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Autore: Eilan21    17/12/2019    4 recensioni
Cosa vuol dire essere regina di un regno diviso, ambito da cristiani e infedeli e al centro di lotte per il potere e per le sue incommensurabili ricchezze? Cosa vuol dire sposare l'uomo più potente del mondo per salvare quel regno, un uomo geniale e intelligente, ma anche freddo e calcolatore? Regina a soli pochi giorni di vita, Imperatrice pochi anni più tardi, Yolande si trova ad essere la pedina di una lotta di potere più grande di lei. Questa è la storia di Isabella di Gerusalemme, moglie di Federico II di Svevia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Castello di Oria, Puglia

Luglio 1227


L’estate pugliese quell’anno si stava rivelando estremamente calda, la più calda che Yolande ricordasse da quando era in Italia, del tutto simile alle roventi estati siriane. La temperatura era una delle poche cose che l’Imperatrice poteva constatare con certezza della città che due anni prima aveva visto celebrare il suo matrimonio con Federico, rinchiusa com’era ancora una volta nel castello di Oria. Solo che stavolta la sensazione di essere prigioniera era mitigata dalla compagnia di sua figlia. Yolande aveva insistito perché Federico le permettesse di portarla con sé quando aveva deciso che doveva lasciare Palermo per essere al suo fianco in Puglia, al culmine dell’organizzazione della sesta crociata.

Quando nel marzo di quell’anno Madonna Bianca aveva annunciato alla sua sovrana e alle altre dame la notizia della morte del Papa, Yolande non vi aveva attribuito particolare importanza. Si era limitata a ritirarsi devotamente presso la sua cappella privata per pregare per l’anima del Santo Padre, come ogni cristiano osservante avrebbe dovuto fare. Quello che non si era aspettata, e che forse nemmeno suo marito – con tutto il suo acume politico – aveva messo in conto, è che al soglio pontificio venisse eletto un Papa che non aveva intenzione di tollerare altri ritardi e altre scuse da parte dell’Imperatore. Erano trascorsi quindici anni da quando era stato incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero giurando solennemente di prendere su di sé il fardello della Croce e liberare Gersualemme dagli infedeli, e ancora Federico non aveva onorato la sua promessa. Onorio era stato paziente: Gregorio IX non lo era altrettanto. Aveva subito ricordato a Federico il suo impegno, e tra le sue parole la minaccia di una scomunica imminente non era neppure troppo velata. L’avvertimento aveva sortito l’effetto sperato perché, con grande stupore di Yolande, la tanto attesa sesta crociata, l’evento che era stato alla base delle sue nozze con Federico, si era finalmente messa in moto.

In tutti quei mesi l’Imperatore era stato impegnato nell’organizzazione dell’impresa e non era mai tornato a Palermo a trovare la moglie e la figlia. Ma quando era arrivato in Puglia le aveva mandate a chiamare perché lo raggiungessero. Yolande era stata contenta di arrivare a Brindisi dopo suo marito, così non sarebbe stata costretta ad assistere al suo ingresso in città seguito dal suo harim di danzatrici orientali, acrobati e giocolieri, e dal suo famoso serraglio di bestie esotiche che includeva addirittura un elefante. Federico amava mettersi in mostra, al contrario di lei, e solo una volta l’aveva convinta a salire sul trespolo innalzato sulla groppa dell’imponente elefante insieme a lui. Yolande non gradiva quello sfoggio esagerato di lusso e stravaganza, quella volontà di stupire, di essere al centro dell’attenzione. Ma era nel carattere di Federico e lei doveva prendere atto che era talmente diverso da lei da essere incapace di comprenderlo. Da parte di lui invece non c’era neppure la volontà di provare a comprenderla, di considerare i suoi bisogni. Federico apprezzava che lei fosse remissiva, quieta e non lo contraddicesse in alcun modo; Yolande si accorgeva quanta poca considerazione aveva delle sue consorti: ne aveva avuta poca di Costanza, e non appena era cresciuto abbastanza da poter fare a meno della sua influenza l’aveva tenuta rinchiusa in modo da avere totale controllo su di lei, proprio come stava facendo con lei ora. E Yolande non dubitava che avrebbe fatto lo stesso se mai avesse avuto altre mogli dopo di lei.

Quando era giunta a Brindisi con la sua scorta e il suo seguito di dame e servitori, aveva appreso con sollievo che lo scandaloso harim e il rumoroso serraglio erano stati rimandati nella fortezza di Lucera, dove solitamente si trovavano. In compenso la città era in pieno fermento. Migliaia di soldati, fanti, cavalieri, lancieri, ma anche semplici pellegrini che approfittavano della crociata per compiere il loro viaggio nella Città Santa, si riversavano da tutta Europa per le strade della Puglia, diretti all’imbarco al porto di Brindisi.

