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Autore: Calia_Venustas    23/01/2020    3 recensioni
[IN PAUSA FINO AL PROSSIMO AGGIONAMENTO DI KHUX]
C'è qualcosa che il Maestro dei Maestri non può confessare a nessuno, nemmeno a Luxu. Qualcosa che se i suoi apprendisti dovessero scoprire metterebbe a repentaglio tutto quello in cui credono. Il Maestro sa di essere nel torto, ma sa anche di essere troppo orgoglioso per ammetterlo.
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Una storia sull'origine del Maestro dei Maestri e dei Veggenti sin dall'inizio del loro apprendistato fino all'epilogo di KH3. A partire dal capitolo 18 scorre in parallelo una seconda trama che ha per protagonisti Soggetto X e Luxu, ora nei panni di Xigbar, alle prese con i retroscena degli eventi successivi a Birth By Sleep.
[Coppie: Luxu/Ava, Luxu/Maestro dei Maestri, Invi/Ira, Ava/Gula, Soggetto X/Isa, Lauriam/Elrena]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Vanitas, Ventus, Xigbar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Nota dell'autrice: Eccoci qua di ritorno dopo le (poche!) rivelazioni di Re:Mind. Non hanno scombussolato quasi per niente i miei piani, perciò posso finalmente procedere con i capitoli di Braig e Skuld. Questo in particolare è fortemente basato (per non dire che ce l’ho proprio costruito intorno) sulla reinterpretazione della canzone Once Upon a Dream di Dimie Cat che qui serve da prestavoce per Skuld. Consiglio caldamente di ascoltare il brano in sottofondo oppure al termine della lettura :D
La traduzione del testo è letterale e perciò non corrisponde con l’adattamento Italiano della Bella Addormentata nel Bosco, ma ritengo che il testo originale si addica di più alla situazione. Buona lettura!

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χ I KNOW YOU χ


 

Xigbar non era tipo da stupirsi facilmente ma doveva ammettere che quando si trattava di organizzare un party, i LaBouff non erano secondi a nessuno.

Il grande giardino della sontuosa villa in stile coloniale era stato tramutato in una foresta incantata popolata dalle creature più bizzarre. Oltre cento invitati mascherati si affollavano sulla terrazza di marmo attorno al buffet mentre lampadari di cristallo sospesi tra i rami dei salici illuminavano il tutto in modo a dir poco scenografico.

Tiana attirò la sua attenzione da dietro un tavolo stracolmo dei suoi rinomati bignè alla crema “Signor Braig, che piacere vederla!”

Lui le si avvicinò, curandosi di addolcire un poco il suo sogghigno da sciacallo. In quegli anni aveva imparato a conoscere la giovane cittadina di New Orleans e aveva capito perchè Mama Odie avesse insistito affinchè Stella potesse vivere accanto a lei e Charlotte. 

Essendo una ragazza coi piedi per terra, probabilmente Tiana si sarebbe messa a ridere se qualcuno le avesse detto che era una Principessa del Cuore, ma la luce abbagliante che la giovane afroamericana irradiava non lasciava alcuno spazio al dubbio. Ironico, visto che quella ossessionata con l’essere una Principessa era Charlotte e non lei.

Secondo la Sacerdotessa Voodoo, la luce di Tiana avrebbe contribuito a tenere celata la presenza di Stella in quel mondo. In un certo senso, il cuore puro di Tiana avrebbe offuscato quello della Custode del Keyblade e visti gli ultimi sviluppi, Xigbar si domandò per quanto ancora ciò sarebbe stato sufficiente. 

In effetti, quella sera si trovava lì per parlarle proprio di questo. Non aveva ancora deciso cosa fare, ma era chiaro che Stella non poteva continuare ad attirare l’attenzione dell’Organizzazione e che dovevano prendere provvedimenti.

“Buonasera Tiana, vedo che gli affari vanno a gonfie vele.” la salutò lui giovialmente, arraffando un bigné fumante dal vassoio per cacciarselo in bocca.

