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Autore: pampa98    22/01/2020    9 recensioni
Una sera d'inverno, una coppia di ragazzi gira per le strade di Lucca. Quando lei scopre che un ricordo della sua infanzia è tornato in città, vuole farlo assaggiare anche al suo ragazzo.
[Storia partecipante a "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP.]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTO THE UNKNOWN




 
Era una fredda sera di gennaio, probabilmente la più fredda dell’anno. Lucca era deserta, ma non c’era da stupirsi: salvo rare occasioni, i cittadini preferivano andare in locali o discoteche fuori dal centro, dove potevano scatenarsi fino a tarda notte.
A Chiara però piaceva la quiete della sua città natale e preferiva di gran lunga andare a mangiare una buona pizza e godersi un film o rifugiarsi nella libreria, aperta praticamente ad ogni ora, piuttosto che rinchiudersi in un locale in cui avrebbe dovuto fare a spintoni per stare in piedi e urlare per riuscire a parlare con i suoi amici.
Tuttavia odiava il freddo. Lo odiava con tutto il suo cuore. Se almeno fosse servito a portare la neve lo avrebbe anche potuto tollerare e invece niente: solo gelo fine a se stesso.
«Che dici, mangiamo e poi andiamo al cinema o facciamo il contrario?»
Alessandro si stava sfregando le mani per scaldarle. Lei gli aveva detto di mettersi i guanti, ma lui “no, non mi servono, noi maschi non sentiamo freddo.” Così era uscito di casa solo con il giaccone, senza nemmeno la sciarpa nonostante avesse avuto il mal di gola solo due giorni prima. Chiara, d’altro canto, sembrava che stesse partendo per il Polo Nord: l’immancabile piumino viola dalle tasche che potevano fare invidia a Mary Poppins era accompagnato da uno sciarpone, un cappello di lana tirato ben sopra le orecchie e indossava i guanti che le avevano regalato i suoi per Natale. Lei però non stava congelando, a differenza del suo ragazzo. Se non fossero stati in ritardo, si sarebbe divertita a portarlo sulle mura, così avrebbe imparato a coprirsi di più, l’uomo che non ha freddo.
Guardò l’orologio che teneva al polso: segnava le 20.00 e il film sarebbe iniziato entro un quarto d’ora.
«Meglio andare al cinema se non vogliamo fare tardi» disse. «Se qualcuno fosse arrivato in orario, magari…»
«Ti ho già spiegato che è stato quel pandino dell’anteguerra che mi ha costretto a guidare come una lumaca!» si difese Alessandro.
Chiara agitò la mano per chiudere il discorso.
«Dai, muoviamoci.»
Gli prese la mano e si avviarono verso il cinema.
Non c’era molta gente, probabilmente perché ormai Frozen II lo avevano visto quasi tutti. Ottennero i posti centrali, quelli preferiti da Chiara, perché si potevano allungare le gambe senza problemi e, se anche nella fila di fronte si fosse seduto uno spilungone, non avrebbe comunque impedito la visione del film – cosa molto importante per lei, dal momento che raggiungeva appena 1,60 m di altezza.
Quell’ora e quaranta trascorse in un lampo. Chiara rimase con gli occhi incollati allo schermo per tutto il tempo, curiosa di scoprire il segreto dei poteri di Elsa e rapita dalle animazioni del film. Le stava piacendo molto più del primo, il che succedeva di rado con i sequel Disney.
Quando cominciarono a scorrere i titoli di coda, Chiara si voltò verso il suo ragazzo e gli rivolse un enorme sorriso.
«È stato bello, vero?»
«Già, non male.»
Alessandro non era un fan dei nuovi film Disney, ma aveva comunque accettato di accompagnarla a vedere il sequel di Frozen e non sembrava essersene pentito.
«Su, adesso andiamo a mangiare» disse Chiara, alzandosi ed iniziando ad indossare il piumino. «Sto morendo di fame.»
«C’è una scena post-credit.»
«Cosa?» esclamò lei.
Alessandro annuì. «L’ho visto su un sito Internet. Dicono addirittura che sia inquietante.»
«Sul serio? Be, allora aspettiamo.»
