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Autore: Chiisana19    29/12/2019    2 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 17 ~ Rejection and anger  




Sakura era speciale, ormai ne aveva la piena conferma.

Il giorno prima, dopo un tempo che gli era sembrato infinito, era rientrata insieme a quella strampalata donna - che era nuovamente ubriaca -, rivelando felice a lui e Naruto che per quella notte sarebbero rimasti a dormire lì, andando così contro alle parole che Tsunade aveva sbraitato quella stessa mattina.

Forse anche lei era stata abbagliata dal suo sorriso, oppure dalla sua gentilezza; non aveva idea di come Sakura ci fosse riuscita a farle cambiare così improvvisamente idea; fatto stava che ancora una volta, lo aveva sorpreso.

Lui e Naruto avevano deciso di rimanere nella stessa stanza della ragazza, sfruttando dei piccoli futon per dormire. Non erano il massimo della comodità, ma erano decisamente meglio quelli che dormire su una scomoda sedia, o su un duro pavimento.

Anche quella notte, Sasuke aveva dormito poco che niente, perché per colpa del suo cervello continuava a rivedere quella madornale pazzia che stava per compiere con Sakura.

Era rimasto a pensare, a pensare e ripensare a quello che gli stava ronzando nella testa da quando si era svegliato poche ore prima dell’alba, dopo aver osservato rapito dal basso verso l’alto quegli inconfondibili e splendenti capelli rosa che ricoprivano il cuscino dove teneva poggiata la sua testa profumata.. ecco l’aveva appena rifatto.

Si portò stressato un braccio sul viso, cercando di calmare il suo cuore che aveva cominciato ad agitarsi. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, e la voglia di riprendere la ricerca di suo fratello solo per farsi dare un banale consiglio di come affrontare quelle strane, ma piacevoli, sensazioni contrattanti, lo obbligarono quasi ad alzarsi e uscire da quella stanza.

Si sentiva di nuovo il poppante e debole quindicenne che non sapeva neanche come affrontare una delle tante ragazzine del villaggio che gli confessavano senza timore il loro ‘amore’ nei suoi confronti. Per lui quell’argomento era diventato un tabù ormai, soprattutto dopo la morte dei suoi genitori, vivendo una vita piena di faticosi allenamenti e pericolose missioni. Ma, dannazione si trattava di Sakura! La stessa Sakura che giocava con loro al principe che salvava la principessa, la stessa che osservava i suoi miglioramenti nelle abilità Ninja e la stessa che aveva imparato ad accettarlo per quello che era, senza ripensamenti.

Per anni aveva subito le attenzioni eccentriche, o meglio dire esagerate di Karin, riempendo lievemente il suo vuoto che si era completamente propagato dopo aver detto addio alla sua famiglia, alla sua casa e a Sakura, e poco tempo dopo anche a Itachi, troppo impegnato con i suoi strani misteri, ma dentro di lui sapeva che le attenzioni della rossa non erano mai bastate.

In pochi giorni invece, la presenza della rosa aveva reso il suo animo molto più bello e armonioso.

Forse era un tipo strano che non sapeva accontentarsi, o semplicemente un bastardo insensibile, come continuava a ripetergli il teme quando erano ancora piccoli ogni qualvolta che rifiutava – scappava - una confessione amorosa di qualche ragazzina.

Certe volte, invidiava Naruto. Lui era sempre stato bravo a gestire certi argomenti quando si trattava di sentimenti, non a caso era il suo unico amico; lo aveva capito, era leale e sapeva sopportarlo, esattamente come Sakura. Una parte di lui gli consigliava di svegliare il biondo per chiedergli come era riuscito per tutto quel tempo a gestire le emozioni che provava per quella ragazza.. Hinata.

Non era stupido, né cieco. Aveva capito che l’Uzumaki serbasse per quella ragazza affetti decisamente più forti rispetto ad una banale amicizia, ma essendo un baka, oltre ad essere un perfetto imbranato, non aveva capito che anche lei ricambiava appieno quegli stessi sentimenti. Però Naruto lo aveva capito, aveva imparato a conviverci, ad accettarli, mentre lui..

Sospirò.

Sembrava tutto così facile, mentre per lui non lo era affatto. Le sue capacità, così come i suoi interessi, erano stati ben alti, ed era sempre stato uno dei migliori, mentre adesso.. si sentiva un fallito di prima categoria!

Ormai doveva ammetterlo a se stesso: aveva cercato di baciare Sakura, lasciando il via libera al suo corpo e al suo istinto di fare quello che ritenevano necessario, di ottenere quello che desiderava, a quanto pare, da anni, altrimenti non avrebbe tentato di farlo anche quella notte di otto anni prima, sul tetto del palazzo.

Non aveva idea di cosa Sakura pensasse ora di lui e la cosa lo spaventava, per questo aveva deciso di ricorrere alla sua arma più potente: l’indifferenza. Sapeva che era maledettamente sbagliato, suo fratello gli aveva sempre spiegato che la soluzione di ogni problema era solo quella di affrontarli, ma non era ancora pronto per quel tipo di problema.

Forse Sakura si era pentita, o aveva semplicemente rimosso quella piccola svista – e pensare questo gli procurò un terribile fastidio -, fatto stava che avevano ancora una missione da portare a termine e lui non poteva permettere a quegli stupidi pensieri infantili e amorosi di distrarlo da quella seccante e pericolosa situazione.

