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Autore: Chiisana19    12/01/2020    3 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 18 ~ A step forward  

 


Naruto continuava a correre lungo il bosco. Il sole, che ogni tanto veniva coperto dalle poche nuvole presenti era alto nel cielo, lasciando che alcuni raggi filtrassero dai rami ricchi di fogliame.

Guidato dalla presenza del chakra di Sasuke e dalle tracce che lasciava, Naruto superava senza ripensamenti tutti gli ostacoli che intralciavano la sua andatura rapida.

Anche se il fiato cominciava a mancargli non aveva alcuna intenzione di mollare. I suoi occhi azzurri si assottigliarono quando finalmente riconobbero quella chioma corvina che frecciava tra gli elevati tronchi. Non era molto distante, ma era comunque costretto a procedere velocemente per cercare di stargli dietro e raggiungerlo.

 «Sasuke!» gridò adirato, ma questo non sembrava intenzionato ad ascoltarlo «Sasuke fermati dannazione! Non obbligarmi ad usare nuovamente il Rasengan su di te!»

Finalmente era riuscito ad attirare la sua attenzione. Sasuke infatti aveva rallentato, fino a fermarsi del tutto, dandogli comunque le spalle. Naruto sfruttò l’occasione per riprendere fiato, notando che anche le spalle dell’amico si alzavano e abbassavano velocemente, cercando di recuperare anche lui il respiro perso.

«Provaci Naruto» affannò Sasuke minaccioso, voltandosi leggermente verso di lui, scrutandolo col suo Rinnegan seminascosto dai ciuffi ribelli.

Naruto, che aveva poggiato le mani sulle ginocchia, rialzò il busto, ghignando divertito «Non sfidarmi»

Il moro rimase in silenzio, tornando a guardare nuovamente davanti a sé «Voglio solo trovare mio fratello Naruto, nient’altro»

Pochi metri li distanziavano, ma il biondo decise in ogni modo si avvicinarsi di qualche passo, irrigidendo sia gli arti inferiori che superiori per la frustrazione che lo aveva di nuovo albergato «E non pensi a Sakura?»

Alterato, Sasuke si voltò completamente verso di lui. Lo Sharingan attivo e i muscoli del corpo tesi «Che c’entra lei adesso?!»

«L’hai abbandonata!»

Alla sua accusa Sasuke spalancò leggermente gli occhi, mentre il suo respiro si placò. Lui non aveva alcuna intenzione di lasciarla, ma tutti i problemi che stavano pian piano venendo a galla, tra cui le sue discrepanti emozioni, lo avevano costretto ad agire in quel modo e come al solito l’unico che aveva il coraggio di rinfacciargli le cose come stavano era Naruto.

Lo Sharigan scomparve lentamente, lasciando così spazio al colore tetro e freddo della sua iride «Voglio solo risolvere il prima possibile questa dannata situazione» frusciò spossato, osservando distratto un ramo secco vicino a lui.

«Certo, quindi la tua unica soluzione è scappare non è vero?»

Ancora una volta le parole di Naruto intirizzirono il suo intero corpo, facendogli perdere nuovamente le staffe. Era sempre stato un ragazzo che manteneva la giusta calma e freddezza, soprattutto in battaglia, ma ogni qualvolta che qualcuno feriva o criticava il suo orgoglio perdeva violentemente la ragione e Naruto in questo era sempre stato il migliore.

«Che hai detto?»

Qualsiasi persona al posto di Naruto avrebbe tremato di paura nell’udire quella voce divenuta improvvisamente intimidatoria. Il biondo invece rimase fermo e tranquillo, sfidando senza sgomento il suo sguardo irato.

«Non negarlo Sasuke. Perché lo fai? E non dire perché vuoi cercare Itachi!» il suo tono era comunque calmo, facendo capire al moro che le intenzioni dell’amico erano semplicemente oneste.

La mano fasciata e ferita volò sulla capigliatura scura, spettinandola ancora di più di come aveva già fatto quella folle corsa «Te l’ho appena detto dobe»

«Non mi accontento di questa tua banale risposta»

Irritato da quell'inutile discorso, Sasuke gli lanciò un'occhiataccia e cominciò a camminare nella direzione opposta «Peggio per te»

Naruto osservò la sua schiena allontanarsi, passo dopo passo. Le sue mani tremarono per quanto erano fortemente strette in un pugno. Per la prima volta da quando lo conosceva, Sasuke non era in grado di gestire quell’assurda – o almeno per lui – circostanza che lo aveva improvvisamente investito. Non aveva più una madre o un padre con cui confrontarsi, mentre Itachi aveva preferito mettere al primo posto il suo ruolo, che il benessere del fratello. Lui era stato fortunato perché al suo fianco c’era sempre stato suo nonno Jiraya, Sasuke invece chi aveva in quel momento? Solo lui, per questo motivo non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo.

«Io l’ho capito fin dal primo giorno, ok?!»

Sasuke si bloccò sul posto. La sua mente ritornò a poco tempo prima, quando Naruto lo aveva cercato nella foresta:

“Perché ti comporti da stupido?”

“Non sono affari tuoi”

“Lo sono se il tuo dannato carattere continuerà a ferire la mia migliore amica!”

“Non crederti il santarellino della situazione come tuo solito”

“Perché? Perché rispetto a te non faccio lo stronzo con le persone a cui tengo?”

“Non rinfacciarmi niente. Anche se hai trovato l’amore della tua vita come hai capito che quella Hinata era la persona giusta e non una sgualdrina qualsiasi?”

