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Autore: StewyT    22/12/2019    5 recensioni
Sconosciuto_ [19.59]
Ops! Mi dispiace molto per il cellulare, Principe Azzurro. Non sono la tua Isabelle ma se quello in foto sei tu, posso essere qualsiasi cosa tu voglia ;)
Principe Azzurro [21.10]
OH RAZIELO SCUSAMI! SCUSAMI NON VOLEVO INTASARTI DI MESSAGGI…
Sconosciuto_ [21.10]
Oh tranquillo, Fiorellino, non mi hai arrecato alcun fastidio, anzi, è stato un piacere per gli occhi ricevere il tuo messaggio. Ti farei con piacere intasare tutto il mio intero cuORE. Cuore ;)
Principe Azzurro [21.13]
Fiorellino….? Perché?
Sconosciuto_ [21.13]
Pensavo non vedessi di buon occhio “Principe Azzurro”. Io penso ti doni tantissimo ma magari non ti piace andare a cavallo…
Principe Azzurro [21.14]
Io amo andare a cavallo.
Sconosciuto_ [21.15]
......
Cosa succederebbe se Alec perdesse il telefono e pensasse di aver inviato un messaggio ad Izzy per scoprire in realtà che quello con cui sta parlando è niente di meno che: Magnus Bane, il Sommo stregone dei pantaloni di Brooklyn, la divinità del suo ex liceo, il più grande provocatore al mondo, pronto a provocarlo fino a farlo cedere?
Forse succederebbe quello che la mia mente malata sta partorendo, forse no. Chissà?
*Storia narrata completamente attraverso messaggi/telefonate/videochiamate*
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hold on to me, Baby~

 
Taki’s non gli era mai sembrato così tanto pieno prima, eppure tutto quello che riusciva a vedere dalla porticina illuminata con lampadine natalizie era esattamente lui.
Come se tutta la focalizzazione del suo sguardo fosse concentrata solo in quel punto.
Anche volendo non riusciva a guardare altro che lui.
Lui con il suo sorriso enorme, le sue labbra gonfie lucide, la sua pelle caramello, quella maglia con lo scollo a v che mostrava eprfettamente quel collo alto e delizioso.
Lui che gli aveva scritto che lo stava aspettando, lui che ancora una volta aveva ricevuto un messaggio che non avrebbe dovuto ricevere.
Lui che si faceva sempre più grande mentre Alec si muoveva a passo spedito, senza neanche rendersene conto, verso il tavolo 69.
Aveva sempre odiato il suo essere sbadato, a dire il vero. Ma in quel momento, mentre guardava Magnus, non riusciva ad immaginare di esserne più grato. Una cifra. Una sola cifra ed era diventato l’uomo più fortunato del pianeta.
“Ciao?” mormorò Alec, le guance completamente andate a fuoco, i capelli un po’ scompigliati dal sudore, gli occhi blu come non aveva mai visto nelle foto dove sembravano di un azzurro screziato di nero. Fu sicuro del piccolo sorriso nato sulle proprie labbra solo nel momento in cui Alec alzò un sopracciglio e deglutì con forza, in evidente imbarazzo.
Ma non era colpa sua, no? Come poteva esserlo?
Aveva l’uomo dei suoi sogni– vestiti logori a parte e zainetto nero eliminato dalla visuale - esattamente in piedi avanti che lo guardava come se non avesse mai visto qualcosa di così bello in vita sua. Sapeva di essere Magnus, bastava il suo nome a descriverlo, ma mai nessuno lo aveva fatto sentire così giusto in così pochi secondi.
“Alexander” mormorò cercando di tenere la voce calma, ma si accorse troppo tardi di averla eccessivamente bassa e roca; la schiarì, sorridendo subito dopo.
Come avrebbe dovuto salutarlo? Aveva la dannata voglia di alzarsi e attrarlo a sé per ricevere il fantomatico bacio che desiderava da fin troppo, ma ne era quasi completamente certo, quello lo avrebbe messo in profondo disagio ed imbaarazzo. E perché rischiare di farlo quando avevano avanti tutto il tempo del mondo?
Alec era lì e non sarebbe a ndato più da nessuna parte. Non senza di lui, almeno.
‘Non svenire. Non svenire. Non fare l’idiota, sorridi e siediti al suo fianco, idiota. Smettila di fissarlo come se volessi spogliarlo esattamente qui, non è il posto adatto’.
Con un immane autocontrollo si sedette, non riuscendo a smettere di fissarlo – a bocca aperta, probabilmente – e senza che l’informazione passasse nel suo cervello mormorò un imbarazzatissimo “Ti avrei immaginato vestito in modo più… eccentrico” seguito da un sorriso divertito di Magnus che con un movimento impercettibile della testa lo seguì mentre si sedeva.
“Non sono di tuo gradimento in pantaloni di pelle e maglia bianca?”.
Alec si morse l’interno della guancia e scosse la testa, sbuffando, Magnus allora prese il cellulare tra le mani e qualche secondo dopo un bip fece suonare anche il suo.
