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Autore: MM_White    21/12/2019    1 recensioni
Come si vince al torneo delle coppe? Corteggiando e conquistando le ragazze più "difficili" di Hogwarts.
E cosa si vince? Che domande, la soddisfazione di aver vinto!
È alla sua seconda edizione che Draco dà il via in un momento di pura noia, scegliendo di importunare la bella Corvonero Keira Blackheart, migliore amica dell'alunna più brillante del suo anno. Stiamo parlando di Hermione Granger, ovviamente, la quale invece verrà scelta dall'affascinante Serpeverde Theodore Nott.
Le due ragazze saranno così ingenue da cascarci?
Dal capitolo 9:
Hermione ride ancora ed io, che credevo che ridere di lei fosse appagante, non sapevo quanto fosse ancora più gratificante farla ridere.
Io che ultimamente mi divertivo a beffeggiarla, alludendo che in realtà fosse una vipera degna di allargare le file dei serpeverde, non sapevo quanto invece il cappello parlante ci avesse visto giusto, quella lontana notte dello smistamento.
Perchè non sapevo quanto fosse forte e coraggiosa e leale.
E mi dispiace che abbia bevuto la pozione cura ferite perchè, seppur senza volerlo, quei segni sul collo glieli avevo provocati io.
Quei raschi erano un marchio, un chiaro e limpido avvertimento: questa ragazza è mia.
Ma adesso non ci sono più. Scomparsi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Theodore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Altro contesto, Da VII libro alternativo
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Capitolo tredici: oltre il muro

 

Hermione

 

«Dovrei essere io.» Dico in tono fermo. «Io, ad avercela con te, mi sembra.»

Keira Blackheart mi fissa a lungo, poi scuote il capo con un sorriso sghembo.

«Sai Hermione, sono tornata a pensarci più volte, su come si sono susseguite le cose.»

«L'ho fatto anch'io. E alcune di queste cose proprio non me le spiego.»

«Già, parecchio strano.»

«Vuoi saperne una?» Mi avvicino a lei di un passo, per poter abbassare il tono di voce. «Hai assunto la mia identità per cercare di smascherare Nott e Malfoy ma non mi sembra che tu ci sia riuscita. Cosa hai fatto in realtà fingendoti me?»

«Oh, invece ho fatto delle sorprendenti scoperte.»

«Sono tutta orecchi.»

Con la sua solita compostezza, la Corvonero si mette a sedere sul materasso appena preparato per la notte.

Le gambe e le braccia incrociate, lo sguardo vispo e affilato, le labbra increspate.

Tutto nel suo atteggiamento suggerisce chiusura nei miei confronti.

La consapevolezza che niente di quello che io possa dire o fare potrebbe indurla a cambiare l'idea che le frulla in testa.

E il color ambra dei suoi occhi si infuoca, quando ritorna a parlare.

«Sei la più grande manipolatrice della storia, Hermione Granger.»

«Senti chi parla.» Sbuffo.

«Allora perchè non hai rivelato a Nott che non eri tu, la sera del ballo?»

«Ti prego, dimmi che stai scherzando.»

«Eppure mi sembravi più che decisa a correre da lui per spiegargli tutto. Non è così?»

 

«Quando svanirà l'effetto della pozione potrai dirgli la verità.»

«È la prima cosa che farò. Ma non aspetterò che la magia svanisca, perchè lo farò immediatamente.»

 

Ma come avrei potuto farlo sul serio?

Se Theo avesse saputo che in quelle ore di follia Keira era me ed io ero Keira, anche Draco ne sarebbe venuto a conoscenza.

Avrebbe saputo... Draco avrebbe saputo che in verità è me che ha baciato.

Che in verità non è a Keira, ma a me che ha sussurrato quelle parole, che si è mostrato vulnerabile.

Che in verità la realtà è solo una menzogna.

E quello che mai avrebbe immaginato di fare l'ha fatto.

La persona dalla quale meno avrebbe voluto sentirsi attratto, l'ha stregato.

Io lo so che è così perchè pur guardando Keira, era me che vedeva.

Era me che voleva.

Ma una volta capito questo, come potrei mai andare avanti? Come si fa a convivere con un fardello simile?

Non solo l'esistenza di Draco, ma anche la mia, crollerebbe con un presupposto del genere.

