Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Stria93    05/01/2020    4 recensioni
Raccolta di One-Shots, più o meno brevi, a tema Aziraphale/Crowley ispirate alle canzoni dei Queen.
[...]
11 - Pain is so close to pleasure..........21 - I'm going slightly mad............31 - Funny how love is
12 - Somebody to love......................22 - Let me live............................32 - '39
13 - Good old fashioned lover boy.......23 - Hammer to fall......................33 - Radio Ga-Ga
14 - Don't try suicide.........................24 - Innuendo (Halloween shot).....34 - Brighton Rock
15 - Delilah......................................25 - Ride the wild wind..................35 - You take my breath away
16 - You're my best friend..................26 - You and I (Halloween shot)
17 - A kind of magic.........................27 - Made in heaven
18 - One vision................................28 - Jealousy
19 - Killer Queen..............................29 - A winter's tale
20 - Back chat.................................30 - You don't fool me
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
funny

Funny how love came tumbling down

with Adam and Eve

Funny how love is running wild and feeling free

Funny how love is coming home in time for tea

Funny, funny, funny


Funny how love is, Queen, 1974






Varicella.
Il verdetto del pediatra accorso alla villa dell'ambasciatore americano non dava adito a dubbi. Il rampollo di cinque anni di casa Dowling vantava da un paio di giorni un discreto numero di sintomi tra i quali spiccavano febbre e vistosi puntini rossi su tutto il corpo, come se il bambino si fosse divertito a giocare con un pennarello.
La signora Dowling aveva mandato immediatamente a chiamare il medico di fiducia che aveva in cura il figlioletto per sottoporgli la questione e, dopo una visita approfondita, la diagnosi fu inequivocabile: Warlock Dowling aveva vinto alla lotteria immunitaria buscandosi una delle malattie esantematiche più comuni durante gli anni dell'infanzia.
Il pediatra raccomandò una cura a base di antivirali e paracetamolo, e che il personale della casa a stretto contatto con il bambino risultasse immune al virus.
Tata Ashtoreth e Fratello Francis si rivelarono perfettamente idonei ad avvicinarsi al malato senza correre il rischio di venire contagiati. Entrambi affermarono di aver già contratto la malattia in passato, ma quell'immunità era chiaramente dovuta alla loro condizione di entità sovrannaturali.
E così, per i giorni a seguire, il piccolo dovette rimanere a letto, confinato sotto le coperte almeno fino a quando la febbre non fosse scesa. Harriet Dowling chiese a Tata Ashtoreth di restare con lui durante il giorno e anche per buona parte della notte in modo da fargli compagnia e vegliare sul suo sonno reso agitato e irregolare a causa della febbre.
Ma ovviamente questo poneva un grosso ostacolo al piano che il demone e l'angelo avevano messo a punto per educare l'Anticristo secondo i precetti sia dell'Inferno che del Paradiso. Di solito,Warlock si recava in giardino per ricevere gli insegnamenti di Aziraphale, ma ora che il bimbo era bloccato a letto con la costante presenza di Crowley al suo fianco (praticamente h 24), il demone avrebbe goduto di un vantaggio indiscutibile che avrebbe inevitabilmente finito col rovinare l'equilibrio che si stavano dando tanto da fare per costruire e mantenere.
Nel frattempo, Harriet Dowling si era premurata di far pervenire a suo figlio qualunque distrazione possibile per distoglierlo dal fastidio della malattia e fargli trascorrere piacevolmente il tempo della sua forzata permanenza in camera, evitandogli di finire preda della noia e del malcontento, condizione della quale, lo sapeva bene, avrebbero risentito per estensione tutti gli abitanti della casa.
E così la stanza di Warlock si era riempita di giocattoli, passatempi più o meno tecnologici e libri illustrati prelevati direttamente dalla biblioteca della tenuta.