Lo avevano deconcentrato anche troppo per i suoi gusti.

Si sarebbe comportato come sempre. Una volta ritrovati Itachi e Kakashi sarebbero ripartiti,  avrebbero sconfitto quei figli di puttana, riportato Sakura a casa, dove il trono le spettava di diritto,  e lui avrebbe ripreso a svolgere missioni per Suna. Tutto sarebbe ritornato come prima; niente di più semplice.

Con un movimento veloce si alzò dal piccolo futon blu scuro, scroccandosi una spalla e successivamente il collo. Lanciò uno sguardo veloce all’amico che continuava a russare senza ritegno, insieme ad un filo di bava che gli ricopriva il profilo mento, fino a raggiungere il cuscino, e subito dopo Sakura.

Anche la ragazza dormiva profondamente, sdraiata su un lato e da sotto le coperte suppose che si era sistemata in posizione fetale.

Ancora una volta il suo cuore prese in mano la situazione, obbligando il cervello ad allungare una mano verso il suo viso lindo e chiaro, illuminato dai primi raggi mattutini che riflettevano dalla finestra. I suoi polpastrelli sfiorarono i ciuffi corti posati sulla fronte ampia, spostandoli poi dietro l’orecchio dalla forma piccola e perfetta.

Il respiro caldo che fuoriusciva dal suo naso colpì il suo palmo che, ancora mosso dall’istinto, andò a lambire quelle labbra che poche ore prima stava per sfiorare con le sue.

Chissà se il suo profumo fruttato era imperlato anche in quelle labbra.. la voglia di assaggiarle era veramente tanta.

Un flashback di una Sakura svenuta tra le sue braccia, con un kunai piantato sulla sua schiena lo obbligarono ad allontanarsi di scatto, rischiando quasi di svegliare i due ragazzi. Il suo respirò divenne improvvisamente pensante e ancora spaventato da quella visione osservò la sua mano sinistra tremante.

Non doveva farsi coinvolgere da quelle emozioni, altrimenti non sarebbe riuscito a proteggere Sakura. Preferiva che lei lo odiasse, piuttosto che vederla morire per colpa della sua debolezza.

Si scompigliò i capelli e cercando di non far rumore uscì dalla stanza; aveva bisogno di sfogarsi.

Una volta chiusa la porta Naruto smise di russare e aprì gli occhi, osservando affranto l’uscio da cui era appena uscito l’amico.



**



Sakura si svegliò di soprassalto. Una mano si posò velocemente sulla fronte leggermente imperlata di sudore, così come i pochi ciuffi rimasti appiccicati. Un brutto sogno aveva tormentato il suo riposo, ne era sicura, ma non aveva alcun ricordo. Respirò lentamente, aiutando il suo cuore a ritrovare la calma, così come il suo respiro.

Con una scrollata di spalle decise di non darci troppo peso, dato che non era la prima volta che accadeva, stiracchiandosi poi allegra le braccia verso l’alto.

Volse lo sguardo verso la finestra, costatando che il sole era sorto da poco, mentre i futon dove avevano riposato Naruto e Sasuke erano vuoti. Sfruttando quel momento di privacy decise di spogliarsi della lunga camicia bianca prestata da Shizune, rimettendosi così gli abiti che Ino, Hinata e Karin le avevano regalato. Con sua enorme sorpresa notò che lo strappo sulla schiena provocato dal kunai era stato ricucito, così come il sangue, che era stato rimosso. Sorrise riconoscente, immaginando che l’artefice fosse stata sicuramente Shizune; per ricambiare la sua gentilezza le avrebbe sicuramente ripulito la lunga camicia che aveva adoperato.

Dopo essersi pettinata come meglio poteva con le dita i corti capelli indossò la fascia nera e uscì dalla stanza. Un buon profumo colpì immediatamente le sue narici, guidandola fino alla cucina dove Shizune era intenta a scaldare una teiera. Il suo stomaco brontolò rumorosamente quando vide la quantità di cibo posta sulla piccola tavola.

«’Uongiono Saura-chaan!» sbraitò Naruto a bocca piena, alzando in aria il braccio per salutarla.

Sakura trattenere una risata «Buongiorno»

Guardò il biondo che continuava ad affogarsi col cibo e poi Tsunade, seduta di fianco a lui, con il volto stanco e abbandonato su una mano. Sicuramente le scoppiava la testa per colpa dei postumi della sbornia.

Dopo aver ingoiato rumorosamente il boccone, Naruto afferrò con le bacchette un pezzo di quella che sembrava una frittata «Guarda, Shizune ha preparato i Tamagoyaki(*). Devi assaggiarli, sono la fine del mondo!»

Tsunade, fiacca, si massaggiò le tempie, digrignando i denti «Piantala di urlare moccioso»

Shizune posò divertita la teiera bollente sul tavolo, iniziando a servire dentro i bicchierini un po’ di tisana che rilasciò un piacevole odore di erbe selvatiche.

«Se ti dà così fastidio la mia voce allora tappati le orecchie nonna!» vociò senza indugio Naruto, assottigliando gli occhi, ma non appena riaprì soddisfatto la bocca per mangiare un frutto fresco, un pugno colpì violentemente la sua testa, facendogli scappare un lamento.

Un piccolo bernoccolo spuntò tra i suoi capelli biondi e spettinati, mentre Tsunade continuava a tenere il pugno chiuso soddisfatta. I due presero a litigare come bambini.

