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Autore: paige95    25/01/2020    3 recensioni
Quante volte è necessario toccare il fondo per poter rialzarsi più forti di prima? E quante volte è necessario attraversare il buio per raggiungere una luce che nemmeno si sapeva potesse esistere?
Riscoprire l’amore nei momenti più delicati può essere il miglior modo per affrontare le difficoltà e le incomprensioni.
In questo clima nascerà, inaspettatamente anche per loro, l'amore tra Pan e Trunks, proprio quando entrambi avranno bisogno di dare una svolta alla loro vita e di comprendere meglio se stessi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Pan, Trunks, Un po' tutti, Videl | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estate – Lacune nel passato


 
 
Vegeta aveva raggiunto la Capsule Corporation il prima possibile, eppure sua moglie era riuscita ad anticiparlo; avrebbe dovuto immaginarlo, l’aveva accompagnata Whis e quell’angelo era molto più veloce di qualunque sayan, un’abilità che nel caso specifico avrebbe fatto comodo al principe. Era entrato con slancio, aveva raggiunto il laboratorio di Bulma senza riflettere, ogni secondo era troppo prezioso da perdere, ma quando l’aveva intravista di spalle, concentrata ad esaminare alcuni fogli, si era bloccato sulla porta; cercò di regolare persino il respiro per non spaventarla, tanto non c’era il rischio che potesse percepire la sua aura alterata; non seppe nemmeno lui spiegare da dove potesse essere sorta tutta quella delicatezza, oppure lo sapeva troppo bene, ma aveva come sempre – da numerosi anni ormai – solo paura a lasciarsi andare a quel sentimento. Non passò molto tempo però prima che lei lo scorgesse, le bastò voltarsi per lanciarsi con frenesia alla ricerca di altre sue ricerche passate, recenti oppure remote che fossero. Rimasero qualche secondo a fissarsi, lei non riusciva a spiegarsi il motivo per il quale suo marito fosse rimasto ad osservarla lavorare in silenzio e lui non sapeva come aiutarla a capire.
«Vegeta»
Non la stupì che lui fossi lì davanti a lei, infondo lei stessa gli aveva dato appuntamento, ciò che la bloccò fu l’espressione di suo marito, come se si fosse abbandonato a pensieri profondi, dai quali non fu semplice nemmeno per lui ridestarsi prontamente. Il sayan schiarì la voce e si avvicinò alla moglie, cercando di riscoprire la sua solita sicurezza.
«Hai trovato qualcosa?»
«Nulla che ci possa aiutare, purtroppo»
Bulma, invitata implicitamente da Vegeta a concentrarsi sulla loro missione, si avvicinò ad una delle sue scrivanie, seguita dal marito, si sedette persino su una delle tante sedie girevoli e ricominciò da capo a cercare qualche indizio che potesse aiutarla nella costruzione rapida di ciò che sarebbe stato utile a loro, per non dire vitale per tutto il pianeta Terra. Vegeta si era appoggiato con le mani al medesimo ripiano e si era sporto per seguire i progressi che minuto dopo minuto faceva sua moglie, peccato fossero sempre nulli.
«Bulma …»
«Vegeta, lo so! È inutile che mi metti fretta e pressione»
Era esplosa disperata, gettando alla rinfusa sulla scrivania i fogli che aveva tra le mani. Si voltò verso di lui con il gomito posato sulla scrivania e una mano sulla fronte: dava l’idea di essere quasi al limite della rassegnazione; si rivolse a lui in modo più tranquillo, senza che Vegeta le facesse notare il tono nervoso che aveva impiegato.
«Cosa facciamo? Goku si è affidato a noi, non possiamo deluderlo»
E non solo, ne andava dell’orgoglio del principe, possibile che solo quella terza classe ignorante potesse risolvere tutte le numerose disperate situazioni, mentre lui si trovava sempre un passo indietro e per la maggior parte delle volte nelle condizioni di dover essere salvato da lui?
«Vegeta, credevo di avere un asso nella manica, per questo sono stata così sicura prima nel proporti di raggiungermi qui»
Ascoltava sua moglie, ma allo stesso tempo la mente era alla ricerca di una soluzione possibile. Far vagare anch’egli gli occhi in giro per il laboratorio era totalmente inutile, il suo era più un gesto incondizionato e dettato dalla frenesia, visto che non aveva alcuna conoscenza scientifica al pari di Bulma. Il principe era però ancora convinto che le risorse della scienziata migliore della Città dell’Ovest potessero essere la chiave di volta, non le aveva mai sminuite e non avrebbe commesso nemmeno in quell’occasione un simile errore.
«Hai ancora un prototipo della macchina del tempo?»
«Cosa, scusa?»
Le venne naturale rispondere ad una domanda con un altro quesito, Bulma spalancò persino gli occhi per quella richiesta e la bocca si socchiuse per la sorpresa; sperò di aver capito male, anzi doveva senz’altro essere quello il caso.
«Vegeta, quella macchina non può viaggiare tra gli universi, il principio è totalmente diverso e non posso nemmeno sfruttare le sue componenti. Per viaggiare nello spazio aperto devo innanzitutto assicurarmi che i suoi passeggeri sopravvivano e impieghino poco per raggiungere le varie destinazioni»
Il sayan si sporse in avanti con tutti gli avambracci per potersi avvicinare a lei e interromperla dolcemente con un solo sguardo; Bulma non conosceva nessuno che sapesse zittirla con una tale silente profondità ed era forse l’unica a sapere notare dalle sue iridi quanto gli rincrescesse provocarle una nuova preoccupazione. Per Bulma fu un duro colpo quella certezza, aveva cercato di allontanare dalla sua mente con tutte le forze quella assurda probabilità, suo marito però sembrava alludere proprio a quel piano.
«Vegeta, non vorrai …»
«Sono corresponsabile di quello che sta succedendo, non posso fallire»
Solo l’espressione di suo marito infondeva sentimenti, al contrario la sua voce era atona e ferma, da essa non traspariva alcuna emozione. Quando lui minacciò di avviarsi verso la porta, lei gli afferrò il braccio con prontezza, facendo scivolare poco dopo la mano nella sua.
«V-Vegeta, sei cambiato, non sei più il sayan di un tempo, fare l’eroe ora non ha alcun senso»
«Lo ha per me. Ho bisogno che azioni la macchina del tempo, devo tornare esattamente al momento antecedente alla distruzione delle Sfere da parte di Zamasu, possibilmente ancor prima che quell’essere esprima il desiderio dell’immortalità. Pensi di potercela fare?»
«Non puoi affrontarlo!»
A lei non importò nulla della difficoltà di quella missione, il suo problema non sarebbe di certo stato spedire Vegeta in quella linea temporale, ciò che la terrorizzò fu il pericolo che quell’impresa racchiudeva in sé. Come poteva consentire che suo marito viaggiasse attraverso le linee temporali e affrontasse un essere che persino Goku alla sua massima trasformazione aveva avuto difficoltà a sottomettere? Scostò lo sguardo da Vegeta e tornò a concentrarsi sulla scrivania, osservando in verità il vuoto, con la mente persa in orribili pensieri, non aveva la sicurezza nemmeno di rivederlo e che sarebbe tornato a casa sano e salvo; sentiva la rabbia e l’apprensione esplodere, ma cercò di contenere entrambe le emozioni con una forza d’animo che poche altre donne avrebbero potuto possedere in simili circostanze.
«No, per te non lo faccio»
«Sei seria? Neghi l’aiuto proprio a tuo marito?»
«Lo avrei negato solo a te dopo una richiesta del genere»
 
