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Autore: Amrlide    04/08/2009    22 recensioni
A volte altri con le loro parole influenzano le nostre scelte. A volte le aspettative di chi ci circonda dettano le nostre azioni. A volte ci sentiamo come foglie sospinte dove soffiano altri... e a volte ci sentiamo di dover ringraziare chi ci sospinge dove altrimenti noi non avremmo il coraggio di andare.
[cap. 9]“Gaara… Tu che pensi di Hinata Hyuuga?”
Gaara ci rifletté per qualche secondo “È buffa.”
Suo fratello sbatté le palpebre un paio di volte “Come?”
Gaara ripensò alla prima volta che l’aveva incontrata, a come avesse assurdamente cercato di restituirgli un sasso che le stava regalando… “Buffa, sì.”
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come foglie al vento

Pensavate fossi sparita? Ovviamente no visto che ero sul forum a provare ad organizzare un contest ^^ Mi sono riletta l'intera storia e ho ri-organizzato i capitoli futuri; che lo vogliate o no e con i miei tempi biblici, continuerò questa storia.
Al solito, ringrazio brevemente chi commenta: non sapete davvero come sono felice di leggere le vostre impressioni a fine capitolo!
Arwen88: grazie per il sostegno puntuale in ogni capitolo ^.^ Come vedrai, stavolta sarà Hinata a muovere i primi passi lenti e ancora un po' insicuri XD
Midblooder_The_Joker: fessi sì, e ancora a lungo! per fortuna c'è chi darà loro ottimi consigli, che verranno puntualmente fraitesi e rielaborati a piacimento ^^
martufella87: purtroppo io marcio alla grande sui frainteindimenti, che però poi si risolvono bene! Sono contenta che la soluzione che ho adottato ti sia piaciuta: la scena di Kankuro e Hinata a cena mi piaceva molto (più la faccia nervosa di Kankuro, in verità ^^) magari ci scrivo un drabble a parte XD
Sayaka3DG: piano piano Gaara capirà, anche se ci arriveranno prima gli altri e anche Hinata inizierà a muoversi. Ho paura di uscire troppo dal Canon fintanto che quei due arrivano a capirsi... voglio provare a rispettare quanto posso l'immagine che ho di loro ^^
slice: grazie ^.^ Temari stava prendendo in giro Kankuro, forse come scena era effettivamente poco chiara (rileggendo tutto a distanza di tempo me ne accorgo anche io -.-') A me piace molto la coppia Hinata-Gaara, ma non ho intenzione di far sparire all'improvviso i sentimenti (che sono comunque molto forti) di Hinata per Naruto: vorrei che lei ci riflettesse sopra (in parte lo farà nel prossimo capitolo), ma ho paura di rasentare la paranoia... quindi dimmi sempre da sostenitrice di entrambe le coppie cosa ne pensi!
Niggle: io non abbandono, posso metterci mesi, ma andrò avanti paino piano come i miei protagonisti ^.^
Lisey91: sì, anch'io mi ero immaginata Kankuro elegante nel più lussuoso ristorante di Suna! XD Mi piaceva qualla scena quindi penso che la riciclerò da qualche parte se riesco ^^ Le lumachine crescono!
simomart: Benvenuta! Purtroppo non posso garantire celeri aggiornamenti ^^ mi spiace. Penso che Kankuro avrebbe messo le sue marionette al sicuro, prima di fare qualcosa di pericoloso come uscire con Hinata XD
giusygiu: grazie! vedere i riscontri regolari che mi date ad ogni capitolo mi tranquillizza! Comunque prima o poi i protagonisti dovranno muoversi ^^ se non altro per dare a me la soddisfazione di una scena romantica e completa! XD
pinkeclipse66: benvenuta anche a te! No, io non vi trascuro, solo mi adeguo alla lentezza dei protagonisti XD no, dai, sto scehrzando: sono effettivamente una lumaca a scrivere, mi spiace. Posso assicurarti che porterò a termine questa ff ma non posso assicurare tempi brevi: già riprendere a postare una volta al mese sarà per me un successo ^^
E ringrazio anche tutti coloro che leggono e che hanno messo la storia tra i propri "Preferiti" o "seguiti" ^.^


Al prossimo capitolo!^^



Hinata strinse al petto le carte che aveva in mano, regolando il respiro dietro la porta che la separava dal Capo Villaggio di Suna. Le era ancora strano dover entrare in quell’ufficio senza il vassoio del the; un po’ le dispiaceva che Temari fosse riuscita a riaggiustare i suoi orari di guardia… ora non era più lei a ricordare al Kazekage di fare una piccola pausa tutti i pomeriggi.
Si sfiorò le dita ricordando i tocchi lievi di lui mentre l’aiutava a prendere il vassoio. Le mancavano quei momenti.
Ora vedeva il Kazekage solo a colazione e a cena, anche le relazioni di lavoro se non erano urgenti venivano relegate a un mero scambio di battute durante il pasto serale; e c’erano sempre i suoi fratelli presenti. A volte sembrava quasi che facessero le corse per non lasciarli troppo da soli; non capiva se era un comportamento voluto dallo stesso Kazekage o se invece ne era infastidito. Dal canto suo, lei non sapeva che pensare: dopo quella sera in cui lui era venuto a prenderla, non avevano avuto più occasione di restare da soli e questo la intristiva; però si trovava bene a “casa”. Le piaceva essere entrata nella routine dei tre fratelli, cucinare con Temari e far indovinare a Kankuro chi aveva cucinato cosa. Il Kazekage parlava poco in genere, ma quando suo fratello sbagliava ad attribuire un piatto era lui a correggerlo, prima ancora che Temari potesse aprire bocca.
Hinata sorrise più apertamente pensandoci; chissà se si accorgeva che ogni tanto era comunque lei a preparargli il the anche se non glielo portava…
Scosse la testa e buttò indietro i capelli.
Il Kazekage aveva certamente problemi più importanti a cui pensare, e sua sorella era certamente più adatta di lei per portargli il the.