   -Va tutto bene, Alec. Sono io, Magnus. Non c’è niente che possa andare storto!
Alec sorrise, mordendosi il labbro inferiore subito dopo e digitò velocemente un:
  -Non esiste mondo o modo in cui tu non possa essere di mio gradimento.
Un enorme sorriso comparve anche sulle labbra dell’asiatico che annuì tornando a guardarlo.
“Come è andato il viaggio?” chiese poi, cercando di rompere il ghiaccio, sicuro che in quel modo il suo Principe Azzurro si sarebbe sciolto, ritornando a parlargli normalmente.
“Lungo. Molto lungo. Ma ne è valsa la pena…”.
Magnus sorrise di nuovo cercando di distogliere per la prima volta da quando era arrivao, lo sguardo dal ragazzo –unicamente per cercare qualche cameriera a cui ricordare dei loro gelati.
“E gli ultimi esami? Non ne abbiamo parlato molto..”.
“A proposito di quello, Magnus. Volevo dirti che mi dispiace e –” ma le parole del ragazzo gli morirono in gola quando il più grande tirò fuori da una borsa di pelle rivestita di pailletes viola un taccquino di pelle nera.
“Questo è tutto quello che ritengo sia importante, Alec. Leggilo. Spero solo che dopo mi vorrai ancora!”.
Alec scosse la testa, sbuffando. “Non lo voglio, Magnus. Non devi sentirti costretto a dirmi cose. Le scoprirò più avanti, andremo con calma. Ho tutto il tempo del mondo per conoscerti. E ti vorrò… sempre”.
Magnus fece per ribattere ma finalmente una ragazza alta dai lunghi capelli biondi portò le loro ordinazioni facendo un occhiolino ad Alec, che improvvisamente divenne viola, accorgendosi dello sguardo di disappunto dell’altro.
“Cosa?” chiese, allora, abbassando subito dopo lo sguardo sui gelati.
“Ti ha guardato come se fossi un bocconcino il che è assolutamente vero, ma sei il mio bocconcino!”.
Alec si morse le labbra per non ridere ma l’ombra di un sorriso si affacciò comunque sul suo viso.
“Lei è la ragaza che ha frequentato Jace” rispose, scuotendo la testa “E io non lo mangio questo!”.
Involontariamente – o forse consapevolente – la biondina infatti, aveva poggiato un’enorme coppa di gelato in stile taki’s al limone e cioccolato proprio avanti ai suoi occhi e un’altrettanto enorme coppa di cookies e bacio a Magnus che già la guardava con occhi splendenti, o forse divertiti dall’espressione di disgusto che invece regnava sul suo viso?
“Magnus” sbottò Alec, improvvisamente serio, “Sono follemente innamorato di te e sono pronto ad accettare ogni tuo difetto. Ma ti prego, questo no! Questo..”.
Magnus guardò per un attimo il suo gelato, poi Alec, poi di nuovo il suo gelato ed infine capì esattamente quello che l’altro aveva appena detto ad alta voce, dal vivo, avanti ai suoi stessi occhi.
“Aspetta, puoi ripetere quello che hai appena detto…?”.
Alec fece spallucce e spinse leggermente la coppa verso di lui “Che non la mangerò mai”.
“No” rispose prontamente lui “Hai detto che sei follemente innamorato di me…”.
E fu come se anche lui in quel momento se ne fosse reso conto, come se il suo cervello poco prima avesse iniziato a parlare senza freni inibitori. In fondo lo aveva sempre saputo, Magnus era in grado di distruggere velocemente ogni piccolo muro portante della barriera autoprotettiva che si era creato attorno.
“Non è la prima volta che lo dico..” fece per dire, avvicinando una mano all’altra coppa di gelato  -prontamente allontanata da Magnus -.
“Ma dal vivo mi fa venire voglia di tirarti a me non lasciarti mai più andare. Ricordi che le parole dolci fanno uno strano effetto al mio corpo, no?”.