∞∞∞
 
Serleena lo aveva seguito con una certa difficoltà, quelle zone le erano del tutto sconosciute; la fortuna però volle che quello strano pianeta avesse davvero un limite che a nessuno era consentito valicare, men che meno a Inazuma, soprattutto se, preso dall’impulsività, non desiderava precipitare nel vuoto. Il giovane spirito si tenne a debita distanza, non voleva turbare l’animo di quell’uomo, desiderava solo conoscere suo figlio, cosa c’era infondo di male? L’uomo in questione posava lo sguardo ovunque, tranne su sua madre, dava l’impressione di non voler accettare la sua presenza; tra i due lui era l’unico a poter ancora manifestare le proprie emozioni, le quali impregnavano l’aria circostante di una tensione che anche un’anima temporaneamente strappata al paradiso poteva avvertire. Serleena però colse l’occasione di quell’imbarazzante silenzio per scrutare ogni singola fattezza di Inazuma: benché ormai fosse maturo, rifletteva nello sguardo un’aria sbarazzina, forse era solo lei a rivedere in quell’uomo il neonato che aveva appena dato alla luce prima di morire; le ricordava il giovane Radish di cui si era innamorata, tranne per gli occhi, quelli li aveva ereditati da lei. Provò con cautela ad avvicinarsi a lui, non le era consentito abbracciarlo, quale dolore più grande poteva esserci per una madre che non vedeva il proprio figlio da così tanti anni? Allungò ugualmente una mano in direzione della sua guancia, ma non osò posarla sulla pelle, sapeva già che lo avrebbe attraversato da parte a parte senza alcun bisogno di dimostrarlo. La fissò impassibile, non sapeva nemmeno come reagire, la diffidenza si era impossessata del cuore di Inazuma, dopo aver assistito alla complicità che trasmettevano gli sguardi di suo padre e sua madre non appena entravano in contatto.
«Sei diventato grande … sei diventato un uomo. E, dimmi, hai una famiglia?»
«Non ho nessuno»
Si disincantò dall’anima e dai suoi pensieri, rispondendole scocciato e allontanandosi da lei di qualche passo; superò la madre procedendo lentamente sovrappensiero, sapeva che la vicinanza con lei non avrebbe potuto consentire a Serleena di muovere grandi passi per avvicinarsi a lui, ma a lui infastidiva anche solo la vista di quella donna, dopo aver appurato quanto non fosse intenzionata a far valere la sua causa. Inazuma era sfuggente e sospettoso, sembrava non volere renderla partecipazione della sua vita, confidarsi con lei non era un’opzione che gradiva particolarmente, eppure lei non desiderava altro che essere partecipe del suo mondo.
«Non hai una moglie e nemmeno dei fig …»
«Piantala di farmi domande stupide! Quello che tu mi hai dato come padre, quando ero poco più di un ragazzo, mi ha mandato sulla Terra, voleva che convincessi Goku a sterminare i terrestri. E non è tutto, mi ha cresciuto come se non fossi sangue del suo sangue, ero peggio di uno schiavo per lui, un qualsiasi essere di cui potesse servirsi a suo piacimento. Se ti va così tanto di conversare con me, parliamo di questo»
Le aveva urlato contro tutta la sua frustrazione. La lasciò senza parole quella rivelazione, più del tono con cui si era rivolto a lei; Goku non le aveva mentito, Radish aveva davvero dato il peggio di sé dopo la morte dell’amata, ma, nonostante ciò, lei non riusciva ad odiarlo, percepiva solo tanto risentimento per non essere riuscito a prendersi cura del loro bambino in modo amorevole. Inazuma però non poteva immaginare quanto la sofferenza del proprio figlio per una madre, indipendentemente da chi fosse stata causata, provocava tanto dolore.
«Sai perché sono tornato sulla Terra? La vendetta verso Goku ribolliva nel mio sangue, era stato lui a far fallire il piano di Radish e di conseguenza mi aveva portato al fallimento davanti a mio padre … vedi, forse in cuor mio sapevo di essere suo figlio e l’istinto mi spingeva a renderlo orgoglioso di me. Non sapevo fosse mio padre fino a poco fa, me lo ha detto Vegeta … grande uomo il principe, davvero, se non fosse stato per lui avrei continuato a pensare di essere orfano, ma in fondo lo sono, dico bene? Voi, grazie al cielo, siete morti»
Non poteva davvero essere che lui fosse così infuriato, solo perché non avesse aggredito Radish e non lo avesse insultato a prima vista per ciò che era successo lungo gli anni trascorsi. Quando Serleena immaginava nei sogni più belli di conoscere suo figlio, la loro ricongiunzione era sempre migliore di quella che stavano vivendo. Si sentiva colpevole per non aver lottato abbastanza per la sua sopravvivenza, se lei avesse vissuto, il presente sarebbe stato differente, lei e Radish insieme avrebbero donato a quel bambino un destino migliore; lei però si era ritrovata allo stremo delle forze contro esseri di gran lunga più potenti di lei e quando Radish era giunto per puro miracolo al suo capezzale, prima che lei esalasse l’ultimo respiro, credeva fosse un segno, aveva davvero pensato di lasciare quel piccolo in buone mani, si era spenta con la serenità nel cuore. Non poteva pensare di essersi sbagliata così tanto sul conto di Radish, si rifiutava di credere che l’uomo che davanti a lei si era sempre mostrato magnanimo fosse stato una colossale menzogna, le sensazioni che lui le aveva sempre infuso avevano tutt’altro sapore.
«Tesoro, devi sapere che …»
«Lo giustifichi … giustifichi il suo squallido comportamento»
