Cap. 5
Effettivamente, James era un po’ nel panico quando Peter e
Remus lo trovarono che cercava disperatamente di pettinarsi in mezzo a circa
venti vestiti diversi. Dopo un attimo di esitazione, acconsentì a farsi dare
una mano dai suoi amici. Avevano esagerato, ma lo avevano fatto per il suo
bene, lo sapeva, e non era il caso di rimanere arrabbiato con loro a lungo.
Decisero di non scendere nella Sala Grande a mangiare,
quindi inviarono Codaliscia nelle cucine per procurarsi qualcosa da mettere
sotto i denti. Peter tornò con le braccia cariche di pollo arrosto, dolci e
bottiglie di Burrobirra, e mangiarono ai piedi del letto di Sirius. James si
sentiva sempre più nervoso: rovesciò due bottiglie sul pavimento e appoggiò per
sbaglio una torta alla panna sulla gamba ingessata di Sirius.
-
Tranquillo,
Ramoso – gli disse Remus mentre riparava ai danni provocati dall’amico – andrà
tutto bene.
E intanto il tempo passava. Erano le sette e un quarto, poi
le sette e mezza, poi le otto meno un quarto. La tensione si poteva toccare con
mano; anche gli altri erano piuttosto agitati, neanche si trattasse di un esame
di Pozioni. Lunastorta camminava e larghi passi avanti e indietro, Codaliscia
si mangiava le unghie e Felpato, non potendo muoversi, si limitava a girare la
testa intorno e a mordersi le labbra. Distrattamente, guardò fuori dalla
finestra, e vide uno spicchio di luna che saliva attraverso le nuvole notturne.
-
Ehm,
Lunastorta? – disse piano – Credo che sia ora di andare…
Remus
si accorse a sua volta della luna, che illuminava fiocamente il cielo.
-
Oh, sì… –
disse, spostando le tende con un colpo di bacchetta, prima che James potesse
vedere che, effettivamente, la luna non era piena – andiamo, Codaliscia?
Sirius, lui… sta qui con te?
Sirius
fece un cenno d’assenso.
-
Ok, allora…
buona fortuna, James.
-
Mm – rispose
lui, totalmente assente.
-
Allora ciao –
disse Peter, e uscirono tutti e due dalla stanza. Sirius si alzò a sedere sul
letto e fissò James, che era seduto sul pavimento e si concentrava su una
mattonella davanti a lui.
-
Bene. – disse
– E’ giunta l’ora. Nervoso?
James
mentì spudoratamente, scuotendo la testa a destra e a sinistra.
-
Tanto non ci
credo. – sorrise Sirius – Sarà meglio che ci avviamo. Non vorrai arrivare in
ritardo, no?
James
scosse ancora la testa. Si alzò meccanicamente, spolverandosi l’abito da sera
blu scuro e passandosi le dita tra i capelli, irrimediabilmente scompigliati.
Sirius fece apparire due stampelle con la bacchetta e si alzò in piedi.
-
Ma come, vieni
anche tu? – chiese James guardando l’amico che si reggeva a fatica.
-
T’accompagno.
Mica ti lascio solo. – rispose lui con un sorriso.
James
provò un moto di gratitudine verso il suo amico. Insieme, si avviarono
all’uscita del dormitorio.
Stavano
percorrendo un corridoio in cui James non era mai stato, vicino alla Torre
Nord. Ad un tratto, Sirius si bloccò.
-
No, non
adesso! – sibilò, mentre la sagoma di Severus Piton si avvicinava dal fondo del
lungo corridoio. Sirius si appiattì lungo il muro, spingendovi anche James –
Forse non c’ha ancora visti… – tirò fuori da una tasca il Mantello
dell’Invisibilità di James e lo avvolse intorno a tutti e due.
-
Perché hai tu
il mio mantello? – chiese James all’amico.
-
Sst – gli
intimò lui. Piton passò loro davanti senza vederli e proseguì fino alla fine
del corridoio. Quando Sirius fu certo che se ne fosse andato, tolse il mantello
dalle loro spalle – Fiuu, c’è andata bene – ansimò, ma James lo guardava con
aria contrariata.
-
Perché hai tu
il mio mantello? – ripeté fissando Sirius.
-
Beh, perché…
me l’hai dato tu, l’altro giorno, quando scappavamo da Pringle… va tutto bene,
non ti preoccupare…
-
Non va tutto
bene! – sbottò James – Io non ti ho mai dato il mio mantello. Mi state
nascondendo qualcosa, tu e gli altri, voglio sapere che cosa succede!
-
Di che cosa
stai parlando, insomma?
-
Perché nessuno
parla di questo ballo, eh? Perché nessuno è ancora in giro, o a prepararsi, o a
chiacchierare di chi ha invitato?
-
James, te
l’abbiamo detto…
-
Perché mi
seguite dappertutto e non mi fate parlare con nessuno? Perché continuate a lanciarvi occhiate e
battutine? E, Sirius, a meno che io non abbia dei seri problemi di vista –
aggiunse rabbioso indicando la finestra – STANOTTE NON C’E’
Sirius
si ritrasse con aria nervosa, indeciso sul da farsi.
-
T’ho detto che
non c’è niente di cui preoccuparsi. Andiamo… non ti fidi più di noi? Di me?
-
Io credevo di
fidarmi – disse James – ma evidentemente ho fatto male.
Delle
gocce di sudore bagnavano la fronte di Sirius. “Che diavolo faccio adesso?”
pensò “Non c’è alcuna possibilità. A meno che…”
-
EHI,
MOCCIOSUS!! POTTER DICE CHE PUZZI PIU’ DELLA BILE DI ARMADILLO ANDATA A MALE!!
Qualche
secondo di puro silenzio attraversò il corridoio. James guardava stupito e
arrabbiato Sirius. Sirius guardava ansioso e preoccupato la fine del corridoio.
Un attimo dopo, Piton ricomparve con la bacchetta sguainata.
-
CHE COS’HAI
DETTO, POTTER??
Si
avventò su di loro, scagliando tutte le maledizioni che conosceva. Subito il
corridoio si riempì di luci rosse e verdi, seguite da forti rumori e pezzi di
muro che si staccavano. Sirius sorridendo trasse la sua bacchetta dalla veste e
cominciò a respingere gli incantesimi di Piton.
-
Vai, James! –
urlò – A Mocciosus ci penso io!!
-
Cos…?
James
non ebbe tempo di replicare, perché un grosso pezzo di statua gli sfiorò la
testa. Cominciò ad arretrare, evitando le sfrecciate di luce che minacciavano
di farlo a pezzi. La foga del combattimento tra Sirius e Piton lo spinse sempre
più in là nel corridoio.
“E’
pazzo… devo andare ad aiutarlo… maledizione, la bacchetta! L’ho lasciata
nell’altro vestito!”
-
POTTER!! TORNA
QUI E COMBATTI!! – sentì sbraitare Piton da dietro l’angolo.
-
NON
ASCOLTARLO, JAMES!! – gli gridò Sirius sovrastando le esplosioni che lo
circondavano – QUELLO CHE TI SERVE ADESSO E’… UNA STANZA PER BALLARE!! VAI!!
Sempre
più convinto che Sirius stesse delirando, James si girò e vide davanti a sé una
porta che prima non aveva notato (o che prima non c’era?). Senza pensarci
troppo, la aprì ed entrò. Si fermò un attimo per riprendere fiato. Una voce
dietro di sé lo fece sobbalzare.
-
Ah, sei
arrivato, finalmente…