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Autore: Ainely    03/08/2009    4 recensioni
Premetto che i riferimenti a persone o cose realmente esistenti è del tutto casuale. L’intera opera è frutto di fantasia. Ma se vi dovesse capitare un’esperienza simile a quella narrata nel libro, non venitemi a cercare, non è colpa mia... I giovani fratelli, insieme ai loro amici, dovranno risolvere il mistero che vive da centinaia di anni nella loro piccola città di Rosslare. Dovrannò affrontare antichi poteri, superstizioni e spiriti irrequieti tutto in una notte... la notte dell' 11 novembre...
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Nella sala computer dell’istituto si stava svolgendo il corso di informatica.

Will era seduto davanti al PC e navigava di nascosto su internet mentre il professore dava le rette per il lavoro da svolgere.

“Che noia! Ma queste sono cose che può fare benissimo un bambino delle elementari!” pensò il ragazzino guardando quello che gli altri stavano facendo.

Non vedeva l’ora di uscire per sgranchirsi un po’ le gambe… e inoltre quella mattina non era stata come immaginava: quei bigotti dei suoi compagni non lo avevano neanche degnato di uno sguardo per tutta la mattinata, e nella mente di Will si stava già formando un piano per far sparire loro il naso arricciato una buona volta per tutte.

“Glieli farò perdere io quelle espressioni da sufficienza! Non appena mi verrà in mente qualcosa…”

- Ok, se avete capito tutto, ragazzi,- fece il professore alzandosi dalla sedia e girando per le postazioni – Potete iniziare a programmare questo piccolo gioco, è facilissimo, basta ricordarsi la sequenza giusta dei codici.-

Will si accorse appena in tempo dell’arrivo del professore alla sua postazione e aprì la pagina del programma e cominciò a digitare i codici che ormai sapeva alla nausea. - Tutto bene, William?- gli domandò il professore mettendosi gli occhiali e guardando lo schermo.
- Certo, signore.- rispose lui con aria tediata – Io sono cresciuto a pane e videogiochi!-

Il professore e alcuni suoi compagni, che da quanto aveva capito dovevano essere le “macchie” della classe (quelli un po’ meno perfettini, ma pur sempre dannatamente perfetti), si misero a ridere e proseguirono i loro lavori.

Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta.

Il professor Hall diede il permesso di entrare, e dalla porta fece il suo ingresso una ragazza, alta con i capelli biondi raccolti sulla nuca da una matita.

- Salve Sarah.- le disse cordiale il professore.
- Posso chiederle di utilizzare una postazione per stampare un articolo? La stampante della mia redazione si è appena rotta…-
- Certamente. Prego.- le rispose il professore.

La ragazza richiuse la porta e si avviò verso la postazione dove era seduto William.

Will la guardò avvicinarsi con uno sguardo interrogativo, e non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca che…

- Spostati moscerino!- gli disse la ragazza facendolo quasi cadere dalla sedia.
- Ehi!? Ma chi ti credi di essere, brutta strega!- protestò Will guardandola con odio.
- Tsk… moccioso…- arricciò il naso lentigginoso lei.
- Ci devi stare ancora per molto???- domandò irritato il ragazzino.
- Ci starò quanto ci devo stare.- replicò Sarah. – Credimi, tenevo questo laboratorio come ultima risorsa, e non mi entusiasma l’idea di venire in mezzo a voi mocciosi…-
- La cosa è reciproca…- rispose Will gettando un’occhiata ai suoi compagni. – Semplicemente “inamidati”.-
Sarah rise sotto i baffi mentre cercava di finire il suo lavoro. - Tu devi essere nuovo, vero?-
- Già…-
- Anche io mi sono trasferita con la mia famiglia in questa città qualche anno fa…- disse la ragazza – Piacere, Sarah.-
- William.- ricambiò lui. – Posso farti una domanda?-
- Certo…-
- Con l’andare del tempo ci si abitua a i signorini precisini? Comincio ad essere al quanto seccato, ed è solo il primo giorno!-
- Spiacente. Ti ci dovrai abituare…- rispose Sarah sconsolata.
- Oddio…- fece Will guardando in alto – Sento che impazzirò…-

Sarah gli mise una mano sulla spalla, mentre con la destra continuava a muovere velocemente il mouse.

