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Autore: Charlie McGee    02/01/2020    0 recensioni
One shot legata alla storia in corso "Età adulta".
Uno spaccato di un Natale alternativo, in cui i due improbabili amici Hermione Granger e Draco Malfoy si trovano per festeggiare insieme alle rispettive famiglie la Vigilia di Natale. Sotto alla patina calorosa del Natale alla Tana, si celano aspettative deluse, sentimenti indefiniti, e gesti inaspettati.
Un episodio natalizio che arriva dritto al cuore.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Di Vigilie di Natale, nemici diventati amici e regali da indovinare

Vigilia di Natale 2018, la Tana.


La sciarpa con il motto Grifondoro per Harry, c’era.
La nuovissima maglia dei Cannons per Ron, c’era.
Un kit completo per il mantenimento dell’attrezzatura da Quidditch per Ginny, c’era.
Ai regali per i ragazzi, che Dio gliene scampasse!, ci avrebbe pensato Ron.
Hermione si prefigurò gli sbilenchi pacchetti che avrebbe preparato suo marito. Avrebbero avuto la carta attaccata storta, i fiocchi che cadevano e forme improbabili.
Però sorrise. Hugo e Rose impazzivano quando era Ron a scegliere i regali, almeno quello doveva concederglielo.
“Reduco.”
Sventolò la bacchetta sopra al mucchio di regali, già perfettamente impacchettati, tramutandoli in una manciata di mattoncini colorati che si fece scivolare in tasca.
Era un Natale trapuntato di aspettative, quello. Ronald stava attendendo una promozione, addirittura aveva occhieggiato un posto all’Ufficio Misteri.
E lei, beh... si aspettava qualcosa dalla sua vita coniugale. Ron era buono, premuroso con i ragazzi, incline al buonumore. Eppure, dopo tanti anni insieme, i loro caratteri così diversi a volte facevano a pugni. Perfino più di quando erano ragazzi.
Però lo amo.
Sì, okay, era ancora innamorata. Amava ancora tutte le piccole cose di lui, ed amava la famiglia calorosa che avevano costruito insieme.
Però... c’era stata La Discussione, con la D maiuscola. Si era trasformata nell’ennesima litigata, solo che questa volta il motivo non era così futile da riuscire a riderci su una volta che i bollori erano svaporati.
Avevano iniziato parlando di tutt’altro, a dire il vero. Stavano lavorando insieme, al tavolo della cucina; Hermione esaminava la documentazione di un ex proprietà di Mangiamorte requisita dal Ministero.