Cercando di non badare a loro, Sakura si voltò verso Shizune, che si era appena seduta per gustarsi quella ricca colazione da lei preparata.

«Dov’è Sasuke?» domandò curiosa, dato che il moro non era presente neppure lì.

«È uscito stamattina presto» spiegò la donna con un’alzata di spalle.

Sakura annuì, pensierosa «Vado a chiamarlo»

Uscì dalla cucina, non badando a Shizune che provò a placare Tsunade, che tentava nuovamente di colpire il giovane Ninja che, a sua volta, continuava a fargli la linguaccia.

Una volta fuori, Sakura si strofinò le braccia scoperte con entrambe le mani. Il sole, dato che era sorto da poco, non aveva ancora ben scaldato la terra e a quell’ora la casa di Tsunade era completamente avvolta dall’ombra degli alberi perciò, l’aria era ancora lievemente fresca.

Si guardò attorno circospetta e non appena le sue orecchie captarono un rumore sospetto si diresse in quella direzione. Si immerse completamente nella boscaglia fitta, tanto che gli alti alberi impedivano ai raggi di colpire la sua figura infreddolita. Dopo alcuni metri, gli occhi verdi di Sakura riconobbero la figura forte e tesa di Sasuke, che le dava le spalle.

Indossava la famosa armatura, mentre i suoi avambracci, così come le mani, erano stati nuovamente fasciati dalle solite garze. Sakura osservò attenta gli arti muscolosi dell’amico, completamente ricoperti da uno strato di sudore; sicuramente il freddo che alleggiava attorno a loro non lo percepiva minimamente, a differenza sua.

Mosse un passo verso di lui, notando solo in quel momento che alcuni alberi erano stati colpiti al centro del tronco, provocando una notevole crepa quasi di forma rotonda. Alcuni rami spessi invece erano stati staccati da colpi secchi e decisi, e giacevano a terra attorno a loro.

Si inumidì le labbra con la punta della lingua, sperando di non disturbarlo troppo. Qualcosa le diceva che quella mattina, Sasuke si era svegliato con la luna storta e lei non voleva assolutamente peggiorare il suo umore, allo stesso tempo, non le sembrava giusto ignorarlo. Forse aveva solo bisogno di sfogarsi e lei era ben felice di aiutarlo.

«Sas’ke-kun..» mormorò timida, notando il suo corpo irrigidirsi appena.

Quando le loro iridi si incrociarono, Sakura si sentì impotente. Lo sguardo di Sasuke era molto più freddo e distaccato del solito, e il suo occhio destro continuava a risaltate il famoso colore rossastro dello Sharingan. Sembrava arrabbiato e concentrato allo stesso tempo e sicuramente non aveva apprezzato la sua improvvisa interruzione.

Come il giorno precedente, un forte disagio si impossessò di lei, non riuscendo a capire cosa stava in quel momento pensando l’amico. Dopo quello strano, quanto avvenente episodio non avevano più trovato un modo per parlare da soli, anche se qualcosa dentro di lei le suggeriva che in realtà era Sasuke che cercava in un qualche modo di evitarla, proprio come in quel momento; il suo sguardo assente le fece capire che il ragazzo in realtà non la stava realmente considerando.

Rimase immobile e incerta, non sapendo cosa fare. Sasuke invece si voltò lentamente verso di lei e solo in quel momento la rosa notò un evidente graffio sulla sua mano sinistra, che gli macchiava le bende, gocciolando senza sosta fino al terreno. Una lunga linea sporcava tutto il suo braccio, fino al gomito.

A quella vista Sakura, sbiancò appena, anche se lui pareva tranquillo. Sembrava avesse combattuto con qualcuno, ma non era così; cosa lo aveva spinto a procurarsi da solo quella ferita? Sakura cominciò seriamente a preoccuparsi.

«Sasuke il tuo braccio..» sussurrò lei, muovendo un passo verso di lui.

Bloccò all’istante i suoi piedi quando vide che Sasuke aveva contemporaneamente mosso un suo all’indietro, mantenendo così uguale la loro distanza. Un fastidioso tremolio attraversò  tutto il corpo della rosa, fino a soffermarsi sulle mani.

Perché si comportava così?

«È solo un graffio» disse, con tono talmente freddo che i brividi che percepiva Sakura si dislocarono fino alla spina dorsale.

Si morse incerta l’interno guancia, mentre le sue mani ripresero a torturarsi «Se rientri in casa Tsunade può aiutarti. Shizune invece ha preparato la colazione» provò a dire, accennando un sorriso timido, che fu destinato a durare poco.

Sasuke le diede nuovamente le spalle «Non ho fame»

«O-ok..» balbettò, allontanandosi di qualche passo, ma quando capì che Sasuke non aveva intenzione di seguirla, decise di continuare «Non.. non vieni Sas’ke?»

«Ho di meglio da fare adesso» rispose lui, con voce dura, incolore e dannatamente infastidita.

Non poteva saperlo, ma Sakura era fermamente convinta che in quel momento gli occhi di Sasuke fossero taglienti, e se lei li avesse anche involontariamente incrociati, probabilmente le avrebbe tolto non solo la capacità di parlare, ma anche di respirare. Le sue labbra di schiusero appena, alla disperata ricerca di po’ di ossigeno, che cercava con enorme difficoltà a raggiungere adeguatamente i polmoni.