Tata Ashtoreth era stata eletta a dama di compagnia del piccolo malato, nonché governante e, all'occorrenza, infermiera. A lei toccava il compito di misurare la temperatura del bambino ogni ora e di avvisare immantinente la signora Dowling in caso di peggioramento, di vigilare affinché il piccolo sorbisse il suo brodo di pollo e di assicurarsi che prendesse la medicina prescritta dal dottore; sempre a lei era stato inoltre affidato l'incarico di occuparsi dell'intrattenimento di Warlock, leggendogli ad alta voce i libri che lui le indicava e prestandosi a qualunque gioco egli volesse dedicarsi, dai videogiochi alle battaglie con i robot.
Alla fine della giornata, Crowley era esausto e non ne poteva più di termometri, medicine, raccomandazioni apprensive da parte di Harriet, giocattoli e chiacchiere infantili. Fortunatamente, Warlock passava anche molto del suo tempo dormendo, fiaccato dalla febbre, e così il demone poteva disporre di qualche ora per tirare un po' il fiato e riprendersi prima di ricominciare tutto da capo un'altra volta.
Date le circostanze, era diventato più difficile anche combinare gli incontri strategici con Aziraphale ma un pomeriggio capitò che Warlock si addormentasse profondamente e Crowley ne approfittò per sgattaiolare fuori dalla cameretta e recarsi nel giardino, dove Fratello Francis stava potando un cespuglio. Quando il giardiniere si accorse della presenza del demone, sgranò gli occhi.
- Oh, cielo. Hai una pessima cera, caro. -
Crowley sbuffò. - Vorrei vedere te al mio posto. Giorno e notte ad occuparmi del ragazzino con sua madre che mi sta perennemente col fiato sul collo ma non muove un dito; non è proprio come essere in vacanza, sai? -
Aziraphale si guardò intorno per verificare l'eventuale presenza di ascoltatori inopportuni, poi si rivolse alla tata con un bisbiglio sommesso. - Non so proprio di cosa ti lamenti. Ti è capitata un'occasione d'oro per avere l'esclusiva sull'educazione del giovane Anticristo, i tuoi dirigenti saranno molto fieri di te. -
- Sì, be', ti sfugge un piccolo particolare, angelo. - ribatté Crowley risentito, bisbigliando a sua volta. - Non ho alcun interesse a portare il figlio di Satana sulla via del Male. Il nostro obiettivo comune è fare in modo che non propenda né per la tua fazione né per la mia, ricordi? A volte sembra quasi che tu tenda a considerarmi ancora il nemico. -
Aziraphale arrossì sotto la folta peluria che ricopriva le guance di Fratello Francis. - Scusa, caro. Le vecchie abitudini sono dure a morire, temo. Il fatto è che il bambino sarà costretto a letto ancora per un po' e io sto decisamente perdendo terreno con gli insegnamenti virtuosi. Questo contrattempo potrebbe minare seriamente il lavoro che abbiamo fatto fin'ora. -
- Ecco perché sono qui: per proporti una soluzione a questo problema. - rispose Crowley, sbrigativo. - Sai come si dice, no? Se Maometto non va alla montagna... -
Da dietro gli occhiali, il demone rivolse uno sguardo eloquente all'amico, aspettandosi di scorgere un lampo di comprensione balenare sul suo viso, ma ciò non accadde e l'unica cosa che poté rilevare fu l'apparire di un'espressione confusa.
- Scusa, ma adesso cosa c'entra Maometto? -
Crowley emise un verso frustrato e scosse la testa, era inutile usare certe sottigliezze con l'angelo. Occorreva essere più diretti. - Sto dicendo che potresti andare tu dal ragazzo, tonto! -
Aziraphale sbatté le palpebre. - Io? Ma, Crowley, io sono il giardiniere. Non credo proprio di potermi auto-invitare così nella cameretta del piccolo, senza una valida ragione. -
Il demone scrollò le spalle. - Be', vai a genio a Warlock e sei uno dei pochi in questa casa a poterglisi avvicinare senza rischiare il contagio. Potresti chiedere a sua madre il permesso di andare a trovarlo per tenerlo un po' occupato; sono certo che non ti dirà di no. E poi siamo quasi in inverno e il giardino non ha bisogno di molte cure al momento. Potresti darmi il cambio per qualche ora e così la partita tornerebbe in parità. -
Aziraphale parve riflettere su quella proposta, peraltro molto sensata, per qualche secondo, dopodiché sfoderò un'espressione decisa e raggiante. - Hai ragione, caro. È esattamente ciò che farò. Vado subito a parlare con la signora Dowling. -