Un attimo dopo, Naruto lo aveva colpito in pieno viso con un pugno e subito dopo col suo Rasegan,  facendolo volare per diversi metri. Beh, doveva ammetterlo: se lo era meritato, dato che aveva offeso la ragazza di cui l’amico era innamorato. Per tutto quel tempo era solo riuscito a far soffrire le uniche persone che considerava care; era soltanto un debole.

Naruto invece aveva capito perfettamente perché l’amico avesse posto quell’improvvisa e irritata domanda. Era dal giorno del compleanno che al biondo non erano sfuggiti gli sguardi che Sasuke rivolgeva a Sakura; erano molto simili ai suoi ogni volta che scorgeva Hinata. Sasuke aveva semplicemente bisogno dello stimolo giusto per affrontare tutto quello e lui glielo avrebbe dato.

«Dal momento in cui Hinata mi ha salvato, rivolgendomi quello sguardo dolce e innocente, ho capito che dentro di me qualcosa era cambiato. Due occhi, due semplici paia di occhi, teme!» sbraitò Naruto, abbassando poi dispiaciuto il capo «So che la nostra situazione è completamente diversa dalla tua, però..»

«Non ho alcuna intenzione di ascoltare le tue inutili chiacchere romantiche. Ora il mio unico obbiettivo è solo quello di trovare Itachi» lo interruppe il moro, osservandolo truce.

Sasuke aveva compreso perfettamente le intenzione dell’Uzumaki;  sperava che con le sue belle e profonde parole riuscisse a farlo ragionare, ma lui non ne aveva alcuna intenzione, non voleva farsi abbindolare come un allocco, rischiando poi di soffrire ancora per colpa della propria maledetta incapacità.

«Sei un codardo»

Sentì le sue gambe rabbrividire per l’ira «Ripetilo se hai il coraggio»

«Sei un codardo! Perché invece di affrontare questa situazione preferisci far soffrite entrambi, sei un fottuto egoista!»

Naruto fu costretto a chiudere gli occhi quando percepì una follata di vento colpire il suo viso, ma un attimo prima di capire cosa stesse succedendo, avvertì una fitta atroce investire il suo mento, obbligandolo a cadere all’indietro sul terreno fresco. Non appena la sua schiena picchiò sul terriccio provò ad alzarsi, ma qualcosa di forte schiacciò il suo stomaco, costringendolo a rimanere sdraiato.

Sasuke, dopo averlo colpito senza esitazione con un pugno, era salito a cavalcioni su di lui, utilizzando il suo stesso peso per tenerlo ancorato a terra. Le sue dita stringevano con forza la sciarpa rossa attorno al collo, permettendogli di tenere la testa e metà del busto alzato verso l’alto, vicino al suo viso agghindato da una rabbia cieca, così come il suo occhio color sangue.

«Tu non puoi capire» sussurrò l’Uchiha, mantenendo la vista abbassata, così che i suoi ciuffi scuri coprissero gli occhi divenuti subitamente sofferenti.

Naruto, cercando di liberarsi appena dalla sua stretta soffocante, posò entrambe le mani su quelle chiuse e frementi dell’Uchiha «Allora dammi la possibilità per farlo»

«No invece! Per tutto questo tempo siamo sempre stati bersagli mobili e non ho intenzione di fallire!» scoppiò, scuotendolo appena.

Decise infine di lasciarlo con uno strattone, rimanendo seduto per terra con la testa chinata e le dita incastrate tra i suoi filamenti scuri e lisci.

Naruto, tastandosi il collo, copiò la sua testa posizione, cercando di non badare troppo alle fitte sul mento «E perché diavolo dovresti fallire?!»

«Perché me ne sono innamorato!»

L’urlo di Sasuke riecheggiò per l’intera foresta. Lo Sharingan scuoteva velocemente le tre piccole tomoe attorno la pupilla con movimenti circolari, trasmettendo a chiunque lo guardasse il suo stato d’animo: dolore, rabbia, frustrazione.. solo e unicamente per sé stesso.

Naruto, dopo attimi di silenzio, alzò scettico un sopracciglio biondo «Guarda che l’avevo già capito»

Sasuke aggrottò la fronte, osservando l’espressione divertita del biondo, che si sistemò meglio a sedere sul muschio morbido.

«Quello che continuo a domandarmi teme è perché continui a farti male da solo. Pensi che a Sakura non siano già bastati questi otto anni e la morte di suo padre? In un solo giorno si è ritrovata sulle spalle una responsabilità molto più grande di lei e ogni giorno veniamo sommersi da nuove rivelazioni, come quella di nonna Tsunade, per questo ha deciso di rimanere da lei e tu hai intenzione di abbandonarla nel momento del bisogno, solo per un tuo fottuto ed egoistico timore!»

Ad ogni parola l’espressione di Sasuke divenne sempre più afflitta. Una strana sensazione gli bruciò la bocca del suo stomaco, obbligandolo quasi a poggiarci sopra la mano. Era quella la sensazione del senso di colpa?

Naruto accennò un sorriso scontento «Davvero preferisci farti odiare, piuttosto che affrontare queste nuove sensazioni che solo lei saprà donarti..?»

