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Autore: Abby_da_Edoras    28/12/2019    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quarto

 

But now I paid my debt
It's time I left

And I don't need someone who makes me feel so bad
And I've just enough left to help me pack my bags
Yes I have found something I thought I lost
I found me, I found faith, I found trust

You can't take this from me
Can't you see I won't take this lying down?
And I can hear you when you speak your poison
Bitter words can't hurt me now, I won't take it lying down…

(“Lying down” – Celine Dion ft. Sia)

 

Il piano di Giovanni non era piaciuto per niente a Rinaldo e probabilmente nemmeno a Cosimo. Tuttavia, nei giorni successivi, il Medici dovette rendersi conto che Andrea Pazzi era veramente un grande problema, che niente lo avrebbe fermato, che era pericoloso quanto e più di come lo ritenesse il giovane Uberti e che, insomma, qualsiasi cosa sarebbe andata bene pur di metterlo fuori gioco.

Era trascorsa più di una settimana quando Cosimo, livido in volto, si presentò a Palazzo Albizzi, con grande disappunto di Rinaldo.

“Cosimo, non sei il benvenuto in casa mia” gli disse, tanto per mostrarsi subito ospitale e gentile.

L’uomo, però, non si fece scrupolo di scansare il rivale e di entrare comunque nel palazzo.

“Non è proprio il momento per le tue sciocche e insensate rivendicazioni, Rinaldo” tagliò corto. “Dobbiamo parlare immediatamente di un vero nemico, che potrebbe distruggere la mia famiglia, la tua e tutta Firenze!”

Rinaldo esitava ancora, i modi di Cosimo lo innervosivano più di quanto già non fosse.

“Insomma, devo forse ricordarti che se sei qui nel tuo palazzo è solo per merito mio?” Sì, beh, anche Cosimo sapeva essere parecchio antipatico quando voleva… “Ti ho risparmiato io la vita ed ho ottenuto dalla Signoria che i tuoi beni non fossero confiscati. Posso entrare in casa tua quando e come voglio.”

“Certo, il solito Cosimo de’ Medici che pensa di poter avere tutto quello che desidera” sibilò Rinaldo, ancora più deciso a non farlo accomodare.

“Adesso basta!” intervenne Giovanni, che aveva assistito all’ultima parte della sceneggiata e ne aveva già avuto abbastanza di quei due che si divertivano a prendersi a cornate. “Se Messer Cosimo è venuto fin qui è senza dubbio per un motivo molto grave e certo non per il piacere della compagnia. Sono convinto che c’entri Andrea Pazzi… per cui, Messer Albizzi, fate accomodare il vostro ospite nello studio e ascoltiamo cosa ha da dire.”

Infuriato per essersi dovuto piegare ai voleri di Cosimo e a quelli di un diciottenne impertinente, Albizzi non disse altro, inalberò un’espressione da Sua Maestà offesa e condusse Cosimo e Giovanni nel suo studio in un silenzio gelido.

Non appena furono soli nella stanza, Cosimo iniziò a raccontare gli eventi di quegli ultimi giorni.

“Qualche mattina fa, mentre ero nel mio studio, Andrea Pazzi si è presentato al mio cospetto senza essere invitato” esordì, ma fu subito interrotto.

“E così tu hai pensato bene di fare lo stesso con me quest’oggi” fece ironicamente Rinaldo.

Cosimo, benché contrariato, decise di lasciarlo perdere, altrimenti non l’avrebbero finita più.

“E’ venuto per annunciarmi, trionfante, che Papa Eugenio ha deciso di togliere i suoi conti dalla mia Banca per spostarli in quella dei Pazzi, e non è finita qui” riprese l’uomo, ancora incollerito al ricordo. “Non si tratta solo di una questione di affari, anche se la mia famiglia perderebbe moltissimo senza più i conti papali… ma la cosa va ben oltre. Pazzi ha detto che il Papa non vuole affidare i suoi conti a un immorale e un assassino e poi si è permesso apprezzamenti negativi sulla statua del David che ho nel cortile interno del mio palazzo, quella di Donatello. Anche lui, esattamente come te, Rinaldo, ha insinuato che sia una scultura lasciva e che suggerisca pensieri esecrabili nelle menti dei fiorentini. Quel che è peggio è che pare che il Papa sia d’accordo con lui!”

