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Autore: Miharu_phos    21/01/2020    1 recensioni
“Vedi Riccardo? Adesso non fa più male come prima. Basta solo abituarsi al dolore e prima o poi riuscirai a non sentire più niente. Te lo prometto”
Dove Riccardo cerca di aiutare il povero Gabriel ma finirà per essere trascinato a fondo insieme a lui.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Gabriel indugiava davanti al cancello di scuola, indeciso se entrare o no.

 

Quel giorno ci sarebbe stata nuovamente la lezione di ginnastica, e lui non era decisamente dell'umore adatto per sopportare ancora quell'umiliazione.

 

-Ehi, è arrivato quello strano- borbottò un compagno di classe di Riccardo, facendo spostare l'attenzione degli amici sulla figura esile davanti all'ingresso.

 

Il castano si voltò subito, rapito dallo sguardo vuoto del ragazzino.

 

Gli sembrava quasi uno spettro, un'anima in pena, un fantasma vagante che fluttuava, sperando di passare inosservato.

 

La campanella suonò e tutti i ragazzi cominciarono ad entrare nell'istituto.

 

Riccardo attese ancora un po' in giardino, aspettando pazientemente che anche Gabriel raggiungesse i compagni.

 

Lo guardò indietreggiare lentamente, per poi sparire dietro al muretto.

 

Rimuginò sul da farsi ancora qualche secondo, poi, prima che i cancelli venissero chiusi, sgusciò fuori con uno scatto.

 

Si voltò un'ultima volta verso la scuola, incerto, ma poi corse via, temendo che qualcuno potesse vederlo.

 

Per qualche secondo buono perse di vista il compagno, dopo qualche veloce occhiata però riconobbe i suoi codini mentre si infilava in un vicolo

 

Lo inseguì in silenzio, cercando di controllare il rumore dei suoi passi.

 

Non voleva infastidire Gabriel, voleva solo capire quali fossero le sue intenzioni; stava forse tornando a casa? Non si sentiva bene? 

 

Poi si ricordò dell'ora di educazione fisica e capì; per lui doveva essere stato veramente angosciante.

 

Continuò a pedinare il rosa finché quest'ultimo non giunse davanti al passaggio al livello chiuso; lo superò e attraversò con noncuranza i binari.

 

Dopo pochi secondi il treno passò, e Riccardo cominciò seriamente a pensare che quel ragazzino volesse rischiare la vita di proposito.

 

Quando il passaggio a livello venne riaperto, il castano superò i binari e continuò a camminare, guardandosi attorno per ritrovare la figura di Gabriel, nuovamente sparita.

 

Camminò a lungo, poi lo ritrovò mentre attraversava un ponte; aspettò che il rosa fosse giunto dall'altra parte, poi lo attraversò anche lui.

 

Il ragazzino si addentrò all'interno del parco che portava alla torre in metallo che capeggiava sulla città.

 

Non fu difficile seguirlo, i mille suoni cittadini attutivano i suoi passi nell'erba.

 

Gabriel cominciò a salire gli scalini che portavano in cima, e solo quando fu abbastanza in alto, Riccardo lo imitò, giungendo al primo piano della torre, un primo piano che si ergeva ad almeno quindici metri da terra.

 

Gabriel abbandonò subito il pianerottolo; cominciò ad arrampicarsi fra le assi di metallo e quando fu abbastanza in alto si accomodò su di un grosso tubo, per poi cominciare a far dondolare le gambe nel vuoto.

 

Prese lo zaino e ne tirò fuori il suo bento; lo aprì e prese a lanciare lontano uno per uno i manicaretti preparati ossessivamente da sua madre.

 

Riccardo aggrottò le sopracciglia confuso; perché se aveva la merenda a scuola non mangiava nulla? 

 

Mentre spiava il ragazzino perse l'equilibrio e si lasciò scappare un verso di spavento mentre si aggrappava ad un'asticella; Gabriel a sua volta si spaventò e per poco non precipitò di sotto, sostenuto soltanto dal braccio di Riccardo che lo afferrò per un pelo.

 

-Scusami!- si affrettò a dire il castano, ricomponendosi, mentre il rosa respirava in modo affannoso, ancora in preda allo spavento.