E poi, si ripeté Hinata, senza quell’incombenza poteva dedicare molto più tempo a programmare il suo lavoro con i bambini. Era sinceramente fiera dei piccoli progressi che ognuno di loro faceva ogni giorno e si divertiva ad ideare sempre nuovi esercizi e giochi per facilitare loro l’apprendimento e la pratica delle tecniche base. Era davvero grata al Kazekage e al Consiglio di Suna per averle accordato quel lavoro, le piaceva molto. L’assorbiva completamente, grazie a quello trovava a malapena il tempo di ricordarsi di non essere nel villaggio in cui era nata; qualche volta la sera si sentiva un po’ in colpa per non pensare più così intensamente a Konoha e ai suoi amici, ma al contempo paventava il giorno il cui il Kazekage le avrebbe detto “Puoi tornare al tuo Villaggio”. Anche per questo stava studiando un sacco di nuove idee per continuare a migliorare il lavoro che già svolgeva e per rendersi sempre più utile. Il suo rapporto con i colleghi sembrava migliorare giorno dopo giorno; nessuno poteva ovviamente sostituire Kiba e Shino e la loro affinità di squadra, ma almeno non si sentiva più così estranea ed alcune delle ragazze avevano perfino smesso di cercare di farle domande a tradimento sul Kazekage.
Sì, tutto stava andando per il meglio.
E, conquista fresca fresca, alcune sue idee erano state approvate alla riunione dell’equipe di quella mattinata. Per essere certa di non dimenticarsi niente per via dell’agitazione si era preparata scritta una breve relazione, ma era orgogliosa di dire che era riuscita ad esporre e rispondere alle domande senza leggere. L’idea era anche piaciuta a quel membro del Consiglio che doveva essere stato il maestro del Kazekage, con lui l’aveva sistemata e perfezionata e ora per attuarla doveva solo ottenere il beneplacito del Kazekage in persona: le avevano lasciato libero il dopopranzo per potergli presentare il nuovo progetto.
Per sicurezza, Hinata aveva riscritto dettagliatamente la sua relazione; nel caso lui fosse stato troppo impegnato, avrebbe potuto lasciargliela sulla scrivania. Lei però sperava davvero di trovarlo in un attimo favorevole per poterlo affrontare seriamente: dopo quella sera in cui avevano visto insieme Suna addormentata, aveva faticato parecchio per non immaginarsi altre scene romantiche in compagnia del Kazekage. Si era sforzata di ricordare Naruto e le situazioni che aveva fantasticato di vivere con lui, ma quelle erano solo sogni. La rosa del deserto sul suo comodino invece era reale. Ed era difficilissimo non farci caso.
Voleva incontrare il Kazekage nel suo ufficio e parlargli del lavoro in maniera professionale, così forse avrebbe smesso di gongolare per ogni volta che lui posava il suo sguardo su di lei per dirle “ottimo lavoro”, oppure per le mattine in cui le augurava “Buona giornata” o per la “Buonanotte” la sera quando si incrociavano per i corridoio.
Si sistemò la maglia decisa; era il momento giusto per entrare nell’ufficio e vedere il suo ospite solo come un qualunque datore di lavoro. Basta fantasticherie fuorvianti: lei era a Suna per lavoro.
Bussò forte ed entrò non appena sentì un soffocato “avanti”. L’ufficio era vuoto ma la porta che dava sul salottino privato era aperta. Hinata vi si avvicinò senza realmente vederla, la sua attenzione era stata catturata da una macchia ancora ben visibile sulla scrivania e sul pavimento: qualcuno doveva aver rovesciato il pranzo.
“Vieni pure, Hinata.”
La ragazza seguì la voce del Kazekage e fece due passi all’interno del salottino prima di individuare esattamente dove lui si trovasse.
Quando lo vide, la sua testa smise di funzionare. Le carte le caddero di mano. Dalle sue labbra fuggì un gemito prima di voltarsi velocemente verso la porta. Mosse un passo per uscire ma i suoi piedi slittarono sui fogli della sua relazione sparpagliati sul pavimento e per un attimo perse l’equilibrio.
Si accucciò per terra, piuttosto scossa; freneticamente iniziò a raccogliere quanto le era caduto: doveva uscire velocemente da quel salottino.

Qualche metro più in là, vicino alla porta della sua camera, Gaara fissava perplesso la ragazza di Konoha. La sua reazione era davvero esagerata; difficile pensare che non avesse mai visto prima un ragazzo a petto nudo in vita sua, durante le missioni o mentre imparava le medicazioni di primo soccorso. Alzò un sopracciglio quando la vide arretrare impacciata di schiena piuttosto che girarsi nella sua direzione. Sbuffò, Hinata si confermava di nuovo come una persona parecchio bizzarra. Afferrò più saldamente la maglia che aveva in mano; stava per infilarsela quando le sue labbra si alzarono in un piccolo ghigno. I suoi occhi corsero ancora a cercare la schiena china e tremante della ragazza.
Con un gesto deciso, gettò la maglia sul divano e ricomponendosi un’espressione neutra e posata sul volto le si accucciò davanti, frapponendosi tra lei e la porta.
“Tutto bene?”
Hinata si trovò ad ammirare con occhi sbarrati le spalle del Kazekage; accorgendosi di starvi dedicando troppa attenzione, alzò il viso di scatto incontrando quello di lui. Non sopportando di rispecchiarsi troppo in quegli occhi azzurri, riabbassò il capo, ritrovandosi a fissare quel petto dalla pelle chiarissima.
Scostò tutto il mezzobusto di lato, costringendosi a guardare il tappeto mentre allungava una mano per raggiungere gli ultimi fogli alla sua destra mormorando “Sì…” un po’ più convinto “Sì, sto bene…”
“Davvero?” il Kazekage allungò la mano a sua volta, prese dolcemente il polso di Hinata e lo riportò davanti a sé continuando sempre a fissarla “Sei pallida.”
La ragazza deglutì a fatica mentre timidamente le sue dita si allungavano a sfiorare lo sterno tra quei due pallidi pettorali. Nelle sue orecchie era partito un ronzio e da qualche parte nella sua testa una voce la incitava a svenire e possibilmente a cadere in avanti, così da ritrovarsi giusta giusta su quelle spalle invitanti.
Il pollice del Kazekage le accarezzò il polso. “Volevi dirmi qualcosa?”
