per lei, forse adesso starei ancora a lamentarmi mentre pulisco droidi e raccolgo umidità dai vapori di condensa. Lei ha fatto di me un Ribelle, uno Jedi e più semplicemente, un uomo.”
Un fragoroso applauso si levo dalle file dell’Alleanza e anche da quelle degli Wookie.
“Pertanto, grazie di tutto, mia principessa e … sorella mia.”
Il clamore durò ancora per un minuto buono; Luke lo ascoltò ad occhi chiusi, sicuro che la sua gemella potesse ascoltarlo come aveva appena ascoltato tutto il suo discorso.
“Accogli dunque il mio saluto: arrivederci Leia e arrivederci anche da parte di tutti costoro che desiderano onorarti.”
Fu Han il primo a farsi avanti: il suo volto era palesemente scavato da profonde occhiaie, il ragazzo dubitava che avesse dormito granché quei due giorni. Senza aggiungere altro, poggiò sulle labbra della donna amata un delicato bacio prima di depositare la torcia alla base della pira dove il fuoco prese ad accendersi. In rapida successione si susseguirono tutti gli altri e poco dopo sopra le loro teste il cielo di Kashyyyk cominciò a brillare di numerosi fuochi d’artificio perché se era vero che l’Alleanza aveva subito la perdita della sua forza trainante, il suo sacrificio aveva regalato a tutti loro un’importante vittoria, anche più grande di quella di Yavin quando venne distrutta la Morte Nera.
Ben presto la gente cominciò a ballare, trascinata dalle musiche tribali suonate dagli Wookie e a gustare il sontuoso banchetto preparato dagli stessi ed offerto ai loro valorosi aiutanti.
Luke stava già per unirsi a tutti loro quando sentì una forte presenza della Forza alle sue spalle, comparsa all’improvviso. Si  voltò e vide … Ben e Yoda uno di fianco all’altro, entrambi spiriti.

“Siamo qui per salutarti, Luke – gli disse Kenobi - e per chiedere il tuo perdono. Leia ce l’ha concesso ed è importante per noi che anche tu possa separarti da noi in pace.”
“Avete il mio perdono – rispose lui sincero e commosso – e anche più di questo. Comprendo ciò che avete fatto e vi dico anche che … se fossi stato al vostro posto, probabilmente avrei preso le medesime decisioni che avete preso anche voi.”
“Grazie, lo diremo anche a tua sorella. Presto la rincontreremo – e detto ciò i due Jedi svanirono, per tornare per sempre alla Grande Energia in cui ogni cosa cominciava e finiva.

 

******************
 
 
GALLIUS
 
Con occhio attento e vigile, Gallius Rax, Comandante della Marina Imperiale e Direttore della struttura di raccolta dati conosciuta come l’Osservatorio, stava dirigendo i lavori di evacuazione della grande base  sotterranea che amministrava. Quel luogo ormai non era più sicuro per via di quanto accaduto da poco più di un paio di giorni su Kashyyyk. Quanto aveva organizzato e pianificato, desiderando di mettersi al servizio di Darth Vader, per salvare l’Impero Galattico dalla follia del Progetto Contingenza, si era rivelato un fiasco pressoché totale.

Colui nel quale aveva posto le sue migliori speranze, il severo e capace Esecutore dell’Impero, fedele all’ideale che quella nobile istituzione rappresentava, era stato catturato dai Ribelli e , con tutta probabilità, avrebbe finito presto o tardi per rivelare l’ubicazione dell’Osservatorio a quella malnata feccia. Rax aveva seguito praticamente in diretta tutti i passaggi in cui era stato impegnato l’individuo nel quale aveva creduto: tra le altre cose, lo aveva visto combattere contro l’Imperatore, scoprire dettagli sulla sua discendenza, e aveva visto la sua determinazione cedere quando si era accorto di aver ordinato la messa a morte della sua progenie. Vader aveva preferito la sua famiglia all’ideale supremo di ordine e sicurezza. E questo ne faceva un impostore ai suoi occhi; giammai, se Gallius fosse stato consapevole di queste debolezze dell’uomo in armatura, ne avrebbe fatto l’eroe di cui l’Impero aveva bisogno.