Hermione Granger e Draco Malfoy che si odiano è una delle leggi che regolano il mondo, insieme alla forza di gravità e alla magia.

Sto ancora cercando una risposta valida da dare a Keira, quando lei interrompe il flusso dei miei pensieri, sempre più minacciosa.

«A questo punto mi sembra logico rigirare la domanda, Hermione. Cosa hai fatto tu, in realtà, fingendoti me.»

«Dopo il colpo basso che mi hai tirato, non meriti nessuna spiegazione.» Sibilo. «Tra l'altro non ricordo molto di quelle ore, dato che ero sotto incantesimo Confundus.»

«Dovresti ringraziare Merlino per questo, mia cara.»

«Ah sì, bhè allora ti faccio provare un po' come ci sente.» Affermo sfoderando la bacchetta. «Magari dopo mi ringrazierai anche tu.»

Ma la bacchetta di Keira era già puntata su di me ancor prima che io finissi di estrare la mia dalla tasca della divisa.

Legno di alloro, undici pollici, nucleo di pelo di Volpe a nove code.

Caratteristica più importante: era nascosta sotto al cuscino.

Alla vista delle bacchette sfoderate, le compagne presenti nel dormitorio si animano improvvisamente, eccitate dall'imminente scontro.

Ma Keira le scaccia subito: «lasciateci sole.»

L'ultima ragazza ad uscire le lancia un'occhiata contrariata, prima di sparire.

«Da queste parti ti rispettano.» Commento con aria assorta.

«Al contrario,» ribatte lei. «Più che altro mi temono. Sono abbastanza intelligenti da capire che posso batterle ad occhi bendati in qualsiasi campo.»

«Ed io invece sono abbastanza stupida da sfidarti.»

Per un breve istante, sul viso di Keira compare un sorriso. Ma le labbra ritornano così velocemente al loro stato iniziale da farmi credere che sia stata solo una contrazione nervosa.

Quindi, anche se cerca di nasconderlo, è agitata.

Immagino perchè, a livello di astuzia e di forza, mi considera sua pari e magari sono l'unica studentessa in tutta la scuola di cui ha una considerazione del genere.

Niente di sorprendente, comunque, dato che a ben pensarci io, effettivamente, sono anche l'unica amica che ha.

Che aveva.

Anche a me trema leggermente la mano, ma faccio di tutto per rimanere calma.

Una strega che non sa impugnare in maniera decisa la propria bacchetta non è degna di questo nome.

«Abbassa la bacchetta Granger. Non c'è storia contro di me.»

«Se non mi reputi alla tua altezza allora perchè non lo fai prima tu?»

Ma nessuna ha intenzione di farlo e così ci ritroviamo in una situazione di stallo.

«Davvero ammirevole, Keira.» Cerco di smuovere le acque. «Prima mi inganni, poi lasci che venga umiliata davanti ad una folla di gente e adesso mi punti la bacchetta contro. Adesso cosa hai intenzione di fare, togliermi di mezzo una volta per tutte?»

«Sei stata tu a impugnare per prima la bacchetta.»

«Reazione instintiva.» Fingo un sorriso. «Ormai mi succede questo quando ti sento anche solo pronunciare la parola Confundus.»

Il viso di Keira si contrae in una smorfia, trasformandosi in una maschera compassionevole.

«Deve essere stato davvero traumatico per te, poverina.» Commenta con una vocina triste.

«Te lo ripeto: vuoi provare tu stessa?»

Ma la mano inizia a tremare di nuovo.

C'è qualcosa che non ho ancora ben chiaro. Un aspetto del suo atteggiamento che non ho ancora afferrato del tutto. E adesso le mie parole appaiono meno decise, meno sicure.

«Keira,» dico assottigliando lo sguardo. «Che cosa è accaduto quella notte?»

La Corvonero non distoglie gli occhi freddi dai miei, impassibile.

Ma non appena abbasso la bacchetta, la vedo sussultare appena.

Paradossalmente, anche se sono io quella ad essersi disarmata, è lei ad apparire vulnerabile.

Mi tornano in mente stralci della conversazione avvenuta solo una manciata di minuti fa.

 

«Non ricordo molto di quelle ore, dato che ero sotto incantesimo Confundus.»

«Dovresti ringraziare Merlino per questo, mia cara.»

 

E subito mi figuro il peggio.