“Oh, ma che bello, a quanto pare siete tutti critici d’arte qui a Firenze!” commentò sardonico Giovanni, che non era riuscito a trattenersi. “Possibile che nemmeno il Papa conosca la Bibbia? David era un fanciullo quando sconfisse Golia!”

“Pazzi afferma che Sua Santità è rimasto perplesso venendo a sapere che David è stato raffigurato nudo e con i lineamenti femminei” spiegò Cosimo, disgustato dal bigottismo dei suoi concittadini.

“Allora, mi dispiace dirlo, ma anche Papa Eugenio è un bigotto e un ignorante. Nei tempi antichi gli eroi combattevano perlopiù nudi, basti pensare a quanto si racconta della guerra tra Achei e Troiani nell’ Eccidio di Troia di Darete Frigio” replicò il ragazzino, dimostrando una grande conoscenza dei miti classici e una non comune passione per quel tipo di storie… probabilmente ereditata dalla famiglia Uberti! * “E nella Bibbia David è descritto come un ragazzino, per cui non c’è nulla di strano che sia raffigurato come tale. Messer Albizzi, ricordate cosa dissi a voi a questo proposito quando accusaste Messer Cosimo alla Signoria?”

Rinaldo lo ricordava fin troppo bene e ripensandoci avrebbe voluto dimostrargli lì, nel suo stesso studio, quali e quante immagini perverse gli fossero venute alla mente… non per colpa del David quanto per l’insolenza di Giovanni. Tuttavia decise di rimandare tutto ad un momento più opportuno, magari quando Cosimo se ne fosse andato.

“Sì, lo rammento” disse con una strana voce.

“Non volevo credere alle parole di Pazzi, così mi sono recato io stesso al monastero dove il Papa è ospite” riprese il Medici, ancora incredulo. “Volevo che mi dicesse lui stesso di aver deciso di affidare i conti papali alla Banca Pazzi. Ebbene, era proprio così. Papa Eugenio mi ha accusato di aver ordinato l’attentato contro gli Albizzi, ha insistito perché lo confessassi dicendo di temere per la mia anima immortale!”

“E’ chiaro che Andrea Pazzi gli ha avvelenato la mente con le sue bugie, come ha fatto con tutta Firenze” disse Giovanni, imbronciato. “Ma il Papa è così ingenuo da credere a lui invece che a voi?”

“A quanto pare ha saputo essere molto convincente. Io ho tentato di tutto, mi sono offerto di finanziare un grande esercito che scacciasse i Visconti da Roma purché lasciasse i suoi conti nella mia Banca, gli ho spiegato che la Banca Pazzi non potrebbe allestire un esercito così in fretta… ma non è servito a niente. Sua Santità ha dichiarato in modo molto chiaro che il banchiere del Papa non può essere un omicida e un immorale.”

“Ma senti questo! Forse Visconti non ha tutti i torti a voler insediare un altro Papa di suo gusto a Roma, questo deve essersi rincretinito un bel po’ con l’età se dice una cosa simile!” esclamò Giovanni, lasciando stupefatti sia Cosimo che Rinaldo per la sua audacia piuttosto blasfema. Anche se, a dirla tutta, non si sbagliava affatto… “Non vuole che il banchiere del Papa sia un omicida e un immorale e pensa di affidare i suoi conti ad Andrea Pazzi… che è appunto un omicida e un immorale di prima categoria! Ha perso il cervello? Bisogna che qualcuno lo faccia ragionare, altrimenti vado a dirglielo io e…”

“No, no, non servirebbe a niente!” lo fermò Cosimo, improvvisamente preoccupato che Giovanni potesse addirittura peggiorare le cose. Ci mancava solo che andasse dal Papa accusandolo di essere improvvisamente rincoglionito, così almeno sarebbe finito giustiziato per eresia e la famiglia Medici, come amica e protettrice di un eretico, avrebbe fatto la stessa fine! “Ho tentato di parlargli in tutti i modi, di convincerlo, di fargli capire che si stava sbagliando sul mio conto e, soprattutto, su quello di Pazzi, ma non mi ha ascoltato… quell’uomo gli ha davvero avvelenato la mente con le sue calunnie.”

“Quindi voi siete venuto qui perché adesso il mio piano non vi sembra più tanto assurdo, Messer Cosimo?” suggerì il giovane Uberti. “Ve l’avevo detto che non esiste altro modo per fermare Pazzi e che quell’uomo è veramente molto pericoloso. Ha raggirato perfino Papa Eugenio!”