- Lascia che ti dica una cosa, ma che resti tra noi, perché mi sembri l’unico sveglio…- si avvicinò a lui per evitare che gli altri sentissero – Questi qui sono facili da gestire… capisci cosa intendo?- attese che Will annuisse, e continuò – Sono tutti un po’ strani… suvvia… non proprio tutti, ma la maggioranza è tutta… è tutta lobotomizzata a mio giudizio… specialmente quelli che sono del posto da molte generazioni.-

Will restò in silenzio pensando alla confidenza che gli aveva appena fatto Sarah.

- Dove hai detto che stai?- chiese Sarah, mentre attendeva che la stampante finisse di lavorare.
- Non l’ho detto.- rispose lui – Siamo nella vecchia villa in cima alla collina.-
- Vuoi dire Rosevill?-
- Esatto. Secondo me mio padre poteva benissimo farci restare dove eravamo… qui è tutto così uniforme! Perfino la casa!-

Scoppiarono a ridere.

- Devo supporre che tu venga dalla capitale.- dichiarò Sarah.
- Come hai fatto a capirlo?- domandò stupito Will.
- Elementare William…- disse Sarah imitando il celebre investigatore londinese – Sono una giornalista, io! L’ho capito dal tuo comportamento.-
- Forte… e oltre al “giornalismo” che fai?-
- Ehi, moccioso, non ci starai provando mica?!- lo schernì Sarah.
- Ma sei scema?!?- s’infuriò William.
- Scherzavo! Come sei irascibile!- sbuffò – Comunque sono una patita di tecnologia… mi piace fotografare tutto ciò che è interessante per poi crearci un articolo… e inoltre sono una grande sostenitrice della Ragione. Credo che ogni cosa possa essere spiegata tramite un ragionamento logico. Le favole e le storielle per bambini non mi sono mai interessate.-

William decise di sfidarla.

- Davvero?! Lo sai che in casa mia forse ci sono i fantasmi?-

Sarah lo guardò in volto con uno sguardo scettico e rimase in silenzio.

- Dico sul serio!- continuò Will – si sentono degli strani rumori provenire dalla mansarda ma non troviamo mai l’entrata.-
- Tsk! Se cerchi di spaventarmi puoi anche smetterla, con me non funziona.- gli disse lei.

La stampante finì di far uscire i fogli e Sarah li raccolse per metterli velocemente in ordine.
Salutò velocemente William e si allontanò arrivando fino alla porta.

- Arrivederci, grazie professore.- uscì dalla sala tornando nella sua redazione.

Nel frattempo, Kate e Marck stavano continuando la loro ricerca in biblioteca… ma Marck sembrava come distratto…

- Guarda, Marck… Marck?- ripeté Kate per richiamare il ragazzo – Tutto ok?-
- Oh, sì, scusami! È che questa lettura mi ha letteralmente coinvolto…- si scusò il ragazzo gentilmente. – Hai fatto progressi?-
- Credo di no…- rispose abbattuta Kate – Sai mica che ore sono?-
- Certo!- guardò l’orologio che teneva al polso – Sono le 16 passate…-
- Oddio!- disse ad alta voce la ragazza raccogliendo in fretta e furia la sua roba. – È tardissimo! Ci sarà già fuori mio padre con la macchina! Aveva detto che oggi ci veniva a prendere lui! Scusami, ma devo proprio andare!- gli urlò mentre usciva dalla biblioteca – Ti prometto che domani ti aiuto!-
- Va bene…- le disse magnanimamente Marck salutandola con la mano – A domani!-

Una volta tornato il silenzio, Marck ritornò alla sua lettura…

Stranamente il ragazzo, sempre preciso e puntuale, aveva perso ogni interesse per la sua ricerca e la sua attenzione era stata completamente rapita dal diario dello scrittore che visitò la piccola Rosslare.

Il diario non accennava solo alla quieta cittadella, ma citava numerose volte Rosevill, la casa di Kate. Per quale ragione gli abitanti del posto erano così lavativi quando si facevano domande su chi abitava quella bella casa sulla scogliera?

Decise di approfondire quella faccenda, dunque si alzò e si diresse sicuro per i lunghi corridoi, tra scaffali e librerie, raccogliendo tutto il materiale che gli serviva.

Tornò a sedersi e cominciò a concentrarsi, sfogliando velocemente e con sicurezza le pagine dei libri che aveva trovato.