Hinata ritrovò quegli occhi azzurri e riprese a respirare, strinse le carte che teneva ancora con una mano e cercò di racimolare le parole del discorso che si era preparata. La sua bocca si mosse ma la voce si affievolì quando sentì il petto del Kazekage avvicinarsi fino a premere contro i suoi polpastrelli. Le sue guance diventarono rosse. Non sapeva se doveva o poteva muovere la mano in esplorazione, ritirarla o usarla per colpire il ragazzo che le stava di fronte. Non sapeva più nemmeno da che parte guardare se non negli occhi del Kazekage.
“Ehi Gaara, dove ti metto i moduli per le missioni?”
Kankuro comparve con delle cartelle in mano sulla porta del salottino che dava sull’ufficio e si congelò ad osservare le due figure accucciate per terra.
Il Kazekage si voltò a guardarlo allentando la presa sul polso di Hinata che ne approfittò per scostarsi e raccogliere gli ultimi fogli vicino a lei. La ragazza si alzò veloce ed incerta, urtò il divano, chinò il capo appena per congedarsi senza guardare nessuno dei due fratelli e si precipitò fuori dal salottino e dall’ufficio.
Kankuro la seguì con lo sguardo a bocca aperta finché, dopo che la porta fu chiusa, uno strano suono non richiamò la sua attenzione all’interno della stanza.
Le labbra di Gaara erano tirate storte a scoprire i denti e stavano emettendo degli sbuffi corti e ravvicinati.
Suo fratello stava ridendo.
“Gaara?”
Il più giovane si alzò lentamente, la sua espressione si ricomponeva in un più contenuto sorriso “Era divertente.” spiegò mentre recuperava la maglia dal divano.
“Cosa!?” Kankuro era ancora sbalordito.
La testa di Gaara sbucò dal collo della maglia “Sei stato tu a dirmi che non devo pensare sempre e solo al lavoro.” lo fissò di nuovo serio.
“E avresti organizzato questa messinscena solo per divertimento?” la meraviglia aveva lasciato il posto al rimprovero.
“Non ho chiesto io che il pranzo mi fosse servito sui vestiti,” si giustificò il Kazekage scocciato “Con Hinata ho trasformato una situazione irritante in qualcosa di divertente.”
“Quella ragazza era terrorizzata!” lo interruppe l’altro.
“No,” con una mano si sistemò i capelli, conosceva bene lo sguardo di una persona terrorizzata “Era solo imbarazzata.”
“Eri a petto nudo.” il tono di Kankuro si fece più pacato, ma il suo sguardo rimase contrariato nei confronti di suo fratello.
“Non sarò di certo il primo ragazzo che vede mezzo svestito,” Gaara incrociò le braccia in petto, il suo tono ormai di nuovo atono “Con quei suoi occhi speciali potrebbe vedere tutti i petti nudi che vuole, no?”
Si fermò un attimo a pensare a quella constatazione: chissà se Hinata aveva mai guardato qualcuno con il Byakugan fuori da un combattimento. Chissà se aveva mai provato a sbirciare Naruto a petto nudo…
“No, non credo funzioni così.” la voce Kankuro richiamò i pensieri di Gaara “E anche se fosse, quella ragazza non sarebbe proprio il tipo.”
Il Kazekage annuì incerto, poi si ricordò della faccia sconvolta di Hinata fintanto che le si accucciava davanti: sì, decisamente a lei non sarebbe mai venuto in mente di usare la sua abilità innata per spiare qualcuno svestito.
Le sue labbra si arricciarono in un sorriso.
“Deve essersi sentita terribilmente in imbarazzo,” Kankuro continuò il suo piccolo rimprovero, “Quando vuoi divertirti con qualcuno dovresti assicurarti che sia un divertimento per entrambi.”
Gaara abbassò la testa incassando la critica; ritornò in ufficio con le cartelle che gli aveva allungato il fratello sottobraccio. Alla scrivania però, prima di dedicarsi alle sue carte, non poté trattenersi dal ripensare all’espressione sul volto di Hinata e si concesse un altro sbuffo divertito.


Il Kazekage rise di meno quando Baki arrivò nel suo ufficio poco più tardi, per chiedergli cosa pensasse delle riforme proposte dalla ragazza di Konoha. Il non sapere nemmeno a cosa si stesse riferendo – ma da come ne parlava il suo interlocutore, doveva essere qualcosa di veramente importante - gli dette molto fastidio, ma non si lamentò di lei; semplicemente disse di essere stato molto impegnato e di aver chiesto alla ragazza di ripassare più tardi. Appena Baki uscì dall’ufficio, Gaara si diresse a passo spedito alla camera di Hinata. Bussò, ma non attese che lei lo invitasse ad accomodarsi: si aprì la porta da solo e se la richiuse alle spalle “Di cosa dovevi parlarmi prima?”
Hinata sbatté gli occhi scombussolata, non riusciva a abituarsi ai cambiamenti continui del tono del Kazekage: a volte dolce, a volte perentorio…
Scosse la testa e tenendo quanto più poteva le distanze dal ragazzo, raggiunse la sua scrivania per prendere la sua relazione. Quando si girò, lui si era già seduto sul suo letto, dove lei era stata fino a poco prima.
“Ehm…” Hinata indicò la porta intendendo che avrebbe preferito andare altrove a parlare.
Lui rispose con un cenno indicando il posto sul materasso affianco a lui, perfetto per una discussione veloce e informale e sicuramente più comodo.
Hinata trasse un respiro di incoraggiamento e si sedette; aprì la bocca e sapendo che non sarebbe riuscita ad improvvisare, si concentrò sulle parole scritte davanti a sé. Una ciocca di capelli le finì in viso, se la tirò indietro e iniziò.
Gaara sbirciò i fogli sulle gambe della ragazza: era capace anche da solo di leggere una relazione scritta. Lui voleva sapere solo il nocciolo principale della questione, quanto bastava per farsi un’idea e semmai ribattere. Strisciò con il sedere per avvicinarsi ad Hinata, avrebbe sicuramente letto più velocemente da solo.
Le nocche delle sue mani si fecero bianche stringendo i fogli sentendo il respiro del Kazekage vicino alla sua spalla. Mosse la testa e la ciocca di capelli cadde nuovamente a nasconderle il rossore delle guance. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Lavoro. Lavoro. Lavoro. Lei era a Suna per lavoro. Basta fantasticare. Pensare alla forza e alla determinazione di Naruto. Concentrarsi sui bambini e le sue proposte.