«Che cosa è successo?» Ripeto, disperata. «Qualcuno ti ha fatto del male? È stato Benjamin Nott?»

Keira ruota il capo di lato, dubbiosa, senza il minimo accenno a voler abbassare la bacchetta.

«Cosa centra adesso il fratello di Theo?»

A questo punto non so proprio come uscirne.

Dalle labbra mi sfuggono diversi suoni inarticolati mentre, allarmata, penso a cosa dire per sviare il discorso.

È stata la paura a portarmi su questa strada. Il terrore che Benjamin avesse potuto fare del male a Keira, incollerito dal fatto che con me non ci era riuscito.

Che Keira avesse sofferto al punto tale da aver preferito essere sotto incantesimo Confundus piuttosto che ricordare.

Ma così non è stato, per fortuna, e ora come ora ho solo una gran voglia di sfogarmi con lei.

Di tornare a parlare di tutto come facevamo quando eravamo migliori amiche.

Magari sullo stesso letto con le gambe incrociate contro il petto.

Magari davanti ad una cioccolata calda, al solito tavolo del Tre Manici di Scopa.

Ma i tempi in cui ridevamo spensierate e in cui i nostri unici problemi riguardavano i compiti di scuola non esistono più.

Al loro posto una rabbia e un rancore che non ci appartiene.

Non del tutto.

Mi chiedo se un giorno riusciremo a ricordare di noi solo i momenti felici, e con questi ricordi porre le basi per ristabilire un rapporto pacifico.

Se riusciremo a tornare amiche e, soprattutto, se lo desidero davvero.

E la risposta è sì, cazzo, sì.

Perchè se c'è una cosa che Harry e Ron mi hanno insegnato è che quando si è amici non bisogna mai fermarsi davanti ai muri.

Gli amici, quelli veri, i muri li polverizzano.

Tiro un lungo sospiro e, incoraggiata dal fatto che anche Keira ha abbassato la bacchetta, riprendo a parlare.

Le racconto di quella lunga notte in casa Nott.

Di cosa mi accadde mentre tutti gli altri si ubriacavano e festeggiavano al Ballo delle Luci di Natale.

Ovviamente, tralascio le parti più sconvenienti, ma il succo è questo: mentre la pozione polisucco perdeva lentamente il suo effetto, ho trovato rifugio nell'unico luogo che credevo deserto nel bel mezzo di una festa. Ma la biblioteca aveva già un ospite, il maggiore dei figli Nott.

All'inizio era sembrato gentile, proponendomi di portarmi dei vestiti della mia misura, ma mentre mi cambiavo mi è saltato addosso. Per fortuna, e non ho idea del perchè fosse lì, ci ha pensato Malfoy a soccorrermi. È poi bastato alludere al fatto che fossi fidanzata con Theo, per scoraggiarlo definitivamente, ma se avesse continuato a fare del male? Se avesse puntato a Keira?

Terminato il racconto, la Corvonero si mostra stupita.

«Non lo sapevo Herm.» Sussurra. Forse perchè si è sentita in dovere di dire qualcosa, forse per mascherare la voce tremante.

«Adesso lo sai.» Commento. «Quindi poi Ben...»

«No, non mi ha neanche sfiorata.»

«Bene.»

«Ma sei stata tu, Herm, a vedertela brutta.»

«Acqua passata.»

«E invece no, non avresti dovuto fargliela passare liscia, e poi... poi...» Abbassa le palpebre, mordendosi le labbra. «Non dovresti andarci leggero neanche con me. È colpa mia se hai rischiato di essere stuprata.»

«Colpa tua per cosa, per avere due taglie di seno in più di me? Più curve? Pensi davvero che un maniaco del genere abbia abbracciato l'idea di violentarmi solo perchè mi ha vista mezza nuda?» La mia voce si fa isterica, ma non mi interessa. «I tipi come Benjamin non hanno bisogno di essere incoraggiati per fare quello che fanno. Sono sicura che Theo, ad esempio, non mi salterebbe addosso neanche se mi vedesse sotto la doccia.»

Keira riapre gli occhi ed io vedo il suo viso rilassarsi di nuovo, forse alleggerita dal peso che le premeva il cuore.

Sensi di colpa, parole urlate, bacchette puntate contro.

Siamo davvero diventate questo?