Cosimo chinò il capo, rassegnato.

“E’ vero, sono venuto qui per mettere a punto il piano di Giovanni” ammise. “Non piace nemmeno a me rischiare la sua vita, ma le cose vanno peggiorando sempre più e non vedo davvero cos’altro potremmo fare per impedire a quell’uomo di distruggere Firenze e tutti noi.”

“Come ho già detto giorni fa, non se ne parla neanche” ribadì deciso Rinaldo. “Giovanni non metterà a rischio la sua vita, io non lo permetterò.”

“Non c’è altro modo, Rinaldo” insisté Cosimo. “E fortunatamente sono riuscito almeno a convincere Messer Guadagni a tentare questa strada, a fingere di voler togliere il seggio a Pazzi per concederlo a Giovanni. Dopodomani si terrà una riunione della Signoria durante la quale il Gonfaloniere esporrà la sua decisione, quindi…”

“Possiamo tentare un’altra strada, prima!” lo interruppe Rinaldo, alzandosi in piedi. “Papa Eugenio è mio amico da tanti anni, ascolterà me anche se non ha voluto ascoltare te. Gli racconterò tutto, gli spiegherò che Pazzi appoggiava il mio tentativo di rovesciare la Repubblica e che poi mi ha venduto al Gonfaloniere all’ultimo momento. Gli dirò che sospetto che sia stato proprio lui a ordinare l’attentato contro me e mio figlio, perché non potessi dire la verità sul suo coinvolgimento. Gli farò capire che razza di uomo è davvero Andrea Pazzi e che non deve assolutamente sposare la sua causa, che è lui il vero omicida in tutta questa storia.”

Fu la volta di Giovanni di restare senza parole… doveva essere più o meno la prima volta in tutta la sua vita!

Anche Cosimo, tuttavia, era rimasto molto stupito da quell’offerta così spontanea e generosa di Rinaldo. Fosse stato ai giorni nostri, avrebbe pensato che il vero Rinaldo fosse stato rapito dagli alieni e che quello fosse soltanto un clone.

“Rinaldo, sei sicuro di volerlo fare? Sua Santità è veramente stato plagiato da Pazzi e probabilmente non ascolterà nemmeno te” disse il Medici, ancora piuttosto spiazzato.

“Siamo amici da molti anni, mentre conosce Pazzi da poco. In ogni caso, posso almeno tentare e credo di avere buone probabilità di riuscita” replicò Albizzi.

“Tuttavia, anche se riuscissi a convincere il Papa a non concedere i suoi conti a Pazzi, questo non ci aiuterebbe a dimostrare la sua colpevolezza” sottolineò Cosimo. “Abbiamo bisogno di prove concrete per smascherare quell’infido.”

“Quindi tu saresti disposto a mettere in pericolo Giovanni, usandolo come esca e rischiando che Pazzi possa farlo uccidere? Sapevo che eri un uomo meschino e senza scrupoli, Cosimo, ma adesso stai superando ogni limite” s’infuriò Rinaldo. “Andrò a parlare con Sua Santità domani stesso, gli farò comprendere che uomo pericoloso e malvagio sia Andrea Pazzi e, a quel punto, potremo denunciarlo alla Signoria con l’appoggio del Papa, senza coinvolgere Giovanni in tutto questo.”

“E sia, facciamo anche questo tentativo” concesse Cosimo, “ma, se nemmeno le tue parole riusciranno a far cambiare idea a Papa Eugenio, saremo costretti a tentare comunque con il piano di Giovanni.”

“Io non ho paura, sono disposto a rischiare pur di incastrare quel serpente” iniziò a dire il ragazzo, ma Albizzi non voleva nemmeno sentirlo.

“Tu non rischierai niente, te l’ho già detto e ripetuto. Non permetterò mai che la tua vita sia messa in pericolo” esclamò l’uomo.

Cosimo, nonostante tutto, sembrava placato rispetto a quando era arrivato. Chissà, forse il Papa avrebbe ascoltato davvero le parole del suo amico di vecchia data Rinaldo Albizzi e avrebbe deciso di non appoggiare più Pazzi. A quel punto, con il pontefice dalla loro parte, i Medici avrebbero avuto più facilmente ragione di lui anche davanti alla Signoria. Valeva la pena tentare.

