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Autore: Nico_ya    16/01/2020    4 recensioni
L'amore, per quelli come loro, era solo qualcosa da fare per bisogno o convenienza, fugacemente in posti di fortuna: quando il corpo chiedeva si arrangiava come tutti. I sentimenti erano un'altra cosa, un lusso che solo chi è nato sotto una buona stella può concedersi e assecondare. Poi quell'incontro, nel bel mezzo del disastro...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Trafalgar Law
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A quando risaliva il suo ultimo appuntamento? Ne aveva mai davvero avuto uno? Bastava capirsi sui criteri di selezione e definizione: poteva dirsi appuntamento l’incontro combinato tra due o più persone legate da un interesse comune. Erano i preferiti di Madame Collette e delle sue avide tasche. La cosa peggiore era sempre stata che, durante quegli “appuntamenti”, l’unica persona tra tutte le parti concorrenti a non essere mai stata interessata a scambi di nessun tipo era proprio lei.

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«Il signore desidera che lei lo raggiunga a cena stasera, nel suo salotto privato». La cameriera era andata via non prima delle solite riverenze, ma senza lasciarle neppure il tempo di replicare. Dopo tutti quegli anni insieme le toccava ancora essere trattata come una sua proprietà e continuava a chiedersi quanto l’obiettivo valesse quella tortura emotiva. 

Ma, come sempre, lui non le avrebbe concesso neppure il tempo di sprofondare nel pentimento e nel risentimento: bussarono alla porta. «Da parte del signore». «Lasciala qui e vattene», questa volta fu lei ad anticipare qualunque mossa della ragazza, prima di trovarsi ancora di fronte all’evidenza di essere completamente prigioniera in quella trappola dorata nel bel mezzo del deserto.

Quando aprì la scatola rossa forse avrebbe dovuto essere catturata dal bagliore di quella collana di smeraldi, ma tutta la sua attenzione fu rivolta a un piccolo biglietto che diceva: «Con solo questo addosso». “Vecchio porco perverso”, pensò Robin, già pregustando la ripicca. Quanti gioielli aveva accumulato nel tempo, e per ognuno un biglietto.

Le lancette segnavano le 21.00, uscì dalle sue stanze vestita di tutto punto, atteggiandosi a una di quelle femme fatale dei vecchi noir americani, lo sguardo truce che non lasciava spazio neppure al saluto. 

Lo trovò come al solito nella sala degli orologi, intento a fissare la moltitudine di marchingegni che ticchettava all’unisono. Un ghigno si stampò sulla sua faccia sfregiata quando la vide entrare attraverso il riflesso sui vetri. «Mia cara, non sentirai caldo con tutti quei vestiti addosso?» non le avrebbe certo dato la soddisfazione di conoscere ancora una volta quanto grande fosse il disappunto verso chi  non rispettava i suoi ordini, Crocodile conosceva bene quel demonio di donna. Robin dal canto suo cercava nella mente disperatamente una tagliente risposta a tono, o forse avrebbe dovuto semplicemente insultarlo senza troppi giri di parole, ma tacque. «Sei incredibile, sei ancora arrabbiata con me per l’altra sera?» le chiese divertito. Crocodile trovava stuzzicante quel suo residuo e costante senso di pudore che veniva fuori nei momenti meno opportuni, adorava spingerla oltre…. «Allora. Posso sapere perché mi hai fatta venire qui?»: interruppe bruscamente il principiare di un ricordo che si faceva già vivido ed eccitante.

Gli occhi di lui le si posarono addosso, di traverso, l’avrebbe incenerita, lei e quello stupido orgoglio. Se solo non avesse avuto un così disperato bisogno del suo aiuto: quando si trattava di spiare, prendere informazioni non aveva eguali. «La nostra principessina ha dei nuovi amici» le disse abbassando lo sguardo sul bicchiere di rosso che teneva saldamente in mano. «Non chiamarla “nostra”, non ha mai avuto la mia obbedienza» rispose lei con l’aria compiaciuta di chi conosce già abbastanza per capire che ha la partita vinta tra le mani. Il fastidio di Crocodile rischiava di esplodere da un momento all’altro, ma, come chi rifiuta di cedere le armi al nemico, decise di continuare a punzecchiarla. «Sei gelosa, Miss All Sunday?», pronunciò quelle poche parole con espressione compiaciuta, ma si maledisse solo un istante dopo per aver provocato una  risposta facilmente prevedibile: «Lo sarei, se solo provassi il minimo interesse verso tutto questo». Crocodile conosceva benissimo la natura del loro rapporto, eppure non poteva negare a se stesso di essere amareggiato dalla perfidia con cui lei riusciva a trattarlo. Ne aveva tutte le ragioni, gli rinfacciava ogni volta che beveva qualche sorso di troppo, dimenticando che era stato lui a tirarla fuori da quel lurido bordello, che era lui a pagare per i suoi vestiti e tutte le cose preziose che possedeva, che lui l’aveva accolta nella sua casa e nella sua vita quando metà del mondo la rifiutava e l’altra metà le dava la caccia, che era solo grazie a lui se…