Si soffermò quasi di colpo sul capitolo che riguardava le leggende di Rosslare, e cominciò a leggere.

Tutto ebbe inizio nel 1014, la grande Aibhill, la madre delle Banshee, proteggeva il regnate supremo d’Irlanda, Brian Boru.
Si dice che Aibhill si fosse addirittura innamorata del mortale al punto da apparirgli in sogno la notte prima di una grande battaglia per avvisarlo che se avesse combattuto sarebbe stato ucciso.
Brian allora le disse che come re non poteva tirarsi indietro e chiese consiglio alla bellissima Banshee dalla pelle candida e dai lunghi capelli rossi.
Ella gli rispose che esisteva solamente un modo per evitare la morte e per vincere la battaglia.
Aibhill gli consegnò un’arpa d’oro, strumento suonato dalle Banshee per proteggere la vita dei loro protetti. La creatura gli assicurò che tenendo l’arpa vicina a sé, sul suo destriero, avrebbe impedito alla morte di toccarlo, facendogli vincere la battaglia.
Brian accettò il prezioso oggetto di Aibhill e il giorno seguente vinse grandiosamente la battaglia, ma al tramonto, Aibhill gli chiese indietro l’arpa, ma l’uomo, accecato dall’ambizione e dal potere che aveva trovato con essa, la bistrattò, facendola rinchiudere con un potente incantesimo in una statua di pietra.
La notte stessa, fece portare la Banshee in un luogo lontano dalla sua reggia, nel fitto bosco di un piccolo villaggio sul mare: Rosslare.
Lì, fece costruire velocemente una profonda buca nel terreno, e poi fece posare al centro della fossa la statua della Banshee…
Tutto era stato lastricato di pietra nera e infine sigillato da uno dei più potenti druidi della sua corte.
Si allontanò velocemente, abbandonando per sempre Aibhill nel bosco di Rosslare.
La magnifica creatura era stata tradita dall’umano che amava, il suo spirito avrebbe urlato vendetta in eterno.
Passarono alcuni anni e il potente Brian Boru era riuscito a vincere ogni battaglia tenendo sempre al suo fianco il prezioso strumento che lo proteggeva dal tocco della morte.
Una notte, l’11 novembre, Brian si trovò di passaggio presso il villaggio di Rosslare. Fece fermare il suo piccolo seguito in cima ad una collinetta, quasi a picco sul mare.
Era notte e imperversava una tempesta, il mare era nero e s’infrangeva contro gli scogli con una forza mai vista. Il vento soffiava ululando la sua canzone straziante e la pioggia battente cadeva furiosa al suolo.
All’improvviso un lampo illuminò a giorno l’intero bosco, andando a picchiare proprio sopra la fredda pietra che racchiudeva Aibhill.
Si formò una profonda crepa e alcuni attimi dopo l’antica creatura si risvegliò, liberandosi dal suo involucro di roccia.
Brian e i suoi uomini udirono un urlo agghiacciante e attesero nel buio qualsiasi movimento sospetto.
Brian non poteva immaginare che cosa lo stesse attendendo, ignaro che la Banshee si fosse liberata e che errasse velocemente verso di lui, accecata dall’odio e dalla vendetta.
Le torce si spensero con una folta di vento e restarono avvolti nel buio, poco dopo udirono dei rumori sinistri provenire dal bosco seguiti da urla tremende… urla femminili…
Brian Boru capì solamente in quell’istante la gravità della situazione, ma fu troppo tardi per poter riuscire a fare davvero qualcosa: Aibhill gli era già balzata addosso e senza alcuna esitazione si cibò sia del traditore sia dei suoi seguaci.
Da quella notte nel bosco si dice che viva la terribile Banshee con dei suoi fedeli seguaci, delle creature maligne rifugiatesi nel bosco attratti dalla sete di sangue di Aibhill… colei che si ciba degli uomini, venendo meno ai suoi obblighi originari.
Con l’insediamento della creatura maligna, la vita degli abitanti di Rosslare cambiò notevolmente, inizialmente cercarono di non avvicinarsi al bosco infestato, ma col passare degli anni, Aibhill cominciò a controllare la piccola città.
Tutti erano a conoscenza dei poteri che la Banshee aveva acquisito dopo essersi cibata del sangue di molti uomini; e alcuni capi famiglie di Rosslare, troppo ambiziosi, decisero di andare al suo cospetto per trattare: volevano ottenere da lei la vita eterna, e per ottenerla avrebbero pagato qualsiasi prezzo.
Aibhill accontentò gli uomini dando loro il dono dell’immortalità, ma esso sarebbe durato solamente fino a quando le avessero portato degl’umani come sacrificio ogni 126 anni.
Al gruppo di uomini non parve neanche vera una proposta del genere e strinsero il loro diabolico piano con l’oscura Signora.
Alcuni giorni dopo aver stipulato il loro patto, cominciarono a costruire una grande abitazione proprio nel luogo in cui, anni addietro, fu trucidato Brian con i suoi uomini.

