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Autore: Francy_Kid    03/01/2020    1 recensioni
Viperion passa dal lato di Papillon ed inizia a lottare contro Ladybug e Chat Noir. Cosa accadrà se dovesse scoprire che dietro le maschere dei due eroi ci sono il suo migliore amico e la ragazza che ama?
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ATTENZIONE: Questa storia segue le vicende della serie "Miraculous - Les aventures de Ladybug et Chat Noir" fino alla terza stagione escluso il finale, ergo fino alla puntata numero 24 ("Ladybug") poiché è stata ideata molto tempo prima della messa in onda del finale.
Buona lettura ^^
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Il suo umorismo sembrava non essere sparito del tutto, pensò Marinette –e per fortuna, aggiunse– non appena Luka la salutò. Si fece da parte per farlo entrare, sorridendo.

«Ti prego, ignora il disordine...» esclamò imbarazzata, grattandosi la nuca.
Il ragazzo ridacchiò, abbassandosi il cappuccio e scuotendo leggermente la testa per smuovere i capelli. «Non preoccuparti, è sempre più in ordine di casa mia».

La giovane non commentò a riguardo: non sapeva se si stesse riferendo alla Liberty o al posto in cui abitava ora. Dopotutto, la nave non era mai stata pienamente in ordine dato che Anarka non era una che impartiva regole a riguardo, sebbene fosse un posto abbastanza pulito; ma Luka era sempre stato una persona molto ordinata, soprattutto con le proprie cose. In più, da quando i due fratelli Couffaine si erano dovuti trasferire non era ancora andata a trovarli. Forse era per i sensi di colpa, forse era la paura di sapere effettivamente come stavano entrambi, oppure era per entrambi i motivi che non aveva ancora chiesto a nessuno dei due il loro indirizzo.

«Vuoi qualcosa da bere? Ho anche da mangiare questa volta!» aggiunse fiondandosi in cucina ed aprendo il frigo per prendere qualcosa da bere per entrambi.
«Dell'acqua va più che bene, grazie» rispose lui dopo averla seguita, lo stomaco ancora in subbuglio per poco prima.

La corvina sistemò il bicchiere mezzo pieno del liquido trasparente sul tavolo e si sedette, aspettando che anche lui si accomodasse; ma Luka restò in piedi e con le mani infilate nelle tasche della felpa, il capo leggermente basso, come se si vergognasse di guardarla negli occhi.

Quasi non lo riconosceva. Luka era un ragazzo che sorrideva, che trasmetteva felicità e sicurezza a chiunque gli stava accanto, che le risollevava il morale quando era giù.

«Luka, mi dispiace molto vederti così...» sussurrò lei, stringendo leggermente il bicchiere di vetro tra le sue mani.
Il corvino la guardò: «Così come? Sono sempre io, no?» disse, sorridendole.

No, non era più lui. Si alzò e si sistemò davanti all'amico, prendendogli le mani non potendo non guardarlo tristemente. Solo in quel momento sentì quanto fossero ruvide, i calli dovuti al suo hobby musicale ed al lavoro sulla Liberty, persino lo smalto nero era completamente rovinato.

Amava il loro rapporto perché si erano sempre detti tutto, anche quando uno dei due chiamava l'altro alle tre del mattino per potersi sfogare; era una relazione costruita sull'amicizia e sulla fiducia reciproca, potendo sempre contare l'uno sull'altra. Si erano sempre detti tutto e spalleggiati a vicenda, da adolescente Marinette aveva visto in lui una seconda possibilità per essere felice, credere nuovamente in se stessa, tanto era che lei – ovvero Ladybug – gli aveva assegnato il Miraculous del serpente.

