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Autore: Aqua Keta    04/01/2020    3 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Alain come sempre arrivò  in anticipo. 
Bussò alla porta e attese.
Nessuno.
Sbirciò attraverso le finestre.
Niente.
Si diresse allora verso la taverna con l’interrogativo del perché  Leah non lo avesse aspettato.
Oltre le grate della piccola vetrata la vide già al lavoro. 
“Strano”- pensò.
Decise di non entrare per non disturbarla. E comunque si sarebbero incontrati la sera. 
Fece ritorno a casa. 
Aveva anche Diane da tenere sottocchio. 
Pierre faceva indubbiamente sul serio ma lui comunque continuava ad essere molto protettivo nei suoi confronti a volte anche in maniera eccessiva. Dopo la brutta avventura di qualche anno prima con un nobile che l’aveva lasciata, era sempre sul chi va là. 
Aveva sofferto tanto. E quando sembrava si fosse ripresa era mancata la madre. 
Brutta batosta per entrambi.
Il loro legame era divenuto ancora più forte.
Lui storie serie non aveva mai avute. Era un animo libero e ribelle. Forse solo durante il periodo nei Soldati della Guardia aveva sottostato ad ordini e seguito regole, o almeno ci aveva provato.
Certo, non disdegnava le donne, anzi. Non aveva mai voluto impegnarsi ma aveva lasciato il segno in numerose taverne di Parigi e non solo.


La giornata per Oscar trascorse serenamente. 
Sfebbrata e con un leggero appetito in più, non uscì comunque di casa.
Dedicò il suo tempo a leggere e ad andare in giro a visionare ogni angolo per lei nuovo.
Nanny e Rosalie la tennero controllata durante le loro incombenze, preoccupandosi che mangiasse e bevesse come prescritto dal dottor Schoenlein.
André nel piccolo studio visionava con il Generale alcune monete antiche e preziosi appartenenti alla famiglia.
“Non immaginavo che l’argomento fosse di tuo gradimento e nemmeno delle tue conoscenze tecniche”- Augustin era stupefatto.
“Rammentate la storia del Cavaliere Nero?”- chiese osservando contro luce uno splendido rubino.
“Certo, come potrei essermene dimenticato. Hai rischiato di perdere la vista”- 
“Be, tutti quei gioielli e quei valori accumulati mi avevano incuriosito. Così ho iniziato ad appassionarmi.”
“Devo ammettere che sei piuttosto abile. Già sei un gran intenditore di cavalli. …potresti avere un bel futuro nelle contrattazioni”- ripose le pietre nello scrigno.
“Non prendetevi gioco di me, ve ne prego. E’ semplicemente una passione come un’altra”- si sentì  a disagio.
“Non sto scherzando”- lo fissò seriamente –“ potrebbe diventare anche un’occupazione futura”- prese da un cassetto la sua pipa e preparò il tabacco –“ Se … “- l’accese aspirando a fondo –“ ….chissà,  se sposassi mia figlia….forse potrebbe garantirvi un ottimo tenore di vita….sempre che Oscar …..”
André era sconcertato: la frase non terminata e il Generale che più trascorreva il tempo più si dimostrava benevolo nei sui confronti stupendolo incredibilmente ogni volta con dialoghi inerenti il rapporto tra lui ed Oscar.
“Io Signore, non so come ringraziarvi ….”
Rimase in silenzio. 
Amava sua figlia come non mai. Dopo tanto tempo ora l’unico desiderio era quello che stesse bene e che fosse finalmente felice. Basta litigi, basta contrasti. 
Alla fine Beatrice ed Oscar nonostante tutto erano le figlie che erano rimaste sempre accanto a lui e ad Emilie.
Che importanza poteva avere ora l’orgoglio di un erede maschio? 
“Io…vorrei parlarne con Louis Antoine….se sei d’accordo”- tornò  a guardarlo.
Non seppe come rispondere. 
“Senza impegno”- aggiunse.
“Signore….grazie del vostro interessamento”- era imbarazzato e non poco. Non si era ancora abituato a quel modo di rapportarsi con lui. 
Oscar bussò alla porta. Entrò.
“Avete deciso di rintanarvi lontano da tutti?”
Il colorito era decisamente più roseo, gli occhi meno segnati dalle occhiaie, la voce leggermente più  energica.
“Hai mangiato qualcosa?”- chiese André. 
“Siiiii…..mi farete diventare un barilotto”- rispose gonfiano le guance a pallone.
“Desideriamo solo che tu stia bene”- intervenne il Generale.
“Farò la brava, prometto!”- si avvicinò ad André –“ Avete finito? Mi date il permesso di portarlo via?”
Il padre sorrise –“ Purché facciate i bravi ragazzi! “ – 
“Certo, perché  non dovremmo?”- ribatte’ fissando teneramente il giovane negli occhi.
“…perché  sono stato giovane anche io….”- ed aprì  la porta –“ …ed immagino…”- sorrise.
Li lasciò soli.
“Qualcosa mi dice che tuo padre ….”
“….pensi che……?”- concluse lei.
“Incrociamo le dita”- la prese per i fianchi abbracciandola dietro la schiena.
Rimase ad ammirarla. 
Le scostò alcuni riccioli dal volto –“ È  splendido vederti un po’ più serena”


