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Autore: AlbAM    29/12/2019    8 recensioni
Non c'è pace per la nostra squadra! Avevano appena risolto il caso della "bestia" ed ecco che un killer misterioso inizia a colpire gli informatori di Dan!
E Lucifer che farà ora che ha scoperto la verità su Dromos e come affronterà questa inaspettata paternità?
Riuscirà nel difficile compito di dimostrarsi allo stesso tempo un buon compagno per Chloe e un buon padre per il diavoletto fastidioso?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8

Non è finita qui, Lucifer!


Michele sostenne lo sguardo di Lucifer "Sei arrivato a salvare il tuo cagnolino, Lucifer?" domandò con aria di sfida “e tu Amenadiel, non ti vergogni di esserti unito a questa feccia?"

Amenadiel osservò malinconicamente il fratello imprigionato nel corpo martoriato del povero Marc e rispose "Fratello che ti è successo come puoi essere arrivato a questo punto? Non ti rendi conto di quanto siano orribili le conseguenze del tuo odio?"

"Parla l'angelo caduto per colpa di Lucifer, quello che si è umiliato al punto di accettare di vivere come uno sporco umano rinunciando a tutti i suoi privilegi soprannaturali tranne due misere ali grigie e oramai prive di luce?" replicò Michele ridendo istericamente.

"Sono sempre meglio delle tue, sporche di sangue innocente" rispose Lucifer colpendolo in faccia. Michele barcollò, ma si riprese subito "Schifoso vigliacco, approfitti del fatto che questo inutile corpo umano mi impedisce di reagire come potrei!"

"Sei stato tu a imprigionarti lì dentro, imbecille, e ora non sai come uscirne!" rispose furioso Lucifer colpendolo ancora con furia cieca.

"Bravo, aiutami a distruggere questo corpo così che io possa finalmente liberarmene!" ringhiò Michele.

Amenadiel cercò di fermare il fratello "Controlla la tua rabbia Lucifer, quel pazzo ha ragione così finirai per uccidere Marc"

"No Amenadiel, non posso più uccidere Marc, questo bastardo lo ha già ucciso ma è troppo stupido per accorgersene. Non è così Azrael?" urlò Lucifer furioso.

Non ci fu altra risposta che un fruscio d'ali leggero.

Azrael se n'era andata altrettanto silenziosamente di come era arrivata, per Marc non c'era più niente da fare.

“Ahahaha, sono libero finalmente!" gioì Michele approfittando della distrazione di Lucifer e spingendolo via.

"Prova a fermarmi, ora!" lo sfidò.

Michele si radrizzò chiuse gli occhi e si concentrò, dalle ferite del corpo martoriato di Marc cominciarono a fuoriuscire raggi di luce argentata che bruciavano qualunque cosa sbarrasse loro la strada.

Michele allargò le braccia aprendo le mani con i palmi rivolti verso l'alto, la luce argentata aumentò d'intensità circondando tutto il corpo di Marc che cominciò a bruciare.

"Lucifer porta Dromos fuori di qui!" gridò Amenadiel spalancando le ali e prendendo tra le braccia l'uomo di colore svenuto per le ferite. Riuscì appena in tempo a uscire in strada che un boato spaventoso fece tremare i palazzi intorno, si voltò il tanto per vedere che l'intero caseggiato abbandonato stava crollando.

Una gigantesca nuvola di fumo grigio e cenere si riversò sulle strade del quartiere inondandolo come l'immensa onda distruttrice di un maremoto.

Amenadiel, che aveva trovato riparo dentro un negozio abbandonato, osservò impotente l'onda grigia ricoprire di cenere tutto ciò che incontrava.

Quando tutto fu finito si precipitò sulle macerie del crollo.

"Lucifer… Dromos…" chiamò senza ottenere risposta.

"Padre ti prego non farmi questo!" pregò Amenadiel cadendo in ginocchio "Ti prego… Padre!" ripeté ancora.

Una mano si posò sulla sua spalla "Che hai da pregare nostro Padre?" domandò una voce familiare, Amenadiel si voltò, Lucifer e Dromos lo stavano guardando perplessi e completamente ricoperti di polvere grigia.