Sasuke chiuse un attimo gli occhi, scostandosi le ciocche nere dalla fronte leggermente imperlata di sudore «Ho già perso tanto Naruto, e ora ho anche rischiato di perdere lei, per colpa della mia debolezza. Non voglio che questo diventi un’ulteriore distrazione»

«Ma non è una distrazione, anzi, ti donerà ancora più forza, credimi!» strepitò Naruto, agitando in aria le braccia, cercando di essere il più convincente possibile «Quando vidi Hidan aggredire Hinata non ci avevo più visto dalla rabbia. Il mio corpo aveva accumulato una forza talmente infrangibile che mi ha permesso di sconfiggerlo, solo perché il mio unico pensiero era quello di salvarla»

Sasuke sentì la mano dell’amico colpire con una sonora pacca la sua spalla, usandolo come appoggio per rimettersi in piedi «Per una volta lascia che sia il tuo cuore a decidere e non la tua indole Ninja»

Come al solito, Naruto aveva ripreso a sorridere contagiosamente con la sua dentatura sbiancante «E ora andiamo a cercare Itachi e Kakashi»

La mano aperta del biondo che si bloccò davanti al suo viso richiamò l’attenzione di Sasuke, alzando lievemente lo sguardo verso l’alto.

«Ma lei..»

«Starà bene vedrai, è una ragazza in gamba e poi.. le ho promesso che sarei tornato a riprenderla insieme a te e io mantengo sempre le promesse, ormai dovresti saperlo» ribadì con tono scherzoso, strizzando un occhio «E comunque non ti preoccupare, anche se ti sei comportato da stronzo lei ti avrà sicuramente già perdonato»

Sasuke arricciò leggermente le labbra dubbioso, ma ancora una volta Naruto lo scrollò dai suoi pensieri negativi.

«Forza, andiamo teme»

Guardò per alcuni secondi il suo viso e infine la mano offerta, accettandola, facendosi aiutare per rimettersi in piedi.

“Grazie dobe”



**



«Quindi anche la donna che ti ha avvelenato faceva parte di questa ‘Akatsuki’?» domandò sorpresa Shizune, togliendo dal fuoco la teiera rovente.

Sakura annuì, osservando distratta il liquido caldo della tisana che la mora le stava generosamente servendo dentro il bicchierino.

Dopo che Tsunade era uscita dalla camera in lacrime erano rimaste in silenzio per assorbire il proprio dolore, raggiungendo poi la cucina dove Shizune era rimasta ad attendere. Un lieve sorriso aveva ornato le sue labbra quando incrociò la figura di Tsunade che aveva finalmente abbandonato il suo nido.

Le tre si erano messe a sedere sul tavolo per ascoltare meglio la storia di Sakura, così la giovane donna aveva deciso di preparare un infuso speciale. Per affrontare certi argomenti dolorosi una tisana calda era la medicina migliore – almeno secondo lei.

«Ne avete mai sentito parlare?» domandò Sakura, portandosi alle labbra il bicchiere, attenta a non scottarsi.

Tsunade, che per tutto il tempo aveva tenuto le dita incrociate sotto il mento, chiuse un attimo gli occhi, lasciando che il vapore che rilasciava la bevanda scaldasse lievemente le sue gote «Sì»

Alla sua rivelazione, Sakura sbarrò gli occhi «Anche voi li avete incontrati?»

Shizune, tornata a sedere, decise di intervenire «Ci sono solo giunte delle voci. Queste terre desolate non appartengono a nessuno perciò non hanno motivo quei criminali di arrivare fin qui»

La rosa elaborò quelle parole. Quelle zone non erano governate da uno dei cinque Re, perciò gli uomini e le donne che abitavano lì erano completamente indipendenti.
Avevano la possibilità di vivere come volevano, ma soprattutto non erano controllati.

«Per questo si è spinta fin qui signorina Tsunade?» mormorò la giovane, voltandosi nella sua direzione, costatando che la donna era rimasta nella stessa identica posizione, senza neanche bere un sorso della sua tisana.

In risposta, annuì lievemente.

«Perché?»

Tsunade, dopo aver rilasciato un sospiro la guardò attentamente con i suoi occhi nocciola «Sul serio tuo padre non ti ha mai raccontato niente?»

Sakura negò col capo, provando un enorme vuoto. Non aveva idea del perché suo padre l’avesse tenuta all’oscuro di quella misteriosa vicenda. Forse per proteggerla, ma non ne vedeva il motivo.. probabilmente la realtà era che suo padre era sempre stato semplicemente un uomo codardo ed egoista, preferendo tacere piuttosto che affrontare la veridicità, nonostante appartenesse oramai al passato.

«Aspetta qui»

Sakura e Shizune osservarono curiose la donna che aveva appena lasciato la cucina. Solo pochi minuti dopo tornò con in mano un vecchio tomo dalla copertina rossa e polverosa.

Lo poggiò con un tonfo sul tavolo, ripulendolo con uno straccio, dando così la possibilità alla rosa di leggere il titolo scritto con un carattere corsivo e dorato.

«Conosco questo libro» sussurrò, accarezzando la scritta ‘Senju’ con i polpastrelli, iniziando poi a sfogliarlo. Non era esattamente quello che aveva letto quando si trovava a casa, però era molto analogo.

Tsunade, sorpresa, si era voltata verso di lei, dopo essere tornata a sedere «Lo hai letto?»

Sakura annuì, leggendo a caso le prime parole che trovò impresse sulla carta «Sì, uno molto simile. Anni fa l’ho trovato casualmente nella biblioteca reale, così ho avuto modo di conoscere la mia stirpe» spiegò con un sorriso «Hashirama è stato il primo Re e insieme a Madara Uchiha hanno fondato la città di Konoha»

Alla sua sintetica spiegazione Tsunade sorrise, squadrando anche lei quelle pagine ingiallite «Esatto»

«Perché mi sta mostrando questo libro signorina Tsunade?» domandò improvvisamente la rosa, obbligando la donna a spostare nuovamente la sua attenzione su di lei.

«Per raccontarti quello che tuo padre ha voluto tenerti segreto»

Fremette appena quando sentì le sue parole ricche di determinazione, così come i suoi occhi castani che continuavano a scrutarla.