«Per fortuna ci ha pensato Draco, a proteggerti.» La sento mormorare infine.

Ed io so qual'è il sentimento che più ci ha allontanate, ma non posso farci nulla.

Gelosia.

«Sì,» confermo. «Come ti ho già detto non ho idea del perchè fosse entrato anche lui in quella biblioteca. Avrei capito accompagnato da una ragazza, ma da solo... e sì, per fortuna, perchè altrimenti molto probabilmente mi sarei risvegliata qualche ora più tardi. Infreddolita, frastornata e... ferita.»

«Quindi è per questo che siete tornati in sala insieme?»

«Certo, che altro motivo poteva esserci?»

Lei abbassa il capo, nascondendo la parte alta del viso dietro una frangia sbarazzina.

È ora di andare a letto, ora di sciogliere la complicata e austera acconciatura che ingabbia i suoi lunghi capelli corvini.

Quando si ritrova con tutti i ferrettini nel pugno di una mano, solleva finalmente lo sguardo.

«So per certo che c'è stato qualcosa tra voi, mentre avevi ancora le mie sembianze.»

«Keira, per l'ennesima volta: Draco ed io ci odiamo!»

Il pugno si apre di scatto e i ferrettini cadono per terra uno ad uno, tintinnando quando vengono a contatto con il pavimento di pietra.

«Posso accettare di aver distrutto la nostra amicizia, Herm. Posso accettare il mio carattere, i miei errori. E posso accettare anche di non essere mai ricambiata quando amo.» Dice, assumendo un tono apparentemente calmo. «Ma non potrò mai accettare di essere trattata come una stupida, perchè non lo sono.»

E va bene, penso, non è ora di andare a letto.

È ora di scoprire le carte sul tavolo da gioco. Tutte le carte.

«Cosa sai...» Mi esce in un sussurro appena percettibile.

«So che ti sei sciolta i capelli davanti a lui.»

Istintivamente, apro bocca per negare.

Ma poi mi assale un ricordo. Draco che mi chiede se voglio rientrare. Io che con la voce di Keira gli rispondo che non serve, perchè conosco un modo per sentire meno freddo.

I nostri fiati che si condensano in nuvole bianche.

Dove ci troviamo? Sul portico, per riprenderci dalla sbronza respirando aria fresca.

Ed io mi sciolgo i capelli.

Lunghi, lucidi, scuri come quella che mi sembra una notte lontanissima.

«E ora cosa vuoi sapere.»

«Perchè l'hai baciato.»

Il mondo mi crolla sotto i piedi.

Okei, avevo programmato di scoprire le carte ma non potevo di certo prevedere una sconfitta così schiacciante.

Come diamine potrei contrattaccare?

«Mi era appena stato scagliato un Confundus...?» La butto là, per poi pensare subito dopo: brava Hermione, ottima risposta. Perchè non la salvi mentalmente e non la usi ogni volta che devi toglierti da qualche impiccio?

Perchè l'hai fatto? Ero sotto gli effetti del Confundus.

E ora Keira mi guarda in cangnesco.

Non mi stupirei se, da un momento all'altro, la sentissi perfino ringhiare.

«E va bene, va bene, l'incantesimo non centra niente.» Ammetto prima che la Corvonero torni a dare di matto. «Ma non potrei risponderti ugualmente perchè non lo so neanche io. È successo, tutto qui.»

«Quindi mi stai dicendo che a due persone, nemiche giurate, potrebbe accadere di baciarsi... così? Senza un motivo valido?»

«Bhè, sì! Certo che potrebbe accadere se queste due persone erano entrambi ubriachi da far schifo.»

«E non dimentichiamoci che una di queste era sotto incantesimo Confundus.» Ribatte sarcastica Keira, scimmiottando la mia voce.

Allargo le braccia, tentando un sorriso.

Lei cerca di rimanere seria due, tre, quattro secondi. Alla fine però scoppia in una rumorosa risata.

Una risata che mi prende alla sprovvista, ma che alla fine mi trascina con sè.

Si possono ricordare solo i momenti felici?

No, ma c'è una cosa che possiamo fare ed è abbattere i muri.

E se non ci sentiamo molto in forze per farlo, se il nostro spirito è ancora ferito e se il muro che ci si para davanti non è tanto alto, possiamo almeno tentare di scavalcarlo.