"Allora?" domandò ancora Lucifer.

Amenadiel non disse niente, si alzò in piedi e sorridendo strinse il fratello e il nipote in un abbraccio stretto e liberatorio.


#


Era passata una notte intera dal crollo, i vigili del fuoco erano stati impegnati a spegnere le ultime braci sotto le ceneri mentre la notizia della terribile esplosione era apparsa su tutti i giornali e tutti i notiziari. Si sospettava che le cause fossero dolose e che ci fossero dietro delle bande in guerra per il possesso del quartiere

Nel frattempo il terzo informatore di Dan, Gavin Island, era uscito dal coma ma era ancora molto debole e comunque non ricordava nulla di quanto gli era accaduto.

Chloe e Dan erano stati scagionati. Il procuratore aveva stabilito che in definitiva Jaime The Beauty e Rusty erano morti per cause naturali, che i portachiavi non erano rilevanti e che comunque non valeva la pena di perdere altro tempo e soldi pubblici per due rifiuti della società in meno.

Chloe si era irrigidita di fronte a quel commento e stava per replicare, ma Dan le aveva dato un pizzico su un fianco e lei aveva capito che almeno per il momento non era il caso di fare polemiche.

Il corpo di Marc o meglio quel poco che ne restava era stato ritrovato. Ella aveva dovuto fare l'esame del DNA per accertare la sua identità.

Vicino al corpo di Marc aveva trovato quel che restava di un portachiavi messicano deformato dal calore, ne aveva parlato con Chloe e Dan che avevano deciso che ormai era inutile sporcare la memoria di Marc e così Ella lo aveva fatto sparire.

I genitori del ragazzo erano venuti a prendere il suo corpo.

Ella e Chloe avevano avuto il triste compito di spiegare loro che il figlio era caduto durante lo svolgimento del suo lavoro, evitando con cura qualsiasi riferimento alla parte in cui era impazzito.

Fortunatamente anche la testimonianza dell'uomo aggredito da Marc non era stata considerata credibile, l'uomo infatti aveva continuato a ripetere che un poliziotto biondo lo aveva convinto a seguirlo per parlare dello spacciatore del quartiere noto come The Doctor, ma una volta entrati nel caseggiato abbandonato l'agente si era trasformato in un diavolo gigantesco che aveva cominciato ad emettere dagli occhi una luce infuocata con la quale aveva cercato di bruciarlo vivo e che, Dio sia ringraziato, un altro diavolo più piccolo e rosso era intervenuto salvandogli la vita. Il racconto era stato liquidato come frutto dello shock dovuto all'esplosione e al conseguente crollo del caseggiato nonché, molto probabilmente, ad una massiccia dose di fentanyl.


#


Il signor Rodenbarr, un uomo alto e magro dai capelli biondi, raccolse gli effetti personali di Marc che avevano resistito alle fiamme, rigirò tra le delicate dita da commercialista il distintivo da Detective del giovane agente e commentò "Era un ragazzo sveglio e onesto, sarebbe sicuramente diventato il capo qui!"

La madre di Marc, una bella donna anche lei bionda e dagli occhi azzurri, ora rossi e gonfi di pianto, guardò Chloe e Ella imbarazzata. Chloe poggiò una mano sul braccio dell'uomo e disse gentilmente "Ha ragione Sig. Rodenbarr, Marc era davvero un bravo ragazzo e sarebbe sicuramente andata così" l'uomo non disse nulla e cominciò a piangere silenziosamente, la signora Rodenbarr sorrise riconoscente a Chloe, poi si rivolse al marito stringendogli una mano tra le sue "È ora di andare tesoro, dobbiamo riportare Marc a casa" disse piano. Il marito annuì e insieme si avviarono verso l'uscita.

Chloe si sedette alla sua scrivania sospirando abbattuta, non era mai facile parlare con i parenti delle vittime ed era tanto più straziante quando si trattava di comunicare ai genitori la morte di un figlio. Per non parlare del fatto che Marc era anche un collega.

Lucifer stava anche peggio di lei perché non riusciva a non sentirsi terribilmente in colpa per non aver capito subito cosa stava accadendo a Marc e per essere intervenuto quando ormai era troppo tardi per aiutarlo.

