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Autore: _Cthylla_    19/12/2019    1 recensioni
La Decepticon Justice Division, recatasi per vari motivi nella città-Stato più folle del cosmo, ha deciso di trascorrere lì qualche ora di vacanza.
Quale piega prenderà, tra notizie e incontri più o meno inaspettati?
Genere: Avventura, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Tarn
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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A "Day Off" To Repent (More Than Ever)
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
«Finn… non è che potresti ricordarmi perché siamo qui, per favore?»
 
Ember non era particolarmente felice di trovarsi a Pettinathia. Nessuna persona ragionevole sarebbe stata felice di trovarsi in quel posto, specie vicino al centro, dove era necessario utilizzare dei filtri per non farsi intossicare dai gas e vapori presenti nell’aria; infatti lei, cui la ragionevolezza sicuramente non mancava, camminava in quel vicolo scuro stando ben stretta al braccio destro di suo fratello.
Aveva la sensazione che un solo passo sbagliato avrebbe potuto farla finire nel bel mezzo di un disastro e, considerando il luogo in cui si trovava, non aveva neanche tutti i torti.
 
«Siamo qui perché questo è un pomeriggio di shopping e a Pettinathia esistono cose che non esistono» rispose il mech, col sorriso più tranquillo del creato «E poi al momento mamma vive qua».
 
«Ai confini estremi della città però c’è un po’meno caos… quando non sono lei e i suoi coinquilini a crearlo».
 
La giovane seeker dalle ottiche aranciate, terribilmente somigliante a sua madre Hallow nella struttura fisica e nella colorazione -che differiva da quella materna solo negli inserti, arancio e rosa pastello nel suo caso, e nelle ali rivolte verso il basso- aveva trovato abbastanza preoccupante la situazione che aveva visto almeno un mese e mezzo prima.
 
Se Hallow da sola tendeva già a far danni, come nell’occasione in cui aveva distrutto buona parte dell’abitazione del padre di Finn per andare a fargli un saluto, la coppia di coinquilini che viveva con lei a quei tempi aveva peggiorato la situazione. Quando lei e Finn erano andati a trovarla avevano sentito parlare di guerriglia, orsi e cucine andate a fuoco, tutto ciò avvenuto solo il giorno precedente alla visita.
 
“Ed è meglio non ricordare il momento in cui il coinquilino di mia madre ha messo una mano sulla mia spalla e se l’è trovata staccata dal braccio” pensò Ember, con un leggero brivido.
 
Aveva capito che quel tizio era poco raccomandabile, avendo avuto una vita abbastanza dura Ember ne aveva visti e conosciuti vari simili lui, però una cosa del genere -e il successivo “Tanto si riattacca!”- da parte di sua madre le era sembrata, come dire, un po’… eccessiva.
 
«Il coinquilino» la corresse Finn «Nostra madre e lui facevano casino ma Spectra era molto dolce».
 
“Nostra madre”: Finn considerava Ember sua sorella a tutti gli effetti, e viceversa, anche se di fatto avevano in comune solo un genitore.
Se Ember aveva preso moltissimo da Hallow nell’aspetto fisico, Finn era invece più somigliante al padre nel volto dalle ottiche smeraldine e nella forma dell’elmo rosso sfumato di nero. Il contributo materno era comunque visibile nella corazza prevalentemente nera -con inserti verdi e rossi, abbinamento che pochi potevano permettersi- e nel fatto che fosse un volatore anch’egli.
 
«Vero» convenne Ember «Mi era venuta quasi voglia di portarla via, ci credi?»
 
Il seeker annuì. «Ci credo ecc-»
 
«EHILAAAAAAAAAAà!»
 
Ember si strinse di più al fratello nel vedere qualcosa di indefinito precipitare davanti a loro dopo aver urlato, salvo collegare in un secondo momento l’ “ehilà” al “qualcosa” che non poteva essere altri se non Hallow.
 
«Sono arrivata! In ritardo di qualche minuto…»
 
«Mezz’ora!» la corresse Finn.
 
«Ma sono arrivata comunque, quindi possiamo cominciare il giro!»
 
Fu solo in quel momento che Ember notò un particolare fondamentale. «Ehm... hai adottato un animale domestico?»
 
«Ah già è vero! Ember, ti presento il tuo nuovo cane: si chiama Strufolo!» esclamò la femme, sollevando la bestia come se fosse stata un qualche trofeo.
 
«Il mio?...»
 
La giovane seeker non era troppo sicura che fosse una buona idea prendere in mano quella bestia dagli occhi rossi, l’aria poco raccomandabile e, a giudicare da come si agitava e ringhiava, zero voglia di trovarsi lì.
 
«L’ho trovato in giro tutto solo, col guinzaglio penzoloni e in procinto di essere mangiato da una quarantina di tossici. Non so di chi sia, sul suo collare c’era scritto solo il suo nome, se “The Pet” si può definire un nome» dicitura al posto della quale ora campeggiava uno “Strufolo” scritto col pennarello indelebile «I suoi ex padroni non avevano fantasia».
 