“È pazzesco! Pazzesco. Non sai quante case rimangono invendute. E potrebbero tranquillamente destinarle ai Magonò in disgrazia, non credi?”
“Mmm.”
“Guarda questa. Settecento metri quadrati, il giardino, la casa del Custode, un cortile interno...”
“... però.”, Ron sfogliò un’altra sezione del suo fascicolo, sfiorandole affettuosamente il braccio con la mano libera.
“Perlomeno la svendono. Cinquemila Galeoni.”
“Fico.”
Hermione si tolse gli occhiali, facendoli penzolare tra due dita. C’era un’idea che le frullava in testa da un po’, anche se non era qualcosa da potersi fare nell’immediato.
“Sai, potrebbe essere una bella occasione.”, si picchiettò le dita sul mento, “Non questa, dico, però magari, in futuro... Parlavamo di cambiare aria, ecco, e il Ministero ha in programma una sfilza di aste immobiliari nei prossimi anni.”
Ron sfogliò un’altra pagina. Senz alzare gli occhi dal foglio, replicò: “Interessante. Beh, sì, sarebbe carino, se non ci fosse già la Tana.”
Hermione ebbe un sussulto e venne strappata alla sua temporanea fantasticheria tutta in un colpo.
Prego?
“Che vuoi dire?”
Ronald registrò il tono allarmato della consorte. Questa volta alzò gli occhi dal fascicolo.
“Beh, lo sai, no?”, si strinse nelle spalle.
Hermione si mise sulla difensiva. Di cosa stava blaterando? Che rotelle avevano smesso ad un tratto di funzionare nella testolina di suo marito?
“No, Ronald, non lo so. Illuminami.”, e ritrasse il braccio, incastrandolo sotto il seno.
Ronald la fissava come se le dovesse spiegare l’ovvio.
“Herm, dai... Lo sai come si è sempre fatto nella mia famiglia. La Tana si tramanda da generazioni. Quando i miei saranno abbastanza vecchi, metteremo su un altro piano più comodo per loro. E siccome io sono il più grande dei fratelli rimasti in zona, ci trasferiremo con Hugo e Rose.”
Hermione percepì distintamente il sangue affluirle alla faccia e rimbombarle nelle orecchie come un fiume in piena. Per un secondo le si annebbiò la vista.
“Cosa dovrei fare io...?”
E lo stolto si scavò la fossa da solo.
“Herm, ti prego, non fare come al solito una tragedia per una cosa che deve ancora succedere e...”
Hermione saltò in piedi così bruscamente che la sedia crollò a terra.
“Che deve ancora succedere? Che non succederà mai, Ronald! Come osi prendere decisioni sulla mia vita? E sulla vita dei miei figli? Chi ti credi di essere?”
Dallo sguardo stralunato di Ronald capì che lui non si aspettava quello scoppio di furia, ma, che diamine!, quando aveva avuto il tempo di partorire tutte quelle sciocchezze? E quando, di grazia, intendeva informarla? Prima delle nozze, per esempio, sarebbe stata una tempistica opportuna.
Lui si alzò prudentemente, ma le orecchie gli si stavano già colorando di rosso, cifra ineliminabile di cambio d’umore, in uno Weasley.
“Hermione, ti prego.”, la voce era increspata d’ira, “Non era quello che intendevo dire. Credo solo che quella, alla fin fine, potrebbe essere la sistemazione più adeguata.”
Hermione percepì tutta la tensione degli ultimi mesi contrarsi, prendere forma, come un piccolo goblin arrabbiato che le si distendesse nello stomaco.
“Queste considerazioni si fanno in due, Ron.”
E con questa chiusa secca, si Smaterializzò.

Aveva pensato di andare da Draco, ma poi si era resa conto che era mezzanotte passata e probabilmente lui e Astoria si erano già ritirati. Allora aveva fatto tappa da Harry, dove aveva aperto una Ginny in vestaglia e mezza addormentata.
“Entra, tesoro. È stato il cretino?”, aveva intuito al volo.
Seduta sul loro salotto, con un the caldo fra le mani, aveva pianto.
“A volte è così difficile, Gin. Non dirgli che te l’ho detto, ma a volte penso... penso che se lo incontrassi oggi... forse non...”
I singhiozzi avevano soffocato le sue parole, e le braccia sottili di Ginny l’avevano accolta.
“Shh. Lo so. Certe volte io Harry lo vorrei, grr... Strangolare!”, mimò il gesto con le mani, “Ma poi mi dico anche: okay, lo vuoi strangolare, e ne avresti tutti i santi diritti. Ma lo ami? E va sempre a finire che gli concedo un’altra alba.”
Hermione si produsse in una risatina singhiozzante. Ginny aveva ragione. Anche se aveva idea che ogni anno trascorso fosse stato più difficile, in fin dei conti forse era quello il matrimonio... Impedirti di strangolare tuo marito perché, in fondo, lo ami.
Era rientrata per ritrovarsi Ron sulla porta di casa, intento a scrutare la strada in attesa del suo ritorno.
“Stavo per venire da Ginny.”, l’aveva apostrofata mentre lei si richiudeva pazientemente il cancello alle spalle.
“Non ce n’era bisogno. Sono stata via solo un’ora.”
“Lo so. Ma... ecco...”
Non le aveva detto nulla, in realtà, perché quando se l’era vista davanti non aveva fatto altro che prenderla e baciarla. Alla fine, come in molte altre occasioni, la lite si era sopita tra le lenzuola.
Del trasferimento alla Tana nessuno dei due aveva più fatto cenno, accantonato come un altro degli argomenti spinosi da affrontare secondo il “metodo Weasley”: solo quando hai lo stramaledetto problema a un centimetro dal naso.
Questa volta, tuttavia, Hermione si era adeguata. Perché aveva la sensazione che se quell’incantesimo fosse deflagrato, questa volta avrebbe fatto più vittime del solo orgoglio personale di uno dei due litiganti.
Hermione vi dedicò un pensiero distratto mentre si aggiustava i capelli alla specchiera, raccogliendo i ricci, che con la neve diventavano gonfi e indomabili.
Come se non avesse già abbastanza grane per la testa, quella sera lei e Rose erano chiamate a fare da collante tra la famiglia Weasley-Potter e due invitati d’eccezione: ci sarebbero stati anche i coniugi Malfoy.
Hermione fece una smorfia allo specchio. L’idea era stata di Rosie, e all’inizio le era sembrato un pensiero così bello, che volesse il suo migliore amico partecipe al Cenone della Vigilia e all’apertura dei regali! Ora, però, le veniva difficile figurarsi un quadro idilliaco se pensava a Draco che metteva piede alla Tana.
Anche solo pensare a lei e Malfoy come amici era già un ossimoro spettacolare, no?

