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Autore: xShieru    04/01/2020    1 recensioni
“Quindi come in Step Up?”
Allura scrollò le spalle. “Se la metti così… Sì. Immagino che sia proprio come in Step Up.”
Il sorriso che rivolse a Shiro, accompagnato da un timido cenno della mano, ugh, era a dir poco stomachevole e Lance ancora non credeva nei corsi di danza.
-
La carriera di danza di Lance McClain inizia e finisce con Keith.
Keith vuole solo scoprire che cosa nasconde Lance.
Genere: Angst, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allura, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice: Ok, potrebbe essere leggermente più lunga di quanto avessi programmato. Ci ho messo troppi meme.

Note della traduttrice: La mia bravissima Beta è riuscita a correggere anche il secondo capitolo a una velocità record, quindi ho deciso di non aspettare e di postarlo subito. Ringrazio molto tutti voi lettori, chi ha deciso di mettere questa fic tra le seguite, le ricordate o le preferite e chi ha lasciato un commento a questa traduzione!
La gioia più grande è vedere come sia possibile far apprezzare anche al fandom italiano una fic inglese...! Grazie di cuore e buona lettura! <3
 

 Lance credeva fermamente negli incontri dettati dal fato, nello zodiaco, nelle maledizioni, nel destino, nella teoria che il suo vicino della porta accanto fosse un alieno e, a partire da quel giorno, nei pizza roll.
 
Il nesso? In apparenza, nessuno. Ma i pizza roll sono stati il vero MVP che ha dato il calcio d’inizio al meccanismo che costituiva il destino di Lance. Avrebbe baciato Pidge se non fosse stato un pensiero disgustoso.
 
Anche se, quando aveva sentito per la prima volta la cosa dei pizza roll, era troppo stanco e irritabile per rispondere e non desiderava altro che essere lasciato solo con i suoi pensieri sparsi, gentile concessione della strisciante depressione che solo l’università riusciva a risvegliare anche d’estate. Come previsto, avrebbe dovuto ridare l’esame di matematica avanzata. Fanculo, a chi importava poi di logica e calcolo combinatorio? Al suo professore – che non si dimenticava mai di ricordare a Lance come lui fosse uno spreco di spazio nel grande mondo della matematica – a quanto pare.
 
‘Se il treno B va a 200 Km/h e il cesto di mele pesa un etto, calcola la massa del sole divisa per il colore del frigo’ di ‘sto cazzo’. “Vatti a prendere i tuoi maledetti pizza roll, Pidglet.” Grugnì. Aveva tipo due settimane intere per imparare quella roba e avrebbe preferito di gran lunga schiacciare un pisolino. Dieci pisolini. Pisolare fino a cadere in coma, così avrebbe evitato di vedere altri quesiti matematici per sempre.
 
“Stai fissando il muro da 15 minuti con la bavetta alla bocca” disse lui continuando a scorrere i codici di un programma, occhi rossi alla ricerca di errori. In estate sbocciavano un sacco di opportunità per il suo lavoro freelance. Che fortuna sfacciata. E poi c’era Lance – disoccupato, che scroccava il cibo dei suoi e non passava gli esami. “Vai a far prendere un po’ d’aria al tuo cervello di gallina prima che muoia. Purtroppo non posso riprogrammarlo. E già che ci sei, prendimi i pizza roll.”
 
“Che mi dici di quelli che abbiamo già?”
 
“Hai appena finito l’intero sacchetto, geniaccio.” Lance si incantò con lo sguardo per un po’ prima di accorgersi che il sacchetto era sulla scrivania di fronte a lui ed era indubbiamente aperto. Il suo cervello doveva essersi fritto così tanto da non aver notato di aver preso gli snack. Li aveva comprati Pidge, quindi gli sembrava giusto che toccasse a lui rimpinguare la loro scorta. Lance era un essere umano rispettabile anche se andava in giro a dire cazzate tutto il tempo per mascherarlo.
 
Si ricordava ancora l’incidente coi nachos, quando aveva rubato le patatine alla salsa preferite di Pidge come un idiota con un desiderio di morte e, in un brillante momento di associazione di idee, paura per la sua vita e necessità di salvare il suo culo insieme, aveva lasciato un post–it scarabocchiato con la parola ‘scusa’ vicino al sacchetto vuoto e se l’era filata da Hunk. Hunk non era stato così entusiasta di parargli il culo quando un Pidge furioso lo aveva chiamato per chiedergli se Lance fosse da lui.
 
“Hai rubato il cibo di Pidge? Per niente fico, amico.” Lo riprese, con Pidge in vivavoce tra di loro.
 
“È successo una volta sola!”
 
“Non sono atterrati dal paradiso dei nachos con le loro ali di nachos perché tu li divorassi, idiota, ho sudato quei soldi!” Urlò Pidge e aggiunse che sarebbe arrivato in dieci minuti.
 
Era stata un’esperienza orribile e Lance non voleva ripeterla di nuovo.
 