“Oh sì. Se tutto fila liscio, stasera avrò in tasca il contratto per lo zuccherificio sul canale! Oh, perdonatemi, non so se Stella ve ne ha parlato…” s’interruppe lei, frenando a stento il proprio entusiasmo. Vedere una ragazza così giovane e così motivata era piuttosto inusuale, perciò Xigbar non potè fare a meno di domandarsi se fosse proprio quella sua grande forza d’animo a rendere il suo cuore così luminoso. Non tutte le Principesse del cuore erano dei fiorellini delicati, dopotutto.

“Mi ha accennato qualcosa, sì. Un ristorante, vero? Un investimento molto ambizioso.”

“Già…” ammise lei, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Era il sogno di mio padre, sapete? Non facevamo altro che immaginare il giorno dell’inaugurazione, sin da quando ero bambina.” Tiana sospirò, nostalgica. 

“Se questi bignè sono solo un assaggio di quel che il tuo ristorante avrà da offrire, allora direi proprio che tuo padre ci aveva visto giusto. Sprecare un simile talento sarebbe un vero crimine.” 

“Mi ritengo una persona piuttosto umile, ma non quando si tratta della mia abilità culinaria.” ammiccò lei, scherzosamente. “Potrei accontentarmi di un posto come cuoca nel ristorante di qualcun’altro ma vedete, non voglio che tutto il lavoro di mio padre sia stato per niente. Nonostante si sia spaccato la schiena per tutta la vita, non ha avuto l’opportunità di cogliere i frutti di quel che aveva seminato. Per questo motivo non posso accontentarmi, capite?”

“Certamente. Dovevate essere molto legati.” commentò Xigbar, abbassando lo sguardo del suo unico occhio celato nell’ombra della maschera dalle sembianze di un teschio dalle lunghe corna ricurve. “T’invidio un pò, sai? La mia figura paterna non si è lasciata alle spalle un’eredità altrettanto positiva. I miei fratelli presero a scannarsi tra loro non appena rimanemmo da soli.”

La giovane donna lo fissò interdetta, senza sapere veramente come rispondere ad una simile affermazione. “Oh. Mi… mi dispiace.” 

“Bah, ormai è acqua passata.” minimizzò lui, prendendo un altro bignè. “Piuttosto, sai dove posso trovare Stella?”

“E’ di sopra con Charlotte.” disse Tiana indicando il primo piano della villa. “Doveva essere sul palco già da dieci minuti ma visto che il nostro ospite d’onore, il principe… com’è che si chiama? Naveen? Sì insomma, visto che il principino non si è degnato di arrivare in orario Lottie ha avuto uno dei suoi soliti crolli nervosi e Stella è andata su per cercare di calmarla.”

“Quella ragazza è una santa!” rise Xigbar sbocconcellando il dolcetto. “Beh, immagino andrò a fare un giro e continuerò a rimpinzarmi fino a che la padrona di casa non ci onorerà con la sua presenza.”

“Mi sembra un buon piano.” assentì Tiana, facendogli l’occhiolino. “Se avete bisogno di me, sapete dove trovarmi.”

“Senz’altro. E buona fortuna per lo zuccherificio.”

Col bignè ancora in mano, Xigbar girò sui tacchi mischiandosi alla folla di invitati avviluppati in travestimenti sgargianti e abiti ricoperti di paillettes. Sebbene si trattasse di una festa in maschera, non v’era un vero e proprio tema perciò si poteva assistere a scenette piuttosto surreali come la conversazione tra un uomo in un costume da aragosta gigante ed una ballerina di can can. 

Per quanto riguardava lui, Xigbar non aveva una grande simpatia per quel tipo d’eventi mondani ma trovava l’idea di indossare una maschera che raffigurasse il suo animale totemico, il caprone, piuttosto divertente. Soprattutto perché in molti mondi quella placida bestiola era considerata un simbolo di malaugurio e non falliva mai d’’attrarre gli sguardi, spesso velati di disapprovazione, dei presenti. 

E Xigbar, nella sua esistenza pluricentenaria e ormai afflitta dalla noia, avrebbe fatto veramente qualsiasi cosa pur di sfuggire alla monotonia e godersi, anche solo per qualche secondo, lo sdegno di un gruppo di riccastri pomposi.