Lui per esempio era stato liberato da tempo dal fardello di una famiglia, era stato Palpatine ad occuparsene affinché si dedicasse unicamente al suo compito all’interno dell’Osservatorio e poi l’aveva addestrato nelle sottigliezze dell’arte della politica. Un addestramento che, fortunatamente, lo aveva preparato ad avere sempre un piano di riserva in qualsiasi situazione e quel frangente non faceva alcuna differenza.
Proprio mentre rifletteva su tali argomenti, ricevette un segnale proveniente dalla superficie; l’ospite che stava aspettando era alfine giunta.
“Commodoro Trawn – si rivolse al fedele collaboratore che lo stava assistendo nell’immagazzinamento delle risorse trasportabili presenti nella base – faccia accomodare Lady Vos.”
Senza proferire verbo, il semi-umano dalla pelle blu e gli occhi scarlatti, azionò i comandi dell’ascensore di superficie per consentire l’accesso dell’affascinante umana che era appena giunta su Jakku.
Era lei a rappresentare il suo piano di riserva: leader dell’Alba Cremisi, un potente sindacato di mercenari che vantava collaborazioni anche con il Cartello Hutt e altre organizzazioni criminali minori; un incarico affidato all’organizzazione di Lady Vos poteva considerarsi già fatto nel momento in cui veniva loro assegnato. In passato c’era stata una proficua collaborazione tra l’Alba Cremisi e l’Impero ma erano tutt’altri tempi, la Ribellione doveva ancora nascere e Palpatine preferiva affidarsi ad estranei per garantire indirettamente la propria autorità in luoghi difficili dell’Anello Esterno. Poi con la nascita dei primi focolai di rivolta, quella fiducia era venuta meno e l’Impero si era occupato di gestire direttamente la situazione nei più lontani recessi della galassia.
Ma non per questo l’Alba Cremisi aveva smesso di crescere, anzi da quando Lady Vos ne aveva assunto il comando circa 14 anni prima, era diventato un sindacato ancora più rispettato, probabilmente soltanto inferiore agli Hutt per ricchezza e influenza. Si diceva che la donna che presto sarebbe stata al cospetto di Gallius Rax fosse stata dapprima la schiava personale del precedente leader dell’organizzazione, Dryden Vos e che egli, per compensarla della sua efficienza e lealtà, l’avesse premiata poco prima di morire con la libertà e l’affidamento della organizzazione stessa. Ma il direttore dell’Osservatorio credeva poco a quella storia: era più probabile che la schiava avesse assassinato il padrone e che poi avesse fatto in modo di celare il suo atto con un’abile montatura. Quale che fosse la verità, al comandante Rax non importava: Qi’ra Vos aveva sia l’influenza che il potere per aiutarlo a salvare l’Impero da una sicura implosione dopo i fatti di Kashyyyk e, ne era sicuro, era più che disposta a servirsi di entrambi in tal senso.
La porta del suo studio privato si aprì e vide comparire la donna che stava aspettando; la signora del crimine gli rivolse un caldo sorriso per poi entrare nella stanza e compiere un elegante riverenza.

 

 
“Comandante Rax – la voce di lei era suadente e soffice come una piuma – non mi sarei mai aspettato di ricevere un suo invito personale qui, all’interno di questa struttura sconosciuta anche a buona parte dei suoi commilitoni. Posso presumere che la sua necessità di alleati sia aumentata rispetto alla prima volta che abbiamo conferito?”
Rax apprezzò l’eleganza della forma e la schiettezza della sostanza.

“La sua intuizione corrisponde al vero, Milady – Gallius non aveva alcuna intenzione di provare a mentirle, visto che con molta probabilità era al corrente di quanto avvenuto sul pianeta degli Wookie – l’Impero necessità di qualcosa di più di un alleato, bensì di un amico. E mi farebbe un immenso piacere trovare questa amicizia nella sua organizzazione, Lady Vos.”
Senza attendere di essere invitata a farlo, la donna si sedette alla poltrona dinanzi al suo interlocutore.
“Il suo Chiss li in disparte – disse la leader dell’Alba Cremisi, dimostrando di possedere una rara conoscenza del vero nome della specie del sottoposto di Rax – può portarci qualcosa da bere? Gradirei del tè nero chandrilano.”

