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Autore: _EverAfter_    19/01/2020    4 recensioni
Post Tenrou Arc.
Lucy è a pezzi dopo la scoperta della morte del padre, ma nonostante tutto cerca comunque di mostrarsi alla gilda come quella di sempre. Natsu non ci vede chiaro, e decide di spiarla quando lei torna a casa.
Piccola missing moment su una delle mie OTP del fandom, spero vi piaccia.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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When-I-look-at-your-sleepy-face



Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra,
varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.
– A. M. –



    Era entrato dalla finestra, come ogni notte. Credeva che ormai la maga la lasciasse aperta di proposito – dopotutto non sarebbe stato un problema, per lui, trovare un altro modo per fare incursione in casa sua.

    Da quando la spumeggiante erede Heartphilia si era trasferita a Magnolia era divenuto un gioco per entrambi: lei sbarrava porte e finestre, lui si dilettava a passare i pomeriggi a studiare un piano per poter entrare senza destare sospetti, intrufolandosi come un ladro accidioso sotto le coperte calde – troppo calde – che puntualmente finivano a terra a far compagnia al tappeto di ciniglia. Lucy entrava in camera dopo un bel bagno rilassante, avvolgeva il bel corpo giovane e sodo con un asciugamano di candido cotone profumato e si ritrovava a sbraitargli contro attraverso una serie d’idiomi che ben poco si addicevano alla bocca sottile e votata ai sorrisi.

    Questo, tuttavia, era accaduto prima di tornare dall’isola di Tenrou, in quel vuoto temporale che ognuno di loro s’era lasciato alle spalle, ritrovandosi catapultati in una realtà ch’era andata avanti, anche senza di loro.

    Lucy, tra tutti, era quella che aveva pagato di più.

    Ripensava allo sguardo che le aveva visto dipinto addosso quando le era stato detto che suo padre era morto, e ripensava a quanto ingiusti fossero stati i suoi occhi, che provavano a sorridere nonostante tutto, incapaci di mostrarsi deboli di fronte agli altri membri della gilda, perfino di fronte a lui, che s’era d’improvviso offeso per l’atteggiamento spensierato e iconico di lei. Era stato come se, quel giorno, Lucy avesse deciso di negargli la presenza della parte di sé più fragile e spaventata, quella che gli era capitato di vedere poche volte da quando la conosceva. La stessa che lui avrebbe tanto voluto incontrare, foss’anche solo per comprendere quanto diversa fosse dalla maga ch’era solito conoscere.

    Se ne stava perso in quei pensieri, mentre si accoccolava accanto al corpo fresco e placido dell’amica, il cui respiro faceva dondolare delicatamente una ciocca bionda che le ricadeva scompostamente sulla fronte alta e rosata. Natsu la carezzò gentilmente portandogliela dietro un orecchio, mentre si chiedeva se avesse pianto anche quella notte. Si ricordò di tutte le volte in cui aveva visto le palpebre rosse della maga ed il lembo del cuscino intriso di lacrime salate e pastose, ch’imbrattavano soventemente anche il lenzuolo. Eppure, alla gilda si presentava sempre con un sorriso stampato dipinto sul volto e quegli occhi – gli stessi occhi ch’annegavano di dolore quando nessuno li guardava – che sembravano celare al mondo il più nefasto degli addii.

    Natsu la osservava, molto più di quanto non avesse fatto in passato. Era ciò che la gente comune, quella che era in grado di capire i sentimenti, definiva preoccupazione. Lui l’aveva sperimentata tante di quelle volte d’averci fatto il callo, ma percepiva che questa volta c’era davvero qualcosa di diverso: un’angoscia inquietante e che non sapeva spiegarsi, mista ad un terrificante sentimento d’impotenza. Avrebbe potuto salvarle la vita, certo; avrebbe potuto rincorrerla fino in capo al mondo e riportarla nel suo luogo felice, avrebbe potuto spezzare la terra ed irrompere nei cieli se fosse stato necessario. Sarebbe bastato che lei glielo chiedesse, e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per quel sorriso.

    Ma suo padre. Quello no, non avrebbe potuto riportarglielo indietro.

    La verità era ben palese davanti ai suoi occhi: Lucy non rideva più com’era solita fare. Perfino quand’era insieme a lui, le gaie avventure d’una volta non bastavano più a farla andare avanti, troppo impegnata com’era a guardarsi indietro, a quel vuoto spaventoso che non si perdonava e che non sarebbe mai stata in grado di perdonarsi. Come se la colpa fosse la sua, come se avesse potuto farci qualcosa.

    Accorto a che non si svegliasse, il giovane mago afferrò la coperta di pile arancione, coprendole le spalle scoperte e le braccia infreddolite da quella notte decisamente ventosa, che sferzava violenta contro il vetro della finestra, dove di tanto in tanto qualche spiffero prepotente irrompeva dagli infissi malandati. Rimase a fissarla con il volto poggiato al palmo della mano, chiedendosi se sarebbe mai tornata a rimproverarlo per entrare in casa sua senza permesso. Lui ci sperava ogni volta, ma era come se Lucy non s’accorgesse più della sua presenza e lui aveva colto l’occasione per poter vegliare su di lei almeno durante la notte, quando si svestiva della corazza del cuore e permetteva a se stessa quell’attimo di smarrimento che l’accompagnava per tutto il tempo in cui rimaneva sola.