Non sapeva come difendersi, ciò equivaleva difendere un uomo che lei infondo non aveva ancora conosciuto, erano passati troppi anni. Giunta poco prima su quel pianeta, aveva incontrato per una frazione di secondo gli occhi di Radish e le era parso di riscoprire in lui una certa familiarità, non c’era ombra di malvagità, infondo al suo cuore doveva in qualche piega essersi rifugiato il giovane Radish, forse per difendere se stesso dal dolore della perdita di Serleena. Suo figlio doveva senz’altro essersi sbagliato e in quegli anni il suo amato aveva anche imparato a mentire, infondo se aveva nascosto ad Inazuma di averlo concepito, avrebbe potuto camuffare un eventuale coinvolgimento emotivo, pur non smettendo di crescerlo.
«No, tesoro, io non giustifico ciò che ti ha fatto, ma la mia morte lo ha cambiato. Forse ha indurito persino il suo cuore e mi dispiace così tanto, ero convinta che si sarebbe preso cura di te, come avrei fatto io al suo fianco. Sei diventato un uomo però con lui al tuo fianco ed anche un guerriero»
«Tu sei morta ed io ci ho rimesso! Non è stato sufficiente perdere una madre, mi ha dovuto anche disconoscere!»
«Freezer era un essere malvagio, se avesse scoperto che eri mio figlio, ti avrebbe ucciso, credo che questo motivo in parte lo abbia spinto ad agire in quel modo»
Inazuma abbassò le palpebre sconfortato, quasi rassegnato, stava solo sprecando fiato. Stava davvero cercando di convincere un’anima del paradiso che in quell’uomo non c’era nemmeno più l’ombra di bontà, ammesso che ce ne fosse mai stata? Era uno spirito, che, oltre a professare amore per quell’uomo, stava dimostrando quanto desiderasse recuperare con lui gli anni drammaticamente perduti. Non aveva però alcuna intenzione di perdonare Radish, si rammaricò solo di aver coinvolto un innocente, la vita di Gohan per colpa sua era appesa ad un filo, ma mai e poi mai avrebbe concesso una seconda possibilità a suo padre; se sua madre ne era ancora così innamorata, tanto da diventare cieca davanti all’evidenza, lui avrebbe preferito perdere entrambi per sempre, piuttosto che assistere a quella farsa.
«No, te ne prego, basta, tu non puoi essere mia madre. Dovresti desiderare di ucciderlo per il male che mi ha fatto, dovresti difendermi»
«Siamo entrambi morti e non posso nemmeno sfiorarlo. Inazuma, per favore, cerca di capirmi»
«Capirti?? E chi prova a capire me? Mamma, torna da dove sei venuta, non me ne faccio nulla di due genitori come voi, siete solo …»
Si bloccò all’improvviso, come se fosse inutile e fossero solo parole sprecate. Abbassò persino i toni, che senso aveva provocarsi la tachicardia? Se lui aveva ereditato anche solo una minima parte della testardaggine che aveva posseduto quella donna in vita, era certo che non l’avrebbe mai convinta a diffidare di Radish, il quale probabilmente a breve avrebbe ferito anche lei, rivelandole al sua vera natura. Su un punto erano forse d’accordo: Serleena sosteneva che fosse cambiato nel tempo, Inazuma che fosse sempre stato malvagio o comunque che in suo padre non ci fosse bontà, ergo davanti a loro c’era un uomo crudele e senza scrupoli, il cui cuore si era indurito. Il mezzosayan non sapeva però quanto sua madre riuscisse a vedere oltre le apparenze e fosse in grado, grazie all’amore che provava per Radish, di risvegliare il cuore del giovane sayan che negli anni si era sopito.
«Non ho più bisogno di una madre o di un padre, lo hai detto tu, sono grande. Se Goku dovesse riuscire a riportarvi in vita, trascorrete la vostra vita insieme lontano da me»
«Non avrei mai voluto lasciarti, tesoro, ti prego, credimi. Sono stata in paradiso, ma per me è stato peggio degli inferi senza di voi, non poterti vedere crescere è stato più doloroso della morte. Ho smesso di respirare in pochi minuti, ma la sofferenza per te è stata eterna e si rinnovava ogni secondo che trascorrevo lassù»
«Non credo tu sia stata peggio di me: umiliato e riempito di menzogne»
La fece soffrire quel distacco, non avrebbe mai pensato che la sua anima avrebbe potuto provare ancora un simile dolore: in quegli anni anche il cuore di suo figlio si era indurito, non solo quello del suo amato; l’ultima fitta al cuore che ricordava di aver subìto in vita risaliva al momento in cui Radish era uscito da quella porta senza che le avesse dato l’opportunità di informarlo della gravidanza; in quel momento le era parso che la sua anima si stesse frantumando, stava subendo per la seconda volta la separazione da un figlio appena ritrovato e lei non era abbastanza forte, non più, non senza un corpo attraverso cui sfogare quel dolore.
«I-Inazuma, dammi la possibilità di recuperare il tempo perduto, per favore, non posso accettare di averti perso … per sempre. Goku ci ha offerto una seconda possibilità, non sprechiamola»
«Spiegami perché, se Freezer era così pericoloso come dici, avete pensato di affrontarlo»
«Intendi, affrontarlo amandoci? Tu non hai mai provato l’amore, vero? Non te ne faccio una colpa, ma se amassi capiresti cosa ci ha spinto a stare insieme. Tu non sei altro che il frutto di quell’amore»
Era sincera, lei lo era davvero, l’unico suo peccato era quello di non essere stata presente per salvarlo da un padre troppo fragile per perdere la donna che amava; era ironico, Radish si era sempre creduto forte e abile in battaglia, forse la sua anima non lo era mai stata altrettanto.
 