Era un pò come entrare alla corte del Principe Prospero indossando le vesti della Morte Rossa.

Uno squillo di trombe e lo strillare del maggiordomo di casa LaBouff annunciarono finalmente l’arrivo del tanto sospirato principe Naveen e Charlotte apparve in cima alle scale della villa con una rapidità sconcertante, al punto che Xigbar si domandò se si fosse teletrasportata attraverso un Corridoio Oscuro o chissà quale altra diavoleria.

La bionda venne investita dalla luce dei riflettori mentre scendeva rapidissima e saltellante nel suo gran bel vestitone rosa per andare ad accogliere l’ospite d’onore.

Naveen, vestito di bianco da capo a piedi e con il sorriso più smagliante e perfetto che si potesse immaginare, la prese immediatamente tra le braccia, conducendola verso la pista da ballo mentre gli invitati sussurravano eccitati tra di loro.

Il ticchettare svelto dei tacchi di Stella distolse l’attenzione di Xigbar da Charlotte e il suo bellimbusto ma la ragazza non sembrò accorgersi della presenza del suo ‘tutore legale’ mentre prendeva posto sul palco ornato di festoni.

Una strimpellante scala di pianoforte annunciò l’inizio della performance mentre gli altri musicisti prendevano posto, sostituendo i menestrelli muniti di arpe e violoncelli con una squadra di jazzisti in smoking armati di sax e percussioni.

 

I know you~♪     [So chi sei]

 

La voce vellutata della giovane risuonò nel giardino come il canto di una sirena ammaliatrice e il chiacchiericcio dei presenti cessò immediatamente.

 

I walked with you once upon a dream~♪     [Ho camminato con te una volta in un sogno]

 

Stella apparve sul palco illuminata dalla luce soffusa dei lampadari di cristallo e Xigbar sorrise orgoglioso, mentre il suo cuore atrofizzato veniva scosso da un guizzo di vitalità mai provato sin dalla sua trasformazione in un Nessuno. Sapeva che non avrebbe dovuto attribuirsi tutto il merito per come fosse ‘venuta sù’ quella ragazzina, ma al tempo stesso sentiva di meritarsi un pò di riconoscimento. 

Stella non era una principessina zuccherosa come Charlotte nè tantomento una ligia al dovere e tutta d’un pezzo come Tiana e se il Principe Naveen avesse avuto un briciolo di cervello, avrebbe lasciato perdere tutte le altre donzelle per tentare d’accalappiare la femme fatale che si stava esibendo sul palcoscenico, sicura di sé come non mai.

Il mascara e il trucco deciso la facevano sembrare la protagonista di un film noir e la sua voce forte ma sbarazzina non faceva altro che renderla ancora più misteriosa ed intrigante.

Stella era una ragazzaccia...

Come lui.

Appoggiandosi tronfiamente ad un capitello sormontato dalla statua di un putto grassottello, Xigbar afferrò un calice di champagne dal vassoio di un cameriere distratto preparandosi a godersi lo spettacolo. Stava per accostare il bicchiere alle labbra quando qualcosa lo costrinse ad immobilizzarsi di colpo.

 

I know you~♪     [So chi sei]

 

Erano secoli che non sentiva quel profumo.

L’uomo si voltò, l'occhio giallo che scrutava la folla, arguto e spalancato.

Possibile che…?

Come un segugio, inspirò profondamente nella speranza di rintracciare quella scia sfuggente, posando il calice sulla balaustra di marmo.

Ed eccolo, il tanfo dolciastro dei fiori di ciliegio che ricoprono le strade, i petali rosati che a poco a poco appassiscono e marciscono.

Lei era lì.

 

The gleam in your eyes is so familiar a gleam~♪     [La luce nei tuoi occhi è così familiare]

 

Ava. 

La più giovane tra gli apprendisti del Maestro dei Maestri.

La sua vecchia compagna di giochi e d’avventure.

Il suo primo amore ed il suo primo bacio.