Sentendoci ridere, le ragazze rimaste fuori iniziano a rientrare.

Ci lanciano occhiate di sottecchi, come se fossimo matte, cercando di rimanere sempre ad una certa distanza da noi.

E al diavolo se non vogliono starci vicine, a noi non serve.

Perchè ora siamo dalla stessa parte del muro.

Finiamo di ridere nello stesso momento, accorciamo la distanza tra di noi di un passo, ci guardiamo a lungo negli occhi.

Occhi velati dalle lacrime, scintillanti di emozioni.

Poi arriva, l'abbraccio che ho atteso a lungo.

Quello che mi è mancato da morire.

E per tutta la notte, non facciamo altro che parlare. Io dal letto di sopra e lei da quello di sotto.

Assistiamo allo spegnersi dell'ultima candela, ascoltiamo le minacce di schiantesimi se non la finiamo di conversare mentre le altre vorrebbero dormire, ci stringiamo anche la mano, ad un certo punto.

Quasi fossimo state sincronizzate, senza un perchè, io calo la mia e lei solleva la sua.

Le mani si sfiorano, poi si afferrano.

«Hermione.» Mi chiama con voce assonnata.

«Dimmi Keira.»

«Sono felice, Hermione.»

«Anch'io.»

«Serviva una punizione di Silente, per farci riavvicinare.»

«Per favore, non tocchiamo questo tasto.»

Ridiamo.

«Hermione?»

«Mh?»

«Quel giorno, alla festa ho bevuto molto anch'io, te lo ricordi?»

«Certo.»

«Secondo te perchè l'ho fatto?»

Ci rifletto qualche secondo.

«Perchè eri in ansia sulla buona riuscita del tuo piano.»

La butto là, senza nascondere un tono rancoroso.

L'essere stata raggirata e tratta in inganno mi bruciava ancora.

«No, Herm. Bevevo perchè sapevo che di lì a poche ore ti avrei tradita.» Keira stringe un po' di più le dita intorno alla mia mano. «Dovevo trovare il coraggio per farlo.»

«Keira.»

«Sì Hermione?»

«Promettimelo. Promettimi che non ci separeremo più.»

Nel dormitorio cala il silenzio e la risposta che tanto stavo aspettando non arriva.

Poi Keira riprende la parola, qualche attimo prima che mi addormentassi.

«Solo se prima mi prometti che tra te e Draco non ci sarà più niente.»

E allora i miei occhi si spalancano di scatto, aprendosi nel buio della notte.

Per quanto ancora fingerò di non capire, mentendo a me stessa?

Mi ritrovo a pensarci su a lungo.

«Non posso.» Sussurro infine mandando giù un misto di saliva e lacrime. «Perdonami, ma non posso.»

Lei non mi risponde ma, lentamente, scioglie le nostre mani intrecciate.

 

Draco

 

E così, finalmente, questa che mi è sembrata una giornata interminabile, alla fine è giunta al termine.

Prima di oggi, non avevo mai ammirato con tale speranza il sole che tramonta, benedicendolo per non aver tradito neanche oggi l'eterna promessa di lasciare il posto alla luna.

E benedicendo il mio temperamento e la mia capacità di avvolgere il cuore in una nicchia di pietra durante i momenti più difficili.

Mi fa male un po' la testa, forse a causa dello sforzo a cui ho sottoposto costantemente il cervello nel tentativo di far sembrare serpeverdesco tutto ciò che mi circondava.

Senza nessun risultato, tra l'altro, dato che non esiste una Casa più diversa dalla mia di questa.

Ma un elemento in comune l'ho trovato, anche se a poche ore dall'agognata fine.

Il freddo.

Nella torre di Grifondoro infatti, si avverte lo stesso pungente freddo dei miei amati e lontani sotterranei.

È per questo motivo che, per sentirmi un po' più a casa e cercare di affrontare anche questa notte, non indosso i calzini.

Me ne sto qui, con i polpastrelli nudi sulla gelida pietra del davanzale, a guardare fuori dalla finestra il cortile di Hogwarts.

La foresta proibita che si perde all'orizzonte, le serre di erbologia ed il campo di Quidditch.

Da qui si vede perfino il fumo che fuoriesce dal camino della capanna di Hagrid.

E poi, se alzo appena lo sguardo e lo rivolgo verso destra, ecco che si stagliano contro il cielo gli altri imperiosi torrioni del castello.