«Non sembra molto contento» disse Finn, alludendo ai ringhi.
 
Hallow fece voltare “Strufolo” verso di sé. «O beh, allora ti riporto da quelli che volevano mangiarti. Sono un po’tantini anche per te».
 
Qualcosa nel sorriso quasi onnipresente della donna dovette far intuire al cane che non scherzava affatto, perché iniziò a guaire, si liberò dalla presa di Hallow e si appiccicò a Ember.
 
«Come ti dicevo, Ember, ecco il tuo nuovo cane!»
 
«Io… grazie» disse la giovane, stringendo il guinzaglio.
 
Non sapeva perché ma guardando quella bestia, che a dir le verità le lasciava più di un dubbio su quale fosse la sua vera razza, si sentiva prudere la nuca. Una sensazione sgradevole quanto l’inizio di un brutto presentimento.
 
La famigliola di seekers, più il nuovo animale domestico, uscì fuori dal vicolo.
 
«Ehi!» esclamò Finn, venendo trascinato via da una folla urlante e spaventata che fino a poco prima non c’era «Che succede?»
 
«Finn!...» esclamò Ember «Finn, cos-»
 
Non riuscì a finire la frase, perché la madre trascinò lei e le bestia nuovamente dentro il vicolo.
 
«Mi sa che dobbiamo rimandare il pomeriggio di shopping e cercare di spostarci altrove» disse Hallow «Ho visto dei soldati di Stiria in lontananza e ora li sento anche in aria» aggiunse, facendo appiattire Ember contro il muro «Non vorrei che abbia deciso di sgombrare questa parte di Pettinathia proprio oggi».
 
«“Sgombrare”?» ripeté Ember.
 
«Dai suoi abitanti, nighean ùr. Pettinathia è un casino ma, se in certi posti il casino diventa troppo anche per i gusti di Stiria, non ci mette molto a sterminare tutti» spiegò la femme «Non credevo che fosse il caso di questo settore però» alzò lo sguardo e diede un’occhiata al tetto del palazzo accanto al quale si trovavano «Prendi Strufolo, voliamo lassù adesso».
 
Ember obbedì, pensando che Hallow dovesse aver calcolato il momento giusto per farlo senza essere viste, e infatti così fu.
 
«Qui sei all’ombra e coperta da questa tettoia, è mezza scassata ma è meglio di niente. Se resti qui dovresti essere a posto, non conto di stare via tanto» disse Hallow «Vado a cercare di capire che succede, a cercare una strada un po’più sicura e magari anche a vedere che fine ha fatto tuo fratello. Da tempo non c’è più ragione di preoccuparsi davvero per lui… però certe cose possono essere sempre poco carine» aggiunse.
 
Ember si rannicchiò sotto la tettoia. «Va bene, però cercate di tornare presto sul serio, sì? N-non mi sento molto tranquilla quassù».
 
«Contaci» sul volto di Hallow comparve un’espressione vagamente dispiaciuta «Quando ci vediamo capita sempre qualcosa. È anche per questo che ultimamente sto cercando casa altrove».
 
«Credo che sia una buona idea».
 
Rimasta sola assieme a Strufolo, Ember non poté fare a meno di pensare a come quella sensazione provata prima si fosse rivelata esatta.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Nickel riteneva che quella di Tarn di dividersi in coppie in caso di necessità fosse stata una buona idea. Benché non si reputasse totalmente indifesa -possedeva anche un registratore nel quale Tarn aveva inciso un messaggio vocale paralizzante- quella era Pettinathia, e lei trovava confortante la vista di Vos sui bassi tetti di quella via.
 
Così come i soldati di Stiria cercavano il cane, o quel che ne restava, sia a terra che in aria, loro stavano facendo una cosa analoga in strada e sui tetti. Quando prima aveva comunicato con Kaon aveva anche saputo che lui e Tarn avevano avuto un’idea analoga.
 
I palazzi erano uno vicino all’altro, dunque per Vos fare un saltello per procedere avanti era uno scherzetto, cosa che invece per lei sarebbe stata un po’ più difficoltosa, sia per la statura, sia perché non amava eccessivamente l’altezza. Non soffriva di vertigini né aveva altri disturbi ma, potendo, Nickel preferiva restare con le ruote ben piantate a terra; probabilmente era un riflesso del suo carattere, anch’esso poco tendente a “voli” di qualunque genere, specie pindarici.
 
Sbuffò quando vide arrivare un fiume in piena di gente urlante. I soldati di Stiria avrebbero dovuto essere d’aiuto, ma di fatto fino a quel momento stavano risultando più d’impiccio che altro: vedendone arrivare tanti la gente del posto, quella che riusciva a reggersi in piedi, pensava a uno sterminio di massa e iniziava sempre a fuggire gridando. Un male, perché il caos non era positivo in una missione di ricerca.
 
“In compenso sembra che stiano riuscendo a direzionare altrove la gente” pensò, guardando i soldati coprirsi dietro scudi bianchi come le loro maschere e cercare di disperdere il flusso di tossici.
 
