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Autore: MusicAddicted    06/01/2020    19 recensioni
Jessica ha un piano e per Kevin si preannuncia un Natale davvero indimenticabile.
Sequel di 'Stupid Mistletoe!'
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“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”
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tutta la storia in generale: Prompt 22 Contro Natale: X decide di rovinare a tutti i costi il Natale a Y
Capitolo I: Prompt 1 Pro Natale: Canti Natalizi
Capitolo II: Prompt 3 Pro Natale; Decorare l'albero
Capitolo III: Prompt 16 Pro Natale: Mettere una ghirlanda a mo' di sciarpa intorno al collo di un'altra persona
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ATTENZIONE: QUESTA STORIA FA PARTE DI UNA MINI-SERIE CRONOLOGICA, è LA SECONDA DI TRE, QUINDI NON LEGGERLA SENZA PRIMA AVER LETTO LA PRECEDENTE ('Stupid Mistletoe!') GRAZIE!!!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave, Malcolm Ducasse, Trish Walker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stupid Christmas Time!'
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“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”
Prompt 3 Pro Natale: Decorare l’albero

stupid-traditions

Capitolo II: AKA My door’s always open… in the literal sense!
 
“Casa, dolce casa!” canterella Jessica, col massimo dell’ironia, mentre Killgrave gira la chiave nella toppa.
Inutilmente, a quanto pare.
“Io direi più ‘Porta, defunta porta’!” sbotta Kevin. “Non so nemmeno perché prima io mi sia preso la briga di chiuderla, visto che tanto non funziona più!” espone i fatti, muovendo la porta avanti e indietro.

“È anche vero che prima che uscissimo, per esprimere il tuo disappunto, l’hai sbattuta molto violentemente!” gli fa presente Jessica, con una chiara, finta innocenza.
“Non darmi colpe che non ho, Signorina scassina-porte!” le rinfaccia Killgrave. “C’era davvero bisogno di rendermela inutilizzabile? Se mi scrivevi che arrivavi, sarei sceso ad aprirti io stesso e con un sorriso!” aggiunge con un artefatto tono mellifluo.

“E rovinare così l’effetto sorpresa?” scuote la testa lei. “Che palle! Tutte queste storie per una porta… fra due giorni ti mando un fabbro, contento?” alza gli occhi al cielo.
“No che non sono contento, oggi chi mi sorveglia, visto che sono pure sprovvisto del mio personale?” puntualizza lui, contrariato. “A proposito, è troppo disturbo chiederti di dirmi che fine hanno fatto?”

“Li ho messi tutti nel tuo garage. Tutti a nanna. O forse a quest’ora qualcuno di loro sarà anche sveglio; ma stanno comunque tutti nel tuo garage, che mi sembra di aver capito che sia anche insonorizzato.” spiega lei.
“Una dozzina di persone ammassate nel mio box… poverini, che orribile Natale!” commenta Kevin, con disapprovazione.
“Non giocare a fare il compassionevole, tu li tieni lontani dalle loro famiglie da mesi perché ti servano!” lo accusa lei, che non perde mai occasione di incolparlo per qualcosa.

“È qui che ti sbagli, mia cara. Nessuno di loro ha una famiglia, scelgo sempre persone senza legami, sole. Come me.” le svela, con un amaro sorriso.

“Non hanno una famiglia?” ripete lei, alquanto stupita, anche per quel sorriso così inusuale sui suoi lineamenti che sprizzano il più delle volte sfrontatezza e derisione.

“Proprio così e, prima che ti azzardi a pensarlo, non certo a causa di un mio intervento, erano già così, quando li ho trovati.” chiarisce lui. “Io ormai sono la loro famiglia.” aggiunge, dopo una breve riflessione, dettata dal suo ego smisurato.
“Allora saranno contenti se li ho resi orfani per un giorno!” torna a essere pungente Jessica, ma solo perché Kevin ha fatto altrettanto. E gliene è grata, perché non crede di saper gestire bene il suo lato più vulnerabile.

“Ouch, colpo basso, Signorina, questa non te la perdono!” si finge ferito Killgrave.