Come se tutta l’aria gli fosse stata risucchiata dal corpo – che fosse a causa di quelle parole, a causa di quello che stava immaginando o del sorriso sensuale sulle labbra del suo ragazzo non lo sapeva e poco importava in quel momento – improvvisamente fece fatica quasi a respirare e senza volerlo proruppe in una tosse forte e violenta che lo fece diventare più rosso di quanto Magnus lo avesse mai visto. Con agilità incredibile l’altro si sporse subito verso di lui, stringendogli una spalla. “Ti ho appena incontrato, non voglio che tu muoia già, Alexander, ti prego” mormorò, sorridendogli. E Alec ci mise parecchio per rendersi conto che per la prima volta la pelle del suo ragazzo lo stava sfiorando; il modo in cui la mano morbida e setosa del più grande si adattava perfettamente al suo braccio scoperto era incredibile. Sembravano essere stati creati appositamente l’un per l’altro – così come si sarebbe ripetuto più volte durante l’arco della giornata. Sebbene fosse meravigliosa quella sensazione, però, era difficile –estremamente difficile ritornare a prendere un ritmo quasi normale – anche se a dire il vero da quando lo aveva visto circa mezz’ora prima nulla era stato neanche vagamente normale – con la sua mano che lo sfiorava, quindi con incomprensibile forza di coraggio dovette mormorare, mettendoci tutto sé stesso per non mordersi la lingua e automutilarsi, si sentì mormorare un:
“Ti prego, non toccarmi” seguito subito dopo da un sospiro di frustrazione “È che la tua pelle sulla mia… è uno strano effetto. Mi piace da morire, non è quell- è chè è imbarazzante- io –io- non avrei mai pensato di sentire le farfalle ma –“ e Magnus dovette mettere tutto sé stesso per non fregarsene di tutto e tutti e spingersi verso di lui per baciarlo. Avrebbero dovuto conferirgli una medaglia per l’onore. E la forza. Anzi. Avrebbero dovuto farlo santo. San Magnus protettore dei verginelli – mica più tanto.
Si allontanò sorridendo, senza la forza di proferire parola, e ancora senza guardare il ragazzo seduto di fronte, prese un cucchiaino di gelato facendo ben attenzione a prendere cookies e bacio in egual misura prima di portarlo alla bocca.
Alec scosse la testa, cercando di ricordarsi che era in luogo pubblico.
Se Magnus lo stesse facendo a posta o meno non riusciva a capirlo – più tardi avrebbe scoperto che non si impegnava neache più di tanto nel risultare eccessivamente sexy in ogni minimo movimento, maledetto e beato lui – ma il modo in cui le dita estremamente lunghe da pianista sfioravano il metallo del cucchiaino per portarlo alla bocca e poi il modo in cui la sua lingua usciva ad inumidire leggermente le labbra piene e lucide di gloss e poi ancora il modo in cui le suddette labbra si schiudevano leggermente e avvolgevano completamente il cucchiaino lasciandolo entrare nella bocca prima di iniziare a succhiarlo delicatamente, lo stavano uccidendo.
Si accorse di aver aperto la bocca – e impercettibilmente anche le gambe sotto il tavolino – come se la stessa cosa accaduta a quel cucchiaino potesse succedere anche a lui: come si poteva invidiare una cosa inanimata come un cucchiaino di gelato?
Prima ancora che si rendesse conto che il cucchiaio vuoto era stato riportato nella coppa per prenderne altro – non era pronto a rivedere quello spettacolo al confine tra erotismo e magia – Magnus gli stava dicendo qualcosa che faceva anche fatica a capire, in tutta onestà.
Annuì, non chiedendo altro di rivedere un bis – era pur sempre un essere profondamente masochista – ed ecco che nuovamente la lingua bagnavano le labbra che lambivano il cucchiaino e il resto, e il resto, e Alec non ricordava il suo nome, né dove fosse, né cosa stesse accadendo, sapeva solo che era nei guai fino a collo, o meglio dalla cintura in giù.
Arrossì, o almeno sentì le orecchie più calde – probabilmente già era rosso fin alla punta dei capelli – e deglutì per respingere le lacrime. Voleva essere quel cucchiaino. Subito. Voleva le labra di Magnus ovunque. Subito. Non gli interessava di altro. Aveva aspettato per troppo, ormai.
“Alexander?” Magnus gli scosse una mano avanti agli occhi e lui si rese conto di essere ancora da Taki’s, con un cucchiaio di gelato sospeso mezz’aria avanti alle sue labbra e un paio di occhi meravigliosamente verdi e oro, screziati di nero, che lo fissavano con apprensione.
“Va tutto bene? “ domandò ricevendo un cenno di assenso in rispost.
“Se ti fa così tanto schifo l’idea di assaggiare limone e cioccolato possiamo fare a cambio..” non era entusiasta all’idea di assaggiarlo ma non era decisamente quello il problema.
“Allora cosa succede?” mormorò preoccupato il futuro designer, spostando leggermente le coppe di gelato per spingersi verso di lui. Alec quasi si ritrasse indietro e accavallò le gambe, la necessità di nascondere quello che i pantaloni neri stretti – impostigli da Isabelle per l’occasione – mostravano fin troppo bene.
“Devo andare via” momorò, renendosi conto solo dopo che andare via avrebbe implicato alzarsi e mostrare a tutti quello che un semplice cucchiaino di gelato era stato in grado di combinare.
“Se vuoi…” fece per dire Magnus ma Alec scosse la testa pronunciando un “No, non voglio andare via..” che lo fece preoccupare ancora di più: non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
“Alexander che diavolo ti succede?” chiese allora, lal voce un poì più allarmata e gli occhi più sgranati. Al che Alec non riuscì a pensare ad un’idea migliore, allargò le gambe e abbassò lo sguardo, mortificato come poche altre volte in vita sua. E gli venne voglia di morire.