“Ehi…Du Bois?...Dov’è Leah?”- chiese sedendo al bancone.
“E’ uscita da qualche minuto”- rispose passando lo straccio umido sul ripiano.
“Dannazione! “- esclamò  precipitandosi fuori dalla taverna cercando di raggiungerla.
Il clima dopo la presa della Bastiglia non era per niente migliorato, anzi, trovarsi in giro di notte per strada era a proprio rischio e pericolo.
A passo spedito la ragazza oramai era quasi giunta a destinazione . Udì qualcuno che si avvicinava alle spalle ed incrementò l’andatura un po’ impaurita.  
Non appena mise piede in casa non fece in tempo a chiudere la porta che una mano l’afferrò. 
Scattò in preda al terrore .
“Ehi , stupida ragazzina”- sbraitò Alain - “…non credi sia un azzardo girare la notte da sola?”
“Ti pare la maniera di arrivare così all’improvviso? Mi hai fatto prendere un colpo”- gli urlò.
“Ritieniti fortunata che non fosse un malintenzionato”
“Lasciami subito ed esci di qua!”
Lui la fissò intensamente negli occhi.
Leah si sentì terribilmente a disagio. Quello sguardo pareva la stesse spogliando.
“Che cosa ti prende? Non mordo mica”
“Non voglio più che ti prenda cura di me….dimentica la promessa fatta…”
Si accorse che tremava.
Lasciò la presa e le andò con viso sotto il naso –“ Ma cosa credi che io sia? Un mostro? E ’ questo quello che pensi di me?”
Lo vide talmente adirato che non ebbe il coraggio di pronunciare mezza parola.
“Non toccherei una donna con un solo dito…a meno che lei non mi dia da intendere che lo voglia!”
Era impietrita.
“Di me si può  dire tutto, che sono un rozzo, burbero, irruento, rissoso…ma…”- interruppe improvvisamente il discorso –“ …ah certo…il solito ….il motivo è sempre quello….vero?”
Le sollevò  leggermente il mento –“ Non sono André! E’ questo no?”“
Lei sbarrò gli occhi.
“E smettila di guardarmi in quella maniera. È ora che la pianti di fare la finta verginella….”
Un sonoro ceffone tagliò l’aria. 
Alain si toccò il labbro inferiore e  passando la lingua percepì il sapore del sangue.
“Toglietelo dalla testa….André quello che voleva, vuole e vorrà  sempre l’ha ottenuto”
“Smettila”
“Apri gli occhi …..forse nonostante i calli nelle mani, la mancanza di buone maniere ed un linguaggio scorretto e sboccato ….anche io ho un cuore e dei sentimenti”
Livida di rabbia reagì sputandogli in faccia.
Mai avrebbe pensato ad un suo comportamento così villano.
Sorrise maliziosamente –“ Mi fai impazzire” – e prendendola per un fianco la tirò con forza a sé stampandole un bacio appassionato sulle labbra.
Colta per l’ennesima volta alla sprovvista. 
La sua lingua s’insinuò con veemenza avvinghiandola, cercandola,  assaporandola.
Alain sentì le mani di Leah premergli contro il petto nel tentativo di allontanarlo.
La stretta continuò ad essere forte.
Con la mano libera le spostò il braccio sentendo il morbido seno ansimante sulla sua camicia.
Non le diede respiro e lei alla fine si lasciò andare a tanta passione.
Senza mollare la presa staccò le labbra fissandola in quegli splendidi occhi verdi.
“Sei uno schianto bambolina!”
Lo spinse via –“ Vattene subito! “- gli indicò la porta strabiliata da tanto furore.
Girò  i tacchi, infilò le mani nelle tasche allontanandosi –“ …posso garantirti che sarai mia prima che tu possa rendertene conto!....oramai il ghiaccio è rotto…..e non puoi più resistermi”
“Guai a te se verrai ancora a prendermi. ….ti diffido. …maleducato,  ignorante,  rozzo, impertinente. …che non sei altro”- gli gridò  stringendo i pugni.