Quindi, tenendo le lamentele al minimo, si mise le sneakers, spinse dentro il grasso gatto persiano Pepe – era proprio bravo a dare nomi alle cose – che, come al solito, stava cercando di sgattaiolare fuori per giocare con il soriano del vicino, e saltò sulla bici. La catena faceva ancora quegli strani rumori tintinnanti, ma Lance l’aveva tenuta nell’olio per un po’ di giorni, troppo impegnato per poter fare di più. Pregò che non cadesse, non moriva dalla voglia di metterci le mani.
 
Ovviamente il suo telefono scelse proprio quello tra tutti i momenti buoni per suonare, costringendolo a tenere in equilibrio il manubrio mentre parlava con la sua sorellina. “Che c’è?”
 
“Comprami del succo di mela e un’insalata di pollo.” Dritta al punto come sempre.
 
“Non potevi dirmelo quando stavo uscendo? Dove sei ora?”
 
Sembrava irritata e, a giudicare dal brusio di sottofondo – sicuramente più alto di quello onnipresente in casa sua –, era di sicuro fuori a gironzolare. C’erano fin troppe persone nella loro piccola casa perché Lance riuscisse a stare dietro a chi andava e veniva. “È venerdì!” Disse come se quello spiegasse tutto.
 
“Uh huh?”
 
“Sono al campo estivo di ballo, idiota!” Sbottò Em e oooh giusto. Lance dovette fingere indifferenza come se l’avesse sempre saputo. Quel piccolo dettaglio gli era sfuggito di mente appena Allura gli aveva accennato di aver racimolando studenti per il campo di ballo stagionale. Assomigliava più a un lungo pigiama party di circa cinque giorni e – aspetta! “Sei allo studio ora?”  
 
“Sì? Ti ho detto che sarei stata qui tipo un milione di volte.”
 
Lance strizzò gli occhi ed evitò una buca. “C’è un convenience store proprio a tre isolati da lì e stai chiedendo a me – chiamandomi per giunta – di andare dall’altra parte della città per comprarti una fottuta insalata di pollo?”
 
Poteva quasi vedere Em chiudere gli occhi lentamente come se il fratellino stupido tra loro fosse lui. “Uh, sì?”
 
“A questo punto potrei cambiare nome in fottuto fattorino.” Borbottò Lance contrariato.
 
Non era mai andato molto d’accordo con Em, era una stronza con lui ma, ad essere sinceri, forse se l’era cercata perché non era stato proprio un buon fratello quando lei era piccola. Mai dimenticare le barbie rovinate, seguite dai compiti di matematica distrutti per vendetta – tecnicamente masticati, ma il professore responsabile non si è mai bevuto le sue scuse smozzicate su sua sorella che gli mangiava i compiti. Avrebbe dovuto mentire e dire che era stato il loro cane, ma niente l’avrebbe salvato da quella F.
 
Avrebbe dovuto dare la colpa a Em anche della sua bocciatura all’esame di matematica?
 
“Dirò a ma’ che dici le parolacce–”
 
“Beh, puoi anche farne a meno dato che può sentire i tuoi piagnucolii a una città di distanza.” Lance controllò il telefono, che stava vibrando. Apparve una chiamata in arrivo da ‘Sauron’, in attesa che si liberasse la linea. Ma’ teneva alto il suo titolo di ‘occhio che tutto vede’. Cambiò la linea. “Sì?”
 
“Lance, hijo, Em è già partita?” Sua madre sembrava fin troppo preoccupata, come sempre. Probabilmente stava tornando a casa da lavoro se aveva il tempo di chiamarlo per controllare.
 
“Mhm.”
 
“Ha preso tutto?”
 
Come faceva a saperlo lui? Ma’ non aspettò la sua risposta, preoccupandosi per quello che Em avrebbe potuto aver dimenticato, come il cibo – che ragazzina stravagante, vero? – il sacco a pelo e un cambio pulito. Da come parlava sembrava quasi che sua figlia fosse partita per tre mesi alla conquista dell’Himalaya invece che per un campo estivo a quindici minuti di distanza.
 
“Lance, ho bisogno che tu vada a portarle un cambio di vestiti pesanti! Le notti questa settimana sono state gelide, non voglio che si prenda un raffreddore.”
 
“Ma ma’–!”
 
“Vestiti! Vai! Ora!” Ordinò perentoria e Lance soffocò a malapena uno sbuffo, pienamente consapevole che si sarebbe beccato una bella strigliata se lei l’avesse sentito. Gli mancavano i giorni in cui era lui il fratello più piccolo.
 
“Sí, Mamá.”
 
Lei non aspettava altro che una conferma e riagganciò nell’istante in cui Lance si era rassegnato al suo destino.
 
Girò la bici, i pizza roll ormai dimenticati. “Quindi… Pollo con formaggio o con noci e pomodori?”
 
Em sembrava soddisfatta.
 
