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Autore: Red Drago    01/01/2020    13 recensioni
Il giorno di Natale del 1793 Hans Axel di Fersen mentre rilegge una lettera della sua amata ripensa al passato e fa un punto sul presente.
Realtà storica e fantasia si uniscono.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel von Fersen
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Posso dirvi che vi amo e ho soltanto il tempo per farlo. Fatemi sapere a chi indirizzare le notizie che potrei scrivere, ché non posso vivere senza farlo. Addio a voi che siete il più amato e più amabile degli uomini. Vi abbraccio e bacio con tutto il cuore."*

25 dicembre 1793

Hans finì di leggere la lettera di Maria Antonietta per l'ennesima volta.
Calde lacrime scendevano senza remore sulle sue guance, erano passati due mesi e nove giorni da quando la donna che amava era stata assassinata.
Perché proprio quello era successo, dopo un processo sommario ed iniquo era stata ghigliottinata.
Si passò una mano tra i capelli, Hans, fece un profondo respiro, quel giorno, la sua assenza, le modalità della sua morte, gli pesavano più del solito.
Con la memoria tornò indietro nel tempo e ricordò tutti i preparativi e i sotterfugi per portare a buon fine la fuga della famiglia reale: loro travestiti da Baroni Korff, lui che aveva rischiato la vita per ottenere il lascialpassare con l'inganno.
Sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto, ormai erano vicinissimi al confine col Belgio, lui l'avrebbe accompagnata ovunque, ma il Re lo aveva congedato.
Ormai aveva fatto il suo dovere, loro sarebbero presto stati al sicuro.
Ma non fu così, poco dopo che lui era rientrato aveva saputo che proprio sul confine erano stati riconosciuti, che avevano rischiato il linciaggio, che erano stati scortati a Parigi da una folla inferocita.
La sua rosa si era incanutita in una sola notte per lo spavento, e lui non era lì ad aiutarla, a sostenerla.
Il più tremendo rimorso che possa attanagliare l'animo di un essere umano.

Un lieve tocco alla porta lo fece ripiombare nel presente.
-"Avanti"- sussurro' asciugando le lacrime che ancora rigavano il suo bel volto.
Ingmar, il suo valletto personale entrò e fece un inchino.
-"Vostra Signoria, Madame Hedvig Catharina de la Gardie Contessa di Fersen, Vostra madre, e il Conte Axel di Fersen, Vostro padre sono appena giunti per la ricorrenza del Natale."-
Hans spalanco' gli occhi, non era assolutamente dell'umore per affrontare il pranzo natalizio con la propria famiglia, infatti di lì a poco sarebbero arrivati anche il fratello insieme alla consorte e ai nipoti, e la sorella Sophie.
Scosse la testa, sospirò rumorosamente, poi abbassò le spalle: si sentì sconfitto e vuoto.
La sua vita era vuota senza di lei.
-"Mi preparo e scendo. Avvisateli e servite loro qualcosa come aperitivo. Sarà un'attesa di mezz'ora, potete andare Ingmar."-
L'espressione stupita dell'uomo lo fece sorridere
-"State tranquillo, sono in grado di vestirmi da solo, non temete. A più tardi."-
Ingmar si inchino' nuovamente e uscì silenziosamente dallo studio del Conte.
Mentre si vestiva stancamente ripenso' all'unica persona che sarebbe stata in grado di aiutarlo quel venti giugno di due anni prima: Madamigella Oscar.
Sapeva benissimo che aveva abbracciato la causa rivoluzionaria ma era più che certo che lo avrebbe aiutato a salvare colei che per quasi vent'anni era stata la sua migliore amica, era troppo cristallina e leale, piena di ideali, per porre un veto.
Quel giorno Oscar avrebbe compiuto trentotto anni.
Non avrebbe mai dimenticato neppure lei.
All'inizio della loro conoscenza aveva rischiato di essere passato a fil di spada da lei almeno un paio di volte, la prima quando aveva conosciuto Maria Antonietta durante il ballo in maschera, successivamente quando furono messe in circolazione lettere d'amore false attribuite a lui e destinate alla Delfina.
Poi Oscar aveva capito la portata del suo amore per la prima donna di Francia.
Proprio per questo lo aveva pregato di andare il più lontano possibile, di modo che la Regina non fosse oggetto di terribili pettegolezzi.
E lui lo aveva fatto, ma non aveva resistito per tanto tempo lontano da lei, Maria Antonietta era la sua aria, il suo sole, la sua ragione di vita.
Era stato egoista e solo la sua amata aveva pagato.
Solo con l'appoggio di Oscar avrebbe potuto cambiare il destino.
Ma lei stessa era stata vittima del destino, un destino non scelto da lei ma affrontato con integerrima consapevolezza.
Tante voci si erano susseguite dopo la morte di Oscar e di André.
André, il "suo" André. Così lo aveva definito quando era giunto a salvarli fortunosamente nell'agguato che li aveva visti vittime a Saint'Antoine.
Forse anche lei aveva, infine, ceduto all'amore.
Era parso chiaro ai suoi occhi di uomo innamorato la vera natura dei sentimenti che la legavano al suo attendente.
Forse lei avrebbe potuto avere un amore totale, vissuto pienamente, cosa che, invece, a lui sarebbe sempre stata preclusa.
Poi aveva saputo che erano morti a poche ore uno dall'altra.
Pianse calde lacrime, e provò invidia per loro: sempre insieme in vita come in morte.
A lui questo non era stato concesso.
Era ancora vivo, ma morto nell'anima.
Finì di vestirsi, diede un'occhiata nello specchio: vide riflesso un vuoto cadavere nelle cui vene ancora scorreva il sangue, ma il cui cuore si era fermato il sedici ottobre di quell'anno.
Sorrise mesto 'Buon compleanno, amica mia'
Raddrizzo' le spalle, si sistemo' la giacca e scese per andare a salutare i genitori che attendevano nel salotto.

*Reale lettera di Maria Antonietta indirizzata al Conte di Fersen.
   
 
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