Magnus, improvvisamente rosso per lo sforzo di trattenere le risate, tirò fuori i portafogli, lasciò una banconota da 50$ -sicuramente molto di più di quanto valesse il gelato mai mangiato – e si alzò in piedi, stringendo una spalla ad Alec che annuì posizionando il logoro zainetto nero in modo da nascondere l’evidente erezione. Voleva crollare. Anzi no, non voleva più. La mano di Magnus sulla base della propria schiena gli faceva venire voglia di essere vivo come poche altre volte in vita sua.
Fortunatamente Taki’s era a Brooklyn, non lontana da casa di Magnus, e anche se tutto il tragitto non fu la migliore delle passeggiate che aveva compiuto in vita sua, anche solo l’idea di camminare sfiorando leggermente tra un passo e l’altro la spalla dell’altro, era tanto.
Molto di più rispetto a quanto avesse mai avuto la forza di immaginare.
Molto presto, però, quello sfrigolio leggere fu sostituito da due mani forti che chiudevano la porta dell’enorme attico e poi si poggiavano sulle sue mani. Mai avrebbe pensato che delle mani potessero essere così. Sentiva energia pura corrergli lungo le braccia per arrivare direttamente al cuore che batteva all’impazzata. Non gli interessava assolutamente di nulla in quel momento.
Se fosse morto mentre le loro mani si sfioravano e i loro occhi già assaggiavano il piacere che sarebbe arrivato di lì a qualche secondo, ne sarebbe stato estremamente felice.
“Alexander” mormorò Magnus sorridendogli “Non ci credo” disse e Alec sorrise, neanche lui poteva credere che tutto quello fosse reale. Che quegli occhi che lo guardavano non fossero unicamente frutto della sua immaginazione. Che il pollice che gi stava sfiorando le labbra fosse reale e non il suo. Che le labbra che si stavano lentamente poggiando sulle sue – come a volergli dare la possibilità di allontanarsi – fossero tangibili, vere, di qualcuno che esisteva davvero e non solo nella sua fase Rem. Dischiuse leggermente le labbra quando sentì la lingua dolce di Magnus lambirgli il labbro inferiore e non riuscì a trattenere un sorrisino mentre con una mano Magnus spingeva la sua testa più indietro per avere più spazio. Non riusciva a credere che stava succedendo: Alec stava finalmente baciando l’uomo che amava.
Alec era così dolce, il suo sapore – dentifricio e qualcosa di più dolce, forse zucchero di canna – era esattamente come lo aveva immaginato per tanto; la morbidezza delle sue labbra, la tenerezza delle sue mani che si alzavano per allacciarsi alla sua schiena, il sorriso comparso sulle sue labbra quando aveva approfondito il bacio, il piccolo gemito che si fece scappare mentre Magnus lo trascinava verso la camera da letto. Perfetto. Tutto superava le enormi aspettative che si era creato fantasticando ogni sera da quando aveva scoperto che presto lo avrebbe incontrato.
Presidente Miao arrivò zampettando leggermente in camera e si femrò alla porta ad osservare lo spettacolo che gli si parava avanti: il tempo sembrava essersi fermato mentre Magnus e un altro umano erano avvinghiati l’uno all’altro. Era da tanto ormai che non vedeva Magnus avviluppato così tanto a qualcuno, quindi forse valeva la pena non disturbarlo. Scosse leggermente la coda e sgattaiolò come era arrivato, correndo a nascondersi sotto il divano, conscio di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Quel bacio, pochi secondi, sembrò durare un’eternità. Eppure troppo poco. Troppo.
Alec aveva bisogno di altro. Aveva bisogno delle mani di Magnus. Delle labbra di Magnus.
Di Magnus.
Alec, si disse ancora una volta, era completamente in balia di quell’uomo.
Aveva bisogno di lui come dell’aria per respirare.
“Mag-“ gemette stringendo spuntoni di capelli tra le sue mani “Io..”.
Magnus sorrise “Lo so”.
Ed era vero, sapeva perfettamente che quella era la sua prima volta: la prima volta in generale, la prima volta con un uomo, la prima volta che si innamorava, la prima volta che baciava qualcuno, la prima volta che avrebbe fatto l’amore con qualcuno.
E in qualche modo, tutte quelle prime volte, rendevano tutto ancora più speciale.
Era anche la sua prima volta, in fondo. La prima volta che amava così tanto da bramare il desiderio di fondersi completamente nell’altro.
“Io non so bene..” mormorò, rosso e non solo per l’imbarazzo, sfiorandogli un zigomo con le dita sottili e sapienti. Magnus rise di nuovo, avvicinandoglisi per lasciargli un bacio all’angolo delle labbra e allontanarsi leggermente.
“Sei meraviglioso, Fiorellino. Non potresti rendermi più felice e…” sorrise sucotendo la testa perché Il Sommo stregone di Brooklyn si era fottutamente eccitato solo dopo un semplice – ammesso e concesso che qualsiasi cosa legata a quel ragazzo potesse esserlo – bacio.