Marck continuò a sfogliare, ma non trovò altro su quella macabra leggenda…

- Accidenti… non è possibile che ci sia così poco a riguardo di Rosevill. Proviamo con questo.- disse il ragazzo senza perdersi d’animo.

Continuò a leggere e infine trovò qualcosa di interessante, un vecchio registro municipale aveva segnato una breve relazione sugli ultimi inquilini della grande villa bianca.

Lo lesse velocemente e dopo aver completato la lettura sgranò gli occhi, chiuse il registro e preparò frettolosamente la borsa ed uscì di corsa.

Nello stesso momento, Kate e William erano appena tornati a casa. Gli addetti ai lavori avevano quasi finito per quel giorno e stavano ultimando le ultime cose prima di andarsene.

Kate salì al primo piano e dopo aver lanciato letteralmente la borsa a terra si fiondò nel bagno per farsi un bagno rilassante.
Notò che avevano già sostituito alcune tubature per garantire acqua calda, così aprì il rubinetto della vasca e cominciò a farla scorrere finché non fu abbastanza calda.

- Però!- disse – Questi campagnoli non sono poi così male… almeno il loro lavoro lo sanno fare…-

S’immerse nell’acqua calda e si lasciò scivolare via la sua prima giornata di scuola…
Ma mentre si faceva il bagno, qualcosa nella mansarda cominciava a muoversi.

Dopo circa quindici minuti Kate uscì dalla vasca e si asciugò velocemente per non prendere freddo. Una volta finito di rivestirsi, si avvicinò allo specchio appeso al muro e guardò la sua immagine riflessa.

Inaspettatamente, per una frazione di secondo, Kate vide il riflesso di un’altra persona, col volto contorto da una smorfia di dolore, con la pelle putrefatta e con i capelli rossicci attaccati al viso.

Durò solamente una frazione di secondo, ma bastò per far terrorizzare la ragazza.
Kate non riusciva nemmeno a respirare dallo spavento.

Chi era?

Senza starci a pensare oltre uscì correndo dal bagno, confusa se andare subito dai genitori o raccontare tutto a William.

Decise che la cosa migliore sarebbe stata quella di dire tutto a Will, lui l’avrebbe creduta, dopotutto anche lui aveva sia visto quella luce la prima se e aveva anche sentito gli stessi rumori che aveva udito lei sopra la sua camera.

Trovò William mentre stava leggendo un fumetto, glielo tolse dalle mani e lo scosse per le spalle.

- Will! Questa casa è davvero infestata!- continuò a scuoterlo.
- Uohhhh! Calmati!- cercò di dire il ragazzino – Che diavolo è successo?!-
- Vieni!- rispose la sorella afferrandolo per un braccio e portandolo fino al bagno. – Ecco, è apparso qualcosa nello specchio poco fa!-
- Non è che per caso ti sei vista per la prima volta, sorellina?- la canzonò lui con un ghigno stampato sulla faccia.
- Sto parlando sul serio, idiota.- s’infuriò Kate – C’era davvero qualcosa riflesso nello specchio. Dobbiamo andarcene, e bisogna farlo capire a quei due cocciuti dei nostri genitori. Sembrano così entusiasti della loro nuova casetta ignorando completamente tutte queste cose!-

Will guardò con attenzione l’intera stanza… non c’era nulla di diverso a parte alcuni tubi…

- Kate!- urlò Ethel dal piano inferiore – Ci sono due ragazzi che ti cercano!-

Will guardò la sorella e sghignazzò, la ragazza sbuffò e scansò il fratello per scendere, anche se la seguì ugualmente per vedere gli ospiti di sotto.

Non appena giunsero in soggiorno, videro seduti sul divanetto due ragazzi perfettamente uguali.
Kate si avvicinò a loro.

