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Autore: milly92    02/08/2009    3 recensioni
Ventisei anni, una laurea in inglese, un fidanzato storico e un anello di fidanzamento : ecco tutto ciò che Isabel ha quando arriva al collegio “G. Pascoli” . Ha lottato duramente per costruirsi una vita, e crede di essere giunta ad un buon punto quando invece non sa che dal momento in cui metterà piede in quella scuola come insegnante le carte in gioco si mescoleranno e la sua vita non sarà più la stessa, anzi, piuttosto i sentimenti…. E tutto a causa (o grazie?) di un certo collega…
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’imbucato

Capitolo 3

L’imbucato

 

Quando Isabel si trovò nell’enorme salone in cui si sarebbe svolta la festa di Halloween, con indosso gli abiti che Carolina le aveva propinato più un cappello da strega, un finto neo nei pressi della guancia destra e un rossetto eccessivamente rosso, si sentì morire e desiderò essere in qualsiasi altro posto al di fuori di quello. 

Accanto a lei, una Carolina vestita da Mortisa sembrava perfettamente a suo agio, e all’improvviso scoppiò a ridere, dicendo una cosa in francese, e corse in direzione di uno studente vestito da scheletro, abbastanza cicciottello e con degli spessi occhiali.

Isabel continuò a guardarsi intorno, vedendo una marea di adolescenti circondarla, e dopo i primi tre secondi vide che alcuni iniziarono a fissarla. Stava pensando di evadere con qualche scusa quando qualcuno la afferrò per un braccio e rise di cuore. Si voltò e vide un uomo mascherato da Dracula che la fissava. Lo guardò interrogativo, poi lui si tolse la maschera e si passò una mano tra i capelli castani scompigliati, e lei rise, scuotendo il capo.

“Alessandro! Mi hai fatto prendere un colpo” ammise, voltandosi verso di lui, lieta di avere una scusa per dare le spalle a quel pubblico indesiderato.

“Anche tu, ti preferisco versione prof” ribattè lui. “Il rossetto rosso non ti dona”.

“Ma grazie, che gentleman” disse lei, levando un sopracciglio e mettendosi una mano sui fianchi.

“Ehi, non cacciare questi termini inglesi, con me l’unico linguaggio che puoi usare è quello delle formule chimiche”.

“Allora credo che andrò a prendere un po’ di H2O”.

Si guardarono prima di scoppiare  a ridere di nuovo. 

“Allora lascia che ti indichi la strada” propose lui, e Isabel annuì, lasciandosi condurre tra file e file di studenti mascherati che mangiavano e bevevano in attesa del discorso della preside.

Ogni dieci centimetri che percorrevano, Alessandro salutava degli studenti, e alla fine, quando arrivarono vicino al tavolo delle bibite, si fermò a parlare con un gruppetto di loro, che Isabel pensò fossero dell’ultimo anno dal loro aspetto. Era composto da tre ragazze e due ragazzi, tutti mascherati, quindi Isabel si disse che probabilmente il giorno dopo non sarebbe riuscita a riconoscerli.

“Ehi, ma te sei la nuova ragazza che si è trasferita nella 5°C?”.

Isabel si voltò e vide che un ragazzone mascherato da superman la stava fissando e le sorrideva ammiccante.

“Veramente sono la professoressa Natale, sostituisco la professoressa Bara” ribattè lei, e il ragazzo sbiancò.

“Oh, mi scusi, è solo che lei sembra così… Giovane! Mi scusi” ripetè, e si dissolse nella folla, dandosela a gambe per la figuraccia.

La ragazza sospirò, vuotò il bicchiere d’acqua e si voltò verso Alessandro.

“Non pensarla più, Ben, non ti merita se ti ha dato buca” stava dicendo rivolto ad uno dei due ragazzi, un po’ basso e magro. Poi guardò la collega e fece un piccolo balzello. “A proposito! Lei è la professoressa Natale, la sostituta delle professoressa Bara” annunciò, spingendola al centro del cerchio che si era formato.

Isabel fece un sorriso stiracchiato. “Ciao ragazzi!” disse, cercando di sembrare entusiasta e non imbarazzata.

Le ragazze la squadrarono e i due ragazzi sgranarono gli occhi. “Buonasera, prof” risposero, continuando a squadrarla in un modo che la metteva in totale soggezione, quasi come se fosse un’aliena.