E così, da quel giorno stesso, Fratello Francis ottenne l'autorizzazione ad accantonare parzialmente il suo lavoro nel parco della villa per recarsi in camera di Warlock e trattenersi per un po' giocando con lui o leggendogli qualche storia. Durante quei momenti, Tata Ashtoreth si ritirava con la scusa di alcune commissioni urgenti da sbrigare per poi fare ritorno una volta che il giardiniere si apprestava ad andarsene.
Se non altro, lo stratagemma pareva aver riportato in stallo la situazione e il piccolo Warlock, seppure prigioniero a letto, assumeva quotidianamente la sua quotidiana dose di educazione infernale e celestiale (oltre alle medicine per la varicella, che egli mandava giù molto meno volentieri e avanzando molte più proteste).
A quel ritmo di lettura serrato, i libri prelevati dalla biblioteca al piano di sopra iniziarono a scarseggiare quanto a varietà. Ormai il bimbo li conosceva praticamente a memoria ed esigeva che la tata o il giardiniere gli leggessero qualcosa di nuovo. Un solo volume era rimasto in disparte rispetto a quelli già sfogliati più e più volte: si trattava di un'edizione illustrata che riportava alcuni degli episodi più famosi della Bibbia, adattati a misura di bambino... almeno per quanto riguardava lo stile narrativo.
Quando il libricino capitò fra le mani di Aziraphale, l'angelo pensò che, in fondo, si trattava pur sempre di una storia che avrebbe potuto avvincere la giovane mente del suo protetto, tanto più per il fatto che egli era destinato a divenirne parte integrante e con un ruolo non da poco, per giunta.
Si sedette sul bordo del letto e sorrise bonariamente al visetto puntinato di rosso di Warlock, che lo fissava con aspettativa.
- Oggi, mio caro ragazzo, ti leggerò una storia nuova. E ti dirò di più: è una storia vera! -
Il bambino arricciò il naso. - Le storie vere sono sempre noiose. -
Fratello Francis gli strizzò l'occhio. - Questa non lo sarà, promesso. -
Il giardiniere iniziò a leggere, mentre Warlock divorava con gli occhi le figure senza perdersi una parola. Contro ogni previsione, il bimbo dovette ammettere che quella storia non era noiosa per niente, anche se non era sicuro che fosse proprio tutta vera. Un serpente che parlava, ma andiamo! Lo sanno tutti che i serpenti sibilano! Ma forse Eva era come Harry Potter e poteva capire il linguaggio dei rettili. Warlock diede voce a questo pensiero e sul volto pienotto di Fratello Francis si dipinse un'espressione vagamente disorientata.
- Ehm, no, ragazzo mio. Eva poteva capire il serpente perché in realtà quello non era affatto un serpente ma un demone tentatore sotto forma di animale. -
Il bambino non parve troppo convinto da quella teoria, ma lasciò che il giardiniere proseguisse il racconto senza ulteriori osservazioni da parte sua, per quanto intelligenti e brillanti... almeno per i successivi tre minuti.
- E quindi Adamo ed Eva erano sposati? Come la mia mamma e il mio papà? -
Di nuovo, Fratello Francis parve preso in contropiede ed esitò un momento prima di rispondere. - Be', no, non proprio, in realtà. Ma si amavano molto. -
- Allora perché lei ha fatto assaggiare la mela a lui anche se sapeva che era sbagliato? L'ha fatto apposta? -
Il giardiniere scosse la testa con vigore. - No! Certo che no, anzi, Eva pensava di fare una cosa buona. Succede così quando si è innamorati: se si ha qualcosa di bello, lo si vuole condividere con l'altra persona, credo. -
- Tu sei innamorato, Fratello Francis? -
Il viso tondo dell'uomo assunse una lieve sfumatura cremisi. - Io, ecco... -
Warlock sbuffò. - Nessuno vuole mai dirmi cosa succede quando ci si innamora ma sembra una cosa molto difficile da capire. Me lo spieghi tu, Fratello Francis? -