Aprì gli occhi e decisa si ributtò dietro l’orecchio la ciocca di capelli iniziando a spiegare con parole sue perché secondo lei sarebbe stato il caso di apportare quei cambiamenti nel corso di recupero che gestiva.
Con una mano teneva ancora stretti i fogli in grembo, l’altra le serviva per gesticolare, cercare qualche schema o disegno che aveva preparato, e per ricacciare di tanto in tanto i capelli dal viso. Mentre parlava, cercava di guardare in faccia il suo interlocutore, che si era di poco allontanato per lasciarla libera di muoversi. Ci riusciva solo per brevissimi momenti, il più delle volte si rivolgeva alle ginocchia, sue o di lui; evitava accuratamente di fissargli le spalle e il petto. La voce le tremava ancora un po’, ma stava migliorando. Credeva fermamente nelle sue proposte e anche se con la riunione di equipe era stato quasi più semplice, sarebbe riuscita a convincere anche il Kazekage.
“Così facendo si potrebbe aprire anche una o più classi per i bambini più piccoli che vogliono avvicinarsi al mestiere di ninja: basterebbe qualche incontro pomeridiano, due o tre alla settimana, con esercizi o giochi che riprenderebbero in parte i corsi dell’Accademia. In questo modo si consentirebbe ai bambini di farsi già un’idea di cosa aspettarsi e di non arrivare al primo anno carichi di aspettative che poi verranno deluse. Inoltre permetterebbe agli istruttori di avere una classe già avviata, e di avere anche già un’idea base sulle abilità e carenze degli allievi…” Hinata si interruppe a cercare tra le sue carte l’elenco degli esercizi che avrebbero potuto essere proposti in queste classi: voleva sottolineare che non doveva essere niente di troppo faticoso, visto che comunque erano bambini piccoli. Un ciuffo le ricadde sulla guancia ma stavolta non ci badò. Scosse solo appena la testa per toglierselo dagli occhi, le sue mani continuarono a cercare.
Si bloccò sentendo le dita morbide del Kazekage prendere delicatamente quel ciuffo ribelle e infilarlo indietro il suo orecchio. Non riuscì più a vedere i fogli davanti a sé; lentamente Hinata inclinò la testa per guardare le ginocchia del ragazzo seduto al suo fianco e risalire pian piano verso il suo viso.
Il ciuffo cadde di nuovo. Hinata seguì una mano del Kazekage che lo riprendeva mentre l’altra richiamava della sabbia e la modellava in un fermaglio. Lo vide prenderlo e fissarglielo sui capelli, inclinare la testa studiando il risultato insoddisfatto, ritoglierlo e rimetterlo più in alto. Lo continuò a fissare finché lui valutava i suoi capelli, ripercorreva i lineamenti del suo viso fino a tornare a guardarla negli occhi, con gli angoli delle labbra alzati in un sincero sorriso.
Non aveva mai visto il Kazekage sorridere così apertamente; era un bellissimo sorriso…
Oh no.
“Dicevi?”
Oh no, no, no.
Hinata scosse la testa per riordinare i suoi pensieri e riportò la sua attenzione mesta sulle carte “È… è tutto.”
Gaara assottigliò lo sguardo perplesso, gli sembrava che prima lei volesse mostrargli qualcos’altro. Chinò anche lui gli occhi sulle carte osservando come le dita della ragazza stessero tormentando i fogli non potendosi tormentare tra di loro. Sembrava preoccupata, sicuramente si stava agitando per qualcosa.
“Hai fatto un ottimo lavoro.” la rassicurò.
Lei annuì continuando a non guardarlo, nemmeno sulle ginocchia.
“Ci sono idee veramente buone.” proseguì lui nel suo intento di farla proseguire.
Hinata cercò di rispondere qualcosa, di riprendere per parlargli dei dettagli, ma non ci riuscì. Chiuse gli occhi e gli allungò la relazione, sconsolata.
Lui la prese lentamente allungando le dita per sfiorare quelle di lei.
“Che c’è che non va?” le chiese direttamente.
Hinata scosse la testa “Mi scusi…” i suoi occhi focalizzarono la mano del Kazekage tesa verso la sua e scivolarono via “Devo… solo pensare…” sussurrò.
Gaara annuì e di malavoglia si alzò stringendo a sé la relazione. Sulla porta si voltò a guardare di nuovo la ragazza. Non capiva perché si comportasse così e gli dispiaceva. Voleva fare qualcosa per lei, per toglierle quell’aria così abbattuta. Si girò e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Come sentì il rumore dei passi spegnersi nel corridoio, Hinata si buttò sul cuscino.
Oh no.
Il sorriso del Kazekage era incollato nella sua mente e non riusciva a scacciarlo.
Oh no, no, no.
Strinse forte la stoffa sotto di lei.
Non poteva piacerle seriamente il Kazekage.


Seduto in cucina, Gaara guardò sua sorella addentare il panino che si era preparata per merenda. Dedusse che Kankuro non le aveva raccontato niente del pomeriggio visto che preferiva mangiare piuttosto che commentare l’accaduto. Volse per un attimo l’attenzione su suo fratello che all’altro capo del tavolo studiava come migliorare uno dei meccanismi di attacco per le sue marionette.
“Non capisco perché certi lavori vieni a farli in cucina…” biascicò Temari tra un morso e l’altro rivolta a Kankuro, che alzò appena le spalle senza rispondere.
Gaara non dubitò che il suo scopo fosse semplicemente ascoltare la chiacchierata che di lì a poco avrebbe avuto luogo. Non gli dispiaceva la presenza di Kankuro, anzi, era un utile parere in più.
Ritornò a concentrarsi sulla sorella maggiore.
“Cosa si può regalare ad una ragazza?”
Temari smise di masticare gonfiandosi una guancia come un criceto; anche Kankuro smise di lavorare per guardarlo.
“Che ragazza?” sua sorella deglutì a fatica ostentando molta calma. Mise da parte il suo panino e incrociò le mani davanti a sé.
Gaara alzò un sopracciglio contrariato “Ad una ragazza in generale.”
Kankuro sbuffò impercettibilmente rimettendosi al lavoro; sapeva già che cercare di restare sul vago con Temari su un argomento che comportava contatti con persone di sesso femminile era una battaglia persa in partenza.