- Ciao Marck!- salutò sorridendo, poi si voltò verso l’altro fratello e si limitò a salutarlo facendogli un cenno col capo.
- Ciao caramellina…- la provocò George.

Marck guardò sbiecamente il fratello e cominciò a parlare.

- Scusami se ti disturbo… è che ho trovato delle cose interessanti riguardo a Rosevill e ho pensato di dirvele…-

- Ti ringrazio…- rispose gentilmente Kate – Lui è mio fratello, Will.-

Si salutarono e cominciarono a discutere su ciò che aveva trovato Marck in biblioteca.

In quel momento passò il capo della ditta edile ed evidentemente ascoltò parte del discorso dei ragazzi.

- Non siete troppo grandi per interessarvi ancora alle favole?- chiese con il tono di voce leggermente irritato.
- Siamo solamente curiosi, signore.- rispose gentilmente Marck fissando l’uomo.-
- La troppa curiosità non ha mai portato cose buone, qui a Rosslare.- disse con voce cupa il carpentiere.
- Sarebbe una minaccia?- si scaldò George alzandosi in piedi e guardandolo in sottecchi.
- È solo un avvertimento.- e se ne andò seguito dagl’altri uomini.

I quattro ragazzi restarono in silenzio guardandosi. Le cose cominciavano a farsi sempre più strane.

- Continua a raccontare, Marck! Continua a farlo anche solo per dispetto!- lo incitò George guardando verso l’ingresso.
- Allora… vi stavo dicendo che qui costruirono la casa dedicata alle vittime della Banshee… solitamente vi facevano sostare stranieri, con pochi parenti in modo che nessuno tornasse a cercarli. La cosa andò avanti per moltissimi anni e i capi famiglia di Rosslare continuarono a vivere perfettamente integrati nella società, mano a mano che si sviluppava la città. Poi, nel 1881 si stanziò a Rosevill la famiglia Donovan, che sparì in circostanze misteriose senza lasciare alcuna traccia… i Donovan avevano una figlia, Mary Rose… si dice che la bambina aveva strani poteri… e che fosse molto strana, spostava oggetti col pensiero e parlava col vuoto. Alcuni testimoni affermarono di aver sentito la voce della bambina risuonare per tutta Rosslare e maledire i loro abitanti per vendicarsi della loro sete di potere…- concluse Marck, lasciando inquieti i due Longford.

Kate e William si scambiarono un’occhiata d’intesa. Ciò che accadeva nella loro casa non era frutto della loro fervida immaginazione!

- Come facciamo a sapere se la leggenda delle famiglie di Rosslare che vivono da più di mille anni siano vere?!- domandò Will.
- Beh…- disse Marck – Non saprei… ma sicuramente è tutto molto sospetto.-

George diede una gomitata al fratello.

- Perché non parli del sentiero di pietre?!-
- Ecco… era proprio questo che volevo evitare, caro il mio fratellino.- disse Marck – So già che me ne pentirò perché sicuramente vorrete poi andare a vederlo…-

Kate e William erano già in ascolto, pronti ad uscire.

- Lo sapevo…- sospirò il ragazzo. – Praticamente mi trovo costretto… grazie George…-
- Di nulla fratello!-
- Bene… nel bosco che precede la villa, in direzione ovest, dopo circa venti minuti di cammino si può vedere il percorso lastricato di pietre nere che porta fino al luogo in cui, si dice, che viva Aibhill, la grande Banshee oscura. È lì che vengono portate le vittime destinate al sacrificio. Proprio nel luogo in cui lei fu rinchiusa. Nelle notti di luna piena, proprio nel momento in cui la luna è allo zenit si riesce a vedere il lastricato di pietra brillare come se volesse attirare le povere vittime dal loro carnefice.-

Marck attesa una reazione da parte dei fratelli Longford, poi, William cominciò ad agitarsi euforico:

- Che accidenti stiamo aspettando? Andiamo!-

Il ragazzino uscì di corsa da Rosevill seguito a ruota dagl’altri.

Mentre si avviavano velocemente ai cancelli della villa, Will incrociò il padre mentre portava sul retro uno scatolone contenete dei cocci.