 

 
Non è che a lui non piacessero Em o i suoi fratelli, anche se litigavano a volte – con alcuni più che con altri – come nella maggior parte delle famiglie. È solo che non riusciva proprio a capirla, erano troppo diversi. Lui era il burlone, l’estroverso ed era sempre più in giro di quanto fosse socialmente accettabile, mentre lei era raffinata, incredibilmente intelligente, amichevole come lui – un tratto della famiglia McClain – ma abbastanza schizzinosa quando si trattava di interagire con persone nuove. Non la pensavano allo stesso modo su molte cose e argomenti, a cominciare dal cibo dolce contro salato e le pietanze sottaceto per finire con la politica e così via.
 
Em era un’allieva del primo anno al corso di danza classica di Allura con un futuro che si prospettava brillante. Lance era un ballerino di freestyle con quello che potrebbe essere considerato un passato tragico e sogni andati di tornei.
 
Si era allontanato dai riflettori il giorno in cui si erano sciolti gli RB – più di un anno fa ormai, wow, il tempo vola – e non pensava di tornare sul palco molto presto.
 
Quindi ovviamente, mentre percorreva quei corridoi fin troppo familiari, con una borsa per la sua sorellina, le sue sopracciglia sottili si sollevarono quasi fino all’attaccatura dei capelli quando diede una bella occhiata ai ‘ragazzini’ – parliamoci chiaro, quel gruppo di ballerini sembrava avere la sua età – vestiti in un modo che Lance non aveva mai visto prima a un campo di Allura. Il gruppo di adolescenti, che si stava rilassando vicino a una delle bellissime colonne intagliate, lo guardava scettico. Lance li evitò e salì velocemente al secondo piano, trovando i ragazzini che riconobbe come i ballerini di danza classica. Ce n’erano fin troppi raggruppati lì che gironzolavano e chiacchieravano ridendo.
 
Cercò sua sorella, un accenno di ricci capelli castani, ma trovò Allura al suo posto.
 
Lei notò quasi subito la sua figura alta e snella e si congedò educatamente. Lance salutò le sue colleghe e le ragazze gli risposero con dei sorrisi affettuosi. Le adorava – davvero, facevano dei dolci spettacolari e non perdevano occasione di invitarlo nel loro ufficio per il tè quando passava a prendere Allura.
 
La summenzionata ragazza era in tenuta da coach – una cosa blu scuro fatta di un materiale luccicante che avvolgeva dolcemente le sue curve. La sua massa di capelli bianchi troneggiava sulla sua testa, tenuta ferma in un enorme, stretto chignon – come facesse a farli stare così, Lance non l’avrebbe mai saputo perché Allura, per qualche motivo, non amava condividere i suoi segreti di bellezza.
 
“Lance!” Esclamò, piacevolmente sorpresa, unendo le mani con eleganza. “Hai cambiato idea e hai deciso di venire!”
 
Lance alzò una mano per smentirla, sollevando poi la borsa e facendola ondeggiare un paio di volte. “Uh, prima che tu ti lanci in un discorso su come io abbia finalmente aperto gli occhi e abbia compreso il valore dei campi di ballo – no, per niente, fanno ancora schifo e sono qui solo in qualità di fattorino di Em.” Si guardò in giro, ignorando le labbra di Allura strette in un broncio. “L’hai vista in giro? È troppo bassa perché io riesca a trovarla. E poi cos’è quella roba dei ragazzi al primo piano?”
 
Non ricevette una risposta perché Em lo tirò per la manica della felpa e afferrò la sua mano libera, scuotendola. Sembrava entusiasta e il suo viso era offuscato da una delicata sfumatura rosata. “Lance, porca troia!”
 
“Modera i termini.” Le fece il verso perché era un adulto maturo.
 
Indossava già il suo body e una felpa col cappuccio degli AC/DC di Lance troppo grande per lei. Em lo ignorò e continuò a saltellare come un coniglio sotto crack, la sua treccia che frustava l’aria. “Il coach dei ragazzi di street dance è il tizio più figo che sia mai esistito sulla faccia della terra, giuro che devi vederlo.” Questo spiegava il suo sguardo rapito, ah cotte. Sapeva anche perfettamente quanto Lance diventasse debole davanti ai ragazzi carini e fighi.
 
La sua mente era ancora concentrata sull’accenno ai ragazzi di street dance, le sopracciglia corrucciate, ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni ad Allura perché Em lo trascinò in mezzo alla massa di adolescenti che si affollavano vicino alla grande scalinata.
 
“Caspita, quanto figo dev’essere questo tizio? Sexy come un principe Disney dal vero?” Chiese, incuriosito a sua volta, scusandosi quando urtava le gambe delle persone con la borsa delle provviste di Em.
 
“Se stiamo parlando del suo livello di gentilezza – sì! Anche meglio!”
 
“L’uomo dei sogni.” Rise Lance. “Figo come un giovane Hugh Jackman?”
 
“Uuh?” Giusto, dimenticava che Em non capiva certi riferimenti. Un altro motivo per cui non andavano d’accordo a meraviglia.
 
“X–men, Em.”
 