∞∞∞
 
Trunks era entrato con passo felpato nella stanza che fungeva provvisoriamente da giaciglio per Pan. Si era avvicinato alla fronte della ragazza per accarezzarla e comprendere le sue condizioni fisiche; asciugò con il pollice le lacrime che si erano depositate sulle sue guance e si inginocchiò ai piedi del letto appoggiandosi con le braccia al letto, voleva restarle accanto e rendere meno spaventosi gli incubi che quasi sicuramente avrebbero tormentato il suo riposo. La giovane Son era particolarmente agitata quando lo zio l’aveva raggiunta e l’aveva aiutata a rilassarsi, ma Goten doveva anche occuparsi del fratello ferito insieme alla madre, non poteva trascorrere ore accanto alla nipote. Trunks però spendeva volentieri quei minuti, lasciandosi cullare dal respiro apparentemente rilassato della sua … cos’era ora per lui Pan? Una forza sconosciuta – o forse nemmeno così tanto – lo attirava davvero verso di lei? Si coprì il volto con le mani, mortificato per quei pensieri, benché infondo nessun altro, a parte lui e la sua coscienza, ne fossero al corrente. Era dannatamente bella ai suoi occhi: aveva la chioma tipica del più puro dei sayan, nonostante fosse una sayan appena accennata rispetto ai suoi simili sopravvissuti al tempo, la sua carnagione era leggermente ambrata in sintonia con il colore dei suoi capelli. La bandana arancione si era spostata dalla sua consueta posizione, ma la causa era la posizione prona e il viso rivolto verso di lui. Non fu forse una buona idea spostarle una ciocca di capelli che era sfuggita dalla stoffa e le aveva coperto entrambi gli occhi, perché quel gesto da parte del giovane sayan le aveva provocato un improvviso e agitato risveglio.
«Papà!»
«Tranquilla, se ne sta occupando Chichi, non è peggiorato. Volevo solo controllare che fossi più calma, non desideravo spaventarti … scusa»
La ragazza mise a fuoco la figura del ragazzo a pochi centimetri da lei; la stava sfiorando, le sue dita erano ancora attorcigliate alla ciocca di capelli. Era strano, quasi vicino al paradosso, ma il fatto che lui le fosse accanto la rasserenava e distendeva i suoi nervi come credeva che niente in quelle circostanze avrebbe potuto fare in modo così efficace. L’avrebbe persino attirato a sé e baciato, il desiderio di muovere quel passo non mancava certo, peccato che lui avesse rotto repentinamente la magia del momento ritraendo la mano; era sicuro più esperto e lungimirante, aveva avvertito l’atmosfera che si era creata tra loro e aveva scongiurato un inopportuno contatto fisico.
«È colpa mia, Trunks, volevo aiutarlo e invece l’ho condannato»
Lo disse con profonda convinzione e lucidità, benché il dolore avesse minacciato in quelle ore dopo l’incidente di fare collassare il suo povero cuore. Le lacrime vennero nuovamente spinte all’altezza delle ciglia inferiori, ma stavolta il giovane impedì prontamente al sale di inondarle le guance.
«No, piccola, non piangere, non risolvi nulla così»
Orribili pensieri inondarono la mente della ragazza, uno più terribile dell’altro; afferrò la mano di Trunks e la strinse forte all’altezza del suo viso, come se lei fosse una bambina smaniosa di coccolare il proprio peluche.
«R-restami accanto»
Come avrebbe potuto deludere quella richiesta? Porgendo una carezza sul dorso della mano della ragazza, la invitò dolcemente a lasciarlo e a fargli un po’ di posto sul letto accanto a sé. Trunks si sdraiò al suo fianco e la abbracciò consentendole di posare il capo sul suo petto; fece passare le dita tra i lunghi crini della ragazza nel più totale silenzio, ma probabilmente era quello che Pan desiderava: erano necessarie poche parole e sentire la vicinanza dell’amato sulla pelle.
«Ti amo anch’io, Pan … prima ho mancato di dirtelo»
Fu più facile professare i sentimenti che custodiva nel cuore senza dover incontrare gli occhi della giovane, ma non per questo avrebbe reso meno imbarazzante l’occasione. Si sciolse con energia dalle braccia di Trunks e si aiutò con il gomito per catturare lo sguardo del ragazzo. Il momento era diventato davvero carico emotivamente, le iridi della giovane brillavano, ma stavolta la causa non era la sofferenza. Pan si era lasciata travolgere dall’euforia della circostanza, avvicinandosi alle labbra di Trunks; a lui non dispiacque affatto quella promiscuità, anzi socchiuse le palpebre e a colpo sicuro scostò qualche ciuffo di Pan dietro l’orecchio, accarezzandole con quel gesto la guancia e sfiorandole il collo con la punta delle dita. Non vi era nulla di più dolce dei baci di quella ragazza, gli lambiva le labbra trasmettendogli tutto l’amore che provava per lui. Era stato un contatto lungo e intenso, forse fin troppo e Trunks non se la sentì di rischiare un maggior coinvolgimento, così la allontanò delicatamente posandole una mano sulla spalla e alzando la testa dal cuscino.
«Pan, è meglio se ci fermiamo qui»
«Non vuoi perché mio padre …»
«Contribuisce. Non ho alcuna intenzione di … mi sembrerebbe di tradire la sua fiducia e lui non è del tutto sicuro di noi, preferirebbe sicuramente qualcun altro al tuo fianco»
Non le aveva rivolto nemmeno un singolo sguardo, ma per la ragazza non fu necessario incontrare i suoi occhi azzurri per capire quanto fosse serio e ragionevole nel dichiarare i suoi propositi.
«Quindi non conta ciò che voglio io?»
«Sei troppo giovane per sapere cosa sia giusto oppure no»
Si era alzata offesa, stando ben attenta a non sfiorarlo.
«Quindi, secondo te, sarei solo una bambina che non sa prendere una decisione in autonomia»
«Non ho detto questo, non voglio tu commetta qualche sciocchezza a quest'età di cui potresti pentirti. Pan, desidero solo proteggerti»
«Fai bene a proteggermi da uno come te che non riesce nemmeno a passare di livello nell'azienda di famiglia, Bulma ti ha chiuso per anni in quell'ufficio, pur di non attribuirti qualche responsabilità in laboratorio. Allora, chi di noi due deve crescere?»
Gli aveva sferrato il colpo più basso che potesse, ma Trunks conosceva bene la sofferenza che custodiva nel cuore, per quanto potessero essere in parte vere quelle accuse, non la prese sul personale, in quel momento avevano affari più importanti di cui occuparsi; comprese lo scatto d’ira della giovane Son e decise di non alimentare quell'inutile discussione, specie allo stato attuale della situazione. Superò la barriera di energia che la tensione di Pan aveva creato, le si avvicinò e la strinse a sé; si sentì legittimata ancora una volta a dare libero sfogo alle sue lacrime, stringendo con forti pugni la sua maglietta. Si sfogò sul petto del ragazzo, soffocando paura e dolore.
«P-perché, Trunks?»
«Non lo so, ma andrà tutto per il meglio, te lo prometto»
 