“Avete visto com’è giovane e carina?” domandò Alessandro, ammiccando e prendendola per le spalle. Lei arrossì di botto, e ringraziò il fatto che Giulio non fosse lì. Era proprio strano, la trattava come se la conoscesse da secoli… Isabel si voltò e lo vide di profilo, e non potè non dirsi che Alessandro era il tipo di uomo che le era sempre piaciuto quando era adolescente. Bello, intelligente, simpatico. Poi pensò di nuovo a Giulio e scacciò quelle fantasie.

“Si, ma speriamo solo che non prenda parte alla sua collezione di colleghe-fidanzate, prof” ribattè una delle ragazze, facendo un sorrisino antipatico per poi sparire nella folla. Udita la battuta, anche gli altri studenti si dissolsero nel nulla e Isabel si voltò verso Alessandro, ancora colpito dalla battuta di quella ragazzina.

“Ehi, che vuol dire?” sbottò Isabel, scostandosi dalla sua presa.

Alessandro sbuffò. “Niente, è solo che circolano voci e basta… L’unica con cui sono mai stato qui è stata Carolina”.

“Si, perché le altre te le sei solo portate a letto, non ci sei mai stato insieme” ribattè una donna mora alle loro spalle.  Si voltarono e si trovarono di fronte una ragazza molto giovane, che non poteva avere più di ventiquattro anni, con i lunghi capelli che le arrivavano alla schiena e dei penetranti occhi color miele. Alessandro la guardò male e lei rise.

“Che c’è, prof, vuoi che non si sappia in giro che sei stato a letto con l’assistente amministrativo in modo da far cadere ai tuoi piedi, anzi, nel tuo letto anche l’ultima arrivata?” domandò lei, trattenendo in mano una coppa di vino.

“Titti, smettila, non…”.

“Smettila lo dici a qualcun'altra!”.

“Scusa ma non credo che succederà quello che hai detto, è una tua pura fantasia ed  io mi sto per sposare” s’intromise Isabel.

“E allora? Non dirmi che il tuo futuro marito lavora qui” ribattè Titti acida.

“Senti, finiscila! Scusaci, Isabel” disse Alessandro, e prese Titti per un braccio e la trascinò chissà dove. Isabel restò un po’ stordita, ma si disse che alla fine aveva capito che tipo fosse quell’Alessandro, un playboy trentenne che non vuole crescere. I requisiti ce li aveva, e anche le testimonianze dei cuori che aveva infranto. Ma ad interrompere i suoi pensieri ci pensò una mano che le picchiettò sulla spalla. Lei si voltò e vide che una donna bassina con indosso un abito da sera lungo fino ai piedi e un finto rivolo di sangue che le scendeva dalla bocca la guardava, sorridendo.

“Isabel Natale?” domandò.

“Si”.

“Io sono la Preside Iannone, piacere di conoscerla”.

Isabel spalancò la bocca. “Oh! Buonasera preside, mi scusi se non mi sono presentata prima ma…”.

“Sono appena arrivata, tranquilla. Ci vuole tempo per trovare un giusto abito per Halloween, sai?” ridacchiò lei, e fece un giro su se stessa, convinta.

Isabel la guardò senza capire. I corti capelli castani erano perfettamente piastrati, e il rossetto che portava era più rosso del suo se possibile. Il volto della donna sembrava quello di una ventenne troppo cresciuta e la ragazza si disse che allora si che poteva capire perché quella fosse una scuola di matti: la preside era la prima strampalata!

“Ehm… Concordo” ammise Isabel, senza sapere cosa dire.

“Ricorda, Isabel: in questa scuola la prima regola è “Sii serio ma non noioso”. Ok?”.

“Ok”.

Così la preside le regalò un ultimo sorriso e se ne andò, lasciando la ragazza in preda ad un dubbio: pensava forse che lei fosse noiosa? Si guardò intorno e capì che forse un po’ lo era, visto che era l’unica tra quelle persone che non rideva, volteggiava e faceva strane mosse. Sospirò: ormai era finita in quella scuola e doveva restarci, senza discutere e lamentarsi.

“Isabel, vieni, c’è il discorso della preside!” la chiamò Carolina, riemergendo dalla folla, e la prese per un polso, portandola proprio in prima fila. Lei sospirò e si voltò verso la donna che si accingeva a parlare.