Le sue labbra formarono una piccola ‘o’ e annuì ferventemente. “Sì, ora guarda tu stesso!” E poi puntò la sua nuova cotta, stando sulle punte e allungando il collo per poter vedere meglio.
 
Wow, di sicuro rientrava nella categoria ‘voglio quest’uomo come mio piccolo daddy’ – era circondato indistintamente da ragazze e ragazzi come se fosse stato una celebrità. Nel momento in cui si girò con un sorriso dolce sulla sua faccia divina, Lance si rese conto che avrebbe riconosciuto ovunque quella mascella perfetta che non avrebbe smesso di brillare neanche se tutte le luci si fossero spente all’improvviso.
 
La sua mascella quasi arrivò a toccare il pavimento ed Em ridacchiò qualcosa come ‘te l’avevo detto’. Ma non era quello il motivo per cui Lance doveva figurativamente riattaccarsi la mascella slogata, oh no – piuttosto, era per il fatto che Takashi maledetto Shirogane stava di fronte a lui in carne e ossa dopo un anno di niente assoluto.
 
Lance avrebbe voluto un po’ stendersi a terra e piangere. Non si era mai sentito così confuso e terribilmente felice?
 
“Devo andare in bagno e in fretta.” Esalò, gli occhi spalancati e lo sguardo incollato sulla forma robusta di Shiro. Sembrava che il ragazzo più grande non fosse cambiato affatto – era difficile credere che si fosse beccato tre pallottole al fianco e avesse lottato contro la morte – e il suo sorriso era più smagliante che mai.
 
“Ugh, che schifo!” Lo richiamò sua sorella, scambiando la sua affermazione ovviamente per qualcos’altro. Da quando quello scricciolo aveva sviluppato il filtro ultrasessualizzante patentato di Lance?
 
Mollò la borsa nelle mani di Em e schizzò su per le scale alla ricerca di Allura.
 
 

 
 “Spiegati, per favore!” Supplicò quando arrivarono nell’atrio principale, lontani dal chiacchiericcio. Lance si sentiva leggermente accaldato sotto il colletto.
 
Allura sembrava infinitamente confusa; stava fingendo di non capire o non capiva davvero quello che lui le stava dicendo? La seconda. “Te l’avevo detto che l’evento di quest’anno ti sarebbe potuto interessare perché io e il mio collega abbiamo deciso di ospitarlo negli stessi giorni e nientemeno che nella stessa palazzina. Vogliamo che i giovani delle nostre troupe possano conoscere nuovi stili di danza, che imparino ad apprezzarli, che partecipino agli allenamenti congiunti e che diventino amici–.”
 
Continuò a ruota libera sugli effetti positivi del campo che Lance odiava – era un fervente sostenitore del fatto che i campi di ballo e gli studio a pagamento in generale rovinassero la creatività individuale anche se poteva giustificarli nel balletto, più o meno – ma decise di interromperla, anche se era abbastanza maleducato. Il suo cuore stava battendo troppo forte per fingere di rispettare le norme sociali.
 
“No, intendevo la parte dove–” Fece un segno verso l’alto e gli occhi zaffiro di Allura seguirono la sua traiettoria – “Dove Shiro effettivamente partecipa e… Oddio, è lui che si occupa dei ragazzini di street dance?” Gli occhi di Lance si spalancarono. “Aspetta un secondo; è lui la tua misteriosa ‘conoscenza’? Lo stesso Shiro che fa – faceva, cazzo – parte degli RB? E non ce l’hai mai detto?”
 
Allura sollevò le sopracciglia. “Che differenza fa? Siamo amici e, ora, colleghi. Non abbiamo mai parlato molto dei nostri successi e delle nostre storie, volevamo solo allenarci insieme in pace!” Il suo viso color cioccolato arrossì di un’intensa sfumatura lampone e le sue mani si strinsero in pugni tremanti. “Non me l’hai mai chiesto e io non te l’ho mai detto. Non mi hai mai detto niente, Lance, neanche quando volevo sapere perché avevi smesso di inseguire il tuo sogno!” Era frustrata, poteva vederlo. Il suo accento era molto più marcato quando si arrabbiava.
 
Lance si passò una mano sulla faccia, scontento. Non gli piaceva pensarci, tanto meno parlarne. Ricordava ancora Allura – cauta e fuori luogo con il suo prendisole bianco e i tacchi – seduta sull’erbetta vicino a lui. Si ricordava ancora i suoi pessimi tentativi di ribattere ai suoi ‘sei così giù di morale che potrei pulirci il pavimento con te’ con degli spiritosi ‘ma non sto mica uno straccio’. Inutile dire che gli si erano ritorti contro.
 
Lui e Allura non si erano parlati per un po’.
 
Doveva aggiustare le cose. Con un sospiro borbottò: “Quindi hai deciso di mischiare due stili completamente diversi e vedere cosa ne viene fuori? Non hai paura che quei ragazzini si saltino alla gola ancora prima di cominciare?” Lance diede un’occhiata cauta agli stessi ragazzini che lo avevano guardato storto e che ora stavano fissando con sguardo truce i ballerini che scorrazzavano liberi, l’ostilità che si riversava a ondate.
 