“Non esiste un regalo che vada bene in generale, dipende dalla ragazza e da cosa vuoi comunicare con il tuo regalo.”
Il Kazekage fissò la sorella perplesso: era davvero così complicato? Fece scivolare lo sguardo su suo fratello che borbottò un allusivo “donne…”
“L’universo femminile è complesso, Kankuro!” rispose acida Temari “Tu non lo capisci, è per questo che sei ancora single!”
Gaara ritornò inespressivo a guardare la sorella “Sei single anche tu,” commentò.
Dal suo posto Kankuro tossì rumorosamente.
Temari lo fulminò con lo sguardo. “Però sono una donna,” tornò a scrutare Gaara “Cosa vorresti dire con quel regalo?”
Lui ci pensò un po’ prima di rispondere: davvero, non si aspettava che fosse così difficile. “Di smettere di agitarsi.”
Kankuro abbandonò di nuovo il suo marchingegno per fissare il fratello.
“Non ti basterebbe dirglielo a voce?” Temari si costrinse a sorridere, era piuttosto chiaro a chi sarebbe stato destinato un messaggio del genere. Meno palesi erano invece le intenzioni di Gaara: un innocuo dono come incoraggiamento arrivava un po’ troppo tardi, tanto più che l’agitazione di Hinata in loro presenza era diminuita parecchio. “Un regalo potrebbe essere frainteso, e poi potrebbe implicare molti altri significati.”
“Tipo?” si informò il Kazekage.
Sua sorella iniziò ad elencare una serie pressoché infinita di sottointesi, talvolta così simili tra loro che Gaara sforzare la sua immaginazione per coglierne le diverse sfumature. Alcuni potevano anche fare al caso suo…
“Fai prima a chiederle scusa.” borbottò Kankuro interrompendola.
Temari assottigliò lo sguardo su entrambi i suoi fratelli; Kankuro tornò velocemente a chinarsi sul suo lavoro. Lei si rivolse al più giovane “Perché dovresti chiedere scusa e a chi?”
Gaara strinse i denti ; Temari non gli avrebbe mai continuato il discorso se avesse pensato che la teneva all’oscuro di qualcosa. “Ho fatto uno scherzo ad Hinata, prima.” spiegò sinteticamente: Kankuro le avrebbe di certo spiegato meglio cosa e come più tardi, per ora gli premeva che sua sorella gli finisse di spiegare la questione “regali”.
“Quindi, vorresti farle un regalo per scusarti?”
Lui inclinò la testa; non capiva perché avrebbe dovuto chiedere scusa: lui si era divertito, e lei si era solo imbarazzata. Quando era stato in camera sua, lei non sembrava essersela presa, in un primo momento per lo meno.
“Come è nata questa idea del regalo?” insistette Temari.
“Perché ha smesso di parlarmi.” rispose semplicemente lui; assottigliò lo sguardo su sua sorella: anche lei cominciava ad agitarsi senza motivo…
“Quindi vorresti farle un regalo per farti perdonare e perché riprenda a parlarti…” ripeté lei cercando di raccogliere velocemente le idee.
Gaara trovò riduttiva quella sintesi: lui voleva far capire ad Hinata che doveva smettere di preoccuparsi ed agitarsi all’improvviso e per niente, che se aveva dei problemi poteva parlargliene. E poi voleva farle sapere che era contento che lei fosse a Suna e che sperava si trovasse bene, e che stava facendo un ottimo lavoro. Erano concetti un po’ difficili da spiegare e ancora molto ingarbugliati nella sua testa.
“Più o meno.” rispose semplificandosi la vita.
Temari annuì lentamente, la sua mente valutava attenta la situazione, cercando di figurarsi quale scherzo suo fratello avrebbe potuto aver architettato “Sono sicura che Hinata non ne avrà a male per uno scherzo innocente, magari era solo scossa…”
Gli occhi di Gaara corsero da Kankuro, aspettandosi che dicesse qualcosa: dai toni che aveva usato prima, lui non sembrava che considerasse il suo uno scherzo innocente. Suo fratello però era troppo artificiosamente intento a controllare il pezzo della sua marionetta e non alzò nemmeno lo sguardo.
Temari registrò la reazione di Gaara e le venne un po’ il panico. Se fosse stato una cosa grave, Kankuro gliene avrebbe parlato, anche solo per sbatterle in faccia l’aver sottovalutato le azioni di Gaara con la ragazza di Konoha. Tuttavia se Hinata aveva smesso di parlare per via di questo scherzo e lui si stava preoccupando tanto da arrivare a pensare di farle un regalo…
“Gaara,” cercò di assumere un’aria quanto possibile autoritaria “Hinata è diventata una costante nella tua vita in quest’ultimo mese,” trasse un respiro “Mi sembra che tu ti sia affezionato a lei.” fece una pausa per vedere la reazione del fratello alla constatazione; lui non sbatté nemmeno le palpebre “Mi chiedevo però se… se hai seriamente preso in considerazione chi sia quella ragazza.”
L’espressione di Gaara si fece perplessa e anche Kankuro alzò la testa.
“Non fraintendermi,” aggiunse velocemente Temari “A me piace Hinata, è discreta ed anche in casa ci è molto utile, ma lei fa parte di una delle famiglie più antiche e potenti del Villaggio della Foglia. Dovrà tornare a Konoha…”
“Ora è qui.” la interruppe risoluto Gaara, come aveva già fatto tempo addietro quando Temari aveva cercato di affrontare un discorso analogo.
“Sì, lo so,” annuì accondiscendente “Ma vorrei sapere se per te è chiaro che… beh…” Temari cercò le parole per spiegarsi “Lei è qui solo per svolgere una missione. Finito il suo compito tornerà a casa sua, dalla sua famiglia, dal suo…” si bloccò mordendosi il labbro, indecisa su come continuare.
“Naruto non è il suo ragazzo.” Gaara usò un tono più scocciato di quello che avrebbe voluto.
La mano di Temari cadde pesantemente sul tavolo, gli occhi sgranati sul suo fratellino; anche Kankuro rimase attonito con l’ingranaggio ancora davanti al naso.
Non si aspettavano una simile risposta: Gaara sapeva! Il problema fondamentale era stabilire da quando.