Dovettero aspettare almeno cinque minuti, il tempo che finissero tutti i titoli di coda, prima di poter vedere questa misteriosa scena.
«Non era inquietante» disse Chiara, uscendo dalla sala. Appena misero piede fuori dall’edificio furono investiti da una folata di aria gelida.
«No, infatti. Non era nemmeno un granché, in realtà.»
Chiara fece spallucce.
«C’era Olaf e tanto bastava. Allora dove andiamo?»
«Boh, sei tu quella che vive qui.»
Chiara ci pensò mentre si addentravano nel centro. La sua pizzeria di fiducia aveva chiuso alcuni mesi prima e non aveva ancora provato quella che ne aveva preso il posto. Tuttavia sarebbero dovuti andare dall’altra parte della città e Chiara aveva fame, dal momento che non aveva nemmeno fatto merenda, quindi voleva mangiare in fretta.
«Andiamo in Fillungo, là ci sono un po’ di pizzerie.»
Si avviarono lungo la stretta strada dei negozi. Durante il fine settimana era complicato passare di lì, ma a quell’ora di sera era tutto chiuso e la via era praticamente deserta. Chiara guardò le insegne dei vari negozi per vedere se ve ne fosse qualcuno di nuovo, dal momento che ogni tanto appariva qualche novità all’improvviso.
«Perché c’è scritto ‘Farmacia’ sopra una Cioccolateria?» le chiese Alessandro. Lui non era di Lucca, lo aveva conosciuto all’Università e non frequentava spesso la città, eccezion fatta per la libreria e la fumetteria, i negozi preferiti da Chiara.
«Un tempo qui c’era una farmacia evidentemente» rispose. «In alcuni punti le insegne storiche sono rimaste, anche se adesso c’è un negozio dive- »
Si fermò di scatto, allungando un braccio per fermare anche Alessandro, il quale non capì il perché di quell’improvvisa frenata.
«Che c’è?» chiese.
«Lì. Quello.»
Alessandro seguì il suo sguardo e vide che davanti a loro c’era una pizzeria. Sull’insegna era scritto in stampatello “KONO PIZZA”.
«Sì?» disse Alessandro, non notando niente di strano in quel posto. «Cos’ha che non va?»
«Ha riaperto.»
Poi si voltò verso di lui, gettandogli le braccia al collo. «È tornato il cono pizza, Ale!»
«Evviva!» esclamò lui, poco convinto. «E quindi?»
Chiara si staccò da lui, aggrottando le sopracciglia.
«Non ti avevo mai parlato di quel ristorante che faceva coni pizza qui a Lucca e poi aveva chiuso e io c’ero rimasta malissimo?»
Alessandro scosse la testa.
«Bene, ora lo sai. Dai, andiamo» disse, trascinandolo verso l’ingresso.
«Ma praticamente è pizza.»
«Sì. È una pizza dentro un cono.»
«Ok, ma cos’ha di speciale?» insisté Alessandro.
«Che è una pizza» rispose Chiara, come se stesse parlando con un bambino, «dentro un cono. Ti piacerà, vedrai.»
Alessandro annuì. Dopotutto era solo una pizza e anche lui aveva parecchia fame. E poi Chiara sembrava così entusiasta all’idea di mangiare quel fantomatico cono pizza che non avrebbe mai potuto rifiutare.
Il locale era piuttosto piccolo, con pochi tavoli, probabilmente perché quel tipo di pietanza era pensato per essere mangiato per strada. C’era solo un’altra coppia dentro, grazie alla quale Alessandro poté dare una prima occhiata a ciò che avrebbe mangiato. Temeva che la foto esposta fosse fuorviante, ma il cono che stavano mangiando quei due sembrava davvero invitante.
«Buonasera, ragazzi» li accolse una signora sulla cinquantina. «Volete ordinare?»
«Sì, grazie» rispose Alessandro. «Vorremmo due coni pizza.»
La signora prese un taccuino e cominciò ad annotare. Chiara prese una Margherita, mentre Alessandro ne chiese una con il salamino piccante.
«È molto piccante» lo mise in guardia la donna.
«Reggo bene, non si preoccupi.»
Chiara lo guardò in tralice. Quando erano stati a mangiare al sushi e lui aveva assaggiato il roll piccante, non ricordava che avesse retto particolarmente bene. Ma, dopotutto, se voleva farsi del male, chi era lei per impedirglielo?
«Mangiate qui o portate via?»
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo eloquente.
«Mangiamo qui» risposero all’unisono.
 
