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Autore: steffirah    11/01/2020    1 recensioni
Un'altra possibilità? O l'eterno ripetersi della stessa storia...?
Una maledizione? Una colpa da scontare? Una speranza? Un futuro in cui vivere, in cui sopravvivere?
"Da quel momento in poi, cantammo del nostro immenso ed eterno amore."
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Raccolta di one-shot dedicate alla "2B9S week" indetta su tumblr dal primo al sette dicembre 2017.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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7. [R]estart



 
Il 19 settembre dell’anno 11945, 9S finalmente si risvegliò. La gioia e il sollievo di 2B erano incommensurabili. In maniera del tutto incontrollabile lo cinse a sé, lasciando alla paura sfumare via per dare spazio a quel conforto ritrovato.
“2B…”
Era la sua voce. Era veramente la sua voce a chiamarla. E ricordava, ricordava chi fosse.
“Nines!”
Proseguì col suo pianto, incapace di smettere. Chissà, forse era perché, fino a quel momento, si era sempre controllata. Eccetto qualche momento di debolezza, era sempre riuscita a mostrarsi stoica, tirata, neutrale, impassibile, incurante. Ma dentro di sé, ogni volta sembrava che qualche corda si spezzasse. Ogni volta sembrava che qualche circuito si incendiasse. E stavolta, stavolta temeva di averlo perso per sempre.
Lo chiamò per nome, quel nome che lei stessa gli aveva assegnato, innumerevoli volte. Finché anche lui, capacitandosi che quello non fosse un sogno, né che fosse il cosiddetto Paradiso tanto bramato dagli Uomini, non fu in grado di reagire. E allora avvolse le braccia attorno alla sua schiena, permettendo anche alle sue lacrime di strabordare.
“2B, sei reale…” sussurrò ancora incredulo.
“Sono reale” confermò, tra un singhiozzo e l’altro.
“Sei davvero tu… Sei tu…”
A quella realizzazione la strinse maggiormente a sé, con tutte le sue forze. Era la sua 2B. Ed era viva.
La 2B che desiderava avere al suo fianco. La 2B che desiderava proteggere, costantemente. La 2B che amava.
Confermando, anche lei affondò il viso tra i suoi capelli, pensando le stesse cose di lui.
Era il suo 9S. Era il 9S che aveva conosciuto nell’arco di quell’anno, che aveva combattuto al suo fianco, che l’aveva supportata anche più di prima. Era il 9S con cui era riuscita a morire, per ben due volte. Era il 9S con cui era riuscita a non portare a termine il suo abominevole compito. Era il 9S che era riuscita a salvare, ribaltando le carte, contravvenendo a qualunque ordine.
Era stanca, così stanca, di tutto. Quell’ingiustizia. Quel dolore. Quel senso di colpa misto all’obbligo del dovere. Quell’abbandono. Quella solitudine. Quel terrore di commettere un peccato che mai sarebbe riuscita a scontare. Eppure, stando a quanto detto dai Pod, pareva che ormai tutto fosse finito.
Macchine distrutte, nessun Bunker cui tornare, nessun Comando da seguire.
Poteva essere realmente così? La pace professata in precedenza da 9S si era avverata?
… Potevano vivere sulla Terra, come se fossero stati umani?
Tornò con la mente al presente, chiedendosi come avesse potuto perdersi tanto tra i suoi pensieri, smarrendosi in un dedalo di speranze e timori. Non era mai accaduto prima, mai in maniera tanto intensa, e ciò la confondeva. Forse era la stanchezza, forse aveva bisogno di mettersi a riposo.
Udì 9S richiamarla in tono allarmato, per cui si sforzò di dedicargli tutte le sue attenzioni, concentrandosi su di lui. Fortunatamente, la visione che ne aveva era ancora chiara, quindi non doveva aver subito troppi danni.
“Che cosa ti sei fatta alle mani?!”
Le mani? Oh.