Indossavano vestiti eleganti, quasi fuori luogo, ma con atteggiamenti diametralmente opposti. Draco entrò dietro alla moglie, altezzoso, toccandosi il collo alto della giacca come se temesse di sporcarla solo nel mettere piede nel confusionario soggiorno della Tana. Astoria invece era di una leggerezza quasi giocosa: si fece strada come se danzasse, e allungò ad Hermione una bottiglia di vino elfico dall’aria costosa. Si chinò per depositarle due confidenziali baci sulle guance, scuotendo il semiraccolto fermato da un bellissimo pettine intarsiato.
“Buonasera, famiglia Weasley. Hermione, sei splendida.”
Il complimento era stato proferito con genuino trasporto, ma se Hermione non l’avesse conosciuta,  avrebbe potuto giurare che la stesse canzonando: al confronto del sinuoso abito di velluto vermiglio della sua ospite... Il suo famigliare abito in lanetta sembra uno straccio da nonna.
Astoria sorrise raggiante, perfino a Molly e ad Arthur, titubanti. Draco si limitò a dei cenni un gradino sopra la maleducazione, ancora impalato sulla porta, il soprabito tenuto addosso con impaccio.
“Padre!”
Scorpius sfrecciò tra di loro e si lanciò letteralmente addosso a Draco.
“Buonasera, figliolo.”
Non riusciva ancora ad abituarsi al distaccato tono che Malfoy usava di solito con il suo pargolo; eppure doveva saperlo, ormai, quanto certi modi desueti fossero un retaggio della sua educazione.
Scorp, tuttavia, sembrava esserne del tutto immune.
“Milord, devi assolutamente vedere cosa ha il signor Arthur.”, gli occhi brillanti di gioia, trascinò Draco a vedere uno degli strabilianti apparecchi Babbani di Arthur Weasley, il quale già si affrettava a mettere le mani avanti.
“... non è un’invenzione poi così recente nemmeno per loro, sto ancora cercando di capire di cosa si tratti...”
Draco le lanciò un’occhiata supplice, che Hermione trovò saggio ignorare. Aveva già abbastanza gatte da pelare, per quella sera.