“Subito – rispose Gallius mentre Trawn che stava ascoltando l’intera conversazione si mosse a fare quanto richiesto per poi servire entrambi in pochi minuti.
L’ex schiava sorseggio delicatamente la sua bevanda prima di riprendere a parlare.
“Sono disposta a venirle incontro, comandante. Ma c’è un problema: dalle informazioni in mio possesso, so che non avete alcuna autorità per parlare a nome dell’Impero.”
Il direttore si aspettava una rimostranza simile.
“Ancora no, mia signora. Ma sono l’unico suddito del defunto Imperatore a desiderare una rinnovata collaborazione tra le nostre due istituzioni – anche lui prese a sorseggiare il the – e con le informazioni in mio possesso, sarò in grado di acquisire quanto serve per trattare ufficialmente con lei in tempistiche molto ristrette.”
Qi’ra sorrise a quelle affermazioni.
“Quindi in altre parole, mi sta chiedendo di avere fiducia in lei e nel fatto che saprà assurgere ad una posizione di potere, comandante!”
Questa volta Rax sorrise di rimando.
“Precisamente milady, ma sono certo che non sarebbe neanche venuta qui senza la ragionevole certezza che abbia tutte le carte in regola per riuscire nel intento che le ho appena esposto.”
La donna emise una risatina.
“Siete un affabulatore, Gallius Rax. È vero allora quanto si dice su di voi, che siete stata educato personalmente dall’Imperatore!”
Il direttore poggiò sulla sua tazza sul tavolo.
“Non posso negarlo – asserì con grande lucidità – allora, cosa posso fare per lei per dimostrarle che le mie non sono solo parole senza fondamento?”
Ecco dunque giunto il punto cruciale della conversazione.
“1 milione di crediti, per continuare ad ascoltarla – era un importo a dir poco salatissimo, con quella cifra ci si poteva comprare una nave capitale di piccole dimensioni. Ma Rax non si scompose. Aveva l’accesso a diverse riserve di fondi che Palpatine aveva messo a sua disposizione.
“Certamente, a quali coordinate desidera che effettui il versamento?”
Lady Vos estrasse un datapad per consegnarlo al suo interlocutore.
“Li ci sono tutte le informazioni che le occorrono – affermò con il medesimo sorriso di poc’anzi – ma immagino che non ci sia bisogno di dirle che questo è solo l’inizio.”

“Non ce ne è bisogno, infatti – rispose Gallius effettuando il trasferimento di liquidità – cos’altro possa fare per lei, milady?”
“Durante l’assalto al palazzo di Jabba Desilijc di qualche settimana fa ho perso due valide collaboratrici, giunte lì per trattare in mia vece una questione d’affari con lo stesso esponente del Cartello Hutt – lo sguardo della donna si fece all’improvviso molto tagliente – i suoi commilitoni sul pianeta di Tatooine hanno classificato la faccenda come un mero regolamento di conti all’interno del sindacato criminale di Nal Hutta, archiviandola con troppa rapidità. Ho più di un motivo di ritenere che questa versione ufficiale possa essere una menzogna pertanto esigo innanzitutto che lei faccia chiarezza e mi comunichi come sono andate effettivamente le cose e – Lady Vos si mise in piedi quasi di scatto poggiando una mano sulla scrivania di Rax – che mi vengano fornite due nuove collaboratrici altrettanto o più valide di quelle che mi sono state sottratte.”
La prima richiesta non sorprese più di tanto l’Imperiale, sapeva delle due emissarie dell’Alba Cremisi sul pianeta deserto e della loro morte ma trovò alquanto singolare il fatto di dover provvedere al loro rimpiazzo.  Quella lieve sensazione di sorpresa non sfuggì alla sua interlocutrice.
“Mi ha chiesto di darle fiducia, voglio proprio scoprire se ne è degno. Queste due acquisizioni che avrà la compiacenza di trovare per me diverranno dipendenti a tutti gli effetti dell’Alba Cremisi. Se dovessi scoprire o anche solo sospettare che stiano facendo il doppio gioco, riferendo a lei o a qualsivoglia altra eminenza imperiale delle attività o delle intenzioni dell’organizzazione che dirigo, sarei costretta a ritenere l’accordo che stiamo discutendo qui concluso nel peggiore dei modi e senza alcun preavviso da parte mia.”
Gallius Rax comprese perfettamente.
“Sarebbe stata anche lei un’ottima allieva dell’Imperatore, Lady Vos – il direttore sorrise compiaciuto – e non si tratta di una lusinga. Sarà un vero piacere ottemperare a quanto mi avete richiesto e a tal riguardo, potrei già avere disponibili le due reclute che le occorrono. Si tratta solo di contattarle e persuaderle della convenienza per loro di tale incarico. Immagino saranno molto ben pagate.”
Il volto della donna tornò a rilassarsi.
“Immagina bene. Le darò un mese di tempo per provvedere ad entrambi i favori che le ho chiesto. Nel frattempo, come segno di buona volontà, l’aiuterò nel trasferimento e nell’occultamento delle informazioni che ha raccolto in questa struttura come mi ha richiesto di fare e comunicherò a chi di dovere che gode della protezione dell’Alba Cremisi.”
“Molto bene, affare fatto allora? – chiese il direttore porgendole la mano.
“Affare fatto – la stretta di Lady Vos fu molto vigorosa e senza apparente sforzo da parte della donna, sembrava avesse la mano fatta di metallo sebbene Rax sapesse che non era così.
Quando le loro mani si lasciarono, l’imperiale cominciò a massaggiare la sua, piuttosto indolenzita.
Non c’era altro da aggiungere, l’uomo si mise in piedi, pronto a mostrare alla sua nuova e preziosa amica il lavoro che c’era da fare.
 