- Ma, figliolo, è qualcosa di veramente complesso da esprimere a parole. Io non... -
- Provaci, ti preeeeego. -
Aziraphale trasse un gran sospiro e cercò di radunare tutte le nozioni che aveva acquisito a proposito dell'amore nei suoi lunghi secoli di permanenza sulla Terra e organizzarle in un discorso logico che però risultasse abbastanza comprensibile alle orecchie di un bambino di cinque anni.
- Be', prima di tutto, ci sono tanti tipi diversi di amore. - esordì. - Ma quello di cui vuoi sapere è in assoluto il più complesso. Vedi, l'amore ha tante facce, non tutti lo vivono nello stesso modo. L'amore è proprio strano, per certi versi. Ti può far sentire la persona più felice del mondo, o la più triste, a seconda della situazione; può nascere in un istante o può impiegarci anche anni; ti fa venire voglia di trascorrere la maggior parte del tuo tempo con l'altra persona, di farle dei regali, di renderla felice e appagata. -
Warlock aggrottò la fronte, desideroso di capire meglio. - Quindi non si litiga mai? -
- Oh, al contrario. - rise Fratello Francis. - Si litiga spessissimo, a volte per delle sciocchezze e poi ci si pente di ciò che si è detto e allora si cerca di farsi perdonare in qualche modo perché sapere che l'altra persona è arrabbiata con te ti fa stare malissimo. Ma anche questa è una delle caratteristiche principali dell'amore. -
Aziraphale approfittò di un momento di riflessione del suo piccolo ascoltatore per sorprendersi di quante cose sapesse sull'amore, senza esserne conscio. Come era arrivato a costruirsi tutta quella cultura a proposito del sentimento più antico e intricato che esistesse al mondo? Forse aveva appreso tutto ciò grazie ai libri, ma era convinto che ci fosse dell'altro. Una parte ribelle della sua psiche continuava prepotentemente a sfuggire al suo controllo e a presentargli l'immagine del volto di Crowley.
Proprio in quell'istante, la porta della cameretta si aprì, rivelando Tata Ashtoreth in piedi sulla soglia. Parve molto sorpresa (e non troppo contenta) di trovare Warlock ancora in compagnia del giardiniere.
- Fratello Francis, cosa ci fa ancora qui? Non doveva rimanere fino alle 16.30? - abbassò gli occhi sul grosso orologio che portava al polso. - Sono le 16.45. -
Il bambino anticipò la risposta. - Fratello Francis mi ha letto la storia di Adamo ed Eva e mi ha spiegato cos'è l'amore. -
- Ma davvero? - fece la tata con un sorrisetto allusivo alla volta dell'uomo. - E, dimmi, caro: che cos'hai capito? -
- Che l'amore è un casino. - sentenziò il bambino, ricorrendo a un termine che aveva sentito spesso alla televisione dei grandi. - Io non mi innamorerò mai. È troppo difficile essere innamorati! -
Tata Ashtoreth sfoderò un sorriso d'approvazione. - Bene, l'amore è una gran perdita di tempo prezioso. Tempo che potresti dedicare ad attività più piacevoli, come governare sul Mondo che verrà dopo che avrai distrutto la Terra. -
Aziraphale gli scoccò un'occhiata obliqua ma non replicò, in fondo Crowley stava solo facendo la sua parte, come da progetto.
- E comunque io avrei fatto come Eva. - affermò il bambino, risoluto.
- Che vuoi dire, tesoro? - chiese la tata, il tono dolce e fintamente casuale.
- Anch'io avrei colto la mela. - dichiarò Warlock, con tutta la sicurezza del caso. - Se Dio non voleva farlo succedere, doveva nasconderla meglio, non metterla lì dove tutti la potevano vedere, no? -
Tata e giardiniere si scambiarono uno sguardo d'intesa, riportando alla memoria il loro primo incontro e l'obiezione molto simile che il demone aveva sollevato riguardo a quella stessa falla nel Piano Ineffabile dell'Onnipotente, e non poterono trattenere un sorrisino complice davanti a quel lontano ricordo.