“Sì, vogliamo che imparino a conoscersi, a rispettarsi l’un l’altro e a capire quanto sia importante la cooperazione.” Allura lanciò un’occhiataccia ai ragazzi della street gang e stroncò sul nascere gli insulti che ribollivano sulle loro lingue. I ragazzi distolsero lo sguardo per la vergogna. “E penso che se vogliono davvero restare qui e affinare le loro abilità, terranno la bocca chiusa.”
 
Lance le invidiava il suo atteggiamento regale. A dire il vero, tecnicamente Allura era imparentata con una famiglia nobile di qualche piccolo paese in Europa meridionale di cui il ragazzo non aveva mai sentito parlare, ma non era quello il punto. “Quindi come in Step Up?”
 
Allura scrollò le spalle. “Se la metti così – sì. Immagino che sia come in Step Up.”
 
“Con te e Shiro come protagonisti, immagino.” Sbuffò, geloso, e incrociò le braccia al petto. Non serviva che alzasse lo sguardo per sapere che Shiro li stava osservando dal secondo piano come se fosse preoccupato che Lance potesse infastidire la loro preziosa istruttrice di danza.
 
“Io–” Esordì Allura, la sua bocca che si apriva per poi chiudersi subito dopo. Sembrava un pesce fuor d’acqua e guardò verso l’alto di nuovo. Il sorriso che indirizzò a Shiro – seguito da un timido saluto con la mano, ugh, era a dir poco stomachevole e Lance ancora non credeva nei corsi di danza. Era sicuramente uno stupido ed elaborato stratagemma ordito da due individui pacifisti dalla troppa immaginazione che alla lunga avrebbe fallito. Anche se l’ambientazione era estremamente appropriata per i personaggi, soprattutto per Shiro.
 
Allura sembrava aver dimenticato quello che voleva dire e rassicurò Shiro – con tipo un solo gesto, woah – che era tutto apposto. “Lance, se Shiro significa così tanto per te, sei più che il benvenuto a restare. Non ti chiederò di pagare, voglio solo vederti ballare di nuovo.” Sembrava malinconica e Lance, per un momento, fu quasi tentato di rimanere la notte per farle piacere e tirarla su di morale. Più tardi le avrebbe detto che non se la sentiva o che semplicemente non poteva restare. Se l’avrebbe delusa, doveva farlo con gentilezza.
 
Dopotutto, rivedere Shiro aveva portato alla luce ricordi indesiderati e necessità profonde che aveva soppresso ripetutamente nel corso di quell’anno.
 
Indietreggiò quando si accorse che, mentre era perso nei suoi pensieri, Allura si era chinata decisamente troppo verso di lui per studiare attentamente le sue espressioni facciali con aria divertita. “Oddio, non spaventarmi più così!”
 
La bellissima ragazza incrociò le braccia, un piccolo sorriso malizioso che le tirava le labbra. “Credo di sapere perfettamente come riaccendere la tua determinazione e… convincerti a provarci.”
 

 
 Allura lo trascinò in una delle ampie sale per gli allenamenti – uno dei muri era rivestito di specchi più grandi dei progetti che aveva per il suo futuro, e sull’altro lato spiccavano delle belle finestre ad arco. Fuori era già buio, quindi le tende di raso verde bosco vennero tirate, rivelando una magnifica vista sulla città. Le colonne di marmo rifinite erano costellate ai loro piedi da pile di borse e dagli spogliatoi continuavano a emergere persone. C’era molto movimento: alcuni dei ballerini stavano già ripassando la loro routine di riscaldamento oppure si allenavano in piccoli gruppi. Lance pensò che, sì, era figo e tutto, un pigiama party e ballare, ma non bastava per fargli cambiare idea. Fino a quando Allura non scostò una tenda da un arco che conduceva allo sgabuzzino. Lance pensò che, wow, era molto diverso dall’ultima volta che c’era stato, giocando a nascondino con il gruppo di danza classica di Allura dopo la festa di Natale. L’intera famiglia McClain (insieme a Hunk) ci era andata per vedere Em che era stata scelta come una dei protagonisti della recita.
 
Quello spazio era stato sgomberato da manichini senz’anima e dagli strumenti a fiato. Le sedie e i tavoli erano stati spinti vicino alle pareti e il soffitto basso era stato ripulito dalle ragnatele. Lance notò come quel posto ora era chiaramente il territorio degli street dancer più grandi – stavano facendo stretching e indossavano tute e vestiti larghi. Nel frattempo, i ragazzini di danza classica stavano in piedi negli angoli dell’ex–sgabuzzino, gli occhi pieni di ammirazione, ma ancora troppo timidi per unirsi a loro.
 
“Riscaldatevi bene prima di iniziare.” Disse una voce severa e ci mancò poco che Lance si strozzasse con la sua stessa saliva.
 