 ***************
 
ANAKIN
 

Con la sensazione di essersi risvegliato da un lunghissimo incubo, il padre che era stato il mandante dell’assassinio di sua figlia, riaprì gli occhi dopo un lunghissimo sonno. Dal sapore dolciastro che aveva in bocca, comprese di trovarsi in una vasca di Bacta; anzi, non una vasca qualsiasi ma la sua personale, conservata nella Fortezza di Mustafar ma che evidentemente si trovava altrove, proprio come lui del resto.
Si guardò intorno e comprese di non essere sul pianeta vulcanico -  non percepiva la potenza del Lato Oscuro a circondarlo -  bensì all’interno di un’altra struttura di fabbricazione imperiale. La stanza era nella penombra ma riuscì a vedere abbastanza chiaramente che c’erano i suoi droidi a far funzionare il macchinario essenziale per tenerlo in vita senza la sua armatura. Non aveva su di sé neanche le sue protesi meccaniche, era un moncherino di uomo senza gambe e senza braccia a cui qualcuno aveva usato la cortesia di recuperare presso il suo maniero i macchinari specificatamente indicati per la sua peculiare condizione fisica.

E quel qualcuno stava entrando nella stanza: vide infatti suo figlio comparire sull’uscio dell’unica entrata di quella improvvisata sala medica. Il suo sguardo era mesto e deluso ma privo dell’odio che invece avrebbe dovuto avere verso il suo indegno genitore.
“Ben ritrovato, padre – gli disse con fredda cortesia – ho chiesto che ti venisse concessa una pausa dai sedativi per dirti qualcosa di molto importante.
“Ti ascolto, figlio – rispose l’uomo nella vasca con voce flebile.
“L’Alleanza voleva processarti pubblicamente per tutti i crimini da te compiuti e mostrare l’avvenimento alla galassia intera – i due si guardarono negli occhi – ma io ho interceduto per te, sostenendo che sei stato fondamentale per l’uccisione dell’Imperatore e pertanto per la vittoria nella battaglia di Kashyyyk, dove ancora ti trovi. Sono riuscito a strappare a fatica un accordo e desidero sapere se intendi accettarlo.”
Luke deglutì.
“Se prometti di aiutarci con tutte le informazioni in tuo possesso a vincere questa guerra, il processo verrà tenuto in forma privata e soltanto alla fine delle ostilità. L’assistenza che ci darai sarà considerata un’attenuante a tutte le tue malefatte e mi è stato garantito che eviterai la condanna a morte, a patto che quando giungerà il momento, ti dichiari colpevole di tutti i crimini che ti saranno imputati e ti rimetta alla clemenza della corte. Ovviamente la tua dichiarazione verrà resa pubblica ma solo successivamente al termine del procedimento. Accetti?”
L’uomo chiuse gli occhi prima replicare.
“Credi che la vita mi sia cara fino a questo punto? Ho fallito, Luke. Volevo creare un Impero libero dalla corruzione della Vecchia Repubblica e governarlo insieme a tua madre ma lei rifiutò. Avevo fatto di tutto per lei, arrivando a macchiarmi dei miei primi crimini, come li chiami tu, per proteggerla da un’orrenda visione che la riguardava, ma lei rifiutò allora in preda all’ira usai il Lato Oscuro per farle del male. Volevo salvarla e invece sono stato io la causa principale della sua morte, figlio.”
Il ragazzo continuò ad ascoltarlo.
“Ho fatto la stessa offerta a te ma anche tu mi hai rifiutato. Ho organizzato un piano per portarti dalla mia parte e tutto quello che ho ottenuto è stato assistere in diretta alla morte di una figlia che fino a pochi istanti prima non sapevo neanche di avere. Ho fatto tutto quello che ho fatto per la famiglia che desideravo così ardentemente avere e volevo offrire loro ogni cosa, incluso plasmare questa galassia come più desideravamo. Ma alla fine ho perso tutto, anche te! Per quale motivo credi che debba ancora continuare a vivere?”
Lo sguardo del giovane Jedi si caricò di compassione.
“Te l’ho già detto, padre. Vivi per rimediare a quanto di errato hai fatto; posso comprendere che le tue intenzioni non fossero completamente sbagliate ma per provare a realizzarle hai compiuto azioni indicibili. Ora però hai la possibilità di portare a compimento almeno in parte le tue aspirazioni, se ancora desideri avere una famiglia. Non vuoi farlo per te? Fallo per me allora, fa in modo che io posso tornare a volerti bene e perdonarti per quello che hai fatto!”
L’uomo a pezzi ebbe un sussulto.
“Io … devo pensarci, Luke. Continui a volermi dare fiducia ma ignori o decidi di ignorare che il Lato Oscuro della Forza sia ancora forte in me e che potrei essere ancora un pericolo per te e per i tuoi amici.”
Vide la delusione dipingersi sul volto del figlio.
“Come desideri, padre. Tornerò da te più tardi”
E senza aggiungere altro, il ragazzo lasciò la stanza.