«Sai anche te che non è vero» disse guardandolo in viso. «Non ti curi, hai gli occhi spenti... Quegli occhi azzurri che tanto mi piacciono...» aggiunse, arrossendo lievemente.
Il ragazzo si allontanò da lei sospirando, facendo sì che gli lasciasse anche le mani. «Marinette, per favore, non ho bisogno della pietà di nessuno. Soprattutto non della tua...».
«Ma io non ho pietà di te. Sei davvero importante e dico così perché voglio vederti reagire».
«E come potrei?» sbottò, alzando la voce. «Come posso reagire? Ho avuto mia madre morta tra le braccia! Speravo che il potere di Ladybug potesse riportare tutto alla normalità, invece no! Non solo non ho mai avuto un padre, ma ora ho perso anche mia madre! L'unico genitore che io e mia sorella abbiamo mai avuto! Scommetto che tu non sai nemmeno di cosa sto parlando!»

Marinette indietreggiò di un paio di passi con l'espressione sconvolta, non abituata a Luka che alzava la voce con lei. Lui che si era sempre preoccupato di farla stare bene.

Eppure aveva ragione, ma sebbene Anarka per lei fosse solo un'amica, una madre amorevole ed una donna fantastica, era colpa sua se se n'era andata.

Il corvino si portò le mani alla testa e si sedette a terra, portando le ginocchia al petto e poggiando la fronte su di esse. «Mi dispiace... Non dovevo rivolgermi a te in quel modo. Non dovevo urlarti contro», mugugnò lui imbarazzato.
La ragazza si inginocchiò accanto a lui, poggiando la mano sulla sua spalla, «Non preoccuparti. Dovevi solo sfogarti».

I due restarono seduti per un paio di minuti, Marinette aveva la testa poggiata sulla spalla dell'amico e Luka era raggomitolato su se stesso, come se volesse sparire. Gli carezzava i capelli sulla nuca ascoltando il suo respiro tremante mentre si calmava, sentendosi come sull'orlo del pianto.

Il ricordo ancora fin troppo vivido di sua madre senza vita tra le sue braccia continuava a tormentarlo, sopratutto durante la notte. Non riusciva a fermarlo, non riusciva a smettere di pensarci, ma almeno quello gli dava la forza di continuare a lottare contro Ladybug e Chat Noir ed ottenere la sua vendetta.

Fu il ragazzo a rialzarsi per primo, recuperando il bicchiere di acqua sul tavolo e bevendone il contenuto, per poi nascondere nuovamente il viso sotto il cappuccio.

«Forse è meglio che vada. Ti ho disturbata abbastanza» bofonchiò, girandosi a darle le spalle.

In realtà non voleva andarsene. Stare con Marinette era la cosa che più lo faceva star bene, ma da come aveva reagito poco prima, per averla spaventata in quel modo, forse era meglio se si allontanasse da lei.

«Non mi hai affatto disturbata, al contrario, mi fa sempre piacere passare il tempo con te. Puoi restare quanto vuoi, anche a cena!» aggiunse come se avesse avuto una brillante idea. «Tanto avrei ordinato una pizza perché non ho voglia di cucinare, che ne dici di farmi compagnia e mangiarla insieme?»
Il corvino le sorrise tristemente, cercando si mascherare la sua espressione dispiaciuta, non riuscendoci. «Mi piacerebbe, ma tra poco torna a casa Juleka ed è meglio se rientro» mentì. «Sarà per un'altra volta».
«Va bene... Allora sarà per un'altra volta» ripeté lei.

Aveva già sentito quella frase più di una volta durante quei giorni, ma non poteva certamente forzarlo.

I due si salutarono e Luka rientrò dove lui e la sorella erano costretti a vivere. Era solo. Esattamente come ogni giorno da quando sua madre l'aveva lasciato.

 

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Marinette rimase incollata alla finestra, fissando il ragazzo che si allontanava fino a quando non lo vide più.

Sentiva il cuore stringersi nel petto: voleva aiutare Luka, ma era come se lui avesse innalzato un muro, una sorta di barriera che nessuno poteva abbattere. Sospirò sconfitta tornando a sdraiarsi sul divano, .