Chloe era andata al Lux per comunicargli che sia lei che Dan erano stati completamente scagionati da ogni accusa. Lo aveva trovato affacciato alla terrazza che beveva il suo whisky preferito.

Lucifer l'aveva guardata senza dire nulla, l'aveva abbracciata e portata a letto. Ma quella volta non era comparsa alcuna luce intorno a loro e Chloe aveva percepito più che altro il profondo dolore del suo compagno.


Ella si avvicinò a Chloe e la abbracciò sospirando.

"Ella" chiamò Dromos.

Ella si voltò e sorrise ad Elyas, non lo aveva più visto dal pomeriggio del giorno prima, quando lo aveva lasciato arrabbiata perché non le aveva detto di essere il fratello minore di Lucifer.

Per un terribile attimo aveva creduto di averlo perso per sempre nel crollo, fortunatamente Lucifer l'aveva chiamata per avvertirla che era tutto a posto e che Elyas era al Lux con lui, era solo un po' scosso da quanto era successo e aveva bisogno di riposo, ma l'avrebbe raggiunta presto. Poi Ella era stata risucchiata nel vortice del lavoro conseguente al crollo e alla ricerca del corpo di Marc e di altre eventuali vittime, aveva lavorato quasi tutta la notte e si era dovuta alzare presto per tornare in Centrale e accogliere i genitori di Marc.

Non era più arrabbiata con Elyas, al contrario sentiva un gran desiderio di abbandonarsi tra le sue braccia e non pensare più a nulla, così si alzò e si strinse al suo petto. In quel momento si rese conto di quanto amava quello stupido francese riccioluto.

Dan si avvicinò a Elyas "Hey fratello come stai?" gli domandò con aria triste.

"Bene, io… volevo dirvi che mi dispiace molto per Marc, non sono riuscito a…"

"Non è colpa tua amico" lo interruppe Dan "il destino di ognuno di ognuno di noi è già scritto fin dalla nascita e nessuno può sapere perché uno si salva e l'altro pur essendo lì a fianco no" Dan abbracciò Dromos e concluse "sono felice che tu sia riuscito a uscire fuori di lì in tempo!"

Il demone allungò una mano e tenendo ancora stretta Ella gli restituì commosso l'abbraccio.

Restarono abbracciati tutti e tre per qualche istante davanti allo sguardo intenerito di Chloe.

Dromos si sorprese a pensare che Lucifer aveva ragione a non voler tornare all'Inferno.

Vivendo laggiù il giovane demone aveva sempre visto solo il lato peggiore degli umani e si era convinto che fossero per lo più delle creature crudeli, egoiste e incapaci di amare.

Per 10 lunghi anni non era riuscito a spiegarsi perché Lucifer li amasse così tanto da non voler più tornare a governare l'Inferno. Ma ora finalmente aveva capito, lì sulla terra Lucifer aveva trovato una famiglia vera, rassicurante e protettiva e adesso quella famiglia aveva accolto anche lui, ed era una bellissima sensazione.


#


Maze uscì dall'ascensore e si diresse verso Lucifer che seduto al pianoforte suonava un pezzo di Nik Drake fumando un mozzicone di sigaretta.

Rimase lì senza parlare con aria leggermente imbarazzata, Lucifer si fermò e la osservò silenzioso.

"Io…" cominciò lei, poi si interruppe senza sapere come andare avanti.

"Coraggio non è difficile Maze, immagino che Linda ti abbia spiegato come fare!" la esortò Lucifer malinconicamente.

"Beh… scusa!" riuscì a dire lei.

Lucifer fece un mezzo sorriso e poi ricominciò a suonare.

"È tutta qui la tua reazione?" domandò lei irritata "non hai nient'altro da dirmi?"

"Maze, che vuoi che ti dica? Mi hai offeso, ti sei pentita e ora mi hai chiesto scusa, possiamo chiuderla qui, non credi?"

Maze ci pensò un attimo e concluse "Sono d'accordo, chiudiamola qui!"

Lucifer suonò un'altra strofa del brano di Drake poi si fermò e domandò "Perché non mi hai mai detto che avevi capito che Dromos era mio figlio?"