Decise di sedersi qualche attimo su quel che restava di una panchina per dare più comodamente un’occhiata al suo datapad. Avevano già battuto buona parte dell’area loro assegnata senza ottenere risultati, cosa di cui non poteva dirsi sorpresa. Probabilmente l’animale era stato mangiato davvero, purtroppo per Kaon.
 
“Se ne farà una ragione, prima o poi” concluse, rimesso il pad al proprio posto “Ora riprend-”
 
Non riuscì a completare il pensiero, perché si sentì afferrare da qualcuno che poi schizzò subito in volo verso l’alto.
 
«Ma sei una bambola bellissima! Chi è che ti ha lasciata in giro?... sul serio, giocattoli ne ho tanti ma una fatta così bene non l’avevo mai vista».
 
Quando Nickel iniziò a riprendersi dallo stupore vide che a rapirla era stato un seeker dall’elmo rosso sfumato di nero e le ottiche verdi, a lei totalmente sconosciuto.
 
«Lasciami subito! Non sono una bambola! Non sono una cazzo di bambola! Mettimi giù!»
 
Il mech rise. «Una bambola che dice le parolacce! Bellissimo! Mia madre e mia sorella ti adoreranno… quando le ritroverò. Sicuramente stanno e staranno benissimo ma devo ancora capire cosa combinino quei soldati lì sotto. Il fatto che non mi stiano inseguendo però può significare solo che non mi hanno visto o che non hanno in programma uno sterminio» disse tra sé e sé.
 
«Stermineranno te se non mi lasci immediatamenteeEEEH!» gridò Nickel, precipitando dopo essere stata lasciata cadere.
 
Salvo essere riacchiappata tre secondi dopo.
 
«Non ti avrei mai lasciata cadere giù davvero» disse lo sconosciuto «Come non ti avrei lasciata in mezzo al casino che c’è laggiù, poteva capitarti di tutto. Sapevo che qui a Pettinathia esistono cose che non esistono, però una bambola con un’IA adattiva così sviluppata mi ha sorpreso».
 
«Te lo ripeto di nuovo: non sono una bambola, sono una minicon!» insistette Nickel, cercando di far penetrare il concetto in quella testa dura. Sempre che non fosse entrato da un pezzo e lui stesse solo fingendo il contrario «Una minicon della colonia di Prion, e del “casino” di cui parli non ho paura, quindi riportami immediatamente dov’ero!»
 
Avrebbe voluto utilizzare il registratore datole da Tarn, ma non sarebbe stato conveniente paralizzare il tizio, non ora che erano in volo.
Tentò di utilizzare il comm-link: niente. Sentiva solo una serie di statiche.
Era sola con un tossico di Pettinathia che l’aveva appena rapita.
 
«Non ho idea di cosa sia un minicon, è il nome del tuo tipo di bambole? Mi piace. Per caso ti hanno dato anche un nome proprio? Io mi chiamo Finn. Tu?»
 
«Chi se ne importa! Io voglio tornare a terra, non voglio avere niente a che fare con un tossico di questa fogna di città! Riportami! A! Terra!»
 
«Io non vivo qui, sono solo in visita, e per il resto l’unica droga per me è il Tyger. Hanno di tutto là dentro. Tralasciando il fatto che questa città sia un Tyger a cielo aperto per drogati e gente in cerca di ottiche e chissà che altro… sei mai stata in un Tyger? Eh, Chiseneimporta? Ci sei mai stata?»
 
Si stavano allontanando dal centro a gran velocità, e quel seeker malnato non accennava ancora a scendere.
 
«Tu non mi hai appena chiamata “Chiseneimporta”. Mi rifiuto di crederlo» borbottò Nickel, visibilmente esasperata «Fammi capire, sei un cretino o ti stai divertendo a prendermi in giro?!»
 
«Può darsi!»
 
«Può darsi cosa?!»
 
«Decidi tu, per me fa lo stesso» sorrise il mech.
 
«Tu sei la persona più esasperante che conosca, e io ho a che fare con persone che tornano da ognuna delle loro uscite con cadaveri maciullati e fluido craniale in bocca!» sbottò il minicon.
 
«Ah, ma allora sei proprio una bambola di Pettinathia. Eppure avevo capito che non abitassi qui».
 
«Se non torniamo a terra subito faccio schiantare entrambi, sei avvisato!» lo minacciò Nickel, cercando di tirare fuori il registratore…
 
Che le cadde di mano.
Ovviamente.
 
«Attenta!» esclamò Finn, riuscendo a recuperare l’oggetto «Sarebbe stato un peccato perderlo anche se è vecchiotto. Collezioni ciarpame anche tu? O faccio meglio a non ascoltare quel che c’è registrato sopra?»
 
«Perché mi hai presa? Che vuoi da me, si può sapere?!... che giornata!» sbuffò «Prima Helex e Tess si fanno distruggere l’inguine da quella donna, non ho idea di come, poi perdiamo il cane, ora questo!»
 