Fianco a fianco con Ginny, sventolava la bacchetta sopra la tavolata per finire di apparecchiare.
Ecco un’altra cosa che le dava fastidio: in casa Weasley gli uomini non muovevano un dito per le faccende.
“Ginny, io non capisco perché...”, stava iniziando, ma venne sorpresa alle spalle dalla proposta educata di Astoria.
“Ginevra, Hermione. Permettete? Ero molto brava in Incantesimi Domestici.”
Non mentiva: in men che non si dica, la tavola era preparata, e sembrava più lucente ed elegante di quanto non fosse all’inizio.
“C’è qualcosa che Milady Malfoy non sappia fare?”, ghignò Ginny, metà scherzando e metà no.
Astoria sbuffò con rassegnazione. “Oh, care, vi confermo che c’è. Crucerei per saper cavalcare una scopa!”
Hermione sorrise, inaspettatamente rasserenata da quella debolezza in comune.
“Perché mai? Non si sta bene con i piedi saldamente ancorati al suolo?”, interloquì.
“Oh, certo, ma sapete... Quando Draco vola, lui... Oh, mi dice che è così diverso il mondo da lassù.”
Lady Astoria si coprì la bocca, e ridacchiò, vergognosa per aver detto una cosa tanto profonda.
Anche Ron adorava volare., pensò, Adesso si limita a seguire le partite di sua sorella o andare allo stadio.
La cena fu impacciata ma piacevole. Dopo qualche bicchiere di vino elfico, tutti sembravano più pronti a darsi reciproca confidenza. I ragazzi erano totalmente immuni al velato imbarazzo che aleggiava tra gli altri commensali. Era un Natale ristretto, quello: alla Tana mancavano i due figli maggiori. In caso contrario Hermione non era sicura che avrebbe scommesso sulla resistenza di Malfoy. Già così, era teso come una bacchetta mal calibrata.
Astoria traghettò la conversazione fino al dolce e all’apertura dei regali.
Quasi senza rendersene conto, Hermione si ritrovò a guardare il proprio, piombatole in grembo dopo un lancio un po’ maldestro di Ronald.
Piegò un lembo della carta, interrogandosi sulla propria fervente aspettativa per quel pacchetto.