E giorno dopo giorno in quell'estate torrida quel flusso infinito di persone aumentava, insieme al caldo sempre più afoso. Yolande non poteva lasciare il castello e trascorreva la maggior parte del tempo con le sue dame e in compagnia di Margherita e Biancofiore.

Aveva deciso di ricamare una veste con il simbolo della Santa Croce che Federico avrebbe indossato sopra l’armatura, e voleva a tutti i costi terminarla prima della partenza della flotta per Outremer.

Di tanto in tanto con la scusa di mandare Mariam in città a comprare dei fili che le servivano per il suo ricamo, riceveva da lei notizie su ciò che stava accadendo e su come procedevano i preparativi, perché Federico, anche quando tornava al castello, era sempre estremamente impegnato e non aveva tempo da sprecare in chiacchiere, soprattutto in quelle che lui considerava incorreggibili e irritanti curiosità femminili.

Mariam descriveva a lei e alle dame annoiate una situazione sempre più caotica e confusionaria, tanto che cominciava a scarseggiare il posto in cui ospitare quella marea di persone, nonché le provviste con cui nutrirle. Già enormi accampamenti erano sorti intorno alla città, e anche intorno alle città vicine.

In tutto quel trambusto l’Imperatore aveva deciso di organizzare un torneo per intrattenere gli ospiti illustri che avrebbero partecipato alla crociata, tra cui il Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici Ermanno di Salza, il Langravio di Turingia, il Duca di Limburgo, il nuovo patriarca di Gerusalemme Geroldo di Losanna e il Principe di Galilea Eudes di Montbeliard, il quale su ordine di Federico era stato rimpiazzato nel suo ruolo di Conestabile di Gerusalemme da Tommaso D’Aquino all’inizio di quell’anno. Eudes non si era dato per vinto e si era rivolto alla sua sovrana, implorandola di intercedere per lui e raddrizzare il torto che gli era stato fatto. Quella era stata l’unica volta in cui Yolande aveva affrontato suo marito su una questione politica. Non aveva mai messo bocca negli affari di un impero di cui era solo la sovrana consorte; ma era ancora la regina di Gerusalemme per suo diritto, e quando si trattava del suo regno, dei suoi sudditi, era capace di far sentire la sua voce. Aveva esercitato la poca influenza che aveva su Federico e aveva fatto in modo che Eudes venisse scelto come uno dei tre comandanti della crociata, insieme a Di Salza e Riccardo Filangieri, maresciallo del Regno di Sicilia e Luogotenente di Gerusalemme in vece dell'Imperatore.

Il torneo era gremito di persone, una folla variopinta di nobili, mercanti, borghesi, perfino il popolo. Seduta sullo scranno di legno intagliato accanto a suo marito nella balconata soprastante, Yolande osservava nelle gradinate più in basso quella folla di persone assiepate le une sulle altre. Gli ospiti d’onore del torneo erano seduti accanto ai sovrani, e Eudes di Montbeliard proprio alla sinistra della sua regina, la quale si era guadagnata la sua eterna devozione e lealtà. Il sole picchiava forte sulle teste dei presenti, smorzato solo dal baldacchino di stoffa drappeggiato sopra gli imperatori e i loro ospiti.

Yolande lanciò un’occhiata in tralice a suo marito, come sempre perfettamente abbigliato e rasato. Ma l’abito di seta damascata verde e gialla, il velo candido e le perle che indossava non la facevano affatto sfigurare accanto al suo consorte. Anzi, insieme alla pettinatura raccolta su cui Eufemie aveva lavorato a lungo, mettevano in risalto la sua persona. La maggior parte dei sudditi presenti quel giorno la vedeva per la prima volta; non aveva avuto idea prima di allora che la loro imperatrice fosse una ragazza minuta, dall’incarnato pallido e i capelli biondi, dall’apparenza angelica, delicata e un po’ ingenua. Il modo in cui appariva le fece guadagnare le simpatie del popolo, ammorbidì i loro cuori verso la giovane sovrana straniera che tanto aveva dovuto patire da quando era approdata sulle loro sponde.

Il torneo ebbe inizio e Yolande eseguì doverosamente il suo compito di madrina dell’evento, annodando nastri di seta intorno alle lance dei contendenti: la sovrana era sempre la dama i cui omaggi erano più richiesti, per ovvie ragioni gerarchiche. Il sole continuava a picchiare implacabile mentre i cavalieri si scontravano, lance in resta, uscendone trionfanti o sconfitti, esultanti o sdraiati nella polvere, tra le rumorose acclamazioni o i fischi della folla. Yolande cominciava a sentirsi debole, ma continuò a distribuire doverosamente i premi in oro e argento ai vincitori. Come ci si aspettava da lei si sforzò di mantenere un atteggiamento regale e il sorriso sulle labbra. Ma non si sentiva bene, nonostante il baldacchino sopra la sua testa. Federico se ne accorse e le si rivolse, poggiandole una mano sul braccio.