“Allora, gente! Buonasera e soprattutto buon Halloween! Vi esorto a godervi questa festa perché non ce ne saranno altre prima di Natale, con lo spettacolo natalizio. Poi, volevo ricordarvi che ieri è arrivata la professoressa Isabel Natale che sostituirà la professoressa Bara fino alla fine dell’anno. E’ una giovane insegnante, questo è il secondo incarico che prende, quindi, mi raccomando, siate buoni, e qui mi riferisco anche ai colleghi” disse, improvvisamente di una serietà sarcastica, e il suo sguardo cadde soprattutto nella zone dove era raggruppata quella che Alessandro chiamava “Confraternita”. “Ricordate che ancora almeno quarant’anni di servizio da svolgere, quindi non fatele odiare subito il suo mestiere. E poi mi aspetto collaborazione e gentilezza nei suoi confronti, anche perché per lei questo tipo di scuola-collegio è una novità e deve ancora ambientarsi. Detto questo… In bocca al lupo professoressa! Ed ora, correte subito a divertirvi che domani c’è scuola!”. Sorrise calorosamente e poi fece un gesto strano, tipico di una ballerina di flamenco che ha le nacchere in mano. Isabel le sorrise.

Tutti applaudirono, e poi si aprirono le danze. Isabel restò in un angolo, ridendo di Carolina che aveva preso uno studente sottobraccio e ci ballava insieme in un modo goffo, quando le solite mani, da dietro, le afferrarono le spalle. Dietro di lei, Alessandro aveva un’espressione rabbuiata.

“Alessandro! Per favore, stammi lontano, non voglio che il tuo stormo di donne conquistate e gettate via mi prenda d’occhio e pensi che sono la tua nuova preda” gli intimò, scostandosi.

Lui la guardò un po’ stranito prima di sbuffare. “Non è come credi!” ribattè.

“Non m’importa…”.

“Ti deve importare, io e te siamo colleghi delle stessi classi e abbiamo molte ore vicine, quindi dovremo incontrarci molto spesso nel cambio dell’ora e…”.

“E allora? A me non importa, te lo ripeto, di certo non ti negherò il mio saluto o due chiacchiere ma…”.

“Ma cosa?”.

“Ma non voglio che la tua… Reputazione qui rovini anche la mia. Devi solo starmi lontano o almeno non troppo vicino”.

Alessandro fece una risata amare e si passò una mano tra i capelli. “Tsk. E pensare che mi sembravi intelligente, simpatica e…. Come dicono gli inglesi? Ah si. Open mind”. Le lanciò un’occhiata infuocata  e si allontanò, lasciandole un piccolo senso di colpa nei pressi dello stomaco. Isabel sospirò e si rimproverò di essere stata troppo rapida nel giudicarlo, eppure le prove erano evidenti e non voleva che tutto l’ambiente che la circondava pensasse certe cose su di lei.

“Professoressa!”.

Isabel si voltò e vide un gruppo di circa venti studenti di fronte a lei, che le sorrideva entusiasta e cordiale.

“Salve ragazzi” rispose, sorridendo e cercando di scacciare il pensiero della litigata.

“Noi siamo la 5°A, la classe più odiata dalla professoressa Bara” rivelò una ragazza vestita da Alice nel Paese delle Meraviglie, con i capelli biondi che le scendevano lungo la schiena e uno sguardo penetrante.

“Quindi siamo sicuri che lei ci amerà, visto che è il suo opposto!” aggiunse un ragazzo vestito da uno dei componenti della famiglia Adams.

Isabel ridacchiò. “Io amo tutti i miei studenti, basta che studiate o almeno mi dimostrate di provarci se non riuscite bene in qualcosa” rispose.

“Lei si che sarà un’ottima insegnante!” esclamò un altro ragazzo.

“Ci proverò”.

I ragazzi risero prima di salutarla, lasciandola un po’ più tranquilla. Sembravano davvero carini e disciplinati, si disse, e sperò che sarebbe stato così anche l’indomani.

Ma capì anche che per quella sera non avrebbe avuto pace quando si sentì chiamare dall’altra parte della sala. Accorse e vide che era il portiere, Giovanni, e spalancò la bocca quando vide chi c’era dietro di lui. Alto come sempre, con i capelli corvini rigorosamente aggiustati e il suo sorriso più smagliante, Giulio la guardava entusiasta.

“Quest’uomo dice di essere il suo fidanzato” disse sospettoso Giovanni, come se fosse la cosa più assurda che avesse mai udito.

“Si, è vero”.