“E comunque io ho una porta d’ingresso scassata da mesi e vivo benissimo… dovresti saperlo anche tu, contando tutte le tue incursioni.” gli rinfaccia la bella mora, inasprendo il tono.
“Beh, contarle tutte… alla fine sono state soltanto due.” precisa lui con fare superficiale, grattandosi una guancia con la bocca semiaperta, come se ci dovesse pure pensare.
“Per me sono già troppe! Ad ogni modo, quando ti verrà in mente di farmi la terza, scrivimi prima, così anche io verrò ad aprirti personalmente, magari non proprio con un sorriso, pensavo più ad un pugno che ti spacchi il naso… ma in fondo non è un po’ la stessa cosa?” sfodera un sorrisetto impudente.
“Ma almeno il Natale non dovrebbe scaldarti un po’ di più il cuore?” cerca di farla sentire in colpa lui.
“Semmai mi sto gelando le chiappe!” è la ‘sensibile’ risposta che riceve.
“Gran belle chiappe!” fa il suo apprezzamento Killgrave, girandosi per ammirarle i glutei tondi e sodi, ben fasciati nei jeans.
“Chiudi il becco, porco!” sbotta lei, rimettendolo al suo posto. “Porta scardinata o no, ci decidiamo ad entrare?”

Visto e considerato che la porta è già aperta, Jessica decide di non farsi problemi ed entra in casa senza troppi convenevoli.

Kevin la segue e appena varcata a soglia fa qualcosa che lui reputa indispensabile.
Del resto, ormai hanno finito di esibirsi.

“Finalmente! Non avrei potuto sopportarlo addosso a me un solo secondo di più!” ringhia, sfilandosi dalla testa in fretta e furia il maglione e gettandolo in malo modo sul divano bianco.
“Mi aspettavo che lo gettassi direttamente nel caminetto!” commenta Jessica, che davanti al caminetto ci si è messa davvero.
Girata di schiena. Non mentiva quando ha detto che le si stavano gelando le chiappe. Quel maglione, per quanto pesante e largo, ha l’unica pecca di esser corto in vita.

Ora può anche essere riuscita a risolvere il problema del raffreddamento, ma gliene si presenta uno molto più allarmante.
- Accidenti a lui! Si è messo di nuovo a petto scoperto!-

“Oh no, mia cara, non potrei mai gettarlo, in fondo è pur sempre un tuo regalo!” le sorride lui, rigirando il maglione dal verso giusto e ripiegandolo con fin troppa cura. “Purché se ne stia il più lontano possibile dalla mia pelle!” aggiunge, acido, facendola ridere.

I problemi di Jessica però si complicano quando anche Kevin si mette davanti al fuoco.
Date le condizioni in cui riversa lui, ne necessita sicuramente più di lei.

Le fiamme crepitanti gli rischiarano il volto, ora disteso, con un sorriso che lo attraversa, ma senza alcuna malizia.
Torcendo leggermente il busto dalla sua posizione, Jessica nota questo e molto altro, come la leggera peluria che gli adombra il petto e la linea disegnata dagli addominali appena pronunciati su quel fisico così asciutto, che però detiene una particolare attrattiva.
Allungando il collo giusto un altro po’, Jessica può intravvedere la cintura di cuoio marrone che gli regge i pantaloni, cercando di capire a quale foro l’ha infilata.
Kevin si accorge di avere gli occhi della ragazza su di sé e voltandosi di scatto ne ha la conferma; cosa che fa cambiare subito direzione dello sguardo a una Jessica in vistoso imbarazzo.

Killgrave sorride fra sé e sé.


- Oh sì, certo, mi odi, sono un essere spregevole, ti ho rovinato la vita e tutto quanto, ma un’occhiata intanto non la disdegni. Oh, Jess, se solo lo ammettessi, potrei fare molto di più che lasciarti guardare e basta! -
 
“Ti conviene andarti a coprire, se non vuoi che ti venga un accidenti… non che a me importerebbe qualcosa!” frena le sue bollenti fantasie la freddezza del tono di Jessica.

Tuttavia il bel persuasore non si lascia abbattere minimamente.

“Ti importerebbe, ti importerebbe eccome!” canterella strafottente lui, prima di salire su per le scale, tornando solo quando ha addosso un morbido e caldo maglione blu, per la precisione quello che Jessica ha visto sulla poltrona.
Jessica però non è più davanti al fuoco, né tantomeno in salotto.
Lui odia perderla di vista, anche se ha poco senso che se ne sia andata, lei stessa si è imposta di passare tutta la giornata insieme.