"Credevo che avessimo chiuso l'argomento"

"Abbiamo chiuso l'argomento delle tue scuse, non questo!" rispose Lucifer sbattendo le dite sui tasti del pianoforte e rivolgendole uno sguardo irritato.

Maze sostenne lo sguardo e rispose "Perché per qualche motivo che non conosco, lui non ha mai voluto che tu lo sapessi e io ho rispettato il suo segreto. Piuttosto perché tu non gli hai ancora detto che lo sai?"

"Non ho ancora trovato il momento giusto!" borbottò Lucifer.

"Beh, non metterci altri ventimila anni a deciderti!" rispose ironica Maze.

Lucifer le scoccò un'occhiataccia, si alzò dal pianoforte e andò a versare due bicchiere di scotch.

"Lucifer, con Michele non è ancora finita vero?" domandò Maze cambiando argomento.

"No, si è alzato in volo urlando che ci saremo pentiti tutti di aver sfidato le leggi di nostro Padre" rispose Lucifer offrendo un bicchiere a Maze.

"Da che pulpito… proprio lui che ha posseduto un umano vivo, non so se ci sia qualcosa di più proibito di questo!" considerò Maze disgustata bevendo un sorso di scotch.

"Già! La famosa trave nell'occhio…!" commentò Lucifer.

"Che cosa faremo ora Lucifer?" domandò Maze

"Ci prepareremo a combattere una dura battaglia contro i miei fratelli Maze e questa volta non ho intenzione di perdere!" rispose Lucifer deciso.


#


Dromos se ne stava tranquillamente affacciato al parapetto del tetto della Centrale a fumarsi una sigaretta quando sentì un fruscio d'ali alle sue spalle e immediatamente dopo la punta di una lancia premergli contro la schiena.

"Non potete uccidermi, non vi è permesso se non vi attacco" disse sentendo gocce di sudore freddo imperlargli la fronte.

"Girati con le mani sulla testa e inginocchiati, creatura immonda" ordinò la voce fredda e tagliente di Remiel.

Dromos buttò il mozzicone di sigaretta e eseguì senza discutere, non aveva intenzione di fornire all'angelo una scusa per attaccarlo.

Di fronte a lui c'erano Remiel e due angeli biondi e alti. Uno dei due sembrava il gemello biondo di Lucifer, a parte per il colore dei capelli e degli occhi, era praticamente uguale al fratello.

Dromos lo conosceva si chiamava Camael e qualche volta era sceso all'Inferno a parlare con Lucifer, l'altro si chiamava Sariel o qualcosa di simile, era sceso una volta con Michele che era venuto solo per litigare con Lucifer, gli era sembrato abbastanza stupido e succube di Michele.

"Che cosa volete?" domandò calmo Dromos.

"Le domande le facciamo noi, feccia!" rispose Sariel.

"Allora fatele, non è che ho tutto il giorno a disposizione per voi…" sbuffò Dromos.

Remiel gli spinse la lancia contro la gola il tanto necessario per fargli male senza tuttavia ferirlo.

"Attento a come parli o stasera la tua meretrice umana non avrà nessuno con cui divertirsi"

Gli occhi di Dromos diventarono rossi "Non permetterti di offenderla, aargh"

Remiel aveva premuto ancora e questa volta aveva aperto una piccola ferita sul collo di Dromos.

"Stai calma Remiel, il demone ha ragione quando dice che non possiamo ucciderlo" intervenne Camael "dov'è il tuo re, servo, ho bisogno di parlargli ma non riesco a mettermi in contatto con lui" domandò poi rivolgendosi a Dromos.

"Fuori città, dove non lo so"

"Non mentire servo, ti ho fatto una domanda rispondi come si deve"

"Io non mento mai, Camael. Lui è il mio Signore, fa quello che gli pare e non è tenuto ad informare un servo circa i suoi spostamenti e poi è tuo fratello, sai come è fatto meglio di me" rispose Dromos guardando l'angelo dritto negli occhi.