E ovviamente colei che aveva dato inizio alla Guerra dei Keyblade, puntando la lama contro di lui così che la Torre Meccanica scandisse il rintocco decisivo.

Non ne aveva alcun dubbio, avrebbe riconosciuto il suo profumo tra migliaia.

Ma lei era una maestra dell'illusione e poteva assumere l'aspetto di chiunque, rendendosi identica all'originale sin nel minimo dettaglio. Soltanto i fiori di ciliegio l'avrebbero tradita, ma in mezzo a tutta quella gente accaldata dalle danze e dal troppo champagne non sarebbe stato facile individuarla.

 

Yet I know it's true~♪   [Anche se so che è vero]

That visions are seldom all they seem~♪    [Che visioni come questa raramente sono ciò che sembrano]

 

Perché si trovava lì?

Aveva forse seguito le tracce di Stella? Certo, non poteva essere altrimenti. Aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe venuta a reclamare il suo dente di leone smarrito, in effetti, ci sperava.

Mentre sgusciava tra la folla di avventori mascherati, Xigbar si domandò se la Veggente si fosse già accorta della sua presenza. E se era così, si chiese se l'avrebbe sfuggito o se gli sarebbe corsa incontro. Del resto, non si erano detti addio nel più amichevole dei modi.

Si erano quasi uccisi a vicenda su quella collina solitaria, quasi ottocento anni prima.

Xigbar aprì il suo cuore atrofizzato più che poté, autorizzandola tacitamente ad entrare e tese una mano nel vuoto che li separava. 

 

But if I know you~♪   [Se so chi sei]

I know what you'll do~♪   [Allora so quel che farai]

 

Vagò in quella marea di corpi colorati per quella che gli sembrò un’eternità, la voce dolce di Stella a cullarlo in quell’atmosfera ovattata e surreale mentre l’odore si faceva sempre più intenso. Non stava cercando qualcuno che le assomigliasse. Ava non sarebbe mai stata così incauta da mostrarsi con le sue vere sembianze, perciò poteva fare affidamento soltanto sulle indicazioni sconclusionante offerte dal suo cuore malandato. 

‘Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida’. Si certo, come no. [As if.] Avercelo, un cuore!

Charlotte e il principe Naveen gli volteggiarono davanti leggiadri e la sua concentrazione vacillò, distratto dall’ingombrante vestito rosa di Miss LaBouff e dalla sua espressione adorante e innamorata. Sarebbe stata proprio una scena saltata fuori da un libro di fiabe se non fosse stato per il fatto che…

 

You'll love me at once~     [Mi amerai all’istante] 

 

Qualcosa di freddo e cilindrico gli premette tra le scapole. E Xigbar s’irrigidì, ben consapevole che si trattasse della canna di una pistola, probabilmente uno di quei piccoli modelli da borsetta che tanto andavano di moda tra le spigliate donne di New Orleans.

Una mano guantata di bianco gli si serrò sul braccio, tirandolo indietro in mezzo alla folla.

"Avevo sentito delle voci, storie ormai entrate a far parte delle leggende di molti Mondi. Parlano di un demone che veste la pelle delle sue vittime. Speravo fossero infondate... e invece eccoti qui, Luxu."

Lui si voltò lentamente, quanto bastava per dare una sbirciata alle sue spalle, ma lei gli affondò le unghie nella carne. "Ah. Non sentivo quel nome da così tanto tempo…"

“Zitto.”

The way you did once~    [Come facesti una volta]

 

Xigbar sbuffò, tornando a guardare davanti a sé. "Che c’è, mi avresti preferito morto? Non è un tantinello ipocrita visto che sei qui anche tu? Si raccontano storie non proprio lusinghiere anche sul tuo conto. Dicono che sei una fata cattiva che rapisce i bambini."

"Buffo, visto che sei stato tu ad aver preso una dei miei Denti di Leone. Dimmi dov’è la ragazza."

"Dritta al punto, eh? Nemmeno un abbraccio al tuo vecchio compagno di scuola?"