∞∞∞
 
Chichi aveva insistito affinché Goten riposasse, non avrebbe potuto da solo contenere il malessere di tutta la famiglia. In realtà, ciò di cui aveva davvero bisogno il secondogenito della famiglia Son era non continuare a fingere un ottimismo che stava lentamente abbandonando anche il suo cuore. Era finalmente riuscito a trovare un angolino in quel palazzo dove vivere tutta la frustrazione e la sua impotenza. Si era rannicchiato contro la porta bloccandola dall’interno, in modo tale che, anche se qualcuno avesse percepito la sua energia vitale alterarsi, non avrebbe avuto la tentazione di consolarlo. Affondò il viso sulle ginocchia strette al petto; aveva provato già troppe sofferenze per la sua giovane età, ricordava pochi momenti davvero felici e riguardavano sempre occasioni in cui era in compagnia dei suoi cari. Il destino però non sembrava voler mantenere uno stato di quiete nella sua famiglia: suo fratello era destinato a spegnersi lentamente e suo padre avrebbe trovato qualsiasi soluzione pur di salvarlo, perché lui era così, le sofferenze che provocava non erano mai sufficienti, doveva sempre rincarare la dose.  
«Goten?»
Una voce femminile lo distrasse all’improvviso dai suoi pensieri, vi era talmente immerso che non aveva neppure avvertito la sua aura. Era vicina, così tanto da potergli accarezzare dolcemente i capelli, passando lentamente le dita sottoli tra i crini ebano, come fosse ancora un bambino bisognoso di simili attenzioni. Quando alzò lo sguardo su di lei, non si stupì affatto, aveva percepito quasi subito la sua identità, ciò che non riusciva a capire era da dove fosse entrata. Rimasero lui e Bra a fissarsi per infiniti secondi, stavolta senza alcuna parete come ostacolo tra loro, prima che la ragazza tornasse a rivolgersi a lui.
«Ti preparo una tisana?»
Goten gradì e glielo comunicò con un leggero sorriso e accenno del capo. Anche Bra gli regalò un mezzo sorriso e si alzò, lasciandogli una fraterna carezza sulle ginocchia. Seguì con attenzione i passi dell’amica, mentre afferrava una strana brocca e versava il suo contenuto in un bicchiere. Goten, curioso, abbandonò il suo raccoglimento e si avvicinò alla ragazza, ma lei colmò i suoi dubbi prima che lui potesse esprimerli.
«È una capsula inventata da mia madre, l'ha portata dalla Capsule Corporation. Aveva ragione, con tutto quello che sta succedendo ne abbiamo proprio bisogno»
Gli porse il bicchiere con convinzione, ma lui non lo afferrò subito; si fidava della scienziata, non era certo quello il motivo della sua titubanza, ciò che lo fece indugiare riguardava la premura di Bra nei suoi confronti, quasi lo imbarazzò mostrarsi così vulnerabile al suo cospetto.
«È buono, ti sentirai meglio»
Non ebbe altra scelta che cedere all’invito, non voleva certo offenderla o mostrare di riporre poca fiducia in lei.
«Bra …»
Lo interruppe con determinazione, mostrando la grinta che la giovane Brief era solita impiegare in ogni aspetto della sua vita, gentile eredità dei suoi genitori.
«Senti, Goten, non mi piace vederti così. Devi reagire, perché non conosco sayan più forte di te e non intendo solo fisicamente. Hai vissuto anni senza conoscere tuo padre, hai sopportato il fatto che fosse un eroe e dovesse spesso sacrificare la sua famiglia. Chi meglio di te conosce il valore della forza d’animo? Senza contare quella che continui ad infondere agli altri. Io ti capisco, siamo entrambi figli di sayan, so che spesso fa male, ferisce, ma noi siamo preparati a questo e non possiamo nel modo più assoluto arrenderci alla sconfitta … ti prego, reagisci»
Il respiro della ragazza era diventato pesante, aveva fatto un discorso concitato e profondo che in qualche modo la riguardava personalmente. Goten non rimase certo insensibile a quelle parole, con la mano libera le sfiorò il palmo e la fissò subito dopo negli occhi azzurri quanto il cielo di quel giorno così tormentato.
«Grazie»
Il ragazzo lasciò il bicchiere intonso sul tavolo dietro di lui - a cui si era appoggiato con la schiena - e uscì con più tenacia da quella stanza. Bra dovette riprendere fiato da quel contatto e sollevare un po’ di aria con la mano per rinfrescare il viso che aveva iniziato ad accaldarsi.
«Ma ti pare»
 