Chinò la testa, osservandosele, notando le pessime condizioni in cui si trovavano.
“Non è nulla di grave.”
“Sì che è grave!” ribatté con foga.
Nonostante neppure lui si sentisse nel pieno delle sue forze, era determinato a dare la precedenza a lei. Dopo che lei si fosse ripresa al 100%, si sarebbe occupato di se stesso; ma per il momento, 2B era più importante di ogni singola cosa.
La convinse – quasi costrinse – a stendersi ed entrare in modalità stand-by, mentre lui si occupava della manutenzione, assicurandosi che non fosse penetrato alcun virus. Era una delle sue paure più grandi adesso: che la storia potesse ripetersi, che potesse perderla di nuovo.
Se soltanto pensassi meno agli altri, e avessi più cura di te stessa…
Si impegnò in quello che stava facendo, per il bene di entrambi; la scansionò, assicurandosi che tutto fosse in regola, dopodiché la lasciò recuperare le energie, facendola dormire sulle sue gambe. Ebbe la premura di toglierle il visore per farla sentire più comoda, slegandosi anche il proprio, comprendendone l’inutilità per il momento. Sollevò quindi la testa, ascoltando quello che avevano da dire i Pod, facendosi narrare tutto ciò che si era perso.
Gli raccontarono così del loro distaccarsi dal sistema, del loro inimicarsi tutta la rete dei loro simili, per salvarli tutti e tre, A2 compresa. 9S si guardò istintivamente attorno, notando solo allora lo scenario che li circondava. E quella sostanza bianca che cadeva dal cielo, era forse neve? La analizzò per bene e si accorse fosse composta dai materiali residui dei corpi delle biomacchine. I detriti della Torre, sopravvivevano.
Ad ogni modo, 9S comprese perché avessero preso quella decisione e compiuto un’azione tanto rischiosa: quella doveva essere una dimostrazione del loro ‘affetto’, sentimento che lui stesso, in prima persona, aveva conosciuto, e continuava a provare.
Li lasciò proseguire senza porgere quesiti, scoprendo di tutte le vicissitudini che avevano accompagnato 2B per due estenuanti settimane, fino al suo risveglio. Quasi si sentì bloccare la gola al pensiero di quanto avesse fatto per lui, di quanto si fosse sforzata, di quanta fatica avesse richiesto il suo destarsi. Chissà se per lei non stava diventando un peso…
Notando che avesse una negativa influenza sulla sua mente si distrasse da quel sospetto, tenendosi occupato analizzando le ragioni per cui la sua memoria era nella Torre. Chiuse gli occhi, scavando nei ricordi, rievocando quegli ultimi momenti di vita.
Dopo aver ucciso ed essere stato ucciso da A2, aveva rivisto tutti: Adam, Eve, le due bambine in rosso, due robot stanti su due gambe, uno aveva con sé un secchio e ripeteva “Fratell0ne, fratell0ne”. Poi avevano lanciato un missile nello spazio, non per distruggere il server sulla Luna, bensì per creare un’arca… Un’arca che contenesse tutte le memorie delle biomacchine. Gli avevano proposto di seguirli, ma non poteva, perché lui non apparteneva a loro. Lui non apparteneva più a niente, né a nessuno, e non meritava redenzione per tutta la crudeltà che era stato capace di mettere in atto, quindi aveva scelto di restare. D’altronde, non ci sarebbe stata salvezza per lui, non ci sarebbe stato nulla ad attenderlo lassù… E alla fine, sembrava avesse fatto la scelta giusta.