«Cavolo se è grosso!» esclamò Alessandro quando arrivò la loro ordinazione.
«Te lo avevo detto» disse Chiara, prendendo in mano il suo cono Margherita. «Buon appetito!»
Alessandro la imitò, addentando in un sol boccone pasta e salame. Il tipo di pasta era più morbido rispetto a quello di una normale pizza e sentiva tutti i sapori spandersi nelle sua bocca. Gli diede un altro morso, poi un altro e un altro ancora. Si fermò solo quando sentì Chiara ridere.
«Mi sembra che non ti sia dispiaciuto così tanto, no?»
Alessandro notò di essere già arrivato a metà cono e le rivolse un sorriso furbo.
«Hai vinto, quest’affare è squisito. D’ora in poi ceneremo sempre qui quando veniamo a Lucca.»
«Come comandi» rise Chiara. «Sta’ attento alla punta del cono, però. Quella è bastarda.»
Quando arrivò al punto incriminato, Alessandro non capì cosa dovesse esserci di così tremendo: era solo pasta con un po’ di salsa di pomodoro dentro. La infilò in bocca e masticò soddisfatto. Poi capì perché Chiara lo avesse messo in guardia.
«Porc… Buscia!»
Aprì la bottiglietta dell’acqua e bevve un lungo sorso, ma ormai la lingua si era scottata.
Chiara, da brava ragazza premurosa quale era, scoppiò a ridere mentre finiva anche lei la sua cena. Senza difficoltà, a differenza sua.
«Mi ono ottato» biascicò lui.
«Io ti avevo avvisato» gli fece notare Chiara.
Bevve qualche altro sorso, finendo la bottiglia, e finalmente sentì il bruciore attenuarsi un poco.
«Che palle, questo mi ha rovinato la cena.»
«Dai, non esagerare. Almeno la prossima volta starai più attento.»
«Ah, quello è sicuro.»
Chiara gli prese la mano e lo guardò con serietà.
«Scherzi a parte, ti fa tanto male?»
«Nah, sta passando. Comunque forse ho un’idea su come accelerare il processo» le disse, indicando con la testa il menù appeso alla parete. «Ho visto che c’è un’altra sezione di coni pizza…»
«Non mi tentare» lo ammonì lei, ma Alessandro leggeva nei suoi occhi che desiderava ardentemente prendere il dolce.
«Dai, non ci credo che non ti piace.»
«In realtà non sono mai riuscita ad assaggiarlo» confessò Chiara.
Alessandro batté le mani, trionfante. «Perfetto! Sarà la prima volta per entrambi allora. Come lo vuoi?» chiese, alzandosi in piedi.
«Ma facciamo a metà?»
«Chiara, ti prego. Non fare la femminuccia.»
Lei alzò le spalle in segno di resa.
«Oh, se vuoi che ingrassi va bene! Scegli tu. Stupiscimi.»
Lui le fece l’occhiolino ed andò ad ordinare.
 