Beh? Era tanto assurdo?
‘Stai proiettando’, avrebbe detto suo padre. Come sempre, ci avrebbe visto giusto.
Quella volta, tuttavia, quell’unica volta!, Ron non poteva aver sbagliato; sarebbe stato semplicemente troppo - perfino per lui. Durante quelle ultime settimane, a partire da Novembre, Hermione aveva disseminato indizi tra amici e parenti. Ormai tutti sapevano del libro.
L’aveva adocchiato durante un innocente giro a Diagon Alley. Era lì per comprare delle cose ai ragazzi, sfruttando il più possibile il giorno libero, e si era immancabilmente fermata davanti alla vetrina del Sybil Antiques, il suo antiquario di fiducia per i libri. Sybil era una magonò mezza cieca che aveva studiato per gran parte della propria esistenza e, alla fine, era riuscita a ritagliarsi un posticino nella società magica.
Appena l’aveva intravista attraverso il vetro polveroso della vetrina le aveva fatto un cenno affinché entrasse.
“Miss Granger, mi lasci indovinare: stava guardando il Floricoltura?”
E aveva scosso i suo lunghi ricci tinti di corvino con la magia, con un che si sornione; evidentemente, la risposta la conosceva già.
“Sì.”, aveva sospirato Hermione, “Ma se costa...”
Non le aveva dato il tempo di replicare. Si era mossa con agilità inspiegabile fra le pile e pile di libri accatastati, fra gli scaffali di ogni dimensione, per raggiungere la vetrinetta e sfiorare le copertine per scegliere quella giusta.
Gliel’aveva posato sul bancone con religioso contegno. La copertina di cuoio scuro sembrava fremere sotto al bellissimo intrico di fiori bordati d’oro, che quasi inghiottivano il titolo in stampatello.
Gli occhi di Sybil l’avevano sfiorata, vuoti e azzurri.
“Un volume unico. Non più di venti copie magiche, in circolazione.”
“Oh.”
“I disegni sono stati copiati tutti a mano. Le didascalie, replicate con la magia, ma magia di esperti amanuensi. È datato 1695, ma, come può vedere, in perfette condizioni.”
Ma certo che lo poteva vedere, maledetta furbissima Sybil dei suoi stivali. Non era un volumone spesso, qualcosa in più di un pamphlet, ma sempre di dimensioni ridotte. Quando l’aveva sfogliato, aveva sentito istintivamente di volerlo.
Ma. C’era un ma.
“Sybil, su... Dimmi il prezzo.”
Quando si parlava di galeoni sonanti, Sybil era vaga ma sempre onesta. Aveva sospirato appena, e poi, quasi sussurrando: “Non me ne separerei per meno di quattro e cinquanta... Ma per una cliente fedele potrei arrivare a quattrocento.”
Oh, Merlino.
Aveva istintivamente pensato che era un prezzo troppo alto. Non in termini assoluti, certo; però, con il Natale che si avvicinava, i regali per i ragazzi, un paio di ristrutturazioni in programma a casa... Non era il caso che lei si profondesse in spese superflue, no davvero.
Il suo lato pratico aveva avuto il sopravvento ed Hermione aveva sorriso cortesemente. Ci avrebbe pensato, aveva detto a Sybil, ma non era sicura di volersi togliere quello sfizio in quel preciso momento. La sua collezione di libri antichi era stata rinfrescata solo qualche mese prima con un volume di poesia babbano, e pensava di poter allargare ancora i cordoni della sua personale borsa per le spese.
Suo malgrado, si era ritrovata a fare una cosa che aveva rimproverato tante volte a sua madre da giovane: aveva cominciato velatamente a suggerire il regalo a Ronald. Dapprima, qualche allusione quasi casuale ai nuovi rifornimenti di Sybil; alla fine, era arrivata a nominargli apertamente il titolo.
“Deve essere proprio fenomenale, questo libro...”, aveva commentato con svagatezza Ron un po’ di giorni prima, e lei avrebbe giurato di intravedere un sorriso malizioso.
Beh, ci siamo., pensò tastando i contorni del suo regalo, che era rettangolare e piatto, un preludo perfetto.
Alzò gli occhi: tutti la guardavano attenti, ma soprattutto Ronald, che la incoraggiò: “Su, tesoro, che ne abbiamo tanti altri.”
“Allora vado.”, sussurrò Hermione, dando il primo, prudentissimo strappo. L’angolo sinistro della confezione venne via, rivelando un promettentissimo spigolo color marrone scuro.
È lui, è veramente lui., e per un nanosecondo Hermione Granger si sentì dannatamente in colpa per aver manipolato così il marito affinché le comprasse un regalo costosissimo. Ma quasi subito dopo venne il sollievo, in ondate prepotenti, perché davvero per un istante aveva pensato che... Che se lui anche quella volta non avesse capito un'acca, quasi come se non gli importasse, allora lei... Lei...
Scacciò l’idea inopportuna afferrando il retro della confezione, per svelare del tutto il suo regalo.
“Oh, Ronald...”, iniziò e contemporaneamente strappò tutto. Stava per aggiungere “non avresti dovuto”, ma l’esclamazione deliziata le morì in gola.
Fissava un po’ stralunata quella cosa che aveva in grembo.
“È una lavagnetta magica!”, stava dicendo Ron, e intanto dava di gomito ad Harry tutto orgoglioso, “Funziona come l’orologio che c’è alla Tana. Basta che ci scrivi sopra il nome di un familiare, e... Ta daaaan! Ti mostra dov’è e cosa combina. Così puoi organizzare la giornata di tutti.”
Per un momento Hermione non capì e rimase zitta. Sentì gli occhi degli invitati puntati addosso, e quasi subito cercò di recuperare il proprio contegno: “Ma certo. È stupenda.”
Da come Ron le restituì l’occhiata, capì di aver usato un tono gelido.
“Non... Non ti piace?”
“È quello che volevo. Grazie.”
Astoria batté le mani, deliziata.
“Che pensiero dolce! Dovremmo comprarne uno anche noi, no, Draco?”
“Mmm.”, commentò lui laconico. La fissava. Hermione si sentì, non per la prima volta, in difetto sotto al suo sguardo. Draco Malfoy, sempre un passo avanti a tutti, guardava il suo ridicolo matrimonio e probabilmente rideva di lei. Lui ed Astoria avevano un legame che gli invidiava... Certo, anche il suo caro amico doveva rappresentare alla prova dei fatti una sfida difficile come marito. Ma le dava anche l’idea di essere uno che si rimbocca le maniche, per il suo matrimonio.
Hermione Granger era invidiosa, e quell’invidia sottopelle la faceva stare male. Dopotutto, lei era Herm detta Volontà Ferrea, e se decideva che a una cosa non avrebbe pensato, non ci avrebbe pensato. Così, regalo dopo regalo, accantonò la propria delusione cocente e tutte le implicazioni che aveva ricamato sopra; gioì insieme ai ragazzi per i regali ricevuti, si complimentò con Ginny, guardò con un pizzico di rinnovata invidia i regali di Harry.   

