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Autore: fame    12/01/2020    1 recensioni
Rosa guardava sua figlia dinanzi a lei.
Le diceva parole che la bambina non capiva; riusciva a distinguere solo: suore e brava.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature, Olocausto
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Maria cercava Giuseppe all'interno della galleria di sinistra: lo cercava in mezzo ai mille volti che vi erano nel buio di essa; ma niente, a parte qualche suo compagno di collegio, nessuno conosceva. Tutti stavano in silenzio; c'era chi si sedeva; alcuni bambini sperduti volevano le proprie madri; queste ultime facevano il contrario e vagavano per la galleria, alla ricerca dei loro figlioli. Maria, ormai troppo stanca per qualsiasi sforzo fisico e mentale, aveva trovato un angolo libero, ad un lato buio della galleria. Trovava quello un buon rifugio, perchè era un po in disparte e non si scostava troppo dalla folla. Maria, dopo essersi seduta e rannicchiata in quel tugurio, pensava al suo povero Giuseppe; la sua mente la assaliva di mille pensieri diversi: che il suo amoroso fosse morto, o che avesse preso l'altra galleria; ma le era davanti, e come faceva ad averlo perso di vista così facilmente? Erano domande che le si rivolgevano alla mente, tutte insieme, senza che lei avesse il tempo di rimetterle al loro posto. La sirena ad un tratto era cessata, e con essa cadeva un silenzio quasi tombale: si potevano sentire solo i pianti dei neonati, o i sussuri che si facevano, o qualche madre che cantava la ninna nanna al proprio figlio, per farlo addormentare. Maria ascoltava tutto ciò con un'apatia malata; come se lei, rifugiata a quel lato della galleria, non fosse al suo interno, ma guardasse il tutto come quando si guarda un film, o si legge un libro. Non era li, fisicamente; la sua mente stagnava ancora sul pensiero del suo amoroso, che chissà dove era finito in quel momento; ma soprattutto, perchè tutta quella folla stipata nello stesso luogo? Ad un tratto un grido proveniente dall'ingresso della galleria eccheggiava per tutta la sua volta; subito dopo, un boato, un pianto. Il fumo entrava da ogni parte, c'era chi tossiva, chi piangeva, chi gridava; pure, in molti, si accasciavano a terra su chi era seduto ai loro piedi; questi ultimi poi, spaventati a morte dalle terribili cadute, si cingevano a far rinvenire a suon di schiaffi e richiami le povere vittime. Maria cercava di mettersi la sua maglia sulla bocca, per non respirare tutto quello che le offuscava la vista, e non le permetteva di vedere a solo un palmo dalla sua mano. Sembrava che una nebbia fosse salita dalle impurità sudicie del tunnel, dalle fessure di esso; ma quella non era nebbia e nemmeno fumo; erano le polveri che si alzavano dai ruderi abbattuti dagli aerei militari tedeschi, nella città.

   
 
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