Camael lo fissò freddamente, Dromos ebbe l'impressione che stesse cercando di entrare nella sua mente "Entra pure Camael" lo invitò con un sogghigno "così mi risparmierai di essere torturato dai tuoi scagnozzi"

"Starei attento ad invitare un nemico con tale leggerezza, servo, potrei scoprire segreti che finora hai tenuto ben nascosti"

Dromos impallidì leggermente ma continuò a sostenere lo sguardo tagliente di Camael che dopo qualche istante concluse "Andiamo, stiamo perdendo tempo"

"Come puoi fidarti di questa creatura…"

"Immonda…" la interruppe Dromos concludendo la frase al suo posto "hai davvero poca fantasia Remiel. Non hai mai sentito parlare di Cyrano de Bergerac, immagino"

Remiel lanciò uno sguardo sospettoso a Dromos senza capire la battuta, mentre Camael non riuscì a trattenere un sorriso divertito.

"Sono ancora in grado di capire se qualcuno mente o no, Remiel, andiamo!" ordinò.

In quel momento Ella e Dan che avevano deciso di concedersi una pausa e raggiungere Elyas, comparvero sul tetto della centrale, Dan aveva in mano un pacchetto di sigarette che gli cadde per terra nel vedere l'amico inginocchiato con le mani intrecciate sulla nuca davanti a tre sconosciuti che lo minacciavano con una lancia.

"Che succede qui?" domandò allungando una mano verso la fondina.

"Vattene Dan, porta via Ella!" urlò Dromos.

"Non me ne vado affatto" rispose Dan estraendo la pistola e puntandola contro Remiel "Abbassa immediatamente quell'arma, non costringermi a sparare"

Remiel per tutta risposta lanciò l'arma contro Dan, mancandolo di poco e ferendo di striscio Ella.

"Stupido angelo, sei impazzita" urlò Dromos saltandole addosso e facendola stramazzare per terra.

Remiel che non si aspettava una simile reazione non riuscì ad evitare che Dromos la tenesse schiacciata a terra impedendole di muoversi, Camael si lanciò contro Dromos per staccarlo da Remiel e Sariel aggredì Dan e Ella.

Sferrò un pugno in faccia a Dan facendolo cadere a terra e afferrò Ella stringendole un braccio intorno al collo.

"Lascia immediatamente Remiel o le spezzo il collo" urlò minaccioso.

Dromos nel vedere Ella minacciata di morte perse completamente il controllo, senza rendersene conto assunse l'aspetto demoniaco, si liberò con una gomitata di Camael, rubò il pugnale a Remiel e lo lanciò contro Sariel centrandogli in pieno una coscia, Sariel lasciò la presa con un grido e Dromos ne approfittò per raggiungere Ella che lo guardava sgomenta.

"Vattene sei in pericolo" urlò Dromos con una voce profonda e irriconoscibile che la terrorizzò ancora di più.

"Mio Dio, che cosa sei Elyas?" urlò spaventata

"Non c'è tempo per spiegartelo ora, vattene via" rispose Dromos spingendola contro la porta del vano scale.

"Non toccarmi!" urlò lei "Daaan!"

"Ci penso io a Dan, vattene" le gridò ancora Dromos chiudendole la porta in faccia.

Cercò di raggiungere Dan, ma fu trafitto alla schiena dalla lancia di Remiel.

"Muori demone!" urlò trionfante l'angelo rigirando la punta della lancia nella ferita di Dromos e spingendolo a terra.

Dan nonostante lo shock provato nel vedere l'aspetto demoniaco di Elyas si era reso conto che in qualunque cosa si fosse trasformato l'amico, stava cercando di proteggerlo. Perciò afferrò la pistola legata alla caviglia e sparò contro Remiel centrandola in pieno petto. L'angelo si infuriò e cercò di lanciarsi contro Dan, ma Dromos le saltò sulla schiena facendola cadere.

Sariel riuscì ad afferrare un'ala di Dromos e la torse così forte che si sentì lo schiocco dell'ala che usciva fuori dalla scapola. L'angelo continuò a torcere l'ala lussata di Dromos facendolo urlare di dolore.

Remiel si lanciò contro Dan minacciandolo con un pugnale. A quel punto intervenne Camael che con uno schiaffo allontanò Remiel da Dan e con una spinta Sariel da Dromos.