Qualcuno bussò alla porta della camera matronale, che i genitori di Ron le avevano ceduto come studio, per quando si tratteneva alla tana.
“Gin, non mi va di parlarne.”
“Neanche a me. E non sono Ginevra.”
Hermione sobbalzò. La porta si schiuse un con un cigolio e un impettito Draco Malfoy fece il suo ingresso.
Si guardò intorno nello studio, forse con un certo senso di disagio. Stava certamente rimuginando su qualche sciocchezza purosangue riguardo al fatto di non potersi trovare nella stessa stanza insieme ad una strega maritata, sicuro come la legge di gravità.
“Che ci fai qui?”
Sapeva di suonare brusca, ma non poteva farci nulla: non le andava che la si vedesse così, scornata e rattristata, tantomeno che la vedesse così Mister Matrimonio Perfetto!
“Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere scartare il tuo regalo.”
Lo aveva detto rigido e impacciato, come se essere gentile gli costasse uno sforzo immane, persino a Natale. Quel pensiero le strappò un sorriso divertito.
“Ho già ricevuto il vostro regalo.”, puntualizzò, ripensando alla stola di ermellino che Astoria le aveva dato con risatine eccitate, sapendo di aver fatto centro.
Draco sbuffò, con l’aria di chi ha a che fare con un idiota completo.
“No.”, replicò, “Il regalo da parte mia.”
“... Oh.”
Le aveva fatto un regalo? Draco era a disagio quanto lei, era evidente, nel porgerle il pacchetto. Gli sfiorò la mano gelida e si ritrovò a stringere una confezione color sabbia decorata da un fiocco argentato; aveva un tocco moderno eppure fuori tempo.
Hermione scosse la testa. “Non avresti...”
Per la seconda volta quella sera, le parole le si persero da qualche parte in fondo alla gola. Dall’involto del regalo penzolava una targhetta di legno con il logo di Sybil Antiques. Hermione lo fissava stralunata, le mani tutt’a un tratto madide di sudore e molli per l’emozione.
“Beh?”, l’incalzò Draco, “Vuoi stare lì a fissarlo o lo scarti?”
Hermione era incredula; e tale rimase perfino quando fra le sue mani ci fu l’una su venti copie al mondo del Floricoltura.
“Allora? Era quello che volevi, no?”
A dispetto del fare incurante e vagamente annoiato, dietro alle parole di Draco Malfoy s’intravedeva una punta di autocompiacimento. Hermione la registrò di sfuggita, troppo incredula.
Come avrebbe reagito se, a quindici anni, le avessero detto che il più prezioso regalo di quel Natale lo avrebbe ricevuto dal suo peggior arcinemico? Si sarebbe fatta una grassa risata, eccome!
“Io...”, balbettò frastornata, recuperando un po’ di buone maniere, “Non posso accettarlo. È troppo.”
Il viso pallido di Draco si colorò di una sfumatura porpora. “Non blaterare sciocchezze, Granger. Certo che puoi accettarlo. Ci ho messo una vita a trovarlo.”
Non è da lui., pensò istintivamente. Si aspettava che il regalo si Disilludesse da un momento all’altro, magari tramutandosi in un serpente di gomma. Ma il volume era lì, pesante e croccante e con la magnifica copertina incisa.
“Non so cosa dire.”
Era vero. Qualcosa di indefinito si era mangiato tutte le sue parole e le risputava accartocciate e inutilizzabili. Draco Lucius Malfoy che le comprava il libro che voleva per Natale. Che il Mondo Magico stesse andando incontro a una catastrofe imminente? Tutto era possibile, a quel punto!
Draco parve intuire il corso dei suoi pensieri.
“Per Salazar, Granger! Non fare quella faccia da Troll ritardato...”
Ecco, questo è decisamente più da Malfoy.
“... è solo un regalo, e ci poteva arrivare anche quel furbo di Re Weasley.”
L’accenno a Ronald le scavò una scia di rabbia inespressa nello stomaco. Ancora una volta, si affacciò alla sua mente quello che si era ripromessa, e per un attimo pensò di onorare quel suo voto segreto.
Draco interruppe le sue riflessioni: “Sveglia, Granger.”
“S-scusa. È che stavo pensando...”
S’interruppe. Draco attendeva, alto, impacciato, e diverso da tutto quello che nel tempo avrebbe potuto pensare su di lui. Ebbe la tentazione di confidargli tutto, di parlargli della Tana e della litigata, ma qualcosa la trattenne.
“È stupendo, Malfoy. Grazie.”
“Non ringraziare. Ho solo evitato che continuassi a flagellare le orecchie di tutti noi con quello stupido libro.”
Con quella chiusa imboccò la porta. Hermione lo fermò.
“Draco? Buon Natale.”
Credeva che neanche sotto tortura quell’uomo le avrebbe risposto e invece, lo sentì borbottare, senza neanche voltarsi: “Sì, sì, certo. Buon Natale.”
Hermione Granger sorrise.
 