Ma lei non voleva abbandonarlo, non voleva che finisse così, perché sapeva che il reale motivo che quella mattina lo aveva portato a svegliarsi col malumore era proprio lei. Con passi tremolanti lo raggiunse, sfiorando col naso la sua schiena imponente. Allungò una mano verso di lui, stringendo con le dita i bordi della sua maglietta, avvertendo chiaramente un suo sussulto trattenuto,  distruggendo ancora di più il suo cuore colpevole.

«Sas’ke..»

«Lasciami in pace Sakura!»

Improvvisamente si ritrovò  a barcollare all’indietro, fino a quando il suo equilibrio non le impedì di rimanere in piedi, cadendo rovinosamente a terra di fronte a lui, che si era voltato di scatto. In quegli istanti era trasalita, non tanto per la sua mano che l’aveva allontanata con uno spintone, ma per aver udito quell’urlo d’odio. Sì, odio.

Il volto di Sasuke era sfigurato dall’indifferenza, come se ai suoi piedi si trovasse uno dei tanti nemici che voleva uccidere, e lei credette davvero di morire in quell'istante. Le sue orecchie pativano ancora il dolore di quelle parole, così come il suo cuore.

Un rumore simile ad un vetro che si infrangeva riempì la sua mente divenuta improvvisamente vuota e buia, obbligandola quasi ad arpionarsi con le dita il petto e l’erba sotto di lei, ma si trattenne.

Non era lui, Sasuke in quel momento era diverso, perché?

Percepì quella fastidiosa e ormai riconoscibile sensazione delle lacrime che affogarono i suoi occhi, provocandole un leggero bruciore. Li strinse appena, cercando di cacciarle come meglio poteva, dato che avevano cominciato a offuscare la sua vista e l’ultima cosa che voleva era colpire come un allocca il tronco di uno dei tanti albero che si trovavano attorno a lei.

Senza rendersene conto, si era rimessa in piedi e allontanata con una legger corsa, senza dire niente. Era solo una codarda.

Pensava che dopo l’ultima litigata fosse ormai capace di fronteggiare Sasuke in ogni sua sfumatura, ma a quanto pare si era sbagliata. I suoi occhi, il suo tono, il suo distacco, il suo gesto, l’avevano ferita troppo per cercare di sopportare quella sensazione che fino a ventiquattro ore prima era surrogata da una molto più profonda e piacevole.

Cercò di nascondere i piccoli residui umidi rimasti sulle gote arrossate, entrando poi nella piccola dimora in legno, trovando ancora i tre in cucina.

Fortunatamente, Naruto e Tsunade avevano smesso di litigare, mentre Shizune aveva cominciato a ripulire i primi piatti sporchi adoperati dal loro ospite.

«Tieni Sakura-chan! Ti ho messo da parte un pezzo, per tua fortuna è ancora caldo» enunciò Naruto raggiante, agitando un piatto pieno di cibo non appena la rosa superò la soglia.

In risposta, la giovane sorrise appena e accettò il pasto, iniziando a mangiare con estenuante lentezza.

«Stai bene?» domandò curioso l’amico.

Anche Tsunade la scrutò interessata, con le mani incrociate sotto il mento.

Sakura, dopo aver ingerito con difficoltà il boccone, regalò ai due un sorriso tirato «Sì»

Per nulla soddisfatto, Naruto si mise in piedi. I suoi occhi erano diventati pericolosamente seri e Sakura sapeva che ormai l’amico aveva ben capito la situazione; a quel ragazzo non sfuggiva mai niente.

«Dov’è Sasuke?»

Incerta si morse il labbro, osservando distratta il bordo del tavolo «Ha preferito rimanere ad allenarsi ancora un po’. Sai com’è fatto..» provò a dire, ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Naruto era sempre stato un ragazzo con la testa fuori dalle nuvole, ma quando voleva, sapeva osservare e valutare la situazione meglio di chiunque altro. Possedeva una specie di sesto senso che in determinati casi gli permetteva di accendere un campanellino d’allarme e lui sarebbe stato pronto ad intervenire, proprio come in quel momento.

Senza dire nulla raggiunse con lunghe e pesanti falcate la sala e un attimo dopo sbatté con forza la porta d’ingresso. A quel suono, gli occhi si Sakura si strinsero, a differenza di Shizune, che smise di lavare i piatti, asciugandosi le mani e osservando dalla finestra la capigliatura bionda inoltrarsi tra gli alberi.

Tsunade, che per tutto il tempo era rimasta attenta e in silenzio, non mosse un muscolo, osservando con un leggero sorriso la ragazza «Gli uomini sono strane creature. Fattelo dire da una che ha avuto parecchie esperienze»

Sakura arrossì imbarazzata, così come Shizune, che la colpì con sulla schiena lievemente ricurva.

«Tsunade!»

Arricciando le labbra, la donna osservò l’amica «Che c’è? È vero»

La mora roteò affranta gli occhi, facendo scappare un sorriso divertito alla giovane rimasta seduta, che aveva ormai smesso di mangiare, lasciando quasi tutta la colazione intatta. Senza volerlo, le si era chiuso lo stomaco.

Improvvisamente, le tre udirono un forte boato ricoprire l’aria e un secondo dopo ce ne fu un altro, molto più forte e vicino.

Sakura sbiancò appena e immediatamente, la sua preoccupazione volò ai due amici. Si mise in piedi di scatto, facendo quasi cadere la sedia. Tsunade seguì il suo esempio, ma a differenza sua sbuffò scocciata.

«Che stanno combinando adesso?»