“Ti voglio. Da così tanto. Ma non voglio correre, Alec. È la prima volta che ci vediamo. E comunque retserai qui per così tanto tempo..” gli sorrise, sfiorandogli una guancia e fece per allontanarsi.
“Vado a prendere Presidente, devi assolutamente conoscerlo” disse, ma Alec non gli diede tempo di compiere alcun passo. In pochi secondi lo stava baciando nuovamente.
In modo scomposto, eccitante, febbricitante, animalesco. Alec voleva ucciderlo. Anzi, lo stava uccidendo e non se ne rendeva conto. Non poteva, altrimenti si sarebbe fermato. E invece era lì che gli mordeva leggermente le labbra per chiedergli spazio, che portava le mani al suo sedere e spingeva vicini i loro bacini strappando ad entrambi un gemito di piacere.
E Magnus non riuscì a non reagire. Con una forza che non pensava di avere, lo spinse alla porta chiusa, tutto il suo corpo su quello di Alec schiacciato tra la porta e lui, le mani impazzite, le labbra voraci che lasciavano le sue per scendere sul suo collo, le dita incontrollabili che si muovevano a ritmo sconnesso e palmo aperto per toccare quanta più pelle possibile anche nel semplice atto di togliere via la maglia nera che fasciava fin troppo bene quei muscoli definiti.
Si rese conto tardi, forse, di aver quasi denudato Alec senza aver ricevuto il suo consenso.
“Non devi” gemette, quasi a corto d’aria “Abbiamo tempo, Alec, davvero”.
Ma il giovane alzò gli occhi al cielo, togliendogli con forza la maglia per potersi finalmente beare a sua volta di quella scultura bronzea che si ritrovava avanti. Alto, slanciato, muscoli al posto giusto. Alec voleva morirci su quel corpo.
“Magnus” mormorò, gli occhi che risalivano lentamente per posarsi nei suoi “Non sono mai stato cos tanto convinto di qualcosa in vita mia. Non lo sto facendo perché lo devo” sorrise accarezzandogli una guancia “MA perché lo voglio. È la prima volta che voglio qualcuno così tanto” e come a confermare le sue parole spinse ancora una volta i loro bacini vicini e Magnus dovette mordersi le labbra per mostrare un’aria contenuta e non gemere nuovamente.
“Sei un dono, Alexander. Non so chi esista lissù, ma non smetterò mai di ringraziarlo”.
Alec sorrise e i un movimento veloce con forza tirò via i propri pantaloni lasciando a Magnus la visione di quello che da qualche tempo ormai era completamente suo.
Alec, con la sua pelle così chiara, macchiata unicamente da ciuffetti riccioluti sul petto che si infoltivano sul basso ventre e poi verso l’inguine, Alec con gli occhi blu e le guance rosse, Alec con le labbra piegate in un sorriso, Alec completamente nudo, Alec completamente eccitato.
Alec gli stava dando tutto sé stesso e Magnus lo voleva. Magnus ne aveva bisogno.
Quello che successe dopo fu così lento ma allo stesso tempo così veloce da risultare un controsenso.
Magnus si prese un attimo per ossrvare Alec in tutta la sua bellezza e poi toccò ad Alec spogliarlo con mani tremanti e un’improvvisa incapacità di tenere le labbra lontane dalla sua pelle mentre lo malediva mentalmente per aver messo quei pantaloni così stretti e complicati da tirar via.
Ma alla fine ci riuscì e fu uno dei momenti più memorabili della sua esistenza.
Magnus era incredibile. Non riusciva a pensare ad altre parole per descriverlo mentre lo guardava, un dolce rossore che iniziava ad estendersi dalle guance al collo, una semplice domanda che gli circolava nella mente: come fosse stato possibile che un Dio del genere si interessasse ad uno come lui?
Si ritrovarono sul letto, seduti uno di fronte all’altro, nudi e non solo senza vestiti, le loro anime esposte al giudizio dell’altro, il cuore in mano.
“Ci sono tante cose che posso fare per darti piacere, Alexander” mormorò il più grande con voce roca allungando una mano a stringere la sua “Ti amo, questo non cambierà se non dovessimo fare l’amore stanotte, okay?”.
“Come è possibile, Mag?” rispose lui stringendo la sua mano nelle proprie “Come è possibile che io e te siamo assieme in questo momento? Non è neanche lontanamente immaginabile che tu mi desideri, io non riesco a spiegarmelo..”.
“Alexander” Magnus sbuffò alzando gli occhi al cielo, chiedendosi come facesse occhi blu a non crede ancora a quanto profondamente fosse sotto mille treni per lui.
Inoltre la sua erezione non era forse il migliore e il più sincero dei complimenti?
“Cosa credi che ti stia mostrando in questo momento?” chiese, ridacchiando.
“Cosa?” rispose allora Alec, rosso in viso, gli occhi puntati nei suoi perché se si fosse concentrato su altro probabilmente non sarebbe riuscito a fermarsi.