Spense le candele.
Sporse il viso oltre la stanza.
Un’occhiata a destra e una a sinistra.
Il corridoio percorso in punta di piedi.
“Augustin, cosa stai facendo?”- Madame Emilie sedette sul letto.
“Oscar è uscita dalla sua camera e…”- una mano lo afferrò delicatamente mentre l’altra spinse la porta.
Si volse.  
“Torna a dormire”- sorrise.
“Emilie…”
Gli posò un dito sulle labbra –“….non ricordi?....vogliamo parlarne?”
“….ma…”- spiazzato.
“Attento a quello che dici”- 
Lo sguardo dolce di sempre lo riportò indietro nel tempo…..
Rimase quasi in adorazione della consorte. Gli anni erano trascorsi ma l’amore era immutato. 
Aveva sempre avuto la capacità di placare tutti i suoi momenti dirà.  Quel suo sorriso cosi rasserenante e rassicurante.
“Emilie…..sai che determinate situazioni…”
“Augustin vorresti rivivere con Oscar quello passato con Beatrice? “
“Forse vorrei semplicemente che stesse bene e che ….be …..André. ..”
“Vieni”- lo invitò a tornare nel letto .
Accomodatosi accanto alla moglie si coprì. 
“Ti piace André. …ti è sempre piaciuto. Non lo avresti messo accanto a nostra figlia se non fosse così”
“Avrei desiderato che tante cose fossero andate in maniera differente…..vedi, se si potessero sposare ….”
“Ora pensa a dormire. Domani sarà  una giornata pesante”- un tenero bacio –“ per primo dobbiamo pensare alla salute di Oscar…poi vedremo il resto.”

La chiave scattò  nella serratura.
André si girò nel letto.
Nel buio quella figura esile avvicinarsi in silenzio.
“Posso?”- sussurrò. 
“Sai che non dovresti essere qui”- la rimproverò amorevolmente. 
“Non riesco a dormire….”
Sedettero l’uno accanto all’altra.
Il suo profumo lo inebriò riempiendogli le narici. 
“Sei fresca”- le tocco la fronte.
“Oggi è andata bene, solo un po’ di debolezza”
“Pensi a domani?”
Come aveva detto il dottore, si sarebbero dovuti incontrare appena la febbre fosse scomparsa.
Tacque.
La conosceva bene, da sempre. Sapeva che i suoi silenzi dicevo più di mille parole. 
Rimasero così nel buio senza fiatare.
Era inutile tentare di rassicurarla che tutto sarebbe andato bene poiché entrambi sapevano che così certamente non sarebbe stato. ….nonostante lo sperassero.
“André. ..”
“Si …”
“Ricordi quando mi accusarono di tradimento? “
“Certo, quando tuo padre voleva ucciderti ed io lo minacciai con una pistola”
“Rammenti la conversazione?”
“Come posso dimenticarla. Gli dissi che sarei scappato con te …..”E magari vorresti sposarla?”  Mi chiese ed io risposi di si“
“…ma tu lo pensi ancora?”
Le accarezzò il viso –“ Ma certo Oscar…lo farei anche ora. Io non ho cambiato assolutamente idea”
“Nonostante io possa ….non avere molto da vivere?”
“Si….”
Lei abbassò lo sguardo.
“André. .. prometto di non essere più così  debole, di lottare….non so se sarà  tanto o poco il tempo che mi resta ma voglio viverlo intensamente, fino alla fine”
Un respiro profondo - “Io…avrei un desiderio ..…”
Avvicinò la bocca tanto da sentire il suo respiro e sfiorandogli le labbra –“ ….io ….io vorrei diventare tua moglie……”
Lo sguardo pieno d’amore- “ E’ la cosa che più desidero al mondo. Ti amo. Tu sei la mia vita”.
Gli occhi le si riempirono di lacrime –“ ….amami André, ….amami ora….più  di quella notte, più  di ….”
Le infilò le mani fra i capelli e la baciò .
L’averla accanto….un fiume in piena di emozioni. 
Sfilata la camicia si sdraiò sul letto.
Così. ..in attesa che la raggiungesse rimase a guardarlo mentre gli abiti cadevano al suolo.
Di fronte a lei si chinò leggermente. 
Quelle mani così morbide potevano muoversi liberamente sul suo corpo
Aveva pensato diverse volte in cuor suo di non essere stata né la prima ne l’unica. Ma ciò non le importava.
Beatrice le aveva detto –“ L’abilità di un uomo fra le lenzuola è sempre grazie ad una donna”.
Non voleva sapere chi…o quante ….
Giaceva come in uno stato di ebrezza mentre quelle dita stuzzicavano la sua femminilità esplorandola accompagnate dal calore della sua bocca e la sua lingua provocandole un’ondata di incredibile piacere.
Lo afferrò per i capelli gemendo senza controllo.
Sazio di quel paradiso la girò sollevandola per il bacino e appoggiandosi  lei.
“Mi farai morire di te…”
Si abbassò a baciarle la schiena trattenendola con una mano dal seno.
Così ricurva lo stuzzicò –“ Fino dove può  arrivare la tua fantasia?”
Lasciò la presa allibito di fronte a quelle parole inaspettate e di sfida.
Lei allora ne approfittò volgendosi all’improvviso, facendolo ricadere fra le coperte e mettendosi a cavalcioni su di lui. 
I seni premuti sul suo torace. Posò le labbra sulle sue.
Si sollevò sulle ginocchia accarezzando ovunque la magnificenza di quei muscoli così torniti.  
Chinatasi  per baciargli il petto si intrattenne a mordicchiargli i capezzoli. E la punta della lingua scese.
André inarcò la schiena irrigidendosi per l’eccitazione.
Al contatto con la sua femminilità la risposta fu inevitabile.
Oscar sussulto ‘ socchiudendo gli occhi percorsa da un fremito. 
“Grandier….non sapete controllare i vostri istinti!”- sibilò. 
“Voi non fate che istigarmi….”
Con movimenti lenti assaporò ogni sussulto del suo uomo in di lei.
Non c’era nulla di più bello al mondo.
André l’afferrò  per i fianchi seguendo il suo ritmo guardandola mentre col capo gettato all’indietro godeva di ogni sensazione.
Invasa da un’ondata di calore mentre le mani continuavano a tenerla saldamente lo sentì mormorare il suo nome. 
Svuotati del desiderio, ricadde su di lui lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio.
I respiri ancora in affanno.
Rimasero così rilassandosi.
André si mise a giocherellare con i capelli di Oscar.
“Ho intenzione di parlare quanto prima con tuo padre”
“Di cosa ?” – gli sfiorò le labbra con un dito.
“Di noi. Non ho intenzione di aspettare troppo. Consenso reale o meno voglio sposarti”
Lei sedette accanto.
“Che c’è?!”- l’accarezzò dolcemente sui seni.
“Tu hai dato un senso alla mia vita ….ti amo Grandier”
La trasse a sé  baciandola con infinita passione.
“Madame Grandier….suona bene,  non credi?”
Sorrise –“ Benissimo”.
“Ha un che di…..potente!....”
Rimase ancora qualche istante, poi scesa dal letto infilò la camicia.
“Grazie amore mio”- un ultimo bacio. 
La porta si richiuse alle sue spalle.