«Per caso il cane aveva un collare con scritto “The Pet”?» le chiese Finn, dopo un attimo di riflessione.
 
«C-cos… sì!» allibì Nickel, incredula che quel tipo potesse avere qualche informazione utile «Esatto! È quella la ragione per cui siamo tornati qui, stiamo cercando lui! Dove l’hai visto? Chi lo ha?!»
 
«Se non l’ha portato via la folla com’è successo a me, dovrebbero averlo ancora mia sorella e mia madre. Non preoccuparti, sta bene, anche se ora si chiama “Strufolo”!»
 
«Chi dà un nome del genere a un cane?!»
 
“E poi cos’è uno strufolo?!” si chiese Nickel.
 
«Beh, mia madre. È…»
 
Il seeker non finì la frase, fermandosi a mezz’aria.
 
«Senti, se devi farti prendere un collasso perlomeno cerca di atterrare, prima!» sbottò Nickel «Cosa mi stai indicand…»
 
Era l’insegna a led di un negozio di Tyger.
Il Tyger più grosso che Nickel avesse mai visto.
 
«Andiamo lì dentro subito!» esclamò il seeker, atterrando in fretta e furia davanti all’ingresso «Hanno praticamente aperto un Tyger nel Tyger, che bella cosa!»
 
Mentre entravano nel grosso complesso -che notarono essere pieno di guardie e dunque, forse, uno dei posti vagamente meno rischiosi in città- Nickel fece un sospiro nervoso. «Posso capire il fatto che mi hai presa per allontanarmi da quello che credevi fosse un pericolo, per quanto mi sembri tuttora assurdo, ma perché vuoi portarmi con te a fare shopping?!»
 
«…e poi questo, questo, oh quest’altro non ce l’ho proprio, poi questo, quello, e anche questo!» disse Finn, riempiendo man mano un carrello con oggetti strani, inutili e dall’uso misterioso senza dare mostra di ascoltarla minimamente.
 
«Ehi! Ascoltami due secondi!» esclamò la minicon, puntando l’indice in faccia a Finn «Portami da tua madre e tua sorella se mai, così mi riprendo il cane e la facciamo finit-»
 
Il suo dito indice venne inglobato da un tentacolo di gomma rosso.

Il solo desiderio di Nickel in quel momento fu infilarlo su per il canale di espulsione di quello scriteriato.

 
«E comunque non hai tutti i torti, fammele chiamare, va’» disse il seeker attivando il comm-link «Ehilà Ember! Tutto ok?»
 
“Perché il mio comm-link non funziona e il suo sì?!” si domandò Nickel.
 
Sto bene. Io e Strufolo siamo su un tetto, mamma ci ha fatti salire quassù, ha detto che sarebbe andata a cercare di capire cosa succede ma non è ancora tornata e il numero di soldati a terra e in aria sta aumentando!
 
«La buona notizia è che probabilmente Stiria non li ha mandati lì a massacrare la gente, nessuno mi ha rotto le scatole quando mi sono alzato in volo, quindi credo che tu possa stare tranquilla. Hallow tornerà presto di sicuro».
 
“Ha detto ‘Hallow’? Dunque quella femme è sua madre?! Questo in effetti spiega tante cose” pensò la minicon, con una smorfia.
 
Lo spero. Non mi piace stare da sola, non qui. E sì che dovrei essere abituata a certi postacci! Tu dove sei?
 
«Abbastanza lontano dal centro ormai. Ho soccorso una bambola che-»
 
«Per l’ultima volta, io non sono una bambola, quello che avete è il nostro cane e se i soldati di quel pugno in un occhio di una seeker sono in giro è perché stanno cercando lui! Ecco!» sbottò Nickel, sperando che la sorella di Finn l’avesse sentita «Quindi ora lascia la bestia sul tetto, vai dove ti pare e tu» indicò Finn «Riportami subito dove mi hai trovata!»
 
Il mech scoppiò a ridere. «Certo che potevi dirlo prima. Tutto questo caos dunque è per Strufolo? Com’è che Stiria si è scomodata tanto?»
 
«Quando la Decepticon Justice Division chiede qualcosa di solito viene accontentata» ribatté Nickel.
 
«Aaah, ecco. O beh, se le cose stanno così allora è tutto a posto, Ember, molla Strufolo e raggiungici qui al Tyger».
 
Nickel avrebbe avuto tante cose da dire sul fatto che il figlio fosse peggio della madre, ma tutto quel che le sarebbe venuto fuori dalla bocca in quel momento sarebbe stato uno “Io non”.
 
Credo proprio che lo far- oh cazz- –
 
«Ember? Ember, che succede?!»
 
Servì qualche secondo perché dall’altra parte giungesse risposta.
 
Un tizio è saltato sul tetto, sto cercando di nascondermi e di chiamare Hallow ma non so- Strufolo, ferm-
 
ECCOLO! ECCOLO! Ma da dove sei sbucato?! Non scappare mai più!... TARN! Ho trovato il cane!
 