«Pensavo mi avessi invitata a cena» proruppe Nico Robin con tono più pacato. Sapeva bene quanto lui fosse infastidito dai sui acidi commenti, e infliggergli quel piccolo dolore la eccitava, ma c’era una discussione da portare avanti, e aveva tutta l’aria di essere molto più interessante di qualsiasi sterile litigio che si sarebbe potuto protrarre per ore senza soddisfazione per nessuno dei due. Con un cenno della mano Crocodile ordinò ai domestici di entrare. 

«Stasera hai intenzione di mangiare o abbiamo ancora problemi di linea?»

«Prenderò le verdure». Appena i camerieri ebbero lasciato la stanza, Robin incalzò: «Dunque, Bibi ci ha messi nei guai?»

Crocodile aveva appena messo in bocca il primo boccone di carne quando si sentì rivolgere la domanda. Continuò a masticare guardandola dritta negli occhi, prima di rispondere: «Non penso. Sono dei mocciosi che giocano ai pirati. Ma non voglio interferenze, né perdite di tempo».

I mocciosi avevano più o meno tutti una decina d’anni meno di lei, una sola donna a bordo, una ragazzina con i capelli rossi, quasi sicuramente la navigatrice, il biondino era il protetto di Zeff, poi c’erano il figlio di Yasopp, quel buffo procione dal naso blu, Zoro, quel cacciatore di pirati che Crocodile avrebbe tanto voluto alla propria corte, e poi c’era il ragazzo con il cappello di paglia, Monkey D. Luffy, appartenente a quel clan della D. su cui avrebbe tanto voluto sapere qualcosa in più. Del tradimento di Bibi era certa fin dal suo reclutamento, così come era certa che Crocodile l’avesse accolta solo per costringere alla completa obbedienza i Nefertari e non perché nutrisse una qualche speranza. E infatti la ragazzina aveva chiesto aiuto alla prima occasione.

Aveva appena abbassato la testa sulla sua misera porzione di verdure, quando: «Nico Robin, ho bisogno che tu faccia una cosa per me».

La sua risposta sembrò convincente: «Vedrò di scoprire qualcosa sui nostri nuovi amici».

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Una voce estranea la allontanò da quei pensieri. Il gestore del cafè La Baltad li aveva raggiunti, accogliendoli con un largo sorriso e la solita domanda. Una limonata, un’aranciata, un tè e: «Per la signora?». «Prenderò una tazza di tè anch’io» rispose senza pensarci, osservando ora gli occhi di Law che si muovevano svelti dietro le lenti scure nel tentativo evidente di capire quali via di fuga avessero da quella piazza, chi fossero persone e strani esseri che si muovevano intorno a loro. Ma soprattutto: «eppure nessuno mi sembra preoccupato. Il re ha appena lasciato il trono e non c’è uno che sembri impensierito da cosa succederà. Tutto questo è così strano…» disse a un certo punto come ragionando ad alta voce.

L’oste fu da loro in pochi minuti con l’ordinazione al completo sul vassoio: «Ho dimenticato di chiederlo, così le ho portato anche il latte» spiegò con un largo sorriso all’indirizzo di Robin. Che non ebbe neppure il tempo di ringraziare, se non con un cenno del capo, sovrastata da Law: «Quello deve essere il ponte per Green Bit… è sicuro?». E la risposta fu una conferma, ma con tono molto più concitato, di quanto Trafalgar aveva già riferito ai suoi 3 compagni d’avventura. Non sarebbe stata una passeggiata di piacere, tanto valeva godersi quella che, con ogni probabilità, sarebbe stata l’ultima bevanda calda per un po’ di tempo. E quello che poteva avere tutta l’aria di un appuntamento troppo affollato per chiunque avesse notato le occhiate, furtive, che quell’uomo e quella donna seduti l’uno di fronte all’altra si scambiavano da qualche minuto. Stava cercando di dirle qualcosa di importante sulla loro missione? O forse non poteva fare a meno di guardarla per una mera questione di traiettoria… Ma Robin, nonostante  ormai da tempo avesse rinunciato a pene e sollazzi della vita sentimentale, sapeva ancora riconoscere la natura di certi sguardi. 