    Natsu odiava vederla in quello stato, eppure non poteva scrollarsi di dosso la piacevole sensazione che quella parte della maga, così dolcemente fragile, fosse solo per lui: tutti potevano vedere Lucy, ma quel frammento nascosto e squisitamente egoistico era per lui solo. Quell’esclusività non riusciva proprio a disprezzarla, al contrario. Delle volte sembrava quasi sguazzarci dentro.

    Il perché non gli era dato sapere.

    Non era bravo a comprendere le emozioni, tantomeno a spiegarle: non riusciva a dar loro dei nomi, così se gli fosse capitato di provare rabbia sarebbe bastato fare a pezzi un tronco d’albero o prendersi a cazzotti con Gray, ma di certo nessuno l’avrebbe mai sentito dire “sono arrabbiato”. Perché Natsu era fatto così, non etichettava ciò che provava, ma agiva secondo la propria corrente emotiva. La stessa che, in quel momento, aveva lasciato che le sue forti braccia stringessero il corpo al suo fianco, che d’improvviso gli era parso più magro di come lo ricordava. Lucy era solita arrabbiarsi quando lui la canzonava, ricordandole dei due chiletti che aveva preso negli ultimi mesi prima della partenza sull’isola, eppure il mago non poteva fare a meno di notare la curva delle costole sotto le sue dita, che involontariamente avevano toccato la pelle fresca dell’amica. Al contatto con l’epidermide liscia e pallida, Natsu non poté rimanere indifferente, sorprendendosi di quanto fosse piacevole poterla tenere stretta in quell’abbraccio gentile. Non gli capitava spesso – mai – di potersi prendere cura di lei, poiché la maga puntualmente gli diceva che non v’era nulla per cui valesse la pena preoccuparsi. Come se lui avesse davvero potuto bersela, quella sciocca bugia.

    Soffermò lo sguardo pece sul viso contrito della giovane, poi sulle ciglia folte e umettate da piccoli cristalli di lacrime, mentre le sopracciglia s’aggrottavano in preda ad un incubo improvviso, l’unico posto in cui Natsu non era in grado di proteggerla. Se ne stava in silenzio, ad osservarla mentre le gocce diafane scendevano a bagnarle le guance arrossate e il mento assottigliato, asciugando di tanto in tanto i rivoli che fluivano copiosi attraverso le palpebre serrate. Una lacrima, tra tutte, arrestò la sua improvvisa corsa sulla riga sottile che separava le labbra della maga, lì dove il respiro fluiva affannoso fuori per condensarsi nell’aria della stanza. Era la prima volta che il dragon slayer vi faceva caso: la bocca di Lucy era affilata e tinta di un naturale rossore che la faceva sembrare molto più carnosa di quanto in realtà non fosse.

    Senza neppure rendersene conto, abituatosi ormai ad essere il silenzioso confortatore a quelle lacrime prepotenti, si ritrovò a sfiorarle le labbra con il pollice per asciugare l’ennesima indesiderata ospite. Quando toccò quasi con timore l’orlo rosa, si soprese di quanto fosse morbido e liscio, come se stesse toccando una coperta di velluto.

    Non s’interrogò molto su quello che stesse facendo: Natsu non era il tipo da pensare troppo alle cose. Quando aveva voglia di fare qualcosa, la faceva e basta, con la stessa ingenuità e naturalezza di un bambino – e per molti il dragon slayer lo era ancora. Per cui non vi fu imbarazzo neppure nel momento in cui si ritrovò a sfiorare quel soffice tessuto epidermico con la propria bocca, ch’era più spigolosa e secca rispetto a quella dell’amica.

    Certo, in quel modo non avrebbe dovuto preoccuparsi di svegliarla ogni qualvolta che una lacrima decideva di sostare proprio lì. E si ritrovò a baciarla ogni volta, senza che gli venisse mai in mente che fosse qualcosa di assurdo. Era come bere goccia a goccia da una brocca col beccuccio troppo stretto, solo che si scoprì a trovarlo molto più piacevole e, nel giro di qualche lacrima, si ritrovò a dispensarle baci anche su una bocca perfettamente asciutta. Il perché non se lo chiedeva, mentre premeva le sue labbra contro quelle della maga.

    In quel modo non avrebbe dovuto preoccuparsi di svegliarla ogni qualvolta che una lacrima decideva di sostare proprio lì. E si ritrovò a baciarla ogni volta, senza che gli venisse mai in mente che fosse qualcosa di assurdo. Era come bere goccia a goccia da una brocca col beccuccio troppo stretto, solo che si scoprì a trovarlo molto più piacevole e, nel giro di qualche lacrima, si ritrovò a dispensarle baci anche su una bocca perfettamente asciutta. Il perché non se lo chiedeva, mentre premeva le sue labbra contro quelle della maga, perché in ogni caso non sarebbe stato in grado di darsi una risposta.