- Dove state andando così di fretta?- domandò l’avvocato.
- Ehm…- cercò di trovare una spiegazione il figlio. Poi lo raggiunse George e gli mise una mano sulla spalla.
- Glieli riporteremo sani per la cena! Arrivederci!-

Proseguirono in direzione ovest, inoltrandosi sempre di più nel bosco.
L’aria era fredda, ma la pioggia non cadeva da diverso tempo.
Camminarono uniti per dieci minuti abbondanti, poi Marck, la guida del gruppo annunciò:

- Dovremmo iniziare a vedere le lastre… seguitemi.-

Superarono diversi cespugli, ma alla fine, dopo un po’ di fatica, trovarono il sentiero di pietre che conduceva direttamente alla tana di Aibhill.

Seguirono la pista e mano a mano che si avvicinavano potevano sentire la tensione salire sempre di più fino a diventare quasi palpabile, tanto da far sussultare tutti al minimo rumore.

Mancavano meno di 100 metri per arrivare alla fossa dove da centinaia di anni viveva la Banshee mangiatrice di uomini…
I quattro si fecero coraggio e si avviarono, l’uno al fianco dell’altra, per far venire alla luce la verità che da generazioni incombeva su Rosslare.

- Forza…- disse George mandando avanti Kate – Và avanti! Dopotutto è casa tua quella infestata! Noi non verremo sacrificati!-
- Ma come siamo coraggiosi!- lo schernì la ragazza precedendolo.

Ecco, finalmente erano arrivati.
Nell’aria persisteva un odore sgradevole, un olezzo di morte, di vecchiume e di eterna condanna.

I ragazzi si tapparono il naso per impedire che dessero di stomaco per l’odore di putrefazione che penetrava prepotentemente nelle loro narici.

“Che schifo!” pensò Will “Sicuramente questa non può essere una fossa biologica!”.

Si affacciarono dai bordi del cerchio di pietra, che con una scala a chiocciola scendeva fino nelle profondità della terra umida e antica, dove creature sconosciute e maligne attendevano impazienti del sangue nuovo.

- Che facciamo ora?- domandò Kate, guardando Marck. – Scendiamo?-
- L’idea sarebbe quella, ma…-
- Ma?!- domandò lei con un tono preoccupato.
- Ma non so se conviene, ora intendo… si è già fatto buio, partiamo in svantaggio se scendiamo ora…-

Gli altri restarono in silenzio a ponderare il consiglio del “letterato” del gruppo che si era formato.

Il cielo cominciò a farsi più cupo e più minaccioso e delle nubi nere si concentrarono proprio sopra l’entrata della profonda fossa.
Cominciò a soffiare un vento gelido, ma esso partiva dal fondo della buca e con esso, oltre a portare tutti gli olezzi della terra nera, portò con sé anche un grido straziante che fece accapponare la pelle a tutti i ragazzi.

Istintivamente fecero un paio di passi indietro e restarono in attesa di qualsiasi cosa.

- Credo che sarebbe il caso di andarcene… e anche subito…- suggerì George – Sta cosa non mi piace per niente, ci tengo alla pelle, io! Non so voi, ma non vorrei finire la mia splendida vita in pasto a chissà che cosa!-
- George ha ragione, dobbiamo…!-

La frase restò in sospeso nel momento in cui Kate urlò.

Qualcosa era strisciata fuori dalla fossa e nascosta dalle tenebre aveva afferrato saldamente la caviglia della ragazza, con l’intenzione di trascinarla con sé nell’oscuro pozzo.

Kate cercò di liberarsi ma inutilmente. La mano bianca e ossuta che la tratteneva aveva una forza incredibile.

Will e gli altri cercarono in tutti i modi di aiutare la ragazza, urlarono, tirarono calci a quella mano comparsa dal nulla, ma niente sembrava farle lasciare la presa.

Pian piano Kate era quasi scivolata al bordo di pietra nera, i quattro erano disperati, per quale ragione non se ne erano andati via subito? Anzi, perché non se ne erano rimasti a casa, buoni buoni? Nel momento in cui la situazione sembrava degenerare, Will ebbe un flash.
- Kate!- urlò – Tieni duro! So io cosa fare!-

Kate lo guardò disperata mentre i gemelli cercavano in tutti i modi di liberarla.

- Fidati di me una buona volta!-la rassicurò mentre spariva per i cespugli.

Passarono una manciata di secondi, e quella creatura era sempre più vicina alla realizzazione del suo intento; Kate era esausta per resisterle ancora del tempo, quella essere sembrava avere una forza e una resistenza infinita, quieto e deciso come la morte.