Si prese quasi un colpo di frusta da quanto velocemente girò la testa di lato, solo per vedere Keith lì, che controllava gli studenti, le mani poggiate sui fianchi. Gli sguardi che ragazzi e ragazze gli rivolgevano erano di profonda devozione e rispetto – come se venerassero il terreno stesso dove camminava. Il cervello desincronizzato di Lance arrestò il suo processo di congelamento per un secondo e si domandò se anche lui era così quando guardava Keith. Ahimè, quello che rimaneva della sua lucidità fu spazzato via dalla travolgente ondata di emozioni che stava provando, i suoi pensieri un ingarbugliato casino dal nome di Keith a ripetizione – Keith Keith Keith, Keith era lì, era reale e del tutto ignaro della presenza di Lance proprio come ai bei vecchi tempi.
 
Aveva un aspetto stanco, appariva più magro di come se lo ricordava – lo notò facilmente grazie al cadente crop top bianco che l’altro stava indossando. I suoi fianchi invece stavano ancora da Dio, nonostante indossasse i pantaloni della tuta più larghi del mondo. Lance deglutì nervosamente, le dita che si contorcevano per afferrare il telefono. Pidge e Hunk sarebbero impazziti quando gli avrebbe dato la notizia.
 
Poi ricordò il loro ultimo incontro, la pittura colorata e la poca distanza, e il suo cervello smise di funzionare all’istante.
 
Oh, giusto.
 
Lance voleva che il ragazzo dai capelli neri lo guardasse ancora così, vedere i frammenti indaco in quegli occhi scuri, voleva–
 
Allura oscurò la fantasia di Lance, accostandosi alla sua mastodontica dannata cotta e guardando gli studenti con un sorriso affettuoso. “Ti trovo in forma. È il tuo primo turno?” Domandò e Keith lanciò un breve sguardo nella sua direzione, ignorando completamente Lance con la bocca aperta alle sue spalle.
 
La sua voce era perplessa quando rispose. “Il secondo. Non sono male, ma alcuni non riescono a tenere il passo.” Ah già, il suo atteggiamento da santarellino. Come aveva potuto dimenticarlo?
 
“Sono sicura che li rimetterai in forma.” Allura annuì e Keith abbozzò un sorriso.
 
“Quello è l’intento.” Scrollò le spalle.
 
“Shiro è molto orgoglioso di te, Keith. E lo sono anch’io.” Allura continuò con le sue belle parole e Lance la conosceva fin troppo bene da sapere dove stava andando a parare. Non. Era. Pronto!
 
“Cercherò di essere all’altezza delle sue aspettative.” Disse in tutta risposta, la punta delle orecchie leggermente rosata. Finalmente sembrava un po’ più coinvolto nella conversazione ed era girato verso di loro, le braccia incrociate al petto. Lance cercò di non fare quello che faceva ogni volta che si trovava di fronte a Keith – lanciare continue occhiate furtive a quegli addominali scolpiti. Avrebbe voluto allungare le zampe e strusciarle tutte su quei muscoli così morbidi alla vista. Quando rialzò lo sguardo dopo la terza occhiata, cacciò un urlo dentro di sé perché Keith lo stava guardando con un sopracciglio alzato. Beccato sul fatto, ottimo lavoro.
 
Dicono che la terza volta sia quella buona, ed era riuscito a mandarla a puttane.
 
Lance stirò le labbra implorando silenziosamente aiuto, e cercò di non mostrare alcun segno di paura o disagio come se si fosse trovato di fronte a una pantera. Per quanto impegno ci avesse messo, Keith sembrava capace di annusare il disagio, pronto ad avventarsi su di lui e sbranarlo. Alla fine fu Allura, però, a tirarlo fuori dalla fossa del leone da vera amica quale era.
 
Lo spinse fuori dal suo nascondiglio per posizionarlo dritto di fronte a Keith. Le mani di Lance erano un oceano di sudore nervoso e stava palesemente tremando – per la paura o l’emozione, non lo sapeva. Lo sguardo di Keith era fermo, giudicante. Merda, doveva essere “proprio un bello spettacolo”. Anche Lance non si sarebbe considerato eccitante e lui era uno di quelli con gli standard più bassi.
 
Strofinò con decisione i palmi umidi sui jeans larghi, domandandosi se li avrebbe sbiancati con tutto quel sudore e lo strofinare. Allura fece le presentazioni: “È una mia conoscenza. È un amico che stimo molto e vorrei affidartelo perché possa perfezionare le sue abilità nel ballo, che sono già buone.” Stava complimentando Lance oltre ogni immaginazione usando quella sua voce da genitore orgoglioso che a volte si lasciava scappare per sbaglio, e Keith ora sembrava molto più interessato. Se il suo cuore avesse accelerato i battiti, sarebbe morto di infarto. Sentì anche che, se avesse aperto bocca, avrebbe vomitato.
 