“Abbassa lo sguardo” gli suggerì quindi lui “Ecco, bravo. Guarda qui. Ecco. Un’erezione! Fantastico! Sai di chi è la colpa? Dei tuoi occhi, dei tuoi capelli, della tua pelle, delle tue labbra, del tuo collo, delle tue braccia, delle tue mani, del tuo petto, dei tuoi fantastici addominali, della tua maledetta V, della tua spettacolare erezione, delle tue gambe e dei tuoi – no, i piedi non li ho ancora guardati. Ma sono sicuro che anche quelli mi piaceranno sebbene non li ami di solito” vide nascere un piccolo sorriso sul suo cipiglio preoccupato e quindi sorrise a sua volta avvicinandosi a lui per prendere il suo viso tra le mani a coppa e fissarlo negli occhi.
“Alexander non so cosa sia l’amore e perché io lo provi proprio per te. Ma è così e non posso farci nulla. Ne so qualcosa dell’attrazione fisica e della chimica però, e non ne ho mai avuta così tanto con qualcuno. Sei un essere prezioso, meraviglioso, un’anima pura. E hai il cazzo più bello dell’universo quindi smettila di fare l’idiota e se vuoi scopami in ogni modo tu voglio” gli fece un occhiolino, poi sorrise più forte “O meglio, fa l’amore con me”.
Alec, rosso come mai era stato in vita sua, sorrise abbracciandolo con forza, facendoli cadere sul letto. Magnus lo baciò. Qualche secondo dopo erano di nuovo avvinghiati, ogni paura di Alec era nuovamente scomparsa per essere rimpiazzata dalla pura elettricità che solo Magnus era sempre stato in grado di dargli, dall’eccitazione che quelle mani caramellate erano in grado di donargli, dalle piccole scosse che arrivavano alla colonna vertebrale dopo ogni piccolo bacio, delle parole sconnesse che uscivano dalle labbra di Alec mentre Magnus si abbassava e con un movimento veloce lo cingeva completamente nella sua bocca facendolo ritornare ad essere felice di essere nato Alec e non cucchiaino del gelato, dei sorrisi di Magnus mentre sentiva Alec gemere e piangere sotto le sue labbra sapienti, una mano stretta nella sua e l’altra a tenerlo fermo sul letto, una mano stretta nella sua e l’altra stretta tra i suoi capelli a dettare il ritmo che preferiva, da un movimento veloce che li aveva fatti cambiare di posto, Alec sopra il corpo di Magnus completamente in sua balia mentre Alec si spingeva verso di lui dando ad entrambi un piacere che non avevano mai provato prima. La pelle accaldata, il sapore salato del sudore nell’incavo del collo, un succhiotto sulla spalla, una spinta più forte, un mugolio, il nome di Dio nominato ma non invano, il sorriso sulle labbra di entrambi, la soddisfazione di essere nel posto giusto al momento giusto.
Alec non aveva mai pensato che avrebbe avuto una prima volta, ma se solo si fosse fatto trascinare da quel pensiero – ne era certo – non sarebbe arrivato ad immaginare qualcosa di così catartico.
Magnus lo guardava, la testa poggiata sul suo addome, un enorme sorriso sulle labbra, il petto ancora ansimante, una mano tra i suoi capelli corvini.
“Ale-“ “Mag” mormorarono entrambi allo stesso momento, le voci ancora roche colorate di divertimento.
“Vai prima tu, Alexander” disse il più grande.
Ad Alec non era mai piaciuto davvero il suo nome, ma in quel momento no avrebbe voluto sentire altro.
“Non so come sia stato per te e non lo sto dicendo per essere rassicurato, ma per tutti gli angeli, cosa mi sono perso fino ad oggi? Credo che non andrò mai più lontano da te”.
Magnus rise, dandogli un pizzicotto sul capezzolo turgido “Solo perché ti piace come fotto?”.
Fece finta di pensarci un attimo – chiaramente quello non era l’ultimo ma neanche il primo dei motivi. Primo tra tutti: lo amava; secondo: amava chi era al suo fianco; terzo: l’elettricità che lo bruciava tutto; quarto: il modo più ritmatico in cui batteva il suo cuore. Ovviamente sapeva di avere una normale frequenza cardiaca compresa tra i 60 e i 100 battiti al minuto altrimenti sarebbe morto. Ma ogni battito valeva la pena di essere compiuto. Il suo cuore era più felice di sottostare allo sforzo se voleva dire poter vedere quegli occhi così belli. Quinto: lo faceva ridere. Sesto: al suo fianco non aveva paura di nulla. Settimo: non vedeva l’ora di dormire abbracciato a lui. Ottavo: aveva appena messo piede in quel loft eppure si sentiva già a casa. Nono: in fondo era solo la prima volta che si erano visti eppure si sentiva come se lo avsse conosciuto da sempre.
Decimo: si sentiva costantemente eccitato. Ed era meraviglioso fare l’amore con lui.
Ed ultimo, ma non meno importante: lo amava. Da morire.