Per una volta dal viso di Finn scomparve il sorriso. «La buona notizia è che i tuoi amici hanno trovato il vostro cane, la cattiva è che dobbiamo salutarci» diede a Nickel due belle manciate di shanix, le mise sulla testa un fiore finto preso dallo scaffale accanto e fece il baciamano alla mano con l’indice “tentacolato” «Fai shopping anche per me. Addio, 
Chiseneimporta
 
«Non puoi mollarmi qui! EHI! Riportami dove… niente, è andato» allibì Nickel «Io non… io… che senso ha tutto questo?!» sbottò, cercando inutilmente di togliersi il tentacolo dal dito.
 
 
 
 
 
 
.: Circa un minuto prima, palazzo di Stiria :.
 
 
 
 
 
«Solo perché abbiamo degli amici in comune non vuol dire che tu possa spuntare all’improvviso quando ti pare! E te l’avevo già detto una volta! Porca Solus!»
 
Hallow, comparsa dietro Stiria quasi di botto e per nulla interessata al fatto che alcuni dei sottoposti di quest’ultima fossero finiti KO a causa del suo strillo spaventato, si limitò a sorridere come suo solito.
 
«Forse in quel momento stavo ascoltando la musica e non ti ho sentita. Volendo informazioni ho pensato di chiederle direttamente alla fonte, per cui… io e i miei figli abbiamo deciso di fare un giro in centro in un giorno di massacro?»
 
«No. La voglia ora ce l’ho, ma no» rispose Stiria con uno sbuffo «È tutta colpa di quei brutti idioti cretini mongoflettici possano finire tutti morti male a botte di antimateria della DJD. Hanno perso il cane e vengono a rompere la valvola a me!»
 
«Considerando che ai due più grossi ci ho già pensato io poteva andarti peggio, tre dei quattro che rimangono sono piccoli e una non ha nemmeno il cavo».
 
«Non in quel senso! E non gliela darei nemmeno con la valvola di un’altra! Ma poi fosse bello, quel cane» mostrò ad Hallow l’immagine della bestia «Sembra quasi la alt mode animale rovinata di un transformer lobotomizzato! A guardar bene potrebbe anche esserlo davvero. “Domesticazione”… potrebbe diventare un altro business» disse tra sé e sé la giovanissima seeker.
 
A tutte le unità: il cane è stato trovato, ripeto, il cane è stato trovato. Missione conclusa – fu la trasmissione che giunse nel palazzo di Stiria – Rientrare immediatamente alla base.
 
Stiria applaudì perfino. «Oh, perfetto, almeno si tolgono dalle scatole! E puoi toglierti di torno anche tu, Hal-»
 
Si interruppe.
Accanto a lei non c’era più nessuno.
 
«Vabbè» concluse Stiria, con un’alzata di spalle.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
«Esci fuori… ti ho vista lì dietro!»
 
La vita di Ember non era stata sempre rosa e fiori, in verità c’era stato più di un momento un po’ “rischioso”, ma quello era indubbiamente tra i peggiori.
Era sola, era a Pettinathia e Strufolo era l’animale domestico perduto della Decepticon Justice Division: avrebbe voluto soltanto che si trattasse di un incubo.
Se solo lei e Finn fossero stati informati della cosa un minuto prima, se solo Hallow fosse stata lì… ma non era andata così.
 
“Dovrei cercare di volare via, ma se mi sparasse? La distanza è molto ravvicinata e questa è gente abituata a colpire anche bersagli in volo”.
 
Tutto vero, però doveva tentare lo stesso. Magari poteva cercare di raggiungere il limitare del tetto, scendere, allontanarsi un po’ e poi volare via, riducendo le possibilità di essere avvistata e/o colpita.
 
Iniziò a muoversi rapidamente, ma…
 
«Ehi!»
 
Un mech non particolarmente robusto, con due antenne tesla sulle spalle e le ottiche nere -“O sono del tutto assenti?!”- riuscì comunque a coglierla di sorpresa.
 
«Allora il mio cane era con te. Di un po’, dove l’hai trovato?»
 
«Io…» si fece coraggio quanto bastava per rispondere, pur continuando a indietreggiare «Stava per essere mangiato da un gruppo di persone, e-»
 
«Aspetta, ma tu sei lei! Nera lo sei, le ottiche arancio le hai e hai anche le catenelle sulla testa, sì, sei proprio lei. Ah!» applaudì. Ora che aveva recuperato la sua bestia e teneva stretto in mano il suo guinzaglio era tornato di ottimo umore «Avevo sperato di incontrarti, dovevo assolutamente chiederti due cose: la prima è il tuo contatto privato, la seconda come hai fatto a ridurre in quel modo Helex e Tess insieme, non avevo mai visto una cosa del genere!» rise «Se poi volessi mostrarmelo…»
 
«Non ho idea di cosa tu stia parlando, mi stai scambiando per qualcun’altra» ed Ember aveva anche un’idea piuttosto precisa di chi potesse essere «Sono contenta per te e il tuo animale, ora se vuoi scusarmi…»
 
«Via datapad avevi tutto un altro atteggiamento, sai?»
 