Allura gli lanciò un’occhiata severa che gridava ‘questo è il momento in cui ti presenti ’ e Lance afferrò subito la pallida mano di Keith come se fosse un’ancora di salvezza, scuotendola furiosamente. “Sono McClance, v-volevo dire Lance. Il nome è Lance McClain.” McClance? Davvero? Lasciò andare la mano di Keith come se si fosse scottato e represse a malapena l’istinto di asciugarsela di nuovo, non volendo sembrare scortese. Merda, era tutta sudata. Aveva davvero toccato la mano di Keith in quello stato? Aveva toccato la mano di Keith! L’aveva stretta! Avrebbe un po’ voluto farlo di nuovo. Avrebbe voluto stringere quelle stupide mani fredde e, già che c’era, fare cose idiote, tipo uscire insieme e cose simili.
 
Keith lo fissò come se fosse un enigma, occhi viola più aperti del solito, la mano ancora a mezz’aria, congelata. “Uh, sono Keith…” La sua voce si affievolì e abbassò lentamente la mano. Nessun segno che l’avesse riconosciuto brillava nei suoi occhi ogni volta che lo guardava, e Lance non capiva se fosse un bene o un male. Era come se avesse un’identità segreta. Quello, oppure Keith aveva dato zero importanza al loro ultimo incontro. Che flirtasse così con tutti? Nah, era troppo impacciato, si vedeva.
 
“Lo so!” Esclamò invece, la voce che si incrinava verso la fine. Keith sollevò di nuovo le sue stupide, magnifiche sopracciglia. “Voglio dire, l’ho sentito mentre parlavi con Allura, ovvio, quindi uh–” A corto di idee per salvarsi dall’imminente gogna pubblica – gli auto-proclamati bodyguard di Keith lo stavano occhieggiando come a domandarsi se fosse stato più doloroso accoltellarlo o sparargli alle ginocchia – Lance gli fece il gesto della pistola. “Piacere di conoscerti e sono bravo. A ballare, dico.” Wow, proprio come accarezzare con un pezzo di cartavetrata il suo culo in fiamme. Lentamente.
 
Fu così che si sentì quando Keith aggrottò le sopracciglia.
 
La distanza tra loro diminuì ed era appropriato avere un flashback del viso vivacemente colorato di Keith e di quella sua sottospecie di maglietta, così attillata da lasciar intravedere ogni curva di quei muscoli scolpiti? Perché fu proprio quello che successe quando furono quasi naso a naso e Keith ghignò, lanciandogli una sfida senza alcuna enfasi. “Vedremo quanto sei bravo, Lance.”
 
Lance avrebbe dato via tutta la sua preziosa merch da nerdlord perché Keith continuasse a dire il suo nome a quel modo per il resto della loro vita. Sfortunatamente, avevano solo cinque stupidi giorni, e Lance sarebbe rimasto? Certo che sì. Sarebbe rimasto a quel campo anche a costo di dormire per terra quella notte.
 
“Certo.” Lance sperò di sembrare abbastanza sicuro di sé e forse lo sembrò davvero perché Keith arretrò, per niente abituato a risposte brusche come quella. O forse c’era fin troppo abituato. Le occhiatacce delle persone intorno a loro si fecero più intense. Lance sentì un sorrisetto tirargli le labbra. “Potrei continuare tutta la notte, mullet.” Disse.
 
Qualche ragazza trasalì, indignata. Allura sibilò sottovoce un “Lance!” e capì di aver fatto una cazzata. Un bell’applauso per Lance McClain e le tre scimmie che vivono nel suo cervello e guidano rispettivamente il suo processo mentale, il suo istinto sessuale e il linguaggio. Era la prima volta che parlava con Keith come si deve ed era riuscito a insultarlo.
 
Non era colpa sua se la sola presenza di quel ragazzo bastava a scatenare esplosioni nel suo cervello e nella sua cassa toracica che lo trasformavano in un terribile idiota arrapato. Ma era colpa sua, e fottuto Keith ma anche fottere Keith.
 
E, certo, Keith non sarebbe stato Keith se avesse rifiutato una sfida, per quanto piccola fosse.
 
Nemmeno Allura poteva salvarlo ora.
 

 
Nome della chat di gruppo: no zoinking allowed in pokego
 
[11:21pm] Nome della chat di gruppo cambiato in: pray 4 lance 2k16
 
sirlancealot (Lance McClain): ragazzi
Porca merda, indovinate un po’
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): “Porca merda” non mi hai comprato i pizza roll e sei sparito? L’ho notato.
 
sirlancealot (Lance McClain): chiudi il becco pidgey sto vivendo un momento che mi cambierà la vita qui!!!!!
 
Beach hunk (Hunk Garrett): una crisi di mezza età?? Ma sei tipo venti–qlcs :/
 
sirlancealot (Lance McClain): uhhh no e non sai quanti anni ho??? amico. cmnq è qualcosa di più intenso!
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Ti sono finalmente spuntati i tuoi primi peli pubici?
 
sirlancealot (Lance McClain): a te invece??
 