«Come ben sai prima di tuo padre sul trono c’era tuo nonno, ma a differenza di come i libri recitano lui in realtà ebbe due figli»

«Lo so» la interruppe Sakura, accennando un sorriso tirato.

Non aspettandoselo, Tsunade strabuzzò gli occhi, così come Shizune.

«Quando trovai il vecchio tomo c’era disegnato un grande albero genealogico e grazie a quello sono venuta a conoscenza che papà ha avuto un fratello che non ho mai conosciuto, ma non ho idea di chi sia perché il suo nome e la sua storia sono stati eliminati. Ho provato a chiedere a mio padre, ma non ha voluto rispondermi»

La donna rimase in silenzio, elaborando il più in fretta possibile le parole che aveva appena esternato la ragazza. Tirò un sospiro rumoroso col naso, mentre le sue iridi si chiusero «Tuo padre non aveva un fratello, ma una sorella»

Sbigottita, Sakura strinse lievemente la piccola tazza con le dita, guardando attentamente ogni sua mossa «E lei come..»

«Perché sono io»

Gli occhi taglienti di Tsunade nel dire quelle parole le avevano tolto per un istante la possibilità di respirare, portandola a schiudere leggermente le labbra alla disperata ricerca di ossigeno.

«N-no.. no aspetti! Mi sta dicendo che lei..» farfugliò parole sconnesse, cercando allo stesso tempo di mettere un po’ di ordine ai suoi pensieri «Che lei è mia zia?!» continuò, stavolta con tono sconcertato.

L’espressione seria di Tsunade le fece capire che le sue supposizioni erano esatte. Quella che aveva dinanzi era davvero la sorella di suo padre. Per fortuna era ancora seduta perché altrimenti le sue gambe non avrebbero retto il suo peso, dato che avevano cominciato a tremare pericolosamente.

«Ma.. perché se ne è andata? Perché il suo nome è stato cancellato?»

«Non è stata una mia scelta, ma di Nawaki»

Lo sguardo di Tsunade venne velato da una tristezza talmente profonda che Sakura si sentì risucchiare insieme a lei. Finalmente, avrebbe scoperto la verità.

«Cosa lo ha spinto a fare una cosa del genere?»

Gli occhi color caffè della donna, divenuti improvvisamente lucidi, si schiusero appena, così come le labbra carnose, lasciando che le parole del suo passato uscissero da sole come un fiume in piena.

Fin da piccola sono sempre stata una persona determinata e sognatrice. Non mi interessava possedere il trono perché le mie ambizioni erano altre, a differenza di mio fratello minore. Io ero la sorella manesca e visionaria, mentre lui quello buono e realista. Per nostro padre non fu difficile scegliere il prossimo erede.

Con gli anni però notai che dal mio corpo stava scaturendo un’abilità speciale che nessun membro prima di allora aveva mai avuto: il chakra curativo. Dopo questa scoperta mi sono particolarmente avvicinata alla medicina, rendendola la mia più grande passione. Ogni giorno volevo soltanto migliorare le mie capacità per il bene del mio popolo e la mia famiglia.

Un giorno però, un giovane uomo arrivò da molto lontano, chiedendo asilo a nostro padre che senza esitazioni accettò. Fu ospite per tre lunghi giorni e dopo averci ringraziato se ne andò, ma poco tempo dopo nostro padre si ammalò improvvisamente, obbligandolo a rimanere fisso a letto e celebrare la successione della corona, scegliendo naturalmente Nawaki.

Io sono sempre stata fiera di lui, accettando senza polemiche la decisione di nostro padre, ma volevo comunque aiutarlo, dato che io ero l’unica che aveva le possibilità per farlo. Scoprì troppo tardi però che la causa della sua morte non fu una misteriosa malattia, ma un letale quanto doloroso veleno.

«Mi dispiace»

Il sussurro improvviso di Sakura la testarono per un attimo dal suo racconto e quando incrociò quelle iridi dal colore così brillante le sorrise appena, grata.

Dopo quell’episodio decisi di studiare anche i veleni. Non avevo le prove, ma qualcosa mi diceva che il viaggiatore che era stato ospite fu l’artefice di quella disgrazia, ma Nawaki non mi credette, perché secondo lui non aveva senso uccidere il Re e andarsene, senza ottenere nulla in cambio.

Comunque sia passarono gli anni e tuo padre si sposò, come ben sai, con Mei Terumi, la figlia del Re del Paese dell’Acqua. Quello fu il periodo più pacifico che il Paese del Fuoco avesse mai vissuto, fino a quando.. il viaggiatore fece ritorno.

Nawaki decise di accoglierlo come aveva fatto nostro padre, andando contro le mie parole, così provai dargli fiducia, ma capì troppo tardi di aver fatto un madornale errore. Una notte, dato che ero rimasta in piedi a studiare, vidi l’uomo che si aggirava per il palazzo. Sfortunatamente venni scoperta, ma per me fu la prova dei miei sospetti.

Il giorno dopo raggiunsi immediatamente la Valle dell’Epilogo, dove si trovava il nuovo capo della Squadra Ninja, Fugaku Uchiha. Gli spiegai la situazione, ma lui decise di discuterne col Re che, naturalmente, non volle darmi retta. Quel giorno io e Nawaki litigammo violentemente e così decisi di muovermi da sola.

Tornai alla Valle dell’Epilogo, riuscendo a radunare dalla mia parte diverse famiglie Ninja, per cercare di fermare quell’uomo che, ne ero sicura, avrebbe combinato qualche cosa. Quella notte una violenta guerra civile scoppiò nel Paese del Fuoco solo perché il Re non voleva credermi, ma in questo modo abbiamo dato la possibilità al viaggiatore di agire.