L’indietreggiare di Ember finì quando sentì le proprie ali andare a sbattere contro qualcuno.
 
«Ha un altro atteggiamento perché non è lei, Kaon» disse Tarn «Anche se la somiglianza è impressionante, te lo conce-»
 
Solo i riflessi ottimamente allenati permisero a Tarn di intercettare con entrambe le mani la cisterna vuota, sradicata dal tetto di un palazzo vicino, che gli arrivò addosso con la forza di un proiettile.
La potenza del lancio fu tale da farlo finire oltre il limitare del tetto, al quale riuscì comunque a restare attaccato con una mano, mentre Kaon ed Ember guardavano la scena con aria confusa o basita.
 
«Ember! Vai!» esclamò Hallow scagliandosi addosso a Kaon, il quale cadde a terra «E non voltarti».
 
Per vari motivi la giovane femme e sua madre non si conoscevano da moltissimo tempo, ma c’era una cosa che Ember aveva imparato subito: se Hallow diceva di scappare, era il caso di darle retta più alla svelta possibile.
Anche se significava sentirsi un po’in colpa.
Anche se, pur conoscendo sua madre come un tipo che sapeva cavarsela, un minimo di dubbio restava sempre.
Decollò più in fretta di quanto avesse mai fatto in vita sua e, obbedendo alla sua creatrice, non si voltò indietro.
 
«Immagino che tu non sia qui per una conness- ah!» esclamò il Decepticon privo di ottiche, evitando per un soffio di trovarsi la spada di Hallow infilata nel cranio «Direi di no».
 
Detto ciò, rassicurato anche nel vedere Tarn avvicinarsi rapidamente, colpì la femme una potente scarica elettrica.
 
«Peccato che debba finire così… proprio un peccato» disse poi, aumentando ulteriormente il voltaggio e riconoscendo subito il familiare rumore di un T-Cog andato in pezzi «Tarn! Che ne facciamo?»
 
«Non ci sono molti dubbi su questo punto, ormai» fu la risposta del Decepticon.
 
Fu allora che Hallow scattò e, col suo solito sorriso e una mano di Kaon tenuta ben stretta, estrasse la spada dal terreno conficcandola dritta nell’addome metallico del comandante della DJD, che si trovò infilzato e vittima di una scarica elettrica che per chiunque altro sarebbe stata devastante.
 
«Cos- NO!» gridò Kaon, interrompendo subito l’azione «Tarn! N-non volevo, giuro!»
 
L’azione aveva colto di sorpresa entrambi i Decepticon, Kaon in particolare che tutto si sarebbe aspettato meno che di essere utilizzato per folgorare il proprio capo, e Hallow ne approfittò per cercare di andarsene, abbandonando la spada dove l’aveva infilata.

I danni subiti tuttavia l’avevano rallentata.

 
«Tu non vai da nessuna parte» disse Tarn, che si era già ripreso dalla scarica, in un ringhio cupo.
 
L'avevano rallentata troppo.

Il colpo del doppio cannone a fusione di Tarn raggiunse la schiena di Hallow e la trapassò, lasciando nel busto della femme un foro grande quasi quanto il busto stesso; dopo ciò, la seeker cadde come corpo morto cade.
 
Per qualche istante né i due mech né la bestia emisero alcun suono.
 
Kaon fu il primo a spezzare il silenzio. «Non volevo colpire te, non ho fatto apposta, lo giuro, credevo che lei stessa non potesse muoversi mentre una scarica del genere la-»
 
Tarn lo interruppe con un cenno. «Se quella femme non aveva preso il Nuke» alias un composto molto raro in grado di potenziare le prestazioni come nient’altro «Doveva comunque aver messo le mani su qualcosa di molto simile. Tu però non potevi prevederlo» continuò il Decepticon, sfilando la spada di Hallow dall’addome con un gesto secco e porgendola a Kaon «Come non potevo farlo io stesso».
 
«Hai bisogno di cure, quella ferita è profonda, dobbiamo tornare alla Peaceful Tiranny e… Tarn? Mi stai ascoltando?»
 
Tarn, tenendo una mano premuta sulla ferita che perdeva energon, si avvicinò al cadavere di Hallow e lo sollevò con un singolo braccio. «Qui sotto ho visto un inceneritore».
 
Tutti e tre -cane incluso- scesero dal tetto e raggiunsero uno degli inceneritori che a Pettinathia, spesso, sostituivano i cassonetti.
 
«Getta dentro la spada» disse Tarn.
 
Kaon,  eseguì l’ordine appena il suo capo ebbe posto nell’inceneritore anche i resti di Hallow. «Fatto. È finita? Possiamo veramente dire che la nostra permanenza a Pettinathia è finita?»
 
«Decisamente, Kaon».
 
«Devo dire a Helex e Tess di portare qui l’astronave? Meno ti muovi meglio è».
 