∞∞∞
 
Quando Goku arrivò da re Kaioh era fuori di sé, il tragitto non lo aveva affatto placato e la trasformazione in super sayan faceva ribollire la rabbia dentro di lui che fremeva di essere sfogata. Vedere suo figlio in quello stato e sapere di esserne il responsabile non avrebbe potuto lasciarlo indifferente, come continuava a sostenere Chichi. Le lacrime non scorrevano sulle sue guance, l’energia che emanava il suo corpo le asciugava all’altezza delle pupille, quindi nessuno poteva assistere alla manifestazione di quel dolore e credere alla sofferenza di quel padre giudicato da tutti “snaturato”. Non aveva più molto da perdere, per quanto la moglie lo credesse egoista nei confronti della loro famiglia, lui non avrebbe lasciato che Gohan perdesse la vita. Era paradossale accusarlo di essere un eroe, da quando desiderare di salvare gli altri a scapito della propria vita era diventato un reato? Lui non conosceva altre vie per aiutare innocenti, come non sarebbe mai sopravvissuto a suo figlio. L’irruenza con cui il sayan aveva raggiunto il pianeta della divinità, spaventò quest’ultima, ma era particolarmente evidente al Re Kaioh del Nord la disperata richiesta di aiuto che traspariva dal suo sguardo, non vi era ombra di belligeranza in lui, benché la sua potenza sarebbe stata in grado di gestire qualunque attacco, non era quello il suo scopo.
«Re Kaioh! Mio figlio sta … sono riuscito sempre a salvarlo, perché ora non riesco a trovare una dannata soluzione?!»
Risultava essere minaccioso con la trasformazione, forse inconsapevolmente, ma la divinità sapeva che in quello stato anche la più piccola variazione nell’aura del sayan avrebbe potuto devastare il suo pianeta.
«G-Goku, innanzitutto calmati, altrimenti distruggi tutto nel raggio di chilometri»
«Chichi ha ragione sono pessimo, vero, re Kaioh? Mi dica la verità, almeno lei, è il più obiettivo tra noi»
«Non discuto l’opinione di tua moglie, avrà le sue ragioni»
«Ecco, vede, l’unico a non vedere le sue ragioni sono sempre stato io»
«No, Goku, è solo buona creanza non mettere il becco tra moglie e marito. Ora sciogli la trasformazione, per favore? Te ne sarei grato»
Goku impiegò qualche secondo a seguire il suo suggerimento, era talmente agitato da non essersene nemmeno accorto. Non era riuscito neppure a cogliere pienamente le parole della divinità e si era lasciato cadere sconsolato su una roccia; ora la sua espressione contenuta tra i palmi era molto simile a quella di un triste bambino. Re Kaioh non si intromise subito tra i pensieri di Goku, lasciò che fosse lui a sentire il bisogno di parlarne.
«Chichi mi odia, Gohan sta morendo e Inazuma vuole vendicarsi sulla Terra, se non riporto la pace nel suo cuore. Mi dica, cos’altro può succedere?»
«Se consideriamo che al peggio non c’è mai fine …»
«Re Kaioh, così non mi aiuta!»
«Hai ragione, figliolo, ma non ho molte più soluzioni di te»
La divinità non aveva idee da proporre al suo protetto, ma, avendo appurato lo stato di rassegnazione del sayan, si sedette al suo fianco, cercando di confortarlo con la sua vicinanza, infondo possedeva un cuore e più volte lo aveva dimostrato; non osò però proferire parola, lo sguardo di Goku era rivolto verso il basso e la sua espressione lasciava trasparire mille e più pensieri in circolo per la mente. Quando finalmente Goku tornò a considerare la presenza della divinità, si voltò verso di lui sconsolato.
«Può farmi parlare con Chichi? Ci siamo appena visti, ma era infuriata … anzi, lo eravamo entrambi. Non mi ha permesso di consolarla, sopportava a malapena la mia presenza nella stanza»
«In questo posso aiutarti, Goku. Coraggio, posa una mano sulla mia spalla»
Il sayan prese un respiro, prima di compiere quell’azione, temeva di ricevere pessime notizie riguardo a suo figlio; ricordava poche occasioni in cui la sua mano fosse tremante prima di un’impresa, quella però non era tale, infondo rischiava “solo” di perdere suo figlio. Che stupido era stato! Poche volte si era trovato dalla parte del genitore trepidante, di solito era la sua famiglia a disperarsi per una sua prematura dipartita, quel dolore non gli era familiare, forse era lui ad avere bisogno di sua moglie, più di quanto non ne avesse una donna forte e temprata al dolore come lei. La vide, l’immagine in pochi secondi si fece nitida nella mente del sayan: stava soffocando la disperazione sul petto febbricitante del loro primogenito, la sentiva sussultare con una certa intensità, e Goku pensò subito al peggio.
«Chichi!»
La fece ridestare spaventata e a quell’improvviso e concitato richiamo persino il suo pianto rallentò. Aveva riconosciuto la voce, come era ovvio che fosse, puntò gli occhi al cielo in cerca del volto di suo marito, ma quando non lo vide, capì che doveva essersi messo in contatto con lei da un luogo lontano e a lei in quel momento non dispiacque affatto che il vero carnefice di Gohan fosse a chilometri di distanza.