Uno in particolare attira la mia attenzione, e sono così assorto nel voler captare ogni minimo spostamento d'ombra al suo interno, che quando sento la voce di Potter sussulto appena.

«Insonnia da nostalgia di casa? Povero Malfoy.»

«A quanto vedo è lo stesso anche per te.» Faccio presente in tono gelido. «So che non vedi l'ora che arrivino le vacanze estive per poter tornare alla tua insulsa ma certamente più appropriata vita da babbano.»

«Quanto veleno.» Commenta accostandosi al davanzale. «Se non mi facesse ribrezzo il solo pensiero, potrei convincermi che tutto questo odio nei miei confronti serva in realtà a celare un sentimento d'amore molto più profondo.»

Mi scappa un ghigno.

Avrei preferito rimanere da solo e in silenzio ma scontrarmi con Potter è sempre stata una delle mie attività preferite.

Ritorno a guardare oltre i vetri, per poi fare un cenno con la testa a indicare l'esterno.

«Allora, è così che vi trastullate da queste parti? Sbirciando le finestre senza tende del dormitorio femminile dei Corvonero?» Lo punzecchio.

«C'è chi lo fa.» Ammette.

«Tu no?»

«Con a due passi quello femminile dei Grifondoro?»

«Wow Potter, questa volta sì che mi hai spiazzato. Ed io che credevo fossi ancora un verginello.»

Lui solleva le spalle, ma io conosco la verità.

E cioè che lui appartiene al gruppo che si accontenta di guardare e immaginare.

Altrimenti come si spiega la sua ossessione per la tenerissima Cho Chang?

Per la barba di Merlino quant'è patetico.

Io al suo posto mi sarei intrufolato lì nel cuore della notte.

Già, ci rifletto su mentre indirizzo un'altra occhiata alla torre.

Mi sarei intrufolato lì nel cuore della notte, e non una notte qualsiasi, ma questa. Perchè in quella torre, e solo per poche altre ore, dorme Harmione Granger.

Una fastidiosissima fitta allo stomaco mi ricorda che non dovrei pensare alla Granger in questi termini.

Un'altra, ancora più dolorosa, mi ricorda che allo stesso modo la pensa anche Nott. E lui sì che sarebbe avvantaggiato.

Non parlo solo del fatto che in questo momento si trova a pochi metri di distanza da lei. E neanche del suo vantaggio a livello relazionale, dato che sono praticamente fidanzati.

Parlo proprio del suo modo di essere, del suo fascino e dell'effetto che ha su di lei, come su ogni altra ragazza.

Se ci prova lui è un romantico spavaldo. Se ci provo io sono solo un bastardo approfittatore.

Le ragazze che vengono a letto con me sono di quel tipo che perdono subito interesse, di quelle che non si aspettano mai niente.

E tutto questo perchè sono apatico, lo so, e nelle relazioni non ci metto mai il cuore.

Ma solo perchè nessuna ha mai mai avuto il coraggio di chiedermelo, neanche quelle che si sono esposte a tal punto da avermi offerto il loro.

Ma la Granger è diversa da tutte le altre.

Lei è sfrontata, indisponente e anche un filino arrogante.

Cosa più importante, a volte sembra voler dimenticare chi sono io.

Come accadde durante lo scontro con Benjamin, quando si parò fra di noi, rischiando di essere colpita a sua volta o nel laboratorio di pozioni della signora Nott, quando si rivelò inaspettatamente gentile mentre curava le mie ferite.

Ma nonostante tutto ciò, lei non è quella giusta per me.

Ed io non sono quello giusto per lei.

Rivolgendo a Potter uno sguardo con la coda dell'occhio, tiro un lungo sospiro e mi schiarisco la voce.

«A dispetto di tutto quello in cui credi, è in buone mani.»

Lui continua a guardare fisso la finestra, apparentemente calmo, ma le contrazioni involontarie dei muscoli della mascella tradiscono tutto il suo nervosismo.

Sa benissimo di chi sto parlando, ed io so benissimo che era proprio per questo che si è avvicinato a me nel cuore della notte.

«Theo è...» continuo, ma lui mi interrompe.

«È cosa?» Sbraita, rivolgendomi finalmente lo sguardo. «Un serpeverde? Un tuo amico? Come potrei mai fidarmi lui? E come fa a fidarsi lei? Proprio Herm...»