State bene? Sembrate pallida…”

Yolande si sforzò di sorridere al marito e annuì, ma non appena Federico ebbe riportato l’attenzione sul torneo, lei si sentì scivolare sulla sedia. Udì le esclamazioni di sgomento dei presenti, sentì Federico che la prendeva tra le braccia e la sollevava da terra, poi tutto divenne buio.


◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊


L’episodio che aveva preoccupato tutti si era rivelato invece foriero di un’ottima notizia, per Federico e per il futuro di tutto l’impero. Yolande era di nuovo incinta e l’Imperatore sperava che questa volta sarebbe stato un maschio. Quella gravidanza, la crociata imminente… le stelle sembravano arridere allo Stupor Mundi, come era stato soprannominato Federico.

Come nella gravidanza precedente Yolande si preparava a trascorrere il tempo ricamando, leggendo e pregando. Anche se il parto di Margherita non era stato difficile, la morte di sua madre le aveva insegnato che ogni nascita era un’incognita.

In vista della partenza del marito passava molte ore a ricamarne la veste da battaglia, sperando di finirla in tempo.

Quel pomeriggio di agosto le dame riunite in giardino tentavano di combattere il caldo afoso all’ombra di una pergola ombreggiata dal profumato gelsomino che Yolande aveva fatto piantare dai giardinieri perché le ricordasse la patria lontana. L’aria era immobile, satura, la brezza assente, e l’unico suono udibile era il sommesso ronzio delle api che volavano di fiore in fiore. La balia aveva portato in giardino anche Margherita e Biancofiore, quest’ultima una bimbetta che già trotterellava in giro su gambe malferme, cadendo di tanto in tanto e venendo prontamente tirata su da una serva che la seguiva passo passo. Margherita invece, di soli nove mesi, osservava con occhi attenti i movimenti della sorellastra stando placidamente in braccio a sua madre, che aveva passato il ricamo a Madonna Bianca per prenderla prontamente dalle braccia della sua balia. Yolande ancora si stupiva dell’amore incondizionato che provava per sua figlia, quel tenero fagotto paffuto avvolto in trine e pizzi, con una cuffietta bianca ricamata che le copriva i capelli ormai tendenti decisamente al rosso. Ora che era abbastanza grande da non essere più stretta nelle fasce era libera di muovere le manine, con cui tirava le trecce ed i vestiti della madre. Yolande la lasciava fare, sopportava i suoi baci umidicci con un sorriso, perché tutto ciò che faceva sua figlia per lei era fonte di stupore e meraviglia. Federico la rimproverava spesso di essere troppo attaccata alla bambina. Si sfiorò il ventre sovrappensiero: c’era un altro bambino in arrivo, un fratello o una sorella per Margherita, forse un erede per il Sacro Romano Impero e il Regno di Sicilia, come Federico sperava, ma anche per Gerusalemme. I pensieri di Yolande furono bruscamente interrotti dal castaldo che si presentò tutto trafelato e con il fiatone.

Bianca Lancia scattò in piedi: “Come osate presentarvi in questo modo all’imperatrice?”

Chiedo umilmente perdono Vostra Grazia. Ma reco disposizioni urgenti da parte dell’Imperatore…”

Va tutto bene, Madonna Bianca”, disse Yolande alzandosi a sua volta e affidando Margherita alle braccia di Mariam. “Cosa succede, Messer Tommaso?”

E’ scoppiata una gravissima epidemia a Brindisi, fra i crociati pronti alla partenza! Si contano già diversi morti.”

Bianca si portò una mano alla bocca, mentre Mariam strinse istintivamente Margherita a sé. Le altre dame si fecero intorno all’Imperatrice, incluse le serve e la balia con Biancofiore in braccio.

Ma è terribile! Di che epidemia si tratta?”

Non so di preciso, Vostra Grazia. Chi si ammala accusa febbre alta, delirio, e non sembra in grado di trattenere nel corpo qualsiasi tipo di cibo.”

Yolande scambiò sguardi preoccupati con Mariam e Bianca, ma fu quest’ultima a parlare.

Credete che saremo al sicuro qui, Messer Tommaso? Oria sarà abbastanza distante da Brindisi?”

L’uomo scosse la testa, desolato. “Temo di no, Madonna. In ogni caso l’Imperatore non vuole rischiare la salute di Sua Grazia e della principessa. Vi comanda di prepararvi in fretta, vi scorterà entro due giorni a Otranto.”

Perché proprio ad Otranto?”