«Goku, cosa vuoi ancora da me?»
«Gohan … dimmi che respira ancora»
«Il suo battito è debole»
A quanto sembrava al sayan, non era solo il cuore del figlio ad essere sul punto di cedere, il tono di sua moglie era rassegnato al peggio, oltre che particolarmente risentito nei suoi confronti. Re Kaioh lo incentivò a proseguire, ma nemmeno la divinità era al corrente di ciò che lui avesse in mente, in un disperato – e forse poco consono – tentativo di rimediare ai suoi errori passati. Rese la sua voce un sussurro, era certo che fosse più importante la profondità, piuttosto che il volume.
«Amore … s-sbaglio o hai detto di essere orgogliosa di me e di fidarti, non tantissimo tempo fa?»
«Non usare le mie parole contro di me, sayan, te le avevo dette prima che rischiassi di mandare nostro figlio all'altro mondo. No, un attimo, tu non vorrai … Goku, sto già perdendo mio figlio, non osare l-lasciarmi anche tu!»
La voce rotta di Chichi, di cui ovviamente Re Kaioh era, volente o nolente, spettatore, fece superare alla divinità l'imbarazzo per la conversazione privata che si stava svolgendo tra i due coniugi; si voltò verso il sayan, sorpreso e turbato per l'intuizione della terrestre, sperava davvero che Chichi si fosse sbagliata. In una frazione di secondo Goku aveva abbassato lo sguardo, dispiaciuto, per motivi diversi, con entrambi.
«Chichi, tu non capisci, do la vita per Gohan e quando Vegeta tornerà con le Super Sfere, potrete desiderare di riunire in vita Radish, Serleena e Inazuma»
«Non si risolverà un bel niente senza di te. Goku, esci dalla mia testa, sparisci dalla mia vita, mi hai stufata!»
Incassò la supplica della moglie, rivolgendo uno sguardo a Re Kaioh, affinché lo aiutasse a districarsi in quel difficile dialogo; la divinità però gli lanciò di rimando, sempre silenziosamente, un chiaro rimprovero, stavolta era davvero convinto da quale parte schierarsi. Se aveva accettato di correre in aiuto del suo protetto, lo aveva fatto solo per placare l’evidente sofferenza che percepiva provenire dal cuore di quella donna.
«Chichi, sono Re Kaioh. Ascolta, credo che tuo marito abbia preso questa decisione, perché purtroppo le sfere vi consentono un unico desiderio e vuole essere sicuro che tutti voi siate in salvo quando tutto questo sarà finito»
Si bloccò, sperando che lei accogliesse nel migliore dei modi quelle spiegazioni per l'apparentemente ingiustificato comportamento di Goku.
«Quando tutto questo sarà finito, io sarò di nuovo vedova, vero, Re Kaioh? Sarò di nuovo sola, è per caso il mio destino, lo legge da qualche parte?»
Non mancò una nuova occhiataccia riservata a Goku, le lacrime di quella donna erano il risultato di numerosi anni di trascuratezze e di certo Re Kaioh non aveva il potere di cancellarle. La risposta silente del sayan fu piuttosto evidente dalla sua espressione consapevole e mortificata.
«Chichi, tesoro … tu non sarai mai sola, non lo sei mai stata. Come in passato, saprò sempre tutto di voi, anche se non mi vedrete, vi sarò accanto»
«Quindi tu in passato sapevi che ero incinta e ti sei comunque rifiutato di tornare in vita??»
Re Kaioh si portò sfinito una mano sulla fronte per il poco tatto di Goku, stava combinando un disastro, l'universo femminile era un campo di battaglia dove era destinato ad essere battuto in eterno.
«A-amore, ho solo pensato che i ragazzi stessero meglio senza di me, dicevi sempre che ero solo capace di dare loro un pessimo esempio»
«Goku, se continui così ti uccide lei»
«Ma, Re Kaioh, lei la capisce? Le giuro che odiava l’educazione che desideravo impartire a Gohan»
Tentò di giustificarsi con la divinità, non era il mostro che Chichi voleva dipingere, ma Re Kaioh non sembrava volerlo appoggiare.
«Infatti la odiavo, Goku, e continuo ad odiarla. La odio perché ha rovinato la nostra famiglia. Non importa come finirà questa storia, i tuoi figli e tua nipote ti perderanno nuovamente, solo perché preferisci ricostruire la famiglia di tuo fratello, piuttosto che proteggere la nostra. Stavolta non ti giustificherò, Goku, ai loro occhi passerai esattamente per ciò che sei, sono abbastanza grandi per capirlo»
«Chichi …»
«Muori sereno, Goku, tanto purtroppo io sono eterna e a soffrire sulla Terra ci sarò sempre e solo io»
Non resse più il dolore di sua moglie, staccò con uno scatto il palmo dalla spalla del loro intermediario, interrompendo all’improvviso la comunicazione. Il sayan aveva persino il fiato corto e stavolta le lacrime non ebbero più alcun ostacolo lungo la loro via.
«R-Re Kaioh, devo tornare da lei … devo fare un ultimo tentativo, prima di lasciarli»
Si portò medio e indice alla fronte e scomparve prima di ricevere un qualsiasi consiglio da parte della divinità. Re Kaioh era compiaciuto della scelta di Goku, non era decisamente più il ragazzo che aveva conosciuto anni prima, era estremamente orgoglioso di lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente.
 