«Theo è...» ripeto, imperterrito.

«La persona più sbagliata al mondo di cui poteva infatuarsi.»

Mi scappa un ghigno, pensando che sono io, la persona più sbagliata di cui ci si potrebbe innamorare.

Fisso a lungo il ragazzo che mi è di fronte.

Senza gli occhiali, i suoi occhi verdi appaiono ancora più grandi. E dietro di essi si combatte una dura lotta per non dare di matto.

Di sicuro, l'idea che la sua migliore amica si fidanzi con il mio, di migliore amico, deve sembrargli impensabile. Assurda.

Eppure è accaduto, e io mi domando se magari, anche solo per una volta, non si sia immaginato anche lui al posto dell'affascinante, magnifico e imprevedibile Theodore Nott.

«Theo è sincero.» Dico alla fine, tutto d'un fiato. «Comprendo che non vuoi neanche sentirtelo dire ma è la verità.»

«Non è possibile. Io so che c'è qualcosa sotto. Deve esserci. Non so ancora di che cosa si tratta, se di minacce o altro, ma lo scoprirò Malfoy. E dopodichè la libererò.»

«Credimi, la Granger non ha bisogno di un cavaliere dall'armatura scintillante, nè tantomeno di essere salvata dalle grinfie di un orribile mostro a due teste.»

«Quel Nott la trattiene contro la sua volontà.» Afferma scuotendo energicamente il capo. «Non c'è altra spiegazione.»

E io mi rendo conto che nulla di quello che potrei dire lo convincerebbe diversamente.

Non lo penserei io stesso, se non avessi avuto delle prove tangibili?

«Capisco la tua presa di posizione, Potter.» Ribadisco, con calma. «Ma dimmi, hai provato a parlarle?»

Lo Sfregiato sgrana gli occhi, senza proferire parola.

«Hai paura di quello che potrebbe dirti, non è così?» Cerco di risultare odioso, colorando la voce con un tono canzonatorio. «Che possa confermare che non è stata costretta da nessuno, che è tutto vero.»

Allora Potter mi rivolge nuovamente lo sguardo, caricandolo di sfida.

«No, Malfoy, ti sbagli.»

«Io non credo.»

«E invece ti dico di sì, perchè vedi, per quanto folle possa sembrare ai miei occhi, se fosse tutto vero e se Hermione fosse davvero felice, io non farei niente, niente, per separarli.»

Poi, la sua voce si abbassa a un flebile sussurro: «è questo il motivo per cui non voglio crederci.»

Sento le parole traffiggermi come lame, cariche di tutto il loro impatto emotivo.

Sono solo parole, cerco di convincermi, ma non riesco a smettere di pensarci.

Perchè neanche l'affetto che mi lega a Theo mi ha impedito di pensare a Hermione come una possibile conquista.

Ma il punto di vista che mi ha proposto Potter cambia tutto, confermando i miei timori.

Se mi dovessi fare avanti, infatti, le farei solo del male.

 

Okei.

 

Chi se ne frega.



Nel prossimo capitolo:


 

«Ti voglio Herm. Non puoi immaginare quanto mi stia trattenendo dal prendermi tutto di te.»
«Tutto... di me?»
«Prendermi solo il tuo corpo sarebbe un tale spreco. Io voglio entrarti nella mente. Voglio entrarti nel cuore.»

 



Il tempo di chiuderci dietro la porta della lavanderia, ed eravamo già avvinghiati l'uno all'altro. Lei mi era saltata addosso, incrociando le gambe intorno alla mia vita, incastrandomi la testa fra le braccia e baciandomi con passione.
Quella ragazza dentro aveva un fuoco che chiedeva solo di essere alimentato.
Ed io non potevo tirarmi indietro.
Abbiamo fatto cadere per terra le lenzuola ripiegate sugli scaffali, scacciando malamente un elfo domestico che ci inveiva contro. Lo abbiamo fatto lì, tra i panni sgualciti che profumavano di lavanda. E lo abbiamo fatto di nuovo appoggiati alla parete in fondo, dopo esserci rincorsi tra le lenzuola bianche stese ad asciugare.
Tra un gemito e l'altro, ad un certo punto, mi è parso di sentirla sussurrare.

 
   
 
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