No, quello non era un appuntamento, troppe questioni aperte e ben più serie di un’infatuazione o di un corteggiamento solo immaginato, ma se alla fine di una guerra i cui confini e le cui ragioni non le erano ancora chiare Law avesse voluto invitarla per bere davvero qualcosa insieme, loro due da soli…. beh, allora lei forse avrebbe finalmente avuto quel suo primo vero rendez vous galante, in cui lui l’avrebbe guardata meno timidamente di quanto facesse ora e lei avrebbe ricambiato senza essere però mai troppo esplicita, come una di quelle donnine dei romanzi ottocenteschi con le cui pudiche avventure tante volte si era consolata.

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Troppe stranezze, troppa calma apparente, e questo voleva solo dire troppi imprevisti all’orizzonte. Se avesse continuato a pensare ancora per un minuto gli sarebbe esplosa la testa. Doveva rimanere concentrato, recuperare il sangue freddo e la sua solita capacità d’analisi. E diradare l’ansia.

Così fu ancora una volta lei il suo bersaglio silenzioso, lei che gli sedeva di fronte e sorseggiava il suo tè ora con gli occhi bassi ora lanciando proprio a lui fugaci sguardi. Quella sua grazia era innata o era forse il risultato di una rigida educazione che si era più che altro autoimposta? Era l’esatta corrispondenza del suo rigore? Un abito assunto per conservare ciò che ancora permaneva, nelle situazioni più estreme, della propria dignità di essere umano? I movimenti del suo polso per portare la tazza alla bocca, la cura con cui poi l’aveva posata sul piattino e il modo in cui aveva asciugato le labbra appena umide, non un gesto gli era sfuggito mentre aveva finto di bere un tè troppo amaro e ormai troppo freddo. Se per magia quello scienziato fallito e quell’altro pirata ficcanaso fossero spariti, si sarebbe detto quasi quasi un appuntamento tra lui e Robin, e in fondo era stato inconsciamente quello il suo primo pensiero quando l’aveva invitata a sedersi là, in attesa che il destino si compiesse. Anche se lui un appuntamento non l’aveva mai avuto, non sapeva cosa volesse dire l’agitazione prima di un incontro, lo scegliere con cura vestiti, mosse, parole per il solo scopo di piacere a una donna, e in fondo tutto quel rituale che aveva solo visto in qualche vecchio film italiano non si confaceva a un carattere pragmatico come il suo. Ma se per magia quello scienziato fallito e quel ficcanaso fossero spariti, allora lui e Robin avrebbero conversato di frivole questioni o di massimi sistemi, come in un vecchio film francese, e poi l’avrebbe invitata a passeggiare, per altre e altre volte ancora.

Invece fu messo in allarme da un tremito di lei e da quelle parole: CP-0. E non potè che constatare che ora alle costole avevano anche l’unità infallibile della più potente agenzia di spionaggio al mondo, e avrebbe voluto cancellare dal suo bel viso quell’espressione atterrita propria di chi ha già dovuto fare i conti con i cani del Governo, ma non trovò niente di meglio da dire che: «Non arriveremo a Green Bit con il pensiero». Lasciò sul tavolo soldi sufficienti per il conto e la mancia e si incamminò verso il ponte, seguito dagli altri tre.