Quella stessa notte riuscì ad avvelenare la Regina con una tossina completamente diversa da quella che aveva portato alla morte nostro padre. Era letale, ma allo stesso tempo ci impiegava mesi o addirittura anni ad intaccare completamente il corpo, in base alla sua quantità, portando la vittima ad una lenta e sofferente morte che ricorda vagamente una malattia autoimmune. Dopo quella notte l’uomo sparì improvvisamente e Nawaki accusò sia me che i Ninja che mi avevano aiutata di alto tradimento, scegliendo per noi l’esilio. Io provai a spiegarli che Mei non si era ammalata, come gli aveva spiegato il suo medico personale, ma era stata semplicemente avvelenata e io ero l’unica che potevo salvarla, ma lui non volle sentire ragioni.

Delusa dal comportamento di mio fratello decisi quindi di accettare l’esilio e il mio nome fu cancellato. Da quel momento non facevo più parte della famiglia Senju. Viaggiai per tanto tempo fino a quando non trovai questo luogo. Shizune che all’epoca era solo una bimba rimasta orfana mi ha accolta e da allora siamo sempre state insieme.

Sakura continuò a rimanere in silenzio, aspettando la fine di quell’assurdo racconto. Delle lacrime amare erano sfuggite al suo controllo, ma le sue mani non avevano la forza necessaria per asciugarle.

«Solo alcuni anni dopo scoprì che Mei era rimasta incinta e che la figlia di mio fratello aveva contagiato la sua stessa malattia, ma la verità era che il feto durante la gravidanza era stato semplicemente infettato, provocando così alla bambina lo stesso avvelenamento e di conseguenza la stessa sofferenza che l’avrebbe portata ad una morte prematura»

Tsunade poggiò stanca la schiena sul ripiano della sedia, mentre le sue labbra si incresparono in un ghigno beffardo «E invece.. vengo a scoprire che tu sei sopravvissuta. Com’è possibile?»

Il labbro inferiore della rosa fu immediatamente usato per trattenere il suo nervosismo, cercando di trovare una risposta adatta «Forse è stato il chakra curativo..?»

«No. I veleni possono essere di varia natura, ma tutti non possono essere sconfitti se non vengono completamente assorbiti dall’organismo che hanno inquinato. Certo, se tu non avessi avuto il chakra saresti morta all’istante due giorni fa. Ti ha solo permesso di sopravvivere più a lungo, ma saresti comunque morta» spiegò concisa la bionda, grattandosi la fronte «Non hai nessun ricordo di come tu sia riuscita a salvarti?»

Sakura portò la sua attenzione sul poco liquido rimasto -ormai raffreddato - dentro il bicchiere. Osservò assorta il suo riflesso, ricordando solo in quel momento un lontano, quasi obliato flashback.

«Papà mi ha solamente raccontato che quando ero piccola, mentre giocavo in giardino, feci un brutto incidente colpendo fortemente la testa. Da quel giorno sono misteriosamente guarita, ma non ho alcun ricordo prima di questo episodio»

La sua mano si posò involontariamente sulla tempia, dove ancora si scorgeva la piccola cicatrice, anche se ormai non era più ben visibile come lo era anni prima «Il medico di corte ha presupposto che forse la botta ha come risvegliato il cervello, permettendo al mio stesso corpo di guarire da solo»

Ad una tale spiegazione, Tsunade negò contrariata la testa, lasciando che alcuni ciuffi biondi solleticassero i suoi zigomi «Impossibile»

«Il poco veleno che circolava nelle tue vene deve essere stato sicuramente rimosso. Sei sicura di non aver alcun ricordo?» provò a dire Shizune con tono gentile, che per tutto il tempo era rimasta in ascolto.

Ancora una volta, Sakura smentì con la testa, provocandole una spiacevole sensazione al petto. Al momento si sentiva inutile.

Per diversi attimi, nella cucina regnò il silenzio. Shizune decise di sfruttare l’occasione per pulire i bicchieri, mentre le due donne rimasero a sedere, ognuna ad elaborare pensieri diversi.

«Dimmi Sakura, quanti anni avevi quando hai fatto questo incidente?»

Sakura la guardò confusa, così come Shizune, che smise immediatamente di pulire i bicchierini di porcellana.

«Sei anni, più o meno. Perché?»

Come se qualcuno l’avesse appena fulminata, Tsunade si alzò in piedi di scatto, rischiando addirittura di far cadere la sedia all’indietro. Shizune guardò ogni sua azione, anche se il suo sguardo, per la prima volta, divenne serio.

«Tsunade?»

«Forse ho la risposta alle nostre domande, ma voglio esserne sicura» disse risoluta, osservando la rosa, rimasta seduta, con un sorriso gentile «Vieni Sakura, voglio portarti in un posto»



**



La luce del tramonto colpiva con un inconsueto calore i volti dei due giovani Ninja.

Per tutta la giornata, Naruto e Sasuke avevano perlustrato con notevole attenzione quella sconosciuta terra, fino a raggiungere i piedi dall’alta montagna dove la sua cima impervia era ancora spolverata dalla neve, divenuta in quel momento di un rosso sangue.

La foresta era quasi del tutto eclissata, lasciando spazio alle meravigliose catene montuose che rendevano il terreno scivoloso, instabile, ma soprattutto privo di vegetazione.

«Dannazione ormai il sole sta tramontando» borbottò il ragazzo dei capelli biondi, osservando con occhi socchiusi l’enorme palla di fuoco calare dietro le alte rocce «Sei sicuro che i tuoi occhi non stiano invecchiando?»