“Jessicaaaaa!” prova a chiamarla, mentre si aggira per le stanze.

“Che ti strilli? Sono qui!” fa capolino lei dalla cucina, che è già riuscita a trovare e fare sua.
In mano ha una ciotola rossa con gli ingredienti per il ripieno che sta rigirando con un cucchiaio di legno.


Raggiungendola, Killgrave nota su un tavolo un tacchino che è riuscita a scongelare, un paio di altre ciotole con all’interno diverse preparazioni, una specie di tortino dall’aspetto incerto e vari utensili da cucina; ma la cosa che più cattura la sua attenzione è il grembiule nero che indossa lei, su cui spicca una scritta in fucsia.
“Super Cook?!” la legge ad alta voce, fra lo scettico e il divertito.

“Sì, e allora? Un regalo di Trish. Aiuta a motivarmi.” spiega telegrafica lei, posando il ripieno per dedicarsi al tacchino, che pulisce con una spugna imbevuta d’acqua.

“Quella non è motivazione, semmai è una grande bugia.” commenta asettico Killgrave.


“Che stronzo!” ringhia Jessica, mostrandogli il terzo dito.

“Mi ricordo quando ho provato a lasciarti cucinare e non si è mai rivelata essere stata una buona idea.” persiste lui.

“Stavolta lo sarà!” spergiura lei, infilando con rabbia una mano nelle cavità del tacchino ed estraendone le interiora.

Forse in quel momento sta pensando di poterlo fare con Killgrave stesso e deve essere di questo avviso anche lui, perché cambia subito registro.

“Però, non c’è che dire, notevole!” si complimenta. “Lo avevi mai fatto?”

“No, ma se ben ricordi ho decapitato un cadavere a mani nude… questa a confronto è una passeggiata!” fa spallucce lei, prendendo la ciotola del ripieno.

Kevin le si avvicina, rimanendo a pochi passi da lei, con le braccia conserte e un sorriso colmo di ammirazione.

“Jessica Jones, non smetti mai di sorprendermi!” la elogia, questo prima di portare alla sua attenzione un piccolo particolare. “Un tacchino intero e siamo solo noi due? Non avrai esagerato?”

“Che Natale è senza tacchino?” ribatte lei, infilando nella cavità del volatile il composto di carote, patate e salsiccia. “È simbolico e poi vorrà dire che il tuo personale avrà qualcosa di diverso da mangiare nei prossimi giorni!” sorride, tirando a sé la bottiglia di olio e le spezie.

“Io la vedo più come un’ingiusta punizione che un premio apprezzato…” non riesce a tenere a freno la lingua Killgrave.

Jessica gli lancia contro la frusta da cucina ma lui si abbassa in tempo.

“Hey, ma come siamo suscettibili!” ridacchia, mentre la guarda spargere l’olio sul tacchino, seguito da qualche manciata di sale e una spolverata di spezie tutto intorno, prima che cominci a massaggiarlo energicamente.

Kevin perde ogni voglia di fare lo spiritoso, rapito da quella visione.

Anche Jessica se ne accorge.

“Ma che...? Smettila di guadarmi così!” si innervosisce lei.
“Non ci riesco…è una cosa così erotica!” mormora lui, con la voce resa più roca.

“Ma tu sei un depravato!” sbotta lei, smettendo subito. “Se proprio ti eccita esser cosparso di olio, spezie e poi infornato, dimmelo, che ti accontento!” gli fa calare subito la libido lei, prendendolo in giro per smorzare ogni tensione sessuale… perché anche Jessica l’avverte e vuole difendersi come può.

“Non è questo che avevo in mente e lo sai!” controbatte lui, mentre, dopo essersi pulita le mani, Jessica provvede a infornare il tacchino.

“Oh, lo so bene cosa hai in mente, ma non accadrà, non sono qui per questo!” mette in chiaro la detective, prendendolo per un polso, un po’ in  malo modo.

“Che fai?” si acciglia lui, liberandosi, ma solo perché lei non sta mettendoci alcuna forza.