Per evitare che il demone ormai fuori di sé per la rabbia e il dolore combinasse qualcosa di irreparabile, lo schiacciò per terra premendogli un ginocchio in mezzo alle scapole.

"ORA BASTA, FERMATEVI TUTTI!" ordinò con un tono talmente imperioso che nessuno osò contraddirlo.

"Tu, umano… vattene immediatamente, raggiungi la tua amica"

"Camael, il servo ci ha ci ha attaccato devi punirlo…" provò a protestare Remiel.

"Ho detto basta! Non sarebbe successo, se non vi foste permessi di attaccare gli umani" urlò infuriato Camael "andatevene anche voi, ORA! " tuonò infine.

Sariel e Remiel non osarono disobbedire e sparirono all'istante, Dan sempre più scioccato domandò "Ma chi siete voi?"

"Davvero non l'hai ancora capito, umano? Ora vattene, ti ho detto!"

"Cosa vuoi fargli? " domandò Dan indicando Dromos preoccupato "ha solo cercato di difenderci dai tuoi amici"

"Sta tranquillo, non ho intenzione di fargli del male se non fa niente di stupido. Non mi accanisco su un ferito, neanche quando si tratta di un demone e ora vattene!"

"Per favore Dan… raggiungi Ella, sarà terrorizzata!" lo pregò Dromos "Camael non mente, non sono in pericolo con lui"

Dan si avviò verso le scale, esitò un attimo, diede un'ultima occhiata preoccupata a Dromos e poi se andò chiudendosi dietro la porta.

“Avanti alzati! " disse Camael ritirando il ginocchio dalla schiena di Dromos.

Dromos si alzò in piedi ma il dolore che gli procuravano le ferite era troppo forte, Camael lo prese al volo prima che cadesse per terra.

"Stupido demone, tieni così tanto a quei due umani da farti quasi ammazzare per loro! Non pensavo che un demone potesse provare sentimenti simili!" commentò stupito.

"Beh, allora siamo pari, io non pensavo che gli angeli potessero essere così crudeli da cercare di far sbranare un bimbo da una fiera o da minacciare di spezzare il collo ad una ragazza indifesa" rispose Dromos.

"Cosa dici servo, sei stato tu a portare la bestia in questo mondo, quello che stava per succedere a casa di Amenadiel è solo colpa tua!"

"E questo che ti hanno raccontato i tuoi fratelli Camael? Beh, è una menzogna e comunque mi chiamo Dromos"

Camael rimase in silenzio per un po'.

"Lucifer è davvero fuori città?" domandò calmo.

"No, è al LUX" rispose Dromos e aggiunse con un sogghigno "non eri quello in grado di capire se gli stanno mentendo?"

"E tu invece non eri quello che non mentiva mai?" domandò a sua volta Camael.

"Io sono solo una lurida creatura immonda, no?" rispose Dromos con un sorriso triste che colpì Camael.

"Sei uno strano demone Dromos" commentò l'angelo "adesso sta fermo, ti rimetto l'ala al suo posto e poi mi porterai da Lucifer" concluse con un tono che non ammetteva repliche.

Dromos annuì e si preparò a sopportare il dolore dovuto all'operazione che stava per compiere Camael.

"Conto fino a tre…" disse l'angelo "uno, due…" STLAACCK.

"Aaargh… avevi detto fino a tre!" si lamentò Dromos cadendo in ginocchio per il dolore.

Camael ridacchiò "Beh, anche io ogni tanto posso mentire, non credi?"

Dromos lo guardò stupito, quindi Camael aveva il senso dell'umorismo.

"Ce la fai a volare conciato cosi?" domandò l'angelo indicando la ferita alla schiena di Dromos.

"Non credo!"

"Mmh... Va bene ti porto io, cerca di stare fermo o ti mollo all'istante dovunque ci troviamo, chiaro?" disse Camael tenendo stretto Dromos e alzandosi in volo.

"Chiaro!" rispose il demone, ridacchiando un po' imbarazzato per la curiosa situazione e rendendosi conto con un certo stupore che stare tra le braccia di Camael era confortante quasi come lo era stato stare tra quelle di Lucifer quando era bambino.


#


Dan aveva cercato Ella dappertutto tranne nel piccolo archivio accanto al suo laboratorio.