Tarn annuì. «Sì, e comunica a Vos e Nickel le coordinate».
 
Kaon obbedì, parlando prima con Tesarus e Helex, poi con Vos.
 
La faccia che fece dopo aver parlato con quest’ultimo fece venire a Tarn il prurito sulla nuca che, lui non poteva saperlo, era venuto a Ember in precedenza.
 
«Kaon».
 
«Mmmh?»
 
«Non ci sono altri problemi, vero? Vos e Nickel sono a posto, giusto?»
 
«Ecco» esitò Kaon «In verità… da quello che dice Vos, pare che Nickel sia dispersa da un po’…»
 
Lunga pausa di silenzio da parte di Tarn.
 
A poca distanza, un mech sconosciuto urlò un bestemmione perfetto per esprimere lo stato d’animo di entrambi i Decepticon in quel momento.
 
«Kaon».
 
«Sì?»
 
«Se ora confessi di star scherzando sono disposto a perdonarti. Basta che tu dica “No, Nickel non è dispersa, non abbiamo ritrovato un componente del gruppo e perso un altro”. Sono disposto a lasciar correre» fece un sospiro e si passò una mano sul volto coperto «Davvero, lo giuro su “Towards Peace”».
 
Lui in quanto fervente Decepticon non aveva altre fedi, se mai combatteva quelle altrui, ma in quel momento ebbe il sospetto di essere morto e di trovarsi in quello coloro che credevano nell’Afterspark, Primus, Mortilus e tutto il resto chiamavano “Inferno”.
Pettinathia in fin dei conti sarebbe stata benissimo in quella parte.
 
«Purtroppo non sto scherzando, ma pensiamo a una cosa per volta» Kaon indicò la Peaceful Tiranny, ora visibile in lontananza «La ritroveremo, ritroveremo tutti, sono sicuro!»
 
“Non ne usciremo mai” pensò Tarn “Se anche ritroveremo Nickel in futuro sarà solo questione di tempo prima che un altro di noi sparisca. Probabilmente sparirò io. Non ce ne andremo mai da Pettinathia”.
 
Proprio in quel momento Kaon ricevette un altro contatto.
 
Kaon! Kaon, qui Nickel, mi ricevi?
 
«Nickel!» esclamò il mech «Dove sei?! Vos ci aveva appena comunicato di averti persa da un pezzo!»
 
Sono in un Tyger, ti sto inviando le coordinate. Vi avrei contattati prima ma il mio comm-link non funzionava, ho qualche sospetto che non fosse casuale...
 
«In un Tyger?» ripeté Tarn, esterrefatto «Non ho capito bene: sei sparita nel mezzo di una missione di ricerca per andare a fare shopping?!»
 
Mi hanno rapita. Mi ci hanno portata. Ho un tentacolo di gomma incastrato su un indice.
 
Tarn iniziò a sospettare che, se per loro il tutto era stato esasperante, a Nickel non dovesse essere andata molto meglio.
Nonostante il Tyger.
Le spiegazioni sarebbero state dovute, una volta recuperata.
 
Venitemi a prendere. Venitemi a prendere, andiamo via da questa città di pazzi, andiamo via subito!
 
«Arriviamo» concluse Tarn.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Quello dei due fratelli seeker, Finn ed Ember, da incontro che doveva essere rischiò di trasformarsi in uno scontro a mezz’aria a causa di velocità e disattenzione.
 
«Che- Ember!» esclamò il mech, stringendo la sorella tra le braccia abbastanza robuste per essere quelle di un seeker «Ember, stai bene? Sei ferita? Cos’è successo?!»
 
«I-io sto bene. Sto bene» riuscì a dire la giovane, ancora spaventata «Ma nostra madre… Hallow mi ha detto di scappare, mi ha detto di volare via e non guardare indietro, io-»
 
«Se ha detto così hai fatto bene a darle ascolto. Non ha parlato in questo modo senza ragione» la rassicurò Finn.
 
Tentò di contattare Hallow tramite comm-link: nulla.
A dirla tutta il comm-link non era solo chiuso, risultava proprio inesistente.
 
«Non risponde?» si allarmò Ember.
 
Sapeva che restando lì non avrebbe potuto fare molto per aiutarla, sapeva che avrebbe finito solo con l’essere d’intralcio o a fare la brutta fine che Hallow aveva voluto evitarle, ma quella preoccupazione mista a senso di colpa era un sentimento piuttosto comprensibile e “umano”.
 
Finn scosse il capo. «No. Possiamo far passare del tempo e andare a dare un’occhiata in seguito, ritengo che sia la cosa migliore. In ogni caso non credo ci sia di che preoccuparsi, rispunterà sicuramente fuori tra un po’ col suo “Ehilà!”. Tranquilla».
 
«Sei sicuro di quello che dici?»
 