Le tre donne raggiunsero l’uscita, ma non appena videro cos’era appena successo sbarrarono gli occhi e simultaneamente le labbra.

Sasuke, piuttosto dolorante, cercava di alzarsi dalla lunga e profonda crepa che aveva appena provocato col proprio corpo sul terreno, cancellando tutta l’erba verde e fresca del giardino. Un albero era stato addirittura abbattuto, con un colpo forte.

L’occhio di Sasuke mutò immediatamente quando vide la figura furente di Naruto sbucare dalla folta foresta.

«Se avete intenzione di ammazzarvi fatelo lontano da casa mia brutti mocciosi!» sbraitò furibonda Tsunade, raggiungendo con pesanti andature il biondo, che sembrava pronto a colpire nuovamente l’amico che si era finalmente rialzato.

«Sei solo un idiota!»

Sasuke ghignò,  ignorando il suo grido e ripulendosi col dorso della mano il rivolo di sangue che aveva macchiato il suo mento.

Intanto, Tsunade bloccò il giovane con una presa ferrea, arrestando così la sua improvvisa collera «Frena i tuoi bollenti spiriti pivello, vi sembra questo il modo di comportarvi!?»

A quella scena, Sakura non riuscì a trattenere i brividi di terrore; non aveva mai visto Naruto e Sasuke litigare in quel modo. Il biondo sembrava quasi accecato da una rabbia cieca che prima d’ora non aveva mai scaturito, mentre Sasuke fronteggiava tranquillamente il suo sguardo funesto, pronto a combattere se necessario, lo si capiva dalla posizione di attacco che aveva sfoggiato.

«Tu sei solo un fottuto egoista! Solo perché il tuo cognome è Uchiha non significa che tu debba comportanti come meglio credi!» vociò ancora Naruto.

Le sue mani erano strette in due pugni e i denti digrignati; se avessero potuto i suoi occhi, solitamente dolci e benevoli, avrebbero incenerito chiunque. Non si rese nemmeno conto che Tsunade aveva smesso di trattenerlo con entrambe le mani  le sue spalle tese.

«Tu invece devi imparare a farti i cazzi tuoi Naruto!» rispose Sasuke allo stesso tempo, facendo così rimbombare le sue grida per tutta la zona, cagionando un fastidioso eco lungo il bosco vicino a loro.

I due continuandolo a lanciarsi spaventose occhiate colme d’odio, provocando a Sakura una sgradevole sensazione. Tutte le volte che aveva assistito ad una litigata di Naruto e Sasuke le era sempre scappata una piccola risata, perché i loro bisticci erano solitamente infantili e divertenti, ma stavolta era diverso, completamente diverso.

Nessuno dei presenti si era però accorto dello strano cambiamento di Tsunade, che continuava ad osservare con occhi tremanti i due ragazzi.

«Che cosa hai detto?» sussurrò improvvisamente, attirando l’attenzione dei due, rivolgendosi poi al ragazzo dai capelli scuri «Tu.. sei un Uchiha?»

«Sì, e allora?» sputò prezzante, riportando la propria attenzione su Naruto.

Ma improvvisamente dovette fare un lungo balzo per cercare di evitare il potente pugno della donna, che immediatamente, colpì il suolo in cui si trovava pochi istanti prima, provocando un enorme cratere e facendo tremare il terreno. I presenti osservarono scioccati la scena, solo Shizune ebbe il coraggio di intervenire.

«Tsunade!»

Si mosse velocemente verso di lei, ma non appena la polvere le permise di vedere il volto infuriato della donna rivolta al ragazzo che aveva appena evitato senza difficoltà il suo colpo, dovette fermarsi.

«Che diavolo ti prende adesso?!» borbottò Sasuke sconcertato, non appena atterrò poco distante.

«Chi vi ha mandato?!»

I tre ragazzi sussultarono all’urlo irato della bionda, soprattutto Sakura, che strinse entrambe le mani, posandole sul petto.

«Cosa?» sussurrò appena, anche se sapeva che nessuno l’avesse sentita.

«Dimmi subito chi vi ha mandato! È stato il Re, non è vero?!»

Sasuke assottigliò gli occhi e la sua fronte si corrugò, osservando ancora perplesso la donna che sembrava avesse improvvisamente perso la ragione «Non so di cosa tu stai parlando brutta pazza»

Dovette scansarsi una seconda volta con un veloce movimento, per poter schivare un ulteriore pugno da parte della bionda.

«Tsunade fermati!» gridò Shizune, disperata.

Sasuke abbassò velocemente il busto, giusto in tempo prima che quel potente colpo distruggesse senza difficoltà l’albero che si trovava dietro di lui. Ancora una volta si allontanò da lei con un salto, per controllare meglio i suoi movimenti. Naruto intanto aveva perso completamente la rabbia che l’aveva martoriato, osservando ancora confuso l’intera scena.

Tsunade, tenendo nascosti gli occhi con i pochi ciuffi biondi che le erano fuggiti dalle due code, rialzò lentamente busto, dando a tutti le spalle. Non appena si voltò, Sakura notò immediatamente uno strano segno sulla sa fronte, che era magicamente comparso, ma fece finta di niente, movendo un passo verso di lei.

«Signorina Tsunade..»

A udire la sua voce, la donna scoppiò «Io mi ero fidata te! Mi sono confidata!»