 

-Che ci fai qui?! Mi hai seguito?!-

 

La sua voce tradiva delusione oltre che fastidio, e a Riccardo non sfuggì questo particolare.

 

-No, scusami, ecco io...volevo solo convincerti a tornare a scuola- biascicò su due piedi.

 

Gabriel lo guardò indispettito, poi si voltò nuovamente verso il basso e svuotò del tutto il bento.

 

-Perché lo stai gettando? Non ti piaceva?-

 

Il rosa sbuffò imbarazzato, non ci voleva proprio; perché quel Riccardo non si levava dai piedi?

 

-Che cosa vuoi da me? Adesso andrai a dire tutto ai compagni, non è vero?- domandò rassegnato.

 

-Niente affatto. Volevo solo assicurarmi che stessi bene, Gabriel-

 

Il rosa spalancò gli occhi incredulo.

 

-Perché?- domandò istintivamente.

 

Il castano si grattò la testa imbarazzato.

 

Aveva già provato a farci amicizia, ma la brusca reazione dell'altro lo aveva allontanato; non voleva rischiare di ricevere un altro rifiuto.

 

-Voglio tenerti d'occhio- biascicò.

 

-Beh lasciami in pace. Io non ti voglio fra i piedi- mentì il rosa.

 

Oh, quanto gli sarebbe piaciuto avere un amico, soprattutto uno carino come Riccardo; ma non c'era da fidarsi. Non c'era letteralmente nessuno di cui lui potesse fidarsi, infondo.

 

-Perché non sei andato a scuola?- domandò il castano con tono accusatorio.

 

-Mi pare che tu abbia fatto lo stesso! Sei un ipocrita! Lasciami stare!-

 

Riccardo sobbalzò ferito e si rassegnò a lasciare in pace il compagno.

 

Quest'ultimo, indispettito, lo superò, scendendo dalla torre per cercarsi un'altro posto in cui poter rimanere solo.

 

Ma il castano non si arrese; riprese a seguirlo di nascosto finché non lo vide infilarsi sotto un ponte, dove si inginocchiò davanti alla riva del fiume e cominciò a giocherellare con l'acqua che scorreva.

 

Arrossì quando il rosa, ignaro della sua presenza, prese a spogliarsi, certo di essere solo.

 

"Siamo in inverno, è matto!" Si disse il castano.

 

Il ragazzino entrò nell'acqua gelata e cominciò a galleggiare rilassato; quel freddo tagliente riusciva ad anestetizzarlo da tutta l'angoscia che gli aleggiava nella testa, facendogli dimenticare almeno per un po' la sua triste esistenza.

 

Mentre il castano guardava la sua pelle candida venire bagnata dall'acqua limpida, avvertì dentro di sé una strana sensazione; 

 

Realizzò di trovare Gabriel veramente tanto carino, e guardare il suo corpo nudo che galleggiava, leggero e perfetto, lo stava facendo sentire strano, tanto da non riuscire a trattenersi dal continuare ad ammirarlo.

 

C'era qualcosa in lui, un qualcosa di incredibilmente attraente; forse era il suo aspetto, così femminile, o forse era il suo atteggiamento scontroso, sfuggente e perennemente sulla difensiva;

 

Era la prima volta che Riccardo provava attrazione per un ragazzo, e fu una sensazione talmente piacevole, quasi afrodisiaca, da fargli dimenticare tutto il mondo circostante.

 

Si accucciò in un angolo e continuò ad ammirare quella figura efebica, mentre si attorcigliava i riccioli fra le dita, incantato.

 

Non gli importava affatto capire se fosse gay, bisessuale, attratto da ragazzi o ragazze; che importava?

 

Gabi era talmente bello da portare il suo cuore totalmente su un altro piano.

 

Ed in quel momento comprese che qualunque cosa Gabriel avesse fatto da quel momento in poi lui lo avrebbe seguito.

 

Quella figura angelica lo stava rapendo, e senza rendersene conto cominciò lentamente a sprofondare nell'abisso nero e per nulla fatato del ragazzino che tanto ammirava.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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