Rimasto solo in quello spazio bianco, sospeso in un mondo che aveva perso ogni colore, ricordava di aver visto una luce argentea. I capelli di 2B. Poi la sua sagoma aveva preso forma, per quanto fosse avvolta dalla luminosità. Quel suo raro sorriso, le accendeva lo sguardo. Gli porgeva una mano e lui l’aveva afferrata. Aveva pronunciato quel nome che tanto gli era caro, e poi tutto si era sciolto, tutto si era mescolato, tutto era vorticato, tutto s’era rimpicciolito e disintegrato, fino a svanire. E il ricordo successivo era il suo pianto disperato, il suo chiamarlo convulsamente, il suo viso chino rigato da cascate di lacrime quando aveva riaperto gli occhi, finché non era riuscito a far uscire la sua voce e lei aveva sollevato la testa di scatto, abbracciandolo.
Allora aveva capito di essere ancora vivo. Era come risultato di quella sua scelta che i suoi ricordi erano rimasti sotterrati nella Torre? Non poteva esserne certo, ma forse era per proteggerli. Forse lo aveva fatto spontaneamente per metterli al sicuro, per impedire che qualcuno li trovasse e li distruggesse, che qualcuno glieli polverizzasse ancora una volta; perché i suoi ricordi con 2B erano il suo tesoro più prezioso, un effimero scrigno che chiunque avrebbe potuto portargli via in qualsiasi momento. Ma no, non lo avrebbe permesso. E forse per questo aveva protetto quel poco che restava che ancora li manteneva ‘in vita’.
E poi, che altro era successo? Il vaccino creato da quel cristallo arancione non sembrava aver sortito alcun effetto, quindi l’origine del suo risveglio doveva essere un’altra. Le loro scatole nere erano entrate in risonanza? Si erano chiamate a vicenda? Lei era in condizioni critiche, e per questo lui aveva fatto ritorno? Per salvarla?
Tali interrogativi sfumarono nel momento in cui si accorse che 2B stava per ridestarsi. Abbassò lo sguardo, giusto in tempo per vederla aprire le palpebre, e non appena scorse quei tanto familiari quanto estranei occhi d’un pallido celeste, simili a quel vasto cielo sopra di loro, le sorrise.
“Buongiorno, 2B.”
“9S… Buongiorno.”
“Come ti senti?” domandò mentre si rimetteva seduta.
Lei si osservò le mani, provando a muovere le dita, stendendole e piegandole. Annuì, guardandolo grata.
“Bene.”
“Prova a toccare qualcosa” suggerì, in attesa di un responso più pratico.
Notando le bende adagiate accanto a lui le prese, tastandole, e ne confermò la percezione.
Nel sentire ciò 9S tirò un sospiro di sollievo, prima di redarguirla con durezza: “Non essere più così avventata. Non appena ti fai anche un minimo taglietto, curati immediatamente. Promettimi che lo farai, che penserai di più a te stessa d’ora in avanti.”
2B lo fissò inizialmente impassibile, assimilando le sue parole, sorprendendosi di quel rimprovero inaspettato; poi scoppiò a ridere, senza che riuscisse a prevederlo né a prevenirlo, lasciandolo basito.
“Sei sempre così.”
Si portò una mano alle labbra, rievocando tutte le volte in passato in cui era già avvenuta una scena simile, anche se doveva ammettere che non aveva mai usato un tono tanto serio.
“N-Non ridere!”
Non voleva dire quello, perché era la prima volta che la vedeva ridere. Avrebbe voluto vederla sempre ridere, era bellissima, e gli alleggeriva lo spirito, se gli era concesso usare tal termine. Ma non in quel frangente.
“È naturale che io mi preoccupi per te.”
2B si sforzò di sopprimere il riso, guardandolo interrogativa.
“Perché devi darmi supporto?” suppose, al che lui scosse vigorosamente la testa.
“No, non perché devo, perché voglio.”
A quella dichiarazione schiuse le labbra, stupita, per poi cedere posto ad un piccolo sorriso.
Anche io voglio proteggerti, pensò, incapace di convogliarlo a parole.
“9S, tu stai bene?”
Lui confermò prontamente, accorgendosi che lei continuava a fissarlo, a scrutinarlo. Giusto, i Pod le avevano detto tutto.