“Qui abbiamo finito.. che poi… abbiamo, tu non hai fatto un cazzo, sono io che mi sto facendo un culo così!” brontola lei, levandosi il grembiule e gettandolo sul piano di lavoro in marmo.

“Eccola la mia Principessa Oxfordiana!” alza gli occhi lui. “Se volevi un aiuto bastava chiedere…”

“E per cosa? Al tacchino ci ho già pensato io, il pudding l’ho fatto due giorni fa…”

“Aspetta un attimo, quello è un pudding?!” si accerta l’incantatore, indicando quel tortino deformato.

Jessica applica la strategia dell’ignorarlo.

“La frolla  per i mince pie  è in frigo e il ripieno l’ho già preparato io a casa…” continua il suo elenco lei.
“Non so se esserti riconoscente per questo… o solo terrorizzato!” borbotta lui.
“Se non la pianti giuro che ti ficco la testa dentro una planetaria!” lo minaccia Jessica, furente.

Per un frangente di secondo Kevin è tentato di risponderle ‘Perché, sai pure che cos’è una planetaria?’ , ma ci tiene troppo alla vita.

“Bene, qui non serve fare altro per ora… andiamo!” riprende a trascinarlo in malo modo giù per le scale.

In pochi secondi sono di nuovo in salotto.

“Ho capito, vuoi che ci rilassiamo un po’ sul divano?” ammicca lui, suadente.


“Non hai capito un accidenti, semmai voglio che guardi dietro il divano.” lo istruisce lei e così fa.

Finalmente il persuasore si accorge di qualcosa che non aveva ancora visto.

“Che cosa sono tutti questi scatoloni?” domanda incuriosito, cominciando ad aprirli.
Nella più piccola trova un puntale, poi a seguire un piedistallo da montare, altri parti di struttura, molte fronde in materiale sintetico e un cospicuo numero di decorazioni.

“Non stai facendo sul serio…” protesta lui.
“E invece sì, ma stavolta sarai tu a darti da fare… su, dài, costruisci l’albero… ho visto una scala dietro quella porta,” indica Jessica, mettendosi sdraiata in panciolle sul divano, come se fosse a casa sua.

E a Kevin piace vederla così, perché in cuor suo si augura davvero che un giorno, magari nemmeno troppo lontano, quella possa diventare davvero casa sua. Casa loro.

“Vedo che le stupide tradizioni me le stai facendo seguire una ad una!” sbuffa, cominciando a montare i pezzi.
“Inesorabilmente.” annuisce lei, afferrando dal tavolino la prima rivista che trova e cominciando a sfogliarla distrattamente. “Poi lo decoriamo insieme,” gli promette, lasciandolo lavorare.

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Costruire l’albero non lo smuove più di tanto… è un’attività di fai-da-te come un’altra; qualcosa con cui ha poca manualità, è vero, ma in un modo o nell’altro riesce a cavarsela e senza chiedere aiuto a nessuno, una novità non irrilevante per lui.
Perfino Jessica, una volta che Killgrave colloca anche l’ultima parte di quell’albero di ben due metri, si ritrova a fargli i complimenti.


Il difficile arriva quando cominciano a decorarlo.
Non tanto quando mettono le ghirlande.
Per farlo contento, Jessica è riuscita a trovargliene anche di viola.
È quando comincia ad appendere le palline, le stelle, le pigne, gli angioletti e tutto il resto, che lui comincia ad avere qualche difficoltà.

Gli scivola una delle palline dorate dalla mano, che fortunatamente trova l’impatto morbido del tappeto a mantenerla integra.
Tuttavia è Kevin che sta andando in pezzi.

Cade come in uno stato catatonico, osservando l’albero, ancora per tre quarti spoglio, in totale silenzio.
Di questo si accorge anche Jessica, che sta allestendo l’altro lato.
Non lo sente più parlare (per lo più lamentarsi o ciarlare di quanto sia kitsch non avere nemmeno un vero albero e di quanto frivole siano le decorazioni) e questo la insospettisce.
Sporgendosi dalle fronde lo vede lì, fermo, immobile, a osservare le poche decorazioni messe con gli occhi lucidi.
In un attimo è dietro di lui, con una mano sulla spalla, non per colpirlo, ma per confortarlo.

“Hey, che c’è?” mormora con un tono dolce che forse non ha mai utilizzato neanche sotto il suo comando.