La canna della pistola premette ancora più forte contro la sua schiena, ma il Nessuno non sembrava affatto spaventato. Non avere un cuore a pieno servizio aveva i suoi vantaggi e in ogni caso, sapeva bene che Ava non avrebbe fatto niente di così avventato in mezzo a tutti quei civili innocenti. 

O almeno lo sperava.

"Non vedo perchè dovrei dirti dove trovarla, visto che sei così scortese." ironizzò, divertito dal fatto che Ava non avesse riconosciuto Stella. Non che si sentisse di biasimarla, quella ragazzina era cresciuta moltissimo negli ultimi anni e la mezza maschera di pizzo nero che le lasciava scoperte solamente mento e labbra completava alla perfezione il suo travestimento.

“Ma si da il caso che sia di buon umore, perciò ti dirò dove si trova la mocciosetta... ma non qui. Non stasera. Hai aspettato ottocento anni per farti viva, sono certo che puoi aspettare ancora un altro pò."

Se dovevano giocare, Luxu non l'avrebbe fatto senza dettare le proprie regole.

"Non se ne parla. Rispondimi, altrimenti-”

"Mi spiace, Chisai Kitsune. In questo momento ho io il coltello dalla parte del manico anche se sei tu quella con la pistola. Finché saremo qui, in mezzo alla gente, le tue minacce non hanno alcun valore."

“Mi stai sottovalutando.” rispose lei, a muso duro. La sua voce era più profonda di come Xigbar la ricordasse. Più adulta. “Potrei celare entrambi con un illusione e gli invitati non s’accorgerebbero di niente nemmeno se ti lasciassi morto stecchito in mezzo alla pista da ballo.”

“Come sei diventata cruenta...”

“E tu sei insopportabile! Ah. Adesso capisco.” Ava scosse il capo e Xigbar scorse una ciocca dei suoi capelli color glicine con la coda dell’occhio. Se prima aveva addosso una qualche magia illusoria adesso era chiaro che l’avesse lasciata dissipare. Se si fosse voltato, si sarebbe trovato faccia a faccia con la stessa Ava dei suoi ricordi?

 "Il tuo cuore… lo sento a malapena. Sei un Nessuno. Ecco perchè ti comporti in modo così sconsiderato."

"Sconsiderato io? Non diciamo sciocchezze. Il cuore è solo una distrazione.” minimizzò lui.

"Se è così, allora sarai ben consapevole che non sono la sola a star trafficando con le illusioni, qui tra i presenti"

“Sì, ho notato. C’è sicuramente lo zampino dell’Uomo-Ombra. La povera principessina di casa ci resterà molto male quando scoprirà che il suo fidanzato è un impostore." 

Ava serrò con più forza il calcio della pistola e gli si avvicinò quanto bastava per sussurrargli dritto all’orecchio. "Senti chi parla."

"Questo è un colpo basso. Paragonarmi ad un simile dilettante!” Accusò lui, sarcastico. “Certo che ci sono cose che non cambiano mai... L'Oscurità attecchisce sempre nei cuori dei deboli. Quindi, perché non facciamo squadra per sconfiggere i cattivi come ai vecchi tempi, eh Ava?"

La sentì sbuffare. “Uno ce l’ho già sotto tiro.”

Xigbar alzò l’occhio al cielo. “Ava, Ava… davvero lo pensi?” così detto si girò di scatto, afferrandola per il polso e sollevandole l’arma in aria, così che un eventuale colpo sarebbe stato sparato verso il cielo notturno anziché dritto tra le sue costole, ma lei non aveva neppure il dito sul grilletto. A quella vista, il Nessuno sogghignò. “No che non lo pensi.” concluse compiaciuto, lasciando la presa così che Ava potesse far scivolare l’arma nell’ampia manica del cappotto, per nasconderla ad occhi indiscreti.

La donna che gli stava di fronte celava il proprio volto dietro una maschera da colombina, e senza illusioni ad alterare il suo aspetto, essa non rappresentava certo un ostacolo per Xigbar che aveva imparato a riconoscere i suoi compagni dell'Organizzazione soltanto dal loro portamento quando erano coperti da capo a piedi nelle tuniche nere.