Dopo che Tata Ashtoreth ebbe svolto le sue mansioni di infermiera, misurando la febbre al bambino e facendogli ingollare di malavoglia un bicchiere nel quale era stata disciolta una disgustosa compressa effervescente di paracetamolo, Warlock si distese nel letto, le palpebre visibilmente pesanti.
- Vuoi dormire un po', diavoletto? - domandò la tata, rimboccandogli le coperte.
In risposta, il bambino fece cenno di sì con la testa, poi chiuse gli occhi e si addormentò profondamente.
Crowley valutò che la sua presenza non sarebbe stata necessaria almeno per un'ora o due, nella migliore delle ipotesi, e così si diresse fuori dalla camera, socchiudendo piano la porta.
Nel corridoio quasi si scontrò con Aziraphale. L'angelo reggeva un vassoio sul quale era posato un intero servizio da tè di finissima porcellana, completo di zuccheriera e lattiera. Il demone osservò il tutto con espressione interrogativa.
- Oh, eccoti qui, caro. - sorrise, cercando di mantenere in equilibrio il tutto che tremolava e tintinnava spaventosamente tra le sue mani. - Ho incontrato una cameriera che stava scendendo le scale e mi ha detto che la signora Dowling le aveva ordinato di servirle il tè alle 5 in punto ma, a quanto pare, ha preferito andare a fare shopping con un'amica americana in visita e così lei ha preparato tutto per niente. Mi ha letteralmente rifilato il vassoio tra le mani e così ho pensato che, forse, avremmo potuto bere una tazza insieme. Il salottino piccolo è sempre vuoto a quest'ora ed è proprio qui di fianco alla camera di Warlock. -
Crowley scosse le spalle ed emise un suono intraducibile che valse come un bizzarro segno d'assenso e aprì la porta della stanza adiacente alla cameretta.
I due si ritrovarono in un salotto arredato secondo un gusto spiccatamente retrò che strizzava l'occhio allo stile barocco.
Aziraphale depose il vassoio sul tavolino posto fra un divano e due poltrone, al centro di un tappeto dalla trama variopinta. Nel frattempo, Crowley si lasciò cadere mollemente sul divano, la posa scomposta come suo solito, nel limite di quello che la longuette aderente gli permetteva.
L'angelo sedette sulla poltrona, versò il tè in due tazze e ne porse una al demone, prima di aggiungere un goccio di latte nella propria.
- E così gli hai raccontato come tutto ebbe inizio. - commentò Crowley, pensieroso. - Mi sembra appropriato visto che il suo destino sarebbe, teoricamente, quello di scrivere la parola Fine a quella stessa storia. -
- Non succederà, caro. - lo rassicurò Aziraphale riponendo delicatamente la lattiera sul vassoio. - Stiamo lavorando bene, non credi? Tutto sta procedendo secondo i piani e il bambino non sembra propendere né per la tua fazione né per la mia. È normale, come volevamo. Non c'è ragione di preoccuparsi. -
Crowley accennò un tacito assenso, dopodiché prese un sorso di tè.
- E comunque come siete finiti a parlare dell'amore? -
Aziraphale si prese un secondo per assaporare a sua volta la bevanda calda prima di rispondere. - Il ragazzo voleva capire per quale motivo Eva avesse condiviso la mela con Adamo. -
- Mi sembra più che lecito. - approvò Crowley. - E tu cosa gli hai risposto? -
- Gli ho detto che quando si è innamorati si vuole condividere tutto con la persona amata e poi lui mi ha chiesto come sia l'amore. -
- E... ? - incalzò il demone, le sopracciglia sempre più sollevate sopra le lenti che tradivano una fremente curiosità.
Aziraphale si sentì improvvisamente arrossire e abbassò lo sguardo sulla tazza che teneva tra le dita. - Be', gli ho spiegato che l'amore può essere vissuto in modo diverso da individuo a individuo ma che, solitamente, fa sentire molto felici oppure molto tristi e spinge a donarsi completamente all'amato pur di farlo felice e che, anche se a volte si litiga, se si è davvero innamorati e ci si rispetta a vicenda, alla fine tutto si risolve per il meglio. Sai, le solite cose che gli umani vanno raccontando sull'amore da... be', da sempre. -
Crowley aveva ascoltato con attenzione ogni parola dell'angelo, ostentando una calma apparentemente imperturbabile. Eppure, se i suoi occhi non fossero stati protetti dal filtro scuro, forse Aziraphale avrebbe potuto accorgersi della fissità del suo sguardo intenso mentre parlava, del modo insolitamente appassionato con cui l'amico lo osservava mentre lui era intento a raccontargli di come avesse spiegato il mistero dell'amore ad un bambino di cinque anni con tanta naturalezza e, perché no, magari anche di un flebile guizzo di... di cosa? Dolore? Frustrazione? Oppure di una remota speranza?
- Una spiegazione davvero esemplare, angelo. - decretò infine il demone, con voce piatta e indecifrabile, scevra di qualunque emozione tranne forse una punta di ironia appena percepibile.
- Dici? - fece Aziraphale, sollevato. - Oh, grazie al cielo! Certe volte, quel ragazzino fa domande talmente complicate e bizzarre! Mi mette in difficoltà. -
Un angolo delle labbra perfettamente disegnate di Crowley si inarcò in un sorrisetto sghembo. - Me ne sono accorto. È un tipo sveglio, il nostro Anticristo. Ed è anche curioso: una qualità che, personalmente, apprezzo sempre in chiunque, umano o no. -
- Già. - annuì Aziraphale, sorridendo a sua volta prima di sorseggiare un po' del suo tè col cuore inspiegabilmente molto più leggero.