Sasuke trattenne un’offesa poco consona, digrignando i denti «Smettila di dire stupidaggini e concentra il tuo chakra» ribatté irritato.

I suoi occhi speciali tornarono a ispezionare l’ambiente naturale. Data l’assenza dei grandi arbusti, era molto più semplice individuare qualsiasi cosa di sospetto anche con l’uso della propria vista. Quei luoghi erano letteralmente desolati e perfetti per rimanere nascosti da qualsiasi minaccia.

«Sono molto vicini, me lo sento» sussurrò grave, più a se stesso che all’amico, che si era allontanato di qualche metro.

La presenza di un ruscello aveva attirato l’attenzione del biondo, scoprendo che il liquido lindo proveniva dalle ripide discese della montagna. Si trattava certamente di acqua piovana, penetrata nel terreno e poi zampillata in superficie, oppure dallo scioglimento dei ghiacciai che si erano formati durante l’inverno ormai concluso, dato che si trovavano nel pieno della primavera.

Lì vicino si trovava addirittura un piccolo lago, sicuramente generato dalla notevole pioggia che aveva bagnato il terreno pochi giorni prima. Naruto camminò lungo la riva, attento a non impantanare i piedi nel fango, notando che un altro scorrimento acqueo biforcava verso una discesa, creando così una cascata abbastanza grande.

Raggiunta con un balzo, Naruto osservò la parete umida e rocciosa, ricoperta da tante piccole goccioline dolci. Mosse un passo per allontanarsi, quando i suoi occhi intercettarono qualcosa: un piccolo corridoio oltre la cateratta. Spinto dall’istinto decise di raggiungerla, sperando di non scivolare e bagnarsi; l’acqua era particolarmente fredda.

Boccheggiò appena quando scoprì un’apertura sulla pietra umettata, simile ad una minuscola grotta. Entusiasta, sporse leggermente il viso oltre la discesa d’acqua.
«Sasuke ho trovato qualcosa!» gridò, tornando poi a scrutare il luogo scoperto.

Poggiò una mano sulla parete, piegandosi leggermente sulle ginocchia per vedere meglio l’interno, ma come sospettava, la poca luce – che per giunta era otturata dalla cascata – non gli permetteva di scorgere l’interno. Sasuke lo raggiunse velocemente, osservando anche lui sorpreso l’avviamento.

Prese un sasso da terra e decise di lanciarlo, per capire quanto fosse infondato. Aspettarono diversi secondi prima di udire il piccolo macigno colpire il suolo. A quanto pare la grotta non scorreva per lunghezza, ma altezza.

«Sembra parecchio profonda» ipotizzò Naruto grattandosi una guancia, lasciando un po’ di spazio a Sasuke, permettendogli di studiare meglio con i suoi occhi l’oscurità del sottosuolo.

Al moro bastarono pochi secondi prima di prendere una decisione «Andiamo»

Naruto trasalì quando vide l’amico compiere un semplice balzo e scomparire nelle tenebre della grotta. Avvertì con facilità il suo atterraggio, ma dato che lui, a differenza di Sasuke, non vedeva assolutamente niente, la cosa non lo aiutava molto a lanciarsi.. e poi lui detestava le altezze!

«Odio quando fa così» sussurrò scocciato.

Strinse con forza gli occhi e, dopo aver accumulato abbastanza coraggio, si decise. Saltò a caso, avvertendo il suo corpo cadere nel vuoto, mentre l’aria, che divenne immediatamente fredda, smosse i suoi capelli e la sciarpa. Dato che il buio non gli consentiva di capire quanto fosse alta la discesa atterrò impacciato, ruzzolando come un imbranato di sedere.

Trattenne un grido frustrato quando sentì il suo didietro bagnarsi completante, così come i piedi e le mani, che si erano poggiate per terra. Sicuramente era penetrata talmente tanta acqua che si era leggermente allagata.

«Cazzo.. Sasuke dove sei?» brontolò Naruto, alzando istintivamente le braccia in avanti e muovendo i piedi che erano completamente inondati. Sperava con tutto il cuore di non colpire la faccia da qualche parte.

Sentiva lo scorrimento dell’acqua provocata dai suoi piedi, ma non quelli dell’amico, che non aveva neppure risposto. Sembrava sparito.

«Sasuke?» mormorò appena, stavolta con una punta di agitazione.

Non era che durante l’atterraggio si fosse ferito? O peggio, era ruzzolato da un’altra apertura e lui aveva sbagliato!? Solitamente le grotte sotterranee erano molto eterogenee, perciò come opzione era possibile e poi.. dannazione quel buio gli impediva di fare qualsiasi cosa; cominciava a irritarsi. Odiava non avere il controllo della situazione.

«Sono qui dobe»

Lanciò uno schiamazzo simile a quello di una ragazzina quando sentì un tocco improvviso sul braccio - ancora sollevato - e subito dopo la voce calma di Sasuke.

«Porc.. dannazione teme! Non farlo mai più!»

Sapeva di essere notevolmente sbiancato. La sua mano si era posata velocemente sul petto, percependo il suo povero cuore, che per tutto il tempo aveva trattenuto i battiti agitati. Provò a voltarsi verso di lui irritato, dato che aveva udito la sua risata divertita, distinguendo il suo Sharingan attivo, unica radiazione luminosa in quella maledettissima buca.

«Tieni la mano sulla mia spalla» disse poco dopo il moro, aiutandolo.

Una volta fatto, Naruto sentì che Sasuke aveva preso a camminare tranquillamente, obbligandolo a fare lo stesso «Vedi qualcosa?»