In quell’istante, sentì una risata agghiacciante rimbombare nella sua testa, una che conosceva sin troppo bene.
“No, non è possibile!”
E proprio dinanzi a lui si manifestò la presenza di Darth Sidius, avvolto da un bagliore rosso acceso. Uno spettro fatto di pura negatività
“Sorpreso, figliolo? Mi hai colpito accecato dall’ira ed era ciò che mi mancava per trascendere i limiti del mio corpo fisico e guadagnarmi così l’immortalità!”
L’animo dell’apprendista si caricò di rabbia, senza replicare nulla.
“Non rammenti più la storia di Darth Plagueis il Saggio? Dopo lunghi studi, sono finalmente riuscito a scoprire il suo segreto più grande ma non ce l’avrei mai fatta senza di te!”
Un atroce consapevolezza si fece strada nell’uomo mutilato.
“Dunque, è questa la verità? Questo è il millantato sistema per ingannare la morte che avrebbe dovuto impedire la dipartita di Padme?! E per conoscere il quale ho tradito gli Jedi e tutti coloro che credevano in me ? – la voce dell’apprendista tornò a rimbombare.
“Si, figliolo – continuò a parlare Palpatine con il suo tono canzonatorio – mi sono servito della tua ingenuità e della tua arroganza per arrivare a questo. E ora, saremo uniti per sempre! Coraggio, rivolgimi contro tutto il tuo odio e dammi ancora più vigore!”
Inganno e tradimento, quella era la via dei Sith. Anche in una disfatta apparente, Darth Sidius aveva ottenuto una importante vittoria. In passato, lo aveva adescato mostrandosi un confidente o per meglio dire, il padre adottivo che il suo cuore bramava e che nessuno Jedi, incluso Obi-Wan, il suo maestro, era mai riuscito ad essere e poi quando aveva avuto quelle terribili visioni inerenti un destino di morte per la sua moglie segreta, per la sua Padme, l'uomo che sarebbe diventato l'Imperatore gli aveva raccontato quella storia inerente un potere in grado di vincere la morte. Ma che per poterlo acquisire avrebbe dovuto concedersi completamente al Lato Oscuro. E così aveva fatto ma quella decisione, nonostante lo avesse portato alla dannazione, non gli aveva comunque consentito di salvare la sua amata.
“Devo ammetterlo – gli rispose l’uomo nel bacta – sarai sempre tu il Maestro. Solo ora me ne rendo conto, tu SEI il Lato Oscuro! Sulla base di un colossale inganno, mi hai tenuto legato a te per tutto questo tempo!”
Lo spirito sorrise compiaciuto.
“Finalmente l’allievo ha imparato la sua lezione più importante! E ora cosa intendi fare?”
“Sbarazzarmi una volta per tutte della tua presenza, ora che so come devo fare – gli rispose con ritrovata consapevolezza – se è vero che trai nutrimento dal mio odio, allora farò in modo di privartene! E sarà mio figlio ad aiutarmi; non so quanto tempo ci vorrà, ma riusciremo ad eliminarti definitivamente e lo faremo insieme!”
La presenza di Palpatine perse tutta la sua ilarità per poi sbiadire senza ribattere.
Se Darth Vader non aveva potuto battere il suo Maestro, Anakin Skywalker invece ci sarebbe riuscito. Il Prescelto avrebbe riportato l’Equilibrio, liberando la Forza dalle tenebre nelle quali l’aveva erroneamente condotta e non sarebbe stato solo nel suo compito.
Luke Skywalker, il più grande Jedi che avesse mai conosciuto, sarebbe stato al suo fianco e insieme avrebbero messo fine ai Sith una volta per tutte, come padre e figlio!

 
   
 
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