“In realtà ho appena stilato una lista abbastanza lunga di motivi e quello è solo al decimo posto” rispose Alec strizzandogli i capelli nel pugno per fargli alzare leggermente il viso e baciarlo.
“Allora non è stato così memorabile, signor Alexander Gideon Lightwood o mi sbaglio?”
“Credo di aver bisogno di avere un piccolo ripasso…” rise mordendogli il labbro inferiore.
“Mi dispiace Principe Azzurro ma tra esattamente – “ come era possible essere così sensuale anche mentre ci si sporgeva per prendere il cellulare e controllare l’ora? Non lo sapeva ma non se ne lamentava affatto! – “Cinque minuti arriveranno le nostre patatine e tante birre e –“ Alec ovviamente non lo fece finire, lo attirò di nuovo a sé per un bacio.
Non riusciva neanche più a riconoscersi. E gli andava bene.
Birre e patatine con salsa barbecue e mayo erano arrivate, loro erano venuti, mangiavano sorridendosi a vicenda e guardandosi come se non ci fosse altro da guardare, come se doessero imprimere bene nella mente l’uno l’immagine dell’altro per il timore che tutto sarebbe finito troppo in fretta.
Magnus ad un certo punto – nudo, come mamma l’aveva fatto – si era alzato, aveva tolto un Presidente Miao – in disappunto- dalle gambe di Alec – che per inciso aveva amato. Quel gatto aveva buon gusto. Si era innamorato di Alec a prima vista. Un po’ come il padrone -  aveva preso il proprio cellulare per allungarglielo e si era seduto sulle sue gambe “Ti avevo promesso che ti avrei dato libero accesso ai miei pensieri, no?” gli aveva detto e Alec aveva scosso la testa arrossendo – e non solo per l’ampia visuale che aveva sul suo arsenale al completo – “Non mi serve, Mag. Mi fido di te, smettila di pensare che” Magnus lo aveva baciato e si era alzato per prendere anche il suo cellulare.
“Scambio di cellulari. Anche io sono curioso di sapere cosa c’è nel tuo” e Alec pensò di poter morire, ma non disse nulla mentre  l’altro scrollava le centinaia di chat in cui non faceva altro che parlare di lui, di quanto ne fosse innamorato, di quanto fosse bello, per non parlare di quando inizò a navigare nella galleria dove ogni sua santa foto era stata salvata.
Si era fatto coraggio dopo un appassionato bacio di Magnus che sembrava tanto come un ringraziamento, e non se ne era pentito affatto mentre scrollava tra le chat più disastrate di Magnus con gli amici completamente pazzi, i messaggi con il fantomatico Imasu che gli chiedeva se gli servisse una mano e Magnus che gli diceva senza peli sulla lingua che il suo fidanzato si occupava alla grande di lui, un unico messaggio ad un numero bloccato in cui non diceva altro che un freddo e semplice “Esci dalla mia vita. Ho finalmente qualcuno per cui valga la pena andare avanti. Se proverai anche solo lontanamente a distruggere la mia relazione con Alec, io annienterò te. Non è una minaccia, è una promessa. Addio, Camille”.
E poi le foto che gli aveva inviato, le sue foto private – foto che avrebbe preferito non vedere mentre era seduto solo in mutande sotto le gambe di un Magnus completamente nudo-.
Quella, pensò Magnus mentre si scattava una foto con il cellulare di Alec per impostarla come immagine di sfondo e faceva altrettanto con il suo, era stata la serata migliore della sua vita.
“I tuoi amici ci aspettano al Pandemonium” aveva detto ad un certo punto, con un forte autocontrollo, mentre Magnus lasciava una lunga scia di baci lungo il suo collo.
“Che ne dici se te li presento domani e ora ripassiamo le lezioni di prima?” aveva quindi proposto lui, scendendo a lambire con i denti il suo capezzo destro.
“Mag-“ aveva piagnucolato “Mi avevi promesso che mi avresti portato a ballare!”.
“Non pensavo ci tenessi tanto” aveva quindi detto Magnus allontanandosi subito da lui, e Alec aveva sorriso. In realtà non ci teneva per nulla, ma voleva conoscere i suoi amici scesi a New York appositamente per quello e la mostra di Clary, e soprattutto non vedeva l’ora di poggiare gli occhi sul corpo di Magnus sulla pista.
“Possiamo fare una doccia assieme, andare, conoscere i tuoi amici, puoi ballare per un po’ sul mio corpo e poi possiamo tornare qui per il secondo round?” aveva proposto ridacchiando e dopo tutto era diventato di nuovo veloce eppure era sicuro che ogni momento sarebbe rimasto impresso a fuoco nella sua mente.