Non aspettandoselo, Sakura sobbalzò spaventata, fissando i suoi occhi scuri e lucidi, ma senza perdere nessuna lacrima.

«E invece vengo a scoprire che questo moccioso fa parte di quello stupido Clan! Ti ha mandato quel bastardo ipocrita di Fugaku, non è vero?» Tsunade si rivolse nuovamente a Sasuke e, questa volta, le sue parole colpirono immediatamente il suo nervosismo.

I suoi occhi si iniettarono di odio puro, mentre il suo corpo tremò percettibilmente «Non osare parlare di mio padre» mormorò, ma non riuscì comunque a controllare la collera.

I suoi occhi brillarono ancora di più e improvvisamente l’aura viola del Susanoo ricoprì interamente il suo corpo. Una lacrima di sangue scappò dal suo occhio sinistro, sporcando l’intera guancia, ma Sasuke non parve accorgersene.

La figura dell’umanoide non era ancora pienamente completa, ma restava comunque terrificante. Tsunade non si fece intimorire, anzi, si mise in posizione di difesa quando capì che il moro era pronto a fronteggiarla, ma non appena questo lo fece, un urlo acuto bloccò il suo attacco.

«Sasuke basta!»

L’Uchiha sussultò appena quando si voltò verso Sakura, riconoscendo immediatamente quelle fastidiose gocce salate che macchiavano il suo viso. L’ombra del Susanoo si spense, lentamente, così come era apparsa.

Naruto, approfittando di quel momento di calma, si avvicinò a Tsunade, scrutando serio la sua figura «Nonna, non ho idea di quale sia il tuo problema, ma la nostra presenza qui non è dipesa da te. Stiamo cercando altre persone, sotto l’ordine del Re di Suna per scopi onorevoli»

Ormai non aveva più senso nascondere la loro missione. Per ragioni sconosciute, Tsunade li aveva accusati di un qualcosa che sicuramente non centravano affatto, pertanto, per il biondo dire la verità in quel momento risultava la soluzione migliore.

La donna, rimasta per diversi secondi in silenzio a scrutare il terreno, si volse completamente verso di loro, mantenendo uno sguardo serio e attento «Fate tutte e tre parte del Paese del Fuoco..?»

In risposta, Naruto annuì, confermando le sue parole. Sasuke rimase in silenzio, mentre Sakura strinse appena un braccio con la mano opposta.

Tsunade lanciò un’occhiata a Sasuke, indicandolo col mento «Lui è un membro del Clan Uchiha, tu invece?» disse sprezzante, rivolgendosi al biondo.

«Sono un Uzumaki, figlio di Minato e Kushina Uzumaki»

Un piccolo ghigno ornò le labbra secche della donna non appena udì quei nomi, poi si girò verso Sakura «E tu?»

La giovane esitò. Cercò di nascondere il pesante disagio che aveva avvolto il suo animo, ma non ci riusciva. In quel momento, gli occhi di Tsunade non era più dolci, né gentili, ma carichi di una scintilla che era scattata inspiegabilmente a causa loro, a causa lei, ancora una volta. Inghiottì il fastidioso magone bloccato lungo la gola, appurando che questa volta, le risultava alquanto difficile svelare la sua identità, a differenza di come era accaduto nel piccolo villaggio di Ino e Hinata, ma ormai sapeva che non aveva altra scelta.

Abbassò lievemente il capo, cercando di non balbettare e risultare ridicola «Sono Sakura Senju, figlia di Re Nawaki»

In quella piccola area verde scese un silenzio raggelante. Tutti gli sguardi erano puntati sulla giovane principessa, e la più stupita era proprio quella della donna che, con gambe e braccia tremanti, aveva calato nuovamente gli occhi verso il terreno che calpestavano i suoi piedi.

«Andatevene» sussurrò improvvisamente Tsunade, obbligando i presenti a portare la loro attenzione su di lei «Andate via!»

Sakura fece un passo indietro spaventata quando vide Tsunade camminare velocemente verso di lei, ma dovette ricredersi quando, senza calcolarla, la superò, entrando in casa e sbattendo con rabbia la porta, facendo quasi tremare i vetri delle finestre, seguita da una povera e spaventata Shizune, che aveva partecipato in silenzio a quell’assurdo spettacolo.

«Benissimo, non ho intenzione di rimanere in questo posto un minuto di più!» commentò Sasuke con disprezzo, dando le spalle ai due amici «Andrò a cercare Itachi e stavolta niente e nessuno ostacolerà il mio cammino»

Prese velocemente a camminare in direzione della foresta, ma ancora una volta, la sua voce tremante bloccò i suoi passi.

«Sasuke aspetta non possiamo andarcene così!» provò a dire Sakura, sperando di fargli cambiare idea «Anche Tsunade, come Ino, Hinata, Neji e gli altri provano uno strano odio nei confronti della nostra terra. Vuoi davvero trascurare la verità che per tutti questi anni ci hanno tenuto nascosto?»

Quanti segreti le aveva occultato realmente suo padre? Ormai Sakura non pensava ad altro.

Da quanto era morto, scopriva ogni giorno qualcosa di velato e raccapricciante di lui e di come aveva governato in tutti quegli anni la loro terra alle sue spalle; voleva venire a capo di quella stramba situazione. Era suo dovere farlo perché, anche se non aveva idea di come governare al meglio un regno, prima di tutto doveva capire le intere sfumature che nascondeva, rischiando anche di sbatterci il naso se fosse necessario.