Lui la guardò ancora un po’ sospettoso prima di annuire. “Per ora la passa liscia signore, ma la prossima volta non intercederò” disse con severità, prima di congedarsi e scendere attraverso lo scalone per andare all’entrata della scuola.

Giulio allargò le braccia e Isabel andò verso di lui, lasciandosi stringere in un abbraccio dalla morsa ferrea.

“Ma cosa ci fai qui?” gli domandò quando si separarono.

Giulio le passò una mano tra i capelli e le sorrise. “Non ce la facevo più a starti lontano…”.

“Sono lontana da casa da soli due giorni!”.

“E questo cosa vuol dire? Che non ti manco?”.

Isabel lo spinse lievemente. “Scemo! Certo che mi manchi, qui è una gabbia di matti” aggiunse sottovoce, prima che Giulio la baciasse. Ma lei lo respinse.

“Ci sono i miei studenti e i miei colleghi qui, per favore” lo supplicò, imbarazzata, vedendo alcuni della 5°A che li guardavano e ridacchiavano.

“E allora perché non me li presenti?” suggerì Giulio. Isabel annuì e cercò con lo sguardo Carolina. Alla fine la trovò in uno degli angoli della sala con Rosanna, Angela e Gabriella, così prese il suo fidanzato per mano e lo condusse fino a quel punto. Quando le tre li videro arrivare sgranarono gli occhi e presero a ridacchiare a loro volta.

“Ragazze, vi volevo presentare il mio fidanzato Giulio, si è appena imbucato” disse solare la ragazza, e Giulio ammiccò in loro direzione. “Loro sono Carolina, Angela e Gabriella”.

“Piacere”.

“Il piacere è tutto nostro! Che carino che sei stato a venire!” replicò Carolina.

“Grazie, ma cosa posso farci, non posso stare lontano dalla mia droga per molto tempo” rispose Giulio, indicando la fidanzata.

“Ma devi farcela, amore, almeno fino a sabato prossimo” gli ricordò Isabel. “E poi domani devi andare a lavoro…”.

“Lo so, lo so, è per questo che prenderò il treno delle undici e quarantacinque”.

Le tre donne lo guardarono raddolcite, come se fosse un miracolo davanti ai loro occhi, e Isabel gli sorrise grata, stringendolo a sé. Poi, mentre parlavano, si sentì osservata, si girò e vide che Alessandro li guardava dall’altra parte della sala con le braccia incrociate, e Isabel si domandò se, nonostante tutto, gli avrebbe dovuto presentare Giulio.

Ma che, che importanza ha…

Così Giulio restò fino alle undici e venti, per poco più di un’ora e mezza, e alla fine lei lo accompagnò fuori al portone d’entrata.

“Mi mancherai” si lamentò lui.

“Anche tu, che ti credi, ma cosa posso mai fare…” rispose lei, prima che lui si chinasse su di lei per baciarla. Isabel lo trascinò un po’ più fuori, visto che Giovanni stava vedendo lo spettacolo, e poi lo vide allontanarsi nella notte.

Poverino, com’è dolce, fare tutto questo solo per vedermi per così poco… Pensò, mentre risaliva le scale e tornava nel salone, dove la festa era ormai al tramonto, così disse a Carolina che sarebbe andata nella sua stanza. Il pensiero vagava già sul suo letto e al fatto che l’indomani avrebbe iniziato le sue lezioni in quella scuola quando vide che Alessandro, che aveva la stanza pochi metri distante dalla sua, si frugava nelle tasche senza alcun risultato.

“Ti serve una mano?” gli domandò esitante, sentendosi un po’ a disagio. Lui si girò e la guardò male.

“No, grazie, devo solo aver lasciato la chiave nelle mani di Michele” rispose gelido.

Isabel annuì. “Va bene. Buonanotte” disse, gelida a sua volta e chiudendosi la porta della sua stanza alle spalle. Entrò nella sua stanza, si tolse il cappello di Carolina e legò la sua chioma scura prima che bussassero alla porta.

Sorrise nel vedere che dall’altro lato c’era Alessandro, con una faccia un po’ da scemo pentito e appoggiato allo stipite. “Mi rimangio tutto. Scusami. Ho trovato le chiavi”.

“Perfetto allora” rispose Isabel senza capire.

“Non è perfetto. Credo che non riuscirò a dormire se prima non chiariamo…”.

“Ok, entra”.

“Ti dispiace se vieni tu da me? Non vorrei vedere Carolina quando ritorna…”.