Se Gaara sapeva già dall’inizio che ad Hinata piaceva un altro, forse aveva accettato che lei gli si avvicinasse solo perché aveva la certezza che non sarebbe stata per lui l’ennesimo intralcio sentimentale.
Se invece ne era venuto a conoscenza dopo, allora voleva dire che lui aveva provato a manifestare dell’affetto nei suoi confronti e lei lo aveva rifiutato spiegandogli che le piaceva un altro.
In entrambi i casi tuttavia, il loro fratellino sapeva con certezza che anche se Hinata sospirava per qualcuno, quel qualcuno ancora non la guardava e quel qualcuno aveva pure un nome. Per avere tutte queste informazioni, Gaara doveva in qualche modo essere entrato molto in confidenza con Hinata.
E poi c’era da considerare il tono scocciato che aveva usato per parlarne, e il fatto che ancora lui non aveva posto una data di fine alla missione della ragazza né sembrava voler prendere in considerazione l’idea che lei tornasse a Konoha… a Gaara poteva davvero piacere seriemente Hinata e questo, nel bene o nel male, era un problema.
Il Kazekage si accorse di aver perso entrambi i fratelli con quella rivelazione; probabilmente si stavano chiedendo anche loro come mai Naruto non si fosse ancora accorto di Hinata. Gaara ripercorse nei suoi ricordi il giorno in cui aveva visto Hinata e Naruto insieme. Analizzò a fondo la possibilità che Naruto sapesse dei sentimenti della ragazza e che si stesse solo divertendo a vederla in imbarazzo, esattamente come aveva fatto lui non più tardi di qualche ora prima. Scosse la testa; Naruto non era il tipo.
Gaara sospirò: gli dispiaceva per Hinata, ma era quasi contento che Naruto fosse così tardo, non si rendeva davvero conto quanto buffa potesse essere quella ragazza.
“Gaara?”
Sua sorella lo richiamò al presente; la sua espressione era molto più seria di prima.
“Vorrei che tu mettessi in chiaro i tuoi sentimenti e le tue emozioni.”
Il giovane la fissò come se stesse parlando un’altra lingua.
“Vorrei,” specificò lei “Che tu nei prossimi giorni guardassi Hinata e ti chiedessi se in lei trovi qualcosa di speciale o se è solo una ragazza silenziosa che hai accettato di avere intorno. Se ti serve solo per il lavoro o vorresti vederla anche in altri ambiti,” era un po’ brusco fare una richiesta del genere a suo fratello dopo che si era ripromessa di fare tutto in modo più graduale. D’altra parte, sentiva che la questione le stava sfuggendo di mano quindi era bene fare subito chiarezza “Inoltre, vorrei poi che provassi a stare un po’ con altre ragazze. Scegli tu con chi provare, una tua ex allieva oppure una ragazza che ti viene a portare il pranzo, oppure…”
“La nipote del Daimyō.” la interruppe Kankuro.
Temari fece una smorfia “Intendevo una ragazza del Villaggio con cui Gaara avrebbe potuto fare le stesse cosa che fa con Hinata, che ne so, una di quelle che lavorano con lei al campo, per esempio, potrebbe portarti le relazioni un paio di volte, no?” concluse rivolgendosi al più giovane dei suoi fratelli.
Gaara tuttavia non fece cenni di intesa; fissò Kankuro inespressivo in una muta domanda, a cui lui non poté che rispondere mesto “Sì, il Daimyō ha sentito delle voci su una tua relazione con una ragazza di Konoha e sta venendo a Suna per accertarsene di persona, con sua nipote a seguito. Quindi metti in conto una cena anche con lei.” Kankuro inspirò pesantemente, non avrebbe voluto essere lui a dargli quella notizia, ma se aspettava che qualcuno del Consiglio si muovesse…
“Nelle cene ufficiali c’è sempre qualcuno del Consiglio presente. Non resterai mai da solo con la nipote del Daimyō.” la voce sicura di Temari cercò di incoraggiare entrambi “E comunque è una ragazza di alto lignaggio, non oserebbe mai farti una corte spietata come invece hanno fatto altre.” rise per la sua battuta.
Gaara la guardò immobile, e nemmeno Kankuro era non del tutto convinto.
“Comunque, risolviamo un problema alla volta,” riprese lei “Per ora, cerca di impegnarti a non ricorrere sempre ad Hinata quando è la soluzione più facile. Cerca di capire se è sostituibile, ok?” aspettò un cenno di assenso prima di proseguire “Non preoccuparti per lo scherzo, sono sicura che se la lasci un paio di giorni in pace, non ci darà peso. E poi vedrai, stasera la farò parlare talmente tanto non se ne ricorderà nemmeno.”


Temari mantenne fede alla sua parola: durante la cena, fece un sacco di domande ad Hinata. Sui nuovi progetti per la scuola a Suna, su come era il sistema scolastico a Konoha, sui gruppi di lavoro, sui colleghi. Avrebbe voluto chiederle anche che razza di scherzo le aveva fatto suo fratello e come lei aveva reagito, ma non rischiò una domanda diretta davanti agli altri.
Aveva sperato di trovare da sola Hinata mentre preparava la cena, ma lei si era presentata piuttosto tardi e ancora visibilmente scossa. Doveva essere successo qualcosa di grave: Hinata evitava accuratamente di guardare in direzione di Gaara e di far riferimento a lui mentre parlava. Temari sentì l’ansia e il nervoso crescere dentro di lei. Appena fosse stato possibile, avrebbe messo sotto torchio Kankuro per sapere cosa era successo, ma per ora poteva solo seguire quanto si era proposta di fare, sperando che lo scherzo non fosse davvero chissà che.


Gaara non disse un parola per tutta la cena; si alzò da tavola e tornò nel suo ufficio. Parlare con Temari non gli aveva risolto i suoi problemi, anzi ne aveva aggiunti di nuovi. Non aveva idea di come scoprire quanto sua sorella gli chiedeva, né aveva voglia di fare a meno della ragazza di Konoha sul lavoro per alcuni giorni.
A lui piaceva quando c’era Hinata: era buffa e a differenza di molto altre ragazze non lo infastidiva l’averla intorno. Non gli piaceva però vederla agitarsi senza un motivo e non capiva perché ogni tanto si andasse a ficcare di proposito in situazioni che non la mettevano a suo agio.