Bussò delicatamente ed entrò chiamando piano "Ella… sono io Dan"

"Sono qui…" rispose Ella con la voce rotta dal pianto.

Era seduta a terra in un angolo dell'archivio, con le braccia stingeva le gambe raccolte contro il petto e la fronte era poggiata sulle ginocchia.

Dan la raggiunse e notò la maglietta strappata sul braccio "Sei ferita?" domandò preoccupato.

"Non è niente!" rispose lei singhiozzando "Dan, lo hai visto? Si è trasformato in… in quella cosa mostruosa… Marc aveva ragione!"

"Marc?"

"Si, lui mi aveva detto che… che stavo andando a letto con un mostro, io ho creduto che fosse pazzo e invece…" Ella non riuscì a finire la frase i singhiozzi presero il sopravvento.

"Ella, ascolta, anche io sono sconvolto… insomma, Elyas è… voglio dire... io lo consideravo un vero amico e vederlo trasformarsi in… in qualunque cosa fosse..."

"Él es un demonio Dan, claramente es un demonio!" lo interruppe Ella "andavo a letto con un demonio!" aggiunse piangendo disperata.

Dan le prese il viso tra le mani "Ascolta Ella, io non so se Elyas sia davvero un demonio o no… "

"Aveva gli occhi rossi, artigli al posto delle mani ed era rosso Dan, cos'altro dovrebbe essere e io…io ho lasciato che lui…!" Ella ricominciò a singhiozzare.

"Sta a sentire Ella, forse hai ragione e forse Elyas è davvero un demone, ma sta di fatto che poco fa ha salvato la vita a entrambi, quindi non può essere così male non credi e poi… Ok sei andata a letto con lui, ma dimmi una cosa ti ha mai fatto del male?"

Ella lo guardò con gli occhi gonfi e rossi "No... lui è sempre stato gentile con me!" ammise Ella.

"E allora, che senso ha disperarsi in questo modo? Insomma anche io mi sono spaventato nel vederlo in quella forma, ma alla fine era sempre lui e ha rischiato la vita per salvare noi"

"Dan ha ragione Ella" la voce di Chloe fece voltare entrambi "Elyas è un demone, ma non è nè crudele, né malvagio"

"Tu lo sapevi, Chloe?"

"Si, Ella"

Ella la guardò sconvolta "Anche Lucifer, non è così Chloe?"

"Che c'entra ora Lucifer?" intervenne Dan confuso.

"Dan, non capisci? Lucifer ha sempre detto di essere il diavolo, Chloe sapeva che era vero e sapeva anche che stavo uscendo con un demonio, ma non ci ha detto nulla!"

"Cosa? Ma è vero Chloe? Tu conoscevi la vera natura di Elyas?"

"Si, me ne sono accorta dal primo momento che l'ho visto, Ella mi dispiace io… non sapevo come dirtelo e tu eri così felice insieme a lui!"

"Chloe come hai potuto… come hai potuto lasciare che accadesse, non riesci proprio a capire? Io sono cattolica, credo in Dio e l'ho sempre rispettato, anche quando pensavo di aver perso la fede, ma ora… ora andando a letto con un demonio ho tradito la sua fiducia. Chloe io non potrò mai più osare rivolgermi Dio, mai più! Questa volta l'ho perso davvero e per sempre!"

Ella si prese il viso tra le mani e pianse disperata, Chloe provò ad avvicinarsi per consolarla ma Ella la spinse indietro, si alzò in piedi e scappò via in lacrime.

Chloe si sedette a terra sospirando, si sentiva terribilmente stanca.

"Chloe, ma davvero Lucifer è il diavolo, Elyas un demone e tu lo hai sempre saputo?" domandò Dan incredulo sedendosi accanto a lei.

"Non proprio da sempre, so di Lucifer solo da un anno e mezzo"

"Solo da un anno e mezzo? Santo cielo, Chloe!" commentò Dan passandosi una mano sul viso.

"Chloe… non dirmi che anche Maze e Amenadiel…!"

Chloe annuì "Maze e un demone e Amenadiel un angelo!"

"Dios mio" commentò Dan scuotendo il capo e facendosi il segno della croce.


   
 
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