Neji non era stato in grado di darle le risposte che cercava perché troppo giovane, ma forse Tsunade poteva farlo, era la sua unica possibilità.

Guardò speranzosa le spalle dell’amico, che per tutto il tempo era rimasto immobile, e rimase tale quando la sua voce fredda e arrogante uscì dalle sue labbra.

«Quando ho detto che niente mi ostacolerà, parlavo anche di te Sakura»

La rosa sussultò appena, cercando di trattenere le dolorose lacrime che minacciarono di uscire da quei piccoli pezzi di smeraldo, anche se Naruto non ebbe difficoltà a notarlo.

«Cercherò mio fratello e risolverò questa situazione, con o senza di voi» continuò poco dopo il moro e, senza voltarsi, raggiunse la foresta con un balzo, iniziando a correre.

«Idiota aspetta!» provò a dire Naruto, ma il ragazzo si era ormai allontanato.

Strinse con rabbia pugni, raggiungendo poi la ragazza che continuava a piangere silenziosamente.

«Non posso andarmene Naruto.. io..» singhiozzò la giovane, cercando di spiegare il suo punto di vista.

Sapeva che la loro priorità era la missione affidata da Gaara, ma in quel momento non riusciva ad trascurare quella nuova e assurda scoperta. Ma per sua fortuna, Naruto capì al volo la situazione e senza dire nulla la raggiunse, abbracciandola con veemenza.

Sakura ricambiò grata la stretta, inebriandosi della dolce fragranza che ricopriva la sciarpa rossa dell’amico.

«Ti prego vai con Sasuke» sussurrò poco dopo, obbligando il biondo a staccarsi da lei.

La osservò addolorato, posando entrambe le mani sulle sue spalle minute «E tu Sakura?»

Ispirando lievemente col naso, la ragazza gli regalò uno dei suoi inconfondibili sorrisi, facendolo ancora di più dispiacere; si vedeva che in quel momento stava terribilmente soffrendo per lo stupido e improvviso comportamento di Sasuke.

«Me la caverò, non preoccuparti»

I suoi occhi azzurri divennero autorevoli, così come la sua presa stretta «Non lascerò che combini qualche stupidaggine, tranquilla. Tornerò a prenderti con Sasuke, noi non ti abbandoneremo più» disse con convincimento.

Questa volta, il sorriso di Sakura fu sincero «Lo so»

Si abbracciarono ancora una volta e, non appena Naruto scomparì lungo le alte chiome degli alberi in una corsa sfrenata, si voltò sicura verso la piccola casa in legno.

Si prese qualche secondo prima di accumulare coraggio e bussare con insistenza alla porta, ma come aveva ben previsto, nessuno le aprì.

«Shizune, ti prego apri» disse con voce bassa e dispiaciuta «Ci sono solo io»

Rimase in attesa per diversi secondi, tenendo la fronte poggiata sull’uscio, fino a quando non captò il rumore di alcuni passi avvicinarsi lentamente, seguiti poi dallo scattare della porta. La figura della giovane donna fece la sua comparsa.

Le iridi scure di Shizune erano stanche e vuote, ma decise comunque di farla entrare. Sakura non disse nulla, notando che nel piccolo salotto c’erano soltanto loro, mentre la cucina era vuota. Non dovette dire nulla per far capire a Shizune cosa stava pensando.

«Ha preso una bottiglia di sakè e si è chiusa in camera. Ho paura che farà qualche stupidaggine come suo solito» dichiarò la mora, grattandosi stanca e con un sospiro la nuca, indicando con un cenno una delle soglie chiuse alla loro destra.

Mortificata nel vedere il suo stato d’animo, Sakura si strinse nelle spalle «Mi dispiace, non era mia intenzione provocare questo trambusto» sussurrò, senza ancora avere il coraggio di guardarla.

Tutta quella situazione la stava soltanto confondendo. La reazione di Tsunade l’aveva notevolmente sorpresa, o meglio dire spaventata. La conosceva da poco, ma qualcosa le diceva che la donna non era solita fare certe sfuriate improvvise, e poi le era capitato nel momento in cui aveva scoperto il cognome di Sasuke. Cosa aveva combinato il Clan Uchiha per farla così arrabbiare e abbattere allo stesso tempo?

«Cosa le è preso?»

Shizune sorrise faticosamente malinconica, ma mantenendo comunque il suo tono gentile «È meglio se te lo fai spiegare direttamente da lei»

Alle sue parole, Sakura percepì un brivido «Non credo abbia molta voglia di vedermi»

Una leggera ilarità sfuggì dalle labbra della giovane dai capelli neri «Credimi, Tsunade è solo una donna testarda e autorevole, ma ha un gran cuore. E poi non farebbe mai del male ad una ragazza» spiegò seria, voltandosi verso la rosa che era rimasta ferma e attenta «Il suo carattere scorbutico è stato notevolmente influenzato dal suo passato»

Le mani di Sakura si strinsero in due pugni lungo i fianchi «Ed è quello che voglio scoprire, per aiutare voi ed altre persone» proferì decisa, raggiungendo la porta della stanza in cui si era rinchiusa Tsunade, sotto lo sguardo curioso di Shizune.

Raggiunto l’uscio, lo colpì cautamente con le nocche «Signorina Tsunade..»

«Va via!»

L’urlo isterico della donna fece trasalire entrambe.

Shizune si schiarì la voce «Se hai bisogno di me mi trovi in cucina» proferì, scansando con la mano la tenda attaccata sull’arco che portava all’ambiente culinario.