Ripensò a quel pomeriggio: lì era stato lui a metterla in una situazione che sapeva non metterla a suo agio, eppure sul momento l’aveva trovato divertente. Improvvisamente sentì un fastidioso senso di colpa pungolarlo.
Quando l’aveva raggiunta in camera non gli sembrava che se la fosse presa; era ancora in imbarazzo, questo lo aveva capito e previsto, ma gli era sembrato che fosse una cosa passeggera. In fondo lei gli aveva spiegato i nuovi progetti scolastici con tono udibile; non aveva mai sentito la sua voce così a lungo prima. Aveva tremato in alcuni punti e non lo aveva guardato in faccia se non per pochi secondi, ma lì per lì aveva pensato che fosse normale. Però poi lei si era interrotta, e se non era perché era arrabbiata per quanto era successo prima, perché avrebbe dovuto farlo? Aveva letto l’intera relazione che Hinata aveva scritto: c’erano ancora un sacco di punti che potevano approfondire insieme, eppure lei si era rifiutata di proseguire. E durante tutta la cena non lo aveva degnato di uno sguardo.
Forse davvero avrebbe dovuto lasciarla in pace per alcuni giorni…
Fissò il ripiano della sua scrivania senza realmente vederlo e si oscillò sulla sedia. Si voltò appena quando Kankuro entrò nel suo ufficio.
“Ti stai rammaricando per l’imminente arrivo del Daimyō o è ancora per Hinata?”
Gaara non rispose.
Suo fratello sospirò “Senti,” si sporse sul tavolo che li separava con fare cospiratore “Non rimuginare troppo a quello che ha detto Temari. Se hai voglia di andare da Hinata, vacci. Chiedile se è veramente arrabbiata o se ha solo nostalgia di casa.”
Il Kazekage lo guardò nello stesso modo in cui aveva fissato il tavolo poco prima.
“Posso tradurti le raccomandazioni di Temari, se ti va.” Kankuro non attese una risposta, si sedette sulla sedia davanti a lui e proseguì “Ti ha consigliato di evitare Hinata perché è preoccupata: ha paura che tu ti affezionerai troppo da soffrire quando lei tornerà a Konoha. Teme anche che tu ti senta costretto a frequentarla perché lo vuole il Consiglio e sospetta che tu veda Hinata solo come uno strumento di lavoro invece che come una persona.”
L’espressione di Gaara si fece piano piano più attenta e anche molto scettica.
“Ricorda che anche Temari è una donna,” rispose Kankuro a quella muta domanda “È complicata per definizione: non stupirti se riesce a preoccuparsi per più cose contraddittorie contemporaneamente.”
Il Kazekage sbuffò divertito.
“Lo è anche Hinata, quindi vedi di muoverti cauto con lei. Non prendere iniziative e non correre, fai solo quello che ti senti di fare e che sei sicuro lei possa gradire, e se fai qualcosa spiega sempre il motivo altrimenti potresti essere frainteso.” Kankuro lo studiò per un attimo e aggiunge “E magari mantieni sempre almeno due metri di distanza tra voi. E resta sempre con i vestiti addosso.”
Gaara assottigliò lo sguardo sul fratello: tanto valeva che evitasse Hinata per qualche giorno come aveva detto Temari piuttosto che stare in sua presenza e ricordarsi tutte quelle raccomandazioni.
“Potrebbe aver frainteso il tuo divertimento questo pomeriggio.” continuò intanto il marionettista “Forse faresti bene a chiarirti per questo. Anche perché, credimi, Temari andrà a parlarle appena potrà.”
Questo era un pensiero già più condivisibile: annuì.
Kankuro si ritenne soddisfatto. “Bene,” ritornò a posizione eretta “E non preoccuparti per il Daimyō, davvero: la notizia è arrivata oggi. Magari lui e sua nipote cambiano idea e se ne restano a casa.” guardò suo fratello sorridere e si diresse verso la porta. Prima di uscire tuttavia si voltò di nuovo “Temari vorrà sapere prima da me cosa è successo questo pomeriggio, quindi aspettati un suo animato parere domattina.”
Gaara inclinò la testa appoggiata sullo schienale della sua sedia “Sei uno dei migliori Jonin di Suna,” la sua voce aveva un cenno lievemente divertito “Dovresti riuscire a non spifferare informazioni neanche sotto pressione.”
“Sotto pressione e sotto tortura, no. Sotto le minacce di Temari…” Kankuro fece un gesto eloquente “… resisterò quanto più posso.”
Gaara sorrise sinceramente a suo fratello e continuò a sorridere anche dopo che questi si fu allontanato.


Hinata tornò in camera sua con un senso di sollievo. Tutte quelle domande durante la cena le avevano fatto venire il mal di testa, ma almeno l’avevano distratta dai suoi pensieri.
Ora aveva tutta la notte davanti a sé per poter decidere come comportarsi ed analizzare sentimenti e fatti.
Non che ne avesse particolare voglia, si buttò sul letto e chiuse gli occhi.
Oblio, oblio.
No!
Si tirò su a sedere ritrovandosi esattamente dove si era seduto il Kazekage sul suo letto; arrossì ripensandoci. Si girò recuperando la rosa del deserto dal comodino; la strinse forte mentre si dirigeva verso la scrivania e si sedeva. Con il pollice ne ripercorse i bordi frastagliati, le dava sicurezza stringere quel fiore che non appassiva mai. Lo appoggiò sul ripiano ammirando il suo luccicare, e si costrinse a riflettere.
Ascoltò il suo cuore battere, provò a sentire se cambiava mentre pensava a Naruto o al Kazekage. Provò a ricordare la paura quando era arrivata a Suna e le parole di Naruto quando aveva detto che lei era in gamba.
Iniziò a dolerle la testa; si massaggiò le tempie con le mani e sospirò. Così non andava: avrebbe dovuto analizzare le sue emozioni dal vero, non storpiate dai suoi sogni ad occhi aperti. Doveva aspettare un momento in cui trovarsi da sola con il Kazekage o con Naruto, analizzare i propri sentimenti e sondare i loro per poi comportarsi di conseguenza. Sarebbe stato difficile…
Il suo sguardo si alzò leggero fuori dalla finestra mentre le sue labbra sospiravano di nuovo.