Si vergognò di se stesso. Abbassò la testa, mortificato, mormorando: “Ero… impazzito, sì, lo so. Perché tu non c’eri. O meglio, c’eri, ma non c’eri. È stato terribile e ho perso il senno. Ho compiuto azioni di cui adesso mi pento, fatto pensieri deplorevoli, disgustosi, anche su di te, che lo ammetto, vorrei aver dimenticato. E confesso che ho il terrore che possa ripetersi, ma se tu sei qui mi sento…”
Scavò nel suo database, alla ricerca del vocabolo giusto. Calmo. In pace. Tranquillo. Completo. Sereno. Felice. Erano tutti veri, ma non erano quello che cercava, per cui improvvisò, sperando di rendere bene l’idea.
“In equilibrio.”
Non sentendola ribattere sollevò timidamente lo sguardo, timoroso di trovare disprezzo e delusione sul suo viso; e invece, quel che vi lesse, fu comprensione e mestizia.
“Anche io, 9S…” esordì in tono basso, un tono mai udito prima, testimonianza di un profondo pentimento. “Vorrei poter cancellare i miei peccati passati. Ti ho ferito, innumerevoli volte. Ti ho portato via la vita, e con essa le tue esperienze, i tuoi ricordi. Le tue esperienze con me, i tuoi ricordi con me… E per questo, ogni volta che ci ritrovavamo, tu non avevi idea di chi io fossi. Tu non mi riconoscevi mai, e io dovevo fingere, sempre, che anche per me fosse la prima volta. Mi obbligavo a non legarmi a te in alcun modo, e invece puntualmente ci ricascavo. Non so com’è stato al nostro primo incontro, ma so che abbiamo avuto troppi primi incontri, e che ad ogni primo incontro mi sembrava che qualcosa in me sparisse. Più passava il tempo, più esitavo nel portare a termine il mio compito, più volevo evitare che tu scoprissi oltre il dovuto e mi portassi ad eseguirlo, più mi dicevo che dovessi annullare qualsiasi emozione in tua presenza, più invece le provavo ed è diventato sempre più insopportabile, al punto che qualcosa in me si è rotto e… e ho cominciato a desiderare di non essere più il carnefice, bensì la vittima.”
9S avrebbe dovuto rimanere scioccato da quella sua confessione, ma per tutto il tempo restò concentrato nell’ascoltarla con attenzione. Un’ombra calò poi sul suo viso, mentre prendeva una sua mano, a malapena rendendosi conto di quanto stesse tremando.
“Non farlo mai più.”
2B spostò lo sguardo sulle sue dita strette attorno al suo palmo, bofonchiando contrita ma sicura: “Non ti farò più del male.”
“Non quello!” sbottò lui, guardandola in lacrime, sbigottendola. “Non pensare più che meriti la morte! Non sparire più! Non abbandonarmi più! Non essere cattiva con te stessa, non punirti, non condannarti! Non potevi farci nulla, lo so. Non potevi rifiutarti di eseguire gli ordini, e alla fine è colpa della mia curiosità, no? Sono io che ti ho indotta a fare ciò che non volevi, sono io che ti ho apportato sofferenza, non sono neppure riuscito ad essere la persona gentile che volevi che fossi… Quindi, ti scongiuro, smettila di colpevolizzarti!”
“9S, non è vero!” ribatté sconvolta, sia dalla sua reazione che dal suo stesso fervore. “Stare con te mi ha sempre resa felice! Non eri un fardello per me, non lo sei mai stato, e non lo sarai mai! Non pensare sia colpa tua, è nel tuo carattere essere curioso, non puoi farci nulla. Ed è uno degli aspetti che più mi piacciono di te, dovresti saperlo, per quanto sia stato proprio esso a condannarti. È bello osservarti, ogni volta che scopri qualcosa di nuovo. Il tuo viso si illumina e ti riempi di soddisfazione, esaltandoti quasi come farebbe un bambino. E ogni volta, a guardarti, per quanto provassi un leggero timore delle conseguenze, mi sentivo riscaldata. Stare con te, Nines, è sempre stato come avere la costanza di un sole nella mia vita.”