 

——————

«Pensavo che i pesci combattenti fossero dei pesci» notò Robin, tra l’ironia e il timore. «E questi non ti sembrano pesci?» Law era stato lesto nella risposta ma Usopp sapeva bene che, nonostante il capitano degli Heart non fosse tipo da scomporsi facilmente davanti ai pericoli, tuttavia quei mostri non potevano lasciarlo indifferente. Certo erano riusciti a spaventare a morte lui, che sarebbe voluto tornare a nuoto alla Sunny pur di non doverli affrontare per arrivare poi chissà dove, in un posto che non aveva neppure testimoni di tutte le proprie insidie. Aveva provato con ogni forza a convincere quel pazzo di Trafalgar a non proseguire con un piano scellerato, trovando addirittura un inaspettato e strenuo sostegno in Caesar. Tuttavia i tentativi non avevano dato nessun frutto, così adesso si trovava su quel ponte, gambe immobilizzate dalla paura e orecchie incredule: Law aveva davvero cercato di rassicurare Nico Robin con la promessa che a tenerli al sicuro sarebbero stati proprio lui e lo scienziato pazzo? Era davvero troppo per Usopp, che giurò a se stesso, se mai fosse uscito vivo da quella storia, di costringere Luffy a rompere l’alleanza con quello sconsiderato di capitan buon umore. E Robin sarebbe stata sicuramente dalla sua parte, pronta a testimoniare delle follie, dei pericoli a cui quel tipo li aveva costretti, e senza alzare un dito in una situazione così disperata… Fu nel bel mezzo di quei pensieri che un boato e l’avvistamento di qualcosa che si stava avvicinando troppo velocemente colsero Usopp quasi di sorpresa: i mostri combattenti erano due, e forse un banco intero, li stavano accerchiando, cosa fare? cosa fare? cosa fare?! Fu Robin a indicare la soluzione, e Usopp seguì il suo esempio, sferrando un colpo con assoluta precisione. Meno due, ma cosa si sarebbero inventati per tutti gli altri, chi li avrebbe difesi fino alla fine di quel ponte troppo lungo? «Togli le manette a Caesar, combatterà anche lui» quella mania di dare ordini cominciava a infastidirlo oltre ogni misura. Ma doveva riconoscere che la sicurezza di Law trovava quasi sempre una ragione: il potere incredibile dello scienziato sarebbe stato in effetti uno scudo migliore di qualunque mossa degli altri tre. 

Sistemato momentaneamente un problema, però… Maledetto Law, che li aveva costretti a partire senza neppure premurarsi di sapere se il ponte per Green Bit fosse tutto intero. Ora come avrebbero fatto a passare dall’altro lato? Ma in un momento di massimo pericolo al capitano degli Heart venne per fortuna ancora una volta in mente di sfruttare il potenziale gassoso di Caesar. “E perchè allora non farlo dall’inizio!” pensò Usopp in un moto di stizza verso quell’alleato per la cui lealtà nutriva ancora tanti dubbi. Ma una volta atterrati sull’isola misteriosa fu un’altra la questione sottoposta alla sua attenzione: continuavano a camminare insieme da quando erano scesi dalla nave, mantenendo quella distanza minima per non destare sospetti l’uno verso l’altra, e verso gli altri, ma senza mai perdersi d’occhio, scambiandosi addirittura qualche parola di tanto in tanto, sempre e solo loro due, come assenti dal resto del mondo. All’inizio gli era sembrato un caso, poi il frutto della sua immaginazione… E all’improvviso a Usopp fu tutto chiaro: gay? Cuore di ghiaccio? “Non mi piacciono le ragazze”? Tutte stronzate. Quel bellimbusto stava provando a flirtare con Robin, con la sua compagna! Che a dire il vero gli sembrava stranamente troppo di buon umore per essere una in missione contro Doflamingo. Quella verità appena intuita scosse Usopp così repentinamente da spingerlo a urlare: «Hey voi due! Non così di fretta! Aspettate!». Ma sempre senza alzare troppo la voce, non avrebbe voluto mica risvegliare gli spiriti e chissà cos’altro di spaventoso potesse popolare Green Bit.



Note: Usopp, potrei scrivere di lui per ore e pagine, ma qui c'era bisogno solo di un testimone che confermasse quanto sta succedendo: ebbene sì, Oda voleva far credere che il Signor Morte fosse uno tutto sottomarino e lavoro ma ha vicino quello splendore di Robin, come potrebbe ignorarla? Lui sta pensando che non è proprio il momento adatto per simili mollezze, ma le cose certe volte accadono e basta. Esattamente come accade che, momento giusto o no, anche lei sia tentata. Lui è bello, giovane, brillante, ed è pure l'unico tipo d'uomo che Robin fin qui non ha mai avuto: uno di cui finalmente anche lei ricambi l'interesse. All'orizzonte ci sono tante prime volte...

   
 
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