In quel momento il Kazekage bussò ed entrò senza aspettare, esattamente come aveva fatto nel pomeriggio.
Gaara non si era prefissato nessun discorso particolare da fare ad Hinata; aveva solo visto la luce di camera sua ancora accesa ed era entrato. Ora, davanti a quegli occhi chiari che lo fissavano sbalorditi, cominciò a raccogliere e riassumere a modo suo i consigli e le ammonizioni che i suoi fratelli gli avevano elargito: doveva trovare qualcosa che piacesse fare ad entrambi e che non fosse di ambito lavorativo, tanto per iniziare.
Studiò la posizione della ragazza per capire cosa stesse facendo prima del suo arrivo; era alla scrivania ma non aveva fogli davanti a sé e la finestra era aperta.
Sorrise lievemente: era così semplice. Anche se apparteneva all’universo femminile, trovare e fare qualcosa con Hinata non era poi così complicato. “Ti piacciono le stelle,” non era una domanda “Vieni.”
Hinata aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse. Stava per verificarsi uno dei momenti che aspettava, molto prima di quello che aveva previsto. Passo dopo passo, seguì il Kazekage fino al salottino; lei si morse il labbro inferiore ricordando il pomeriggio. Lo guardò sedersi, non sul divano ma subito sotto, in modo da avere i piedi del divano come schienale. Hinata restò in piedi indecisa sul da farsi, Gaara la guardò da sotto in su.
“Da qui le stelle si vedono meglio.” spiegò.
Lei annuì evitando il suo sguardo e pestolò ancora incerta su dove sedersi.
“Sei arrabbiata per questo pomeriggio?”
Hinata si sorprese e per un attimo lo fissò negli occhi. Scosse la testa e per comprovare la sua risposta gli si sedette relativamente vicino, raccolse le gambe al petto e appoggiò le braccia incrociate sulle ginocchia, cercando di riflettere su se stessa.
Gaara la guardò chiudersi nella forma tipica dell’uovo e fece altrettanto, ma invece di concentrarsi ostinatamente sul cielo stellato come faceva lei, restò a guardarla attento. Kankuro aveva detto che era giusto scusarsi e spiegarsi; quello poteva essere il momento adatto per farlo. Lentamente si sporse di lato verso di lei.
Hinata cercò di ignorarlo tenendo fisso lo sguardo fuori dalla finestra; sentì tuttavia le guance diventare incandescenti e il respiro iniziare a mancarle.
“Sei buffa quando fai così.” tenendo sempre le braccia incrociate sulle proprie ginocchia, mosse le dita per indicare il suo viso “Le tue guance diventano tutte rosse e i tuoi occhi risaltano di più.” Si raddrizzò mettendosi di nuovo seduto come lei. “Eri così anche questo pomeriggio quando sei entrata qui.” Fece scivolare via il suo sguardo e girò la testa dalla parte opposta a quella della ragazza. “Mi piaci quando sei così buffa,” concluse borbottando a mezza voce.
Hinata affondò il viso tra le sue braccia; ecco, il suo cervello era totalmente in panne e quello che diceva il Kazekage assomigliava molto ad un complimento. Sbatté le palpebre cercando di scacciare le lacrime che si stavano affacciando e prese un respiro profondo per calmarsi. Deglutì e cercò la forza per ringraziare; non voleva che quel momento finisse così, con lui che guardava altrove nella stanza e lei rannicchiata su se stessa a tremare.
Si fermò in un sospiro. Ci teneva così tanto a quello che lui diceva, e voleva farglielo sapere.
Questi erano i suoi sentimenti in quel momento.
Annuì a se stessa e si umettò le labbra. Focalizzò intensamente la propria mano; non sarebbe mai stata in grado di emettere suoni decenti mentre era così agitata, ma poteva comunque far capire al Kazekage che le era grata e nel contempo capire anche i suoi di sentimenti.
Lentamente fece scivolare la sua mano sotto il suo stesso braccio e allungò le dita cercando la stoffa degli abiti del ragazzo vicino a lei.
Gaara cominciava ad essere un po’ deluso: non sembrava che Hinata avesse capito ciò che lui aveva detto e lui non sapeva cosa avrebbe dovuto fare dopo essersi spiegato. Temari gli aveva detto di cercare “qualcosa di speciale” in Hinata, ma lui non aveva la minima idea di cosa significasse; e Kankuro gli aveva raccomandato “di non prendere iniziative”.
Quindi se ne stava così immobile con la mente che correva in giro. Era seccante, anche perché, se il suo pensiero si soffermava sulle carte sulla sua scrivania dall’altra parte del muro, quello di Hinata avrebbe potuto correre ai suoi amici a Konoha o a Naruto.
Questa era una considerazione molto, ma molto fastidiosa.
Strinse i denti e chinò il capo davanti all’evidenza: non stava accadendo niente e non aveva la minima idea di come portare avanti la serata. Tanto valeva alzarsi e…
Si bloccò sentendo il leggero tocco delle dita di Hinata sul suo braccio.
Lentamente si voltò a guardarla. Il suo viso si intravedeva appena sopra le sue braccia, concentrato nel muovere alla cieca le dita.
Come si accorse di essere osservata, la ragazza ritirò la mano; nella sua mente poté figurarsi gli angoli della bocca del Kazekage alzarsi piano in quel dolce sorriso. Lo sentì strusciare per terra per avvicinarsi a lei, fino a far toccare le loro spalle. Prese coraggio e fece sbucare nuovamente le sue dita da sotto il braccio.
Lieve sentì la mano di lui cercare la sua ed intrecciarsi ad essa. Il suo cuore si gonfiò e batté più forte facendola tremare leggermente. Sentì la presa del Kazekage farsi più sicura e finalmente sorrise a sua volta.
Gaara passò il pollice sulle dita candide di Hinata e la guardò di sottecchi sorridere.
Quello poteva essere quel “qualcosa di speciale” che doveva trovare secondo Temari. Gli venne da sorriderle più apertamente e lo fece. Ricordandosi della raccomandazione di Kankuro sul motivare le proprie azioni, cercò le parole per giustificare il suo sorriso inusuale. Ci pensò su un po’ e quando fu il momento, trovò quasi imbarazzante esprimere quel pensiero ad alta voce. “Mi piaci anche quando sorridi.”



  
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