9S riconobbe istantaneamente quella frase. Quelle parole riecheggiarono nella sua mente.
I giorni trascorsi con te… erano come raggi di sole… nella mia… vita.
Il suo messaggio di morte. Le sue ultime volontà. Le lacrime si raccolsero nuovamente nei suoi occhi, a stento riuscì a non farle strabordare.
“Stare con te, 2B… è tutto ciò che mi rende vivo…”
Si asciugò con la mano libera, mentre lei lo fissava con una strana sensazione. Non le aveva mai detto qualcosa di simile, e per qualche ragione sembrava che le sue pulsazioni stessero aumentando. Decise di ignorarle, posando le dita sulle sue, accorgendosi per la prima volta che le mani di 9S erano lievemente più grandi delle proprie. Senza ragionare sulle proprie azioni, senza realmente decidere di farlo, le posizionò palmo contro palmo. Non si era sbagliata nei suoi calcoli, erano veramente un po’ più grandi. Come aveva fatto a non notare prima un simile particolare? In effetti, non aveva mai prestato attenzione a quel genere di frivolezze. E perché invece adesso vi dava importanza? Soltanto per sfuggire a quello che provava… Ma doveva ancora fuggire dalle sue emozioni?
Inspiegabilmente 9S intrecciò le dita alle sue. Tuttavia, non le dispiaceva. Si accorse che la sua temperatura sembrava più calda e lo guardò apprensiva, ma quei suoi occhi del colore dell’oceano stavolta esprimevano qualcosa che non era in grado decifrare.
“2B” esordì, con una certa risolutezza. “È evidente che noi due non riusciremo mai a perdonare noi stessi. Tuttavia, riusciamo a giustificarci e perdonarci l’un l’altro.”
Assentì, chiedendosi cosa volesse implicare.
“Allora affidiamoci l’uno all’altro. Liberiamoci di tutta la sofferenza, lasciamola al passato, e ricominciamo da zero.”
“Ricominciare… da zero?”
“Esatto. Questa è la nostra nuova vita, 2B. Ci è stata data un’altra occasione e non dobbiamo sprecarla, anche per mostrare gratitudine ai Pod. Cerchiamo di viverla appieno, senza rimpianti, senza dolore.”
2B permise alle sue parole di rifugiarsi nella sua mente, prima di approvare.


Quella sua positività, quella sua allegria, quella sua curiosità, quella sua spontaneità.
Di quei sorrisi intramontabili, ne avrebbe fatto la fonte della sua gioia.


Quella sua pacatezza, quel suo autocontrollo, quel suo altruismo, quella sua bontà.
Di quei rari sorrisi più meravigliosi del mondo stesso, ne avrebbe fatto la fonte della sua esistenza.


Non più per un compito, avrebbero continuato a vivere, l’uno per l’altra. Sarebbero andati avanti, non più proibendo alle loro emozioni di palesarsi. Avrebbero lasciato vincere quelle positive. E fianco a fianco, avrebbero osservato e vissuto la loro prima alba.










 
Angolino autrice:
Buon anno nuovo! 
Come vi sarete resi conto, ho immaginato per l'ultimo day il continuo dello script "Farewell" rappresentato durante il NieR Music Concert, ambientato dopo la ending E. 
All'inizio di questo 2020 si conclude questa raccolta... Perlomeno, con quest'ultimo prompt si lascia l'impronta di un nuovo inizio. E come sarà stato senz'altro migliore per 2B e 9S, mi auguro che possa essere migliore anche per voi tutti che avete letto.
Grazie infinite per essere giunti fin qui. 
Steffirah
  
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