«Ci troviamo dentro una fossa, probabilmente scavata negli anni dall’acqua. Alla nostra destra c’è un corridoio»

Naruto annuì appena, alzando solo per un attimo il viso verso l’alto, riconoscendo l’apertura da cui erano approdati, notando che penetrava ancora un po’ di luce chiara. In questo modo poté presupporre che erano scesi di almeno una quindicina di metri.

Continuarono a procedere cautamente, con ancora i piedi sommersi, provocando dei delicati suoni acquatici, anche se ogni tanto percepivano anche qualche piccola goccia colare dal soffitto e mischiarsi nella pozza. Il tasso di umidità era particolarmente alto, così come la temperatura gelida. Le braccia dei due Ninja erano completamente ricoperte da un tappeto di brividi, ma non se ne curavano.

Naruto rimase per tutto il tempo in silenzio, cercando di capire i pensieri di Sasuke. L’amico sembrava molto concentrato, lo poteva capire dal suo corpo irrigidito che avvertiva dal tocco posato sulla sua spalla robusta. Tentennò appena quando le sue iridi azzurri riuscirono finalmente a riconoscere qualcosa.

Un piccolo spiraglio di luce si ingrandiva ad ogni loro passo, provocando ai due ragazzi una sensazione di appagamento. Sasuke aumentò notevolmente il passo e Naruto fece lo stesso. Anche se non sapeva dove stava mettendo i piedi – che per diverse volte avevano urtato alcuni massi ancorati al terreno – si mosse sicuro in quella direzione, lasciando addirittura la presa su Sasuke.

Una volta raggiunta, i due ragazzi capirono che il chiarore proveniva da una sottile crepa lungo la parete di roccia. Non era molto spaziosa, ma riuscivano comunque a passarci senza troppe difficoltà. Il primo che si mosse fu Sasuke, strisciando di lato lungo la parete, tenendo le braccia lungo i fianchi e ritirando un poco la pancia per farsi più sottile. Subito dopo fu seguito da Naturo, che immediatamente chiuse gli occhi quando raggiunse l’altra parte della roccia.

I suoi occhi che si erano abituati all’oscurità furono lievemente accecati quando incontrarono la luce di alcune torce attaccate alla parete.

I due ragazzi si guardarono attorno meravigliati. Si trovavano dentro una grande grotta dalla forma circolare. Le mura pietrose erano di un colore chiaro, creando un gioco di luci e ombre grazie al fuoco acceso che era in continuo movimento. Il soffitto era decorato da edere che pendevano fino a sfiorare il pelo dell’acqua, dato che si trovava, alla loro destra, una piccola gora di un colore più azzurro che trasparente.

«Che posto bizzarro» mormorò Naruto, incantato «Chissà dove siamo..»

Sasuke studiò attento ogni particolare, notando che lì dentro non si trovava nulla di rilevante a parte le torce, che sicuramente non facevano parte di quell’area naturale. Innalzò velocemente il volto verso il sopraelevato soffitto, notando un piccolo foro da cui si poteva scorgere il cielo ormai alla fine del crepuscolo; a quanto pare avevano trovato un secondo percorso per raggiungere quel luogo.

«Lassù c’è un’uscita» sussurrò, attirando l’attenzione di Naruto, che stava gironzolando attorno ad alcune stalagmiti di una certa altezza.

«Sembra che qui non ci sia nessuno» borbottò frustrato, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi. Le sue gote si gonfiarono contrariate.

Sasuke seguì attento i movimenti del fuoco scarlatto, notando che il bastone che teneva viva la fiamma non era ancora del tutto consumato «Le torce sono state accese da poco. Chiunque risieda in questo luogo è vicino»

Raggiunse il baricentro della sala, mentre Naruto si era seduto a gambe incrociate per terra, iniziando a borbottare. Per un attimo aveva sperato di essere arrivati a buon punto nella loro ricerca divenuta ormai troppo ardua, ma a quanto pare si erano sbagliati. Posò scocciato un gomito sulla coscia e il mento sulla mano, provando a pensare ad una qualche soluzione, quando ad un certo punto vide un’ombra scattare.

«Sasuke!»

Veloce, il Ninja dai capelli scuri estrasse la katana dal fodero, bloccando con precisione la punta di un kunai che stava per colpirlo. Le due lame continuarono a tremare per colpa della tensione che i due rivali elargivano.

Gli occhi di Sasuke dilatarono sorpresi quando incrociarono due iridi rosse maledettamente famigliari. Anche queste parvero riconoscerlo.

«Sasuke?»

L’avversario ritirò la piccola arma e Sasuke osservò scosso il viso pallido e stanco di suo fratello maggiore «Itachi..» mormorò, guardando sia lui che Kakashi, che contemporaneamente aveva aggredito Naruto – che prontamente si era difeso senza difficoltà.

«Cosa ci fate qui?» pronunciò Itachi con voce ferma e autorevole, attirando l’attenzione di Sasuke, che si voltò serio verso di lui.

«Perché avete azzerato il vostro chakra?» aggiunse Kakashi, sistemandosi la bandana che gli copriva la parte inferiore del viso, come sempre.

Naruto, scocciato, incrociò le braccia «La stessa cosa vale per voi»

«Non possiamo rischiare di farci individuare» rispose prontamente l’uomo dai capelli grigi, facendo così scappare un risolino soddisfatto al biondo.

«Beh.. noi ci siamo riusciti»

I quattro rimasero in silenzio. I due Uchiha continuarono a scrutarsi. Sasuke notò immediatamente le lunghe e spesse occhiaie che corniciavano il viso del fratello, rendendolo molto più fiacco ed esaurito di quanto già non fosse. I suoi capelli si erano notevolmente allungati e schiariti, tenuti stretti da una coda bassa con un nastro rosso. Indossava una casacca lunga e scura dove sulla schiena era ben visibile lo stemma del loro Clan, nascondendo così la sua divisa Ninja, a differenza di Kakashi, che non era cambiato di una virgola.