Aziraphale e Crowley finirono la bevanda appena in tempo, prima che, dalla parete accanto, si levasse la voce strillante e autoritaria di Warlock. - TAAAATAAAAA! DOVE SEI? -
Il demone sospirò, conscio di essere stato troppo ottimista nei suoi calcoli circa il tempo libero che avrebbe avuto a disposizione. Il sonnellino del piccolo malato era durato decisamente meno del previsto.
- Meglio che vada. - disse, posando la propria tazza di nuovo sul vassoio. - Il figlio del mio Signore reclama la mia presenza. - aggiunse in tono rassegnato.
Aziraphale annuì, conciliante. - Va' pure. Ci penso io a riportare questo in cucina. -
Crowley si diede una rapida sistemata alla gonna e all'acconciatura e, prima di uscire dal salotto, si volse verso l'amico con una mano appoggiata allo stipite. - Angelo? -
L'altro alzò lo sguardo, in attesa. - Sì, caro? -
Il demone parve titubare per un attimo. - Stasera non devo badare a Warlock. Ci vediamo più tardi per parlare della giornata, vero? Come al solito? -
- Ma certo. - confermò Aziraphale, leggermente sorpreso da quella domanda. Insomma, era ovvio che si sarebbero visti per fare il punto della situazione, no? Non lo facevano sempre?
Crowley non fornì alcun chiarimento che potesse lenire la sua perplessità e si limitò ad un cenno del capo. - Bene. - Sparì oltre la porta senza aggiungere altro e Aziraphale udì riaprirsi quasi in contemporanea quella della camera di Warlock.
L'angelo ripose anche la sua tazza vuota sul vassoio e si preparò a scendere in cucina per restituire le preziose stoviglie. Ma, proprio mentre si accingeva ad alzarsi, gli tornò alla mente una delle frasi che aveva rivolto al bambino poco prima: Succede così quando si è innamorati: se si ha qualcosa di bello, lo si vuole condividere con l'altra persona.
E non era forse ciò che egli aveva appena fatto? Si era inaspettatamente ritrovato tra le mani un vassoio con due tazze e una teiera fumante e subito aveva assecondato l'istinto che gli suggeriva con insistenza di condividerlo con Crowley. Non si era fermato neanche per un attimo a riflettere sulla possibilità di tenerlo per sé o offrirlo a qualcun altro. Era successo tutto automaticamente.
E poi c'era quell'inaspettata conoscenza che aveva interiorizzato a proposito dell'amore senza neanche rendersene conto. Possibile che...?
Aziraphale scosse la testa, come per liberarsi di quelle idee tanto bislacche e che, lo sapeva bene, non avrebbero portato a niente se non distoglierlo pericolosamente dalla sua missione, la quale godeva della priorità assoluta. Non poteva permettersi alcuna distrazione.
Sebbene questa giustificazione fosse più che valida, una molesta vocina interiore continuava a sussurragli una versione ben diversa: “Hai solo paura della verità che potresti scoprire se scavassi un po' più a fondo dentro di te. Sei un vigliacco, angelo.”







  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Stria93