Basta quel suo leggero tocco a scuoterlo un po’ da quel torpore.

“Non avevo più fatto l’albero di Natale. L’ultimo risale a quando avevo nove anni. Mamma non comprava mai le decorazioni all’ingrosso, le piaceva crearle lei… e preparava dei biscotti da appendere, che erano duri come il marmo … era un disastro totale in cucina, in questo me la ricordi… e papà ogni anno voleva creare una vernice sempre più verde perché il nostro albero doveva essere il più brillante…e lui non falliva … io invece ci appendevo i miei giocattoli o ci incollavo sopra le figurine dei giocatori di Rugby…” comincia a raccontarle lui, prendendo una pausa. “Riesci a immaginarlo un albero più sconclusionato di così? Con sopra cose difficilmente commestibili, cosparso di uno spray, probabilmente tossico.. e pieno di roba che col Natale c’entrava meno di niente… ma era il nostro albero, ci piaceva così… con tutte le sue imperfezioni…” sospira lui. “Mi mancano un sacco quelle imperfezioni…” aggiunge a fatica, con la voce rotta dalle troppe emozioni.

Di nuovo quel Kevin fin troppo umano, che Jessica non sa come gestire.
Fa qualcosa che mai si sarebbe aspettata e ancora meno lui.
Lo abbraccia da dietro, Avvolge delicata le bracca attorno alla sua vita e lo stringe a sé, senza dire niente.
Non sta abbracciando Killgrave, l’artefice delle morti di Luise e Albert Thompson, il sociopatico arrivista che non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere un obiettivo.
Sta abbracciando Kevin, che i suoi genitori li ha persi da molto prima e che se per un solo momento ha creduto di averli ritrovati, sentendo quella pugnalata ha visto infrangersi le sue speranze, friabili come non lo erano mai stati i biscotti di chi gliel’ha inferta.


“Grazie.” mormora Kevin, separandosi da quell’abbraccio, per poterla guardare negli occhi.

“Lo sai che un anno ho fatto l’albero con le fiaschette di whisky e una quantità imbarazzante di mini alcolici che servono sugli aerei? Che dici, forse è il caso che replichiamo anche qui?” cerca di sdrammatizzare Jessica.

E funziona, perché Kevin torna a sorridere.
“No, no, atteniamoci al tradizionale. Vedrai che non mi blocco più.”

Ed è davvero così, dopo circa mezz’ora d’intenso lavoro l’albero è completo in ogni sua parte e vederlo a Kevin non fa più così male… forse perché quello è un albero diverso, seppur ancora un po’ impreciso;  un albero che spera con tutto se stesso di poter rivedere anche l’anno successivo: quello è l’albero suo e di Jessica.
“Niente male davvero.” approva anche lei.

“Andiamo a vedere come stanno i miei dipendenti? Magari si son svegliati, ormai è mezzogiorno passato.” propone il padrone di casa.
“Perché? Non ti basto io?” lo provoca lei.
“Al contrario, vorrei sempre e solo te…” mormora lui. “Però è anche vero che è Natale, perciò, sempre che siano svegli, posso fare di meglio che far passare loro un giorno intero dentro a un box.”
“Tipo?” si incuriosisce lei.
“Che ore sono di preciso adesso?”
“Le 12:20.”
“Sta’ a vedere, piccola.”

Killgrave armeggia un po’con il suo cellulare, alla ricerca di un numero che poi digita, lasciando la chiamata in viva voce, così che Jessica possa sentire tutto.

Amarone, Buongiorno e Buon Natale!” lo saluta una voce solare che denota una gran disponibilità.
“Se non sei il titolare passamelo, e anche se non dovesse essere lì trovamelo.” salta i convenevoli il persuasore ed evidentemente il titolare dev’essere lì, perché qualche minuto dopo qualcun altro si mette dall’altra parte del telefono.

“Risponde il titolare, prego, mi dica come posso esserle utile!”

- Certo che così gliele servono su un piatto d’argento! – pensa Jessica, che ancora non si capacita di vederlo esercitare il suo potere anche a quella distanza.

Anche se però con lui Killgrave sceglie di non esercitarlo subito.

“Non è che avreste un tavolo per dodici persone per oggi, diciamo intorno alle 13:00?”

