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Autore: ATeufel    19/01/2020    1 recensioni
Stavi lí.
Seduta sul mio letto a guardare il panorama dalla finestra.
È stata la prima cosa che mi ha colpito di questa casa. E piace anche a te.
Hai una treccia scomposta che si abbandona sulla tua spalla. Vorrei farlo anche io.
È così surreale averti qui...
Ho portato altre persone in questa camera , in questa casa, uomini ovviamente, e mi sono sempre sentita perfettamente padrona della situazione, di me stessa. Ma con te... È diverso.
Il tuo odore riempie l'aria.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nota dell'autore: questo capitolo è ambientato tre giorni prima del precedente




Tre Giorni prima…
Si può smettere di essere sé stessi? Si può, per una volta provare a fare qualcosa che non avresti mai pensato di fare? Davvero sto organizzando un appuntamento con una ragazza? Continuo a chiedermi incessantemente questa cosa, mentre ti scrivo un messaggio per invitarti, mentre mi accendo una sigaretta nella speranza che possa tranquillizzarmi, mentre Giorgia mi parla al telefono della sua nuova fiamma. Ma il pensiero costante che , io , Giulia, nel pieno delle mie " facoltà mentali", ti ho invitata ad un vero appuntamento mi attanaglia. Sarebbe la nostra seconda uscita, se proprio vogliamo formalizzarci. Niente ristoranti, niente pub, niente luoghi troppo pubblici.
E allora che mi invento? Una di quelle cose che se me l'avessero raccontata avrei riso per un bel pezzo. Ti porto in un parco per bambini, all'aperto, quelli con le altalene e il verde, e tutto il resto. Una cazzata esorbitante. Ma d'altronde dopo essermi iscritta a quel sito di incontri e averti chiesto di incontrarci, direi che rivederti è proprio il minimo.
È sbagliato? Continuo a chiedermelo da giorni ormai. Cazzo. Perché dovrebbe esserlo? Ho voglia di vederti, cosa che non ammetteró mai, ma è cosí. Quando sono in laboratorio, e per un attimo riesco a guardare il cellulare e c é un tuo messaggio io sorrido. È terribile questa cosa. Ci conosciamo da dieci giorni, forse. Non li conto, non lo so.
Ti ho detto che saremmo andate in un posto a piedi. È Maggio. Roma è, se possibile, ancora più bella in questo periodo. E tu sei bella. Ed io ho l'ansia? Riderei di me stessa, tanto.
"Ciao Sarda" sorridi
"Ciao" lo dici con la bocca e con gli occhi.
Ti chiedo come è andata la giornata, mi rifai la stessa domanda. Mentre iniziamo a camminare sento che quel piccolo nodo si sta sciogliendo.
"Dove stiamo andando?"
"Quanta impazienza"
Ridi.
So cosí poco di te, ma quando ridi sei luminosa.
Quando ad un certo punto mi fermo, ti guardi intorno cercando l'insegna di qualche pub. Se fossimo in un cartone animato avresti un punto interrogativo sulla testa
"Ho pensato che potevamo prendere questo parco in affitto, pensalo come un pub all'aperto" e tiro fuori 2 bottiglie di birra dalla borsa.
Mi guardi. Scuoti la testa. E ti vai a sedere su una delle altalene. Allora forse non ho fatto la scelta sbagliata.
"É una cosa romantica" non è una domanda, lo stai affermando.
"Direi che romantica non è proprio il termine che mi si addice, anzi se mi dovessi definire direi cinica"
"Abbiamo tutti delle debolezze"
Parliamo io e Laura, di un sacco di cose, di una miriade di questioni. Vive a Roma da 8 anni, come me. Lavora in uno studio finanziario, che non so nemmeno cosa voglia dire.
Io le racconto di neurobiologia, del mio amore per la scienza. Superficiali, le domande e le risposte sono superficiali. Lo so, è così che funziona. È solare, si vede. Laura é sexy. Dannatamente. Ha un paio di jeans che le fasciano le gambe, un maglioncino bordeaux che lascia scoperta una spalla da dove sbuca un tatuaggio old school. Li conosco bene. Le sue mani sono piene di anelli. I capelli, tendenti al rosso ricadono liberi sulle sue spalle.
Lo sto facendo, sono uscita con te, per 2 volte, e stiamo parlando, ed io mi sento a mio agio. È possibile.
Sai spezzare i silenzi nella conversazione, cosa che io non ho mai imparato a fare. Adoro il silenzio, ci sguazzo al suo interno.
Quando distrattamente guardo il mio cellulare, mi accorgo che si è davvero fatto tardi.
"Cazzo, sono le 3"
"Merda”
Ci solleviamo dalle altalene nello stesso momento, ritrovandoci molto, troppo vicine. Io lo so che vorrei e dovrei farlo. Ma fa paura. E forse anche a te.
Ma nonostante tutto, questa volta vince l'istinto. Ti sfioro una mano, risalendo verso il braccio, fino a toccare la tua guancia. Mi guardi negli occhi. Mi stai guardando negli occhi così forte che fa quasi male. E allora chiudo questa distanza che ci separa, e chiudo la ragione in un fottutissimo angolo della mia testa. E le tue labbra sono morbide, carnose. Sai di birra, e sigarette. Ma sei buona. Ecco se ti dovessi definire direi che sei buona. È uno sfiorarsi, così leggero all'inizio. È un maledetto bel bacio. La tua bocca che piano si apre, la mia lingua che solletica la tua. Il tuo sapore. Il mio sapore. Le nostre bocche. Dura poco. Poi ci sorridiamo, teneramente.
Solo quando sono a casa da sola mi rendo conto di una terribile verità, ho baciato una ragazza e mi è piaciuto. Cazzo se mi è piaciuto baciare Laura.
Un tuo messaggio mi suggerisce che forse non sono la sola a cui questa serata ha dato qualcosa.
Ci rivedremo. E forse questa è la verità ancora più sconcertante.
 
 

Nota dell'autore: il famoso bacio di cui si parla nel primo capitolo è questo
  
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