Beach hunk (Hunk Garrett): non ti preoccupare pidge, ti farò dei pizza roll domani!! :)))
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Qualcuno qui è un vero amico
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Aww!! :)
 
sirlancealot (Lance McClain): toccante chissene frega ragazzi statemi a sentire
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Non sono obbligato a fare nulla fino a quando non vedrò i pizza roll su questo dannato tavolo, McClain
 
Beach hunk (Hunk Garrett): cosa??
 
sirlancealot (Lance McClain): grazie hunk quindi ora sono al campo di ballo e ho questi due istruttori fighissimi chiamati shiro e keith. comunque em è pazza di shiro immagino che sia una cosa dei mcclain, tu sei il prossimo pidgeboi
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Tutto esaurito
ASPETTA COSA
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Oddio????? come cosa com’è successo, dicci tutto :OO
 
sirlancealot (Lance McClain): haha affogate nella vostra gelosia stronzetti sono stupito tanto quanto voi. dopo vi racconto tutta la storia posso parlare di Keith ora perché sto letteralmente scrivendo dalla mia tomba sto bruciando
 
pornbot justice (Pidge Gunderson) ha inviato ‘stabruciando.png’
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Se non vedo non credo ;)
 
sirlancealot (Lance McClain) ha inviato ‘hotrovatolanuovamissbooty.png’
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Woah. Hai già provato con la battuta sulle mutande spaziali?
 
sirlancealot (Lance McClain): l’ho fatto ma non credo l’abbia apprezzata. o capita. mi ha detto di mettermi a terra e dargliene 20 e quindi ero tipo lol momento di essere simpatici e gli ho dato 20$ penso volesse accoltellarmi
 
Beach hunk (Hunk Garrett): loooool
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Ok torniamo al punto. È strano che l’abbia riconosciuto solo dal culo? E va tutto bene, Lance, puoi piangere come un piccolo gay
 
sirlancealot (Lance McClain): ***************Bi
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): FALLO E BASTA, NON FARMI TIRARE FUORI I MIEI MEME
 
sirlancealot (Lance McClain): quindi tornando a keith madre de dios mi sono ricordato perché mi piaceva cooooooosì tanto
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Perché ha un culo stratosferico?
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Perché ti degrada e ti piace?
 
sirlancealot (Lance McClain): sì e sì?? non lo so?? e gli addominali non dimentichiamoci della grattugia!!! e degli occhi bellissimi. ma soprattutto il culo. sono un tipo da culo.
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Ora ti sto kinkshamando. Scuotendo le chiavi davanti alla tua faccia. Cantilenando ‘vergogna’. Sei la delusione di questa famiglia.
 
sirlancealot (Lance McClain): ti ignorerò perché al momento sono pieno di grazia
 
Beach hunk (Hunk Garrett): e di Keith
 
sirlancealot (Lance McClain): ah magari. c’è stata una sfida di ballo.
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): L’hai sfidato?!
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Mi aggrego ma con tre punti esclamativi
 
sirlancealot (Lance McClain): yea più o meno non intendevo farlo davvero ma ha accettato e ho perso. miseramente. ha pulito il pavimento con me come se fossi un fottuto straccio. mi ha quasi letteralmente sottomesso a suon di twerk. credo di aver sentito qualcuno chiamarmi la puttana di keith proprio ora mentre scrivo voglio dire certo che vorrei essere la sua puttana ma non quando si tratta di ballare vado a fargli capire chi comanda
 
ok ho provato a dirgliene quattro credo che mi pugnaleranno nel sonno non mi fido di questi bastardi street dancer sembrano un gruppo di stronzi
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): In altre parole è il tuo ambiente?
 
sirlancealot (Lance McClain): NON SONO UNO STRONZO COME OSI
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Lance per favore ‘–‘ e poi dobbiamo venire a trovarti! portarti un sacco a pelo e qualche tipo di protezione ;)
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): E rubare dei soldi per quei pizza roll. Prepara quei 20.
 
sirlancealot (Lance McClain): uh che ne dite di no??? e no??? ? ?
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Spero che tu non abbia detto NO alla protezione. Sempre stare attenti alle malattie veneree.
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Lecito, amico. patatine fritte prima dei ragazzi uh o pizza roll prima dei ragazzi con soldi in questo caso immagino
 
sirlancealot (Lance McClain): smettila di stare dalla parte di pidGAY oddio pensavo che fossimo bff hunk perché la nostra amicizia è finita
 
Beach hunk (Hunk Garrett): Vuol dire che devo restituire anche la maglietta da bff? :’O
 
[11:40] Nome della chat di gruppo cambiato in: tresche al campo di ballo & centro scommesse
 
pornbot justice (Pidge Gunderson): Ti vincerò quei soldi, fosse l’ultima cosa che faccio.
 

Note dell'autrice: La scena dei due fratelli è basata su un fatto reale – la sorella di un mio amico era a un campo di hip-hop e l’ha chiamato mentre eravamo fuori chiedendogli un succo di frutta. il negozio era letteralmente di fianco a dove si trovava lei. Un mio ex–compagno di classe era il suo istruttore, ah, adoro i riferimenti alla vita reale.
   
 
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