Ronald sedeva sul letto a togliersi le scarpe. Hermione, alla toletta, poteva vedere il suo sguardo concentrato, di chi ha qualcosa su cui rimuginare.
“Ehm, Hermione... stai bene?”
Lei lottava con le ultime forcine incastrate nel raccolto.
“Certo.”, con le palpebre socchiuse, si figurò il cadeau nascosto sull’ultimo ripiano della libreria. Non ne aveva parlato a Ronald. Si era detta che, dopotutto, lui, con il suo spigoloso orgoglio Grifondoro, si sarebbe sentito scavalcato. E poi, poteva pure dirsela tutta… Ron odiava Draco Malfoy. Ed era più simile a lui di quanto credesse... Avrebbe confezionato una scusa vecchio stampo per ritenere che sua moglie non dovesse ricevere regali così costosi se non da suo marito.
Hermione aprì la mano e le forcine volarono al loro posto con un tintinnio.
“È stato un Natale meraviglioso.”



Note dell'autore

Riprendo i fili di questo universo, questa volta confezionando un episodio di Natale che mi frullava in testa da un po'. Siamo sotto le feste, dopotutto, e ho pensato: perché no? Perché non ributtarmi in questo mondo parlando di una sfumatura che nel rapporto fra i personaggi è sempre stata usata (il reciproco scambio di regali) come un modo per tastare il terreno della reciproca amicizia?
Temporalmente, rispetto a Età adulta, si colloca nella finestra del Natale prima che Hermione confessi a Draco di provare qualcosa per lui, dunque potrebbe essere ben visto come un momentum fondamentale nella realizzazione del sentimento che prova.
A breve aggiornerò con un lungo capitolo la storia principale.
Per ora, mi andava di pubblicare questo episodio natalizio, un po' scanzonato, senza troppe pretese. Spero che chi lo legga ci trovi un po' di emozioni, quelle del non detto, in un'atmosfera festiva, quando sembra sempre che tutto possa succedere.

Charlie
   
 
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