Sua Grazia tornerà qui a sovrintendere l’imbarco per la Crociata, ma ritiene che Otranto sia un luogo abbastanza distante per voi da essere al sicuro.”

Volete dire che la Crociata andrà avanti?”, intervenne Mariam dando voce alla sorpresa generale.

L’Imperatore non intende venire meno all’impegno preso con Sua Santità”, spiegò il castaldo quasi in tono di scusa. “La crociata avrà comunque luogo.”


◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊◊


Il castello precipitò nel caos alla disastrosa notizia dell’epidemia, che dilagava più in fretta del previsto. Le cameriere e le dame del seguito dell’Imperatrice misero sottosopra gli appartamenti delle donne nella fretta di preparare tutte quelle persone alla partenza imminente. Pile di abiti, pellicce, mantelli, pianelle e veli giacevano sopra ogni superficie disponibile delle stanze, mentre bauli spalancati erano sparsi sul pavimento pronti ad essere riempiti. Una miriade di serve – praticamente tutte quelle disponibili al castello – facevano avanti e indietro sotto le direttive di Madonna Bianca, mentre Miriam sovrintendeva al bagaglio non meno ingombrante delle due bambine, che le balie si affrettavano a radunare. E poi c’erano i gioielli, gli oggetti da toeletta, i copricapi, i falchi e l’intero seguito – servi, dame, paggi, stallieri e falconieri – da organizzare.

In qualche modo tutto fu pronto per quando Federico arrivò a prendere Yolande e Margherita. Quando Yolande andò a salutarlo era ancora in abiti da cavalcata, e non si era sfilato neppure i guanti.

Partiamo subito”, la informò secco.

Non intendete neppure ristorarvi un momento?”

Non c’è tempo per inutili frivolezze.”

Yolande lo guardò stupita. “E’ così grave, dunque?”

A Federico sfuggì un mezzo sorriso. “Non mancate mai di riuscire a leggermi nel pensiero, vero? Sì è grave, più grave di quanto pensassimo, ma vi prego di tenere questa notizia per voi, per non generare panico nel vostro seguito.”

E’ terribile! Ci sono molti morti?”

A centinaia, e continuano a morire come mosche anche mentre parliamo.”

Noi siamo pronti a partire quando lo comandate, marito. Permettetemi di andare a prendere nostra figlia, poi potremo partire.”

Ma sulla porta della nursery, Yolande trovò ad attenderla Bianca, con un’espressione angosciata sul viso.

Che succede…?”, chiese l’Imperatrice guardando lei, e poi guardando Federico, che l’aveva seguita fin lì.

Vostra Grazia… la principessa ha contratto il morbo!”

Cosa? Come è possibile? Come sta?”, gridò angosciata.

Ha la febbre e ha vomitato perfino il latte. La balia è anche lei ammalata e come lei diversi servi. Anche Biancofiore mostra i sintomi del contagio. La malattia è arrivata fin qui, Vostra Grazia.”

Devo andare da lei!”

No”, disse Federico, trattenendola.

Che significa? E’ mia figlia, lasciatemi, voglio andare da lei!”

Non potete. Pensate al bambino che avete in grembo.”

Sua Grazia ha ragione, mia signora. Non potete mettere a rischio la vostra salute e quella del bambino.”

Yolande divenne isterica, cercò di scansare Bianca e cominciò a gridare. “Non mi importa niente! Lasciatemi andare da Margherita, ha bisogno di me.”

Federico continuò a trattenerla, poi per evitare che si facesse del male la strinse a sé, mentre Yolande continuava a piangere e a gridare.

Poi si rivolse a Bianca, che aveva gli occhi pieni di lacrime. “Madonna Lancia, fate scendere il seguito di mia moglie in cortile. I cavalli sono pronti e il bagaglio caricato. Partiamo subito per Otranto. Scegliete donne di massima fiducia che si occupino della principessa.”

Bianca annuì e si allontanò, non senza gettare un’occhiata preoccupata a Yolande che continuava a singhiozzare tra le braccia di Federico, ma che aveva smesso di cercare di divincolarsi.

Non temete, Margherita starà bene, guarirà. Avrà i migliori medici qui ad assisterla, si prenderanno cura di lei. E non appena starà bene potrà raggiungervi ad Otranto”, le disse Federico per rassicurarla, mentre la conduceva via con sé, ancora in lacrime.



Nota dell’autrice: Salve a tutti, originariamente questo doveva essere l’ultimo capitolo della storia, ma poi mi sono accorta che sarebbe venuto troppo lungo così ho deciso di dividerlo. Il prossimo sarà davvero l’ultimo e sarà una sorta di epilogo con un piccolo aftermath. Spero che vi sia piaciuto e se vi va fatemi sapere che ne pensate.

Alla prossima

Eilan

   
 
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