 - - -
 
«Goku! Ho creduto che fossi …»
La sorpresa per la comparsa del consorte accanto a lei non le consentì di trovare il termine corretto; l’unica possibilità era che fosse morta lei di crepacuore e quello fosse semplicemente un sogno, difficilmente Goku avrebbe potuto ascoltarla, o forse era arrivato finalmente quel benedetto giorno? Non la degnò di un singolo sguardo, abbassò le palpebre alla ricerca della massima concentrazione e si limitò a caricare tutta l'energia possibile per trasformarsi nell'ultimo stadio del Super Saiyan, il tutto cercando di mantenere una calma apparente. Chichi assistette, vedendo i capelli di suo marito tingersi progressivamente di blu, ma non ebbe il tempo di dispiacersi, le pareti avevano iniziato a tremare intorno a loro e lei dovette reggersi alla sedia per non cadere.
«Goku!»
Non udì nemmeno il suo rimprovero, il Super Saiyan Blue avvicinò il più possibile i palmi alla ferita di Gohan e infuse al giovane tutta l’energia che gli scorreva nelle vene grazie a quella potentissima tecnica. Lo sguardo del sayan era fisso sul volto madido di sudore dell’infermo e il suo cuore era abitato da un'unica preghiera.
 - Coraggio, figliolo -
Passò qualche infinito minuto, soprattutto per Chichi, che aveva ben presto compreso le intenzioni del marito, prima che la trasformazione di Goku si sciogliesse all’improvviso, prosciugandolo di ogni energia e facendogli minacciare uno svenimento; prontamente Goku posò le mani sul lenzuolo per evitare di perdere l’equilibrio in avanti, precipitando addosso a Gohan.
«Tesoro, ehi!»
L’intervento di Chichi, che era alla sua destra, fu tempestivo; lo aveva sfiorato premurosa e solo stavolta lo sguardo del marito di posò dolcemente su di lei. Aveva il fiato corto per lo sforzo fatto, presupponeva di aver usufruito di più energia di quanta ne avesse in corpo, ma poco importò quando udì finalmente la voce del suo ragazzo, anzi ebbe ancora un alito di fiato per tirare un sospiro di sollievo.
«Papà»
Fu appena un sussurro, detto tra i denti e probabilmente ancora nel sonno, ma ciò bastò a Chichi per riscoprire un commosso sorriso e dedicarlo al suo sfinito eroe.
«Lo hai salvato»
«Raggiungo Vegeta»
Grazie alla prontezza di cui lei era dotata, riuscì ad afferrarlo rapida per un polso, prima che arrancasse lontano dal letto.  
«Non in questo stato»
Si stupì persino lei di non essere arrabbiata con lui, ma come avrebbe potuto, se l'unica cosa che avrebbe desiderato era baciarlo.
«Hai trasformato un sayan in un padre di famiglia, anche se non perfetto, fai miracoli, amore mio»
«Baba mi ha detto che non posso pretenderlo da un sayan. Non avrei dovuto chiederti l'impossibile»
«Mi metto in contatto con Vegeta, resta poco tempo a Radish, dobbiamo trovare le Sfere. Gohan si riprenderà. Torno presto, aspettatemi e cercate di stare lontani dai guai»
Si avviò con un po’ di fatica verso la porta, lasciando che la mano della moglie scivolasse via dal suo braccio.
«Goku. Ti amo. Fai attenzione, sei debole»
«Credo che solo tu abbia trovato il coraggio di amarmi»
«Hai detto bene, Goku, serve molto coraggio a starti accanto»
Non appena il sayan scomparve, Gohan si svegliò come se si fosse ridestato da un incantesimo; non gli era sfuggita poco prima la presenza della potente aura del padre, ma stava talmente male da non essere certo che fosse una semplice allucinazione.
«Papà!»
«Torna presto, tesoro, riposa»
L’aspettativa che Goku avrebbe mantenuto la promessa fatta non era mai stata così alta, sperava solo di non illudersi ancora una volta.
 


 

Ciao ragazzi!
Stavolta ho la percezione di aver tardato più del solito, mi dispiace tanto, ma tra il tempo e l’ispirazione mancanti non sono riuscita ad aggiornare prima 😔
Se c'è la possibilità che questo capitolo possa avervi sorpreso, sappiate che ha sorpreso anche me, neanche io fino ad un giorno fa avrei mai pensato ad una svolta simile negli eventi 😅
Non so davvero come ringraziarvi per continuare a seguire questa storia❤
 
Alla prossima!
Baci
-Vale
   
 
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