La doccia non doccia assieme, le loro mani che si sfioravano allo scopo di darsi piacere a vicenda ma anche di conoscersi a memoria, i vestiti appariscenti di Magnus che lo fasciavano talmente bene da fargli venire voglia di pregarlo di non uscire, la strada verso il Pandemonium costellata di baci, sorrisi e foto di Alec che guidava, la conoscenza del Pandemonium – la creazione di Magnus – Catarina – la persona più dolce e cazzuta al mondo- Ragnor – la parte più sociale ed interessante della coppia – Raphael – la parte più assurda e divertente della coppia e poi Magnus che ridendo ballava sul suo corpo, un drink in una mano e l’altra stretta tra i suoi capelli, per la seconda volta un’erezione in pubblico, e poi la strada verso casa, un saluto veloce a Presidente, i loro vestiti che volavano nuovamente, Magnus sul corpo sudato di Alec, Alec sul corpo sudato di Magnus, le labbra di Alec sul corpo di Magnus, Magnus avvolto dal corpo di Alec, i gemiti di Alec che si confondevano nella bocca di Magnus, la pelle di Magnus che si confondeva sulla pelle di Alec.
Quella era stata in assoluto la prima migliore giornata di sempre. E ne avrebbero avute altre.
Quello era l’aspetto migliore. La consapevolezza che quando si sarebbero risvegliati al giorno dopo, sarebbero stati assieme e così la sera dopo e ancora il mattino dopo.
Così fino a settembre e dopo sarebbe cambiata la città ma non loro due.
Ci sarebbero stati loro e le loro famiglie proprio come alla meravigliosa mostra di Clary  -dove Alec aveva mostrato ad un Magnus imbronciato che aveva cambiato il suo nome nella rubrica aggiungendoci un meritato cuoricino- dove tutti conoscevano tutti, non c’era bisogno di presentazioni, l’aria di festa permeava fin nelle loro ossa fecendoli sentire esattamente come erano: giovani, con il mondo tra le mani. Il mondo era loro e potevano farne quello che preferivano.
Alec guardò Isabelle stretta tra le braccia di Simon sorridere a Clary che le faceva un occhiolino dando un pizzicotto a Jace sempre pronto a prenderli in giro, lanciò uno sguardo agli amici di Magnus vicini a loro, Catarina che baciava Malcolm, Ragnor e Raphael che come sempre battibeccavano, Martha e Terry leggermente più lontane che ridacchiavano facendo l’ennesima IG’s story inquadrando tutti loro.
“Benvenuti nella meravigliosa grande famiglia di Shadowhunters” avrebbe poi scritto Terry copiando il nome che anni addietro Jace, Alec e Izzy avevano dato al loro trio -ed effettivamente stava meglio a tutti loro assieme.
Alec sospirò, girandosi tra le braccia di Magnus, un grande sorriso sulle labbra.
“Ti amo, Magnus” mormorò, abbracciandolo “Non smetterò mai dirlo”.
“Non smettere mai” rise lui ricambiandolo “E stringiti sempre a me, piccolo mio”.
Alec rise, annuendo.
Sempre, lo avrebbe per sempre fatto.
Non era più solo e il peso del mondo non era più così tanto gravoso sulle sue spalle.
 



Spazio autrice.
OKAY NO, NON CI CREDO E NON CI VOGLIO CREDERE. Un'altra storia è finita davvero /fino a quando sono ancora qui a postare per me non è mai davvero finita, a volte mi viene voglia di aggiungere qualcosa, cambiare qualcosa, sono ancora working in progress, ma ora.../. È finita nel modo migliore che sarebbe potuto uscirmi e ne sono felice, è stata una nuova avventura e mi ha soddisfatta parecchio, ma è da tantissmo che non scrivo dei Malec e ho paura che questa possa essere l'ultima volta, questo rende tutto nacora più triste!
/Piccola speranza: mi è venuta in mente una mezza trama, ormai sono talmente intrippata nel mondo delle BL asiatiche che a forza di vederne il mio cervello vuole crearne una copia: entreambi sono attori "costretti" al fanservice fino a quando non si innamorano. Non è l'idea più bella che mi sia venuta, non mi ispira da morire MA è meglio di nulla. Meglio di dover pensare di abbandonare definitivamente i Malec, no?/.
DETTO QUESTO, come sempre sono sempre /sempresempresempresempre non c'è due senza venti ripetizioni no?/ triste quando scrivo "fine" MA NON È QUESTO IL MOMENTO DI ESSERE TRISTI. Siamo quasi giunti nel 2020 e daje, speriamo possa essere ruggente come il 1920 /e soprattutto speriamo di scavalcare la mentalità del 1920! anche se siamo cento anni dopo!/.
Posto ora il capitolo per cogliere l'occasione di ringraziarvi infinitamente per tutto, [[per ogni volta che avete letto un capitolo di XoXo, per ogni volta che vi siete soffermate sul mio profilo, avete letto qualsiasi cosa Malec che la mia mente malata abbia partorito. Siete una famiglia ormai per me.]] e farvi tantiiiiiiissimi auguri di Natale /Se vedete qualche esserino verde che cammina con il musone per la vostra città fermatelo, sono io, Teresa il Grinch che odia natale!/ festività, cazzi, mazzi ed un meraviglioso 2020!
Ci si rivede, spero.
StewyT <3
  
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