Il Medici si congedò da Rinaldo e Giovanni e, quando era ancora sulla soglia del portone d’ingresso, si rivolse ad Albizzi.

“Per quanto possa valere, ti ringrazio per quello che ti sei offerto di fare. Sua Santità ha molto affetto per te e, comunque, ti starà a sentire senza essere prevenuto nei tuoi confronti” disse.

Un lampo passò negli occhi di Rinaldo.

“Non illuderti, non lo faccio né per te né per la tua famiglia” dichiarò. “Lo faccio solo perché non voglio che Giovanni rischi la vita.”

Allontanandosi da Palazzo Albizzi, Cosimo pensò che non aveva importanza il motivo, ciò che contava era che, per la prima volta, Rinaldo avrebbe collaborato con lui parlando con il Papa. Se lo faceva perché si era addolcito trovandosi accanto quel ragazzino, tanto meglio, in fondo era stato lui a regalarglielo due anni prima!

“Messer Albizzi, fate bene a parlare con il Papa e vorrei venire con voi per spiegargli anch’io un paio di cose…” disse subito Giovanni, quando rimase solo con Rinaldo.

L’uomo lo fissò per un lungo istante, poi lo afferrò e lo strinse a sé con ardore, baciandolo profondamente e sollevandolo da terra.

“Credo che sia meglio che tu non parli con Sua Santità” mormorò, con voce roca e tra un bacio e l’altro. “Probabilmente finiresti per peggiorare la situazione.”

Sempre continuando a baciarlo, se lo portò in camera da letto. Il suo modo di fare lo aveva acceso per tutto il colloquio e, comunque, voleva anche sentirselo tra le braccia, assicurarsi che non gli sarebbe accaduto niente di male. Ogni giorno di più si rendeva conto di quanto quel ragazzino insolente fosse importante per lui, era ormai diventato parte della sua vita, molto più della moglie, del figlio in arrivo e persino di Ormanno.

Giovanni non voleva proprio capirlo, ma per lui era diventato la persona più preziosa della sua intera esistenza.

Una volta che furono nella stanza da letto di Rinaldo, l’uomo lo strinse ancora più forte a sé, affondandogli una mano nei capelli e cingendolo con l’altro braccio, baciandolo sempre più profondamente, con passione e intensità, esplorando la sua bocca. Lo sospinse delicatamente sul letto e continuò a baciarlo, mettendosi sopra di lui, premendogli una mano sulla nuca per attirarlo contro di sé; con l’altra mano iniziò a frugarlo sotto le vesti, a sfiorare e accarezzare il suo corpo, desiderando soltanto perdersi in lui, senza interrompere neanche per un istante l’unione delle loro bocche e dei loro respiri affannati. Si unirono in un impeto appassionato di bisogno e desiderio, dimenticando intrighi e pericoli, abbandonando il mondo reale per entrare in una dimensione fatta solo di baci, corpi, sfioramenti, l’uno per l’altro in quel momento e per l’eternità. Anche Giovanni non riuscì più a ricordare per quale motivo ce l’avesse tanto con Rinaldo, null’altro esisteva più e lui si sentiva gonfiare il cuore e tremare i polsi per il sentimento assoluto e totale che provava per quell’uomo e che lo perdeva completamente.

Alla fine, i due rimasero stretti, aggrappati l’uno all’altro come a volersi reciprocamente proteggere. Rinaldo non poté fare a meno di pensare quanto fosse piacevole sentire il calore e la tenerezza di Giovanni che gli restava abbracciato e completamente affidato, dopo avergli appagato i sensi e incendiato il cuore.

Quel ragazzo gli aveva rivoluzionato la vita, lo aveva salvato in tutti i modi possibili e immaginabili e adesso toccava a lui occuparsene. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno al mondo di fare del male al suo prezioso e impertinente ragazzino!

Fine capitolo quarto

 

 

 

 

* L’eccidio di Troia di Darete Frigio era l’opera più conosciuta durante il Medioevo e il primo Rinascimento riguardante la guerra di Troia poiché era l’unica in latino. Il poema omerico “Iliade”, invece, sarà tradotto dal greco dagli umanisti rinascimentali solo nella seconda metà del Quattrocento. Era possibile che Giovanni avesse ascoltato queste storie, sicuramente molto famose e amate dalla sua famiglia, poiché gli Uberti erano una famiglia particolarmente appassionata di opere classiche (per questo furono accusati di essere eretici).

   
 
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