La carrozza fermò di fronte alla casa di accoglienza dove Beatrice prestava servizio gratuito e dove lavorava periodicamente il dottor Schoenlein.
Oscar aveva chiesto ai suoi di restare a casa. Sarebbero bastati la sorella ed André. 
“Buongiorno Madame” 
“Buongiorno Constance,  è già arrivato il dottore?” - Beatrice sfilò i guanti.
“Si, vi attende nel suo studio.”
Percorsero il corridoio. 
Ogni tanto si udiva il lamento di qualche paziente.
Diverse giovani si muovevano indaffarate con bende, flaconi, biancheria pulita.
Trascorso qualche minuto l’uomo si presentò nella saletta d’attesa seguito da una di loro.
“Buongiorno”
Lanciò un’occhiata ad André.
“Prego”- invitò Oscar ad accomodarsi e richiuse la porta.
“Ma che diamine….noi non entriamo? “ – sbottò lui seccato.
“Cerca di stare tranquillo e soprattutto di avere pazienza. Siedi. ”.
Fece un lungo sospiro. 
“Mettiti nell’ordine di idee di cambiare atteggiamento nei confronti di Thomas, d’accordo?”- il tono severo di Beatrice come una madre nei confronti di un figlio irrequieto.
Oscar si guardò attorno.
Una scrivania sommersa ai lati di carta e libri, alcune teche contenenti strani strumenti, un mobiletto con diversi volumi di medicina, bende pulite, liquidi strani, una specie di piccolo lettino coperto da un lenzuolo bianco.
“Avete un bel colorito”- la fissò.
“Mi sento bene a parte un po’ di debolezza”
Rimase in silenzio a studiarne i lineamenti e spingendosi nel profondo di quegli occhi celesti.
La ragazza sedeva accanto con alcuni fogli.
“Quanti consulti?”
“Direi uno…..per un altro medico fu più una sorta di diagnosi basata sull’apparenza”.
“Bene. Vi farò delle domande. Ho bisogno che le riposte siano precise e concise. Sono stato abbastanza chiaro?”
Annuì.
L’aiutante intinse il pennino nell’inchiostro e cominciò a scrivere.


   
 
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