Per poco il titolare non gli scoppia a ridere in faccia.

“Mi scusi, Signore, ma… me lo chiede oggi, il giorno stesso di Natale? Ma è ovvio che siamo al completo!”

Jessica continua a stare in silenzio, guardando Killgrave, che ammicca complice verso di lei e poi riprende a parlare al telefono.

“Oh, ma il punto è che io non te lo chiedendo, te lo sto ordinando. Prepara un tavolo per dodici, saranno da te alle 13:00. Porterai ai commensali una rassegna della tua miglior cucina Italiana e, ovviamente, offre la casa.”

“Ma certo, Signore. Offre la casa. Prepariamo tutto, subito, Vi aspettiamo per le 13:00.” replica il titolare, quasi come lobotomizzato.
Killgrave chiude la chiamata soddisfatto, guardando Jessica con lo stesso orgoglio di un bambino che ha finito di recitare la sua poesia sopra la sedia.

“Lo puoi fare anche per telefono quindi?” si acciglia lei.
“Sbalorditivo, vero?” sogghigna lui. “Ma solo perché quel ristorante è nel raggio di novanta metri, ricordi?” spiega lui, rimettendosi in tasca il cellulare.

“Okay, ora andiamo a vedere se i tuoi dipendenti sono svegli, altrimenti ci sarà un grande tavolo vuoto all’Amarone…”

Lo sono, tutti quanti, e per Jessica è quasi paradossale vedere Killgrave concedere quel giorno di libertà a quei dipendenti.
Li osserva meglio: al di là dei colpi che ha inferto lei per stordirli, nessuno di loro sembra deperito o che risenta di una qualsiasi carenza fisica, non ci sono segni di violenza su se stessi, né tanto meno c’è anche solo un’ombra di terrore nei loro occhi.

- Che li stia davvero trattando come persone, in questi ultimi mesi? – non può fare a meno di chiedersi, mentre riversa tutta la sua attenzione sull’incantatore.

Senza nessuna inflessione di comando, lui li informa del ristorante che a modo suo ha ‘prenotato’.
L’unico accenno di comando lo usa soltanto per accertarsi che si ripresentino il mattino seguente; dopodiché li lascia andare, stupiti e contenti.

“Non sembri nemmeno tu…”osserva Jessica, davvero colpita, mentre rientrano.
“Jessica, mi stai facendo scoprire che usare il mio potere è appagante anche quando io non ne traggo alcun vantaggio personale… anzi, in questo caso son rimasto pure senza cuoco!” commenta, un po’ contrariato nell’ultima parte.
“Ma non ti serve un cuoco, tu hai me!” si pavoneggia Jessica, tornando in cucina.

Ora che l’impasto ha riposato a sufficienza, può proseguire nella preparazione dei mince pies.

Tutto sembra procedere per il meglio, ma proprio quando sta mettendo nell’altro forno i dolcetti, il tacchino nel primo forno comincia a prendere rapidamente fuoco.

“Cazzo! Oh, no, cazzo, no, noooo!” impreca la detective, così forte che accorre anche Kevin, rimasto in sala.

“Vedi, Jess, queste cose il mio cuoco non le avrebbe fatte!” le rinfaccia lui, seppur con tono pacato, rimanendo appoggiato allo stipite a osservare le fiamme che divampano da dentro il forno.
“Che poteri inutili che hai! Non puoi dire a questo dannatissimo tacchino di smettere di bruciare?” si agita lei.
“Hey! Non prendertela coi miei poteri, sei tu che hai quello di essere un super impiastro ai fornelli!” controbatte lui, alquanto divertito.

“Non startene lì impalato, aiutami!” lo esorta lei, mentre le fiamme non accennano a diminuire.
“Non ci penso proprio, magari se indossavo ancora quello stupido maglione…”

Jessica però sa che carta giocarsi… e non c’entrano i poteri. Semplice e subdola strategia femminile.

“Oh, se ci fosse qui Luke; lui sì che si tufferebbe impavido tra le fiamme per recuperare il mio tacchino!”

- Grazie al cazzo, con quel potere sono capaci tutti! – alza gli occhi Killgrave, prima di avvertire le stilettate di gelosia, nonostante quello sia un capitolo ormai chiuso.