“Va bene”.

Così Isabel lo seguì ed entrò nella sua stanza, di certo non ordinata come quella che lei divideva con Carolina. Sulle pareti c’erano vari poster, come quello di Jimi Hendrix e dei Guns ‘n’Roses, e sui vari mobili c’erano oggetti sparpagliati di tutti i tipi. Poi, vicino la finestra c’era un piccolo acquario e, per terra vicino il termosifone, una piccola tartaruga di terra che dormiva. Arredamento degno di un professore di scienze.

“Beh, quella è Terry” disse Alessandro indicando la tartaruga, “E quelli sono Gold e Lizzie” proseguì, indicando i due pesciolini. In effetti uno di loro era dorato.

“Dici che con te si può usare solo il linguaggio scientifico, eppure i tuoi animali hanno tutti nomi inglesi” disse Isabel sorridendo. 

“Ops. Colpito e affondato” ridacchiò Alessandro, invitandola a sedere. Lei ubbidì  poi lo guardò, in attesa.

Lui capì e la guardò negli occhi. “Vedi, io lavoro qui da quattro anni, e dal primo momento in cui ho messo piede in questa scuola mi sono guadagnato la fama del playboy solo per l’aspetto e per il fatto che sto sempre al telefono, ma nessuno ha mai saputo che al telefono c’erano i miei parenti che mi informavano sullo stato di mia madre che soffre di diabete, non le sospettate dieci ragazze. Poi, mi sono messo con Carolina e dopo averla lasciata, poche settimane fa, in una delle feste che facciamo qui mi sono ubriacato, Titti mi ha provocato e ora mi rompe le scatole solo perché le ho spiegato che non m’interessa e che è stata anche colpa sua se sono successe quelle cose tra noi. Io non ho nessuna collezione di colleghe, credimi” disse.

Isabel annuì. “Capisco, ma mettiti nei miei panni…”.

“I panni di una futura moglie, si”.

Lei capì che si riferiva a Giulio e ribattè: “Si, è così, se queste voci false arrivano a Giulio…”.

“Va bene, ma sappi che… Beh, mi sei simpatica, e se ti va di avere un collega come amico io sono qui” disse lui, scrollando le spalle.

Isabel gli sorrise. “Grazie, mi sei simpatico anche tu e non sto dicendo che non ti rivolgerò più la parola” spiegò. “Voglio solo evitare che la gente si faccia film in testa”.

“Ovvio”.

Si sorrisero, poi la ragazza si alzò. “Farò meglio ad andare” disse.

“Va bene, buonanotte” rispose lui. “Isabel?” disse poi.

“Si?”.

“Me lo immaginavo diverso il tuo ragazzo”.

Lei scosse il capo, gli regalò un ultimo sorriso e uscì dalla stanza, senza ribattere. In effetti anche lei si immaginava un ragazzo diverso prima di conoscerlo, quando era una ragazzina.

 

 

Ciao!

Innanzitutto chiedo scusa per il gigantesco ritardo… Ma sappiate che anche se ci metto secoli per aggiornare, alla fine lo farò sempre, promesso! ^^

E così Isabel ha conosciuto la preside più pazza che esista, alcuni suoi alunni… E Giulio si imbuca alla festa, sotto gli sguardi di Alessandro… Cosa ve ne sembra di quest’ultimo? Io non so perché ma lo adoro! xD

Comunque, grazie mille a coloro che hanno messo la fic tra i preferiti e le storie seguite e coloro che hanno recensito:

 

CriCri88: Eheh, a chi lo dici, anche io avrei tanto voluto studiare in un collegio simile, e soprattutto con un prof di scienze come Alessandro che ti offre da bere all’interrogazione! xD xD xD Un bacione!

 

vero15star:  Tesoro! Figurati, anzi, la colpa è mia che non ti ho nemmeno avvisata del cambio di nome di Alessandro e chiederti un parere sulle piccole modifiche che ho messo al primo cap prima di pubblicare ma ero indaffarata con la partenza…  :-( Comunque mi fa piacere sapere che continua a piacerti, un bacione, ti voglio un mondo di bene!

 

drin_chan: E chi è che non vorrebbe lavorare in una gabbia di matti come quella? xD Alessandro ti ispira, dici? Fai bene a tenerlo d’occhio, si si, anche perché li combinerà questi casini, tranquilla, ihih! Un bacione!

 

A presto girls,

milly92.

  
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