«È stato un gesto sconsiderato spingervi fin qui. Non avete decifrato la lettera che vi abbiamo spedito?» enunciò Itachi, mantenendo il suo solito tono. Gli occhi puntati sul fratello minore, che ricambiava lo sguardo.

«Abbiamo agito come ci avete detto e sfortunatamente avevate ragione su tutto»

Kakashi assottigliò l’espressione, a differenza dell’Uchiha più grande, che rimase impassabile.

«Ci siamo scontrati con l’Akatsuki. Hanno ucciso Re Nawaki, non siamo riusciti ad impedirlo» spiegò Naruto, affranto.

Alle sue parole, a Kakashi sfuggì un sospiro, chiudendo gli occhi e posando una mano tra la capigliatura sbarazzina «Ci sono riusciti davvero allora..»

Itachi, che per tutto il tempo aveva scorto ogni minimo particolare che presentava Sasuke, si voltò coscienzioso verso l’uomo «Non possiamo rimanere ancora isolati Kakashi, dobbiamo agire» pronunciò, dando poi le spalle ai presenti «Vi ringraziamo per il messaggio. Ora dovete andarvene»

Sasuke strinse percettibilmente i pugni, mentre la sua mandibola si irrigidì. Scrutò la schiena del fratello che si allontanava con passi lenti e quieti. In un attimo, vide la sua figura scomparire, prendendo al suo posto l’immagine del padre ormai deceduto. Itachi non voleva il loro – il suo - aiuto, preferiva agire da solo ed eluderlo, proprio come aveva sempre fatto Fugaku.

Ormai non era più un bambino. Non aveva intenzione di restare a guardare e rimanere in silenzio.

«No»

Al suo lemma duro e riecheggiante, Itachi arrestò la sua camminata, ma senza voltarsi.  

Naruto, capendo la tensione che era appena albergata tra i due fratelli decise di intervenire, movendo qualche passo verso di loro «Itachi non potete chiederci di metterci da parte. Nelle ultime settimane sono successe troppe cose che dovete assolutamente sapere»

Kakashi incrociò le braccia curioso, Itachi invece volse leggermente la testa, scrutando con un solo occhio il Ninja dai capelli biondi, che continuò sicuro «È stato un ordine di Re Gaara cercarvi»

«Vi avevamo ordinato di non parlarne con nessuno» disse Kakashi, indagando i due ragazzi.

«Siamo stati costretti a farlo! Quei bastardi sono riusciti ad uccidere il Re, ma fortunatamente abbiamo portato in salvo Sakur.. la principessa» si corresse velocemente Naruto, riprendendo poi a parlare con decisione «L’abbiamo scortata fino a Suna, raccontando a Gaara l’accaduto e dato ha intenzione di liberare il Paese del Fuoco ci ha chiesto di cercarvi, così che possiate esporre tutte le vostre scoperte per riuscire a sconfiggerli»

Kakashi rimase in silenzio, cercando di elaborare quelle parole; lo si capiva perché aveva portato pensieroso una mano sul mento, grattandoselo. Itachi – che intanto non aveva cambiato posizione – si orientò completamente verso di loro, mantenendo la sua occhiata glaciale, ma allo stesso tempo operosa.

«C’è altro che dobbiamo sapere?»

«Ecco.. in realtà ho appena iniziato» dichiarò Naruto con una risata isterica, grattandosi imbarazzato la nuca.

Dato che nessuno aveva intenzione di parlare, Kakashi prese in mano la situazione, sfregandosi stanco la chioma grigia «Ormai è calata la notte. Sfrutteremo queste ore per riposare e capire meglio tutte le vicende accadute»

Naruto annuì serio, seguendo l’uomo che aveva cominciato a camminare verso una zona precisa della grotta.

Itachi si volse verso il fratello, esaminandolo attendo, che al contempo faceva lo stesso. I loro corpi erano immobili, ma entrambi premevano nel voler fare qualcosa. Erano mesi ormai che non si vedevano. Sasuke aveva contato ogni singolo giorno da quando aveva visto l’ultima volta Itachi mentre attraversava il caldo deserto che attorniava Suna.

Era felice di rivederlo, ma non poteva nascondere la delusione che provava. Sapeva che Itachi – come lui del resto – non era mai stata una persona particolarmente emotiva o sentimentale, quindi aveva già anticipato la sua reazione distaccata, però doveva ammettere che quel suo comportamento freddo con cui lo aveva liquidato, ma anzitutto evitato, lo aveva seriamente ferito.

Non sapeva che fare. Gli sembrava stupido comportarsi normalmente dopo gli accaduti, però non aveva intenzione di comportarsi come lui, voleva dimostrargli che dopo tutti quei mesi di silenzi gli era terribilmente mancato e che finalmente aveva la possibilità di passare un po’ di tempo con lui, come quando erano bambini.

Fu infine Itachi a prendere in mano la situazione, prendendolo in contropiede. Lo studiò come bloccato, ascoltando i suoi passi che riecheggiavano quella superficie sotterranea. Una volta raggiunto, Itachi regalò al minore dei due Uchiha un sorriso limpido, nostalgico.. fraterno, mentre le sue dita si posarono armoniosamente sulla sua fronte come un lontano quanto rammarico ricordo che li aveva sempre unificati.

«Sei stato bravo Otouto»

Finalmente aveva ritrovato Itachi.
  
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