“Levati da lì!” ringhia lui, rimboccandosi le maniche e scostando Jessica dal forno, per occuparsene lui, armato di strofinacci bagnati.
Con un po’ di fortuna, destrezza e qualche lieve scottatura alle dita, riesce a togliere dal forno il tacchino… o  quel che ne resta.
“Oh, mio eroe!” lo apostrofa sarcastica Jessica, rispedendolo in sala a guardare la TV.

Lei ha un pranzo da allestire.
Verso l’una lo chiama a tavola, una tavola che si è sforzata di apparecchiare al meglio con una tovaglia pregiata, piatti di ceramica cesellata posate di argento e bicchieri di cristallo, peccato che sia tutto disposto un po’ a casaccio.

Kevin se non altro apprezza lo sforzo, raggiungendola mentre lei porta al centro della tavola lo sventurato tacchino.
“Temo che il tuo palato sopraffino stavolta dovrà dimostrarsi un pochino clemente!” mette le mani in avanti lei.
“Quanto clemente?” la scruta Killgrave.
“Moooolto clemente!”

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“Beh, ricapitolando… alla fine le porzioni le avevi calcolate giuste, perché la parte non carbonizzata del tacchino è bastata giusto per due persone…” riepiloga Kevin a fine pranzo… se così si può chiamare.
“Sul pudding è meglio che non mi pronuncio, quanto ai mince pies… sanno solo di Brandy, il che non è affatto una cosa cattiva!” aggiunge, prendendone un altro.
“Forse l’unica cosa davvero buona che ho combinato!” sospira demoralizzata lei, agguantando l’ennesimo dolcetto ripieno e apprezzandone l’alto tasso alcolico.
“Non direi… l’insalata era ottima!”
“Grazie al cazzo, Kevin, era già pronta!” si autocommisera ancora di più lei.
“Vuol dire che almeno sai aprire una busta e condirla!” affonda il colpo lui, prima della mossa finale.
“Jessica…”
“Sì…”
“Sai che a confronto di quello che ho mangiato, o dovrei dire non mangiato, oggi … quel panino scadente nella stanza insonorizzata era una cena Gourmet?”

TBC


Che dire di questo capitolo… posso chiamarlo capitolo? Concentrato di deliri suona meglio… scherzi a parte qui c’è di tutto… si va da un po’ di sana tensione sessuale che fra loro non manca mai; a qualche momento di introspezione e tenerezza (spero vi abbia emozionato un po’ la scena dell’albero) , a ¾ di capitolo in cui si punzecchiano, perché sì… poi c’è finito dentro un po’ Bake off, un po’ Quattro ristoranti, un po’ Cucine da Incubo e un po’ Cortesie per gli Ospiti… oops ^^’
Io so solo che ho una voglia matta di provare a fare i Mince Pies XD

Se Kevin non urla il nome di Jessica almeno una volta ad episodio non è contento.
Che Jessica sia un disastro culinario credo sia canon, l’ho riscontrato in parecchie fic, ma al di là di questo è una cosa che non fatico affatto a immaginarmi, poi Krysten può anche essere la prossima Masterchef USA ma di sicuro non lo è Jessica XD

Sulla questione OOC sto per aprire una parentesi che però è anche spoiler quindi ne parlo un po’ più giù

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




tutto nasce da una domanda che mi sono posta ‘Se Jessica avesse risparmiato la vita a Killgrave, questo non lo avrebbe spinto ad esserle così riconoscente da provare a cambiare, pur magari facendo qualche scivolone ogni tanto?’
Più che altro è la situazione in cui li ho volutamente messi ad essere molto poco plausibile, ma mi piace immaginarmi che quelli veri bene o male, reagirebbero così
Nella serie ce ne sono di momenti più ‘leggeri’ fra di loro ed è a quelli che mi ci aggrappo con tutte le forze, esasperandoli un po’ ^^ ‘


Detto questo spero vi continui a piacere e spero divertire, con ogni probabilità il prossimo sarà l’ultimo di questa storia, per poi passare alla terza fase della trilogia XD
grazie a chi è arrivato fin qui, se vi va di dirmi qualcosa (c’è qualche scena particolare che vorreste vedere? se riesco, provo ad accontentarvi) , accetto anche insulti, fatevi avanti <3
   
 
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