In quel momento tornò rapidamente Will, con in mano un ramo.

- Presto dammi l’accendino! L’accendino!- ordinò a George.
- Tu come…?- chiese lui.
- Non è il momento di fare domande stupido!- gridò Kate sudando freddo – Daglielo e basta se ce l’hai!-
Il ragazzo si tastò velocemente nelle tasche e tirò fuori l’accendino dandolo a Will. - Spero che funzioni…- dissero all’unisono Marck e Kate.-
- Tranquilli…- rispose Will mentre appiccava fuoco al bastone – L’ho fatto mille e mille volte nei videogiochi!-
Kate sgranò gli occhi e disse sconsolata:

- Oddio! Sono spacciata!-
Appena la fiamma fu abbastanza forte da rischiarare il loro campo visivo, agitò la torcia energicamente sulla mano di quell’essere.

George e Marck sentirono che la resistenza era diminuita e cercarono di sfruttare al massimo le forze che rimanevano loro per cercare di portare in salvo Kate.

Ma non bastava ancora.

- Accidenti a te!- gridò spazientito Will avvicinandosi ulteriormente al bordo – E crepa!-

Passò la fiaccola nel punto in cui sicuramente c’era il rsto del corpo e piantò il bastone ardente in quella che gli sembrò una testa spaventosa, alla luce del fuoco brillarono due grossi occhi rossi accecati e si spalancò famelica bocca mostrando le due file di denti appuntiti.

La bestia urlò e lasciò immediatamente la presa su Kate, strisciando accecata dal fuoco verso l’oscurità continuando a gemere…

Il suo urlo terrificante continuò a echeggiare sia nel bosco che nelle orecchie dei quattro ragazzi, che ormai fuggivano a tutta velocità alla bell’e meglio verso Rosevill.

- Accidenti!- disse ansimando Will mentre correvano a perdifiato – Era veramente schifosa! Avreste dovuto vederla! Bleah!-
- Taci e pensa a correre!- lo rimproverò la sorella cercando di mantenere il passo nonostante il dolore alla caviglia.
- Sicuramente, mi viene da pensare che ci sia veramente qualcosa da nascondere a Rosslare… e qualcosa mi dice che è pure coinvolto il nostro amico carpentiere.- constatò Marck analizzando tutti i fatti che erano capitati.
- Ehi piccoletto!- riprese il discorso George – Come facevi a sapere che avevo con me un’accendino?!-
- Semplice! Quando sei venuto a darmi la pacca sulla spalla per convincere mio padre che non andavamo ad ammazzarci ho pensato di vedere che cosa ti portavi dietro di utile!-

Il bulletto guardò male il ragazzino, che gli sorrise con aria innocente.

- Saresti un bravo furfante, lo devo ammettere!-

Giunsero subito dopo davanti ai cancelli di Rosevill, Kate e Will entrarono in casa per primi, entrambi con delle facce sconvolte. Li seguirono anche i due gemelli, dato che aveva ricominciato a piovere…
Andò loro incontro Ethel che vedendoli così affannati, chiese:

- È successo qualcosa? Come mai sei tutta sporca di terra, Kate?-
- Sono…- guardò Will – Sono scivolata mentre stavamo facendo una passeggiata.-

Non convinta, Ethel si voltò per guardare il secondo genito.

- Mamma, lo sai quanto è imbranata mia sorella! S’inciampa anche nei calzini!-

Ethel si tranquillizzò, ignorando completamente la brutta conoscenza che i suoi figli e i loro amici avevano appena fatto nel bosco lì dietro.

- Marck, George, ditemi, vi fermate a cena da noi?- chiese gentilmente la donna.
- Sarebbe fantastico!- risposero all’unisono i due ricambiando il sorriso.

Per il momento, pensarono i quattro amici, potevano tirar un sospiro di sollievo… l’avevano scampata per un pelo, ma la prossima volta non si sarebbero lasciati cogliere alla sprovvista.




Salve a tutti! Grazie per avermi seguito fino al sesto capitolo!

Ho inserito questo "post" per informarvi che ho inserito la locandina (o copertina) de "Il Segreto di Rosslare"!

COMMENTATE! :) Alla prossima! Anzi, al prossimo capitolo!
   
 
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