Finnan annuì. «Assolutamente».
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Quando Nickel venne recuperata da Vos -anch’egli assegnato alle pulizie come Helex e Tesarus, per aver perso la compagna di squadra- e riportata nella Peaceful Tiranny, le facce del resto della Decepticon Justice Division divennero da assoluto primo piano.
 
«Nickel… tu sei proprio sicura di essere stata rapita?» domandò Helex.
 
Questo perché il loro medico di bordo, con un’espressione esasperata come non l’avevano mai vista, si trovava seduta in un carrello pieno di roba alla quale molti di loro non avrebbero saputo dare un uso, aveva effettivamente un indice incastrato in un tentacolo di gomma e aveva un fiore finto sulla testa.
Sembrava che avesse seguito il consiglio di Finn di “fare shopping anche per lui”, con gli shanix che Finn stesso le aveva lasciato; un giusto risarcimento, dopotutto.
 
«Guardami in faccia. Guardami» disse la minicon, indicandosi il volto con il tentacolo «Ho conosciuto qualcuno che è più esasperante di tutti voi messi insieme, e credetemi se vi dico che non pensavo fosse possibile! In nome di Prion, il figlio è più fuori di testa della madre!»
 
«Non ti seguo» disse Tarn.
 
Stavano lasciando Pettinathia.
Stavano decollando.
Finalmente.
 
«A rapirmi è stato il figlio di quella che ha ridotto così voi due» indicò Helex e Tesarus «Il figlio di quella Hallow, o come si chiamava. Non chiedetemi perché l’abbia fatto o che senso abbia tutto questo perché non ne ho la minima idea e, come vi accennavo prima, inizio a sospettare che c’entrasse lui coi malfunzionamenti del mio comm-link. Non so come» aggiunse «E in tutto ciò si è preso anche il mio registratore, Tarn, quello che tu mi avevi… oh» si stupì, trovandolo in uno scomparto «Quand’è che l’ha rimesso a posto?!»
 
«Quindi di figli senza madre ne sono rimasti due» commentò Kaon.
 
«L’avete uccisa?» si stupì Nickel, notando solo in quel momento un particolare fondamentale «Tarn! Hai una ferita e non mi dici nulla?! Sarebbe stata la prima cosa da dirmi, altro che chiedere di me! Andiamo immediatamente in infermeria, e niente storie!»
 
Tesarus, che stava guardando l’esterno della nave, parve notare qualcosa fuori posto. «Kaon, sei sicuro?»
 
«Di cosa?»
 
«Di aver ucciso quella femme. Sei sicuro?»
 
«L’ho uccisa io stesso e in seguito l’abbiamo gettata in un inceneritore» disse Tarn «Perché lo domandi?»
 
«Perché è in piedi sulla prua dell’astronave e ci sta salutando».
 
L’intera squadra corse verso il vetro, e quel che tutti videro non lasciava margine di errore: Hallow, con la sua corazza nera e color ruggine, con le sue catenelle come “capelli” e il suo largo sorriso vagamente inquietante, li stava salutando con la mano sillabando un “Ehilà!”.
 
«L’avevamo uccisa! L’avevamo ammazzata, dico sul serio, aveva preso una scarica elettrica, il T-Cog si era rotto, aveva un buco sul petto grosso come la mia testa, l’abbiamo gettata davvero in un inceneritore!» disse Kaon, concitato e leggermente stridulo «Diglielo, Tarn! Diglielo!»
 
«Lo avevamo fatto, senza alcun dubbio».
 
A un certo punto, quando fu certa di essere stata vista da tutti, la videro fare un salto all’indietro piuttosto teatrale e sparire così, precipitando nel vuoto.
 
Ciò causò l’ennesima pausa di silenzio in quella giornata assurda.
 
«La prossima volta» esordì Tarn «Pagheremo via telematica, caricheremo i T-Cogs senza atterrare neanche per un minuto e andremo via da Pettinathia immediatamente».
 
Il resto della squadra rispose con un brusio di assenso.
 
«E ora, con buona pace di tutti, rotta verso il pianeta Terra!» ordinò poi.
 
«E tu rotta verso l’infermeria!» gli ricordò Nickel.
 
Tarn obbedì.
Non aveva idea di cosa l’avrebbe atteso sulla Terra, non aveva idea se sarebbe riuscito o meno a far visita a Lord Megatron, a sistemare quella vecchia questione e a riportare a casa -a casa, nella sua astronave- chi desiderava riportare a casa, ma una cosa era certa: qualunque cosa, qualunque, sarebbe stata meglio di quel giorno libero di cui pentirsi.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
Eeee anche questa mini long è finita! :D
Vorrei dire qualcosa di più, ma Hallow non mi permette di tradurre le sue parole strane neanche stavolta.
Così come non mi permette di dire nulla di più su certi fatti di cui avete appena letto :’D
Una cosa però posso e devo dirla: (Eve) Hallow(s) e Finn(an) sono interamente miei, mentre Ember è un’OC creata da vermissen_stern, qui declinata in forma robotica :)
 
Ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui e vi lascio un disegno della famigliola (Finn, Hallow, Ember) ;)





 
   
 
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