    Era una parola che nessuno mai gli aveva insegnato. Non ne conosceva il nome, né il significato.

    Se avesse avuto la possibilità di etichettarla, allora forse quello stringere Lucy a sé e baciarla avrebbero assunto una connotazione del tutto nuova. Ma Natsu non si scompose affatto, neppure quando si rese conto dell’improvvisa vampata di calore che gli percorse le guance e la fronte. Avrebbe potuto trovare altre giustificazioni, ma non voleva. Tutto ciò che stava accadendo era qualcosa che lo faceva star bene, del resto non gli importava poi granché.

    La sentì mugolare assonnata all’ennesimo, innocente tocco, e la vide schiudere delicatamente le palpebre. Si aspettava che lo sgridasse da un momento all’altro, ma la bionda si limitò a sbattere lentamente le ciglia, mentre gli occhi opachi e in preda al dormiveglia tentavano di mettere a fuoco la persona di fronte a sé.

    – Natsu, – uggiolò e, prima che il mago potesse risponderle, s’abbandonò al dolce bacio.

    Il silenzio nella stanza venne interrotto dagli schiocchi sempre più incontrollabili dei due compagni, le cui labbra si staccavano solo per pochi istanti, in trepidante attesa di ritrovarsi, di cercarsi con sempre più crescente necessità. Natsu sentì la partner schiudere leggermente gli angoli della bocca, e in quell’istante percepì l’incessante bisogno d’esplorarla con la propria lingua, che si ritrovò presto al calore delle pareti calde e accoglienti. La strinse a sé, incatenandola al suo corpo in preda ad un'insolita arsura, che s’accresceva ai guaiti sommessi della giovane.

    Sentì le dita affusolate della maga sfiorargli delicatamente la sciarpa d’Igneel mentre le gambe snelle s’incastravano tra le sue e Natsu non poté fare a meno di rimanerne sorpreso, sconcertato, forse anche spaventato: non era così sciocco da non capire cosa stesse succedendo, ne aveva sentito parlare tante volte dagli altri membri della gilda, eppure non vi aveva mai prestato orecchio, troppo preso dalle missioni e dalla voglia di migliorarsi.

    Non era in grado di usare paroloni o di lasciarsi trasportare da assurde romanticherie. Ciò che provava per Lucy non era traducibile attraverso lemmi scontati e monotoni, ma passava attraverso di lui ogniqualvolta che le proprie labbra s’increspavano su quelle della ragazza bionda: era il voler renderla felice ad ogni costo, e quella felicità rendeva lui completo. Niente di più semplice.

    A poco a poco la maga s’assopì di nuovo, vittima del sonno e dei troppi baci che Natsu le aveva dispensato per tutto il viso. Il mago rimase a contemplare il suo volto assonnato per tutta la notte, perfino quando le prime luci del mattino sfavillarono prepotenti sull’acqua del fiume, che rifletteva i raggi del sole sulla finestra della casa. Socchiuse gli occhi, cercando di abituarsi alla fioca luce del mattino, ma senza neanche rendersene conto serrò delicatamente le palpebre e s’addormentò, concedendosi al calore del bel corpo della giovane al suo fianco.



***


    – Ho fatto un sogno strano, la notte scorsa.

    Lui ed Happy si fermarono ad ascoltarla, mentre uno strano rossore prendeva vita dalle guance imbronciate della maga.

    – Che sogno? – domandò l’exceed, a bocca piena.

    La bionda si voltò verso il mago, sorridendogli timidamente: – Ho sognato che ci baciavamo. Ehi, Natsu, non ti sembra assurdo?

    A ben ripensarci, forse quella notte era stata un po’ assurda. Scoppiò a sghignazzare, tornando padrone di sé per evitare che lei s’insospettisse. – Come se potesse mai accadere!

    Lucy s’accigliò, allontanandosi imbronciata, mentre farneticava frasi sconnesse e ingiuri contro il dragon slayer che rimaneva a fissarla dal tavolo poco distante.

    – Natsu, – lo chiamò Happy, un po’ preoccupato, – non hai intenzione di dirglielo?

    Il mago abbassò lo sguardo, mentre un sorriso colmo di serenità si dipingeva sul suo volto. – No.

    – Perché?

    Non sapeva spiegarlo, e si limitò a dirgli: – Perché dovrei ricordarle una cosa simile?

    Happy lo squadrò perplesso, prima di tornare al suo succulento pesce del mattino. Probabilmente non gliel’avrebbe mai detto, ma andava bene così.

    Fin quando fosse riuscito ad essere il suo sogno, gli incubi non sarebbero più tornati da lei.









Angolo dell'autrice:

Buonasera a tutte/i, eccomi tornata con una nuova piccola one-shot che spero possa piacervi (scritta in un momento "perditempo", per cui siate clementi). Credo di essere una delle miliardi di fan di questa ship, perché ammettiamolo, Natsu e Lucy ci fanno sempre un po' sognare.

Che altro dire, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!


_EverAfter_

  
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