«Ricordami perché abbiamo deciso di mangiare fuori al freddo e al gelo?»
«Perché così ci muoviamo un po’ e io mi sento meno in colpa per star mangiando questa delizia» rispose Chiara.
Alla fine Alessandro aveva scelto la stessa farcitura per entrambi: crema chantilly con Nutella. Un dolce molto adatto per una persona a dieta.
«Andiamo sulle mura?» propose lei.
«Nella zona più fredda della città, vuoi dire?»
Chiara sbuffò. «Nella zona più bella della città. Dai, camminando tanto il freddo passa.»
Alessandro fece spallucce.
«Io devo ancora capire perché queste mura ti piacciano tanto, mentre odi quelle di Pisa.»
Chiara lo fulminò con lo sguardo.
«Farò finta che tu non abbia veramente paragonato queste bellissime mura con quella roba che avete voi.»
Alessandro rise, mettendole un braccio intorno alle spalle. Si divertiva a farla infuriare, parlando male della sua adorata città.
Quando arrivarono di fronte ad una delle salite, videro che un gruppo di persone si era radunato nella gelateria lì vicino.
«Ma come fanno a mangiare il gelato a gennaio?» esclamò Alessandro.
«Le persone normali mangiano il gelato tutto l’anno, caro. Non è solo un dessert, è uno stile di vita.»
Alessandro rise e le diede un bacio sui capelli.
«Allora io non ho uno stile di vita sano?» le chiese, dal momento che lui non apprezzava particolarmente il gelato nemmeno d’estate.
«Non proprio, dai. Conosco gente messa molto peggio di te. Ma che…»
Sentì qualcosa di bagnato che le si posava sul naso e un’altra goccia le sporcò gli occhiali.
«Non dirmi che piove!»
«Hai un ombrello?» le chiese Alessandro.
Chiara allargò le braccia per mostrargli che non aveva niente. Non sopportava le borse e le tasche del suo giubbotto, o dei jeans quando era estate, erano più che sufficienti per telefono, portadocumenti e chiavi.
«A che servono quelle tasche giganti se non ci metti l’ombrello?»
«Per le bottigliette d’acqua» disse, indicando la tasca sinistra, «e per un ombrello piccolo se si prospetta pioggia. Però aspetta, c’è qualcosa di strano.»
Erano gocce bagnate, ma non stava effettivamente piovendo. Vide qualcosa posarsi sull’ultimo pezzo di cono che stava mangiando. Era bianco, molto piccolo e si sciolse subito.
«È neve!» esclamò.
Alessandro rivolse una mano al cielo, cercando di capire la consistenza di ciò che stava cadendo.
«Sì, nevica. È un evento raro da queste parti.»
«Oh, adesso accetto che sia così freddo» disse Chiara, soddisfatta. «Speriamo che continui, così domattina potrò stracciarti a palle di neve.»
Alessandro rise. «Ma non pensarci nemmeno» disse, dandole una spinta giocosa «Io sono il campione in carica nella lotta a palle di neve, imbattuto dai secoli dei secoli.»
«Amen.»
Alessandro l’attirò a sé e le diede un bacio sulla bocca. A Chiara non piacevano troppo le effusioni in pubblico, ma la strada era deserta e stava nevicando, quindi al diavolo l’imbarazzo.
«Buona prima nevicata dell’anno, amore mio» disse Alessandro.
«Prima e unica, temo» Chiara si alzò sulle punte e lo baciò di nuovo. «Buona nevicata anche a te. E domani preparati a ricevere la sconfitta più bruciante della tua vita.»
Alessandro rise. Le mise un braccio intorno alle spalle e ripresero la loro passeggiata, mentre il terreno e gli alberi circostanti si stavano lentamente tingendo di bianco.
 

 

 


Angolo Autrice:
Salve a tutti ^^ Questa è la prima volta che scrivo qualcosa su di me, mettendo insieme elementi reali (tipo la mia città) e immaginari (Alessandro e il cono pizza, sigh). Tra l’altro il giorno in cui l’ho scritta è stato davvero uno dei più freddi qui a Lucca, anche se non è arrivata la neve ^^” Il titolo è una canzone di Frozen II e ho pensato che potesse descrivere bene l’esperienza delle prime volte: fai un viaggio nell’ignoto quando ti butti in qualcosa che non conosci.
Spero che questa storiella vi sia piaciuta. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^
   
 
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