Con Ava poi, aveva già fatto pratica visto che la maschera da volpe era diventata una costante della sua persona sin da quando era stata nominata Maestra.

In quel momento, la Veggente indossava un elegante tailleur in due pezzi e un lungo cappotto dal collo di pelliccia, per mimetizzarsi alla perfezione tra le altre donne dall'aria sofisticata che erano state invitate al party.

Soltanto le onde di capelli rosati che le incorniciavano il viso tradivano il fatto che fosse un'Estranea, ma il resto dei presenti dava per scontato che si trattasse di una parrucca eccentrica indossata per l'occasione.

Era minuta proprio come la ricordava, una bambolina graziosa e dall'aria inoffensiva. Ma Xigbar la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva che dietro quell'apparenza fragile si nascondesse una forza tale da scuotere le montagne. Era sempre stato quel suo dualismo ad affascinarlo perché Ava sembrava l'ultima persona al mondo in grado di compiere le azioni estreme e spesso efferate che il suo ruolo richiedeva.

Era sempre stata la cocca del Maestro, la sua insospettabile arma segreta. Era stato lui ad insegnarle ad ingannare la vista ed il cuore. E se Perbias t’insegnava qualcosa, esso diventava parte di te.

Esattamente come l'abilità di trasferire il proprio cuore nel corpo di un altro ed estendere così la propria vita all'infinito era diventata parte di Luxu.

I loro sguardi s'incrociarono attraverso le fessure delle maschere.

Xigbar aveva dimenticato quanto fossero grandi e verdi i suoi occhi.

Lei invece lo fissava con un’espressione imperscrutabile, quasi stesse cercando di rintracciare qualcosa di familiare nel volto che intravedeva oltre il teschio dalle corna ricurve. Se cercava i suoi capelli rossi e le sue lentiggini, di certo non le avrebbe trovate. 

Era delusione quella che le leggeva negli occhi? Nostalgia? O forse rabbia?

“Hai un occhio solo.”

“Davvero? Non me n’ero accorto.”

Ava stirò le labbra e lui non seppe dire se per celare un sorriso o trattenersi dal mandarlo al diavolo.

Il suo profumo di fiori si fece ancora più forte e Xigbar si sforzò d’ignorarlo. Sapeva che la Veggente lo stava usando contro di lui, quell'aroma così invitante e languido da essere quasi soporifero. Non doveva abbassare la guardia.

 

Upon a dream...~♪    [In un sogno...]

 

Il pubblico prese ad applaudire al termine della canzone e Stella rivolse agli invitati un grande sorriso, inchinandosi ripetutamente e ringraziandoli per il loro entusiasmo. Qualcuno raccolse le rose disposte nei vasi di cristallo per gettarle sul palco, chiedendo a gran voce il bis e lei sembrò ben lieta di accontentarlo. Posò nuovamente le mani guantate di nero sul microfono, facendo cenno al pianista di attaccare con qualcosa di un tantino meno mieloso dato che Charlotte aveva già avuto il suo momento di gloria e se ne stava attaccata al Principe di Maldonia come un koala al tronco di un eucalipto.

Fu proprio in quel momento che la voce alterata di Tiana e il tonfo sordo di un tavolo che si rovesciava attirarono l’attenzione di Xigbar e Stella.

Gli invitati neanche si curarono della poveretta caduta a terra, reclamando una seconda canzone ma la ragazza venuta dal passato ignorò le loro proteste, scendendo di corsa giù dal palco per andare a soccorrere l’amica.

Anche Charlotte, incredibilmente, si scrostò da Naveen per raggiungere Tiana ed aiutarla ad alzarsi. L’afroamericana aveva l’abito giallo sporco di fango e zucchero a velo ma fu la sua espressione ad allarmare seriamente le due ragazze. Sembrava che le fosse appena crollato il mondo addosso.

“Tia! Che è successo?”

“N-niente, sono scivolata. Mi dispiace per i bignè…”

“Oh chi se ne importa, vieni, devi cambiarti!” reagì immediatamente Charlotte, prendendola sottobraccio nonostante Stella tentasse vanamente di attirare la sua attenzione per farle capire che non erano certo le condizioni del suo vestito ad aver abbattuto così all’improvviso il morale della giovane donna.