Sakura ispirò col naso, riportando la propria attenzione sulla porta «La prego mi apra, voglio solo chiarire meglio questa situazione»

«Peccato che io non intenda farlo!»

Affranta, la giovane si prese una ciocca tra le dita. Emise un sospiro diroccato prima di lasciarsi andare contro il portone con le spalle, appoggiando la testa e chiudendo con forza gli occhi, strisciando fino a terra. Si portò le ginocchia al petto, ma non le strinse con le braccia.

Da quando suo padre era morto non era riuscita a fare nulla di buono. Si sentiva inutile, debole e inerme. Non aveva idea di come un sovrano dovrebbe comportarsi di fronte a certe situazioni, eppure era sempre stata al fianco di suo padre e Gaara. Quest’ultimo, si era addirittura dimostrato fin da subito un buon Re, capace di gestire qualsiasi frangente, anche il più difficile e improvviso.

Il vero problema però stava che lei non era Gaara, né Nawaki o Fugaku, ma Sakura.. semplicemente Sakura. Forse non era forte, non era in grado di padroneggiare armi e possedere abilità innate utili, ma un qualcosa possedeva: bontà d’animo e determinazione. Forse col tempo, sarebbero state queste le risorse che un futuro l’avrebbero resa la Regina che il Paese del Fuoco meritava; doveva soltanto provarci.

Ispirò col naso, prima di lasciarsi andare.

«Per colpa di una grave malattia ho perso prematuramente mia madre, e questo ha obbligato mio padre a rinchiudermi nel castello, terrorizzato di perdere anche me, in questo modo però non mi ha mai dato la possibilità di vedere la mia terra, né di conoscerla. Se non fosse stato per Naruto e Sasuke sarei sempre rimasta sola»

Senza rendersene conto aveva cominciato a parlare, con voce ferma e nostalgica.

«Abbiamo affrontato tante avventure insieme, donandomi un’amicizia che non tradirei per nulla al mondo, ma.. per motivi ancora sconosciuti, otto anni fa la famiglia di Sasuke, così come la maggior parte dei Ninja del Paese del Fuoco persero la vita, obbligando i miei unici amici ad abbandonarmi»

Ricordava ancora ancora quel giorno, ‘La Notte della Strage’. Quella rievocazione era ancora nitida nella sua mente, così come la sofferenza di Sasuke. Per diverso tempo si era odiata per non essere riuscita ad aiutare come meglio poteva l’amico; non le avevano mai dato la possibilità per farlo.

«Ho vissuto otto anni da sola e rinchiusa quando, la sera del mio ventunesimo compleanno, mio padre è stato ucciso. Avrei subito la sua stessa sorte se non ci fossero stati Naruto e Sasuke e adesso ho la possibilità di scoprire il mondo, ma col passare dei giorni vengo sempre di più sommersa dai problemi che forse mio padre negli anni ha causato, tenendomi all’oscuro di tutto»

Ormai le lacrime erano scese inesorabili, fino a macchiare le ginocchia strette al petto. La sua voce era incrinata, ma cercava comunque di rimanere forte.

«Non ho idea di che cosa le abbia fatto, così come ad un gruppo di giovani ragazzi che in poco tempo si sono fidati di noi, però.. sono intenzionata a risolvere tutto, o almeno voglio provarci. So di essere una ragazza debole, mentre gli uomini che hanno ucciso mio padre sono estremamente potenti, ma non m’importa, voglio solo essere la principessa che ogni regno merita di avere. Senza segreti, senza cattiverie, senza vigliaccheria e l’unica cosa che in questo momento posso fare è cercare di aiutarla e rimediare agli errori che ha commesso mio padre, ma per farlo ho bisogno del suo aiuto»

Per un interminabile istante regnò il silenzio. Sakura rimase al suo posto, permettendo alle lente lacrime di farsi strada tra le lunghe ciglia. Aveva lasciato che il suo cuore parlasse, che la sua anima pura e quieta dimostrasse quello che realmente abbrancava la sua mente, mettendosi per la prima volta a nudo con una persona che aveva sentito fin dal primo momento vicina, come se si conoscessero da sempre.

Improvvisamente, la porta si aprì lentamente, cigolando leggera. La ragazza fu costretta a staccare la schiena da essa, evitando così di cadere all’indietro. Non appena il suo sguardo si posò alle sue spalle, trovò un altro paio di occhi che perdevano senza ritegno calde gocce di pianto.

«Chi è stato ad uccidere tuo padre?»




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Buonasera a tutti, ecco a voi il mio regalino di Natale**
Che dire, Sasuke tecnicamente non ve l'ha proprio fatto, ma almeno abbiamo un'idea più chiara di cosa gironzola dentro la sua testaccia dura.. chissà cosa farà Naruto.
Inoltre altro colpo di scena! Secondo voi quale sarà la storia di Tsunade? A voi i commenti e supposizioni, altrimenti, al prossimo aggiornamento, che sinceramente non ho idea di quando avverrà, forse più probabilmente Domenica 12, ma non ne sono sicura, chiedo venia ):
Che dire.. ci vediamo il prossimo anno ragazzi xD 
Spero con tutto il cuore che anche questo capitolo sia stato apprezzato perché vedo che comunque le visualizzazioni ci sono, e tante anche! Grazie infinite a tutti**
Un bacione e alla prossima :*
Marti
 
  
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