Tikki la raggiunse poco dopo, sedendosi sulla sua pancia. «Marinette, non devi darti colpa. Non potevi sapere che il Miraculous Ladybug è limitato e non puoi salvare tutti».
«Ma se l'avessi saputo avrei potuto salvarla, soprattutto avrei consegnato prima il Miraculous a Luka. Invece no, ho fatto un casino e per questo una persona è morta».
«Se avessi salvato lei non saresti arrivata in tempo a salvare quella famiglia dal crollo del palazzo» spiegò il piccolo kwami, cercando di farla riflettere. «Luka e Juleka hanno perso loro madre, vero, ma hai impedito che molte più vite si spensero quel giorno. Sei un'eroina».
«Lo sarei se avessi salvato tutti, Tikki» sbottò esasperata la corvina, scuotendo la testa. «Una vera eroina non causa vittime» sospirò, prendendo il cuscino e portandolo al petto, stringendolo a sé. «Luka per me è importante, è uno dei migliori amici che abbia mai avuto ed ora che ha bisogno di aiuto non riesco a fare nulla per lui...»

Tikki fluttuò fino alla fronte della sua protetta, spostandole un po' la frangia per darle un piccolo bacio, spostandosi poi davanti al suo viso per far sì che i loro sguardi si incontrassero. I suoi occhi azzurri erano lucidi per le lacrime ed il labbro inferiore tremolava un po'.

Il kwami poggiò la piccola mano – o zampa? – sulla punta del naso ricoperto di lentiggini di Marinette, sorridendo gentilmente. «Lo so che Luka è importante per te e capisco il tuo bisogno di aiutarlo, ma sei sicura che non lo stai facendo solo perché ti ritieni responsabile della morte di sua madre?»

La ragazza non rispose, preferì lasciare parlare la sua piccola amica, che molte volte si era rivelata essere la voce della sua coscienza. Sapeva che aveva ragione, dopotutto Tikki la conosceva fin troppo bene, sopratutto perché erano compagne ormai da diversi anni, ma non voleva dirlo a voce alta poiché si vergognava.

«Marinette, se davvero vuoi il bene per Luka devi fare ciò che faresti tu per aiutare un amico. Non comportarti quando sei Ladybug e devi aiutare un civile qualunque, ma sii te stessa e fai ciò che hai sempre fatto con lui.» disse, dandole un bacio sulla punta del naso ed ammiccando. «Luka non è un civile qualsiasi, ma è un tuo amico. Trattalo da tale».

La ragazza annuì e sorrise alla piccola divinità, accarezzandole la testolina, «Lo farò, grazie Tikki».

 

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Luka guardò la scatolina di legno che aveva sistemato sul comodino alla sua sinistra, i suoi occhi sembravano fissare un oggetto oscuro, seppur il gioiello al suo interno non lo fosse.

O almeno, dipende da come veniva usato.

Si mise seduto sul bordo del divano e la afferrò, aprendola e drizzandosi leggermente con la schiena. Dal suo interno si propagò una luce verde acqua, che divenne un piccolo esserino dalle sembianze di un serpente – seppur avesse quattro articolazioni e la testa molto grande.

Il ragazzo rimase in silenzio, scambiando un'occhiata seria con il kwami, che sibilò e mosse sinuosamente la coda.

«Lo sai che non devi farlo per forza. Puoi ancora fare la cosa giusta», esclamò Sass – così aveva detto di chiamarsi durante il loro primo incontro, mentre incrociò le braccia al petto.
Luka si infilò il braccialetto uroboro al polso. «E tu sai cosa mi ha fatto Ladybug» rispose semplicemente, tornando poi a guardare la piccola divinità quantistica. «Sass, trasformami».





 

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Ed eccoci qui con il secondo capitolo! :D

Piano piano si stanno mettendo le basi per i danni che accadranno in seguito (MUAHAHAHAHAHAH)! E dato che i primi casini non accadranno tra molto, vedrò di aggiornare prima U^U

Alla prossima!
FrancescaAbeni

  
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