Stella si voltò verso la folla e non fece alcuna fatica ad individuare i veri colpevoli. I fratelli Fenner, i due tarchiati agenti immobiliari che detenevano la proprietà dello zuccherificio che Tiana tanto desiderava acquistare, se la ridevano mangiando a due a due i bignè che avevano saccheggiato dal tavolo di Tiana… sicuramente dopo averle detto in faccia che non avevano intenzione di venderle un bel niente.

La Custode del Keyblade sentì montare dentro di sé un’ondata di rabbia ma Tiana le lanciò un’occhiata sconsolata, come per dirle di lasciar perdere e che non c’era motivo di rovinare con i suoi problemi la serata perfetta di Charlotte. 

Stella serrò la mano a pugno, trattenendosi a stento dall’evocare Luce Stellare e seguì le due amiche su per la grande scalinata dell’atrio di casa LaBouff.

Fuori, sotto le fronde fruscianti dei salici, Xigbar e Ava erano rimasti in silenzio ad osservare la scena e lei in particolare non aveva staccato gli occhi dal principe Naveen nemmeno per un istante. Una maestra delle Illusioni come lei poteva chiaramente vedere che l’aitante e abbronzato principe altro non era che un ometto grassoccio e calvo sotto l’effetto di un incantesimo. E un incantesimo a tempo limitato, per giunta.

“Luxu?”

L’uomo le rivolse il sorriso più sornione che avesse mai visto. Persino Perbias avrebbe avuto difficoltà ad euguagliarlo. Era chiaro che ci stesse godendo un sacco nel vederla costretta a dargli ragione. “Allora, andiamo a dare la caccia ai cattivi come ai vecchi tempi?” le chiese, mellifluo.

Lei sospirò, rassegnandosi all’idea di dover collaborare con lui se voleva spillargli una qualsiasi informazione riguardo la ragazza rapita. Quel mondo non aveva alcun valore per lei, ma entrambi sentivano che l’Oscurità era all’opera ed erano stati condizionati sin dall’infanzia a reagire quando essa si manifestava. Combatterla era per loro un riflesso quasi incontrollabile, specialmente per Ava che a differenza di Xigbar aveva brandito il proprio Keyblade contro gli Heartless migliaia di altre volte.

“Come ai vecchi tempi.” annuì lei, freddamente “Ma non farti illusioni. Non siamo dalla stessa parte. Risolta questa cosa, mi condurrai da Skuld.”

Lui sbattè la palpebra del suo unico occhio.

Quindi era così che si chiamava Stellina.

Skuld. 

Un nome calzante. Fin troppo. 

Il nome di una Valchiria e di una delle tre Norne… tre dee del destino che a Tebe venivano chiamate Parche e portavano i nomi di Atropos, Clotho e Lachesis... ma che nelle leggende di altri mondi erano conosciute come Wyrd, Verdandi e Skuld.

Perbias aveva ricevuto l’Occhio che Scruta dalle tre megere che dimoravano nell’Ade, e con esso aveva scritto il Libro delle Profezie che poi era stato affidato ad un’ignara bambina che portava a sua volta il nome di una Dea del fato. Per la precisione, di quella in grado di vedere il futuro.

Non c’erano coincidenze nei piani del Maestro. Ormai avrebbe dovuto esserci abituato, eppure ancora una volta si ritrovò ad ammirare la precisione del suo grande, anzi grandissimo disegno. Il Futuro architettato dal suo mentore era come un perfetto meccanismo ad orologeria, ogni piccolo pezzo aveva una funzione ben precisa ed indispensabile.

“Inseguiamo il nostro falso principino e vediamo se ci conduce alla fonte di tutta questa Oscurità. Sai, ti confesso che ho sempre voluto fare due chiacchiere con l’Uomo-Ombra.”

“Sembri piuttosto familiare con questo mondo, Luxu.”

“Non immagini neanche quanto.”

   
 
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